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La moda tra le guerre
La moda riflette sempre i tempi in cui vive, anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo. [Coco Chanel]
La data del 15 aprile 1900 sancì l'ingresso dell'elettricità nella città di Parigi con l'accensione di 5000 lampade nel Palazzo dell'elettricità. L'evento, accompagnato dal discorso d'inaugurazione del ministro socialista Millerand, venne considerato un simbolo di progresso e di cambiamento verso un'era nuova dominata dalla tecnica e dall'industrializzazione.
La fiducia nel progresso e il desiderio di modernità si avvertirono subito nella società del nuovo secolo e ben presto ebbero ripercussioni anche nel mondo della moda.
La prima metà del ‘900 è un periodo di cambiamenti, caratterizzati principalmente da momenti alterni di prosperità e di crisi economica, dovuti alle due guerre mondiali, alla crisi del ’29 e alla modernizzazione di una società, che vede anche la conquista di una certa autonomia da parte delle donne (soprattutto della media borghesia), fino ad allora emarginate dalla vita lavorativa, politica e sociale. Con la suburbanizzazione delle classi medie, cioè lo spostamento dal centro cittadino alla periferia, si definisce il profilo della casalinga, non più aiutata dai servitori, ma da moderni elettrodomestici: l’aspirapolvere, la lavatrice, la lavastoviglie. Nasce così la moda “funzionale”, pratica, caratterizzata da capelli corti e semplici, gonne fino al ginocchio, indumenti con la zip (inventata nel 1923), che permettono alla donna di vestirsi da sola, senza l’aiuto di una domestica.
Già durante la seconda metà dell’800 creatori come Charles Frederick Worth, Jacques Doucet e Jeanne Paquin, avevano aderito all’Art Nouveau, che aspirava a ottenere la bellezza attraverso una combinazione di eleganza e opulenza. Ma gli abiti da loro proposti erano ancora costrittivi.
Fu Paul Poiret a lanciare per primo una nuova linea di abiti privi di corsetto e con la vita alta. Le sue creazioni non derivavano tanto dal desiderio di liberare la donna, quanto da un’appassionata ricerca di una nuova forma di bellezza, ispirandosi alla sensuale bellezza dell’Oriente. In particolare Poiret e i suoi contemporanei furono influenzati dal “giapponismo”, nato dalle maggiori conoscenze sul paese acquisite durante il conflitto russo-nipponico (1904-1905).
In questo periodo nacquero i principali mezzi di informazione sul mondo della moda, che ebbero un ruolo fondamentale nell’influenzare tutte le classi sociali, come pure i cosmetici che fanno della bellezza un prodotto che non esiste in natura, ma che può essere creato. A Parigi le riviste come Vogue (1892) e la Gazette du Bon Ton (1912-1925) informavano attraverso immagini e fotografie sulle recenti evoluzioni della moda. Una conseguenza fu che un gran numero di compratori e di giornalisti di moda iniziarono a recarsi a Parigi per tenersi aggiornati. Inoltre nel 1908 nascono le collezioni stagionali che regolarizzano la produzione, richiamando periodicamente a Parigi un enorme flusso di acquirenti.
Lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 bloccò gran parte dell’attività. Le donne, che dovettero assumersi le responsabilità dei doveri maschili nella società e nell’industria, necessitavano di vestiti pratici e gonne più corte. Venne prediletto il pratico vestito confezionato.
Anche se con la fine del conflitto nel 1919 le donne persero il lavoro, non tornarono però a chiudersi in casa, bensì parteciparono alla vita di società, frequentando locali jazz e ballando il charleston e il tango. Ancora una volta il cambiamento riguardò anche l’abbigliamento. Venne privilegiato lo stile giovanile che ebbe come immagine simbolica La Garçonne, dal libro omonimo di Victor Margueritte (1922), che le donne aspirarono a diventare. La garçonne ha un’istruzione superiore, una professione, si lascia andare alle relazioni romantiche, guida l’automobile, fa esercizio fisico e fuma. L’androgino stile garçonne venne presentato per la prima volta nel 1925 all’Esposizione Internazionale dell’Art Déco e fu presto affiancato da una richiesta delle donne sempre maggiore per l’abbigliamento sportivo, grazie anche alla campionessa di tennis Suzanne Lenglen. Il costume da bagno fece la sua comparsa già nel 1910, ma assomigliava più a un pigiama che ad un costume come si intende oggi. La riduzione del tessuto fu graduale e portò all’invenzione del bikini negli anni ’50.
Gli anni ’20 sono caratterizzati da una silhouette dritta, astratta e dalla vita abbassata. Affine a questo stile fu Gabrielle (Coco) Chanel, che propose abiti semplici, comodi ed eleganti, per le donne che volevano condurre una vita attiva. L’altra couturier che caratterizzò gli anni ’20 fu Madeleine Vionnet, che fu però identificata più come architetto della moda, che come creatrice su richiesta degli acquirenti.
Tra gli anni ’20 e ‘30 comparvero le fibre sintetiche che rimpiazzarono le quattro maggiori fibre naturali: cotone, seta, lino, lana. Grazie a queste vennero inventate la calzamaglia, il dolcevita, i colori acidi. Inoltre con il nylon furono prodotti i paracaduti della seconda guerra mondiale.
La Grande Depressione del ’29, però, provocò un brusco arresto a gran parte della prosperità postbellica degli anni ’20. Molti clienti della haute couture persero i loro beni e coloro che riuscirono a sopravvivere preferirono cucire gli abiti a casa. Si tornò a una silhouette più naturale con la vita alta, ai vestiti e ai capelli lunghi. Ma non tutto regredì: l’alta moda continuò a proporre abiti pratici e sportivi, mentre la maggior parte della gente comune continuava a recarsi nelle località balneari. Assunse sempre maggiore importanza l’abbigliamento per le attività all’aria aperta.
Elsa Schiaparelli iniziò la sua carriera come creatrice di abbigliamento sportivo, allargando poi la sua attività all’abbigliamento da città e agli abiti da sera, diventando uno dei couturier più importanti degli anni ’30, sperimentando materiali e adottando idee del Dadaismo e del Surrealismo.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 danneggiò in modo significativo la scena della moda parigina: molte case di moda furono costrette a chiudere e i pochi saloni che rimasero aperti dovettero affrontare problemi quali la scarsità di materiali e la fuga dei clienti. Inoltre i tedeschi
avevano intenzione di trasferire l’intera industria della moda da Parigi a Berlino o a Vienna. Nel 1940 venne imposto l’Ordine di Limitazione delle Forniture che stabiliva la quantità di tessuto che doveva essere utilizzato nelle fabbriche d’abbigliamento: per un abito non si potevano utilizzare più di 4 metri di materiale. Inoltre per acquistare il tessuto erano necessarie delle tessere.
In Inghilterra la Incorporated Society of London Fashion Designers (Società degli stilisti di moda di Londra) ricevette l’incarico da parte dell’Ente Britannico del Commercio di creare 32 prototipi di abiti adeguati alle richieste del “Progetto per l’abbigliamento funzionale”.
Negli USA nel 1941 l’Ente per la Produzione Bellica emanò l’Ordine di Limitazione Generale, che regolava la produzione d’abbigliamento sottolineando l’importanza di non sprecare tessuto.
La “moda militare” era caratterizzata da una silhouette stretta e con una gonna corta, simile a un’uniforme, e giacche con spalle imbottite, vita messa in risalto da una cintura e tasche ampie. Dato che mancavano i materiali per confezionare cappelli, vennero prediletti i turbanti. Le scarpe invece, a causa della carenza di pellame, avevano spesso la zeppa in sughero.
Il declino della moda parigina aveva portato alla fioritura di quella americana, a distanza rassicurante dal conflitto. Prima del conflitto i designer americani si limitavano per lo più ad assecondare gli stili di Parigi, ma il declino di questi provocò una maggiore creatività e attività. Dalla metà degli anni ’30 si iniziarono ad individuare uno stile californiano informale, uno stile manageriale newyorkese e un look da campus universitario.
Ma dopo la liberazione di Parigi da parte delle Forze Alleate nel 1944, l’industria della moda parigina si rimise immediatamente al lavoro, ricominciando a presentare collezioni. Nel 1945 la Chambre Syndicale de la Couture Parisienne progettò il « Théâtre de la Mode », una mostra di manichini alti 7 cm, vestiti in abiti couture delle nuove collezioni. Obbiettivo dell’esposizione era quello di mostrare al mondo la grandezza e la creatività francese. Venne raggiunto grazie a una tournée di un anno.
La haute couture riguadagnò il primato solo nel 1947, quando Christian Dior lanciò la sua prima collezione: il “New Look”, che aprì la strada alla moda della seconda metà del ‘900.
Worth is considered the father of Haute couture, because he was the first couturier to influence people’s clothing.
Born in 1825 in Lincolnshire, he moved to Paris in 1846 where he became Minister of fashion, after creating the dowry for the wife of Napoleon III. The Maison Worth was opened in 1857 in Rue de la Paix, Paris, and was soon visited by many title-bearing, rich, and otherwise notable women.
Worth introduced a new connection between the couturier and the client. While before it was the client who invented a dress and went to the couturier who had to create it, now it is the idea of the couturier himself that becomes the basis of the creation. For the first time, dresses become known by the name of their creator, Worth, who becomes a celebrity.
His style is inspired by drama, performance art and Impressionism. Like the Impressionists, Worth experiments and let himself be inspired freely, by everything around him, without relying on precise standards. To avoid plagiarism, Worth decides to sell concessions or patterns, so that all women could afford his dresses.
He also introduces the presentation of his collections in lounges of haute couture, in which models called mannequins or sosie, which had to resemble the would-be customers, wore the clothes.
Among his innovations there is the cul de Paris or demi-crinolines, an asymmetric crinoline which presented itself flat on the front and emphasized on the back. This new type of crinoline gave an “S” form to the dress, which was really uncomfortable and limited the movement. For this reason it was used only on formal occasions.
Other innovators of the 19th. century were Doucet, who created fashion mainly for the younger customers, and Redfern, who focused on the creation of sports clothing, including women's tailleur, and who was the first couturier to open stores in various cities in Europe and in North America.
Worth viene ritenuto il padre fondatore dell’alta moda, poiché fu il primo a influenzare ciò che le persone comuni indossano tutti i giorni.
Nato nel 1825 nel Lincolnshire, si trasferì presto a Parigi dove, preparando il corredo per la sposa di Napoleone III, venne nominato Ministro della Moda. Nel 1857 aprì la sua maison in Rue de la Paix a
Parigi. Con Worth le creazioni del couturier vennero conosciute attraverso il suo nome, diventando una celebrità. Il suo stile si ispirava all’arte drammatica, performativa e pittorica del tempo, cioè l’Impressionismo. Come gli Impressionisti anche Worth sperimentava, si lasciava ispirare liberamente da ciò che lo circondava, senza basarsi su canoni precisi. Per evitare il plagio, Worth decise di vendere concessioni o cartamodelli, così che tutte le donne potessero permettersi l’abito.
Introdusse, inoltre, la presentazione degli abiti nei saloni di haute couture attraverso le mannequins e le sosie, che dovevano somigliare alle aspiranti clienti della maison.
Tra le sue innovazioni troviamo il cul de Paris o demi-crinoline, una crinolina asimmetrica che si presentava piatta sulla parte anteriore e gonfia su quella posteriore. Questo nuovo tipo di crinolina dava una forma ad “S” all’abito, che però limitava il movimento e, per questo motivo veniva utilizzato solo in occasioni formali.
Altri innovatori della fine del 19. Secolo sono Doucet che creò principalmente per le fasce più giovani della popolazione, e Redfern, che si soffermava sulla creazione di indumenti sportivi, tra cui il tailleur femminile, e che, per primo, aprì negozi in varie città sia in Europa che in Nord America.
Il nait en 1879 dans une famille bourgeoise de Paris. Il commence carrière en travaillant pour la Maison Doucet et la Maison Worth. En 1903 il ouvre sa maison de couture, considéré tabloïd, car il révise tous les valeurs morales. Si la mode de Worth a été appelé gracieux, celui de Poiret était d'airain. Le couturier s'appuie sur des références au théâtre, à l’Orient et à la vie mondaine, en introduisant en 1906 des vêtements avec des lignes droites, sans l'utilise du corset, en élaborant un langage géométrique qui se réfère à l'architecture. C’est la forme de ces vêtements qui lui donne succès. Aussi les couleurs le plus utilisé souviennent l’Orient, en particulier le Japon et les geisha.
Avec le design Poiret exprime la sensation de nostalgie du voyage (Wanderlust) des intellectuels du début du '900.
Parmi ses innovations il y a: l'ouverture en 1911 d'une division dédiée aux parfums, en lançant les Parfums de Rosine, qui montre que la mode n'est pas seulement produire des vêtements, mais aussi des accessoires ; il est le premier à porter la mode en tournée (1912), en transformant les « sosie » en « Top Model » ; il écrit une autobiographie car il à la nécessité de créer une mythe autour de sa personne. En outre Poiret était aussi un architecte d'intérieur et ouvré une division dédiée à l’ameublement appelée Ateliers de Martine.
Pendant la Première Guerre mondiale, Poiret a dû quitter la maison de couture pour se dédier à la réalisation des uniformes des soldats. Licencié en 1919, il put retourner à se dédier à son activité, mais la Maison Poiret été au bord de la faillite, car elle avait perdu sa notoriété. Poiret a été défini « passé » et le déclin s'est poursuivi jusqu'à sa mort en 1944.
Parmi ses créations on trouve : le manteau Confucius, la jupe-culotte (pantalon inspiré à la Turquie), la jupe Hobble (hanches sur le cotés et étroite au niveau des chevilles). Mais la création qui caractérise sa marque commerciale est un turban très enveloppant orné d'une aigrette que sa femme, Denise, rend célèbre. Ce turban est connue comme turban à la Shéhérazade, inspiré par le ballet homonyme sur l’œuvre « Le mille et une nuit », présenté à Paris en 1910. Poiret organisée aussi une fête « Mille et deuxième nuit » pendant laquelle tous les invité duvet s'habiller de façon appropriée.
Nato nel 1879 da una famiglia di ceto medio-basso di Parigi, lavorò dapprima presso Doucet e Worth, e nel 1903 aprì la sua maison, ritenuta scandalistica, poiché revisionava tutti i canoni del buon costume. Se la moda di Worth veniva definita aggraziata, quella di Poiret era sfrontata. Il couturier si basava su richiami al teatro, all’Oriente e alla vita mondana, introducendo nel 1906 abiti con linee dritte, senza l’uso del corsetto, sviluppando un linguaggio geometrico che rimandava all’architettura. E fu proprio la forma, oltre ai colori orientali, soprattutto giapponesi ,a dare successo alle creazioni di Poiret.
Si nota come Poiret riporti la nostalgia per terre straniere, tipica del periodo, anche nel design.
Tra le innovazioni troviamo: l’apertura nel 1911 di una divisione dedicata ai profumi, lanciando i Parfums de Rosine e, mostrando come la moda non produca solo abiti, ma anche accessori; fu il primo a portare la moda in tour (1912) trasformando le sosie in Top Model; scrisse un’autobiografia poiché aveva necessità di creare un proprio mito. Inoltre Poiret fu anche designer d’interni, aprendo una divisione dedicata all’arredamento, chiamata Ateliers de Martine.
Durante la prima guerra mondiale, Poiret dovette lasciare l'attività della casa di moda per realizzare le uniformi dei soldati. Quando fu licenziato nel 1919 e poté ritornare alla propria attività, la maison Poiret, sull'orlo della bancarotta, aveva perso la sua fama. Poiret fu definito passé e il declino continuò fino alla sua morte nel 1944.
Tra le sue creazioni troviamo: il soprabito Confucio, la jupe-culotte (pantaloni alla turca), la gonna hobble (morbida sui fianchi e stretta alle caviglie). Ma la creazione che caratterizzò il marchio Poiret fu il turbante à la Sheherazade, ispirato al balletto omonimo tratto dal libro “Le mille e una notte”, presentato nel 1910 a Parigi. Seguendo questo tema, Poiret organizzò una festa durante la quale tutti gli invitati dovevano indossare un abito adeguato al motivo della festa.
Come Poiret l’inizio del ‘900 vide nascere tanti couturier-innovatori. Tra questi Mariano Fortuny, designer spagnolo si ispirò, oltre che all’Oriente, alla Grecia arcaica e classica, creando il modello Delphos, una tunica in seta plissettata, estremamente confortevole, semplice da creare e da vestire.
Madame Paquin fu la prima importante couturier donna ad aprire la propria maison nel 1891, seguita dall’apertura di succursali in tutto il mondo. Fu conosciuta principalmente per i suoi abiti da sera color pastello. Dopo la sua morte nel 1936, la maison fu affidata ad altri designer fino alla chiusura nel 1956.
Madeleine Vionnet è conosciuta per le linee di stampo neoclassico, i drappeggi, gli effetti di dettaglio, gli inserti visivi. Inventò il taglio di sbieco, ossia in diagonale a 45° rispetto al verso della trama e dell'ordito, il taglio circolare, il taglio con lo spacco, la scollatura all’americana e il collo a cappuccio. Questa tecnica modellistica rivoluzionerà il modo di vedere il corpo femminile che nei primi decenni del '900 si era già modificato con l'abbandono del busto e l'usanza di fare sport già da giovanissimi. La guerra fece chiudere molte case di moda e fra queste anche quella di Madeleine Vionnet che morì povera a 99 anni. Fu la fondatrice del PAIS, l’associazione contro la copia illegale. Una delle sue prime realizzazioni in questa direzione fu un modello composto di 4 quadrati di tessuto utilizzati in diagonale e sospesi alle spalle con uno spigolo per ciascuno. Il risultato era una specie di chitone greco che aderiva al corpo per il semplice effetto di elasticità e del peso della stoffa usata in sbieco.
Elsa Schiaparelli, provveniente dalla ricca aristocrazia italiana, può essere ritenuta più di molti altri una sperimentatrice. Entrò in contatto con il Dadaismo, durante un soggiorno a New York, e il Surrealismo; riprodusse negli abiti particolari delle opere di De Chirico, Mirò, Jean Cocteau e Dalì. Fu considerata la principale antagonista di Coco Chanel. Nonostante gli stili (rigoroso e semplice quello di Chanel, ricco e fantasioso quello di Schiaparelli) e le origini (povera la prima, aristocratica la seconda) fossero opposte, le due couturier avevano in mente una donna libera e indipendente, che non si vergognasse di indossare i loro capi. A lei si deve la divulgazione della cerniera lampo e, se utilizzava bottoni, questi avevano forme e colori stranianti. Anticipando i tempi, Elsa aveva anche capito che la sfilata è una vetrina, uno spettacolo per i compratori, ma che la vera moda si faceva col prêt-à-porter, cioè con l’industrializzazione del tessile e la produzione in serie degli abiti.
Dopo la chiusura della maison nel 1954 venne dimenticata.
Nata nel 1883 da una famiglia di misere condizioni, entrò a far parte del mondo parigino di fin-de- siècle come cantante di cabaret. Coco Chanel faceva parte di quelle donne facili mantenute da amanti ricchi e celebri. E fu proprio grazie agli aiuti economici di questi amanti che Coco aprì la sua piccola boutique a Deauville nel 1913, e poi a Biarritz nel 1916. La scelta di località balneari non fu casuale: infatti i suoi negozi fornivano articoli di vestiario informale a una selezionata clientela.
Quella di Chanel fu una moda di facile uso, limitata, dalla silhouette dritta e piatta, informale, semplice nei materiali, soprattutto jersey. La riduzione dell’alta moda a minima semplicità fu dovuta anche alla limitatezza di esperienza come designer della couturier. Ma Chanel riuscì a trovare il giusto equilibrio aggiungendo la bigiotteria appariscente alla semplicità degli abiti. Lei stessa è tuttora conosciuta per l’uso di una cascata di collane di perle.
A differenza dei suoi contemporanei, che ricercavano l’innovazione e il cambiamento, Coco si limitava a rispondere alle esigenze del nuovo clima culturale, prendendo spunto da ciò che la circondava, per esempio riprese dai marinai di Deauville la scollatura e le righe bianche e blu. Per lei la moda non era in continuo cambiamento, e infatti le sue creazioni sono rimaste dei “classici” senza tempo, o meglio fuori dal tempo. Esse catturano l’essenza estetica di un preciso periodo e proprio per questo, ancora oggi, vengono proposte dalle grandi case di moda. Tra questi classici troviamo per esempio il cardigan e il tailleur.
Chanel è la prima vera e propria celebrity del mondo dell’alta moda. Le due C intrecciate si confondono con i singoli modelli mettendo strettamente in relazione il marchio con il vestito.
La creazione del profumo Chanel n°5 nel 1921 da parte di un profumiere di Grasse determinò la sopravvivenza della Maison dopo il fiasco della riapertura del secondo dopoguerra. Il fiasco era dovuto principalmente alla relazione della designer con un ufficiale nazista, ma anche alla collezione fallimentare del 1954 che propose una Chanel non più al passo con i tempi.
Il secondo dopoguerra e il New
look di Dior
Nel secondo dopoguerra Chanel venne sostituita da Cristobal Balenciaga e Jacques Fath. Il primo si rifaceva più a Vionnet che a Chanel, creando abiti di stampo romantico e con forme futuristiche.
Fath, invece, proponeva una donna principessa. La moda degli anni ’50 infatti era più connessa al lusso che all’arte e alla genialità. Ma fu Christian Dior a rivitalizzare la moda e a riconfermare Parigi come suo centro indiscusso con la collezione del 12 febbraio 1947 battezzata con l’epiteto “New Look”. Secondo questo nuovo stile la donna era elegante, perfetta, usava il corsetto e tessuti stravaganti di alta qualità; era dunque uno stile nostalgico che rimandava alla fine dell’800, nonostante la condizione femminile fosse ormai cambiata notevolmente.
Con Dior inoltre il couturier diventò freelancer (stilista) e lavorava per diverse marche e firme di proprietà di grandi imprese industriali, separandosi così dall’impresa. La stessa Maison Dior fu aperta nel 1946 grazie all’aiuto finanziario di Marcel Boussac, il re del cotone. Dopo la morte dello stilista nel 1957, Boussac tenne in vita la Maison scegliendo accuratamente i successori. Tra questi c’erano Yves Saint Laurent, Gianfranco Ferré, John Galliano, e tanti altri stilisti di fama.
Bibliografia
Fonte: http://www.scuolazoo.com/wp-content/uploads/2014/03/Tesina-di-Maturit---sulla-Moda.pdf
Sito web da visitare: http://www.scuolazoo.com
Autore del testo: Barbara Cecilia Meloni
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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