I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
Giacomo Leopardi
A Silvia
Parafrasi
Silvia, ricordi (= rimembri) ancora quel periodo (= tempo) della tua vita mortale, quando la bellezza (= beltà) splendeva (= splendea) nei tuoi occhi brillanti e timidi (= ridenti e fuggitivi) e tu, lieta e pensosa, salivi la soglia (il limitare) della giovinezza?
Le stanze silenziose (= quiete) e le strade vicine (= le vie dintorno) risuonavano (= sonavan) del tuo canto ininterrotto (= perpetuo canto), quando (= allor che) sedevi dedicandoti (= intenta) al lavoro delle donne (= all’opre femminili), assai contenta di quel futuro ancora indefinito (= vago avvenir) che avevi in mente. Era il mese di maggio, ricco di profumi (= odoroso): e tu eri solita (= solevi) trascorrere (= menare) così la tua giornata.
Io, lasciando a volte (= talor) lo studio per me così bello (= gli studi leggiadri) e le pagine scritte con tanta fatica (= le sudate carte), in cui (= ove) si spendeva (= spendea) la mia adolescenza (= il tempo mio primo) e le mie migliori energie (= la miglior parte), dai balconi della casa paterna (= d’in su i veroni del paterno ostello) mi mettevo ad ascoltare (= porgea gli orecchi) il suono della tua voce e il rumore della tua mano che percorreva, velocemente e faticosamente, la tela [sul telaio]. Osservavo (= guardava) il cielo sereno, le vie luminose [per il sole] e gli orti, e da questa parte (= quinci) il mare lontano (= da lungi), da quella (= quindi) le montagne (= il monte). Le parole degli uomini (= lingua mortal) non possono esprimere quello che sentivo nel cuore (= in seno).
Che pensieri dolci (= soavi), che speranze, che sentimenti (= cori ð cuori), o Silvia mia! Cosa ci sembrava (= quale ci apparia) allora la vita dell’uomo e il suo destino (= il fato)! Quando mi ricordo (= sovviemmi) di quella speranza così grande (= cotanta speme), sono preso (= mi preme) da un sentimento (= un affetto) amaro e inconsolabile (= acerbo e sconsolato), e ricomincio a compiangere (= tornami a doler) la mia sventura. O natura, o natura, perché non mantieni (= rendi) nell’età adulta (= poi) quello che prometti nell’adolescenza (= allor)? Perché inganni così tanto i tuoi figli?
Tu, prima (= pria) che l’inverno (= il verno) facesse seccare (= inaridisse) l’erba, combattuta e sconfitta da una malattia misteriosa (= chiuso morbo), sei morta (= perivi), poverina (= tenerella). E non hai potuto vedere il fiorire della tua giovinezza (= il fior degli anni tuoi). Non ti hanno addolcito (= molceva) il cuore i dolci complimenti per i tuoi capelli neri (= la dolce lode or delle negre chiome) o gli sguardi timidi degli innamorati (= sguardi innamorati e schivi). E le amiche (= le compagne) non hanno potuto parlare d’amore (= ragionavan d’amore) con te (= teco) nei giorni di festa.
Nel giro di poco tempo (= fra poco) sarebbe morta (= peria) anche la mia dolce speranza: anche alla mia vita (= agli anni miei) il destino (= i fati) negò la giovinezza. Ahi come, come te ne sei andata (= passata sei), speranza rimpianta (= lacrimata speme), cara compagna della mia giovinezza (= età mia nova)! È questo [presente] quel mondo [che sognavo]? Sono questi i piaceri (= i diletti), l’amore, le opere (= l’opre), gli eventi di cui (= onde) abbiamo parlato (= ragionammo) così tanto (= cotanto) assieme? È questo il destino degli esseri umani (= la sorte dell’umane genti)? Quando si è rivelata la vera natura dell’esistenza (= all’apparir del vero) tu, povera, sei caduta: e con la mano, ormai lontana (= di lontano), mi indicavi la fredda morte e una tomba spoglia (= ignuda).
Leopardi si rivolge a Silvia con una lunga domanda iniziale: ricordi ancora? |
Silvia, ricordi ancora quel periodo della tua vita mortale, quando la bellezza splendeva nei tuoi occhi brillanti e timidi e tu, lieta e pensosa, salivi la soglia della giovinezza? |
Silvia è descritta attraverso il suo canto che si diffonde, come la poesia di un poeta. |
Le stanze silenziose e le strade vicine risuonavano del tuo canto ininterrotto, quando sedevi dedicandoti al lavoro delle donne, assai contenta di quel futuro ancora indefinito che avevi in mente. Era il mese di maggio, ricco di profumi: e tu eri solita trascorrere così la tua giornata. |
Entra in scena Leopardi: lascia gli amati studi per ascoltare il canto di Silvia e osservare la bellezza della natura, sentita ancora come “madre”. |
Io, lasciando a volte lo studio per me così bello e le pagine scritte con tanta fatica, in cui si spendeva la mia adolescenza e le mie migliori energie, dai balconi della casa paterna mi mettevo ad ascoltare il suono della tua voce e il rumore della tua mano che percorreva, velocemente e faticosamente, la tela [sul telaio]. Osservavo il cielo sereno, le vie luminose [per il sole] e gli orti, e da questa parte il mare lontano, da quella le montagne. Le parole degli uomini non possono esprimere quello che sentivo nel cuore. |
Il ricordo della speranza passata e delle promesse non mantenute riempiono di dolore il cuore del poeta. La natura è ora ingannatrice. |
Che pensieri dolci, che speranze, che sentimenti, o Silvia mia! Cosa ci sembravano allora la vita dell’uomo e il suo destino! Quando mi ricordo di quella speranza così grande, sono preso da un sentimento amaro e inconsolabile, e ricomincio a compiangere la mia sventura. O natura, o natura, perché non mantieni nell’età adulta quello che prometti nell’adolescenza? Perché inganni così tanto i tuoi figli? |
Scopriamo ora che Silvia è morta prima dell’età adulta: non ha conosciuto le emozioni dell’amore. |
Tu, prima che l’inverno facesse seccare l’erba, combattuta e sconfitta da una malattia misteriosa, sei morta, poverina. E non hai potuto vedere il fiorire della tua giovinezza. Non ti hanno addolcito il cuore i dolci complimenti per i tuoi capelli neri o gli sguardi timidi degli innamorati. E le amiche non hanno potuto parlare d’amore con te nei giorni di festa. |
Come è morta Silvia, così è morta anche la speranza nel cuore di Leopardi. |
Nel giro di poco tempo sarebbe morta anche la mia dolce speranza: anche alla mia vita il destino negò la giovinezza. Ahi come, come te ne sei andata, speranza rimpianta, cara compagna della mia giovinezza! È questo [presente] quel mondo [che sognavo]? Sono questi i piaceri, l’amore, le opere, gli eventi di cui abbiamo parlato così tanto assieme? È questo il destino degli esseri umani? Quando si è rivelata la vera natura dell’esistenza tu, povera, sei caduta: e con la mano, ormai lontana, mi indicavi la fredda morte e una tomba spoglia. |
Fonte: http://www.contucompiti.it/wordpress/wp-content/uploads/2011/10/Leopardi-Parafrasi-A-Silvia.pdf
Sito web da visitare: http://www.contucompiti.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.
I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve