Parafrasi Circe Libro X

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Parafrasi Circe Libro X

Circe Libro X, vv.210, 243

Trovarono in mezzo alla vegetazione l’abitazione di Circe, fatta di rocce bianche e protetta tutto attorno. Intorno c’erano lupi montani e leoni che ella ammansì con un incantesimo e delle  erbe magiche. Le bestie non attaccarono gli uomini, anzi scodinzolavano e si misero a sedere sulle quattro zampe. Come i cani stanno attorno al padrone quando questo torna a casa dal banchetto, perché egli ha sempre buoni bocconi per loro, così questi si fecero attorno agli uomini di Ulisse, ma erano pur sempre lupi dalle forti unghie e leoni, e scodinzolavano, mentre gli uomini tremavano.
Si fermarono davanti all’entrata della casa della maga dai lunghi riccioli, si sentiva a cantare fin da fuori con voce dolce , mentre tesseva una lunga tela magica, una tela lucente, soffice e  ben fatta che solo gli ei riescono a tessere. Polite, il mio più caro amico, parlò ai compagni: “compagni, qualcuno la dentro canta mentre tesse, tutta la casa risuona della voce di questa dea o donna. Affrettiamoci a presentarci”.
Gli altri la chiamarono ed ella aprì le porte splendenti e uscì subito, chiamandoli e loro, stolti, entrarono.
L’unico che rimase fuori fu Euriloco che pensava a qualche inganno della maga. Lei li fece entrare tutti e li fece accomodare; a quel punto gli diede formaggio e farina e miele e vino rosso. Poi nell’impasto del pane aggiunse malvagie erbe,  che facessero scordare loro la loro patria.
Dopo che elle porse il cibo agli uomini, essi subito bevvero e poi lei li colpì con una bacchetta e li chiuse nel porcile. Ed ecco che gli uomini si trasformarono in maiali, ma la mente era sana, come prima, da uomini. Essi piansero mentre la maga li chiudeva ed ella gettò loro ghiande e cornioli come mangime, come porci che stanno nel fango.

SIRENE, LIBRO XII, vv. 166-200
Intanto la nave resistente arrivò nell’isola delle sirene. Un vento favorevole la spingeva. Subito dopo il vento cessò e una calma inquietante avvolse la nave; un dio calmava le onde e i compagni piegarono le vele e le sistemarono nella stiva, mentre il mare diventava bianco per gli spruzzi sollevati dai remi.
Io intanto tagliavo con il pugnale un pezzo di cera. Subito la cera divenne modellabile grazie alla mia forza e al caldo del sole. La  spalmai sulle orecchie di tutti i mie compagni, uno per uno, I seguito, essi poi mi misero sull’albero maestro e mi legarono mani e piedi, stringendo fortemente con delle corde. In piedi sull’albero maestro ero legato fortemente e i miei compagni remavano rendendo l’acqua spumosa.
Ma quando fummo a distanza di grido, anche se noi correvamo, le sirene videro  la nave veloce che si avvicinava e cantarono: “ Vieni famoso Ulisse, grande gloria dei greci, e ferma la nave, perché tu possa ascoltare meglio la nostra voce. Nessuno mai è passato di qui con la sua nave senza prima ascoltare la dolce melodia della nostra voce e il suono piacevole del nostro canto. Poi egli se ne va, felice di averci ascoltato e sapendo molte più cose, perché noi sappiamo quello che è accaduto, fra Greci e troiani,  nella regione di Troia, per volontà degli dei.” Così cantavano soavemente.
Il mio cuore voleva ascoltare e, guardandoli, ordinai ai miei compagni di slegarmi.
Subito Perimede ed Euriloco si alzarono e  mi legarono più strettamente.  Ma quando ci allontanammo e non si sentivano più le voci delle sirene  i compagni si tolsero dalle orecchie i tappi di cera e mi slegarono.

 

Fonte: http://www.appuntidiclasse.it/lavoro/italiano/circe.doc

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