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La sera del dì di festa
1) A che cosa si riferisce il titolo dell’idillio? A quale momento di quale giornata? 2) Assegna un titolo alle sequenze in cui si può suddividere il testo: a) 1-4; b) 4-24; c) 24-39; d) 40-43.
1) Nel titolo è suggerita la situazione che dà spunto alla lirica: la fine di un giorno di festa, atteso con il carico di speranze tipico dei giovani, segna la disillusione dell’io, divenendo metafora del nulla eterno a cui ogni cosa è destinata.
Nuclei tematici: 1-4 (descrizione del paesaggio notturno): il poeta contempla il paesaggio lunare nella sera di un giorno festivo e lo interiorizza. È un notturno particolarmente suggestivo, quieto e privo di vento, illuminato dal chiarore lunare. Siamo di fronte a un tipico notturno romantico e sentimentale, cioè favorevole alla nascita e allo sfogo dei sentimenti e delle passioni.
2.vv. 4-24. La quiete notturna evoca nel poeta il ricordo dell’amata, che a quell’ora dorme serenamente. Le negazioni (non ti morde…, nessuna…, non sai né pensi) sottolineano la spensieratezza della donna di contro all’angoscia del poeta, escluso dai sogni e dai pensieri della fanciulla e destinato a un’esistenza di dolore. La quiete del paesaggio e la donna, che nel sogno ricorda le gioie della festa, sono in sintonia tra loro, ma si contrappongono al poeta che riflette sul proprio destino: la natura apparentemente benigna è in realtà crudele, poiché l’ha condannato a una vita dolorosa, privandolo persino della speranza.
3.vv.24-39 Il canto dell’artigiano che rientra a casa interrompe d’improvviso la meditazione del poeta sulla propria infelicità: la sensazione uditiva mette in moto nuovi e più disperati pensieri sulla caducità della vita umana. Com’è passata la festa, così il tempo porta via ogni cosa: anche gli eventi gloriosi dell’impero di Roma appartengono solo al passato e non contano più niente.
4.vv. 40-46: il canto che si perde in lontananza nella notte ricorda al poeta un altro canto udito da fanciullo, quando, insonne, vegliava deluso e pieno d’angoscia, dopo aver tanto atteso il giorno della festa. Allora, come adesso, la sensazione era di dolore, quando un canto si diffondeva in lontananza nel silenzio della notte. Il ricordo della fanciullezza acuisce ancor di più il senso di solitudine nel poeta.
Soffermiamo la nostra attenzione sul primo nucleo tematico costituito dai vv., 1-16
1) Svolgi la parafrasi con l’aiuto delle note. 2) Riassumi il contenuto dei versi. 3) Che rapporto c’è tra io lirico e la natura (pensa all’analogia implicita tra luna, donna e natura)? 4) Spiega gli aggettivi che il poeta attribuisce alla natura.
1) Parafrasi: la notte è mite e rischiarata dalla luce e senza vento, e la luna riposa tranquillamente sopra i tetti e in mezzi agli orti, e rivela serena ogni montagna in lontananza. O donna mia, tutti i sentieri ormai tacciono, e qualche rara lampada notturna fa trapelare la propria luce dai balconi: tu, donna mia, dormi, poiché il sonno ti accolse prontamente nelle tue stanze tranquille; e non ti tormenta nessuna angoscia (cura); e certo (già) non sai né immagini quale profonda ferita (piaga) d’amore mi apristi in mezzo al petto. Tu dormi: io mi affaccio a salutare questo cielo, così benevolo, e la natura perenne (antica) e onnipotente che mi generò per farmi soffrire (all’affanno). «A te» -mi disse la natura – «nego la speranza, perfino la speranza; e decido che i tuoi occhi non luccichino d’altro se non di pianto».
Sintesi: la lirica si apre con la descrizione di un notturno particolarmente suggestivo, quieto e privo di vento, illuminato dal chiarore lunare. Alla quiete del paesaggio corrispondono il silenzio e la tranquillità della donna amata che riposa chiusa nelle sue stanze, ignara del dolore che ha inferto al poeta. La quiete del paesaggio e la donna, in sintonia tra loro, si contrappongono alla condizione del poeta: la contemplazione dello scenario naturale, che appare così sereno, suggerisce per contrasto una dolorosa meditazione sulla propria condizione di infelicità e affanno/angoscia. La natura, apparentemente benigna (come dimostra il paesaggio), è in realtà crudele, perché lo ha condannato a una vita dolorosa privandolo persino della speranza.
3) Tra la natura e l’io lirico non c’è sintonia, non c’è la profonda consonanza degli idilli precedenti (Infinito, Alla luna), bensì un rapporto antitetico: da una parte la quiete, la serenità e insieme anche il sovrano distacco degli elementi naturali (la luna in particolare che splende nella note al di sopra delle preoccupazioni umane) che coincide con l’indifferenza della donna (più volte rimarcata dall’anafora «tu dormi» e dalle negazioni né…non) di fronte al dolore del poeta. Compare dunque il motivo della natura nemica e indifferente, che tuttavia riguarda solo il poeta, unico tra gli uomini ad essere condannato all’infelicità (a differenza di quanto avviene nel Dialogo tra la Natura e un islandese). 4) La natura è antica, cioè perenne, immutabile, eterna, esiste da sempre, e onnipotente, nel senso di imponente, dominatrice dell’esistenza umana.
Temi e aspetti fondamentali
L’idillio si può dividere in due parti:
a) la prima, aperta da un notturno lunare, si incentra sul doloroso contrasto tra la sofferenza individuale del poeta e la serenità della donna. La natura, evocata all’inizio nello splendore della sua immagine sensibile, viene chiamata direttamente in causa: come la donna, la natura è bellissima, ma solo in apparenza benevola, perché la sua quieta nasconde una spietata insensibilità. All’imperturbabilità della donna e della natura si contrappone la scomposta disperazione del poeta a cui entrambe negano attenzione.
b) Nella seconda parte, l’eco lontana di un solitario canto suscita nel poeta una più ampia riflessione sull’inesorabile transitorietà di tutte le cose umane e sullo svanire nel tempo delle grandi civiltà del passato: anche la storia, come ogni vita umana, non lascia che silenzio. Nello scenario immenso della natura, la gioia fuggevole di un giorno festivo o la gloria secolare di un grande impero condividono la medesima transitorietà.
Alle due parti corrispondono i due temi portanti dell’idillio: da una parte l’infelicità del poeta, che lamenta la propria esclusione dalle gioie della vita e dell’amore, dall’altra un più ampio senso di smarrimento dato dalla constatazione della vanità di ogni azione umana. I due motivi sono connessi tra loro: la consapevolezza della caducità delle vicende umane nel tempo induce infatti il poeta a collocare il proprio dolore personale in una dimensione più vasta, che accomuna tutti gli uomini di ogni epoca. Questo ampliarsi della prospettiva rende più tollerabile il dolore.
Fonte: http://www.liceomedi-senigallia.it/Members/prcesposto/a.s.2014-2015/4bli-a.s.-2014-2015/appunti-delle-lezioni-e-approfondimenti/giacomo-leopardi/i-canti/SeraDiDiFestaBIS.doc/at_download/file
Sito web da visitare: http://www.liceomedi-senigallia.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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