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Uomo del mio tempo chiude la raccolta Giorno dopo giorno
UOMO DEL MIO TEMPO
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
l tema della poesia è l’immutabilità della natura umana, rimasta uguale a quella dell’uomo «della pietra e della fionda», fatta di istinti, di pulsioni, di sentimenti e di egoismo, è rimasta uguale fino a oggi, anche se la scienza ha fatto passi da giganti. La scienza ha perfezionato le armi che portano la morte ai fratelli. Alcuni uomini, presi dalla volontà di potenza, ancora oggi scatenano guerre che portano lutti e sofferenza alle popolazioni civili. La civiltà ha solo mutato le condizioni di guerra: dalla fionda si è passati ai carri armati, e agli aerei [e ai missili, aggiungeremmo noi ndr.] che seminano la morte. L’uomo del nostro tempo, afferma il poeta, ha perduto ogni considerazione dei fratelli e ha dimenticato la solidarietà e la religione che lo trattengono dalla violenza. E rimasto uguale all’uomo che, attratto il fratello in un campo, lo ha ucciso. Di nuovo l’uomo del nostro tempo tradisce oggi il fratello. E la menzogna di allora è arrivata fino all’uomo del nostro tempo. Di fronte alla menzogna e all'inganno i giovani di oggi, i figli, farebbero bene a rinnegare i padri che portano la guerra: le loro tombe giacciono in una terra desolata, gli avvoltoi rodono il loro cuore e il vento sparge nell’aria l’odore dei loro cadaveri.
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COMMENTO
L'autore con l'espressione "uomo del mio tempo" vuole indicare tutti gli uomini di oggi.
Subito dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, il poeta vuol parlare a tutti gli uomini. Nel corso dei secoli, il progresso, invece che civiltà, ha realizzato strumenti di morte sempre più feroci: dalla pietra e dalla fionda si è passati alle forche, alle macchine di tortura, ai carri armati e agli aerei da guerra.
Il poeta si rivolge direttamente al lettore, dicendogli che l'ha visto nella carlinga pronto ad utilizzare i suoi strumenti di morte. L'uomo ha la scienza decisa a sterminare, senza amore, senza Cristo, ha sempre ucciso come i suoi antenati uccisero gli animali che lo videro per la prima volta.
E il sangue che si versa ancor oggi è come il sangue di Abele, che Caino portò nei campi, per ucciderlo. La voce di Caino giunge fino a noi, come un eco di morte che non vuol spegnersi dentro la nostra giornata.
Quasimodo rivolgendosi direttamente alle nuove generazioni le esorta a dimenticare gli atroci insegnamenti delle persone che le hanno precedute lasciando una maledizione. Le loro tombe devono affondare nella cenere, gli uccelli neri, il vento, devono coprire il loro cuore.
È questo che Salvatore Quasimodo vuole esprimere con la sua poesia.
Questa poesia è molto significativa in quanto il poeta rivolge un sereno monito a tutti gli uomini del suo tempo, affinché non commettano gli stessi tragici errori dei padri.
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ANALISI
”Uomo del mio tempo” è una lirica di Salvatore Quasimodo tratta dalla raccolta “giorno dopo giorno” pubblicata nel 1947, che riflette l’opposizione al regime fascista e l’orrore della guerra da parte del poeta. Questa raccolta si apre con la poesia “Alle fronde dei salici” in cui Quasimodo racconta anche con una
forte ispirazione religiosa per quale motivo durante la 2° guerra mondiale, la voce della poesia ammutolì, e si chiude con l’opera “Uomo del mio tempo”. In questa poesia l’autore accusa la malvagità dell’uomo, paragonandola alla ferocia degli animali. Inoltre ribadisce che la figura
umana non è cambiata affatto dalla
preistoria fino ad oggi nonostante il forte sviluppo della scienza e delle sue capacità intellettive. Inoltre il poeta fa un secondo paragone tra l’uomo e questa volta la malvagità di Caino che lo spinse ad uccidere suo fratello. Alla fine del poema, Quasimodo con un messaggio rivolto a tutti, allude una speranza per il
futuro esortando i figli a non commettere gli stessi errori dei loro padri rifiutando i cattivi insegnamenti. in questo poema quindi Quasimodo spera che in futuro il mondo cambi, in modo tale da non ripetere eventi disastrosi come le guerre e questo sarà molto difficile ma non impossibile basta che ognuno
di noi trovi innanzitutto la pace con se stesso per poi provare a cambiare il mondo in positivo, ma come si è visto negli ultimi tempi questo sarà molto difficile, ma spero che un giorno si riuscirà a vedere la pace.
Fig retoriche:
apostrofe-1-2-14
metafore-3-14-17
simil-8(2)-11-
sinestesia-12(eco fred)
Parafrasi
Uomo del mio tempo sei ancora rozzo e crudele come in antichità. Eri nella cabina di pilotaggio pronto ad iniziare il massacro, t’ho visto nei carri armati, alle forche per torturare i tuoi simili. T’ho visto: eri tu, con le tue doti allo scopo di massacrare, senza orgoglio e religione. Hai ucciso come
sempre, come lo fecero i tuoi antenati e come lo fanno da sempre gli animali. Il tuo comportamento ha la stessa crudeltà di quando caino disse ad abele<andiamo ai campi>. E quelle parole dure e spietate sono arrivate nella tua vita. O discendenti
dimenticate le crudeltà e il modo di fare dei vostri padri che dovranno
essere sommersi dalle loro stesse distruzioni affinché il loro cuore sia tempestato di rammarico e dolore.
Fonte: http://liceocuneo.it/facelli/wp-content/uploads/sites/26/uomo-del-mio-tempo-Quasimodo.doc
Sito web da visitare: http://liceocuneo.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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