Parafrasi testo poetico

Parafrasi testo poetico

 

 

 

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Parafrasi testo poetico

ALCUNI CARATTERI DISTINTIVI DEL TESTO POETICO
La poesia è un tipo di testo che, più di ogni altro , si propone di trasmettere non solo i significati espliciti delle parole e frasi che essa contiene , ma anche di comunicare un “di più” di emozione, sentimento, di indurre alla riflessione o alla contemplazione, insomma di coinvolgere il destinatario (il lettore) non solo sul piano della razionalità, ma anche su quello dell’emotività
Lo fa attraverso un uso particolare della parola, avvalendosi di strumenti “tecnici” tipici, che tendono ad assimilare la poesia ala musica. Questi strumenti sono:
IL  VERSO : alternanza di suoni e silenzi (pause), che determinano un ritmo. Nella poesia tradizionale, i versi sono  codificati, hanno forme, dimensioni, ritmi ben precisi e rispondenti a precise regole e finalità espressive.si raggruppano in strofe, anch’esse con una  dimensione e una forma “fissa” (la metrica è lo studio di queste forme)
Nella poesia moderna, a partire dai primi del 900, si è invece introdotta una grande libertà nella formulazione del verso (verso libero o libero accostamento di versi tradizionali nella strofa, che perde caratteri di fissità.

LIBERTA’ SINTATTICA:le parole nel testo poetico possono non seguire l’ordine logico-sintattico comune nella lingua prosastica (soggetto, predicato, complementi, l’attributo posto accanto al nome, ecc), possono accostarsi o allontanarsi, sempre al fine di suggerire , comunicare una sensazione ulteriore, dando maggior rilievo a un termine rispetto a un altro.  Nella poesia antica l’ordine alterato delle parole era anche indizio di “linguaggio alto”, nobile, che doveva distinguere il discorso poetico; oggi invece è una libera scelta dell’autore
Esempi:  Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia (Dante)
                Come allodola ondosa / nel vento lieve sui giovani prati,/ le braccia ti sanno leggera, vieni (Ungaretti)

ACCOSTAMENTO INUSUALE DI TERMINI: non solo l’ordine normale della frase può essere alterato, ma possono trovasi accostati vocaboli il cui significato denotativo è distante, appartiene a ambiti semantici diversi;ma da tele accostamento può scaturire un significato nuovo, sorprendente o originale (Es: Fresche le mie parole nella sera ti sien come il fruscio che fan le foglie..;     )
POLISEMIA: nella poesia la parola assume spesso, oltre al valore denotativo, quello connotativo , la capacità  cioè di suggerire altro, una sfera di sentimenti, di immagini, non esplicitamente detti, ma suggeriti e spesso soggettivi. Nei versi che seguono (di Pascoli), al di là del significato letterale (un tuonoche esplode nel cielo e riecheggia a lungo, una ninna nanna cantata da una madre), le parole evidenziate tendono a suggerire un crescendo di drammaticità , una natura ostile e minacciosa, un pericolo incombente, mentre il canto soave della madre sembra l’unico antidoto alla sofferenza del mondo e alla minaccia della natura
E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì di madre, e il moto di una culla.

Leggere e apprezzare un testo poetico significa dunque lasciarsi catturare dalla sua capacità di parlare al nostro cervello, ai nostri sensi, al nostro cuore, ma significa anche conoscere gli aspetti particolari e “tecnici” che lo caratterizzano (il significante) e che cooperano a determinare il significato. Interpretare e apprezzare una poesia non significa solo comprendere COSA il poeta ci dice , ma anche COME  ce lo dice

Per comprendere con precisione COSA  il poeta ci dice , la prima operazione da fare è la PARAFRASI, quindi l’identificazione del TEMA/MESSAGGIO, che non sempre coincide con l’argomento del testo. Ma altrettanto importante, anche ai fini di cogliere il messaggio globale, è analizzare il COME  il poeta ci comunica quanto ha da dirci, attraverso un’attenta analisi della metrica, del ritmo, del timbro, delle figure retoriche, in una parola del SIGNIFICANTE.  E per fare ciò bisogna impadronirsi di adeguate conoscenze tecniche

PARAFRASI
Parafrasare un testo letterario significa riscriverlo secondo i seguenti criteri:

  • una sintassi “regolare”, che rispetti l’ordine delle parole usuale nella prosa (costruzione diretta)
  • un linguaggio più comune e comprensibile, sostituendo costrutti complessi/inusuali o termini aulici o difficili con altri più immediatamente comprensibili, senza alterare il significato del testo originario.
  • Il chiarimento delle figure retoriche di significato (metafore, metonimie, ecc)

La parafrasi può essere fatta su qualsiasi tipo di testo, prosastico o poetico, ma sarà sempre un testo in prosa. Infine la parafrasi non aggiunge niente al testo (no commenti, interpretazioni, giudizi).
Operazioni preliminari:

  • Lettura attenta del testo (anche più di una volta)
  • Ricerca sul dizionario di termini non noti
  • In caso di sintassi particolarmente difficile, analisi del periodo
  • Riconoscimento delle figure retoriche di significato (metafore, metonimie, ecc), che è bene vengano “sciolte”, per chiarire il significato del testo

Il passero solitario


D'in su la vetta della torre antica,
passero solitario, alla campagna
cantando vai finchè non more il giorno;
ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
brilla nell'aria, e per li campi esulta,
sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
gli altri augelli contenti, a gara insieme
per lo libero ciel fan mille giri,
pur festeggiando il lor tempo migliore:
tu pensoso in disparte il tutto miri;
non compagni, non voli,
non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
canti, e così trapassi
dell'anno e di tua vita il più bel fiore.

Oimè, quanto somiglia
al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
della novella età dolce famiglia ,
e te german di giovinezza, amore,
sospiro acerbo de' provetti giorni
non curo, io non so come; anzi da loro
quasi fuggo lontano;
quasi romito, e strano
al mio loco natio,
passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
festeggiar si costuma al nostro borgo .
Odi per lo sereno un suon di squilla,

Tu, solingo augellin, venuto a sera
del viver che daranno a te le stelle,
certo del tuo costume
non ti dorrai; che di natura è frutto
ogni vostra vaghezza .
A me, se di vecchiezza
la detestata soglia
evitar non impetro,
quando muti questi occhi all'altrui core,
e lor fia voto il mondo, e il dì futuro
del dì presente più noioso e tetro,
che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
ma sconsolato, volgerommi indietro
.

 odi spesso un tonar di ferree canne,                                      
che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
la gioventù del loco
lascia le case, e per le vie si spande;
e mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
rimota parte alla campagna uscendo,
ogni diletto e gioco
indugio in altro tempo: e intanto il guardo
steso nell'aria aprica
mi fere il sol che tra lontani monti,
dopo il giorno sereno,
cadendo si dilegua, e par che dica
che la beata gioventù vien meno.

Costruzione e parafrasi : primo passo per la parafrasi è la costruzione diretta del periodo (soggetto, predicato, oggetto, complementi indiretti) . Normalmente si fa oralmente, prima di procedere alla parafrasi. Riordiniamo sintatticamente la prima strofa della poesia, quindi facciamone la parafrasi, sostituendo i termini poco usati con termini correnti e apportando le altre modifiche necessarie a dare al nostro testo in prosa chiarezza e scorrevolezza
Passero solitario, vai cantando alla campagna d'in su la vetta della torre antica finchè il giorno non more ,
e l’armonia  erra per questa valle. Primavera dintorno brilla nell'aria, e esulta per li campi,sì che intenerisce il core a mirarla. Odi greggi belar, armenti muggire; gli altri augelli contenti fan mille giri, a gara insieme per lo libero ciel,
pur festeggiando il lor tempo migliore: tu pensoso miri il tutto in disparte; non ti cal compagni, non voli,non d'allegria, schivi gli spassi;canti, e così trapassi il più bel fiore dell'anno e di tua vita

Passero solitario,  dal’alto di un’antica torre canti rivolto alla campagna fino al tramonto e l’armonia del tuo canto si diffonde nella valle . La primavera intorno rende luminosa l’aria e trionfa nei campi, tanto che il cuori si commuove nell’ammirarla. Senti il belare dei greggi, il muggire degli armenti; gli altri uccelli , felici, fanno mille giri a gara per il cielo azzurro, intenti solo a festeggiare  il tempo migliore della loro esistenza (la primavera e la giovinezza): tu invece te ne stai in disparte, ti limiti a osservare il tutto, canti e così trascorri la parte più bella dell’anno e della tua vita (continua tu la parafrasi, dopo aver fatto mentalmente la costruzione: attento all’ultima strofa, che presenta punti dalla sintassi piuttosto elaborata)

Una forma particolare di rielaborazione del testo poetico, che potrà esserti richiesta soprattutto su testi poetici di una certa ampiezza è la parafrasi riassuntiva

Si tratta di un testo che riprende quello originale , semplificando sempre il linguaggio e comunicando in modo più sintetico i contenuti (attraverso le stesse modalità di un normale riassunto): se il testo è diviso in strofe, si consiglia di procedere strofa par strofa . In questo tipo di testo non si manterrà l’identificazione dello scrivente con lo scrittore (ad esempio, se il testo di partenza è in I persona , lo si porterà alla III, attraverso formule del tipo Il poeta afferma …/ chiede…/ esclama…ecc).
Es : parafrasi riassuntiva della I strofa del Passero solitario
Il poeta si rivolge ad un passero che, in una luminosa giornata di primavera, non partecipa ai voli e ai canti dei suoi simili, ma in disparte, sulla cima di un’antica torre, trascorre la parte più bella della sua vita dedito ad un canto solitario (continua tu con le strofe successive)
Infine potrà esserti richiesto, oltre o al posto della parafrasi, il riassunto del  contenuto informativo del testo in un determinato numero di righe: questa operazione si compie come un normale riassunto, ma non può prescindere dalla parafrasi, da farsi sempre , almeno oralmente, per accertarsi di aver compreso il significato denotativo del testo nella sua totalità.
Vedi esempio e eserc Lab scrittura pag. 102

Ovviamente tutte queste operazioni presentano un grado diverso di difficoltà, determinato da:

  • Misura del testo
  • Linguaggio/stile  più o meno elaborato  (per scelte dell’autore) e più o meno vicino nel tempo: vedremo che , ad esempio, la poesia del 1200 presenta un alto grado di difficoltà innanzi tutto per la distanza tra la lingua di allora e quella odierna

L’IDENTIFICAZIONE DEI TEMI/MESSAGGIO DEL TESTO POETICO

Per comprendere a pieno un testo poetico non basta farne la parafrasi , occorre astrarre il/i tema/i, cioè i concetti , il significato profondo che, al di là delle cose  dette, delle immagini presentate, il poeta vuol proporre alla nostra riflessione.

Talvolta il tema è esplicito, abbastanza facile da identificare anche dalla semplice lettura dell’intero testo poetico. Ad esempio, il tema del Passero solitario , una volta fatta la parafrasi, emerge abbastanza chiaramente  : dopo aver descritto le abitudini del passero e le proprie, il poeta sottolinea la differenza fondamentale tra i due esseri: l’uno agisce per istinto, secondo la sua natura;  l’altro sceglie il medesimo stile di vita consapevolmente, andando quasi contro natura (infatti gli altri giovani come lui si comportano diversamente): probabilmente da vecchio se ne pentirà, ma troppo tardi: evidentemente il tema è l’infelicità soggettiva del poeta, la sua incapacità di godere la vita, pur nell’amara consapevolezza della sua fugacità.

Altre volte , però, l’identificazione del tema è meno facile, soprattutto in quei poeti che si esprimono per immagini simboliche, in testi poetici magari brevi e apparentemente solo descrittivi. Prendiamo ad esempio il testo di Pascoli che abbiamo citato all’inizio, Il tuono: apparentemente è solo un frammento descrittivo di un fenomeno della natura, cui si accompagna un canto umano. Ma veramente il poeta vuole comunicarci solo questo?

La prima cosa da dire è che cogliere il messaggio profondo di un testo è una questione di sensibilità: se ascoltiamo veramente la poesia , essa ci parla e si rivela anche nel suo significato profondo anche senza necessariamente doverla vivisezionare col lavoro di analisi. Se però non abbiamo ancora questa sensibilità (la si acquisisce leggendo e praticando la poesia) possiamo aiutarci con  l’analisi dei seguenti elementi:

  • la parola chiave, cioè la parola (o le parole) che apre le porte dell’interpretazione. Di solito è collocata in posizione di rilievo (nel titolo, all’inizio della strofa, al centro o un chiusura), magari sottolineata dalla rima o da altri richiami fonici o semantici (parole simili o opposte).

Precisiamo che non ci sono regole fisse per l’identificazione delle parole chiave e che esse possono anche essere diverse da lettore a lettore, e che questo può portare a interpretazioni diverse: la polisemia del testo poetico offre la possibilità di una interpretazione personale, il testo poetico può dire a ciascuno qualcosa di diverso, purchè l’interpretazione resti ancorata al testo e non introduca elementi completamente estranei ad esso
Nella poesia pascoliana parole chiave possono essere TUONO (nel titolo), FRAGORE, SCHIANTO (in un certo senso sinonimi o accrescitivi ), CANTO (nel finale del penultimo verso), CULLA (ultimo termine della poesia).
Se confrontiamo queste parole notiamo una netta antitesi tra le due serie, è ragionevole pensare che il soave canto, la ninna nanna  (emblemi di un mondo di caldi affetti domestici) siano una sorta di antidoto al fragore pauroso del tuono, emblema di un mondo esterno minaccioso e angosciante

  • i ritorni poetici: l’elemento che ritorna più spesso, il dato (concettuale, paesaggistico, grammaticale, ecc ) che si ripete più spesso: più essere una parola, una frase, anche un tipo di costruzione, che si presenta con particolare insistenza: nel testo pascoliano, colpisce il ritorno dei verbi (al passato remoto) che esprimono il rumore del tuono: rimbombò ,..rimbombò, rimbalzò, rotolò ,… rimaneggiò ( rinfranto): l’insistenza di questi termini, simili non solo nel significato ma anche nel suono( allitterazione quasi onomatopeica) comunica un crescendo di rumore e angoscia : costituisce una conferma a quanto ci avevano già suggerito le parole chiave

 

  • le aree semantiche prevalenti:  si tratta di vedere se nel testo poetico c’è un’area di significato che accomuna un numero elevato di parole : ad esempio l’area della gioia o dell’infelicità, o della paura o della guerra, ecc..

Nel nostro caso è l’area del suono o meglio del rumore , per i primi 5 versi. Certo , è ovvio visto che il tuono è un rumore, ma l’insistenza su questa area tematica (ben 10 parole su 5 versi) appare quasi ossessiva e suggerisce sensazioni paurose. Viceversa negli ultimi due  versi l’area semantica è ancora quella del suono (vanì, soave, canto s’udì), ma la sua qualità è contraria : suono dolce, flebile, sereno

La parafrasi e l’identificazione del tema ci hanno  dunque permesso di cogliere , COSA il poeta ci ha detto.
Per analizzare il COME ci occorrono le seguenti nozioni  “tecniche” relative alla metrica e alla retorica

LA TECNICA DELLA POESIA: ELEMENTI DI METRICA

La metrica studia l’insieme delle leggi e delle convenzioni che si sono codificate nel corso del tempo circa la configurazione di un testo poetico
Essa concerne:

  • la misura, e dunque il tipo di verso
  • il ritmo , dato dalla distribuzione degli accenti tonici, delle pause e delle rime
  • i vari tipi di strofe
  • i vari tipi di componimenti (sonetto, ballata, canzone,…)

Il verso

Ogni verso è costituito da un certo numero di sillabe, che ne determina il nome: bisillabo, trisillabo, quadrisillabo, quinario, senario, settenario, ottonario, novenario, decasillabo, endecasillabo, dodecasillabo.
Non sempre però il numero delle sillabe metriche coincide col numero delle sillabe grammaticali.
Bisogna tener conto :

  1. delle figure metriche, cioè dei seguenti fenomeni:
    1. sinalefe: l’ultima vocale di una parola si fonde con quella iniziale della parola successiva, formando una sola sillaba(Sempre caro mi fu quest’ermo colle e questa siepe, Leopardi: sillabe metriche 11, grammaticali 12)
    2. la sinalefe è la regola, ma talvolta si ha il fenomeno contrario, detto dialefe (E tu che stai costì, anima viva, Dante: 11 sillabe, gramm e metriche
    3. Dieresi: quando un dittongo (unica sillaba gramm), va calcolato come due sillabe metriche: è segnalati da il doppio punto sulla vocale (E prego anch’io nel tuo porto quiete, Foscolo)
  1. della posizione dell’accento sull’ultima parola del verso

Quando l’ultima parola del verso è piana , il conto delle sillabe metriche è regolare.
Quando l’ultima parola del verso è tronca (acc sull’ultima sillaba), l’ultima sillaba vale doppio, quindi il verso avrà una sillaba in meno (Dai solchi bagnati di servo sudor, Manzoni:è un dodecasillabo tronco, cioè formato da 11 sillabe)
Quando l’ultima parola del verso è sdrucciola (accento sulla terzultima), l’ultima sillaba non conta (Sparsa le trecce morbide, Manzoni :settenario sdrucciolo, cioè di 8 sillabe grammaticali)

Ritmo

Tutte le parole hanno un accento tonico, ma in un verso non tutti gli accenti tonici delle parole in esso contenute hanno lo stesso rilievo: su alcune sillabe toniche l’accentuazione è maggiore, sono quelle che determinano il ritmo del verso: sono gli accenti ritmici
I versi pari hanno accenti ritmici fissi , quindi risultano molto più cadenzati.
Es: quelli che seguono sono versi di 12 sillabe (dodecasillabi o doppi senari), quindi versi pari: gli accenti cadono sempre sulle sillabe 2,5 //8,11: l’effetto è di forte e regolare cadenza
Dagli atrii muscosi, // dai fori cadenti,
Dai boschi, dall’arse  
//fucine stridenti,
Dai solchi bagnati  
//di servo sudor,        (verso tronco)
Un volgo disperso
// repente si desta;
Intende l’orecchio
//, solleva la testa
Percosso da novo  
//crescente romor.    (verso tronco)

I versi dispari , soprattutto endecasillabo e settenario, hanno invece accenti tonici che possono variare posizione nel verso, quindi un ritmo molto più variabile
Esempi di diversi endecasillabi e settenari:
1. A Silvia,Leopardi  ( alternanza di endecasillabi e settenari)

Silvia, //rimembri ancora                                            sett, 1,4,6
Quel tempo  
// della tua vita mortale,                    endec 2,7, 10
Quando beltà
// splendea                                           sett  4,6
Negli occhi tuoi  
// ridenti e fuggitivi,                     endec4, 7,10
2. Montale, Spesso il male di vivere.. (endecasillabi)
Spesso il male // di vivere ho incontrato:              3,6,10 Back
era il rivo strozzato  
// che gorgoglia,                    3,6,10
era l'incartocciarsi  
// della foglia                             6,10
riarsa, // era il cavallo stramazzato,                       2,6,10

Il ritmo varia anche in funzione della cesura // (vedi versi precedenti, sia pari che dispari), pausa di metà verso che può essere lieve, appena avvertita, o più forte, quando è scandita da un segno di interpunzione (, ; : .): tanto più è forte il segno di interpunzione, tanto più marcata è la cesura. Anche la cesura nei versi pari ha posizione fissa, quindi cincorre a cadenzare il ritmo, mentre in quelli dispari ha posizione variabile
Anche l’enjambemment modifica il ritmo: esso consiste nella contiguità sintattica dell’ultima parola del verso con la prima del verso successivo (nome-aggettivo, soggetto-predicato, predicato-oggetto, predicato-predicato.. .). Esso costringe a ridurre al minimo la pausa di fine verso prolungandone di fatto la pronuncia di un numero di sillabe pari a quella della parola iniziale del verso successivo; ha quindi l’effetto di dilatare il ritmo (vedi nei versi precedenti  ). Altri es (tutti tratti da poesie di Montale)
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato                               pred-ogg   Back
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco                                                     
sost-aggett
perduto in mezzo a un polveroso prato

E l'acacia ferita da sé scrolla                                                                      pred-oggetto
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre

qui dove affonda un morto                                                                        aggett-sost
viluppo di memorie

Vedi, in questi silenzi in cui le cose                                                           sogg-predic
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura
,
Ma l’elemento principe del ritmo è la rima (identità di due parole dall’accento tonico in poi).
La sequenza delle rime può essere:
R baciata: AA /BB /CC/……
                Là in fondo la cavalla era, selvaggia,       A
nata tra i pini su la salsa spiaggia;                          A

che nelle froge avea del mar gli spruzzi                  B
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.                     B

R alternata: ABAB 
San Lorenzo, io lo so perché tanto                            A
  di stelle per l’aria tranquilla                                     B
arde e cade, perché sì gran pianto                           A
  nel concavo cielo sfavilla.                                          B

R incrociata: ABBA
Tanto gentile e tanto onesta pare                            A
la donna mia, quand'ella altrui saluta,                  B
ch'ogne lingua deven tremando muta,                  B
e li occhi no l'ardiscon di guardare.                         A


Ella si va, sentendosi laudare,                                   A
benignamente d'umiltà vestuta;                              B
e par che sia una cosa venuta                                   B
da cielo in terra a miracol mostrare.                       A

R incatenata ABA BCB CDC..( rima dantesca, perché usata nella Commedia)

Nel mezzo del cammin di nostra vita          A

mi ritrovai per una selva oscura                B

ché la diritta via era smarrita.                   A

 

  Ahi quanto a dir qual era è cosa dura       B

esta selva selvaggia e aspra e forte            C

che nel pensier rinova la paura!                B

 

R invertita: ABC ACB
Mòstrasi sì piacente a chi la mira,            A
che dà per li occhi una dolcezza al core, B
che 'ntender no la può chi non la prova: C


e par che de la sua labbia si mova           C
un spirito soave pien d'amore,                  B
che va dicendo a l'anima: «Sospira!»     A

R interna : tra una parola a fine verso e una interna al verso stesso o a quello contiguo
Passata è la tempesta
odo augelle far festa e la gallina

Rime “imperfette”sono l’assonanza e la consonanza (dall’accento tonico in poi identità di vocali o di consonanti)
Assonanza:
Come giri di ruote della pompa.
un giro: un salir d'acqua che rimbomba.

Consonanza:
...traversando l'alte
nebulose; hai le penne lacerate
dai cicloni, ti desti a soprassalti
.

La strofa

Raggruppamento di versi isolato dallo spazio bianco del salto di riga : Quelle codificate dalla tradizione sono:
Distico: strofa di 2 versi
Terzina: strofa di 3 versi
Quartina: strofa di 4 versi
Sestina: strofa di 6 versi
Ottava: strofa di 8 versi
Stanza: strofa tipica della canzone, numero di versi variabile con alternanza di endecasillabi e settenari

Componimenti poetici

La tradizione poetica conosce varie forme di testo poetico; le due più comuni nella tradizione italiana sono il sonetto e la canzone; ma ampiamente attestate sono anche la ballata, il madrigale, il mottetto, ecc..
La lirica del 900 ha rifiutato o riutilizzato con molta libertà queste forme
Sonetto: due quartine e due terzine di endecasillabi, in rima di vario tipo
Canzone: più stanze di varia misura, ciascuna composta di endecasillabi e settenari, e divisa in una prima parte detta fronte e una seconda detta sirma.Fronte e sirma si dividono a loro volta in due piedi. Fra fronte e sirma può trovarsi un verso detto chiave. A volte la canzone termina con una strofa più breve in cui il poeta esprime il suo commiato : questa strofa è detta congedo
LA TECNICA DELLA POESIA: ELEMENTI DI RETORICA

Le figure retoriche sono forme espressive basate su una deviazione o uno scarto dal linguaggio comune.
Il loro scopo è di rendere il messaggio più espressivo e più efficace, arricchendolo di suggestioni foniche e ritmiche, o invertendo l’ordine delle parole o variandone il significato.
Le figure retoriche si dividono in 3 categorie:

  • figure di suono, quando concernono l’aspetto fonico-ritmico delle parole , cioè il significante
  • figure sintattiche, quando concernono l’ordine delle parole
  • figure semantiche o di significato, quando concernono una variazione o un’aggiunta di significato del vocabolo o dell’espressione usata

 

FIGURE DI SUONO: le principali sono le seguenti

Allitterazione: ripetizione di vocali, consonanti o sillabe all’inizio o all’interno di più parole nello stesso verso o in versi vicini, in modo tale che tale ripetizione risulti chiaramente percepibile
E nella notte nera come il nulla(Pascoli) (puoi proseguire la ricerca in quel testo: ne troverai parecchie)

Onomatopea:parola il cui suono imita o ricorda il suo significato. Può essere costituita da una parola già esistente nel vocabolario italiano (es. sussurrare, bisbigliare) ma può trattarsi anche di una parola senza significato, che imita un suono  : es, nei campi c’è un breve gre gre di ranelle o il don don delle campane (Pascoli)

FIGURE SINTATTICHE: le principali sono le seguenti:

Anafora: ripetizione di una o più parole all’inizio di due o più versi o enunciati successivi:
per me si va nella città dolente
per me si va nell’eterno dolore
per me si va tra la perduta gente(Dante)

Inversione: sovvertimento dell’ordine naturale delle parole. Due possibilità:
a) anastrofe: anticipazione o posticipazione di un elemento della frase
Sempre caro mi fu quest’ermo colle(Leopardi)

b) iperbato: inserimento di uno o più termini tra parole che sintatticamente dovrebbero essere unite
questa/ bella d’erbe famiglia e d’animali(Foscolo)

Chiasmo:particolare inversione che consiste nella disposizione incrociata di due espressioni, secondo lo schema ABBA
Le donne ‘ i cavallier, l’arme gli amori (Ariosto)
   A                     B              B                A
Il legame chiasmico tra i termini può essere, come nell’esempio, di significato (e donne si legano al tema dell’amore le armi ai cavalieri) , ma può essere anche grammaticale , ad es: nome-verbo-verbo-nome, come nel verso
pace non trovo e non ho da far guerra
    A               B                B                       A

Climax (ascendente o discendente).enumerazione di termini in ordine crescente o decrescente
La terra ansante, livida , in sussulto(ascend) (Pascoli)
(termini sempre più drammatici)
Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle.(discend)(Dante)
(termini che indicano parole sempre meno comprensibili)

Molte altre sono le figure retoriche della tradizione poetica italiana, alcune usate in misura maggiore o minore nei diversi contesti storico-letterari: le vedremo strada facendo.
FIGURE DI SIGNIFICATO
Le più comuni sono:

Similitudine: paragone esplicito (tramite le locuzioni così..come,e simili) tra due immagini
ES: Sei furbo come una volpe
ES: Gli venne dunque incontro
con la nutrice che aveva in braccio il bambino,
il figlio amato di Ettore, simile a chiara stella.
(Omero, Iliade, Libro VI, 343-345; S. Quasimodo)

Metafora: similitudine abbreviata,;( è un traslato , si trasferisce a un termine il significato di un altro termine con cui ha un rapporto di somiglianza.)
ES : Sei una volpe
ES : e prego anch’io nel tuo porto quiete.   = morte
(U. Foscolo, In morte del fratello Giovanni, 11)

Metonimia: sostituzione di un termine con un altro che ha col primo un rapporto logico (causa- effetto, materia-oggetto, autore-opera, ecc..)
Quando il rapporto è quantitativo , si chiama sineddoche (parte per il tutto, singolare per plurale, ecc..):
Esempi:
Talor lasciando le sudate carte, Leopardi (metonimia di carte x libri e sudate x faticose, difficili, che producano sudore)
E se da lungi i miei tetti saluto (Foscolo) (sineddoche x casa: parte x il tutto e plurale x singolare)

Antitesi  Contrapposizione di due concetti di senso opposto
ES: Pace non trovo e non ho da far guerra (Petrarca)

Ossimoro:accostamento di termini di significato opposto in un’unica espressione che assume un significato apparentemente illogico
Bianca bianca nel tacito tumulto/una casa apparì sparì d’un tratto(Pascoli)

Sinestesia: accostamento di termini appartenenti a sfere sensoriali diverse
All’urlo nero/ della madre..(Quasimodo): urlo, sfera dell’udito; nero, sfera della vista

Iperbole  è un’espressione esagerata di un concetto (tanto da farlo risultare incredibile)
ES Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale.( Montale)

L’uso  delle figure retoriche di significato attiene evidentemente alle scelte lessicali del poeta
Altre scelte relative al lessico possono riguardare:

  • la qualità più o meno alta del lessico  utilizzato. Termini “alti” sono considerati quelli poco usati, quelli arcaici, i latinismi: tutti elementi lessicali che danno alla poesia un aspetto difficile, ma anche nobile, sublime, almeno secondo le regole tradizionali.

La loro presenza è abbastanza scontata nel testo poetico tradizionale (fino all’800 e anche oltre). A partire dalla poesia romantica e poi ancor più nella poesia del 900 la presenza di una maggiore o minore quantità di termini aulici sarà indizio di scelte consapevoli di poetica da parte dell’autore e potrà essere oggetto della nostra interpretazione

  • la ricorrenza di / insistenza su certi termini o aree semantiche: individuare queste ricorrenze ci può aiutare a identificare il tema della pesia

Le nozioni fin qui apprese ci permettono un approccio più approfondito al testo poetico

INTERPRETAZIONE, COMMENTO CRITICO
Si tratta di una competenza ulteriore, che presuppone la piena comprensione del significato denotativo del testo e che mira a coglierne anche quello connotativo.
Può comprendere di volta in volta, secondo le richieste dell’insegnante o meglio secondo la natura del testo, diverse operazioni anche assai diverse fra loro:

  • Diverse interpretazioni della lettera del testo
  • L’identificazione dei temi .
  • Le caratteristiche stilistiche, a livello di :
    • Struttura metrica ,  ritmica, timbro  (tipo di metro usato, di componimento, figure retoriche del suono)
    • Struttura sintattica (dimensione dei periodi, paratassi/ipotassi, uso delle figure dell’ordine)
    • Lessico
    • Uso delle figure retoriche del significato
  • La connessione significante-significato, cioè la coincidenza tra  contenuti/temi e caratteristiche stilistiche
  • I modelli a cui il testo fa riferimento
  • La relazione tra il testo e
    • La biografia o altre opere dell’autore
    • Il momento storico culturale in cui è nato
    • Altri testi di altri autori che trattano lo stesso tema

Il rapporto con gli elementi culturali esterni al testo (modelli, biografia dell’autore, momento storico sarà oggetto dello studio della letteratura italiano quale si affronta nel triennio,  comunque ti verrà dato nel corso di questa unità didattica qualche indicazione teorica e operativa in tale direzione

 

compagni

fratello

estraneo

Forse il giorno del santo patrono

Il sole mi ferisce lo sguardo , che si stende per l’aria soleggiata

 

Fonte: http://www.severi-correnti.it/index.php?option=com_content&view=article&id=101&Itemid=84&dir=JSROOT%2Fdocenti%2Flettere%2Fmiotti%2FITALIANO+II&download_file=JSROOT%2Fdocenti%2Flettere%2Fmiotti%2FITALIANO+II%2FCARATTERI+DISTINTIVI+DEL+TESTO+POETICO.doc

Sito web da visitare: http://www.severi-correnti.it

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