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FONDAMENTI VALORIALI
Dal libro “Educare alla vita” di J. Krishnamurti
L’educazione tradizionale è conforme alla società attuale in cui le persone cercano la sicurezza e una vita piacevole; il pensiero indipendente è ostacolato e il fine massimo dello sviluppo umano è il conformismo. L’emozione predominante è la paura che blocca la comprensione intelligente della vita. Paura del conflitto, paura della vita, di fare nuove esperienze, paura dell’autorità, che porta le persone ad identificarsi con un gruppo (destra/sinistra, cattolico/islamico, ecc.) nemico di un altro gruppo. Spesso abbandoniamo un gruppo o un ideale per abbracciare un nuovo gruppo e un nuovo ideale e la scuola ci insegna a conformarci a questo schema: ci insegna un modello ben specifico di comportamento e di sapere a cui aderire. La scuola ci istruisce a sviluppare una competenza specifica senza aiutarci a risolvere i problemi dell’esistenza e favorisce la separazione e la contraddizione.
- Allora la scuola che ruolo ha? La scuola ha il nobile compito di favorire lo sviluppo dell’intelligenza che nasce quando si affronta l’esperienza così come si presenta senza evitarne gli aspetti negativi, quando si ha una vera conoscenza di sé, attraverso la consapevolezza dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti. L’intelligenza al suo grado più alto è l’intuizione, che è l’unica vera guida nella vita e che ci permette di scoprire il significato della vita. La scuola dovrebbe portare all’integrazione, alla scoperta di valori duraturi, all’armonia e all’abbattimento di quelle barriere psicologiche che ci separano dagli altri, a saper affrontare la vita momento per momento senza aggrapparsi a schemi precostituiti.
La nostra educazione attuale è funzionale all’industrializzazione e alla guerra; se l’educazione porta alla guerra, se ci insegna a distruggere o a essere distrutti, non ha forse fallito in pieno? Possiamo prendere una laurea ed essere meccanicamente efficienti senza essere intelligenti; l’intelligenza non è solo conoscenza ma è la capacità di percepire ciò che è.
Ciò che chiamiamo educazione è solo un accumulo di informazioni che offrono un’abile fuga da noi stessi ma come tutte le fughe genera infelicità. Confusione e conflitto sono frutto del rapporto sbagliato che abbiamo con le persone, le cose, le idee, la natura e finché non capiamo questo rapporto e non lo modifichiamo, il sapere ci fa sprofondare sempre di più nella confusione, conflitto e distruzione. Mandiamo a scuola i nostri figli ad imparare una tecnica affinché in futuro abbiano un lavoro sicuro; ma coltivare una specializzazione ci aiuta comprendere noi stessi e la vita? Ci aiuta ad essere interiormente liberi? A gioire quando ci alziamo da letto? Con la comprensione allora poi possiamo imparare una tecnica, un lavoro, non viceversa.
Il progresso tecnologico risolve alcuni tipi di problemi per un certo numero di persone, ad un certo livello ma genera problematiche più ampie e più profonde senza comprensione integrale della vita, dei nostri conflitti e disagi psicologici. L’uomo che sa scindere l’atomo ma non ha amore nel cuore diventa un mostro. Quando il dovere diventa la cosa più importante, la vita si fa monotona e noiosa e cerchiamo di sfuggire distraendoci e divertendoci.
L’istruzione tecnica ci dà un senso di sicurezza economica e psicologica negando la pienezza della vita; farne esperienza momento per momento ci pone di fronte all’ignoto di cui abbiamo paura; se non vediamo e affrontiamo tale paura ne rimarremo schiavi. Gli ideali e i programmi per un’utopia perfetta non produrranno il mutamento radicale nel cuore, essenziale per porre fine alla guerra e alla distruzione universale.
Cosa vuol dire “l’educazione ci aiuta a comprendere noi stessi e gli altri? Vediamo noi stessi e gli altri non come realmente siamo ma in base all’idea di come dovremmo essere; come una persona dovrebbe essere diviene più importante di ciò che realmente è. La scuola dovrebbe aiutarci a comprendere l’individuo e la vita direttamente senza necessità di trasformarlo/a in qualcos’altro. Se siamo consapevoli di ciò che è, possiamo comprenderlo ed esserne liberi. Abbiamo bisogno di persone integre, intelligenti e libere. Il progetto di una società perfetta ci porta solo a batterci e a spargere sangue per ciò che dovrebbe essere, continuando ad ignorare ciò che è. La giusta educazione non si basa su un ideale, non è uno strumento per condizionare l’individuo in un modo particolare, ma significa aiutare una persona ad essere matura e libera e a fiorire in amore e bontà. L’educare secondo uno schema deriva dalla pigrizia mentale dell’educatore che sfornerà esseri umani efficienti ma non creativi. Questo diventa un pericolo per governi e religioni che, infatti, cercano di controllare l’educazione.
Molti insegnanti idealisti trascurano l’amore e senza amore nulla può fiorire. Chi si prende cura del bambino dovrà essere vigile, attento, consapevole e pieno d’amore per la vita, capace di creare insieme ai bambini nuovi valori. Comprendere il bambino significa vederlo per ciò che è senza sovrapporgli un ideale di come dovrebbe essere; il metodo non deve divenire più importante della vita. L’insegnante ha come compito primo l’osservazione delle inclinazioni, degli stati d’animo, delle peculiarità e delle doti, non farlo aderire ad un ideale. Un buon insegnante non dipende da un metodo, ma studia ogni singolo alunno, comprende i propri condizionamenti e se ne libera. Non cerca di plasmare il modo di sentire dei bambini, né di modellarli secondo i propri desideri e intenzioni. Il bravo educatore aiuta ogni singolo studente ad osservare e capire i valori e le imposizioni da lui stesso proiettati, lo aiuta a divenire consapevole dei suoi condizionamenti e dei suoi desideri che limitano la mente e generano paura; lo aiuta a osservare e a capire se stesso, perché il desiderio smodato di realizzarsi produce conflitto e dolore continui.
Perché tanta importanza data alla disciplina? La disciplina garantisce un risultato immediato in situazioni problematiche, è determinata dal nostro bisogno di sicurezza psicologica per cui il fine giustifica i mezzi. La coercizione, però, determina antagonismo e paura, premi e punizioni rendono la mente sottomessa ed ottusa. Così la disciplina genera resistenza, non amore, paura e non libertà. Libertà e amore non sono fini dell’educazione ma mezzi. Libertà non intesa come fare ciò che si vuole, ma capacità di decondizionarsi e fare scelte consapevoli e giuste. La disciplina permette un controllo facile degli alunni ma se le classi sono poco numerose e l’insegnante può dedicargli tempo ed attenzione, l’autoritarismo è superfluo. Se un bambino continua ad essere turbolento, l’educatore dovrà indagare la vera causa di ciò: stanchezza, dieta sbagliata, problemi familiari, paure nascoste.
È necessario un rispetto e affetto reciproci; se il rispetto è obbligato l’insegnante susciterà indifferenza e irriverenza. La paura corrompe l’intelligenza ed è una delle cause dell’agire egocentrico. Essere privi di paura è l’inizio della saggezza e rende l’azione libera dal desiderio di un profitto. Se vogliamo aiutare un bambino ad essere premuroso con gli altri, non dobbiamo cercare di comprarlo con l’amore o con un premio, ma avere la pazienza di spiegare cosa vuol dire essere premuroso. Non appena eliminiamo l’autorità diveniamo una comunità e solo allora collaborazione e affetto. Per eliminare l’autorità dobbiamo smettere che i bambini accettino la nostra forma di culto o l’ideologia che ci siamo scelti. Educare davvero in modo religioso significa incoraggiare il bambino e comprendere la sua relazione con gli altri, le cose, la natura. E’ impossibile spiegarlo completamente ad un bambino, ma se l’educatore e i genitori lo sentono nel profondo, riusciranno a trasmettergli i senso di una vita spirituale. Quello che noi siamo è molto più importante di cosa insegnare ai bambini. Se la mente e il cuore del bambino non sono plasmati da preconcetti, egli sarà libero di scoprire attraverso la conoscenza di sé, ciò che è al di sopra di lui e che va oltre. Se siamo continuamente in conflitto, se siamo incapaci di portare ordine e pace nel mondo, attraverso il cambiamento profondo di noi stessi, che valore hanno i libri sacri e i miti delle varie religioni?
I bambini sono curiosi naturalmente e noi indeboliamo il loro zelo con le nostre affermazioni dogmatiche e la nostra impazienza; così i giovani sono pieni di speranza e di scontento che noi uccidiamo esortandoli a trovare sicurezza e conforto in un lavoro, mettendo su famiglia, aderendo ad una religione ecc. Dovremmo imparare a pensare in modo chiaro e senza pregiudizi, così da non essere interiormente dipendenti e paurosi. Lo scontento è lo strumento della libertà che, se utilizzato correttamente, può portare ad un ardente desiderio di ricerca e non alla facile imitazione della massa.
Cosa vuol dire essere liberi? Noi non solo siamo condizionati dall’ambiente ma siamo l’ambiente, siamo l’ambiente nella sua totalità (tristezza, violenza, aggressività, gelosia, invidia), nessuno è esente. In noi coesistono diverse entità che ruotano intorno all’io e questo io è formato da un aggregato di desideri da cui nasce la figura centrale, colui che pensa, che vuole, l’IO e il MIO. Si determina così la divisione tra io e non io, tra io società. Questa divisione è l’inizio del conflitto interiore ed esteriore. La consapevolezza di questo intero processo conscio e inconscio permette di trascendere l’io e rende liberi. La conoscenza di sè è necessaria se si vuole essere liberi dalle influenze e dai valori che danno rifugio all’io e solo in questa libertà vi è creazione, verità. L’educazione tradizionale rende ciechi a questa realtà, poichè cerca di condizionare invece che decondizionare, di conformare invece che stimolare l’originalità, rende dipendenti invece che autonomi. Solo quando siamo consapevoli degli ostacoli possiamo liberarcene. Se non abbiamo l’indipendenza interiore, la tradizione ha una forte presa su di noi e così non potremo mai scoprire il nuovo. “E’ normale”, “non è mai morto nessuno”, “fanno tutti così”, “si è sempre fatto così”, “lo dicono anche...”.
E’ importante ciò che noi pensiamo, non ciò che gli altri vogliono che pensiamo. Se il fine dell’educazione è la libertà interiore anche i mezzi devono essere liberi. Per questo l’esercizio dell’autorità è dannoso. L’accettazione dell’autorità viene dalla paura, dal desiderio di sicurezza, dal bisogno di aver ragione e dal desiderio di eliminare conflitti coscienti. Se comprendiamo la dinamica di dominare ed essere dominati ce ne possiamo liberare. Solo l’amore e un giusto modo di pensare produranno la rivoluzione interiore, il vero amore si avrà quando non c’è più l’odio, l’avidità, il senso dell’io e del mio. Il giusto modo di pensare deriva dalla saggezza che non è accumulo di informazioni ma è osservazione e comprensione degli avvenimenti e relazione umane.
L’educazione ha un ruolo per fondare una nuova società e la pace nel mondo? Il controllo dell’educazione da parte dello stato e delle religioni non fa che adattare il bambino ad un’ideologia e non c’è speranza di pace. Ciò perchè viene favorito il patriottismo, la divisione, la competizione tra bambini. Potremo mai ottenere la pace attraverso la violenza? La guerra è una proiezione spettacolare della nostra vita di tutti i giorni. L’educazione ha fallito in tutto il mondo, ha prodotto distruzione e miseria. I governi addestrano i giovani ad essere soldati e i tecnici efficenti di cui hanno bisogno. Dobbiamo creare un ambiente nuovo, perchè l’ambiente può creare un bambino bruto, un arido specialista o un essere sensibile e intelligente. È fondamentale l’amore non solo la conoscenza. Lo stato non vuole che i cittadini siano liberi e li controlla con l’educazione e la propaganda. Ecco perchè oggi è sempre più importante cosa e non come pensare. Non possiamo rinunciare alla conoscenza ma possiamo diventare consapevoli interiormente della nostra bruttura, della nostra crudeltà, degli inganni della disonestà; solo se ci liberiamo con intelligenza dal nazionalismo, dall’invidia, dalla sete di potere potremo creare un nuovo ordine sociale. Se consideriamo i nostri figli proprietà privata, se sono la continuazione del nostro piccolo ego e la realizzazione delle nostre ambizioni, costruiremo un ambiente senza amore, alla ricerca di vantaggi egoistici.
La scuola giusta sarà di piccole dimensioni e creata vicino a casa. Il bravo educatore si interessa del singolo allievo e sentirà in sè la fiamma dell’interesse; se è tiepido la scuola lo rispecchierà. Si deve essere consapevoli che scuole così incontreranno la contrapposizione dell’ordine costituito perchè scuole così sono profondamente rivoluzionarie. Gli insegnanti ci lavoreranno di loro spontanea volontà, non saranno selezionati o convinti. Se le figure di riferimento sono salde e motivate anche quelle che si avvicineranno via via lo saranno. Gli insegnanti adeguati sono flessibili all’esercizio delle loro abilità; cercando di essere liberi individualmente, rispettando le regole, fanno il beneficio di tutta la scuola. Questa scuola non avrà un direttore perchè laddove c’è un interesse profondo per la giusta educazione non è necessario il controllo e l’autorità e i conflitti vengono superati. Tutto il personale si dovrebbe riunire spesso per discutere i vari problemi; nel caso una decisione presa dalla maggioranza non incontri l’approvazione di pochi se ne potrà ridiscutere la volta successiva. Le discussioni servono a comprendere cos’è giusto, non chi ha ragione.
Una distribuzione equa del lavoro permette ad ognuno di avere del tempo libero; un insegnante oberato dal lavoro diventa un problema per sè e per gli altri.
Il numero piccolo di allievi per insegnante è fondamentale per dare la giusta attenzione a tutti e per permettergli di gestire il gruppo che se troppo ampio porta l’educatore ad usare premi e punizioni per ottenere la disciplina. Studiare ogni singolo allievo richiede pazienza, attenzione ed intelligenza; osservare le sue attitudini, il suo temperamento, capirne le difficoltà, capire l’influenza dell’ereditarietà e dell’educazione genitoriale, richiede una mente libera, flessibile e piena d’affetto. Si dovrebbe costituire un consiglio dei bambini a cui partecipino anche gli insegnanti per discutere i problemi di pulizia, disciplina, alimentazione, regole non rispettate, ecc. L’autogoverno a scuola prepara a quello della vita successiva, abituandolo a vedere “il giusto” nella soluzione dei problemi.
La scuola dovrebbe incoraggiare a comprendere le difficoltà, gli stati d’animo e i temperamenti per educare alla pazienza e ponderazione nella relazione con gli altri. Lo studio deve essere permeato di intelligenza e libertà, il bambino stimolato non ad accettare la conclusione dell’insegnante o a trovare la risposta corretta, ma a ragionare insieme , considerando il problema nella totalità e usando il giudizio personale. L’insegnante può essere guida se ha eliminato dal suo cuore ogni paura e desiderio di dominio, di voler dirigere verso uno scopo predeterminato, perchè questo indebolisce la creatività. L’educatore aiuterà il bambino a vedere i condizionamenti che lo affliggono (religiosi, culturali, familiari...). L’insegnante “guida” si accosta ad ognuno consapevole dei bisogni e difficoltà del bambino senza seguire metodi e formule, riuscendo ad essere vigile e attento. La giusta educazione dovrebbe aiutare lo studente a scoprire la sua vera vocazione, a scoprire cosa lo interessa di più e aiutarlo a capire se questa vocazione giova all’umanità per poter contribuire ad una trasformazione sociale. L’insegnante non deve lavorare solo per lo stipendio: in una società illuminata non dovrebbe preoccuparsi del mantenimento perchè se occuperebbe la comunità intera a questo.
Nella nuova scuola il problema non è il bambino ma l’educatore per cui fondamentale diventa educare l’educatore a comprendere se stesso e ad essere libero da schemi di pensiero prestabiliti. I genitori d’altro canto sono spesso presi dai loro problemi e conflitti e non si preoccupano del deterioramento sociale ma solo di far studiare i figli per un buon lavoro. La maggior parte dei genitori dà importanza alla propria famiglia favorendo il processo di isolamento. Quando c’è amore e comprensione i muri si abbattono e ci si sente in comunione non solo all’interno delle mura domestiche ma con l’intera comunità. Così l’educatore deve comunicare anche con i genitori e non “lasciarli fuori della scuola”. Deve suscitare la loro fiducia discutendo con loro del carattere del bambino, delle sue difficoltà, attitudini, deve spiegare cosa sta facendo per il figlio, come vuole procedere; spiegare ai genitori le condizioni della nostra società e come la vera educazione non ha niente a che vedere con il sistema scolastico tradizionale. I genitori si chiedono perchè hanno dei figli? Amare i propri figli significa essere in comunione con loro e assicurarsi che abbiano il tipo di educazione che li aiuterà ad essere sensibili, intelligenti, integri.
L’insegnante deve essere sempre vigile, attento e consapevole dei suoi pensieri e sentimenti, dei suoi condizionamenti, delle sue attività e reazioni. È importante che sia libero dalla paura perchè essa restringe il pensiero e l’azione e contagia i bambini. Se si è in preda a paura è importante verbalizzarle con i bambini spigandone le reazioni. Questo approccio onesto e sincero stimola l’apertura e la sincerità nei bambini.
Deve stimolare la riflessione per comprendere i valori giusti, lo aiuterà a sviluppare l’intuizione e a capire il valore di ogni cosa, non a ripetere valori astratti. Il bravo educatore non eserciterà l’autorità e potrà farlo quando si sarà liberato lui stesso dall’autorità che lo blocca. Deve evitare la brama conscia o inconscia di farsi forza con le sue conoscenze e esperienze che tranquillizzano sè e lo studente perchè ciò crea dipendenza e genera una prigione da cui è difficile liberarsi. Così è importante che non diventi l’esempio di nessuno ma aiuti gli studenti ad essere liberi e che non si senta superiore perchè ciò alimenta la paura. Studente ed educatore si devono aiutare a vicenda e imparano insieme.
Fonte: http://www.educazionelibertaria.org/wp-content/uploads/fondamenti-valoriali.doc
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Autore del testo: sopra indicato nel documento di origine
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