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IL GUSTO DELLA LETTURA
SPIGOLATURE DI LETTERATURA PER L’INFANZIA
ANNA MARIA COSTA
CAP. 1
LA COMUNICAZIONE ORALE
La tradizione orale: ninna nanna, filastrocca, fiaba, favola.
LA NINNA NANNA E LA FILASTROCCA
Ninna nanna e filastrocca sono l’espressione di una lunga tradizione orale diffusa in quasi tutti i Paesi, ma che solo di recente ha interessato gli studiosi come forma letteraria minore, ma non per questo meno importante delle altre, soprattutto sotto l’aspetto pedagogico e psicologico.
Entrambe queste forme letterarie, come anche le fiabe, sono state trasmesse oralmente per secoli per poi essere trascritte.
L’abitudine di cullare il bambino accompagnando i movimenti con un canto è diffusa in quasi tutte le culture. Il canto accompagna il sonno del bambino, non a caso l’espressione “ninna nanna” richiama il sonno.
Spesso la ninna nanna è priva di senso logico ma svolge una importante funzione quella rassicurante in quanto la ninna nanna dà al bambino sicurezza, gli fa sentire meno il distacco dalla madre nel momento dell’addormentamento. È proprio la ritualità che la caratterizza che favorisce questo distacco perché richiama a qualcosa che già si conosce, che già è avvenuto. Quindi la prima funzione importante che svolge è quella di tranquillizzare il bambino per farlo dormire.
La ninna nanna e la filastrocca invitano all’ascolto. Anche se il bambino non comprende le parole ascolta la voce della madre, comincia a distinguere parole, suoni e ritmi. PENNAC parla dei genitori proprio come “libro vivente” perché attraverso loro il bambino impara ad ascoltare e a provare piacere nell’ascolto e poi nella lettura.
Seconda funzione importante è quindi quella di acculturazione linguistica e musicale del bambino, grazie ad essa infatti il b. stabilisce il suo primo contatto con la musica.
A differenza delle filastrocche le ninna nanne in genere sono molto ripetitive proprio per rilassare il bambino e indurgli il sonno. La monotonia della parola si accompagna alla monotonia del gesto del cullare.
Altra funzione importante è quella legata al linguaggio: con il passare dei mesi il b. passa dalla fase dell’ascolto a quella dell’imitazione dei fonemi. Cosi inizia l’apprendimento del linguaggio verbale.
Molte ninna nanne riflettono aspetti dell’epoca in cui sono nate: parlano di povertà, contengono messaggi augurali di una vita futura ricca e felice.
La maggior parte delle ninna nanne sono malinconiche, lamentose; molte volte evocano immagini paurose come mostri, lupi: è un modo per esorcizzare la paura e per comunicare al b. che l’adulto è li per proteggerlo.
Non sempre le ninna nanne sono malinconiche: a volte sono solari, allegre.
In Inghilterra nel 1600 troviamo le “ nursery rhymes” ossia le rime della bambinaia. Erano rime, ninna nanne che le bambinaie cantavano ai bambini per farli divertire, con uno scopo quindi prettamente ludico.
In Italia la ninna nanna ha origine antiche: i Romani usavano usare il termine “lallare” per indicare proprio il canto della ninna nanna, da cui il termine “lallazione” che oggi sta ad indicare la prima forma di espressione del linguaggio infantile. I Greci invece usavano il termine “ninnion”.
Anche Dante nel 15 canto del Paradiso cita la ninna nanna.
Questo per farci capire quanto questo termine, espressione di un rapporto affettivo tra madre e bambino, sia antico.
LA FILASTROCCA
Perché “ filastrocca” ?? il termine richiama l’antico atto del filare ossia girare il fuso, fatto che ne sottolinea la struttura circolare!
Altri fanno derivare il termine dal greco “ phylatto” (difendo) e “phylakterion” (amuleto) sottolineandone l’aspetto magico e scaramantico. Come le formule magiche infatti anche le filastrocche sono ripetitive.
È difficile definire questo genere di letteratura perché potrebbero rientrare in questa categoria tanti componimenti letterari come: girotondi, canzoncine, le conte, gli indovinelli, ecc..
Generalmente la filastrocca viene recitata ma può essere anche cantata.
La filastrocca è pertanto un componimento breve, in rima e con un ritmo, per lo più priva di senso, di origine popolare, utilizzata con finalità ludiche – di intrattenimento.
Prima FUNZIONE: LUDICA e di INTRATTENIMENTO (quelle ludiche accompagnano un gioco mentre quelle di intrattenimento hanno un fine preciso: far addormentare, distrarre, far mangiare il b., ecc…)
La filastrocca nasce in un ambiente popolare per cui si basa sulla semplicità e sulla quotidianità dei gesti: in esse non a caso spesso è presente il mondo contadino, degli animali, ecc..
Sono prive di senso perché ciò che conta è il ritmo, la rima. ( Ambarabà ciccì coccò tre civette sul como…). Per questa loro illogicità rispondono molto bene alla mentalità dei più piccoli: 1) perché si avvicinano al loro modo di vedere il mondo, senza una logica razionale, e 2) perché i bambini amano il ritmo e la ripetizione. Come fa notare Gianni Rodari, che ha preferito chiamare filastrocche le sue poesie, ai bambini piace:
RIMA, RITMO E MUSICALITA’
La ninna nanna e la filastrocca hanno in comune la rima, il ritmo e la musicalità.
La rima favorisce la memorizzazione perché collega parole anche molto diverse tra loro dal punto di vista del significato, attraverso il suono.
Il bambino AMA GIOCARE CON LE PAROLE!
Il ritmo è conosciuto dal bambino già dalla fase prenatale: è il ritmo cardiaco della madre che lo ha accompagnato nei nove mesi di gestazione. È il ritmo del suo respiro. Il ritmo in sé può infondere sicurezza e tranquillità quando è calmo oppure agitare se è più vivace. È il ritmo che dà colore all’argomento trattato.
SECONDA FUNZIONE: DIDATTICA
Le ninna nanne e le filastrocche possono avere una funzione didattica quando ad es. insegnano le varie parti del corpo. (es. quella delle dita della mano), oppure i mesi, i momenti della giornata, ecc.. inoltre facilitano l’apprendimento del linguaggio!
TERZA : FUNZIONE TERAPEUTICA. possono aiutare il bambino con problemi di linguaggio, o di memoria uditiva, possono ad es. eliminare il fenomeno delle balbuzie.
Nei primi due anni di vita il bambino sviluppa l’intelligenza senso motoria, ben descritta da Piaget. Il b. conosce ciò che lo circonda attraverso il corpo e il movimento quindi è piacevole per il b. accompagnare le filastrocche con mimo, movimenti del corpo. Tutto ciò per lui diventa un gioco divertente.
Il bambino è portato ad imitare e a ripetere. La presenza della televisione, con il suo linguaggio sempre uguale, ha tolto magia alla parola anche perché le immagini parlano da sole. Prima attraverso la lettura di storie, o attraverso le fiabe sonore il b. sviluppava l’immaginazione. Oggi il b. viene bombardato dalle immagini e non presta più molta attenzione alle parole, di conseguenza viene sempre più meno l’immaginazione.
ALTRE DUE FUNZIONI: DI INCULTURAZIONE E DI SOCIALIZZAZIONE.
La filastrocca infatti serve anche a trasmettere i valori e le credenze popolari alle nuove generazioni .
LE FILASTROCCHE POPOLARI
Sono state tramandate oralmente e i temi dominanti sono quelli della vita quotidiana, gli animali, la natura, la religione, i mesi, le stagioni, i giorni della settimana, ecc.. Non hanno un autore e spesso le troviamo in altro dialetto a seconda delle regioni.
Abbiamo anche filastrocche di autori come quelle di Gianni Rodari che così ha voluto chiamare le sue poesie per bambini.
Le sue filastrocche sono giochi linguistici, stimolano il bambino a giocare con le parole e la fantasia.
Es. Saponia pag. 35
Gianni Rodari spesso usa parole con doppio significato, giocandoci..è un autore che ama scherzare con le parole.
IL GUSTO DELL’ASCOLTO ATTRAVERSO STORIE E RACCONTI.
Il racconto è un’arte antica, basti pensare ad Omero…La narrazione ha un suo significato profondamente umano: al gusto del narrare si unisce quello dell’ascoltare. Narrare e ascoltare rappresentano i cardini di una relazione. La storia diventa quindi strumento di comunicazione, la prima ragion d’essere di una storia: comunicare. La narrazione ha dunque un effetto socializzante.
Fino al secolo scorso il mondo contadino non conosceva la distinzione tra adulti e bambini, anche i più piccoli partecipavano alla vita dei grandi e ascoltavano le loro storie, le loro esperienze. Le conoscenze si tramandavano da una generazione all’altra tramite il racconto di situazioni tipo.
CARATTERISTICHE DELLE STORIE
La fiaba, la favola, il mito e la leggenda hanno una caratteristica comune: sono oggetto di narrazione.
Secondo Foster una storia per essere narrata deve suscitare il desiderio di sapere di sapere cosa avverrà dopo. La suspence è l’ingrediente fondamentale per suscitare l’interesse dell’ascoltatore, per sollecitare in lui la curiosità di “sapere”. I fatti narrati non devono essere scontati, usuali ma insoliti.
LA FIABA
Tolkien dice delle cose interessanti circa le fiabe. Innanzitutto ritiene che il mondo dei bambini non è un mondo a parte, e non deve considerato tale, e non è vero che le fiabe piacciono a tutti i bambini. Possono piacere come no.
Il fatto che piacciano, poi, è un elemento positivo che avvicina il bambino alla lettura.
Resta il fatto che la fiaba rappresenta il genere letterario più vicino al mondo del bambino. Infatti si parla di età fiabesca (che va dai 4-5 anni).
La fiaba (dal latino “fabula”= racconto) è una breve narrazione dove i protagonisti sono solitamente essere umani alle prese con entità soprannaturali (streghe, gnomi, fate, …) e oggetti dotati di virtù magiche. In essa quindi mondo reale e mondo fantastico si mescolano.
La fiaba si basa sull’ extra spazialità e l’extra temporalità: i fatti cioè si svolgono al di là delle dimensioni temporali e spaziali che conosciamo quindi in un mondo senza tempo e senza spazio. I personaggi si muovono in un ambiente astratto e atemporale.
Ha un forte valore pedagogico perché risveglia il desiderio di sapere e quindi di leggere. Avvicina il bambino alla lettura.
Lo avvicina anche alla realtà; nella fiaba troviamo elementi reali ma trasportati in un mondo fantastico quindi lontani dal bambino e perciò affrontati meglio, senza paure.
Volendo fare un’analogia la fiaba è come un ponte che accompagna il bambino nel passaggio dal suo mondo a quello reale. Questo avviene perché la fiaba contiene elementi presi dalla realtà quotidiana, personaggi sì irreali ma che hanno anche qualcosa di reale.
La fiaba piace al bambino perché, oltre ad utilizzare un linguaggio per lui comprendibile, soddisfa le sue esigenze conoscitive, affettive ed emotive. Il bambino attraverso la fiaba può proiettare nella storia i suoi desideri, le sue paure, ACCENDANDOLI E AFFRONTANDOLI.
La fiaba comunque deve avere sempre un lieto fine: i buoni si salvano sempre e i cattivi muoiono. Dice Tolkien che tra i fattori importanti della fiaba c’e la consolazione cioè il lieto fine.
Altre funzioni: La fiaba permette al genitore di comunicare con il figlio, rappresenta un modo per stare insieme e anche uno stimolo per introdurre il piccolo alla lettura.
Temi dominanti nelle fiabe:
LA FIABA POPOLARE. Si caratterizza per il fatto di essere stata tramandata oralmente, di generazione in generazione. È stata fiaba orale prima di essere scritta. Diventa scritta quando degli autori di preoccupano di metterla per iscritto come hanno fatto Perrault e i fratelli Grimm.
LA FIABA MODERNA
È nata come fiaba d’autore e i fatti e i personaggi in essa raccontati sono tratti dalla vita attuale. Pinocchio di Collodi è stata una fiaba moderna.
Questa tipologia di fiaba è adatta a bambini in età scolare.
FIABA CLASSICA
Può essere sia popolare che moderna ed è quella che, come ogni capolavoro, non è caduta nell’oblio, nel dimenticatoio. È adatta ai bambini anche molto piccoli.
Rodari sostiene che la fiaba non necessariamente deve insegnare qualcosa: la fiaba può anche solo divertire, proprio perché poggia sul fantastico.
Soriano osserva che la fiaba soddisfa il desiderio del bambino di sentirsi potente, dal momento che nella realtà lui sperimenta la sua impotenza.
La fiaba è stata al passo coi tempi, a seconda delle epoche è stata fiaba illustrata, cinematografica, televisiva.
Tra le fiabe ricordiamo:
la fiaba moderna è nata come testo da leggere, cioè funziona meglio come fiaba letta piuttosto che come fiaba raccontata. È importante inoltre essere convinti quando si legge una fiaba ad un bambino altrimenti non gli si comunicherà nulla se non il proprio scetticismo.
Un esempio è la fiaba ROVERANDOM di TOLKIEN, nata per caso in seguito ad un avvenimento, la perdita del cane del figlioletto.
In seguito a tale perdita, Tolkien per consolare il figlio gli racconta la storia di un cane, Rover, che trasformato in un minuscolo giocattolo da un mago, affronta una serie di avventure sulla luna e in fondo al mare.
Roverandom , ha preceduto “Hobbit” e “il signore degli anelli”.
Roverandom è un racconto fantastico ricco di giochi di parole e di situazioni comiche e divertenti. Tolkien era convinto dell’importanza della ricchezza lessicale per i bambini.
“CONCLUSIONE”
Il valore educativo della fiaba è stato messo in discussione da alcuni pedagogisti e da educatori secondo cui non è bene raccontare storie ai bambini non rispondenti alla realtà. Addirittura c’e chi pensa che le fiabe siano nocive perché favoriscono il sorgere di paure nel bambino. Niente di più falso. La fiaba appassiona il bambino proprio perché è vicina al modo in cui lui pensa e percepisce il mondo tanto da voler spesso riascoltare più e più volte fiabe già note.
Al bambino la fiaba piace anche perché, lontana dall’essere razionale, in essa la fantasia diventa realtà (peter pan può volare).
La SAGA costituisce un altro genere, e non va confusa con la fiaba.
Originariamente saga significava racconto, narrazione. Oggi per SAGA si intende un racconto intorno ad una particolare famiglia in un ambiente determinato anche storicamente. La fiaba si distacca dalla saga perché è sganciato da riferimenti storici ed è del tutto frutto della fantasia.
LA COLLANA DI FIABE “C’ERA UNA VOLTA” DI ROBERTO PIUMINI ripropone fiabe di autori classici (Esopo, fratelli Grimm, Perrault, Handersen…) per bambini dai 4 ai 6 anni.
Sono fiabe riscritte nel senso che sono state riadattate ai bambini del nostro tempo, senza però alterare il senso e il significato del modello originale.
[Oltre i testi appaiono molto curati anche le illustrazioni, la grafica, il formato… Es. i libri sono di formato piccolo, quadrati, con pagine di carta resistente, gli angoli arrotondati, lavabili. ]
La storia quindi viene raccontata usando due codici: uno iconico l’altro verbale (cioè immagini e parole) perché le immagini arrivano là dove non riescono le parole o in quei momenti della storia in cui possono far capire al bambino ad es. uno stato d’animo del personaggio meglio di come farebbe una lunga descrizione, poco adeguata tra l’altro all’età del fruitore.
LA FAVOLA
È un breve racconto in prosa o in versi scritto con chiari intenti didascalici e morali.
La favola intende far capire al bambino la differenza tra il bene e il male avendo come protagonisti, invece degli uomini, gli animali che parlano, agiscono, danno consigli proprio come farebbe una persona. Gli animali delle favole rappresentano gli uomini, i loro vizi e le loro virtù. Ad ogni animale infatti è associato un carattere umano: è quindi una SATIRA SOCIALE.
Il leone è il simbolo del potere e della superbia, la volpe è il simbolo dell’astuzia…il bambino apprende il concetto di SIMBOLISMO.
Non sempre termina con il lieto fine ma termina sempre con una morale che può essere implicita o esplicitata dall’autore.
L’origine della favola è antichissima: le più antiche sono quelle del greco Esopo (VI sec a.c ) che ha raccolto una tradizione orale assai vasta.
(Fedro, latino, che si rifà molto a Esopo, è vissuto nel I sec. d.c.).
Nell’antichità le favole avevano un ruolo importante per l’educazione dei bambini anche se non pochi autori hanno negato alle favole tale funzione (tra cui anche Rousseau).
PREDISPORRE AL GUSTO DELLA LETTURA ATTRAVERSO IL RACCONTO
Come si può sviluppare nel bambino un atteggiamento positivo nei confronti della lettura??
Secondo gli studiosi le persone che amano leggere sono persone che, da piccoli, hanno ascoltato molte letture da adulti per loro significativi come i genitori.
Leggere ad un bambino diventa un momento di comunicazione affettiva: si crea una complicità a 2, un’intimità in cui il libro diventa lo strumento di unione. Quando il libro non esisteva, lo strumento di unione era il racconto.
Il processo di comunicazione verbale INDIRETTA (narrare- ascoltare; leggere – ascoltare) precede il processo di comunicazione DIRETTA ( scrivere- leggere) e forma un atteggiamento positivo nei confronti della lettura perché :
I genitori non possono pretendere che il bambino abbi interesse a leggere se non danno loro l’esempio. È quindi importante che ciò avvenga, tutti i giorni, anche se quello che si legge sono le notizie da un giornale, una ricetta, le etichette dei prodotti. Leggere durante un viaggio o nella sala di attesa di un medico. Consiglio valido per i genitori è abbonare i figli a giornaletti- riviste per bambini (se in età scolare).
CAPITOLO II
LA LETTERATURA PER L’INFANZIA
La letteratura per l’infanzia può essere apprezzata non solo dai ragazzi ma anche dagli adulti (pensiamo alle cronache di Narnia , ecc…).
La letteratura per l’infanzia comprende:
L’(ab)uso della letteratura per l’infanzia come letteratura “educativa”
Si tende a identificare la letteratura per l’infanzia con la letteratura educativa.
Letteratura come strumento della pedagogia.
Il rapporto tra letteratura e pedagogia è antico : già Platone si poneva il problema del valore educativo della poesia, della prosa…
La letteratura per l’infanzia non ha solo una funzione educativa- pedagogica:
ha una funzione formativa perché contribuisce alla crescita della persona, arricchendo il suo patrimonio conoscitivo…
libro “adatto”
In passato era considerato “adatto” ai ragazzi quel libro che favorisse in loro lo sviluppo di qualità e virtù, che lo formasse. È quello che accade anche oggi. Il libro adatto è il libro che “forma” non che “diverte” il lettore. (basta vedere i libri di narrativa adottati nelle scuole).
Altri generi di letteratura
Nella letteratura per l’infanzia i generi più diffusi sono, oltre la fiaba e la favola:
La novella
Si distingue dalle fiabe perché non ha nulla di fantastico e dalle favole perché non ha un intento moralistico.
Il contenuto può essere umoristico, drammatico, licenzioso.
Ricordiamo le novelle del “Decamerone” di Boccaccio, quelle di Giovanni Verga “novelle rusticane”, quelle di Pirandello, ecc…
La novella è scelta per le letture scolastiche nella scuola media perché da un punto di vista pedagogico si adatta ai ragazzi di quella età.
Il mito
Il mito si colloca in un passato remoto. Il mito è una storia avvincente, in cui la partecipazione umana è minima. Il mondo presente nel mito è soprannaturale e fantastico. Le vicende narrate non sono però mai comiche: o sono tristi o sono gioiose.
Il mito inoltre ha sempre un carattere sacro.
La leggenda
La leggenda si colloca in un passato recente.
È un racconto di natura religiosa ed eroica in cui la storia reale si mischia alla fantasia.
La leggenda ha sempre un fondo storico di verità, un tempo reale in cui si sono svolti i fatti. Platone riteneva che le leggende non siano educative per i ragazzi perché li porta a farsi delle convinzioni false, perché il ragazzo non riesce a separare la verità dalla fantasia.
[“Partenope magica” ovvero Napoli magica, è un volume che raccoglie miti e leggende della Napoli antica, rivisti dall’autrice Barbara Manacorda. È un volume destinato ai ragazzi per far sì che le nuove generazioni conoscano le proprie radici e le tradizioni della loro terra.]
Poesia
Presso quasi tutti i popoli la poesia è stata la prima forma letteraria ed è stata a lungo comunicata oralmente.
Racconto
Si tratta di una narrazione che quasi sempre corrisponde alla realtà.
Ci sono vari tipi di racconto: personali, di viaggi, storici… Può essere considerato educativo perché può aiutare a sviluppare un atteggiamento critico e costruttivo.
È breve ed è molto usato a livello scolastico anche se diviso in molte parti per essere analizzato finisce per perdere parte del suo fascino.
Avventura, poliziesco, fantascienza, fantasy
Il libro di avventura è forse quello che più piace ai ragazzi. Tra gli autori più conosciuti c’e Salgari, ma anche Verne. È il senso del mistero che affascina i ragazzi, il coraggio nell’agire, il fatto che i protagonisti siano adulti o comunque ragazzi grandi.
Quello poliziesco piace perché ricco di enigmi da risolvere, di colpi di scena.
Storie di ragazzi
È un genere più sentimentale, ritenuto educativo perché educa ai “buoni sentimenti”. Un esempio è il libro “Cuore” di E. De Amicis, “Senza famiglia” di Malot, “Incompreso” ecc….
Biografia
Viene descritta la vita di personaggi famosi collocati in un preciso contesto storico.
Divulgazione storica, geografica e scientifica
Sono libri che arricchiscono le conoscenze dei ragazzi e sono molto utili per le loro ricerche.
Saggistica
È difficile scrivere saggi che possano interessare i ragazzi. Il saggio è un testo che tratta un tema da un punto di vista soggettivo, quello dell’autore.
Fumetto
Il fumetto non è un genere a sé e sintetizza tutti i generi di lettura per l’infanzia.
In origine erano fogli aggiunti ai quotidiani, poi si staccarono da questi e vennero pubblicati come “giornalino”.
Nel 1908 nacque il più importante giornalino per ragazzi, il “corriere dei piccoli”.
Il fumetto consiste in una serie di immagini che si susseguono, con poche parole rinchiuse nelle famose nuvolette.
Riguardo il fumetto ci sono molti luoghi comuni, tra questi ricordiamo quello secondo cui il bambino vede solo le figure senza leggere. Se il fumetto è ben fatto questo non accade. Anzi il bambino è stimolato ad apprendere a leggere per poter capire il significato di quelle immagini che senza parole restano incomprensibili.
Inoltre leggere fumetti stimola l’immaginazione, componente molto importante; sviluppa la capacità di interpretazione delle immagini, offerte da altri mezzi come la televisione, …
Il fumetto, per concludere, è uno strumento che se bene usato può dare ottimi risultati.
In casa i genitori devono far avvicinare il bambino alla lettura come un qualcosa di piacevole, non relegare i libri solo all’ambito della scuola altrimenti il bambino li vivrà sempre come un dovere e non come un piacere.
CAPITOLO III
ORIGINI E SVILUPPI DELLA LETTERATURA PER L’INFANZIA
QUANDO NASCE LA LETTERATURA PER L’INFANZIA (detta anche letteratura giovanile)
La nascita della lett. Per l’infanzia non è legata ad un particolare periodo storico ma ad alcuni autori che hanno realizzato delle opere letterarie per ragazzi a fine ludico ed educativo allo stesso tempo.
Il primo ad aver fatto questo è stato PERRAULT, scrivendo libri non scolastici e con finalità più ludiche che didattiche.
Il primo libro di lett. Per l’infanzia nacque in Italia nel 1634 e fu “il cunto de li cunti” del napoletano Basile (raccolta di novelle popolari scritte in dialetto napoletano). Non fu scritto appositamente per i bambini ma a loro venivano lette da genitori e maestri. Il libro di Basile rimase isolato nel senso che questo genere si sviluppò in Italia solo tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800.
Molti autori vedono in FENELON (francese) l’iniziatore della lett. Per l’infanzia. Fenolon rivisitò delle opere per adattarle ad un uso scolastico, come il “Telemaco”.
Invece per molti è l’ “ORBIS SENSUALIUM PICTUS” DI COMENIO (1658) : la prima opera di letteratura giovanile anche se di uso scolastico. Scritto con chiaro intento pedagogico e didattico. L’opera contiene molti insegnamenti, dall’alfabeto a insegnamenti di carattere sociale, civile, morale.
GRECIA
In GRECIA l’Iliade e l’Odissea erano libri usati per l’educazione dei fanciulli perché si credeva che la conoscenza delle imprese epiche facesse diventare veri uomini. Importante era il concetto di ARETE’, ossia di virtù come valore (eroicità).
Accanto ai poemi troviamo anche le poesie liriche considerate didascaliche per i giovani.
In seguito molto usate furono le favole di Esopo che davano insegnamenti morali.
Importanti per i Greci i giochi sportivi che davano origine all’ EPINICIO= canto in onore del vincitore che veniva imparato e recitato nelle scuole.
Nell’epoca ellenistica la scuola assume grande importanza.
ROMA
A Roma invece la virtù dei Romani è la “pietas”, (cioè la filiazione..).
Uno dei primi scrittori per l’educazione dei bambini è Appio Claudio Cieco con le sue “sententiae” cioè le massime morali (che venivano fatte memorizzare ai b.).
Nel III sec. a.c Livio Andronico giunto a Roma, traduce in latino l’Odissea che, con opportuni accorgimenti, diventa uno dei più importanti testi scolastici dei bambini romani.
A Roma per molti secoli non si ebbe bisogno della scuola perché l’educazione veniva impartita dalla madre fino ai 7 anni e poi dal padre, considerato il vero educatore, che in futuro verrà poi sostituito dal maestro vero e proprio.
Tutto questo fino all’apparizione a Roma del modello greco di istruzione, ovvero la “scuola”. L’educazione era molto severa, i testi si facevano imparare a memoria.
L’istruzione romana era fondata su un tipo di educazione morale.
I testi più studiati nelle scuole, oltre quelli di Cicerone, erano le favole di Esopo e Fedro.
L’avvento del Cristianesimo: dal I all’VIII secolo.
Con l’avvento del Cristianesimo, il patrimonio culturale che viene trasmesso resta lo stesso ma si aggiungono ad esso i libri della Bibbia e il messaggio evangelico.
Gli autori importanti per la formazione dei cristiani restano gli autori classici greci e latini ma l’imperatore Giuliano ne vieta l’insegnamento attraverso un editto.
La civiltà medioevale: dal nono al quattordicesimo secolo
A scuola ai bambini piccoli si facevano imparare brevi testi a memoria, più tardi iniziavano lo studio della grammatica. Si leggevano anche le favole e le storie, soprattutto di Esopo e Fedro, perché stimolassero nei giovani riflessioni di carattere morale.
Gli autori classici erano ancora molto studiati. Nasce la poesia trovadorica, un tipo di poesia cortese, accompagnata da musica, e le “gesta”, che hanno un carattere più epico ma sono sempre accompagnate da musica. (dapprima orali poi verranno scritte). Tra queste (le “gesta”) ricordiamo la CHANSON DE ROLAND, dedicata a Carlo Magno che da origine a diversi cicli: il ciclo bretone (leggende celtiche come la storia di Tristano e Isotta, Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda); il ciclo classico.
Queste che abbiamo citato rappresentavano un tipo di letteratura cortese perché veniva diffusa nelle corti. Ma anche fuori dalle corti grazie ai cantastorie, ai giullari, ecc.. tale patrimonio letterario arrivava fino ai ragazzi.
Molto diffuse erano anche le leggende agiografiche legate alle figure dei Santi di cui si esaltavano le virtù.
Un romanzo per ragazzi era “LE ROMAND DE RENARD”, che aveva come protagonista una volpe e vari animali che personificavano vizi e virtù.
Alla fine del 1200 in Italia viene elaborata una raccolta di novelle che poi furono adattate per i ragazzi: “ il libro dei 7 savi”.
Umanesimo e Rinascimento
Ancora molto in auge la cultura classica. Latino e greco importanti per la formazione dei ragazzi. Accanto ai classici si diffondevano le favole, le fiabe, le novelle popolari.
Si ricorda il “Panciatranta” raccolta di favole indiane che diventano patrimonio anche dell’Occidente.
Altra raccolta di fiabe popolari: “le piacevoli notti”.
Anche i poemi di Ariosto e Tasso diventano parte della letteratura giovanile.
La ricerca della novità: il diciassettesimo secolo (1600)
Nel 1600 ricordiamo che viene pubblicato il cunto de li cunti, di Basile, raccolta di novelle-fiabe scritte in napoletano ma non per bambini anche se a loro lette dai genitori e maestri.
Un primo testo specifico per l’infanzia risale al 1658: l’ORBIS SENSUALIUM PICTUS di Comenio.
Alla fine del 600 LA FONTAINE presenta la sua racconta di FABLES, 240 favole in tutto. Anche queste non vennero scritte appositamente per i bambini ma a loro sono state raccontate e lette.
Sono favole brevi, i protagonisti sono animali che incarnano debolezze umane, difetti propri dell’uomo, e non hanno un chiaro intento educativo.
Durante il regno di LUIGI IV divennero popolari i CONTES DE FEES cioè i racconti di fate, le fiabe, che venivano raccontate nei salotti.
È di questo periodo PERRAULT.
PERRAULT:
a lui va il merito di aver reso la fiaba, dalla tradizione orale a fiaba letteraria.
LE SUE OPERE NON ERANO DIRETTE AI BAMBINI, quanto piuttosto ad un pubblico adulto di corte. Nella versione originaria infatti le sue fiabe sono crude, poco adatte ad un pubblico giovane.
La sua opera comprendeva 11 fiabe, diventate presto un classico della narrativa infantile: cappuccetto rosso, barbablu, il gatto con gli stivali, cenerentola, le fate, la bella addormentata nel bosco, pollicino, pelle d’asino, …
Le sue favole sono state successivamente tradotte dallo stesso Collodi.
In Francia a fine 1600 Fenelon scrive , per i ragazzi, il “Telemaco”, testo adatto alla loro educazione. Il libro si rifà al’Odissea, contiene elementi mitologici.. Fenelon scrisse anche “fables e contes” dedicati ai ragazzi con puro intento di divertire.
Il suo interesse per l’educazione dei ragazzi si evince anche dal trattato scritto da lui “ il trattato sull’educazione delle ragazze”.
Il 1700: il secolo dei lumi
Nel 1719 appare “Robinson Crusoè” di Daniel Defoe, che piacque subito ai ragazzi – anche se non fu scritto per loro- per il suo carattere avventuroso, diventando un classico della letteratura infantile.
Nel 1726 vengono pubblicati i “Viaggi di Gulliver”, di Jonatan Swift, ed anche questo non è stato scritto per i bambini. Nata all’inizio come satira dell’umanità diventa per i ragazzi motivo di riso. I ragazzi leggono le vicende non in chiave allegorica ma in chiave comica. Ad esempio Gulliver è un gigante nel paese dei nani, è un nano nel paese dei giganti, ecc… l’autore vuol fa capire il concetto secondo cui tutto è relativo, mentre il ragazzo resta affascinato semplicemente dalle figure fiabesche che incontra nel racconto: nani, cavalli sapienti, giganti….
La tradizione fiabesca del 1600 continua nel 1700 in Francia con l’autrice madame de Beaumont che pubblica “Magasin des enfants”, che contiene la favola “la bella e la bestia”.
Nella seconda metà del 700 si abbandona il genere delle fiabe e si ritorna al testo con finalità pedagogiche, non ludiche.
La raccolta “cabinet des fees” 1789 che racchiudeva tutte le favole conosciute, segna la fine di un’epoca.
Il razionalismo proprio dell’epoca influisce anche sulla letteratura. L’influenza di Rousseau è stata notevole. Egli nega valore alle fiabe, a tutto ciò che ruota intorno alla fantasia perché il bambino non viene a conoscenza della verità.
In Italia in questo stesso periodo si traduce “ Don Chisciotte” di Cervantes, l’Eneide di Virgilio, ecc…
Il Romanticismo : il 1800
Caratteristica dell’epoca è il sorgere di una letteratura dalla finalità comunque pedagogica, educativa.
Il “Giannetto” di Parravicini è l’esempio di libro a sfondo educativo. I libri scritti per ragazzi non dovevano divertire ma educare, ecco perché la maggior parte di essi venivano utilizzati come libri di lettura nelle scuole.
Giannetto è il fanciullo desideroso di apprendere, in netta contrapposizione con Pinocchio (più realistico sotto questo aspetto= i bambini non amano studiare!).
Il Romanticismo è il momento aureo della letteratura per l’infanzia, infatti è proprio a partire dal 1800 che diventa genere a se e vede il suo massimo sviluppo. [Come mai?
In quel periodo i filologi tedeschi cercavano nel passato le proprie radici, e le trovavano nella poesia popolare (atteggiamento di reazione alle influenze francesi date dalle invasioni napoleoniche in Germania).]
Attenzione! Molti dei libri che oggi vengono considerati per bambini, scritti nell’800, in realtà vennero scritti per adulti o comunque non specificamente per i bambini. Autori come Perrault o i Fratelli Grimm non scrissero specificamente per i bambini, non scrissero in verità per una specifica fascia d’età. Il loro intento era solo quello di non far cadere nell’oblio la storia del loro popolo.
I fratelli GRIMM
I Grimm, spinti dal desiderio di scavare nella tradizione popolare tedesca, raccolgono parte delle loro fiabe dalla voce diretta del popolo, in particolare da una contadina: nascono cosi le “fiabe dei bambini e del focolare”.
Dei fratelli Grimm ricordiamo le fiabe più note:
Hans Christian Andersen
Diversamente dai fratelli Grimm, Andersen inventa e attinge al repertorio classico delle “mille e una notte”.
Tra le sue fiabe ricordiamo:
l’acciarino, Cecchino e Ceccone, la principessa sul pisello, il soldatino di piombo (ricorre spesso il tema dell’oggetto inanimato a cui lui da vita). Non mancano elementi di malinconia come la storia del Brutto anatroccolo.
Tematiche come l’infelicità e la malinconia li troviamo nei seguenti capolavori:
“David Copperfield” di Dickens, “Senza famiglia” di Malot, “incompreso” di Montgomery, “il piccolo lord” ecc….
Molto ricco invece il filone dell’avventura:
Negli Stati Uniti non abbiamo una vera e propria letteratura dell’infanzia, almeno fino a metà 800.
Come classici ricordiamo “la capanna dello zio Tom” (in cui si condanna lo schiavismo americano)
Di stampo realistico:
Il libro a sfondo educativo che ha caratterizzato la letteratura dell’infanzia nell’800, sul finire del secolo cede il posto a opere come Pinocchio e Cuore, che pur mantenendo intenti moraleggianti, rappresentano un tipo di lettura anche divertente e piacevole. Questo ci fa capire come si iniziasse a guardare con sempre maggior attenzione agli interessi dei giovani lettori.
In Italia questi due libri scritti appositamente per ragazzi e quasi contemporaneamente hanno avuto grande successo e sono ancora oggi molto letti.
PINOCCHIO, scritto da Collodi, nonostante abbia una morale non ha uno scopo didattico come il libro CUORE. Nasce infatti con l’intento di divertire .
CUORE invece viene scritto da De Amicis con vari intenti: educativo, didattico, sociale e politico. Per decenni è stato un testo scolastico perché considerato educativo per il popolo italiano.
Altre opere sono state quelle di divulgazione scientifica, sotto forma di racconti narrati al ritorno da un viaggio. Così si spiegavano ai ragazzi fenomeni della natura, terre sconosciute, ecc…
Tende al verismo Luigi Capuana le cui fiabe pur presentando qualcosa di fantastico sono ambientate nella vita reale, contadina.
Il ventesimo secolo : 1900
Non è facile tracciare un percorso della letteratura per l’infanzia in un secolo così complesso e travagliato come il 900.
Certo è che il 900 sia in Italia che all’estero vede dilatarsi al massimo la produzione di libri per l’infanzia.
Luigi Bertelli in arte Vamba, scrive il “giornalino della domenica” e “il giornalino di Gian Burrasca”.
Quest’ultimo è un romanzo per ragazzi scritto sotto forma di diario, corredato di illustrazioni intonate al testo, disegnate dallo stesso autore ma che sono immaginate disegnate da Giannino.
All’inizio questo diario comparve a puntate proprio sul Giornalino della domenica.
Nel ventennio fascista domina invece il “libro fascista”, il testo unico per tutte le scuole, che inculca nei ragazzi l’osservanza delle leggi fasciste. Anche nel campo della letteratura per l’infanzia regnava un regime di autarchia.
Intorno al 1938 venne dato ordine di non importare alcun tipo di materiale straniero eccetto quello creato dalla Disney.
Negli anni seguenti alla 2 guerra mondiale, si sono affermati scrittori comunisti come G.Rodari e M.Argilli.
La letteratura del 900 sembra seguire due tendenze:
Nel corso del secolo il libro è diventato libro gioco, libro giocattolo, libro di materiale plastico (si può sfogliare facendo il bagnetto), libro con cassetta, ora con cd, libro che si apre e diventa una casetta, libro che si colora, ecc…
Osservazioni conclusive:
PINOCCHIO: UN LIBRO PER DIVERTIRE
L’autore di Pinocchio è Carlo Lorenzini, in arte Collodi (ispirandosi al nome del paese di nascita della madre). Scrittore mediocre (tra le sue opere: il “Giannettino”) e giornalista, nel 1881 sul “GIORNALE DEI BAMBINI” diretto da Biagi, pubblicò a puntate “storia di un burattino”. Questa storia appassionò molto i piccoli lettori che spinsero Collodi a scrivere fino all’ultimo episodio, nonostante lui dopo 14 puntate avesse deciso di interrompere il racconto. Da quel momento Biagi ne cambiò il titolo in “ le avventure di Pinocchio”.
Pinocchio è un esempio di fiaba moderna perché in essa ci sono elementi fantastici ma anche elementi reali. I temi ricorrenti sono quelli della casa, della scuola, della strada come luogo di incontri, del mare, ecc…
Sono presenti molti animali, dal grillo parlante che rappresenta la coscienza di Pinocchio al pescecane.
L’ambiente è molto povero, pensiamo alla casa di Geppetto. Un finto fuoco e una finta pentola.
Collodi ci mostra i ragazzi nella loro veste più reale, sono ragazzi che non vogliono andare a scuola.
STORIA:
Geppetto desidera costruire un burattino che possa fargli guadagnare un “tozzo di pane e un bicchiere di vino”. Dopo averlo costruito si accorge che parla e soprattutto che fa i dispetti. Nonostante questo gli fa 3 doni: i piedi nuovi (dopo che li ha bruciati), le pere e la giacchetta (sua) per mandarlo a scuola. La caratteristica di Geppetto è la bontà infatti perdona sempre Pinocchio e spera che possa diventare un bambino vero, in carne ed ossa.
Nella notte la fatina lo trasforma in un burattino vivente promettendogli che se si dimostrerà coraggioso e generoso diventerà un bambino vero. Durante le sue avventure Pinocchio ne combina di tutti i colori, marinando la scuola, e cacciandosi in un mare di guai.
Le continue bugie di Pinocchio si traducono in naso lungo e gambe corte, diventati ormai emblematici. L’essere di legno lo porta a rischiare la vita ad esempio quando Mangiafuoco vuole bruciarlo ma è la sua salvezza quando il gatto e la volpe tentano di impiccarlo.
La fatina più che assomigliare alle fate delle fiabe assomiglia ad una mamma, fa più prediche che incantesimi e da le medicine, sgrida e punisce. Però si commuove al primo segno di pentimento fino a dargli la vita per sempre.
L’avventura è l’ingrediente che non manca mai. Pinocchio non apprende mai dalle sue disavventure, e gliene accadono una dopo l’altra!
Ritorna in questa storia uno schema fisso: Pinocchio messo alla prova (dal gatto e la volpe, da lucignolo, ecc,,)cede, trasgredisce le regole fino ad essere trasformato in asino. Segue il pentimento e la “rinascita” del protagonista.
Questa favola vuole insegnare che il cuore ha sempre il sopravvento sulla ragione ma che le esperienze educano alla vita. Pinocchio impara più dalle esperienze che dai libri. Vuole anche insegnare che per diventare veri uomini occorre rispettare le regole e comportarsi bene. Non a caso è stato scritto dopo l’Unità d’Italia, in un periodo storico in cui si voleva costruire un’identità nazionale, uno statuto etico valido per tutti i cittadini.
Il passaggio di Pinocchio da burattino a bambino in realtà simboleggia il passaggio dalla libertà infantile ai doveri e alle responsabilità della vita adulta.
Su Pinocchio si è scritto molto e ognuno ha dato la sua interpretazione della storia.
Non sono mancati i tentativi di portare Pinocchio sul grande schermo. Meritano di essere citati il cartone animato della Disney del 1940 e il film diretto da Comencini.
CUORE
nel 1886 De Amicis scrive il libro Cuore, molto lontano da “Pinocchio” come struttura e come contenuti.
Infatti non si dà della scuola un’immagine negativa. È un libro che cerca di far amare la scuola, la patria, la famiglia perché fonti di buoni sentimenti. Il cuore è la sede dei sentimenti, da qui il titolo. Cuore come sinonimo di sentimento.
Cuore esalta un sentimento che è il patriottismo, difatti è il libro del Risorgimento italiano, il romanzo che più lo esalta.
I temi portanti sono la patria e la scuola quindi le figure che dominano sono i soldati e i maestri.
I maestri di cui parla l’autore nel libro sono persone che si dedicano completamente alla scuola, che hanno un amore assoluto per la scuola e i ragazzi, perché spesso non hanno una famiglia tutta loro.
Tutti i maestri sono rappresentati come perfetti.
La società di cui parla De Amicis è quella di fine 800, dove c’e una netta divisione tra ricchi e poveri.
Il sentimento che emerge dopo il patriottismo è il “buonismo”, la bontà che vediamo nella maggior parte dei personaggi.
La lettura del libro Cuore è stata per decenni imposta nelle scuole perché il libro era ritenuto idoneo “a fare gli italiani”, cioè a formarli, ad educarli, ma soprattutto idoneo ad omologare sul piano culturale i cittadini delle varie regioni.
Cuore ha avuto un grande successo anche perché ben si addiceva al clima culturale dell’epoca, quello del Romanticismo che faceva leva sul sentimento.
CAPITOLO IV: IL GUSTO DELLA LETTURA
La lettura non è un dovere!!! Non bisogna mai usare il verbo “dovere” quando si parla di lettura. Leggere deve essere un piacere, e non un’ imposizione.
La lettura di un libro deve partire dal gusto, dal desiderio di leggerlo, e il gusto è una cosa molto personale.
La lettura è comunicazione, anche se non si ha di fronte una persona con cui interagire. È quindi una comunicazione mediata dal libro.
Tra autore e lettore si stabilisce un dialogo, un dialogo in cui a parlare è l’autore, mentre ad ascoltare è il lettore. Il desiderio nasce nel momento in cui si vuole capire cosa l’altro vuole dire.
La motivazione che ci spinge a leggere è il desiderio di sapere, di conoscere, di arrivare alla verità.
Chi legge non è mai solo
Il libro nella maggior parte dei casi lo usiamo come una presenza amica, che ci seda l’ansia, che ci aiuta a colmare attese snervanti ecc… ma la lettura è qualcosa di più che riempire un vuoto.
I libri devono guidarci, dare alla nostra vita un significato sempre più alto.
Il gusto della lettura si forma nel tempo
Si impara a leggere soprattutto “ascoltando” quindi è molto importante educare i bambini alla’ascolto; questo favorisce atteggiamenti positivi nei confronti della lettura. Il bambino deve imparare ad ascoltare, ma soprattutto deve nascere in lui il desiderio di ascoltare.
Dice Bianca Pitzorno che il bambino per provare piacere nella lettura di un libro deve prima aver acquisito il piacere della lingua parlata: ecco perché la capacità di ascolto è propedeutica alla lettura vera e propria. (Prima c’erano le favole sonore..)
L’educazione all’ascolto inizia molto presto , già nel ventre della madre il bambino ascolta i suoni che il liquido amniotico conduce e impara a riconoscere la voce della mamma e il battito del suo cuore. La voce della mamma (che il bambino alla nascita saprà riconoscere dalle altre voci) costituisce per lui una sicurezza, un punto fermo in quanto indicatore della presenza della mamma.
Inizialmente il bambino sarà uditore non lettore. Ascoltare una favola mette in moto la sua immaginazione e la sua fantasia, importantissime per il suo sviluppo. Inoltre il piccolo prova piacere nell’ “ascoltare”! ascoltare lo diverte. Più tardi, in età scolare, il b. impara a leggere.
Chi ha il compito di educare alla lettura (genitori, insegnanti) non deve far sentire al bambino il leggere come un dovere ma come una cosa piacevole. Bisogna far nascere nel bambino il piacere di leggere, perché poi questo avrà ripercussioni positive anche nello studio.
Il piacere della lettura è dato dalla possibilità di vivere altre situazioni, uscire dalla propria pelle, abbandonarsi alla fantasia, provare emozioni.
Il gusto della lettura si forma col tempo, si acquisisce piano piano quindi il ragazzo va educato alla lettura.
L’immaginazione
= è la capacità che abbiamo di riprodurre un’immagine nella nostra mente in assenza dell’oggetto reale, e di attribuirgli un altro significato.
L’immaginazione è importante per lo sviluppo dell’attività mentale del bambino perché favorisce lo sviluppo del pensiero simbolico, indispensabile per imparare a leggere e scrivere.
Oggi la tv esercita grande influenza sull’immaginario del bambino. Prima il bambino leggendo una favola immaginava nella sua mente i personaggi, la televisione ora annulla questo sforzo perché dà un volto ai personaggi. Le immagini televisive uniformano l’immaginario! Tutti i bambini immaginano, ad es., Aladino nello stesso modo.
Ciò che piace tanto ai bambini è voler riascoltare o rileggere una lettura già ascoltata o già letta, riviverne la storia, anticipare le situazioni.
Lettura = (come) gusto e studio= desiderio
Lettura e studio sono strettamente connessi. La scuola non pone lo studio come desiderio ma come un dovere. Il messaggio che si trasmette è “tanto in ogni caso lo devi fare”. Il bambino mette quindi al primo posto il dovere e poi il piacere, quando invece lo scopo della lettura, dello studio è quello di approfondire la realtà, conoscere ciò che non si conosce.
La realtà sicuramente insegna, le esperienze sono molto importanti ma i libri aiutano ad approfondire la conoscenza.
La lettura può essere:
Le fasi che caratterizzano la lettura attiva: comprensione del testo, rielaborazione del testo, fino ad arrivare alla padronanza del testo che viene fatto proprio.
Ostacoli al gusto della lettura: le tendenze “disgustevoli”
L’obbligatorietà dello studio, della lettura di un testo ne diminuiscono il desiderio. L’obbligo viene dall’esterno, da altre persone. Ecco perché non ci stimola. Cosa fare allora? Approcciarsi ad un libro con una buona dose di curiosità, cercare di capire cosa vuol comunicare l’autore.
La lettura che nasce dal desiderio porta: immersione, isolamento, senso di sicurezza perché non si è mai soli, piacere della scoperta, comunicazione e confronto, libero sfogo alla fantasia, si entra in un altro mondo.
La lettura attraverso i sensi.
Il gusto porta a leggere velocemente, e coinvolge tutti i sensi. Calvino afferma che “ la lettura è capace di assorbire tutti i nostri sensi e di estraniarci da tutte le altre cose sensibili.”
Il senso che predomina è quello (metaforico) del gusto: si sceglie un testo in base ai propri gusti, lo si “divora” quando piace! Si assaporano le parole,….
Anche il tatto è importante: il formato di un libro è importante.
Così come la vista: il libro deve avere caratteri adeguati, magari anche ben rilegato. Si osserva la copertina, le figure.
L’olfatto: l’odore della carta, l’odore di nuovo o di antico, la colla.
L’udito: si impara a leggere, abbiamo detto, ascoltando. Quando si legge è come se si ascoltasse la nostra voce interiore.
IL FUMETTO FRA PEDAGOGIA E RACCONTO.
DI GIANNA MARRONE
CAP. 1 LA COMUNICAZIONE NEL TEMPO E NELLO SPAZIO.
I LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONE.
I linguaggi della comunicazione
Sin dalla preistoria gli uomini hanno comunicato e l’hanno fatto attraverso i graffiti, quindi attraverso le immagini. Col tempo si è poi passati dalla scrittura ideografica a quella alfabetica.
La stampa ha rivoluzionato molto la comunicazione. Quando parliamo di stampa ci viene in mente il libro: in realtà inizialmente si stampavano soprattutto giornali, riviste, fumetti che proprio perché rivolti al popolo erano considerati “letteratura di serie B”, la cosiddetta “letteratura minore”. I pregiudizi nascevano dal fatto che si giudicava la forma e non i contenuti. INVECE La letteratura dedicata all’infanzia e la letteratura a fumetti DEVE essere considerata una forma letteratura vera e propria.
Il libro a stampa.
l’invenzione della stampa a caratteri mobili realizzata da Gutenberg nel 1400 permise all’uomo di avere un rapporto diverso con la cultura.
Il libro è stato il “primo mezzo di comunicazione di massa” poiché non essendo più un oggetto raro, raggiungeva gran parte della popolazione. (nonostante per i primi tempi restasse ancora un oggetto privilegiato, che in pochi potevano acquistare).
Donne e bambini però non venivano considerati potenziali lettori. Per esempio i bambini, se volevano leggere, dovevano attingere alle biblioteche di famiglia. In esse vi trovavano libri adatti per adulti. Lo stesso Rousseau, avendo vissuto questo sulla sua pelle, affermava che il bambino doveva leggere libri scritti appositamente per lui, destinati non solo a istruirlo ma anche a divertirlo.
La fiaba depositaria dell’oralità primaria
La fiaba racchiude quei miti a cui l’uomo è rimasto sempre legato. Prendiamo l’elemento del bosco, che in alcune fiabe è dominante (Es. in Pollicino, in Biancaneve, in Cappuccetto Rosso, la Bella addormentata). In passato presso alcune tribù il ragazzo veniva allontanato affinchè acquisisse capacità di sopravvivenza. Se riusciva a tornare, superando cosi la prova, diventava “adulto”. Quindi il bosco rappresenta l’ostacolo da affrontare per superare la “prova di iniziazione”.
La fiaba inoltre si occupa di problemi umani universali, soprattutto quelli che preoccupano la mente del bambino. Non a caso nelle fiabe noi ritroviamo temi quali: la morte dei genitori, ostacoli da superare, aiuti che si ricevono dall’esterno, il bene che sconfigge il male, un problema da risolvere e il percorso da compiere per risolverlo. La fiaba dà al piccolo i mezzi per superare le sue angosce, per combattere i conflitti interiori, le emozioni e gli istinti primordiali. Il BAMBINO TROVA PIU RISPOSTE ALLE SUE DOMANDE IN UN RACCONTO FIABESCO ANZICCHE IN SITUAZIONI REALI, CONCRETE CHE ANCORA NON E’ IN GRADO CI CAPIRE!!
Riguardo il LIETO FINE, Tolkien sottolinea che tutte le fiabe devono averlo.
La letteratura a fumetti
Leggere un fumetto non è come leggere una fiaba perché si richiede una lettura dell’immagine che, tra l’altro, è dinamica e non fissa come quelle presenti nei libri illustrati. Il movimento dei personaggi all’interno di una striscia è più simile a quello dei cartoni animati.
Esistono vai generi di letteratura fumettistica: western, horror, fantascientifico…. Purtroppo la scuola non lo riconosce come genere.
Purtroppo il fumetto oggi viene considerato come un prodotto commerciale e non interessante sotto il profilo educativo/DIDATTICO.
Il fumetto andrebbe introdotto a scuola a scopi didattici! Invece erroneamente molti insegnanti affermano con convinzione che il fumetto allontani dalla “vera” lettura. Il fumetto in realtà è lettura a tutti gli effetti.
Le illustrazioni permettono al bambino di avvicinarsi al libro ancora prima di saper leggere, e rendono (per i più grandicelli) la lettura ancora più piacevole.
Il primo incontro con le parole stampate deve essere gioioso, piacevole e il fumetto svolge bene questo compito, dal momento che presenta anche un linguaggio semplice e lineare.
La presenza dell’immagine aiuta il b. a comprendere più facilmente il messaggio scritto, rende la lettura più piacevole e meno faticosa. Per il bambino il passaggio dall’osservazione del disegno alla lettura del quadretto è spontaneo e lo fa approcciare alla lettura di un testo senza traumi. Impara a guardare l’insieme nella sua globalità per poi soffermarsi sui particolari.
E non solo: il fumetto avvia anche alla scrittura. Infatti molti testi di prima o seconda classe elementare presentano vignette con scritte da completare.
La presenza del fumetto in molti attuali testi scolastici fa ben sperare che le cose stiano cambiando e che si stia capendo l’importanza di questa “letteratura” non di importanza minore rispetto alle altre.
Prima di giudicare o addirittura criticare questo tipo di letteratura, bisognerebbe riflettere sui risultati che si potrebbero ottenere dal corretto uso del fumetto.
COME INTRODURLO A SCUOLA: Sarebbe interessante far effettuare ai bambini un confronto tra i fumetti che leggevano i loro genitori e quelli di oggi, per fargli capire come e perché cambiano i tempi, magari si ritrovano nomi di oggetti che oggi si ignorano; interessante anche trasformare un brano es. di cronaca o una poesia in fumetto: questo porta il bambino ad apprendere i tempi verbali -presente passato futuro- e la successione temporale. Altra idea sarebbe quella di far disegnare un fumetto con due personaggi, farli parlare tra loro disegnando le nuvolette. Creare un testo narrativo (quindi con una trama) utilizzando la struttura del fumetto.
Insomma usare il fumetto per facilitare i processi di insegnamento- apprendimento.
Con il fumetto vengono unite educazione all’immagine ed educazione linguistica in un unico genere.
Importante anche il ruolo dei genitori, il loro livello socio-culturale perché anche questo influisce sulla quantità e qualità degli stimoli offerti al b. In famiglie di medio/alto livello socio culturale non mancheranno né libro né fumetto, né teatro né cinema…Famiglia e scuola, quindi, devo trovare entrambi i “canali” migliori per far avvicinare il bambino alla lettura e a tematiche culturali. Il fumetto può farlo, e dovrebbe essere scelto tanto dai genitori tanto dalla scuola.
Albi giornalini e fumetti
il fumetto rappresenta una lettura a cui i bambini si avvicinano volentieri.
Esistono gli albi che sono quelli solo illustrati per i più piccoli; i giornalini che sono quelli ricchi di rubriche per giocare oltre che per leggere; i fumetti veri e propri per bambini e quelli per soli adulti.
CAPITOLO II. I LUOGHI DEL FUMETTO
LEGGERE NELLE STRISCE
Leggere vuol dire decifrare segni grafici corrispondenti a determinati suoni. Si parla di lettura anche quando si parla di decifrare segni iconici, (che sono quelli che il b. riesce meglio a interpretare nella prima infanzia).
Ecco perché il bambino si avvicina con grande interesse verso questo tipo di lettura soprattutto in età scolare (6/7 anni) cioè nel periodo in cui il bambino ama un tipo di lettura iconico–verbale piuttosto che solo verbale, quindi un tipo di lettura in cui parola e immagine appaiono insieme.
Quali sono i fattori che influiscono sulla lettura del fumetto??
Fattori di carattere culturale: famiglia- scuola favorevoli o sfavorevoli
Fattori di carattere sociale: costi- condizioni familiari
f. di carattere territoriale: biblioteche scolastiche o comunali
Linee storiche
Di fumetto si può parlare anche andando indietro nel tempo, fino ad arrivare ai graffiti delle caverne, ai geroglifici egiziani, che in comune con il fumetto avevano la caratteristica di essere immagini in sequenza.
Gli storici parlano di proto fumetto a partire dal 700, con le “images d’Epinal”. Altri lo datano al 1827.
La nascita ufficiale sembra invece risalire al 1896 negli Stati Uniti con il personaggio di Yellow Kid. Non era un fumetto come lo intendiamo noi oggi in quanto le immagini non erano separate da vignette sequenziali ma apparivano tutte insieme. Erano “tavole” che contenevano personaggi e didascalie ed erano rivolte ad un pubblico adulto. Solo successivamente il “quadretto” si trasformerà in “strisce”.
Lo scopo dei fumetti di fine 800/900 era prevalentemente distensivo: un modo per distogliere il lettore dai problemi quotidiani, che lo stesso quotidiano riportava.
Il fumetto vero e proprio compare in Italia nel 1908 sul Corriere dei Piccoli (venduto come supplemento del Corriere della Sera).
Durante il periodo fascista i giornalini si imposero soprattutto come propaganda politica (quindi la tematica dominante era il patriottismo, era assente la componente avventurosa o comica).
Mentre in America svolgeva un ruolo distensivo, di svago, in Italia in quel periodo si impose come mezzo di propaganda politica. Nel secondo dopoguerra in Italia il fumetto subisce cambiamenti: fino alla fine degli anni 60 scompaiono le argomentazioni patriottiche e compaiono quelle avventurose/comiche. È presente tanto la nuvoletta tanto la didascalia, l’immagine resta quasi in secondo piano.
Alla fine degli anni 60 avviene un grande cambiamento. L’interesse per il fumetto cresce e la produzione editoriale aumenta notevolmente. Si aggiungono nuovi generi a quelli già esistenti: genere horror, (Dylan Dog ancora oggi ha grande successo), il fumetto didattico (ricordiamo ad esempio “la storia d’Italia a fumetti” di Enzo Biagi, o le riduzioni di famosi romanzi come i “Promessi Sposi”.
[Interessante fu il libro misto che comparve negli anni 90, il quale comprendeva un racconto fantastico, un fumetto e un dossier, quindi 3 forme di lettura in uno stesso libro.]
In Italia cmq il fumetto è stato sempre considerato un genere per bambini, una lettura di svago senza finalità educative/didattiche.
A 114 anni dalla sua nascita oggi il fumetto si è trasformato da semplice lettura di svago in forma letteraria, con finalità educative/didattiche. Ovviamente non si deve generalizzare. Esistono fumetti di qualità molto scadente sia sotto il profilo linguistico che sotto quello iconico. I più venduti restano quelli Disney e Bonelli.
CAPITOLO III
FUMETTO E COMUNICAZIONE. I codici del fumetto.
Oggi la scuola per essere al passo coi tempi deve considerare i nuovi “linguaggi sociali” basati soprattutto sulle immagini. Il fumetto soprattutto al giorno d’oggi risulta molto attuale perché si basa su codici prevalentemente iconici e aiuta il bambino a leggere gli altri codici più complessi.
I ruoli sociali. Il fumetto permette al bambino di avere un approccio più diretto con la realtà esterna; infatti ha valore sociale in quanto è un mezzo che mette in evidenza la realtà quotidiana, i problemi sociali (es. in chiave comica).
Pensiamo a Mattioli e al suo personaggio Pinky: nelle sue strisce fa comprendere al bambino la realtà circostante attraverso un linguaggio fatto di immagine, colore, fantasia.
“Ad ogni età il suo fumetto”
La letteratura fumettistica può essere utilizzata in ogni fascia d’età, in ogni ordine e grado di scuola, dal nido all’università. L’uso che se ne fa dipende poi dall’età del soggetto e dagli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Dai 3 ai 6 anni: fino ai 5 anni l’interesse del b. va ad agli albi illustrati da colorare o ritagliare. Verso i 5/6 anni inizia a leggere anche fumetti con nuvolette che contengono frasi molto semplici e scritte a caratteri grandi. Es. La Pimpa.
Dai 6 agli 8 anni: il b. si orienta verso fumetti molto colorati ma con dei contenuti più vari. Il genere preferito da questa fascia d’età è il “fantasy” nel quale rientrano testate di grande successo come le “Winx” e “Witch”. Il tema dominante è la magia.
Dai 9 agli 11 anni: i gusti cominciano a cambiare. Il b. preferisce vignette più spiritose e impegnate, satiresche, (es. lupo alberto); giornalini più ricchi di rubriche.
Dai 12 ai 14 anni: i ragazzi preferiscono riviste che parlano dei loro personaggi preferiti, di successo, di cui innamorarsi. I maschi preferiscono fumetti come Dylan Dog (nato per mano di Tiziano Sclavi), Superman, Tex.
Sono fumetti che avvicinano l’adolescente ai problemi sociali come la violenza, le ingiustizie.
Il fumetto in biblioteca
I luoghi del fumetto.
Dove possiamo trovare i fumetti??i giornalini?
Nelle stanze dei bambini e dei ragazzi, raramente sugli scaffali di una biblioteca come invece accade per i libri di narrativa per ragazzi.
La biblioteca scolastica viene considerata come un luogo dove prendere solo in prestito un libro da consultare a casa, magari per una ricerca. Raramente sugli scaffali troviamo giornalini, albi di fumetti. Si potrebbe compensare creando una biblioteca di classe che li contenga. Il bambino che da piccolo legge libri, fumetti e frequenta la biblioteca continuerà a farlo anche da adulto!
Bisogna invogliare il bambino/ragazzo a frequentare le biblioteche, anche comunali ma per far questo non devono mancare al loro interno le letture da loro preferite (fiabe, fumetti, racconti) e strutture multimediali. Oggi si parla di “mediateche” che meglio rispondono ai nostri tempi e alle esigenze delle nuove generazioni.
Il giornalino (contenente rubriche oltre che fumetti) ha offerto al bambino materiale di lettura e di ricerca utile anche per approfondire argomenti di studio. Per il bambino è una grande soddisfazione riuscire a trovare risposte utilizzando le proprie forze!
CAPITOLO IV
TRAME E STRISCE.
Cosa fa del fumetto un mezzo di comunicazione? Il fumetto trasmette un messaggio espressivo, efficace e ricco di contenuti, grazie soprattutto all’utilizzo delle immagini. Oggi la scuola ha capito l’importanza del disegno, delle immagini, come mezzo di comunicazione, come linguaggio attraverso cui il bambino trova facile esprimersi. Oggi molta importanza viene data all’EDUCAZIONE ALL’IMMAGINE.
Gli stessi Programmi della scuola elementare insistono sulla necessità di promuovere la creatività dei bambini. Come?? Ecco alcune proposte contenute nei Programmi Ministeriali:
Come già detto il fumetto può avere un valore educativo/didattico. La bravura dell’insegnante sta nello scegliere, tra i prodotti in commercio, quelli che possono stimolare la curiosità dei bambini anche nei confronti di argomenti di interesse storico, culturale. (Importante comunque è capire quali sono le letture da loro preferite e comprenderne le motivazioni!bisogna partire da questo). Es. “l’inferno della Divina Commedia”interpretata da Topolino nelle vesti di Dante Alighieri e da Pippo in quelle di Virgilio.
Il Corriere dei Piccoli e il Giornalino si sono imposti sin dall’inizio con finalità educative, ma anche ricreative, quindi ottimi per poter essere inseriti nel contesto scolastico.
Propp ritiene che la fiaba abbia una struttura operativa che prevede 31 funzioni operative e che in parte vengono riprese nel fumetto soprattutto in questi punti:
Sia che si tratti di una fiaba, di un fumetto, di un racconto, l’intreccio (trama) è sempre presente. La scomposizione del testo è quindi possibile per ciascuna forma narrativa.
Il fumetto parla tre lingue
: verbale, iconica e figurativa
I linguaggi che compongono una vignetta hanno un duplice significato: strutturale e operativo.
Gli elementi essenziali del fumetto sono la vignetta disegnata o riquadro, la nuvoletta, le onomatopee. Ci sono poi la trama, la sceneggiatura, …
Riquadro_ : ha una specifica funzione spazio-temporale, scandisce le sequenze e permette di spostarsi da un ambiente ad un altro o da un momento all’altro dell’azione, semplicemente attraverso il passaggio da un quadretto all’altro.
La didascalia: ha una funzione descrittiva; può servire da commento/collegamento tra un quadretto e un altro; può spiegare l’immagine contenuta nella vignetta.
Il cartiglio: contiene messaggi più complessi della didascalia, di carattere storico. È posto generalmente all’inizio del racconto per creare l’atmosfera oppure alla fine per dare un tocco di originalità alla conclusione.
La nuvoletta (“balloon” in inglese): la troviamo all’interno della vignetta. Parte dalla bocca del personaggio e racchiude le sue parole o il suo pensiero, modificandosi nel contorno (continuo o tratteggiato a seconda del tono di voce o di ciò che si dice). Può essere a palloncino oppure a linea continua.
L’onomatopea : un rumore, un suono viene espresso per mezzo di un simbolo grafico che cerca di riprodurne il suono.
La caratteristica di molti personaggi dei fumetti (assente in altri generi narrativi) è la loro immortalità, il loro essere personaggi senza età. Es. gli eterni nipotini di Paperino, Pisellino (in Braccio di ferro), .. Sono personaggi che, però, sono al passo coi mutamenti sociali! (nelle vignette oggi sono presenti elementi tecnologici, informatici..). ;Magari analizzando i dialoghi di uno stesso personaggio in vari numeri di giornalini si possono cogliere i cambiamenti sociali, il diverso linguaggio, ecc..
I VARI ALBI/GIORNALINI/FUMETTI
Corrierino ( Corriere dei Piccoli)
Nato nel 1908 come settimanale di narrativa e fumetto didascalico, non usava ne onomatopee ne balloon (nuvolette) ma didascalie.
Solo successivamente introdusse la nuvoletta. Nel 1992 assunse il nome di “Corrierino” ma in quegli anni (80/90) non vi si trovavano più rubriche di cultura generale, quindi perse il valore didattico che aveva sempre avuto.
Tra i personaggi presenti nei fumetti su questo quotidiano ricordiamo: Arcibaldo e Petronilla, Bibì e Bibò…
Dylan Dog
Come già detto negli anni 80 avviene il rilancio del genere horror. Dylan Dog a metà strada tra il nero e l’horror, ha avuto grande successo tra gli adolescenti forse perché aiuta il ragazzo a individuare un modo per conoscere e combattere i mostri che ciascuno di noi ha dentro.
Tra i personaggi oltre Dylan Dog c’e l’ispettore Bloch, Groucho..non mancano scene cruente ma il messaggio che mandano è che ognuno di noi è violento.L’importante è prenderne consapevolezza e combatterla.
Il Giornalino
Anno di nascita 1924
Di concezione cattolica, non si discosta molto dal (laico) corriere dei piccoli per l’impostazione (didascalia presente sotto il quadretto disegnato).
Ancora oggi riscuote un buon successo e non ha perso, come gli altri, inserti e rubriche di carattere culturale (notizie su eventi storici, animali, Paesi del mondo, ecc..). Sono presenti anche giochi, curiosità, passatempi.
Personaggi : Pinky, Yoghi, ..
Linus
Compare nel 1965. Si differenzia dagli altri fumetti perché è molto satiresco, pungente.
Protagonisti: Charlie Brown e Linus, Snoopy
Lupo Alberto
Fa le sue apparizioni si giornalini e riviste. Affronta tematiche sociali come difesa dell’ambiente, addirittura lotta contro l’Aids.
Topolino
Compare prima nelle edizioni Nerbini nel 1932, poi in quelle Mondadori dal 19835 al 49; nel 1949 diviene fumetto tascabile. Nel 1988 la Walt Disney Co. non rinnova il contratto alla Mondadori.
I personaggi disneyani fanno riflettere sulle caratteristiche dell’uomo comune, quelle banali, quelle negative, i loro pregi e difetti.
L’uomo ragno
LIBRO: MANGA E IMMAGINARIO: LETTURE D’OGGI E ATTEGGIAMENTI DI DOMANI, con dizionario ragionato dei Manga
Negli anni 50 e 60 l’Occidente in particolare gli Usa, hanno imposto determinati modelli che a partire dagli anni 70 sono stati messi da parte e, diciamo, sostituiti dai modelli provenienti dalla società giapponese.
Il successo dei personaggi giapponesi, nei fumetti quanto nei cartoni, è dovuto al fatto che essi conservano i loro nomi e le loro ambientazioni nipponiche ma hanno tratti somatici occidentali. Questo perché il Giappone non era indifferente ai modelli occidentali.
DIFFUSIONE DEI MANGA
Si diffondono in Europa negli anni della guerra fredda, soprattutto negli anni 70 e hanno contenuti spesso apocalittici, proprio perché riflettevano la paura di un possibile conflitto mondiale. (Paura che in Giappone era ancora più forte dopo l’esperienza della bomba atomica).
I contenuti apocalittici si affiancano a contenuti robotici e tecnologici. Spesso il tema dominante è l’attacco del pianeta terra da nemici provenienti da altri pianeti da cui ci si difende utilizzando dei robot.
Il fumetto giapponese appariva banale e violento, pieno di robot e arti marziali, dalla trama spesso difficile da capire, diverso quindi da quello disneyano.
In Italia i manga arrivano grazie alla tv (anni 70), grazie cioè agli “anime” = cartoni animati. I primi due manga arrivati sono stati “Mazinga” e “Candy candy”.
Cartoni all’apparenza senza significato ma che invece trattano temi come l’amicizia, l’invidia, la sessualità, la competitività, mostrano l’immagine di una donna più forte, e soprattutto sexy!
ORIGINE E CARATTERISTICHE DEI MANGA
Nel XII sec troviamo rotoli di carta su cui sono disegnate delle scene comiche che si possono leggere srotolandole = EMAKIMOTO.
Il primo a parlare di Manga è stato HOKUSAI KATUSHIKA che pubblicò nel 1814 la sua opera HOKUSAI MANGA (una serie di caricature, di immagini grottesche).
Dal 1905 il termine “manga” da immagine è passato ad indicare il fumetto.
Etimologia del termine MANGA = man che significa svago e ga che significa immagine, disegno. Erano quindi immagini comiche, divertenti.
I disegni chiusi in riquadri, e le posizioni dei personaggi molto naturali fanno sembra questi disegni schizzi presi dal vero.
Il teatro sembra aver influenzato il suo modo di disegnare perché i personaggi sembrano spesso delle maschere.
I fumetti giapponesi nascono nell’ “era Meiji” (1868-1911) quando il Paese conosce lo sviluppo industriale.
Kamishibai: spettacoli basati sulla narrazione di storie attraverso disegni su cartoni. I disegnatori di Kamishibai, quando tale attività iniziò ad essere accantonata, iniziarono a produrre disegni per fumetti,
Nel 1923 in Giappone viene introdotta la nuvoletta accanto ai personaggi.
Il fumetto conobbe un ridimensionamento solo nel periodo della guerra, dopodiché conobbe una forte ripresa.
Negli anni 50 infatti si afferma il “dio del fumetto giapponese” e cioè Osamu Tezuka (detto anche Kamisama) e nasce anche il “gekiga”, un genere di disegno drammatico, con approfondimento psicologico dei personaggi, che infatti si rivolge ad un pubblico adulto.
I GENERI LETTERARI
Molti fumetti e cartoni della Walt Disney hanno attinto alle fiabe classiche (cerentola, biancaneve, pinocchio, …). Lo stesso è capitato ai fumetti e ai cartoni giapponesi che hanno attinto alla letteratura giapponese. Quindi i fumetti sono ispirati spesso alla letteratura per l’infanzia.
Difficile compilare una classificazione in generi perché esistono evidenti differenze tra la cultura occidentale e quella orientale.
I generi giapponesi sono 4:
OSAMU TEZUKA
È chiamato “dio del fumetto giapponese” o “ dio del manga” (kamisama).
È l’autore di kimba il leone bianco.
Sempre affascinato dai personaggi Disney, comprese che il loro successo era dovuto soprattutto dalla loro rotondità (contorni morbidi, non spigolosi).
I manga di Osamu sono stati molto influenzati dai personaggi disneyani e dal teatro kabuki ( i tratti dei disegni sono curati e accentuati, decisi, forti). Nei manga si dà molta importanza allo sguardo e agli occhi. Il carattere di un personaggio, ad es. la cattiveria, si può farlo trasparire dai tratti accentuati o meno, o da parti del corpo più grandi del normale.(es. il naso).
Si nota anche l’influenza del cinema infatti le scene sono disegnate come se viste da una cinepresa.
Le opere di Osamu:
IL DISEGNO DEI MANGA
Ogni autore ha il suo stile. Però i manga hanno delle caratteristiche che li accomunano e li differenziano dai fumetti occidentali.
Le caratteristiche dei manga sono le seguenti:
I MANGA PIU’ CONOSCIUTI
Il manga non rientra in un genere specifico, anzi in esso sono presenti più generi (es. comico, drammatico, horror..)
Tra i manga più conosciuti:
I manga prettamente femminili chiamati SHOJO MANGA si diffondono soprattutto negli anni 70 in quanto aumentano disegnatrici donna. Il tema dominante è l’amore.
Tra questi:
Il tema del combattimento non manca quasi mai e anche le donne mostrano abilità in questo….fino ad arrivare negli anni 90 a figure di donne guerriere come Sailor Moon.
Il messaggio chiave di questo cartone è che le donne per superare gli ostacoli devono aiutarsi a vicenda e non contare su una figura maschile. Emerge una nuova visione della figura femminile, emancipata e sicura di sé.
Altro manga:
Fonte: http://clip2net.com/clip/m5192/1257884260-il-gusto-della-lettura-187kb.doc
Sito web da visitare: http://clip2net.com
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