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C’erano una volta, tanto, ma tanto tempo fa, due piccoli regni che non si conoscevano tra di loro, dove un bel giorno nacquero un principino e una principessina a cui furono dati i nomi di Apollonia e Desiderio.
E così i due principini crebbero, senza conoscersi, nel loro piccolo mondo, con tante cose diverse e qualcuna che invece era molto simile, senza che loro stessi lo sapessero. Per esempio, quello che era molto simile era il modo con cui li educavano i loro genitori e i loro maestri ogni volta che i principini facevano delle cose alcune giuste, altre sbagliate, loro non sottolineavano quasi mai quelle giuste, come se le cose non potessero essere che così, ma sempre quelle sbagliate. E cosi a lungo andare i principini non ebbero modo di imparare a riconoscere le cose buone che anche loro facevano, che erano tante come per tutti gli altri, ma solo quelle sbagliate e crebbero con la spiacevole sensazione di essere delle persone che facevano sempre le cose sbagliate. Insomma, la sorte li aveva fatti nascere nel Paese della Perfezione che, come si sa, presenta anche tanti vantaggi, ma non proprio quello di aiutare a vivere meglio, sia i bambini che gli adulti. E infatti l’atmosfera dei loro due palazzi era sempre molto seria e austera perché le energie di tutti erano concentrate sul raggiungere la perfezione, cosicché non ne restavano molte a disposizione anche per ridere e scherzare e accettare di avere dei limiti, che sono delle cose che di solito fanno stare molto meglio e fanno usare di più le proprie risorse.
Insomma, erano due palazzi che avevano in ogni stanza uno specchio giudicante davanti al quale ognuno doveva controllare che tutto fosse a posto e in ordine e secondo le regole. Persino gli estranei che arrivavano e i pellegrini di passaggio imparavano a farlo, se si dovevano trattenere nel castello, cosicché davanti agli specchi c’era sempre un susseguirsi e un via vai di persone che andavano a controllarsi e a controllare.
E così sia Apollonia che Desiderio crebbero, come tutti i bambini di questa terra, pensando che il mondo di fuori fosse esattamente come quello dentro ai loro due palazzi, per cui quando si arreda un castello ci si devono mettere tutti i mobili che servono, tavoli, sedie, letti, e così via e insieme a loro uno specchio giudicante per ogni sala del castello.
E fu così che i due principini crebbero e diventarono grandi, e quando si conobbero e si accorsero di avere tante cose in comune si piacquero proprio e decisero di sposarsi e di costruire un nuovo castello tutto per loro e i loto figli, dove potessero vivere in pace a fare il Re e la Regina. E quando fu il momento di arredarlo, comperarono tutti i mobili che servivano compresi due specchi giudicanti per ogni sala perché sia Apollonia che Desiderio erano affezionati alla forma di quelli del loro castello d’origine, che era un po’ diversa tra di loro, cosicché nessuno dei due ci voleva rinunciare.
E così il nuovo palazzo fu chiamato il Castello degli Specchi perché non cera una sala che non ne avesse almeno due di foggia un po’ diversa.
E quando finalmente anche lì nacque una principessina cui fu dato il nome di Splendore ecco che a poco a poco crebbe come tutti i bambini che nascono e crescono nei castelli degli specchi, pensando che lei non sarebbe mai riuscita a fare le cose allo stesso modo che volevano gli specchi del suo palazzo e cioè secondo tutte le regole della perfezione.
E ogni volta che il suo papà o la sua mamma o i suoi nonni o i suoi maestri le dicevano: “No, no, non si fa così! Hai sbagliato!”, lei pensava di essere proprio una che sbaglia tutto e non imparò a riconoscere anche le cose buone che invece faceva e che erano certamente di più di quelle che sbagliava.
Andò a finire che la principessina Splendore non ebbe più neanche bisogno di sentirsele dire queste cose perché alla fine le bastava andare davanti agli specchi giudicanti che nel suo castello non mancavano proprio e se le finiva per dire lei stessa, quelle parole.
Alla fine, però, Splendore finì per pensare che lei era una che sbagliava tutto e cominciò a sentirsi sempre più spesso sola e triste e troppo piccola davanti a cose più grandi di lei e a quel punto le veniva solo da scappare. Allora gli altri le dicevano che era una principessina proprio stupida, che non sapeva fare altro che scappare e lei si sentiva ancora più sola, triste e infelice.
Ma il Re e la Regina un giorno si accorsero che Splendore doveva avere qualcosa, perché non aveva più tanta voglia né di mangiare, né di dormire e neanche di giocare con gli altri bambini. Però era difficile capire che cosa mancasse a una principessina che aveva a disposizione tutto quello che potesse desiderare, dai cibi agli abiti e ai giochi, compresi quelli che a loro stessi sarebbero piaciuti quando erano piccoli.
E fu così che fecero l’unica cosa che si può fare in queste circostanze e cioè cominciarono a osservare le cose meglio, anche nei particolari che prima non vedevano, per cercare di capire, non dico tutto, perché non tutto si può capire ma almeno qualche piccola cosa in più che li potesse aiutare.
Fu un giorno in cui la porta di una delle stanze del castello era rimasta aperta, che la Regina Apollonia si accorse che Splendore era là dentro e piangeva silenziosamente davanti ad uno specchio. E così cominciò a fare attenzione e si rese conto che ogni volta che passava davanti agli specchi la principessina poteva anche sembrare indifferente, ma dopo aveva sempre un po’ meno voglia di mangiare, giocare e dormire.
Allora la Regina andò dal Re a parlargli perchè non riusciva a capire, ma il Re Desiderio all’improvviso si ricordò che anche lui si era sentito proprio infelice quando tutti gli specchi gli dicevano che faceva sempre la cosa sbagliata, da bambino, e pensò che forse non sempre gli specchi giudicanti sono una buona compagnia e lo disse alla Regina. E fu cosi che anche lei andò a ripescare il baule dei suoi giochi di quando era bambina e ci ritrovò il quaderno su cui scriveva le sue cose e poté finalmente ricordare come agli inizi neanche lei fosse stata per niente contenta degli specchi giudicanti del suo castello d’origine. Anzi, era stato proprio per mettere a tacere questo dolore che si erano tutti e due dati alla ricerca della Perfezione che ora complicava tanto la vita a ognuno di loro.
“Che cosa possiamo fare?” disse allora la Regina “non è che un castello possa stare senza specchi! Ci deve pur essere qualcosa che aiuti a vedere come si è!”
“Certo!” continuò il Re che ci aveva pensato tutta la notte: “Ma per far questo forse ne basta uno, magari non è necessario averne due in ogni sala come abbiamo noi e forse basta uno specchio normale per capire e non uno per giudicare!”.
E fu cosi che il Re e la Regina decisero di provare a cominciare a togliere qualche specchio giudicante e lo fecero a poco a poco, uno per volta, perché Splendore non si sentisse disorientata e anche perché anche per loro era una gran fatica togliere degli oggetti a cui erano abituati sin da quando erano bambini, anche se agli inizi non erano state proprio delle buone compagnie.
Però man mano che uno specchio giudicante se ne andava dalle sale del castello, ecco che non solo Splendore aveva più voglia di ridere e di scherzare e di giocare e di usare le sue risorse buone, ma anche il Re e la Regina si accorsero che loro stessi stavano meglio e che l’atmosfera del castello era più tranquilla e rilassata, cosicché anche loro potevano cominciare a ridere e a scherzare.
A poco a poco anche in quel castello si videro un Re e una Regina più contenti e meno impegnati ad andare a controllare dieci volte al giorno che tutto fosse a posto davanti agli specchi giudicanti e una Principessa che finalmente sapeva riconoscere anche le cose buone che lei aveva, proprio come tutti gli altri e che, sapendole riconoscere, era libera anche di usarle.
E gli specchi giudicanti furono tutti messi in una cantina attigua al castello, dove non davano fastidio a nessuno, e nella reggia fu lasciato soltanto qualche piccolo specchio qua e la, solo dove era proprio necessario per capire come stavano le cose e non per giudicarle.
E da quel giorno in quel regno si imparò che quando si arreda un castello non è necessario avere due specchi per sala, ne basta solo qualcuno distribuito nei posti necessari.
E gli artigiani che prima costruivano con molta cura gli specchi giudicanti a poco a poco cambiarono mestiere e divennero inventori di grande abilità.
tratto da “Il bambino arrabbiato” di Alba Marcoli
Fonte: http://www.folignano1.org/wp-content/Progetti/www.pereducareunbambino.it/wp-content/uploads/2013/11/La-principessa-che-si-sentiva-sempre-stupida.doc
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