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NONNI, GENITORI E FIGLI: UNA RISORSA PER LA FAMIGLIA E UN DIFFICILE EQUILIBRIO
Gli scambi intergenerazionali
L’essere genitori si pone in continuità con l’essere stati e l’essere tuttora a propria volta figli. in altri termini, nel legame genitoriale riecheggiano altri legami: quello che ciascun coniuge ha intessuto con la propria famiglia di origine e quello che ciascuno ha costruito nel tempo con la famiglia di origine del partner. Come evidenziano Scabini e Cigoli, la qualità di questi legami ha incidenza sulle modalità con cui la coppia affronta la transizione alla genitorialità e l’esercizio della funzione genitoriale.
Gli anni immediatamente successivi alla nascita del figlio sono al riguardo particolarmente delicati: una nuova generazione si affaccia sulla scena familiare e questo evento richiede una modificazione dell’assetto relazionale per l’assunzione dei nuovi ruoli (di padre, madre, nonno, nonna, zio, ecc…) e una ridefinizione dei confini e delle distanze intergenerazionali. La transizione alla genitorialità, proprio per questa sua complessità, è considerata una transizione-chiave nel ciclo di vita familiare e coinvolge più generazioni.
Nell’attuale contesto socioculturale questa fase è caratterizzata da scambi molto frequenti tra la giovane famiglia e le famiglie di origine, spesso ulteriormente intensificati dal fatto che la giovane famiglia si trova a dover necessariamente ricorrere ai nonni nell’accudimento dei figli piccoli, quando entrambe i coniugi sono impegnati sul fronte lavorativo. Infatti, nelle famiglie a “doppio lavoro” l’impegno dei nonni nella cura dei nipoti è molto consistente, soprattutto se c’è una sufficiente vicinanza abitativa. Inoltre, il supporto fornito dai nonni risulta prezioso non solo dal punto di vista affettivo ma anche in quanto possiede quelle caratteristiche di flessibilità e personalizzazione che lo rendono particolarmente adatto a rispondere all’insieme di bisogni cui deve far fronte la famiglia con bambini piccoli. A fronte di un mercato del lavoro caratterizzato da una certa rigidità di orari, le famiglie di origine consentono quell’armonizzazione con i tempi familiari che sarebbe molto difficile realizzare in altro modo. Possiamo, dunque, immaginare che senza questo supporto una quota decisamente superiore di giovani madri si vedrebbe costretta ad abbandonare il mondo del lavoro. La famiglia d’origine, dunque, in molti casi permette che si realizzino quelle aspettative professionali su cui la giovane donna ha tanto investito in passato, sia in termini psicologici sia in termini di carriera scolastica e di formazione professionale.
Da precisare, inoltre, che quella dei nonni risulta essere a volte una carica “a tempo determinato”. Il supporto da loro offerto complessivamente decresce al crescere dell’età del nipote: è molto rilevante quando il bambino è nella fascia di età 0-2 anni, e diminuisce dal punto di vista quantitativo con l’ingresso nel sistema scolastico.
Risulta evidente come questi scambi possano essere caratterizzati da una reciprocità gratuita, ma possano contenere al tempo stesso e in diversa misura una certa quota di obbligatorietà e di costrizione tale da incidere sulla qualità della relazione tra famiglie giovani e famiglie di origine. Nel tempo, dunque, l’obbligatorietà del ricorso alle famiglie d’origine dovuto alle esigenze lavorative della giovane coppia può lasciare il posto a una dimensione più squisitamente di scelta.
È bene sottolineare che se gli aiuti forniti alla giovane famiglia vengono nella maggior parte dei casi offerti da entrambe i nuclei di origine, diverse ricerche hanno evidenziato come siano soprattutto le madri della generazione precedente, in particolare quella della moglie, a fornire aiuto sia sul piano organizzativo sia su quello emotivo: dunque, è l’asse femminile, e in particolare il legame tra la moglie e la propria madre, l’asse portante di questo sistema di scambi tra la giovane famiglia e le famiglie d’origine.
L’esercizio della funzione genitoriale, inoltre, offre un’opportunità irripetibile per rivisitare e rimodellare la relazione figli adulti-genitori. Infatti, la transizione alla genitorialità può consentire nel tempo l’instaurarsi di una simmetria nuova e mai conosciuta, dove la comune esperienza genitoriale, anche se in tempi differiti, può favorire una maggiore vicinanza emotiva e, da parte dei figli ormai diventati adulti, una nuova comprensione per l’uomo e la donna che sono al di là dei ruoli genitoriali. I neogenitori possono condividere con i propri genitori le esperienze e paure che questi ultimi a loro volta hanno vissuto come genitori. L’instaurarsi di tale simmetria può essere raggiunta solo nel tempo, quando i genitori hanno sperimentato la fatica e le difficoltà nel crescere i propri figli. Infatti, è la consapevolezza dei propri limiti e dei propri errori nell’esercizio della funzione genitoriale che può aprire spazi per una diversa lettura della propria esperienza in quanto figli, maggiormente incline alla comprensione fino anche al perdono per le inevitabili mancanze dei propri genitori, favorendo di conseguenza una maggiore vicinanza emotiva e comprensione reciproca.
Questi scambi così intensi tra la giovane famiglia e le famiglie d’origine costituiscono di fatto il punto di forza e, al tempo stesso, di debolezza in questa fase: possono costituire un’occasione privilegiata di vicinanza e di consolidamento delle relazioni, favorendo il processo di trasmissione tra le generazioni del patrimonio familiare, ma possono portare a conflitti e interferenze o al contrario a delusione per la mancanza d sostegno e per l’eccessiva distanza.
Il gioco delle parti è complesso e strettamente interdipendente: la prima generazione può oscillare tra un’eccessiva distanza che si traduce in disinteresse, e interferenze troppo pesanti nella vita della giovane famiglia e nelle questioni educative che riguardano la crescita dei nipoti; la giovane coppia può sia rivendicare una totale autonomia, tenendo a distanza i propri genitori fino a volte a privarli del dono della presenza dei nipoti o può, al contrario, avanzare una richiesta di un coinvolgimento massiccio fino alla totale delega della cura dei figli ai propri genitori.
I coniugi, alle prese nei primi anni di matrimonio con il difficile compito della negoziazione dei ruoli coniugali, si trovano così confrontati con il compito aggiuntivo di una quotidiana contrattazione di un equilibrio dinamico e mutevole nel tempo tra vicinanza e distanza tra le famiglie di elezione e le rispettive famiglie di origine.
La relazione con i figli diventati genitori
La paternità e la maternità segnano il raggiungimento della fase più avanzata del processo di autonomia affettiva che permette la separazione “psichica” dei figli dai genitori. Autonomia intesa ovviamente non come venir meno dell’affetto che impregna normalmente il rapporto genitori-figli, ma come fine della sua centralità. Esso diventa, cioè, più periferico rispetto al legame che unisce il figlio o la figlia con il proprio coniuge e con la propria discendenza. Si sposta per così dire il baricentro affettivo e si sviluppa anche sotto questo aspetto una maggiore autonomia intergenerazionale. Se ciò non avviene, l’equilibrio del giovane può essere assai perturbato.
Le transizioni come quella dell’accesso alla paternità e maternità da parte dei figli hanno un forte impatto sul sentimento di identità, personale intergenerazionale, dei vari componenti della famiglia. Una serie di ristrutturazioni deve potersi mettere in atto a livello delle immagini, delle aspettative reciproche, dei compiti concreti che scandiscono la vita quotidiana dei vari componenti il gruppo familiare e delle aspirazioni che albergano nell’immaginario di ogni persona.
Tutto ciò richiede tempo. Settimane, mesi, a volte anche anni. Niente di più normale, quindi, che una certa incredulità e sorpresa ci invadano all’inizio del processo.
Si può dire che fino alla nascita dei nipotini, il rapporto genitori-figli è sostanzialmente caratterizzato da mancanza di simmetria nei ruoli. Le esperienze di vita, i doveri e le responsabilità sono talmente diversi che è spesso difficile capirsi e comunicare.
L’arrivo della terza generazione dischiude, dunque, la possibilità della condivisione di un’esperienza fortemente marcante come quella della paternità e della maternità, permettendo di parlarsi da “padre a padre”, da “madre a madre”. Spesso si sviluppa una maggiore complicità, non espressa, ma vissuta. In altri casi, invece, la sensazione di simmetria crea sentimenti più ambivalenti (rivalità latente su chi è più brava con il piccolo, sensazione di un ripetersi delle stesse difficoltà da una generazione all’altra…).
Diventare nonni
Anche diventare nonna e nonno può essere considerata una delle transizioni chiave della vita. L’età in cui si diventa nonni si situa normalmente nella seconda metà del ciclo di vita, quando cioè l’individuo deve far fronte anche ad altri mutamenti, spesso assai stressanti, che concernono l’aspetto fisico, la vita professionale, le relazioni sociali, il piano psicologico. Deve fare i conti con nuovi compiti assai complessi: il mutare delle relazioni familiari, le occupazioni lavorative che cambiano, la consapevolezza dell’invecchiamento, gli interrogativi sul senso della vita e della morte che si fanno più pressanti, l’incombere di immagini poco gratificanti sulla vecchiaia.
Diventare nonni può essere considerata una fase di transizione assai complessa da gestire, potenzialmente fonte al tempo stesso di crisi e di nuovi equilibri. Una fase di passaggio, che può, dunque, dischiudere nuovi orizzonti in grado di apportare un rinnovato senso e nuove speranze alla vita.
Occorre considerare che diventare nonni, a differenza della genitorialità, non è una libera scelta: sono i figli che decidono quando fare dei figli, e ai nonni non resta che prendere atto di essere diventati nonni. Per i genitori anziani la nascita di un nipote richiede un salto generazionale per far posto alla nuova generazione e per legittimare la generazione di mezzo nel suo nuovo ruolo. Tale transizione, come tutte le transizioni, è un processo non esente da difficoltà e rischi.
Ai nonni, infatti, è chiesto di spostarsi indietro di una generazione, fare un passo indietro, affinchè i propri figli, diventati ormai anch’essi genitori, possano assumersi in pieno le proprie responsabilità genitoriali e sociali. Sono chiamati, in altre parole, a riconoscere i propri figli quali adulti capaci di essere genitori e a legittimarli in questo nuovo ruolo. La vicinanza emotiva e la necessità di un supporto organizzativo non si traducono in interferenze nella misura in cui è rispettata e salvaguardata la responsabilità genitoriale della generazione di mezzo.
Il compito dei nonni è quello di dare coraggio e fiducia ai figli ormai adulti riconoscendo che loro e solo loro possono e devono assumere ed esercitare tale responsabilità nei confronti dei figli. Ciò è possibile se il legame tra le due generazioni adulte è improntato all’intimità a distanza, indicando con questa espressione un legame affettuoso e solidale di reciproco sostegno, supporto e promozione, che eviti sia il rischio della delega/invadenza sia quello della frattura. Questo compito è, come in ogni transizione, l’esito di un processo non esente da difficoltà.
In particolare, è tipico dei genitori anziani il persistere di una rappresentazione pressochè immutata dei propri figli ormai adulti, considerati sempre e solo come figli e, pertanto, dipendenti e bisognosi. Sembra che le difficoltà di svincolo delle giovani generazioni, evidenti nella fase del giovane adulto, abbiano alcune ripercussioni anche nelle fasi successive.
Specularmente, da parte dei giovani genitori, il permanere in una posizione esclusivamente filiale può portare da una parte a uno sfruttamento dei propri genitori e alla delega a loro della propria funzione genitoriale o, al contrario, a un’opposizione/competizione con la generazione precedente che è così privata della spontaneità di un rapporto diretto nonni-nipoti.
Inoltre, i nonni non sono solo nonni. Anche dopo la nascita dei nipoti si continua ad essere tante altre cose: una moglie, un marito, una persona politicamente impegnata, un soggetto attivo professionalmente, un amante della montagna o del mare, un appassionato di cucina, di musica, di libri gialli, ecc…
Diventare nonni può essere una transizione difficile quanto diventare genitori; per giunta, il ruolo di nonno si sovrappone a quello di genitore, e a volte anche a quello di figlio, rischiando di creare sconfinamenti e confusione tra le varie parti.
I nipotini costituiscono sì una speranza e un allargamento della vita, ma anche un fattore di consapevolezza dell’inesorabile susseguirsi delle generazioni, del tempo che pare scorrere sempre più veloce, dell’approdo a età meno desiderabili, del rinnovarsi talvolta doloroso di eventuali nodi conflittuali e tensioni irrisolte.
Nell’ambito delle relazioni familiari, la nascita del primo nipotino fa scattare tutti di un posto nella scala delle generazioni: figli che diventano genitori, genitori che diventano nonni, nonni che diventano bisnonni. Si tratta per tutti di scoprire e di inventarsi un modo confacente per abitare il nuovo ruolo, ma anche di scoprire e inventare nuovi modi di rapportarsi gli uni agli altri. Le immagini e le aspettative reciproche possono cambiare sensibilmente. Vere e proprie scosse telluriche possono attraversare la famiglia, che tra l’altro fanno seguito ad altri sismi, a volte non ancora assorbiti, prodotti dall’ingresso in famiglia dei generi, delle nuore, con il loro stuolo di parenti e amici.
Il desiderio di una “seconda chance” come genitore ideale
Ora che si sono affievolite una serie di preoccupazioni legate ai condizionamenti del lavoro, al bisogno di seduzione nei confronti dell’altro sesso, ecco che in molti nonni si fa strada il desiderio di poter, in un certo senso, rimediare alle lacune vere o presunte nella propria funzione di padre o di madre, e realizzare appieno l’ideale di “genitore perfetto”. Ciascuno ha alimentato, man mano che i figli crescevano, una sorta di archivio di rimpianti e di idee su cosa si sarebbe dovuto fare per meglio corrispondere all’idea di madre o padre modello: più tempo da passare con i nostri figli, meno reazioni e scatti nervosi, più capacità di ascolto e dialogo, ecc…
Ebbene, diventare nonni pare offrire in qualche modo questo riscatto. Ciò può essere fonte di soddisfazioni per i protagonisti, ma anche di qualche inconveniente. Tra le soddisfazioni vi è il gusto di provare a se stessi che si è capaci di fare meglio. E non è poco! L’inconveniente maggiore è che, talvolta, quanto più i nonni pensano di avvicinarsi alla figura del “genitore ideale” tanto più diventano severi con i “genitori veri”, che ovviamente, trovandosi in un’altra fase della vita, si comportano più o meno secondo i modelli che i nonni ora rifiutano: stressati con i figli, molto presi dalle loro attività professionali, attirati da tipi di vacanze che poco si adattano ai bambini piccolo, ecc… E così i nonni nella fase della “seconda chance” possono rivelarsi poco comprensivi e inclementi nei riguardi dei genitori dei nipotini. La loro riprovazione, manifestata a parole, ma ancor più spesso attraverso sguardi critici e silenzi ostili, rischia di trasformare così una potenziale risorsa in un problema. La risorsa è costituita proprio dalla volontà dei nonni di dare il meglio di sé, il problema nasce, invece, quando tale volontà odierna fa cadere nell’oblio i propri passati limiti producendo comportamenti destinati a far sentire i giovani genitori come perennemente inadeguati.
Nonni e nipoti
Il legame nonni-nipoti è un legame familiare del tutto particolare tra due generazioni non contigue: è un legame tra passato e futuro che consente ai nipoti di accedere alle radici della storia familiare e permette ai nonni di rilanciare le proprie speranze di continuità nel futuro.
Tale legame è per sua natura caratterizzato da una dimensione che è lontana o staccata dalla competizione, dalla produttività, dall’efficienza, dall’esigenza di dover costruire per sé e per gli altri l’immagine di buon genitore: è la dimensione espressiva e ludica del gioco, della gratuità, dello stare insieme per lo stare insieme, perché si gode della comune presenza, di un tempo non così assillato com’è il tempo dell’adulto inserito nel mondo produttivo. È un tempo un po’ sospeso nel quale uno si può concedere di avere dei ritmi più rilassati e più adatti a quelli dei bambini. In questo senso, si può affermare che la relazione nonni-nipoti è connotata da un particolare libertà dalla responsabilità e, dunque, sostenuta da una generatività particolare, difficilmente sperimentata quando si era a propria volta genitori. Questo aspetto della relazione nonni-nipoti è quello forse più a rischio nella situazione attuale in cui i nonni sono molto impegnati, a volte “obbligati” full-time nella cura dei nipoti soprattutto piccoli e spesso sovraccaricati di compiti e responsabilità.
I genitori sono la generazione-ponte nel legame nonni e nipoti e proprio per questo hanno una responsabilità nel garantire e favorire questo legame sia con i nonni materni che con quelli paterni, perché il figlio è il punto di incontro di due genealogie familiari. Lo sbilanciamento verso un solo ramo genealogico, o addirittura la presa di distanza da entrambi, non solo priva la generazione di mezzo di quel supporto emotivo e organizzativo fondamentale, ma priva anche il figlio di un fondamento essenziale per la costruzione della propria identità che è l’appartenenza familiare, appartenenza che è per sua natura a due stirpi.
Gli anni in cui i figli sono piccoli sono di fondamentale importanza perché costituiscono il periodo in cui vengono gettate le basi di questa relazione così vitale sia per i nonni, sia in modo particolare per i nipoti, relazione che nel tempo, liberata dalle incombenze e dalle necessità di ordine organizzativo, può diventare una relazione elettiva.
La funzione dei nonni
I nonni sono genitori che non hanno potuto dedicarsi pienamente ai propri figli, ma possono riservare gran parte del loro tempo ai nipoti. Forse, per questo motivo, diventare nonni è un evento straordinario perché essi vivono un amore simile a quello che avevano vissuto quando i figli erano in tenera età. I nonni diventano le persone dalle quali i nipoti possono trarre un affetto autentico, sincero, come quello dei genitori.
I nonni suppliscono i genitori solo quando essi non ci sono o sono impegnati. Ma ai genitori spettano compiti molto vari, differenziati, complessi: saranno i genitori ad occuparsi dell’educazione dei figli, oltre che a programmare la giornata dei bambini, a preoccuparsi dell’alimentazione e del sonno dei piccoli, tranquillizzandoli perché possano trascorrere notti serene ed avere risvegli tranquilli. Saranno i genitori a regolare tutta l’attività educativa per la formazione e lo sviluppo dei propri figli. Ai nonni vengono temporaneamente affidati i nipoti, perché essi sono senza dubbio le persone più adatte a sostituire l’attività educativa dei genitori.
I nonni non devono sostituirsi completamente ai genitori, né prendere iniziative proprie. Essi ne fanno le veci sino a quando i genitori sono impegnati nel lavoro.
I ruoli di nonni e genitori sono diversi. Il ruolo dei nonni è basato soprattutto sull’affettività, sulla pacatezza, sulla rassicurazione. Quello dei genitori è fissare i criteri per lo sviluppo e le regole per l’educazione dei loro figli.
L’insegnamento e la guida dei nonni devono essere conformi alle indicazioni educative dei genitori. Come tra genitori non devono esserci indicazioni discordi o diverse, così i nonni non devono e non possono dare indicazioni educative contrarie a quelle impartite dai genitori. Lo stile educativo e i contenuti dell’educazione devono essere stabiliti in primo luogo dai genitori, i nonni devono tenere sempre presente questa condizione. Disconfermare ordini già dati dai genitori è sbagliato. Tra nonni e genitori non devono esserci punti di vista opposti e contraddittori, perchè tutto ciò determina nei piccoli difficoltà di orientarsi nel pensare e nell’agire. Ma non è detto che tra nipoti e nonni non possano esserci dei rapporti di complicità e confidenza.
I nonni spesso sono traditi dal loro amore per i nipoti, per voler dare loro il meglio di se stessi. A volte diventano troppo condiscendenti, arrendevoli, troppo deboli perché amano molto i loro nipoti, e vogliono offrire tutto quello che possiedono, sia in insegnamenti, sia in doni materiali. Devono, però, stare attenti a non viziare i bambini.
Non sempre son rose e fiori: conflitti e dilemmi
Le nonne e i nonni devono confrontarsi con tre potenziali sorgenti di tensione nei rapporti con i giovani genitori: la gestione dei confini tra ruoli, la delusione delle aspettative, i contrasti in materia di educazione.
Tutti i ruoli adiacenti sono soggetti al problema della gestione delle frontiere e della definizione degli spazi individuali. I giovani genitori lamentano a volte talune “invasioni di territorio”. Nella gestione dei rispettivi territori è sempre in agguato una serie di piccoli malintesi, sotto forma di significati attribuiti alle parole e ai comportamenti altrui e suscettibili di complicare e offuscare un po’ le relazioni nonni-genitori. I nonni, dal canto loro, possono trovare più o meno facile adattarsi alle limitazioni di territorio che vengono loro imposte. E’ importante ricordare che sia i genitori che i nonni stanno imparando un nuovo mestiere e può risultare molto utile fare di tanto in tanto qualche chiacchierata sulle rispettive scoperte e sui confini dei rispettivi territori.
Nelle famiglie esiste una rete sotterranea di attese reciproche con il loro corredo di diritti e doveri, espliciti e impliciti, che concorrono a strutturare le relazioni e a determinare il grado di soddisfazione reciproca. Spesso i giovani genitori hanno un’idea di cosa i nonni debbano fare per mostrarsi all’altezza del loro ruolo. Dal canto loro, i nonni pensano probabilmente che la nascita di un nipotino non debba necessariamente avere delle ripercussioni sulla loro vita.
I contrasti di punti di vista in materia di educazione sono il pane quotidiano delle interazioni tra adulti a proposito di cosa è bene fare o non fare con i bambini. Peraltro, i piccoli imparano molto presto a sfruttarli a proprio favore, chiedendo una determinata cosa a questo o quell’adulto a seconda di chi giudicano più condiscendente. È vero che i bambini hanno comportamenti diversi a seconda degli ambienti, degli interlocutori e delle situazioni. L’importante è che sia i genitori sia i nonni evitino di cercare di demolire ai loro occhi l’immagine degli eventuali assenti. È controproducente in tutti i sensi. L’ideale sarebbe che genitori e nonni fossero concordi su un certo numero di norme fondamentali.
Il motivo di conflitto può ricondursi spesso alla stessa origine: i genitori, oggi nonni, non riconoscono ai propri figli fino in fondo il ruolo di adulti. Magari non è sempre vero e non è sempre così evidente, ma normalmente il conflitto deriva proprio da questa sensazione della generazione di mezzo di non venir riconosciuti come genitori, come adulti e come persone indipendenti. Forse, perchè in moltissimi casi, i figli, anche se diventati a loro volta genitori, non sono proprio del tutto indipendenti, non tanto economicamente, anche se a volte, purtroppo, può determinarsi anche una dipendenza economica di una famiglia da quella di origine, ma spesso come organizzazione e come gestione del tempo. Appoggiarsi molto alla generazione precedente, sottopone in modo costante al giudizio e all’esame dei nonni dei nostri figli.
Come affrontare i conflitti con i nonni
Quando qualcuno si occupa dei nostri figli, siano essi i nonni, una tata o una baby sitter, è abbastanza normale che si presentino dei conflitti. La situazione con i nonni può essere quella che ci mette più a dura prova, in quanto può riportare alla luce problemi di rapporto tra noi figli e loro genitori, e che ora riemergono in tutta la loro forza. La frustrazione di vedere che i nostri genitori ignorano le nostre indicazioni, contestano apertamente i nostri metodi, ci tolgono autorità nei confronti dei nostri figli, può far riemergere una serie di conflitti irrisolti propri della fase adolescenziale.
I nonni non dovrebbero essere considerati i meri sostituti dei genitori, anzi è importante che venga loro riconosciuto un ruolo del tutto unico, senza dimenticarsi che continuano ad essere “i genitori dei genitori”. E in quanto tali non possono sostituirsi a loro sollevandoli dalla fatica, ma al contrario possono chiedersi “In che modo posso aiutare mio figlio a fare il genitore?”. Da qui l’importanza del nonno di fare un passo indietro, aiutando il genitore ad assumersi le sue responsabilità, a fare il suo tentativo con il bambino, non dicendo “Si fa così”. Questa forse è la vera fatica.
La fiducia e il rispetto reciproci sono la premessa. Parliamo di aspetti importanti che, però, si mostrano nei piccoli gesti quotidiani, nel rispettare le scelte altrui anche se non si condividono in pieno, nel chiedere e dare consigli senza sentirsi giudicati o inadeguati, nell’accettare la diversità dei punti di vista senza delegare e senza sopraffare. Reciprocamente.
Nonni e genitori hanno ruoli diversi nei confronti del bambino, ma non è una lotta di potere, piuttosto una questione di responsabilità diverse.
La nascita di un bambino dà un nuovo nome a tutti i membri della famiglia, ma anche una nuova funzione. I genitori si trovano a doversi inventare un nuovo cammino, ma anche per i nonni è un’esperienza nuova. È un percorso inedito per tutti che mette in gioco emozioni ma anche preoccupazioni, dubbi e fatiche.
Semplificando molto possiamo forse dire che i genitori hanno la responsabilità dell’educazione quotidiana dei propri figli, l’educazione alle regole e alle situazioni di vita che la famiglia affronta. Hanno la progettualità principale su di loro.
I nonni, pur inevitabilmente avendo dei compiti importanti anche nell’educazione, hanno tra le responsabilità fondamentali per la crescita del nipote quella del racconto delle storie di famiglia. Sono la memoria vivente della famiglia allargata, sono i detentori della sua storia, una storia di legami che durano nel tempo.
I nonni creano con i nipoti un legame del tutto diverso da quello che hanno creato in passato con i figli. Questo è semplicemente un segnale che il ruolo e le responsabilità dei nonni sono diversi dai loro, e questo è perfettamente coerente, per quanto a volte faticoso da gestire nella quotidianità. A volte sarebbe utile che anche i nonni, però, ricordassero, quanta fatica si fa ad essere genitori…
La situazione ideale, ma non sempre realizzabile, è che i genitori di comune accordo definiscano insieme quali sono le regole (poche e chiare) che vorrebbero i loro figli seguissero anche in presenza dei nonni. Ciò su cui è importante per loro “lavorare” tutti insieme in quel momento, ciò su cui vale la pena incanalare le energie e le fatiche (di tutti!) perché passino come valori ai figli. Possono chiedere, pertanto, ai nonni di condividere e mantenere queste regole anche quando il bambino è solo con loro. Ci deve, però, essere buon senso: i genitori non posso dare troppe regole, né al bambino, né ai nonni. I nonni, allo stesso modo, dovrebbero comunicare quali sono le regole per loro imprescindibili che vogliono che i bambini rispettino quando sono soli con loro.
È importante che tra adulti ci sia confronto e rispetto delle regole dell’altro ed un passo indietro lo devono fare anche i genitori quando i nonni si occupano del nipote.
Su tutto il resto, invece, ognuno avrà i propri metodi educativi, siete persone diverse, con idee diverse. E se i genitori e nonni hanno fiducia reciproca riusciranno anche a comprendere come per i bambini vivere in ambienti diversi con regole diverse è arricchente. Ciò che confonde i bambini non è ricevere da persone con cui hanno relazioni diverse regole diverse. Sono molto competenti in questo senso e per loro non è difficile comprendere che con persone diverse o in ambienti diversi le regole cambiano, anzi. Quello che li può confondere davvero è sentire tensione e assistere allo screditamento reciproco tra figure per loro importanti e alle quali sono affezionati: genitori e nonni.
Le regole base sull’educazione dei figli spettano sempre ai genitori, non ai nonni. Se una mamma e un papà scelgono una linea educativa, questa dovrebbe essere accolta e rispettata anche dai nonni; questo non vuol dire che bisogna fissare degli schemi fissi e rigidi in cui incasellare amici e parenti come dei soldatini, significa solo che se mamma e papà dicono BIANCO, nessuno deve dire NERO, né davanti ai bambini né di nascosto. Si può solo discutere, tra adulti, sulle eventuali sfumature di grigio da concedere e sui motivi che hanno portato i genitori a fare quella determinata scelta. Il rischio educativo è molto alto: si rischia di minare l’autorevolezza dei genitori, facendoli passare per degli stupidi, e di far passare la casa dei nonni per il paese dei balocchi dove, si sà, se ci si resta troppo si diventa asini. Ovvio che le scelte educative possono non essere pienamente condivise, ma prima di minare con agiti apparentemente innocui le regole e i confini imposti dall’altra parte, bisognerebbe fermarsi e pensare“che messaggio sto passando a mio figlio/mio nipote?”. Il più delle volte il messaggio sotteso è “ti dimostro che noi siamo meglio di loro”, ma essere genitori e nonni non dovrebbe diventare una gara a chi conquista il posto più alto nell’indice di gradimento del bambino.
I bambini devono capire che c’è un alleanza tra gli adulti, se esiste davvero.
Nonostante tutto a volte il conflitto è inevitabile. Come affrontarlo? Possibilmente non davanti ai bambini, e non con battutine e frecciatine. Il bambino, soprattutto se piccolo, non può ancora comprendere il sarcasmo, ma avverte chiaramente la tensione e l’ambiguità. Se il conflitto avviene davanti al bambino è importante che venga ripreso in un secondo momento con calma, spiegando che a volte anche gli adulti litigano. Allo stesso modo è importante ed educativo che assistano anche alle fasi di riconciliazione.
Fermo restando quanto detto sopra sull’importanza del rispetto delle regole stabilite dai genitori, è anche vero che il bello dei nonni è il poter essere complici nelle marachelle e in missioni super segrete in cui sperimentare qualcosa che mamma e papà non farebbero mai. Ricordiamoci, quindi, che la pazienza è un’arte che non dovremmo smettere mai di affinare!
Costruire una relazione serena ed equilibrata con i nonni non solo è fondamentale per mantenere buoni rapporti con la propria famiglia, ma è indispensabile per far sì che i nostri bambini possano crescere circondate dalla compagnia e dall’affetto delle persone che, dopo di voi, gli vorranno più bene di chiunque altro. Certo, a volte ci vuole buona volontà e un pizzico di tolleranza in più del previsto, ma è sufficiente vedere come brillano gli occhi dei nostri cuccioli quando vedono il nonno e la nonna per essere sicuri che si sta percorrendo la strada migliore.
Bibliografia
Fonte: http://www.folignano1.org/wp-content/Progetti/www.pereducareunbambino.it/wp-content/uploads/2013/11/NONNI.doc
Sito web da visitare: http://www.folignano1.org
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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