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Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
Dott.sa Serena Giovenzana
BAMBINI: ISTRUZIONI PER L’USO
Quando andiamo a comprare un qualsiasi elettrodomestico anche semplice semplice il cui uso comune permette di utilizzarlo anche senza troppe spiegazioni, troviamo la commessa del negozio che ci spiega come usarlo e non contenta ci dà perfino il libretto delle istruzioni. E c’è di più non le passa nemmeno per la testa di darci un libretto di una marca diversa visto che poi ogni marca ha il suo modo per istruire all’uso dello stesso strumento … ma quando “compriamo” un neonato, una delle cose più fragili al mondo e bisognose di cure attente … neanche l’ombra di una commessa che ci porga con un sorriso il libretto delle istruzioni! E si che i bambini sono un po’ più antichi degli elettrodomestici… l’ostetrica ci liquida con qualche manovra che lei … e solo lei sa fare tenendo il bambino in una mano… i nonni (soprattutto le nonne) sanno più di noi e poi …
IMPARARE AD ESSERE GENITORI
Non è mai stato facile allevare un bambino, educarlo, vivere accanto a lui cogliendo tutta k
ricchezza di questo rapporto. Ma ora ci sembra particolarmente difficile perché sappiamo che
primi anni di vita sono decisivi: le esperienze infantili condizionano il carattere, influenzano le
scelte future, prefigurano gli obiettivi e lo stile di vita.
Questa diffusa consapevolezza si traduce spesso in senso di responsabilità e in desiderio di saperne
di più sui bambini, sulle modalità e i rischi che ogni crescita comporta.
Sono ormai molti i genitori che, per affrontare un compito così determinante per il destino
individuale e collettivo, cercano di affinare la loro sensibilità e accrescere le loro competenze
preparandosi per tempo all'impresa, senza trascurare alcuna occasione per imparare e per
interrogarsi. È vero che le generazioni precedenti sono cresciute senza ricorrere a manuali ed
esperti, ma la vita era molto diversa: gli scambi tra generazioni erano frequenti e ravvicinati. In
famiglia i ragazzi assimilavano un certo "saper fare" con i più piccoli, vivendo quotidianamente cor
loro, in mezzo a una schiera di fratelli, cugini, vicini di casa. Ora invece si può diventare genitori
senza aver mai preso in braccio un neonato o sgridato un bambino.
PRIMO BISOGNO: UNA BUONA RELAZIONE
La società odierna ci offre innumerevoli prodotti di consumo che si esauriscono nella soddisfazione
di artificiosi bisogni corporei. Questo modello risulta eccessivo e insufficiente perché il primo e i
più importante bisogno di un bambino è quello di instaurare una buona relazione con gli adulti che
lo accudiscono, in primo luogo con i genitori.
Un'esigenza tutt'altro che facile da soddisfare. Di fronte alle imprevedibili e perentorie richieste d
un bambino vi è allora la tentazione di trovare soluzioni rapide e sicure come quelle suggerite dì
manuali tecnici di tipo professionale, ma nei rapporti umani è inutile cercare un ricettario che
prescriva in ogni circostanza che cosa pensare o dire o fare, offrendoci la soluzione precostituita d
tutti i problemi.
INDIVIDUALITÀ E AMBIENTE
Ogni bambino è diverso dall'altro e ci sia aspetta dai genitori un atteggiamento che nasce dall'esclusività del loro rapporto. Come dimostra l'impossibilità di trattare i figli tutti allo stesse modo. Ciò che si chiede a un genitore non che possieda la risposta giusta come nei quiz ma che sii disposto a cogliere i messaggi che il bambino attraverso vari segnali gli invia. L'atteggiamento di disponibilità e ascolto è più importante delle soluzioni escogitate tanto che i bambini sanno essere molto indulgenti con i genitori maldestri e pasticcioni se li sentono animati delle migliori intenzioni. Quando poi insorgono difficoltà di comportamento, i genitori più premurosi e attenti si rivolgono al pediatra o allo psicologo perché curi il bambino. Ma è troppo facile attribuire al piccolo ogni responsabilità. I problemi non sono certo soltanto suoi, coinvolgono piuttosto tutto il sistema di comunicazioni nel quale è inserito. Con questo non ci si aspetta che i genitori si mantengano in ogni occasione, lontani e imperturbabili come gli dei. Qualora esistesse, il genitore perfetto sarebbe dannoso perché non permetterebbe mai al figlio di staccarsi da lui. Accontentiamoci dunque di essere, come suggerisce lo psicologo Donald W. Winnicott, genitori .."sufficientemente buoni". Cioè adulti disposti a considerare se stessi come parte in causa nelle difficoltà del bambino, e, se necessario, a mettersi in discussione ma anche capaci di apprendere dall'esperienza in modo da non ripetere i medesimi errori. E' importante riflettere sulla complessità delle questioni che si pongono quando in casa c'è un bambino. Ma non è tanto importante vedere tutto, quanto riconoscere che tutto non si può vedere. Non crediamo come gli stoici che i bambini nascano buoni e la società li corrompa. Vi è, in ogni nuovo nato, un corredo di amore e di odio, di curiosità e di paura, di disponibilità e di rifiuto che gli adulti possono soprattutto indirizzare verso mete positive o negative, il bambino non è creta inerte nelle nostre mani, ma ci attira, seduce o allontana con capacità comunicative che plasmano e mutano gli scambi che intrecciamo con lui.
Non per questo il rapporto adulto-bambino è automaticamente paritetico: il potere dell’adulto è indubbiamente predominante. Ma sta a lui ridurre il divario, senza tuttavia annullarlo, perché i bambini non sanno che farsene di genitori immaturi quanto loro. Né di genitori lontani e intransigenti, talmente affascinati dal figlio ideale da non accorgersi di quello reale.
CRESCERE INSIEME
La spinta a diventare grandi dei genitori non sempre coincide con le competenze e le capacità del bambino. Bambini e ragazzi davanti alle pressioni genitoriali si tirano indietro, si bloccano. Se le aspettative sono sproporzionate rispetto alle caratteristiche del figlio e alla fase evolutiva vivrà il disagio di trovarsi costretto in un immagine che non gli appartiene. Con la conseguenza di sviluppare un disagio psicologico.
AIUTARLI A CRESCERE
I cuccioli della nostra specie nascono inetti e vulnerabili e rimangono così a lungo dipendenti dalle cure materne, che la sicurezza costituisce il primo requisito della loro sopravvivenza. Per crescere
Hanno bisogno di essere sorretti da un sentimento profondo di fiducia, alimentato da un'accettazione senza riserve, dalla garanzia di sentirsi amati per ciò che sono e non per ciò che dovrebbero essere.
In particolare nei primi anni di vita, l'educazione può aiutarli a crescere favorendo e incoraggiando
l'espressione delle loro potenzialità, piuttosto che interferire, con indebiti interventi, su processi
evolutivi che, pur seguendo tempi e percorsi diversi, finiscono poi per approdare, salvo incidenti di
percorso, alla medesima meta: l'autonomia.
Solo se avremo compreso i_motiyj_ch£. li inducono a piangere, a fare i capricci, mentire o dire
parolacce, sapremo come, comportarci, senza reagire automaticamente seguendo impulsi, pregiudizi
o generici suggerimenti "tecnici".
Le risposte prefabbricate sono tanto più inadeguate in quanto il bambino cambia, in particolare nei
primi anni, con una velocità tale da indurci a mutare, di giorno in giorno, valutazioni e metodi
educativi.
Lo stesso capriccio ha un significato molto diverso se accade a due o a quattro anni, di
conseguenza, la nostra reazione non può essere la stessa. Importante che inducano a riflettere sulla
sua relazione con il bambino.
Molti conflitti possono far soffrire i nostri figli e molti sviluppano disagi perché non siamo riusciti a trovare una soluzione che funzioni ma non tocca però ai genitori improvvisarsi terapeuti ma fare il proprio lavoro che spesso è ... alquanto più difficile.
IL RUOLO DEL PADRE
Un ruolo che ha subito enormi cambiamenti nel corso degli ultimi decenni. Sono pionieri che devono risolvere da soli i propri problemi. Il passato influenza. E' una figura di sostegno importante ma può dare alla madre la giusta misura e prospettiva per riportare nei termini l'eccessivo attaccamento. Il suo crescente coinvolgimento è importante per lo sviluppo del bambino, contribuisce ad accrescere l’immagine di sé del bambino (importante soprattutto in adolescenza). Imparare a fare il genitore significa imparare dagli errori non dai successi e quando ciascun genitore è pronto ad identificarsi con l'altro e a sostenerlo nei suoi errori è vantaggioso per il bambino. Ma è anche importante che i genitori non sempre siano d'accordo. Danno una possibilità al bambino di poter pensare diversamente.
LO SVILUPPO DAI 2/3 AI 5/6 ANNI
E' utile sapere qualcosa sulle fasi normali di sviluppo di bambino ma l'età media in cui i bambini fanno certi progressi non deve essere presa troppo alla lettera. Ci sono enormi variazioni tra un bambino e l'altro e non per questo ci si deve preoccupare.
COMPITI EVOLUTIVI A 3 ANNI - 3/4 ANNI - 4/5 ANNI
COME PENSA UN BAMBINO
Un bambino pensa come un adulto?
La risposta è NO un bambino prova emozioni intense e agisce secondo queste.
In questi anni i bambini sono le loro emozioni e provano emozioni foltissime bisogna aiutarli a dare
parole e senso alle loro sensazioni
LA SCUOLA MATERNA
Come mai a 3 anni?
Il bambino a questa età (tra i 3 e i 4 anni) può essere pronto per questa nuova esperienza, ma
quando si presenta concretamente, può produrre molto strazio in lui e nella sua mamma Di sicuro il
bambino a questa età avrà già fatto esperienza di brevi separazioni (parenti, vicini, ricoveri o uscite)
e tutte queste situazioni avranno dato ai genitori l'opportunità di osservare il modo in cui il bambino
riesce a fronteggiare l'esperienza della separazione.
COMPITI DELLA SCUOLA MATERNA
• Educare
• Aiutare lo sviluppo del bambino.
• Imparare a stare con gli altri bambini.
• Aiutare il bambino a sviluppare capacità sociali più che cognitive. Marco
• Preparare al passo successivo.
PERIODI DI REGRESSIONE
Molti bambini si adattano bene all'inizio ma poi mostrano segnali di regressione. II bambino potrà ricominciare a bagnarsi e sporcarsi, può darsi che cominci a fare capricci per mangiare o a passare delle brutte nottate. Mostrerà un certo risentimento verso la madre quando va a prenderlo manterrà le distanze invece di correrle incontro come lei si aspetterà. Michele
Il bambino accumula una tensione che poi dovrà scaricare. Il bambino prova sentimenti opposti negativi e positivi e conserva quelli più importanti per i genitori.
AMORE e ODIO
Una delle cose più difficili è accettare i sentimenti contrastanti che si provano nei confronti della
stessa persona tanto amiamo il nostro bambino tanto vorremmo "strozzarlo" in alcuni momenti.
Capita a tutti di perdere la pazienza e dare qualche sculaccione. Così come il bambino spesso
esprime sentimenti di odio nei nostri confronti. Dobbiamo capire che fanno parte del nostro essere.
Anche i genitori si arrabbiano e il bambino è rassicurato che sono esseri umani che talvolta
esplodono ma che il rapporto non rimane danneggiato.
Coscienza morale molto rigida: osservate i vostri bambini mentre giocano con i loro pupazzi, sanno
essere molto più severi e punitivi
È importante per il bambino osservare e apprendere i diversi modi di comportarsi della mamma, del papà e dell' insegnante.
IL RUOLO DELL'INSEGNANTE
Importanza del ruolo che può svolgere, in questo particolare momento della vita famigliare, la scuola materna. Azione preventiva che medi le possibili difficoltà relazionali, che supporti la famiglia sulle problematiche relazionali di riferimento della mamma anche per condividere contenere le ansie. La dimestichezza quotidiana degli educatori con i bambini, la loro competenza relazionale e la capacità di mediazione nei distacchi e nei ricongiungimenti possono rappresentare una realtà di sostegno significativa. Atteggiamento umano e scientifico. Ha la prerogativa unica di un'esperienza quotidiana e continuativa con il bambino e i genitori. Né pediatri, né psicologi, né pedagogisti hanno a disposizione questa esperienza prolungata, normale e contestualizzata. L'educatore svolge un ruolo unico per il bambino e la famiglia di consulente di normalità e professionista di vita quotidiana. Far crescere il bambino nel confronto, nella comprensione e nella accettazione.
Il percorso educativo ha come elemento fondamentale la comprensione e l'evoluzione del sé del bambino, quindi la costruzione della sua identità e delle competenze infantili. E' dell'educatore la capacità di individuare modalità attraverso le quali si formano si strutturano e si elaborano la coscienza, l'esperienza e la rappresentazione del sé.
PREOCCUPAZIONI FREQUENTI
Le domande che pongono i genitori quando vanno riprendere i loro bambini alla scuola materna riguardano spesso tre tematiche fondamentali per lo sviluppo del bambino:
'Ha mangiato? Ha dormito? Ha fatto il bravo?"
ALIMENTAZIONE Luca 4 anni
Mangiare non è una cosa semplice. Soprattutto nell’infanzia il cibo ha un valore essenzialmente
affettivo. Non si scambia solo nutrimento ma anche amore e affetto, emozioni,.
II cibo dopo la separazione che intercorre tra madre e figlio alla nascita, diventa il loro primo
oggetto di scambio. Il rapporto che ciascuno di noi instaura col cibo diventa una modalità di
comunicazione. Anche il desiderio o meno di mangiare è una chiave di lettura dello star bene o star
male in una relazione affettiva.
Il campo dell'alimentazione è una sorta di arena in cui genitori e bambino affrontano la battaglia tra
dipendenza e indipendenza. Non fare pressioni del tipo: "guarda cosa la mamma ha preparato per
te" "... .guarda come è brava tua sorella " "finisci tutto quello che hai nel piatto"
Non bisogna però cedere al suo gioco. Prova i limiti anche qui. "Questa volta si mangia questo, se vuoi altro te lo darò la prossima volta ". Se il cibo non è terreno di scontro a 4/5anni il bambino comincia a voler provare cibi nuovi. Può rifiutare quello che gli viene offerto, ma non sostituirlo con altro. Lasciare che si stanchi di mangiare il solito cibo non proporre sempre un' alternativa. Filippo 3 1/2
II bisogno di attirare l’attenzione, che si cela dietro il rifiuto del cibo non va sottovalutato. Molti genitori sottovalutano il non mangiare o mangiare troppo fino poi a spaventarsi quando il comportamento perdura. Cercare dei possibili significati relazionali e non sentirsi in colpa perché questo sentimento ostacola e non sostiene nell'offrire aiuto a un figlio. Alice 3 anni A tavola inizia a questa età la diffidenza verso colori o nomi. I colori è difficile camuffarli ma i nomi no. Inventare storie o personaggi che mangiano quei cibi ma se proprio non li vuole non è bene insistere ci proverete più tardi quando sarà più pronto. Magari lasciare il giorno in cui può scegliere lui il menù. Deve essere programmato mai improvvisato.
Se il bambino interiorizza un assenza di limiti si mettono a rischio alcuni importanti aspetti dello sviluppo che si possono esprimere a diverse età, nel rapporto col cibo ma che derivano da una problematica relazionale più ampia. Attenzione all'ansia. E' fondamentale non trovare subito una risposta immediata agli interrogativi solo perché non si tollera la propria ansia. Significherebbe spostare qualcosa che non va nella relazione, su qualcosa di concreto. Si privilegia l'avere e non l'essere.
Ascoltare non sono solo eventi del mondo esterno che costringono il bambino a fari i conti con la necessità di trasformarsi ma anche quelli che succedono nel mondo interno. Sul cibo si depositano molti conflitti della relazione genitori figli. Se i genitori riescono a non spaventarsi troppo hanno l'occasione di ascoltare e comprendere i bisogni del proprio figlio così da provare ad aiutarlo. Di fronte ai messaggi che mandano i bambini via cibo, i genitori non sono chiamati a rispondere subito ma invitati a ricevere il messaggio accogliere le implicazioni emotive a sintonizzarsi senza giudicare. Aiutarlo a superare l'istinto di agire sul cibo e a trasformarlo in una comunicazione verbale. Riuscire a rappresentarsi le proprie emozioni. Il bambino potrà imparare ad ascoltare ciò che turba solo se ha vissuto l'esperienza di essere stato ascoltato.
PRECURSORI PATOLOGICI
E' facile che le difficoltà che si verificano durante la primissima infamia se non vengono comprese comportino conseguente più tardi Una difficoltà nel controllo degli impulsi, l'incapacità di tollerare un vuoto potranno causare grossi disagi in adolescenza soprattutto per quanto riguarda problematiche di alimentazione.
SONNO
I primi mesi di vita del bambino sono molto frenetici soprattutto per quanto riguarda il sonno ma i due genitori sono pronti a ballare la notte per riaddormentare il loro piccolo e nel migliore dei casi questi problemi si risolvono nei primi tre mesi... ma se continuano? Nessuno dei due genitori è più così contento. Disperati ci si colpevolizza "dove abbiamo sbagliato?sarà viziata? Sarà l'ansia da separazione?" domande che spesso ci si pone dopo letture di manuali su come allevare un bambino.
II sonno occupa gran parte della vita fisica e psichica del bambino, è naturale che ne rifletta anche la salute, il benessere l’equilibrio. Ed è normale che a volte rappresenti il segnale di qualcosa che non va, che lo disturba. "Dorme poco, dorme male....e non ci lascia dormire" "Dorme troppo, dorme sempre...", l'importanza del sonno è simile a quella dell'alimentazione due funzioni intrecciate fra loro che spesso l'equilibrio o i disturbi dell'una si riflettono sull'altra.
Il ritmo del sonno cambia e si evolve nel corso di tutta la vita, un minor bisogno di sonno riflette un maggior interesse per il mondo esterno. Sarà più naturale per un bambino dormire e sognare bene, quanto più la fase di veglia si è svolta in un clima sereno ricco di stimoli positivi che appagano la curiosità senza stancare troppo. E' difficile per un bambino addormentarsi quando si sente troppo_ stanco o troppo eccitato (al contrario degli adulti nei bambini la stanchezza" serve da eccitante ). Meglio non esagerare con giochi chiassosi e stimolanti quando si sta per addormentare (esperienza
di mamma in vacanza in luoghi affollati)
II sonno è il termometro dello stato di tranquillità, agitazione, ansia e tensione che c'è in famiglia. Prima o poi per quasi tutti i bambini l'ora di andare a letto diventa un problema. La sera, il momento della giornata in cui il bambino ha raggiunto il livello di massima sopportazione, il bambino diventa sempre meno organizzato è il segnale cha ha bisogno di qualcuno che lo tranquillizzi e lo metta a dormire. Solitamente è più nervoso la sera perché ha bisogno di lasciarsi andare e pochi lo sanno fare da soli hanno bisogno dell'intervento dei genitori. Spesso i bambini hanno bisogno di essere accompagnati, non si può passare da attività frenetiche e giochi al sonno meglio prepararlo gradualmente dedicandosi a qualche attività più calma e rilassante che spesso si avvale di rituali che sono ripetitivi e per questo rassicuranti per il bambino: carillon, giocattolo preferito, favole. Poi sarebbe meglio metterlo nel lettino quando è ancora sveglio, e lasciare che si addormenti da solo. Lo scopo dei genitori deve essere quello di aiutarlo a sviluppare un suo modello comportamentale da utilizzare per addormentarsi. Ciò può richiedere tempo ma ne varrà la pena. Non bisogna aiutare il bambino ad addormentarsi o prendere parte ai suoi tentativi da farlo.
COME FARE?
Importanza del creare dei rituali: bagno, favola e lasciargli qualcosa con cui si possa consolare. Se piange è fondamentale entrare nella stanza ma non toccarlo solo parlargli con amore senza urlare o arrabbiarsi. Quando c’è una problematica è importante trovare la causa e risolverla. Se il
problema ha una causa psicologica proverà paure e farà fatica a dormire anche di giorno non solo di notte. Il bambino dovrà acquisire la capacità di autoconsolarsi un deficit di questo potrebbe portare in futuro ad aver bisogno di qualcosa di concreto per consolarsi e da qui il ricorso a sostanze. Educare e soprattutto rieducare al sonno non sarà facile vi scontrerete con pensieri del tipo: "cosa staranno facendo a quel povero bambino" "siete sicuri di quello che fate?"
Se vomita e urla rassicurarlo dando senso al suo comportamento di espressione di rabbia e disappunto ma rassicurarlo sul bene che gli volete e per questo deve imparare a dormire da solo.
Spesso ci sono estremi bambini dormiglioni, bambini attivi. Se non mostrano segni durante il giorno di disagio: irritabile, assonnato, assorto, ma ha un buon livello di crescita ed è attivo non bisogna preoccuparsi.
RIFIUTO DI ANDARE A DORMIRE
Solitamente dietro al rifiuto di andare a letto si cela una richiesta di aiuto di mantenere vivo e presente un qualcosa che lui pensa di perdere. Vorrebbe continuare a partecipare alla vita famigliare e ciò rispecchia l'ansia di abbandono e la paura che tutto possa svanire nel nulla.
RISVEGLI NOTTURNI Elisa
Tutti insieme nel lettone? La cosa migliore è che il bambino dorma da subito, non solo nel suo letto, ma nella sua stanza. È un ricatto infantile che non nasce in modo autonomo ma viene suggerito dal
comportamento dei genitori. È una forma di promiscuità che tende ad accentuare la dipendenza dai genitori, rende più difficile il processo di separazione e la conquista di una autonomia. £ avvalora fantasie dell'illusione di poter sostituire il padre o la madre, o di poterli separare. A 3 anni le cose cambiano e sarà lui tendente a volersi intrufolare nel lettone complice la scoperta delle differenze sessuali e l'emergere di fantasie edipiche. In questa fase è importante stare al gioco ma non far si che queste fantasie diventino una realtà. Eccezioni alla regola: eventi particolari, domenica mattina.
Tommaso 3 anni
Spesso ci sono estremi bambini dormiglioni, bambini attivi. Se non mostrano segni durante il giorno di disagio: irritabile, assonnato, assorto, ma ha un buon livello di crescita ed è attivo non bisogna preoccuparsi.
TURBE DEL SONNO
Si manifestano in modo molto frequente tra i 3 e i 6 anni e solitamente non sono gravi.
Sonnambulismo. Incubi. Fobie notturne. Bruxismo. Dondolio.
TV O FIABA? Le fiabe ripropongono le fantasie ma le raccontano lentamente, le rappresentano e offrono un effetto liberatorio, la tv mette di fronte agli occhi la realtà dura e cruda e toglie la possibilità di elaborazione fantastica ... sviluppo del pensiero.
DISCIPLINA REGOLE
Disciplinare significa insegnare...non punire. La punizione può essere una parte necessaria purché avvenga dopo il comportamento sbagliato, di breve durata e che rispetti i sentimenti del bambino. Una disciplina costante non è una minaccia alla personalità del bambino ma fa parte del compito del bambino di apprendere cose su se stesso. L'obiettivo è l'autodisciplina: nel percorso dall'esplorare per provare l'esperienza dei limiti, provocare per ricevere un chiaro segno su ciò che si può o non si può fare, all’interiorizzare tali limiti. Quando i genitori sono indecisi il bambino lo sente e ripete o accentua il comportamento. E' però importante riservare la disciplina per le situazioni importanti. E' un compito difficile per i genitori.
Se certe rigidità e educazioni autoritarie del passato erano fonte di sofferenza anche grave, forse oggi si enne il rischio opposto, quello di non stabilire sufficienti regole di cui i bambini, ma anche i genitori, hanno bisogno.
Dal secondo anno di vita in poi la disciplina diventa importante e deve essere intesa come progetto educativo a lungo termine. Oltre all'amore il senso della disciplina è il secondo regalo importante che i genitori possono fare al loro bambino.
Spesso ricorrono le seguenti domande: "A che età è giusto insegnare le regole?" "Cosa è troppo severo?" "Cosa è giusto?". Che fare? Si tratta di stabilire le prime regole, i primi divieti che sono alla base della disciplina infantile. Spesso si provano sentimenti conflittuali sul come impartire regole e limiti e spesso alcuni genitori sono combattuti per la loro esperienza personale di rigidità. Dire no viene visto come una forma di cattiveria nei confronti dei figli, il genitore per paura del conflitto inibisce le reazioni se papà è mamma evitano di giocare la forza aggressiva ostacolano il processo di separazione. Importante poter esprimere tutti i sentimenti. Dove si disconosce la funzione del limite e si evita il conflitto bambini e ragazzi vanno in crisi.
Nelle varie fasi dello sviluppo si possono manifestare comportamenti che sembrano troppo aggressivi, fuori controllo ma che sono invece del tutto normali. Questa fase evolutiva è "salutare" per il bambino e necessario che ci sia per affermare se stesso sviluppare una propria personalità e separarsi dai genitori... "no, io sono io, diverso da te!".
Se in queste fasi di esplorazione la reazione dei genitori è esagerata si rischia di consolidare tali atteggiamenti. I bambini devono poter provare tutti i tipi di comportamento aggressivo. A una certa età mordono, danno pizzicotti, dicono bugie, rubano o usano un linguaggio inaccettabile proprio come in età successive proveranno a fumare, a fare sesso e stare alzati fino a tarda notte. Queste "sperimentazioni" possono non celare cattive intenzioni quando compaiono per la prima volta, e se gli adulti reagiscono a esse in modo eccessivo il bambino potrebbe chiedersene il motivo così proverà ancora quel comportamento per il bisogno di capire perché la prima volta ha scatenato quella reazione esagerata.
Spesso le esplosioni di rabbia sono incontrollabili e sembrano immotivate ma non è così. Di solito una ragione c'è e va compresa. Per esempio quando si vuol togliere al bambino qualcosa che a torto o a ragione considera di sua proprietà “è mio” la bambola, il pupazzetto o la macchinina del compagno bisogna considerare che l'idea di possesso e giustizia non appartengono ancora al bambino che è in una fase di "egocentrismo infantile" per lui esiste solo un punto di vista: il suo. E quando gli si da un oggetto lo tiene e ci gioca lo sente suo e questo basta nella sua fantasia per acquisirne le proprietà.
Spesso capricci molto noiosi e frequenti hanno l'intento di attirare su di sé l'attenzione. Le ragioni sono diverse cercare di capirle aiuta il bambino e il genitore senza limitarsi al castigo : "hai fatto i capricci e non ti porto....". Così lo si ammaestra non lo si educa. Spesso accadono in luoghi pubblici dove ci vuole fermezza e a volte contenimento fisico. Invece quando si è in una situazione più tranquilla a casa sarebbe meglio se lo si lasciasse sfogare allontanandosi da lui e lasciandolo solo magari con i suoi giocattoli e in un secondo momento parlare dell'accaduto. Non mostrarsi mai freddi ne risentiti serve solo a far sorgere sentimenti di colpa non adeguati lui sta imparando e non va sottovalutato il suo sforzo.
Nella maggior parte dei casi è bene dare spazio alla parola non solo per sgridare il bambino e comunicargli il nostro disappunto, la nostra delusione. Ma per fargli capire che può esprimere le sue recriminazioni così che imparerà che gli scoppi di rabbia possono essere trasformati in richieste verbali.
CAPRICCI
I capricci sono dovuti ad un conflitto interno e solo lui può risolvere l'indecisione che ci sta dietro la lotta tra dipendenza e indipendenza. Quando avrà imparato a gestire questo contrasto sarà un bambino più forte e sicuro. Sono il riflesso di inquietudini interne l'unico aiuto può essere il sostegno non l'intromissione. Se ci si allontana i capricci svaniscono tornare e dire "mi dispiace ma non posso aiutarti più di così ti voglio bene ma te li devi gestire da solo" dare l'opportunità al bambino di gestirseli da solo non è abbandonarlo. Un bambino che non fa mai i capricci diventerà un adolescente o un adulto volubile e impulsivo, che dovrà elaborare tutta la sua inquietudine in un periodo successivo.
CASTIGHI E PUNIZIONI
Castighi e punizioni dovrebbero essere la conseguenza di un patto che il bambino infrange quando trasgredisce una regola non possono essere una forma di giustizia improvvisata. Per questo è importate stabilire delle norme "familiari" . "Questo non si fa.. se ti comporti ancora così ci sarà un castigo". A 2 anni è meglio essere il meno punitivi possibile il bambino non capisce a 4 anni comincia a comprendere il significato delle punizioni. Sa che una causa ha un effetto. Non
dimenticarsi mai il castigo è importante mantenere le promesse in positivo e in negativo Non basta dire al bambino quello che si ha intenzione di fare ma "fare quello che si dice". Linee educative diverse confondono sarebbe meglio condividerle anche se entro certi limiti le diverse reazioni dei genitori permettono al bambino di capire che non ci si deve aspettare la stessa reazione da tutti che esistono modi diversi di pensare. Importante quando un genitore sbaglia ammetterlo si passa un immagine meno idealizzata di sé e più realistica.
Eccessi educativi: quando vengono date punizioni fisiche si trasgredisce come genitori alla regola del… non si picchia mai nessuno" tanto meno un bambino siamo essere umani e capita a tutti di perdere la pazienza ma bisogna stare attenti a perdere il controllo ci si mette sullo stesso piano del bambino questa scarica di impulsi potrebbe spaventare il bambino e non gli insegnerebbe a controllarsi inoltre inizierebbero a credere nella violenza come metodo per risolvere i conflitti. Punirlo non è corretto stabilire dei limiti e insegnare al bambino a rispettarli. Disciplina è affetto. Emerge quindi la necessità di pianificare in anticipo quello che si deve fare.
RICATTI E MINACCE
Ricatti e minacce: 1’offerta di qualcosa in cambio confonde l'idea dei valori attenzione a non fare ricatti che coinvolgono i sentimenti. Le vecchie minacce del bau bau e del lupo cattivo sono state sostituite da personaggi più moderni ma sono pericolose perché rischiano di confondere il bambino già conteso tra la realtà e la fantasia. Lo dirò a papà... meglio condividere questi ruoli e farsi rispettare anche come mamma.
I genitori che continuano a rimproverare il bambino e lo puniscono in modo eccessivo rischiano di proiettare su di lui un’immagine negativa di se stesso.. E di costruire così la figura del "bambino cattivo" che il piccolo farà propria non avendo a disposizione altre immagini di se. Questa è un età in cui si costruisce la personalità di quello che sarà un futuro adulto è importante fare molta attenzione a non attribuire "etichette". Aggettivi del tipo "cattivo", "disastro" "sei sempre il solito", "ladro".... Meglio dire: "hai sbagliato a fare questo... questo non si fa ... ".
Come le punizioni anche le lodi vanno dosate,
BUGIE
Fino a 4/5 anni il confine tra realtà e fantasia è ancora molto labile così come la differenza tra vero e
Falso, per finta per davvero. Accusare un bambino così piccolo di essere bugiardo e castigarlo
significa affibbiarli un etichetta che difficilmente riuscirà a togliersi. Fargli capire che si sa che le
cose non stanno così e che la prossima volta non dovrà farlo più. Comunicargli: "non hai bisogno
di mentire. Ti voglio bene anche se non mi piace quello che hai fatto."
Spesso raccontano storie fantastiche si può seguirlo aiutandolo a fare delle distinzioni magari con
affermazioni del tipo: "come sarebbe bello se fosse vero".
FURTI
Ogni cosa appartiene a un bambino di 3/4 anni fino a quando qualcuno non gli dice diversamente. Questo è un comportamento esplorativo mirato al possesso e non un segnale dell'essere cattivo. Anche in questo caso è necessario non etichettare il bambino come se fosse un ladro E' bene utilizzare ogni episodio come opportunità di insegnamento. La maleducazione in un bambino è segno di inquietudine interna va compresa. Le parolacce o le parole sporche spesso hanno un intento provocatorio al quale sarebbe bene non rispondere.
Fonte: http://www.santinodenova.altervista.org/PSICOLOGA_files/bambini%20e%20genitori.doc
Sito web da visitare: http://www.santinodenova.altervista.org
Autore del testo: sopra indicato nel documento di origine
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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