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La costruzione sociale dell’infanzia
L’infanzia è stata idealizzata, descritta come mancanza che andava colmata dai genitori e fino al Medio Evo è stata considerata come corporeità, ma come assenza di psiche, anima e personalità. A partire dal ‘500, con il rifiuto della malattia e la mortalità infantile diviene un fenomeno da contrastare. Solo nell’Europa del XVII e XVIII sec. il modello di infanzia si trasforma in un vero e proprio progetto. Maine (1864), descrive il passaggio dall’immagine al progetto come passaggio da status a contratto.
Il Problema dell’infanzia si trasforma, da quello di riproduzione di un ruolo (derivato dallo status) a quello di progettazione di un individuo capace di svolgere una pluralità di ruoli.
1° Cap – Natura, socializzazione, identità
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La prospettiva dell’ordine - Durkheim |
Gli studi sociologici, fino agli anni ’80, hanno dimostrato scarso interesse per il bambino in sé, facendo coincidere il discorso sull’infanzia con l’analisi del processo di socializzazione. Un’eccezione è rappresentata da Bambini non si nasce 1980 di De Lillo, Rivolsi e Schizzerotto.
Per D. la scuola quale agenzia educativa è più importante della famiglia e il bambino è visto come tabula rasa, e soggetto passivo. |
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Un soggetto a sovranità limitata - Parsons |
Nel filone funzionalista un altro teorizzatore della preminenza del sociale sulla personalità dell’individuo è Parsons, anche se meno rigido di D., poiché, P. individua elementi di riconoscimento del socializzando come soggetto che partecipa attivamente al proprio processo di socializzazione. P. individua la famiglia come primaria agenzia di socializzazione. La famiglia costituisce il primo sottosistema sociale del quale il bambino fa parte. Per P. la famiglia è importante per 2 motivi:
Secondo P. un fattore fondamentale per l’esistenza della famiglia nucleare è l’alternarsi di 2 tempi:
Per P. il padre rappresenta la leadership strumentale e la madre la leadership espressiva. Nel momento in cui la famiglia non è più in grado di assolvere ai compiti della socializzazione, intervengono la scuola e il gruppo dei pari. Per P. l’infante è caratterizzato da:
Il bambino per soddisfare i suoi bisogni esce dalla condizione di oggetto di cura. Per P. c’è un’integrazione dell’ego in un ruolo complementare a quello dell’alter. P. concepisce il socializzando come essere non totalmente passivo, ma come soggetto che agisce. Tramite il processo di socializzazione il bambino acquisisce gli orientamenti necessari a un soddisfacente esercizio del ruolo richiesto. Questo processo si realizza in virtù di procedure motivazionali chiamate meccanismi di socializzazione. L’apprendimento si riferisce ad un processo di cambiamento della personalità, intesa come sistema, allorché questa acquisisce nuovi, valori, nuovi interessi. La socializzazione indica l’apprendimento di qualsiasi orientamento che abbia una significanza funzionale per il funzionamento di un sistema di aspettative complementari di ruolo.
Attraverso un atto esterno costrittivo, vengono interiorizzati gli orientamenti di valore; il soggetto solo dopo aver subito tale atto, è in grado di modificarli dall’interno della personalità. Per P. il mutamento sociale o lo sviluppo individuale, sono visti come momenti di passaggio. Quando il passaggio da uno stato all’altro è compiuto e la trasformazione è avvenuta, si passa ad una fase di integrazione. La differenziazione e la integrazione costituiscono i 2 momenti fondamentali della successione degli stadi di sviluppo.
L’ultima è la fase di latenza, con la quale il ragazzo acquisisce un ruolo indipendente e autonomo.
L’equilibrio del sistema della personalità e del sistema sociale è garantito dai meccanismi di difesa e di adattamento. Per P. il bambino diviene deviante solo quando rimane fermo per tropo tempo in una determinata fase di sviluppo, ovvero ne esce prematuramente. |
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Un individuo interagente – Interazionismo simbolico: Cooley, Mead, Blumer |
Nella teoria interazionista la socializzazione non è interpretata come processo lineare, ma come un processo durante il quale dell’individuo impara a svolgere dei ruoli per mezzo di interventi repressivi e sollecitazioni creative, da parte degli agenti socializzatori, che determinano un adattamento dinamico. Il soggetto è collocato al centro dell’azione e la socializzazione è vista come un’interazione sociale tra attori. Lo spostamento del focus dal soggetto da socializzare ai soggetti socializzanti, è influenzato dalle teorie degli psicologi sociali. Il termine socializzazione viene sostituito con sviluppo e viene evidenziato come sin dall’inizio della vita è possibile attuare un’interazione. L’accento si sposta su un processo di socializzazione inteso come capacità di stabilire una relazione sociale. Attraverso l’interazione sociale l’individuo sviluppa la conoscenza di sé e il sentimento della propria identità.
Il Sé nasce dall’interazione sociale tra individui che fanno parte di un gruppo, il quale è preesistente all’interazione stessa..
M. intuisce che l’Io si può sottrarre alla convenzionalità del Me. Per M. il sociale non prevale sull’individuale (come per D.), ma teorizza una crescita contemporanea dei due grazie all’apporto creativo dell’individuo. Il processo si socializzazione è volto alla costituzione di una personalità capace di rappresentarsi i significati simbolici dei comportamenti particolari e universali propri della società.
La teoria di M. tenta di superare la dicotomia individuo-società. |
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Il percorso della psicoanalisi Freud, Jung, Wickes. |
La psicoanalisi freudiana, individua nell’infanzia il momento in cui cercare le origini degli aspetti problematici o direttamente patologici dell’individuo adulto. L’interesse di Freud per l’infanzia, inizialmente è legato alla ricerca delle origini della nevrosi che per F. era da ricercare nel trauma sessuale vissuto nell’infanzia. L’interesse è più sull’adulto che non verso il mondo infantile vero e proprio. |
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Tra bilogia e logica Piajet, erikson, Bowlby, Rivier |
Piaget pur avendo ripreso le idee di F. nel Il linguaggio ed il pensiero del fanciullo 1924, se ne distanzia quando pone l’enfasi sulla razionalità, invece che sull’inconscio (come faceva F). P. ne Il giudizio morale del fanciullo 1932 afferma che il maggior ostacolo per lo sviluppo del bambino è l’egocentrismo che si manifesta attraverso il linguaggio e che fino all’età di 11-12 anni, non esiste una vera comunicazione dialogica con l’altro.
Il soggetto si modifica attraverso le nuove acquisizioni esperienziali e all’inizio dello sviluppo questo processo è consentito dal funzionamento dell’intelligenza logico-operativa, successivamente attraverso l’intelligenza logico-formale (azioni coordinate e complesse).P. individua 4 stadi di sviluppo dell’intelligenza (teoria dello sviluppo dell’intelligenza):
Anche P. dà una grande importanza al gioco.
Le ricerche svolte soprattutto nei ’70 hanno ridimensionato l’importanza attribuita al rapporto madre-bambino, sottolineando come il contatto con altri bambini sia fondamentale nell’acquisizione dell’identità e di specifiche competenze. |
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Creatività e conoscenza Husserl, Schutz, Berger e Luckmann |
A partire dai ’70 è iniziato un lavoro di revisione delle teorie di Piaget e Bowlby.
L’intelligenza operativa di Piaget (bambino logico razionale), viene affiancato dal concetto di un bambino capace di relazioni precoci con diversi partners sociali. |
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Comunicazione e identità Habermas |
Con Habermas l’individuo migrante della fenomenologia, ritrova una dimora: la soggettività che si costruisce sulla forza e sulla stabilità dell’io e, che rimane tale anche in presenza di ristrutturazioni, causate dalle trasformazioni dell’identità. Per la costruzione della soggettività, H. vede nella razionalità comunicativa il medium che permette di riprodurre simbolicamente il mondo della vita e il mondo individuale. Le strutture della comunicazione e l’interazione simbolica sono i riferimento del suo modello della socializzazione quale processo di apprendimento dei ruoli. L’obiettivo da raggiungere nel processo socializzativi è la formazione dell’identità. Per H. la sociologia si occupa dei processi di socializzazione quando vuole indagare sulla formazione della struttura della personalità dei soggetti agenti stessi a partire dai processi socialmente condizionati. Un substrato (cioè l’organismo del neonato) viene penetrato da strutture sociali, fino al punto di poter soddisfare alle istanze di interpretazione dei ruoli e di operare in base alle norme vigenti.
I bambini tramite la socializzazione acquisiscono quelle capacità cognitive e motivazionali che li mettono in grado di interpretare dei ruoli sociali. Il concetto di ruolo rimanda ad una intersoggettività derivante da significati linguistici comuni, a norme che regolano la complementarietà delle aspettative a sanzioni che obbligano ad osservare le norme. Il soggetto agente appare solo in quanto portatore di un ruolo. H. critica la teoria dei ruoli di Parsone, perché ritenuta troppo rigida e perché non considera una rappresentazione soggettiva del ruolo. H. afferma che il soggetto agente in ruolo può esprimersi entro un possibile grado di libertà di azione.
La famiglia è il luogo dell’integrazione, costituisce l’ordine simbolico presupposto alla formazione dell’istanza normativa della coscienza morale. |
2° Cap – Educazione e immagini dell’infanzia
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Il laboratorio sociale |
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Il mutamento culturale prodotto dall’affermarsi della società industriale capitalistica, produce un cambiamento di atteggiamento nei confronti dell’infanzia. Si scopre l’affetto e la tenerezza. Già del XVI° sec. era in corso una rielaborazione sull’infanzia, alla quale, veniva attribuita anche la personalità. Ma quando gli viene riconosciuta un’anima, questa viene costretta all’interno del corpo. Nell’educazione si alterneranno tenerezza e severità. L’infanzia comincia ad essere idealizzata e staccata dal mondo adulto. Nasce un linguaggio sul fanciullo ed un linguaggio per il fanciullo. Bambino e primitivi sono stati spesso equiparati, perché più vicini alla sorgente originaria. |
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La diversità e l’autenticità – Locke, Rousseau |
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Locke aveva formulato l’idea della mente come tabula rasa, sulla quale l’esperienza può contribuire a formare l’individuo e relativamente al bambino, questo diveniva essere da plasmare. L’idea della tabula rasa polverizza le barriere prodotte dalla cultura dello status e ciascuno appare dotato della facoltà di “farsi da sé”. Nel farsi da sé si è raffigurato il modello del gentleman. |
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L’autenticità sperimentata |
L’analisi di Rousseau dell’autenticità dell’infanzia, ha trovato tentativi di sperimentazione pratica. Pestalozzi con l’esperimento di Neuhof ha cercato di porre in atto il sistema di gestione dell’infanzia tracciato nell’Emilio. Ma il primo elemento di diversità è rintracciabile nella concezione del rapporto tra bambino con la società. Per P. il bambino dovrà, infatti, crescere nella società e per la società. Le pratiche progettate per Neuhof si muovono in 2 direzioni: trasmissioni di cognizioni utili alla vita di relazione e quella del lavoro. L’autenticità riconosciuta da Rousseau all’infanzia è potenziale portatrice di effetti dirompenti per la società e P. vede la libertà in funzione della conservazione di un ordine sociale determinato. L’educazione dei poveri volta al mantenimento dell’ordine sociale era l’obiettivo primario di P. |
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Un operaio particolare - Owen |
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Il bambino operaio si trova a combattere contemporaneamente su 2 fronti: la salvaguardia dei propri diritti di lavoratore a fianco dell’adulto operaio e il riconoscimento della peculiarità dei suoi diritti di bambino. Owen si è occupato del tema dell’infanzia nel periodo dell’industrializzazione. Nella comunità di New Lanark O. rivolge particolare cura alla preparazione di ambienti stimolanti per i bambini dai 3 ai 6 anni considerati, insieme agli anziani, una categoria improduttiva. Le opere di O. sono caratterizzate da un concetto di tipo roussoniano secondo il quale il carattere e la personalità sono decisamente influenzati dall’ambiente nel quale vengono compiute le prime esperienze. O. è inoltre sensibile al sensismo. L’ambiente è inteso anche come insieme di credenze e valori dominanti in un dato momento nella società, quindi, intervenendo sul sistema educativo, ma soprattutto modificando le condizioni entro le quali avviene il processo di socializzazione, è possibili migliorare i caratteri collettivi. L’ambiente e l’istruzione popolare sono utilizzati da O. per riscattare i poveri e gli sfruttati e per rinnovare profondamente la società. I destinatari della riforma di O. furono i figli delle classi sociali più diseredate. O. criticò la famiglia della sua epoca storico-sociale, poiché considerata luogo di riproduzione di pregiudizi e di esaltazione di interessi antisociali. O. punta sulla didattica del collettivo, ossia un’educazione imperniata sulla vita di gruppo. Per O. il principio universale che governa la nostra vita è l’aspirazione alla felicità. La formazione del carattere sociale, perciò costituisce la premesa indispensabile per dare all’infanzia la possibilità di cogliere tale principio e l’educazione è il mezzo che permette di raggiungere lo stato di pienezza esistenziale. |
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Il piccolo demiurgo - Froebel |
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Froebel, in Germania, prestò particolare attenzione alla fascia di età prescolare, attribuendo importanza fondamentale nella crescita dell’individuo, alle esperienze fatte nella primissima fase della vita. Diede molta importanza al gioco. Alla base della proposta metodologica di F. sta un’immagine dell’uomo teso e assorbito nella incessante attività conoscitiva e creativa, all’interno di un processo universale e unitario che lega Natura, Uomo e Dio. Enfatizzando il gioco, F. mette in secondo piano la sfera affettiva, etico-sociale e intellettiva. Né l’adulto né il bambino sembrano in F. inseriti in un contesto sociale e la metodologia educativa da lui proposta, non presenta alcuna differenza relativa alle diverse esigenze che scaturiscono dal vissuto dei vari soggetti. Per F. è fondamentale la disciplina al fine di educare il fanciullo ad un modello di adulto perfettamente integrato. |
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Ecologia di una mente assorbente - Maria Montessori |
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Maria Montessori in parte ispirata da Froebel, costruisce una teoria sull’infanzia che porta ad un tipo di educazione intellettuale ed affettiva, la quale ha come scopo finale la liberazione e l’esaltazione dei bisogni, degli interessi delle aspirazioni del bambino, in una prospettiva antiautoritaria e antidogmatica. Per M.M. la sfera fisica e psichica sono interdipendenti e i materiali didattici (che tentano di offrire una dimensione familiare al bambino), pensati per dare stimoli paralleli a corpo e mente, sono studiati appositamente, in vista del raggiungimento dell’obiettivo di un armonico e ordinato sviluppo del bambino. Per M.M. è fondamentale creare un ordine ambientale che sia la rappresentazione dell’ordine interiore. M.M. pone l’enfasi sulla laboriosità e sull’autonomia. L’adulto deve essere il grande assente. Al bambino deve essere offerta la possibilità di esprimere la propria laboriosità nell’ambito di uno spazio ordinato, deve poter fare da sé. Il bambino per M.M. è un soggetto dotato di struttura psichica ed affettiva assolutamente peculiare e diversa dalla mente dell’adulto. Questa peculiarità è da lei chiamata mente assorbente. L’attività infantile deve essere caratterizzata non dal gioco ma dal lavoro. La M.M. come per la psicoanalisi, rintraccia nel bambino caratteri dell’uomo adulto. Per formare l’uomo nuovo è fondamentale operare su del materiale umano ancora plasmabile. |
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Domesticità e società Rosa Agazzi |
Al bambino laborioso di M. Montessori, si contrappone il bambino domestico di Rosa Agazzi la quale pone l’enfasi sulla dimensione affettiva per far fronte a 2 pericoli incombenti sulla scuola e sull’infanzia:
La A. sottolineava l’importanza di una scuola che fosse la continuazione della casa materna. Mentre per la Montessori è totalmente accantonato il problema della socializzazione tra bambini, per la A. esso fa parte della finalità dell’educazione. |
3° Cap – La conformità all’ordine sociale
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L’integrazione totale |
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Quando il sistema di valori di un determinato tipo di società viene assolutizzato, la socializzazione e l’educazione vengono finalizzate alla riproduzione dell’ordine sociale costituito. L’universo infantile, in tale contesto, viene rappresentato ed istituzionalizzato in relazione all’immagine dell’adulto che dovrà divenire. L’epoca fascista costituisce un caso esemplare di una simile visione. Durante il fascismo, lo Stato si occupò direttamente della socializzazione e dell’educazione del bambino. Per il fascismo l’infanzia era considerata un’età eroica, poiché costituiva il contenitore del guerriero futuro. Gian Burrasca rappresenta il modello di bambino ideale, poiché, seppure era un monello, era un bambino fiero e pronto a dare la vita per una giusta causa. |
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Propaganda e mobilitazione generale |
L’Avvento del fascismo segna in Italia l’inizio di un periodo di mutamenti sociali. Il fascismo teorizza il concetto di capo carismatico, fa affidamento all’obbedienza e si serve della propaganda e del controllo dei media. La massa accetta la personalità autoritaria attraverso la formazione di una personalità pluralistica che attua il meccanismo psicologico della mimesi, in virtù del quale l’oppresso tende a far propri gli atteggiamenti ideologici, culturali e personali dell’oppressore. Il fascismo ha la necessità di risocializzare gli adulti e soprattutto i giovani secondo il nuovo modello. |
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Consenso e socializzazione |
Il Regime cerca di utilizzare gli agenti di socializzazione di cui può disporre: famiglia, sistema educativo, addestramento fisico e militare, sport e tempo libero, allo scopo dell’indottrinamento politico. Questa tendenza ha lo scopo di far restare inalterata la struttura sociale. Il Partito nazionale fascista formò le prime organizzazioni giovanili nel 1922. Nel 1926 queste, confluirono nell’Opera nazionale Balilla e dopo 3 anni vennero poste alle dipendenze del Ministero per l’educazione nazionale. L’uomo nuovo fascista doveva essere preso per mano sin dalla più tenera età (dai 6 ai 21-28 anni) e condotto all’identificazione dei propri interessi con quelli della nazione. C’era una divisione per sesso (figli della lupa, giovani fasciste etc e il ruolo della donna era quello legato alla procreazione (venne istituita una tassa sul celibato) e quello dell’uomo alla guerra. |
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La trasmissione del dovere |
La propaganda era il principale strumento per stimolare l’aumento della popolazione. La propaganda veniva attuata anche attraverso le pagine delle riviste del regime. Per la primissima infanzia furono attuate misure di protezione, tra cui le sale di allattamento nelel fabbriche. Per i bambini, l’indottrinamento, prevedeva anche l’uso delle divise. Il fascismo tese i suoi sforzi anche all’omogeneizzazione culturale, costituento il MIN CULT POP nel 1934. Il modello educativo proposto conteneva categorie di uniformità che attraversavano le classi sociali e le condizioni economiche. L’educazione è intesa in senso totalizzante. La persona ideale per il fascismo è un insieme di vecchio e nuovo: da una parte il fascismo esalta la storia e dall’altra la nega. Alla base di una buona educazione in chiave fascista c’è sempre la disciplina rigida. |
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Il bambino dimezzato |
La socializzazione del bambino è un argomento al quale non si fa cenno durante il fascismo. Molta attenzione, invece, viene data alla costruzione dell’asilo ideale. I maestri dovevano essere preferibilmente uomini e dovevano prestare giuramento al fascismo (1929). Già nel 1925 la propaganda fascista si inserisce nei testi scolastici dove erano rappresentati vari valori tra cui: la patria, il coraggio, la famiglia e la religione. Si cercava di far nascere nei bambini il bisogno dell’obbedienza. Le figure femminili erano rappresentate collegate alla famiglia e la religione. |
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Un sistema politico educativo |
Secondo Romanini il fascismo deve essere visto come fatto educativo. Gli educatori devono incarnare l’ideale dell’uomo fascista e, in quanto tale, anche l’educatore esercita funzioni di autorità. R. fa un paragone tra
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Formazione per molti e per migliori |
La riforma gentiliana prevedeva, a partire dalle scuole superiori, una divisione a seconda delle classi sociali di appartenenza. Attraverso l’attuazione della riforma Genitle, il regime, concentrava il proprio interesse verso la classe dirigente, trascurando le masse (la cui istruzione era affidata all’Opera nazionale dopolavoro), per quanto riguardava l’istruzione secondaria. L’educazione fascista era un’educazione negativa che si sottraeva all’esperienza sociale. |
4° Cap – La socializzazione nel collettivo
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La capacità sociale |
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Negli anni ’70, si comincia a guardare al bambino come essere capace di attuare già dai primi giorni di vita, alcune dimensioni di relazione con il sociale e si studia, l’infanzia come mondo portatore di una specifica precocità sociale. Si sostituisce il termine educazione al termine socializzazione, il quale viene utilizzato differentemente a seconda delle discipline:
Sia nell’’approccio psicologico che in quello sociologico, l’adulto è colui che plasma i comportamenti del bambino in base alle norme e alle regole sociali. Entrambi gli approcci hanno delle carenze:
All’idea di un processo di socializzazione dell’infanzia tendente a favorire l’assimilazione dei comportamenti sociali del gruppo di appartenenza, si contrappone un’idea di socializzazione come acquisizione di una competenza alla convivenza un processo basato sull’interdipendenza e la circolarità. Viene messo in crisi il nesso educazione-socializzzione, laddove per educazione si intende solo la trasmissione di informazioni da un soggetto provvistone ad uno sprovvistone. |
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La strumentalizzazione affettiva |
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Dall’analisi critica che Becchi 1979 svolge del modello di socializzazione, emerge, come questo preveda anche la creazione di falsi bisogni indotti necessari al sistema stesso. I bisogni del bambino sono la causa dell’identificazione di questi con quelli della produzione. Attraverso la nascita dei bisogni sollecitati e del desiderio e la conseguente spinta a soddisfarli, si attua la trasformazione del bambino (potenzialmente ricco e aperto) nell’adulto così come viene proposto dalla società: un individuo consumista e integrato nella logica della produzione. |
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Classe sociale e generazionale |
Negli anni ’70 viene anche avanzata una proposta di educazione collettiva. L’istituzione scolastica, afferma Saraceno a partire dal XVIII e XIX sec, diviene scuola specifica per i non ancora adulti, da adattare ai rispettivi ruoli sociali. La divisione per classi generazionali, viene fatta coincidere con la divisione in classi sociali. La dimensione extrafamiliare e collettiva dell’educazione è ritenuta utile come forma di socializzazione perché antiautoritaria e permissiva. |
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Ideologia e prassi del valore-bambino |
Da un’indagine del censis 1990, emerge che il tipo di aspettative nei confronti degli asili viene differenziato a seconda della classe sociale della famiglia. I ceti inferiori richiedono una scuola sostitutiva con funzione di parcheggio, da parte delle categorie medio alte, proviene la richiesta di una scuola qualitativa. Dopo ‘ 70, riconosciuto il valore-bambino, si è poi finito con l’assumere un atteggiamento iperprotettivo, riservando ad esso spazi e tempi differenziati. |
5° Cap – L’infanzia e le istituzioni educative
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Istituzionalizzazione e protezione |
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Parallelamente allo sviluppo della società industriale si è affermata un’unica immagine dell’infanzia, ma il sentimento dell’infanzia non è unico e si è in presenza di 3 diverse realtà sociali:
Opere di storia sociale evidenziano come il sentimento dell’infanzia sia legato alla classe di appartenenza. Ariesm 1960 afferma che l’interesse per l’infanzia ha comportato la nascita di istituzioni deputate ad occuparsi di assistere tutelare ed educare i bambini. De Mause 1974, sostiene che il rapporto genitori figli è stato a lungo caratterizzato da una forte immaturità emozionale, la quale ha determinato atteggiamenti differenziati nei confronti del bambino. Ad un atteggiamento di apprensione, di fastidio o di rifiuto i bambini reagiscono di conseguenza. |
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La scolarizzazione anticipata |
La scuola materna viene considerata ormai, una necessaria tappa del percorso formativo del bambino, anche se non obbligatoria per legge. Si riscontra dai dati del Censis, un progressivo anticipo dell’ingresso del bambino a scuola. Tuttavia, tale fenomeno non sembra comportare una vera e propria richiesta di anticipazione della scolarità. |
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Oggetto, soggetto, identità |
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E’ in atto una tendenza all’incremento e all’affermazione del tipo di famiglia nucleare. All’interno di tale struttura si possono riscontrare 4 innovazioni:
Queste caratteristiche, portano, alla delegazione alle agenzie di socializzazione esterne una fetta amplia di funzioni della formazione del soggetto. Questo fenomeno di depotenziamento funzionale della famiglia, contrasta cmq, con la tendenza a seguire il minore oltre il limite della sua maturità socio biologica. I nuovi fenomeni sono dunque: la famiglia lunga e il nucleo genitori più figlio lavoratore. |
6° Cap – Da suddito a cittadino
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I bambini cittadini |
La costruzione sociale dell’infanzia, produce tanto la struttura di personalità dei bambini quanto la loro immagine e rappresentazione sociale. Oggi si è davanti ad una forma singolare di puerocentrismo. L’infanzia, continua però ad essere oggetto ambivalente: da una parte viene considerata portatric3e di diritti particolari, dall’altra viene confinata in un ambito circoscritto di tutele particolari. La cittadinanza, si articola secondo 3 fasi storiche:
La cittadinanza, implica l’uguaglianza dei diritti in riferimento alla collocazione di status, ma la disuguaglianza in riferimento alla classe. |
Fonte: HTTP://WWW.SOCIOLOGIA.UNIROMA1.IT/USERS/STUDENTI/RIASSUNTI/SOC.%20DELLA%20FAMIGLIA/LA_COSTRUZIONE_SOCIALE_DELL_INFANZIA.DOC
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