Una bambina piena di paure

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Una bambina piena di paure

Mara era una bambina piena di paure.
Aveva paura dei cani che gironzolavano per le strade, pronti, pensava, a morderle i polpacci.
Aveva paura dei gatti che prendevano pigramente il sole sui muri, pronti, pensava, a saltarle addosso.
Aveva persino paura delle ombre delle case quando camminava per le vie, di quelle degli alberi quando andava al parco, delle nuvole che passando davanti al sole oscuravano il cielo, e delle alte montagne all’orizzonte che, di notte, sognava abitate da terribili draghi.

Sì, anche il parco la spaventava, pur essendo un luogo pieno di fiori e di uccelli, dove le mamme e i nonni passeggiavano tranquilli e i bambini giocavano felici tra le aiuole, lontani dai pericoli della strada.
Ma era proprio degli altri bambini che Mara aveva soprattutto paura. Non conosceva nemmeno i loro nomi, e se uno di loro le chiedeva: “Vuoi giocare con noi”?, a Mara non sembrava un invito bensì una minaccia.
Che cosa le avrebbero fatto? l’avrebbero presa in giro? o le avrebbero tirato i capelli?
le avrebbero detto brutte parole? oppure l’ avrebbero spinta e fatta cadere?
Non vi era motivo perché Mara pensasse così, ma la paura le faceva sempre immaginare cose terribili.
Così Mara non prendeva mai parte agli allegri divertimenti dei suoi coetanei.
Se ne stava in disparte, sempre pronta a scappare se le si fossero avvicinati troppo, od osservava i loro giochi dalla finestra di casa.

 

Arrivò il compleanno di Mara.
Tra i tanti regali - il gioco del domino, una bambola con i suoi vestitini, un monopattino -vi era qualcosa di particolare che brillava.
Era un meraviglioso scialle rosso intessuto d’oro, uno scialle arabo che sua zia aveva comprato per lei in un paese lontano.
“Questo non è uno scialle qualsiasi” disse la zia guardando Mara. “E’ uno scialle incantato.
È intessuto di un potere magico, e chi lo indossa perde ogni paura”.
Mara sgranò gli occhi: uno scialle magico!
Se lo mise subito addosso e, impaziente,
corse giù sulla strada.
E la magia operò veramente.
Le ombre delle case non la minacciavano più, non temeva più l’abbaiare dei cani né lo
sguardo dei ragazzini del vicinato. Arrivò persino da sola fino al parco, passando sotto il folto fogliame degli alberi. E quando una bambina venne verso di lei e le chiese: “Vuoi
giocare con me?”, il suo viso si illuminò e accettò con entusiasmo.
“Io mi chiamo Aurora” disse la bambina. “E tu, come ti chiami?”.
“Mara” rispose.
“Che bello scialle hai” osservò Aurora.
Mara, sorridendo, si guardò lo scialle e vide che il rosso e l’ oro brillavano alla luce del sole. Aurora prese Mara per mano.
“Vieni” la invitò, “andiamo a giocare con gli altri bambini”.
Mara imparò subito i loro nomi. C’ erano Mattia, Danilo e Andrea, poi una bambina che si chiamava Cristina, e un’altra Ilaria.
“Francesco si è già nascosto!” gridarono.
“Ora ci nascondiamo anche noi e tocca a te,
Mara, cercaci”.
I bambini corsero in tutte le direzioni, sparendo dietro gli alberi e tra i rami, fra i cespugli e sotto le panchine. Mara trovò tutti, e il pomeriggio tra giochi e risate.
Quando a sera Mara tornò a casa, non volle
togliersi lo scialle dalle spalle, nemmeno per cenare. E quando andò a letto, lo ripose vicino al cuscino. Quella notte sognò persino che sconfiggeva i draghi che abitavano nelle montagne.

Mara era diventata una bambina felice.  
E portava sempre con sé lo scialle rosso e oro.
Un giorno Andrea invitò Mara a salire sulla montagna. Mara era tutta eccitata, perché in montagna non era mai andata.
Vi scoprì tanti fiori e farfalle che non aveva mai visto nel parco della città. E fu fortunata perché vide anche due leprotti che sembravano giocare a nascondino.
Quando arrivarono a un laghetto, Andrea e Mara si sedettero sulla riva.
Anche lì c’ erano tante cose da vedere: le rane che saltavano e gracidavano, canneti che frusciavano al vento.
No, nulla, proprio più nulla spaventava Mara. “Che bello avere lo scialle magico” pensò. “Senza di esso…”.
I suoi pensieri furono interrotti da Andrea che le solleticò il collo con un filo d’ erba.
Fecero poi tante capriole sui prati, si rincorsero intorno al laghetto e, senza che se ne accorgessero, arrivò la sera.

 

Quando Mara tornò a casa, entusiasta di tutte le cose belle che aveva scoperto sulla montagna, che cosa vide sul letto?
Lo scialle magico! Lo scialle arabo era lì, e brillava con i suoi colori rosso e oro.
“Come! Ho dimenticato lo scialle!” gridò.
Eh sì! Non lo aveva portato con sé per un intero giorno, ma nonostante ciò non aveva mai avuto paura!
Mara prese allora lo scialle e, con tenerezza, lo mise sulle spalle della sua bambola.
Aveva capito che non ne avrebbe mai più avuto bisogno.

 

Fonte: http://www.labancadegliappunti.org/wp-content/uploads/2015/05/LO-SCIALLE-MAGICO.doc

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