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Umore basso à depressione
Umore alto à euforia
Ogni condizione di umore alto o basso può essere fisiologica o patologica.
Definiamo un tono d’umore patologico: quali criteri si possono utilizzare? Se sono giù, quando è patologico?
1. quando è compromesso il funzionamento socio-lavorativo del soggetto
Tuttavia per es. dopo un grave lutto, il giorno dopo il soggetto è compromesso su questo piano, ma non è malato.
2. intensità e durata, gravità in relazione a elemento scatenante, sproporzione quantitativa tra umore ed elemento scatenante
3. qualità, adeguatezza del tono dell’umore. Ad es. se dopo un lutto sono allegro è patologico, lo stesso se depressione dopo la nascita di un figlio desiderato.
4. tipo: c’è un modo risentirsi depressi che è di per sé patologico
I disturbi del tono dell’umore sono disturbi per la cui diagnosi bisogna considerare:
Oggi tratteremo i depressivi, che comprendono:
Ci sono poi delle depressioni minori, episodiche: è discusso se siano patologiche o no.
Nei disturbi bipolari troviamo:
Depressione maggiore.
Come sta il paziente? Per definizione è un episodio, compare in un preciso momento, a volte in modo netto (un giorno preciso), poi si conclude. Se non curato dura da 6 mesi a due anni. Si dice tipicamente che è una “frattura del continuum psicologico-esistenziale”, che “gli si è rotto qualcosa dentro”. Il paziente sa dire quando è iniziato, riferisce che prima era un altro.
Il termine depressione fa pensare alla tristezza comune, non patologica. Invece la depressione grave blocca, è una pesantezza, fa stare molto male. Chi non l’ha provata fatica a comprendere.
I sintomi sono moltissimi, divisi in gruppi. Il gruppo primario, che c’è sempre, da cui derivano gli altri, è quello dei sintomi affettivi. E’ ovvio che il paziente non riferisce i sintomi nell’ordine.
Cluster emotivo-affettivo
Il paziente si sente triste, giù, di umore depresso.
Anedonia, ovvero non prova piacere per ciò che prima gli piaceva (es. lettura, cibo, sesso). Irritabilità: è difficile da vedere in alcuni, ma è spesso evidente negli adolescenti. L’irritabilità c’è anche nell’euforia.
Ansia libera, generalizzata
Il paziente può dire frasi del tipo: “mi sento come se mi avessero spento l’interruttore della vita” o “mi sento freddo, morto dentro”
Conseguenze di questo primo cluster sono i sintomi cognitivo-percettivi: il paziente è bloccato, non riesce a concentrarsi, a lavorare in modo produttivo. Non è un vero deficit, ma non ha più la spinta a lavorare. C’è una sensazione soggettiva di rallentamento. A volte questa sensazione diventa obbiettiva, con aumento della latenza della risposta a una domanda.
Anche i contenuti del pensiero sono tipici: pensieri del tipo “niente ha senso”, idee di morte, di colpa (rimugina su azioni sbagliate, è pentito, ha una sensazione pesante di colpa), di autoaccusa, di inadeguatezza, preoccupazioni economiche. Questi pensieri sono ossessivi. Si può anche avere ipocondria (convinzione di essere malato). Inizialmente il depresso non riconosce la depressione.
Idee di morte vuol dire pensare alla morte, ai defunti, “un giorno morirò”: è il primo step. Secondo step, comincia a pensare: “se fossi morto sarebbe meglio”. Terzo: idee di suicidio. Quarto: programma il suicidio. Quinto: tenta il suicidio.
Questi pensieri, in casi molto gravi, possono diventare dei veri e propri deliri. Un delirio è un pensiero patologico, una convinzione che non deriva né da un’esperienza né da un dato di realtà e che non è criticabile. Es. “io sono Hitler” è un delirio.
Il depresso può presentare deliri di colpa, ad es. “in Macedonia si ammazzano, è colpa mia”. Non c’è un perché, è una convinzione irriducibile. Es. “la mia famiglia sta andando in rovina”, anche in assenza di problemi economici.
Deliri congrui alla depressione sono:
Sottotipi di depressione maggiore:
secondo i sintomi:
secondo il decorso:
Vedi testo
Epidemiologia
La depressione maggiore colpisce di più le donne. La prevalenza è difficile da stimare, maggiore nei paesi nordici.
Nei maschi, la prevalenza lifetime è del 5-10% (vuol dire che il 5-10% ha almeno un episodio depressivo maggiore nel corso della vita), nelle donne è del 10-25%. Questi tassi comprendono sia chi ha un solo episodio nella vita, sia chi ne ha di più, divisi da periodi di durata variabile.
La gravità è data dalla gravità dei sintomi e dalla durata degli intervalli.
Dopo due settimane di sintomi si può fare diagnosi.
Nel post partum ci può essere un lieve, transitorio, fisiologico calo del tono dell’umore, ma solo in alcuni casi si ha una depressione maggiore.
Nella forma ricorrente, l’età d’esordio del primo episodio è in genere 20-30 anni, ma la depressione maggiore può comparire a tutte le età.
Complicanze
Trattamento della distimia
Per molti anni, essendo cronica, fluttuante e dipendente da eventi, si usava la psicoterapia cognitiva o psicoanalitica-psicodinamica. Solo il 40% dei pazienti rispondono definitivamente. Con gli antidepressivi si ottiene l’80% di risposta e i più nuovi si possono utilizzare anche per lungo tempo.
Oggi se un paziente sta male, si danno i farmaci per farlo stare subito meglio. Intanto si comincia subito la psicoterapia, che dà risultati migliori se iniziata quando il paziente sta già meglio. In tutto la terapia dura per anni.
R. 80% nelle depressioni minori e maggiori
R. se ci sono, al 90%, è l’inizio di un Alzheimer
R. vuol dire che non è una depressione grave
R. nella schizofrenia
Fonte: http://dexter1981.altervista.org/appunti/230301.doc
Sito web da visitare: http://dexter1981.altervista.org
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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