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L’Inconscio vuole la Legge*
Salvatore Freni**
Dopo avere accettato molto volentieri l’invito di Andujar e Contardi a portare un mio contributo al convegno, sono rimasto piuttosto impacciato nel leggere il titolo della tavola rotonda alla quale ero stato assegnato.
Mi ha soccorso il mio forte interesse a promuovere la socializzazione della cultura psicoanalitica, soprattutto nel suo aspetto, per me più tipico, di teoria e pratica della dialettica Conscio/Inconscio come fondamento per una conoscenza consapevole e responsabile.
Sono, infatti, fermamente convinto che la psicoanalisi non ha ancora potuto esprimere al meglio il suo potenziale rivoluzionario per la crescita della Società. E’ necessario e urgente che gli psicoanalisti escano dai loro studi e portino le loro conoscenze e le loro pratiche a tutti i livelli dell’organizzazione sociale, come, da alcuni anni ormai, cerca di fare la psicosocioanalisi.
E, in tale prospettiva, credo che un convegno come questo volto a interrogare fondamentali nodi e snodi del sapere psicoanalitico possa contribuire a generare quella “radicale rivoluzione nel pensiero e nel comportamento umano” come auspicato, ad esempio, nei Dialoghi di Toynbee e Daisaku Ikeda (1976) negli anni 70.
E non vi è alcun dubbio che un elemento essenziale in tal senso è il concetto, tuttora enigmatico, di Inconscio, per come è andato configurandosi in funzione delle trasformazioni del campo dialettico Conscio/Inconscio acquisite dalla Coscienza nel corso della storia della sua evoluzione, attraverso il suo duro e forzato lavoro tra ananke e anelito di conoscenza (o, forse, pulsione epistemofilica) e di libertà.
Acquisizione resa possibile dal transfert, per la sua funzione di traghettatore universale dal mondo intrapsichico. all’interpersonale, al sociale, all’ambiente naturale e viceversa, e dal complesso gioco delle identificazioni/contro identificazioni proiettivo-introiettive (che recentemente si tende ad attribuire ai “neuroni specchio”), assunto da Bion in poi come modalità comunicativa inconscio-preconscia di base degli esseri umani (soprattutto nella relazione primaria madre-bambino).
Il “nodo” principale del mio impaccio iniziale è sorto dall’aver letto la parola “vuole” in modo assertivo o definitorio; così facendo mi sentivo costretto a concludere che, malgrado tanti anni spesi nello studio e nella pratica clinica della psicoanalisi confrontandomi con colleghi di varie appartenenze di scuole o correnti di pensiero, non avevo capito nulla di ciò che chiamiamo Inconscio, che, a mio avviso, potremmo anche chiamare con tanti altri nomi (Ignoto, Mistero, Dio, Buco nero, ecc. ecc.).
Mi sono tolto dall’impaccio ponendo l’accento interrogativo al titolo?
L’inconscio ha una sua propria volontà o è la Coscienza che gliela conferisce difensivamente, come accade, più o meno, con il concetto di “volontà di Dio”?
E, nel caso “volesse” la Legge, di quale Legge si tratta?
Seguendo una linea di studio che passa da Freud a Bion, Winnicott, in parte Lacan e Jung, Bleger (con la sua psicosocioanalisi Green e, in modo particolare Matte-Blanco e la sua bi-logica, Ogden, Eigen (con la sua idea di mistica psicoanalitica) e di taluni aspetti della cosiddetta mistica apofatica (o dell’essenza o speculativa, al cui centro c’è il “far vuoto dentro” per favorire l’avvento dell’Altro/Dio)1, la parola Inconscio mi appare evocatrice di una forza misteriosa, ignota, inconoscibile nella sua essenza, una sorta di Universo in espansione inarrestabile, che riempie ogni vuoto ed esercita una pressione spesso incontenibile sulle barriere e resistenze preconsce o consce che tendono a contenere e arginare l’espansione.
E il “far vuoto nell’Io”, sviluppando la capacità negativa (nel senso di Bion), è un argomento che accosta mistici e psicoanalisti, gli uni interessati al cammino ascetico verso la visione del volto di Dio, gli altri per entrare in sintonia diretta con le manifestazioni e trasfigurazioni del mondo inconscio proprio e dell’altro.
Non sorprenderà quindi che parecchi studiosi abbiano proposto una fondamentale somiglianza tra i concetti di Dio e di Inconscio, stando alle caratteristiche descrittive comunemente adoperate (indefinibilità della loro essenza, onnipotenza, onniscienza, ubiquità, atemporalità, astoricità ecc.ecc.
La Coscienza è chiamata a svolgere un compito molto arduo nell’esercizio ermeneutico volto a interpretare il senso dei segni e simboli che le arrivano dai molteplici livelli di stratificazione dell’Inconscio, traghettati dal transfert per vie diverse, specialmente la via regia del sogno.
La dicotomia Conscio/Inconscio determina una sostanziale bipolarità nel funzionamento della psiche umana, determinando due modi fondamentali di essere; e ciascuno dei poli segue una sua propria logica descritta, in modo illuminante oltre che utile sul piano clinico, da Matte-Blanco2 con la sua teoria della bi-logica.
La Coscienza, il modo asimmetrico, governato dal principio aristotelico di non contraddizione, è impegnata a discriminare, integrare, codificare e decodificare, significare, assumersi la responsabilità delle scelte, legiferare ecc.ecc.; insomma svolge un lavoro immenso che non sempre le viene riconosciuto.
L’Inconscio, in senso strutturale inclusivo di inconscio come effetto di rimozione e inconscio non rimosso e non rimovibile, assume il modo di essere simmetrico, iperinclusivo, generalizzante, astorico, aspaziale, atemporale, infinito, multidimensionale, polistratificato.
La multidimensionalità e la pluristratificazione rendono giustizia alla molteplicità dei modi di manifestarsi del transfert nella Cura; non c’è un traghetto, ma diversi traghetti, operanti tra una dimensione e l’altra tra uno strato e l’altro.
In tale modo di essere, è ovvio, non esiste il principio di non contraddizione, non può esserci una condizione zero, non c’è il no. E possiamo presumere che l’unico principio vigente è la legge dell’uno nel molteplice e viceversa, la legge del tutto sia in senso espansivo che ipercondensato, forse la legge di Dio.
Il soggetto umano, teso tra queste polarità, risulta quindi segnato da una schisi originaria e il suo equilibrio sarà affidato alla capacità di integrare, dare senso e significato ai segnali che provengono dal suo mondo interno e dal rispecchiamento intersoggettivo che anima la gruppalità sociale.
Per queste ragioni il concetto di normalità, caro alla psichiatria clinica e a quella forense in particolare, appare infondato e ridicolo visto da un vertice psicoanalitico
Sarebbe eticamente più corretto il concetto di normatività.
La bi-tri-partizione dei modi di funzionamento della psiche umana è un tema quasi unificante di tutta la storia della psicoanalisi a partire da Io-Es-Superio con Freud, le posizioni schizo-paranoide e depressiva di M. Klein, Reale-Immaginario-Simbolico di Lacan, animus/anima/ombra, inconscio individuale/inconscio collettivo di Jung; nell’opera di Bion si trova frequentemente l’oscillazione posizione schizoparanoide e depressiva come caratteristica immanente nel funzionamento della mente umana, parte psicotica della personalità/parte nevrotica (cioè sana), narcisismo/socialismo come polarità della mente sia individuale che gruppale-sociale.
In Bleger3 troviamo una tripartizione che giustificherebbe la fenomenologia clinica:
Posizione |
Ansia |
Oggetto |
Sistema difensivo |
Punto di fissazione |
Depressiva |
Depressiva |
Totale (ambivalente) |
maniacale |
Psicosi maniaco-depressiva |
Schizoparanoide |
Paranoide |
Parziale (divalente) |
dissociazione |
Schizofrenia, epilessia |
Glischrocarica |
confusionale |
Nucleo agglutinato (Ambiguo) |
Clivaggio, immobilizzazione, frammentazione |
Stati confusionali |
Mentre Thomas Ogden, sulla scia di Bion, propone una tripartizione in :posizione contiguo-autistica-posizione schizoparanoide-posizione depressiva.
Naturalmente ciascuna di queste posizioni si manifesta nella clinica con diverse modalità di transfert, in funzione delle trasformazioni che avvengono nei vari passaggi da una dimensione all’altra.
Bion, laureato in Storia prima che in Medicina , nella sua opera, in particolare nei seminari o in Cogitations, fa delle considerazioni di ordine storico evolutivo su temi centrali relativamente allo sviluppo della civiltà, come il leader, i gruppi con la loro ascesa e declino, le conseguenze dell’affermazione della struttura narcisistica nell’individuo e nella società e tanto altro.
Spesso, nel fare tali considerazioni cita Toynbee, grande storico inglese, più o meno coetaneo di Bion, un personaggio straordinario, osannato e contestato, autore di uno straordinario e monumentale studio della storia in 12 volumi oltre ad altri scritti più o meno divulgativi.
Ho sempre avuto la curiosità di indagare come mai Bion si appoggiasse a Toynbee e l’occasione propizia mi è stata fornita dal saggio di Luca G. Castellin4, che fa una puntuale e ben documentata esegesi storico-critica sistematica della teoria di base che informa tutta l’opera di Toynbee.
Questo saggio e l’antologia in volume unico di D.C. Somervell5, come Dialoghi tra Toynbee e Daisaku Ikeda danno la possibilità di notare una interessante analogia tra le dinamiche dei popoli, delle società e delle civiltà nel loro affermarsi e nel deteriorarsi fino al declino e dinamiche della vita psichica descritte in psicoanalisi al punto che non è chiaro se è Bion o Toynbee a prendere in prestito pensieri l’uno dell’altro.
E’ pure possibile che pensatori, particolarmente sensibili, di una certa epoca e anche territorio culturale, sociale e/o nazionale percepiscano lo “spirito del tempo”, esprimendolo nei termini propri, a costo di non essere ascoltati, come successe a Cassandra, che non era un’indovina del futuro ma sapeva leggere il presente che altri non vedevano.
Anche Roger Money-Kyrle, insigne psicoanalista dello stesso periodo in Inghilterra, ha scritto contributi pregevoli su civiltà, società, guerra.
Toynbee sembra porre alla base dell’ascesa e del declino delle civiltà il succedersi di minoranze creative e minoranze dominanti; le prime ottengono la delega e il consenso delle masse con la promessa o la proposta di soluzioni creative e vantaggiose per la comunità o per la sua salvezza; il degrado, la corruzione della minoranza creativa o l’assunzione del potere con la forza genera la minoranza dominante che sottomette le masse, le opprime o le trascina come in uno stato ipnotico verso soluzioni ingannevoli, falsi bisogni, la distruttività.
Esistono indizi di vicinanza, non so fino a che punto profonda, tra Toynbee e la psicoanalisi; infatti è documentata una sua relazione alla Società Britannica di Psicoanalisi 6 su “Verità poetica (nel senso di emotiva, estetica, religiosa ) e Verità scientifica (nel senso filosofico, scientifico-sperimentale) alla luce della Storia”. Sembra Bion che ci ricorda come il mentale nella sua epifania appare nelle categorie dell’Etico (emotivo, magico, mistico,fideistico,religioso) dell’Estetico (artistico, poetico) e dello Scientifico (nel senso logico-matematico, scientifico dimostrabile con la prova) e come ciascun livello categoriale possiede una propria Verità.
Troviamo un’altra testimonianza in: The value of C. G. Jung’s work for historians7, dove valorizza gli archetipi di Jung come utili criteri, tra gli altri, per la ricerca storica.
Toynbee utilizza quindi, nella sua monumentale scrittura della storia comparativa delle civiltà, concetti come “scissione dell’anima”, inconscio, rapporto conscio/inconscio nell’individuo e nella società come fattore decisivo nella trasformazione dei sistemi di significazione e di interpretazione del mondo rispetto al senso dell’umano in rapporto con altri umani e con l’ambiente nell’evoluzione della civiltà. Per concludere che il vero progresso dell’umanità potrà realizzarsi allorchè il proletariato interno ed esterno avrà acquisito consapevolezza e responsabilità della propria realtà psichica non delegandola ad una minoranza che potrà farne un uso abusivo.
Come per Bion, anche per Toynbee è di fondamentale importanza esplorare gli aspetti delle credenze religiose, delle leggi, della produzione artistica e delle credenze scientifiche per valutare il grado di crescita di una civiltà.
Essa, infatti, è fortemente correlata capacità di comprendere e operare le trasformazioni simboliche che si sviluppano nella dialettica Conscio/Inconscio qualora la Coscienza si disponga in una posizione di accoglienza sincera, libera da pregiudizio, arroganza, evitando di cadere nella ubris che gli antiche sapienti greci ritenevano l’offesa più grave perché diretta contro il divino, foriera di gravi tragedie; in fondo anche il vecchio testamento sottolinea questa verità sapienziale.
Da questo punto di vista, la funzione psicoanalitica della mente e la capacità simbolo poietica di una civiltà rappresentano valori fondamentali per il suo sviluppo creativo.
In tale contesto diventa cruciale il tema della legge, qualora ci ponessimo nella prospettiva di chiederci cosa intendiamo per “legge”. E Toynbee propone di interrogarci sul tema dei rapporti tra legge e libertà, “legge della Natura” e atteggiamento dell’uomo nei suoi confronti, “legge di Dio” e immagini di Dio che si costruisce una determinata Civiltà; insomma non la legge che fanno i nostri cari politici in parlamento, amministrate più o meno abusivamente dalle istituzioni a ciò preposte, bensì la “Legge” che governa la Natura l’Universo, la “Legge di Dio”.
Per l’uomo è molto potente la forza attrattiva, quasi ipnotica, esercitata dal desiderio di scoprire la “Legge” che governa la Natura, realizzando così il sentimento di essere Dio, il Creatore, l’Onnipotente.
Se maneggiare l’atomo ha condotto alle bombe nucleari e ai disastri delle centrali nucleari, cosa potrà succedere allorchè qualcuno duplicherà gli umani e si proporrà come il Creatore dall’alto di una posizione narcisistica estrema realizzando il mito di Frankstein? E quali applicazioni potrà avere il bosone di Dio allorchè si scoprissero sue possibili applicazioni straordinarie, incontrollabili o imprevedibili?E se, nell’ambito della ricerca della teoria unificata dell’universo (al momento sembra quella delle stringhe, o teoria M, che sta per Madre, Magico, Mistero) si scoprisse la stringa che tiene unito il mondo chi si assumerà la responsabilità di manovrarla? E se un leader narcisista assumerà il potere assoluto chi si assumerà la responsabilità della sua pazzia?
Solo una reale crescita globale delle capacità di condivisione sociale della conoscenza consapevole e responsabile può fare evolvere una civiltà chiusa in una posizione narcisistica in una civiltà aperta alla relazione, all’alterità.
Allo stato attuale il cambiamento appare utopico e penso che la psicoanalisi da sola non possa attuarlo anche se può dare un contributo significativo.
* Contributo alla tavola rotonda del Convegno Nazionale di Psicoanalisi di “Nodi Freudiani, movimento psicoanalitico Milano”. Palazzo Cusani, 12-13 ottobre 2013, Milano.
** Medico-psichiatra-psicoanalista, già professore di ruolo di Psicoterapia, Facoltà di Medicina-Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano. Fondatore e presidente dell’associazione “Inconscio&Civiltà” per la promozione e socializzazione della dialettica Conscio/Inconscio come fondamento di Civiltà.
1 cfr. Freni,S. la dimensione mistica dell’esperienza psicoanalitica
2 Matte-Blanco, I.(1975). L’inconscio come insiemi infiniti: saggio sulla bi-logica , ed. italiana (a cura di P. Bria) Einaudi (2000), Torino.
3 Bleger J. (1967) Simbiosi e Ambiguità , ed. italiana (2010) Armando, Roma, pag. 136
4 Castellin, L.G. (2010) Ascesa e declin0 delle civiltà: la teoria delle macrotrasformazioni politiche di A. J. Toynbee, ed. Vita&Pensiero, Milano.
5 Somervell, D.C.(1960). A Study of History by A.J.Toynbee. Abrigment by D.C. Somervell. Axford University Press, ristampa 1962.
6 Toynbee, A.J., Poetical Truth and Scientifi5c Truth in the Light of History, «International Journal of Psycho-Analysis», 30 (1949), 3, pp. 143-152).
7 Toynbee, A, J, (1956). The Value of C.G. Jung’s Work for Historians.. The Journal of Analytical Psychology, (1, 2, pp.193-194).
Fonte: http://www.inconscioecivilta.it/wp-content/uploads/2013/12/Freni-Linconscio-vuole-la-legge.doc
Sito web da visitare: http://www.inconscioecivilta.it
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