Psicoanalisi compendio

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Psicoanalisi compendio

COMPENDIO DI PSICOANALISI

 

CAPITOLO 1

L’apparato psichico

Della psiche, ci sono note due cose: l’organo fisico e il suo scenario (ovvero il cervello) e gli atti di coscienza. Tutto ciò che si trova tra queste due cose è sconosciuto, non vi sono relazioni dirette tra questi due estremi del sapere e, se esistesse, definirebbe soltanto la localizzazione dei processi della coscienza. Noi supponiamo che la vita psichica sia funzione di un apparato (cui attribuiamo spazio e struttura) ma, se fosse vero, si tratterebbe di una novità scientifica. Nell’apparato psichico (conosciuto attraverso l’evoluzione dell’uomo) troviamo l’Es (antica istanza della psiche dove giace tutto ciò che si è ereditato e le pulsioni) ed un’evoluzione dell’Es che media appunto i rapporti di questo con l’esterno (si tratta dell’Io).

I caratteri principali dell’Io

L’Io dispone dei movimenti volontari ed ha come compito l’autoconservazione che viene assolto: all’esterno (imparando a conoscere gli stimoli e ad accumulare esperienze su di essi cercando di evitare quelli eccessivamente intensi) e all’interno, cioè nei confronti dell’Es (controllando le pulsioni e decidendo se soddisfarle, rimandare il loro soddisfacimento o reprimerle). Nella sua attività, l’Io è guidato da tensioni (presenti o introdotte) prodotte da stimoli. Quando queste tensioni si esaltano, si avverte dispiacere, quando al contrario si riducono, si avverte piacere (generalmente). L’io aspira al piacere sforzandosi di eludere il dispiacere. Quando il dispiacere aumenta (solitamente a causa di un pericolo), l’io risponde con un segnale di angoscia. A volte, l’io allenta il suo legame con l’esterno per ritrarsi nello stato di sonno (qui modifica la sua organizzazione, ripartendo l’energia psichica). Il terzo potere di cui l’io deve tener conto, e con il quale talvolta si scontra, è il Super-io (in cui si sedimenta il protrarsi dell’età infantile e il dipendere dai genitori). Quando l’Io riesce a conciliare le pretese di Es, Super-io e realtà, allora la sua azione è corretta. Man mano che l’individuo cresce, il Super-io, accoglie ciò che proviene da persone che in qualche modo sostituiscono la figura genitoriale (es.insegnanti, ecc.). Es e Super-io rappresentano entrambi gli influssi del passato (ereditati o recepiti) l’Io invece si basa di più su ciò che si è sperimentato di persona.

CAPITOLO 2

La teoria delle pulsioni

Riepilogando: l’Es rappresenta l’intento dell’individuo di soddisfare i suoi innati bisogni, l’Io deve trovare il modo meno pericoloso per soddisfare i bisogni (tenendo conto del mondo esterno) e, il Super-Io, deve limitare il soddisfacimento dei bisogni. Le pulsioni sono quelle forze che stanno dietro alle tensioni provocate dai bisogni cioè sono le richieste che il corpo fa alla vita psichica, hanno natura conservatrice, sono un numero imprecisato e, possono mutare la loro meta trasferendo l’energia da una all’altra. Solitamente si ammettono solo due pulsioni: l’Eros (la cui meta è quella di unire insieme) e la pulsione di distruzione o di morte (la cui meta è quella di dissolvere e distruggere e di rendere quindi il vivente allo stato inorganico). Biologicamente, queste due pulsioni agiscono l’una contro l’altra oppure si combinano insieme (Es. l’atto del mangiare consiste nella distruzione dell’oggetto al fine di incorporarlo mentre l’aggressione sessuale, propone la più profonda delle unificazioni). Il contrasto delle due pulsioni da origine ai fenomeni dell’esistenza. Modificare il rapporto tra le due pulsioni può portare a gravi conseguenze. Le due pulsioni fondamentali devono essere sempre e ovunque rintracciabili e non confinati ad un lato o all’altro della psiche. Nello stadio iniziale, tutta la libido (energia dell’Eros) è presente nell’Io-Es (ancora indifferenziato) per neutralizzare le presenti tendenze distruttive. La pulsione distruttiva, rimane invece muta fino a che non si trasforma in pulsione di morte all’interno che viene però avvertita dall’individuo solo quando diventa distruttiva all’esterno. Questa pulsione è necessaria per la conservazione dell’individuo. Grazie al Super Io, alcuni importi della pulsione aggressiva vengono fissati nell’Io operando in senso autodistruttivo. Trattenere l’aggressività è comunque malsano anche perché poi si finisce per sfogarla su noi stessi. Una parte di autodistruzione resta comunque nell’individuo finchè non riesce ad ucciderlo. Si pensa infatti che l’individuo muoia per conflitti interni mentre la specie, muoia per le sconfitte (contro il non riuscito adattamento) inferte dal mondo esterno. Non si conoscono quali siano i comportamenti della libido nell’Es e nel Super Io, in quanto essa è concentrata nell’Io dando vita al narcisismo primario assoluto che finisce per trasformarsi (quando l’io investe libidicamente la rappresentazione di alcuni oggetti) da libido narcisistica a libido oggettuale. Durante l’innamoramento, la libido viene trasferita sull’oggetto che finisce per mettersi quasi al posto dell’io. Al concetto di mobilità della libido si contrappone il concetto di fissazione della libido a determinati oggetti. Le fonti della libido sono somatiche, arriva quindi all’io da vari organi e zone del corpo. Tutto questo si può vedere molto bene in un comportamento della libido chiamato eccitamento sessuale (le zone da cui deriva questo comportamento sono le zone erogene, tutto il corpo lo è).

CAPITOLO 3

Lo sviluppo della funzione sessuale

La vita sessuale umana consiste nel mettere a contatto i propri genitali con quelli di una persona dell’altro sesso (arrivando a questo attraverso manifestazioni accessorie come baciarsi). Tutto questo dovrebbe comparire con la pubertà e mettersi a servizio della procreazione. In alcuni casi (ad esempio: persone attratte da altre dello stesso sesso, persone dette pervertiti in quanto i loro desideri sessuali prescindono dagli organi sessuali e dal loro normale impiego e bambini con un interesse precoce verso i loro genitali e con visibile ecitamento) le cose non sono cosi.
Le scoperte principali della psicoanalisi, hanno portato a capire che:

  • la vita sessuale si instaura e si manifesta poco dopo la nascita
  • è sempre il caso di distinguere il concetto di sessuale (ampio e che comprende attività che non hanno a che fare sempre con i genitali) da quello di genitale
  • la vita sessuale comprende la funzione di ottenere piacere da determinate zone del corpo (tutto questo viene poi posto allo scopo della procreazione)

Nei primi anni di vita del bambino esistono indizi di attività sessuale collegati a fenomeni psichici che ritroviamo poi nella vita degli adulti (es.gelosia). Questi fenomeni si evolvono fino al quinto anno di vita, poi, subentra un periodo di pausa detto epoca di latenza in cui si fanno passi in dietro. La vita sessuale, riprende con la pubertà. Si possono quindi distinguere due tempi della vita sessuale. Nel primo dei due, gli eventi sono soggetti ad amnesia infantile anche se in questo periodo avvengono comunque evoluzioni, ad esempio:

  • 1° fase: il primo organo ad essere considerato zona esogena, è la bocca la quale soddisfa la richiesta lipidica (in questo caso richiesta di cibo). Man mano che il bambino continua a ciucciare, ha un bisogno di soddisfacimento che prescinde dalla nutrizione e che, per tanto, viene considerato sessuale. Compiamo con i denti i primi impulsi sadici.
  • 2° fase: viene chiamata fase sadico-anale. Il soddisfacimento si cerca nell’aggressione e nella funzione di escrezione. Per sadico, si intende un insieme di pulsioni di tendenza libidica.
  • 3° fase: viene chiamata fase fallica. In essa hanno funzione solo i genitali maschili (il femminile rimane sconosciuto per tempo). La sessualità raggiunge il suo apice. I destini del bambino e della bambina si separano. Il bambino attraversa la fase edipica, manipola il pene ed elabora fantasie di attività sessuale sulla madre fino a quando compare la minaccia di evirazione e la scoperta che il pene non è presente nella donna. Questo trauma da il via all’epoca di latenza. La bambina invece, scopre di non avere il pene o meglio, scopre l’inferiorità clitoridea e finisce cosi per distaccarsi dalla sessualità in genere.

Queste tre fasi, si sovrappongono e coesistono. Vi è in realtà anche un’altra fase in cui si raggiunge la piena organizzazione delle pulsioni:

  • 4° fase: questa, viene chiamata fase genitale. In questa fase, alcuni degli antichi investimenti libidici vengono conservati, alti invece, vengono inglobati nella funzione sessuale come atti preparatori (per soddisfare il piacere preliminare) altre invece, vengono represse o ripiegate nell’io dando luogo a certi tratti del carattere.

Questo processo, non si compie sempre in maniera impeccabile e può perciò dare luogo a fissazioni della libido il cui impulso è detto perversione (es. omosessualità che spesso compare in chi rimane allo stato ltente). In alcuni casi, i processi indispensabili ad ottenere un esito normale, si svolgono parzialmente. In questo caso, l’organizzazione genitale viene raggiunta ma soffre perché, alcune componenti lipidiche, non hanno compiuto l’intero percorso. Quando vi è mancato soddisfacimento genitale o vi sono difficoltà affettive, la libido regredisce a investimenti pregenitali.

CAPITOLO 4

Qualità psichiche

Il punto di partenza per capire ciò che caratterizza lo psichico (o che con esso coincide) è il dato di fatto della coscienza che si sottrae a tentativi di spiegazione. Molti suppongono che lo psichico, sia rappresentato soltanto dalla coscienza in modo da lasciare alla psicologia solo il compito di distinguere percezioni, sentimenti, volontà. Bisogna comunque ammettere che ci sono processi fisici o somatici legati allo psichico, dal momento che alcuni di essi hanno processi coscienti e altri no. La psicoanalisi, reputa che, processi di natura somatica, costituiscano il vero e proprio psichico (prescindendo dalla qualità della coscienza). Molti studiosi concordavano con questo, molti altri invece, erano così insoddisfatti dalla concezione di psichico, che pretesero l’introduzione del concetto di inconscio nel pensiero psicologico. Questa pretesa, espressa in modo impreciso, non ebbe influsso sulla scienza. La decisione di attribuire il termine psichico a fenomeni somatici o fisici, è diventata molto importante. La psicologia, si è sviluppata a partire dalla concezione che psichico sia in se inconscio per diventare poi la scienza che si occupa dei processi in conoscibili che ubbidiscono a leggi e che hanno tra di loro reciproche relazioni che gli consentono di giungere alla comprensione di eventi naturali. Tutto questo, è stato possibile grazie alla formulazione di nuove ipotesi che hanno arricchito questa scienza e che sono in attesa di arricchimenti che derivano dalla selezione delle esperienze. I concetti fondamentali e i principi della psicologia, restano indeterminati per un lungo periodo, come quelle delle scienze più antiche (massa, forza, ecc.). Le scienze, sono basate sulle osservazioni trasmesse dall’apparato percettivo (oggetto della psicologia) che noi integriamo con ragionamenti attendibili, cercando di colmare ciò che è stato tralasciato dallo psichico, traducendolo in cosciente. La certezza della psicologia è basata su questo procedimento. Ogni cosa che appartiene allo psichico, è per noi inconscio. L’inconscio, è caratterizzato da quei contenuti che per diventare coscienti devono essere intuiti e poi trasformati nel modo spiegato. Il preconscio, è invece caratterizzato da quei processi che diventano facilmente coscienti per poi tornare in poco tempo a non esserlo più e ad esserlo nuovamente senza problemi (poiché ricordati o riprodotti). La separazione di conscio, preconscio e inconscio, non è assoluta ne permanente in quanto:

  • il preconscio può diventare conscio senza necessitare del nostro intervento
  • l’inconscio può diventare cosciente grazie ai nostri sforzi

Quando intraprendiamo questo tentativo su un individuo, non dobbiamo dimenticare che, aver colmato le lacune della percezione, non significa sempre riuscire a rendere cosciente tutto il contenuto inconscio (cosa possibile solo se perseveriamo nei nostri sforzi e se non incontriamo forti resistenze al divenire cosciente, il che varia a secondo dei casi). Nel trattamento analitico, il risultato dei nostri sforzi, può anche verificarsi spontaneamente. Il mantenimento delle resistenze interne, è indispensabile a determinare una condizione di normalità ( si verificano nello stato di sonno creando le condizioni per la formazione del sogno) mentre, quando un contenuto preconscio, viene reso inaccessibile o se recede provvisoriamente nello stato inconscio si creano le basi per la nascita dei disturbi nevrotici. Il diventare cosciente, è legato alle percezioni che i nostri organi di senso ricevono dal mondo esterno (fenomeno che si verifica nell’io). Noi però, otteniamo informazioni consce all’interno del corpo dai nostri sentimenti ( che influenzano la vita psichica). In alcune circostanze, anche gli organi di senso trasmettono sentimenti o sensazioni dolorose (oltre alle percezioni). Negli uomini, anche alcuni processi interni all’io possono acquistare la qualità di coscienza grazie alla funzione linguistica che stabilisce un collegamento tra i contenuti dell’io e i residui mnestici di percezioni visive e auditive. La parte della corteccia celebrale con il compito di percepire, può essere stimolata anche dall’interno, infatti, anche i processi ideativi possono farsi coscienti. Quindi, si può dire che la percezione, non si possa più definire uguale alla realtà e che, errori di questo tipo, si identificano con le allucinazioni. L’io ha come caratteristica il preconscio (che può sia accedere alla coscienza che collegarsi con i residui linguistici). L’io si è sviluppato dall’es per l’influsso del mondo esterno. L’Es ha come unica ed esclusiva qualità dominante l’inconscio. Originariamente, era tutto Es, poi, alcuni dei suoi contenuti hanno assunto uno stato preconscio e sono stati accolti dall’Io, altri invece, ne sono rimasti immutati costituendo il nucleo inaccessibile dell’Es. L’Io invece, ha riconvertito nello stato inconscio contenuti prima accolti e poi respinti (che hanno lasciato traccia solo nell’Es) e che nell’es costituiscono il rimosso. Possiamo supporre che nella vita psichica sia operante una specie di energia (anche se non se ne hanno prove) e che, l’energia nervosa o psichica sia presente in due forme (mobile e legata). La trasformazione della prima forma di energia nella seconda, è dovuta solo ad un sovrainvestimento dei contenuti psichici. Del processo primario, fanno parte tutte quelle leggi cui obbediscono i processi nell’inconscio o nell’Es, del processo secondario invece, fanno parte tutte quelle leggi che regolano i decorsi nel preconscio o nell’Io.

CAPITOLO 5

Spiegazione in base all’interpretazione dei sogni

L’investigazione di stati normali, nei quali le frontiere tra io ed es sono salvaguardate da resistenze, non chiarisce le cose. Lo fanno invece gli stati di conflitto e rivolta che vedono il contenuto inconscio dell’es penetrare nell’io (che però si oppone a questa irruzione) facendosi largo nella coscienza. In questo caso, possiamo compiere importanti osservazioni. Di questi stati, fa parte il sonno notturno, durante il quale si svolge l’attività psichica che viene da noi percapita sottoforma di sogni (che si verificano nella vita di persone normali e non è materiale patologico). Il sogno, può essere di diversi tipi: confuso, incomprensibile o assurdo. Nel caso dei sogni, ci comportiamo come i pazzi perché attribuiamo al sogno realtà obiettiva. Il processo di comprensione del sogno, comincia quando, al risveglio, supponiamo che ciò che ricordiamo sia il vero e proprio processo onirico anche se si tratta di una facciata dietro alla quale il processo si cela. Dividiamo quindi i pensieri onirici latenti (lavoro onirico) dal contenuto onirico manifesto. Lo studio del lavoro onirico ci fa comprendere come il materiale inconscio dell’ Es (rimosso) si imponga all’ Io, diventi preconscio e subisca l’opposizione dell’Io e la modifichi in deformazione onirica. Esistono occasioni di due specie per la formazione del sogno, abbiamo quindi: sogni provenienti dall’Es (nel sonno si fanno valere nell’Io) e sogni provenienti dall Io (nel sonno si rafforzano ad opera di un elemento inconscio). In tutti e due i casi, il meccanismo della formazione onirica è lo stesso. L’Io è derivato in un secondo periodo dall’Es ma, nello stato di sonno, si torna alla condizione di Es (quasi come se tornasse nel seno materno). Questo processo è chiamato Pulsione di sonno. Durante lo stato di sonno, l’Es inconscio, svolge una parte importante nella formazione onirica:

  • La memoria onirica è più estesa di quella dello stato vigile. Il sogno reca ricordi dimenticati o inaccessibili nella vita vigile.
  • Il sogno utilizza simboli linguistici di cui il sognatore ignora il significato. Essi, potrebbero risalire al periodo anteriore all’evoluzione linguistica.
  • La memoria onirica riproduce spesso impressioni che risalgono alla piccola infanzia del sognatore.
  • Il sogno evidenzia contenuti che fanno parte dell’eredità arcaica che il bambino porta con se quando viene al mondo per influsso di ciò che i suoi progenitori hanno vissuto, prima di averlo sperimentato personalmente. Il sogno è una fonte per la conoscenza della storia umana.

Il sogno viene reso inestimabile dal fatto che, il materiale inconscio, irrompendo nell’Io, porta con se il suo modo di lavorare e quindi, questo materiale, si esprime in pensieri preconsci che, durante il lavoro onirico, vengono trattate come componenti inconsce dell’Es. Nell’altro stato di formazione onirica, i pensieri preconsci, vengono declassati a inconsci. Il lavoro onirico, è il caso di elaborazione inconscia di processi ideativi preconsci. Nella deformazione che il materiale inconscio ha subito per dare al tutto una forma che l’Io possa accettare, c’è l’influsso dell’organizzazione dell’Io. Nel sogno, sono presenti una serie di elementi che fanno uno strano effetto:

  • SPICCATA TENDENZA ALLA CONDENSAZIONE: si formano nuove unità da elementi che nel pensiero della veglia sarebbero stati tenuti distinti. Un unico elemento è uguale a una serie di pensieri onirici latenti.
  • FACILITA’ CON CUI AVVIENE LO SPOSTAMENTO DEGLI INVESTIMENTI PSICHICI DA UN ELEMENTO ALL’ALTRO: spesso nel sogno manifesto, elementi irrilevanti nei pensieri onirici, appaiono nitidi e rilevanti e viceversa.

Al lavoro onirico, bastano elementi comuni perché uno rimpiazzi l’altro. L’interpretazione del sogno e la scoperta delle relazioni tra sogno manifesto e pensieri onirici latenti, è resa difficoltosa da questi due meccanismi. Appellandosi all’esistenza di questi due meccanismi, se ne deduce che: nell’Es inconscio, l’energia si trova in uno stato di libera mobilità e che è molto importante la possibilità della scarica per determinare la quantità di eccitamento. Nei processi dell’inconscio, ci sono alcune particolarità:

  • Le regole della logica non hanno alcun valore nell’inconscio che è il regno dell’illogico.
  • Nell’inconscio, coesistono tendenze con mete contrastanti.
  • I contrari, vengono trattati come identici e non vengono tenuti separati. Nel sogno quindi, ciascun elemento può significare anche il suo opposto.

La via per la quale si fa derivare il contenuto latente dal sogno manifesto, si trova grazie all’aiuto delle associazioni che il sognatore fornisce per gli elementi del contenuto onirico manifesto. Queste associazioni, mettono in luce gli anelli mancanti che vengono inseriti nelle lacune tra i due. Queste associazioni, ci aiutano ad interpretare il sogno. Ogni sogno che si forma, pone un’esigenza all’Io e, se il sogno viene dall’inconscio, viene realizzata una pulsione, altrimenti, se il sogno proviene dall’attività preconscia, viene risolto un conflitto. L’Io del dormiente, è concentrato sul desiderio di continuare a dormire e perciò, sente questa esigenza come un disturbo, tentanto perciò di accantonarla attraverso l’appagamento di un desiderio innocuo. Ad esempio, se durante il sonno, ad un sognatore si fa vivo il bisogno di nutrimento, egli sogna un pranzo e continua a dormire perché, almeno un po’, avrà soddisfatto la fame (se questà però persiste, il sognatore dovrà svegliarsi). Non tutti i casi sono semplici, specie se si tratta di quei sogni che traggono origine da residui diurni non risolti, che si sono rafforzati nello stato di sonno. Il sogno, non costituisce sempre l’appagamento del desiderio (ad esempio se provoca angoscia) anche se si tratta comunque del risultato di un conflitto (o compromesso). Nel caso del sonno, se la pretesa dell’inconscio è troppo grande, l’Io rinuncia al desiderio di dormire ritornando alla vita vigile. Il sogno, è sempre il tentativo di accantonare (appagando un desiderio) un disturbo recato dal sonno. Il sogno è il guardiano del sonno ma può talvolta essere lui a destare il dormiente.

CAPITOLO 6

La tecnica psicoanalitica

Il sogno è una psicosi innocua e di breve durata che viene sia introdotta che interrotta dal soggetto. L’Io deve soddisfare le esigenze che derivano dal suo rapporto di dipendenza dall’Es, dalla realtà e dal Super-Io anche se mantiene una sua organizzazione. La richiesta più grossa che si possa fare all’Io è di tenere a bada le pulsioni dell’Es e, per farlo, deve impiegare molta energia. Anche le pretese del Super-Io possono essere talmente pesanti da paralizzare l’Io. Spesso, Es e Super-Io, “complottano” contro l’Io che deve cercare di restare reale. Quando queste due forze si rafforzano, sfaldano l’organizzazione dell’Io turbando il rapporto di questo con la realtà. La prima cosa da fare è quello di attuare un piano di guarigione e quindi una situazione analitica. Dobbiamo soccorrere l’Io indebolito dai suoi conflitti interni. L’Io del paziente e il medico analitico, devono tenersi ancorati al mondo esterno e devono, allo stesso tempo andare contro le pretese dell’Es e del Super-Io. Il nostro sapere deve compensare il non sapere del paziente (il quale si ripromette sincero) e deve restituirgli la padronanza di quelle regioni della vita psichica di cui ha perso il controllo. L’Io degli psicotici, rigetterà ben presto la nostra persona e l’aiuto che gli offriamo. A volte, si desiste dall’applicare questo metodo agli psicotici. Ci sono però anche altre categorie di malati psichici molto vicini agli psicotici, si tratta di coloro che soffrono di disturbi nevrotici e, anche se le loro condizioni di malattia sono simili, il loro Io si è dimostrato più capace di resistere. I nevrotici, possono essere ben disposti ad accettare il nostro aiuto. Con il nevrotico, ci poniamo nella condizione di ascoltare le cose che egli sa e che tiene celate davanti agli altri. Egli, dovrà però comunicarci non solo ciò che dice intenzionalmente, ma anche tutto ciò che gli viene in mente anche se sgradevole o per lui irrilevante. Se il paziente riuscirà a far tacere la sua autocritica, , ci offrirà il materiale ancora sotto l’influsso dell’inconscio. Il paziente, non si accontenta di considerare l’analista come un aiutante da ricompensare per i suoi consigli, ma lo considerano come il ritorno di una persona importante dell’infanzia trasferendo su quella persona le relazioni e i sentimenti destinati a quella dell’infanzia. Tutto questo si chiama traslazione e comprende atteggiamenti positivi ma anche negativi nei confronti dell’analista. Quando è positiva, si mette da parte l’intento di guarire e si fa vivo quello di piacere all’analista. Questo fenomeno diventa ciò che induce il paziente a collaborare. L’Io debole guarisce temporaneamente per amore dell’analista. Il paziente, tende a mettere l’analista al posto di uno dei due genitori concedendo all’analista il potere che il Super-Io (creato dai genitori) ha sull’Io. L’analista, può quindi correggere gli errori fatti dai genitori e riguardanti l’educazione. Di questo influsso sul paziente, l’analista non deve assolutamente abusare perché finirebbe così per ripetere gli errori fatti dai genitori. Egli, dovrebbe quindi accettare il carattere del paziente anche se, alcuni nevrotici, sono rimati talmente infantili che, in analisi, non si può fare altro che trattarli come bambini. Altro vantaggio della traslazione, sta nel fatto che essa ci concede di ascoltare un pezzo della storia della vita del paziente che agisce teatralmente davanti a noi. La traslazione può anche portare a trasformare l’atteggiamento positivo (nei confronti dell’analista) in negativo. Le relazioni tra paziente e analista sono da escludere ma tutto questo, potrebbe appunto portare il paziente a capovolgere i suoi sentimenti finendo cosi per mandare all’aria le guarigioni realizzate sotto il dominio della traslazione positiva. In questo caso, il lavoro e gli sforzi non saranno serviti a niente e il paziente si comporterà come un bambino fiducioso nei confronti degli estranei. Il problema causato da queste situazioni di traslazione è che il paziente non ne intenda la natura finendo per considerarle alla stessa stregua di eventi nuovi e reali. Il compito dell’analista è di non fare illudere il paziente e di fargli capire che si tratta del rispecchiamento di eventi passati. Se si informa il paziente per tempo, esso non dimenticherà mai ciò che vive nelle situazioni che si verificheranno quindi durante l’analisi e durante la manifestazione delle reazioni anomale. Per rafforzare l’Io debole del paziente, dobbiamo ampliare la conoscenza che ha di se e, per farlo, dobbiamo fare in modo che il paziente collabori con noi anche se si tratta di un compito difficile. Il materiale per il nostro lavoro, viene procurato da varie fonti come le comunicazioni e l’interpretazione dei sogni o degli atti mancati del paziente. Questo materiale, ci aiuta ad elaborare costruzioni su ciò che gli è accaduto in passato e che ha dimenticato o su ciò che gli capita adesso e non riesce a comprendere. L’importante, resta non comunicargli subito le nostre costruzioni (potrebbe provocare resistenza o rendere difficile il proseguimento del lavoro) ma aspettare il momento più propizio ovvero quando egli ci si è avvicinato a tal punto che non manchi che un passo alla risoluzione del problema. Se le cose sono quindi fatte a dovere, il paziente ricorderà da solo il processo dimenticato (il nostro sapere sarà quindi anche il suo). La seconda parte del nostro lavoro, è la più importane. Vogliamo che l’Io sia certo del nostro aiuto e che inizi quindi a passare all’ attacco per riconquistare ciò che ha perduto. In questo caso, i controinvestimenti diventano resistenze al nostro lavoro. L’Io è spaventato da queste imprese pericolose e noi dobbiamo tranquillizzarlo per evitare di farci rifiutare. Questa resistenza, permane durante il trattamento e viene chiamata “resistenza della rimozione”. Questa però, non è l’unica che dobbiamo affrontare. In questa situazione, l’Io si ribella alle nostre sollecitazioni mentre l’inconscio ci da una mano penetrando nella coscienza. Quando induciamo l’Io a superare le sue resistenze, nasce una lotta sotto la nostra guida. Non importa quale sarà il suo esito, se l’Io riprende in considerazione una pretesa pulsionale rifiutata o se la ripudierà di nuovo, il pericolo permanente sarà stato accantonato. Il superamento delle resistenze, esige più tempo e maggior fatica, provoca una vantaggiosa alterazione dell’Io che verrà conservata e darà buone prove di se nella vita. Due nuovi fattori esigono da parte nostra la massima attenzione. Essi, sono sconosciuti al malato e non derivano dal suo Io. Si possono classificare sotto il nome di “bisogno della malattia o della sofferenza”. La loro provenienza è indifferente. Il primo, è il senso di colpa: il malato non lo avverte e non lo riconosce. Questa resistenza, non turba il nostro lavoro intellettuale ma talvolta, lo rende inefficace, invero. Essa, ci permette di annullare una forma di sofferenza nevrotica anche se sostituisce questa con una malattia somatica. Tutto questo, spiega anche le guarigioni o i miglioramenti di gravi nevrosi in seguito a disgrazie reali. Nella difesa contro questa resistenza, dobbiamo limitarci a renderla cosciente e a tentare una lenta demolizione del Super-Io ostile. Meno facile, è l’alta resistenza, lottando contro la quale, ci rendiamo conto di essere insufficienti. Esistono tra i nevrotici individui in cui, la pulsione di autoconservazione, ha subito un’inversione. Questi soggetti mirano all’autolesionismo e all’autodistruzione. Appartengono a questo gruppo anche quei soggetti che poi si suicidano. Si pensa solitamente che, in questi soggetti, si siano verificati dei disimpasti pulsionali che hanno portato ad una liberazione eccessiva della pulsione di distruzione rivolta verso l’interno. Questi pazienti, non sopportano la guarigione data dal nostro metodo e quindi, vi si oppongono fortemente con ogni mezzo. L’esito finale della lotta da noi ingaggiata, dipende da relazioni quantitative, dalle energie che riusciamo a mobilitare nel paziente in nostro favore, la cui quantità va messa in confronto con la somma energetica delle forze che combattono contro di noi.

CAPITOLO 7

Un saggio di lavoro psicoanalitico

Le nevrosi e le psicosi sono gli stati in cui si esprimono i disturbi funzionali dell’apparato psichico. Le nevrosi non hanno cause specifiche, esse, sono legate da trapassi fluidi e non esiste uno stato riconosciuto come normale, nel quale non si possa riscontrare qualche lieve tratto nevrotico. I nevrotici hanno più o meno le stessa disposizioni degli altri esseri umani. Le insufficienze e le sofferenze dei nevrotici sono dovute a “disarmonie quantitative”. La causa delle conformazioni della vita psichica umana va ricercata nel rapporto tra disposizioni innate ed esperienze accidentali. Queste differenze quantitative, condizionano la diversità dei risultati. Ciò che è stato appena detto, vale per tutti i casi di sofferenza, scoramento e paralisi psichica, anche se non tutti questi casi possono definirsi nevrotici. Le nevrosi, hanno caratteri specifici. Esiste una pretesa pulsionale il cui padroneggiamento tende a non riuscire o a riuscire solo in parte, questa stagione della vita, si presta alla genesi di una nevrosi. La natura della pulsione e l’epoca della vita esigono ciascuno una propria disamina, anche se hanno in comune molte cose. Sembra che le nevrosi si acquisiscano soltanto nell’infanzia (fino ai sei anni) anche se i loro sintomi possono manifestarsi più tardi. La nevrosi infantile, si manifesta per poco oppure passa inosservata. La malattia nevrotica, tende solitamente a riallacciarsi a quella infantile. A fare eccezione a questa regola è la nevrosi traumatica. Le nevrosi, sono affermazioni dell’Io il quale, fintanto che è fragile, è incapace di opporre resistenza e, pertanto, fallisce nel padroneggiare compiti solitamente facili. L’Io si difende mediante tentativi di fuga che però determinano limitazioni per uno sviluppo ulteriore. I danni che l’Io subisce a causa delle sue prime esperienze, ci appaiono molto grandi. A nessuno vengono risparmiate esperienze traumatiche. Le reazioni dell’Io servono a raggiungere un’altra meta ovvero la trasformazione dell’individuo primitivo in individuo civilizzato. Questa trasformazione può avvenire grazie a disposizione ereditaria ma soprattutto grazie all’ausilio dell’educazione. L’influsso della civiltà può essere messo tra le condizioni delle nevrosi. Parlando delle pretese pulsionali: i sintomi nevrotici sono sempre o un soddisfacimento sostitutivo di una aspirazione sessuale o una misura che intende impedirlo, solitamente però, si tratta di un compromesso tra queste due cose. Gran parte delle aspirazioni della vita sessuale, derivano dalla composizione tra pulsione erotica e pulsione di distruzione. Le pulsioni sessuali, hanno un ruolo preponderante nella genesi della nevrosi. Nel corso dell’evoluzione civile, nessuna funzione è stata ripudiata cosi come lo è stata la funzione sessuale. Il periodo in cui l’Io comincia a differenziarsi dall’Es, è il periodo della prima fioritura sessuale che viene troncata all’epoca della latenza. Le alterazioni biologiche della vita sessuale, sono significative per l’evoluzione da animale a uomo. Il punto debole dell’organizzazione dell’Io sta appunto nel suo rapporto con la funzione sessuale. Il bambino è psicologicamente il padre dell’adulto e, le esperienze vissute nei suoi primi anni di vita sono fondamentali per la sua futura esistenza. La nostra attenzione viene attratta in modo particolare dagli effetti di quegli influssi che non riguardano tutti i bambini (es. abuso sessuale o visione di rapporti sessuali compiuti da persone più grandi). Queste esperienze compaiono in un momento in cui il bambino non prova alcun interesse per questo genere di cose. E’ altrettanto vero però che la sensibilità sessuale del bambino viene destata e indirizzata da queste esperienze che, appena ritornano alla memoria, cadono in preda alla rimozione e mettono l’Io nelle condizioni di non riuscire a padroneggiare la funzione sessuale portandolo, a volte, a disinteressarsene per sempre. Da questa ultima reazione deriverà una nevrosi o delle perversioni tra le più variegate. Il nostro interesse merita di essere rivolto anche al complesso edipico. A questo punto, è utile descrivere separatamente lo sviluppo del bambino da quello della bambina perché è proprio in questo che, la differenza tra i sessi trova espressione psicologica. Il primo dato che ci troviamo di fronte è sicuramente il dato biologico della duplicità dei sessi. Questo significa che, ciascun individuo, non si limita alle modalità reattive di un solo sesso ma lascia spazio anche alle reazioni del sesso opposto, cosi come il suo corpo reca entrambe i sessi anche se uno atrofizzato e ormai inutile rispetto all’altro. Per distinguere il maschile dal femminile, diremo che il primo riguarda ciò che è forte e attivo mentre il secondo riguarda ciò che è debole e passivo. Primo oggetto erotico del bambino è il seno materno, verso il quale l’amore nasce piochè esso viene visto come ciò che soddisfa il bisogno del nutrimento. All’inizio, il bambino non distingue tra il seno materno e il proprio corpo. Questo primo oggetto sessuale finirà per diventare completo quando includerà tutta la persona della madre la quale, nutre il bambino e lo accudisce suscitando in lui sensazioni corporee che possono essere piacevoli o spiacevoli. Il bambino vedrà la madre come primo e più forte oggetto d’amore che fungerà come prototipo per tutte le successive relazioni amorose. Tra il secondo ed il terzo anno di età, il bambino entra nella fase fallica. Egli ha ottenuto sensazioni voluttuose dal suo membro e ha imparato a procurarsene altre mediante stimolazioni manuali. Egli si trasforma quindi nell’amante di sua madre e desidera possederla fisicamente (sempre in base alle idee che fino a quel momento si è fatto sulla vita sessuale). Il bambino decide di sedurre la madre mostrandole il suo membro maschile di cui va molto orgoglioso. Automaticamente, egli cerca di sostituirsi al padre, che, fino a quel momento, egli aveva invidiato per la forza fisica e per la sua autorità. Il padre finisce quindi per diventare un rivale e il bambino desidererebbe disfarsene. Quando la madre capisce che l’eccitamento sessuale del bambino è rivolto a lei stessa, essa pensa di risolvere il tutto proibendogli di occuparsi manualmente del suo membro. Visto però che la proibizione non serve a molto, la mamma minaccia il bambino di disfarsi dell’arnese con cui egli la sfida e, per far sembrare più credibile la cosa (per via dell’autorità) dice al bambino che sarà il papà a farlo. Questa minaccia ha effetto soltanto se prima o poi si è verificata anche un’altra condizione. Se alla vista di un genitale femminile gli vien fatto rammentare questa minaccia (manca quel pezzo) egli comincerà a credere seriamente a ciò che ha udito entrando nel complesso dell’evirazione e subendo il più grosso trauma della sua vita.

 

Fonte: http://www.scicom.altervista.org/psicologia/Compendio_di_psicoanalisi.doc

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