Psicoanalisi cos'è

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Psicoanalisi cos'è

Sigmund Freud:

Che cos’è la psicoanalisi?

  • La psicanalisi è una psicologia abissale o del profondo, che non studia i comportamenti osservabili, ma le motivazioni nascoste dell’agire umano.
  • Rientra nell’ambito delle cosiddette “scienze umane”, che si sviluppano nel corso del 1900.
  • È scienza dell’uomo, non del corpo.
  • Si afferma da un lato come terapia, dall’altro come critica della cultura e come codice per interpretare l’arte e il sapere. La psicanalisi, infatti, ha influito notevolmente sui più svariati campi della cultura novecentesca.
  • Rappresenta una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire l’uomo, in quanto basata sulla scoperta dell’inconscio: l’io non è trasparente a se stesso perché la coscienza non esaurisce l’identità del soggetto. Freud afferma che la coscienza, ovvero quello che l’uomo sa, è solo la punta di un iceberg, la superficie di qualcosa di assolutamente più complesso. L’uomo è dominato dall’inconscio. Questa convinzione porta al crollo dell’umanesimo classico e fa annoverare Freud tra i “maestri del sospetto”.                                                                                                              
  • Nell’Introduzione alla psicanalisi, Freud accosta la scoperta dell’inconscio alle altre due grandi “rivoluzioni” che hanno sconvolto il mondo della scienza: la rivoluzione copernicana e la teoria di Darwin.

Vita:
Sigmund Freud nasce a Freiberg, in Moravia, nel 1856, da genitori ebrei, che si trasferiscono a Vienna nel 1860. Laureatosi in medicina, intraprende studi di anatomia del sistema nervoso, lavorando nel laboratorio neurofisiologico di Brücke. Nel 1882, per ragioni economiche, è costretto ad abbandonare la ricerca scientifica e a intraprendere la professione medica, dedicandosi alla psichiatria.
Nel 1885, grazie ad una borsa di studio, si reca a Parigi, dove Jean-Martin Charcot stava studiando i fenomeni isterici. Nel 1889 passa un breve periodo a Nancy, dove i procedimenti dell'ipnosi venivano praticati e studiati da un'altra scuola, quella di Ambroise Liébeault e dal suo discepolo Hippolyte Bernheim, allora in aspra contrapposizione a Charcot.
Tornato a Vienna, in virtù di ricerche successive sull'isteria, condotte in collaborazione con Josef Breuer, perviene scoperta dell'inconscio e quindi alla fondazione della teoria psicoanalitica.
Il sia lento e contrastato successo delle sue teorie fa sì che nel 1910 nasca, a Norimberga, la Società internazionale di Psicoanalisi, di cui Jung è il primo presidente.
Nel 1933 i nazisti, a Berlino, bruciano le opere dell'ebreo Freud.
Nel 1938 lascia Vienna e si reca come esule a Londra, dove muore nel 1939.

Delle sue opere ricordiamo:
Studi sull'isteria (1895); L'interpretazione dei sogni (1900); Psicopatologia della vita quotidiana (1901); Il motto di spirito e i suoi rapporti con l'inconscio (1905); Frammento di un'analisi d’isteria (1905);
Tre saggi sulla sessualità (1905); Totem e tabù (1913); Lutto e malinconia (1917);
Introduzione alla psicoanalisi (1915-1917; 1932); Al di là del principio del piacere (1920);
Psicologia delle masse e analisi dell'io (1921); L'io e l'Es (1923); L'avvenire di un'illusione (1927);
Il disagio della civiltà (1929); Analisi terminabile e interminabile (1937).

 

Dagli studi sull’isteria alla psicanalisi:
La medicina ufficiale ottocentesca tendeva ad interpretare tutti i disturbi della personalità in chiave somatica e quindi a non prendere sul serio quegli stati psiconevrotici (ad esempio le isterie), in cui non fossero rintracciabili lesioni organiche corrispondenti.
Ciò nonostante, ai tempi di Freud, l'isteria aveva attirato l'attenzione di un gruppo di medici, tra cui Charcot e Breuer. Il primo era giunto ad usare l'ipnosi come metodo terapeutico, ottenendo un certo successo, grazie al controllo dei sintomi isterici mediante la suggestione. Breuer, andando oltre Charcot, utilizzava l'ipnosi non come strumento di inibizione dei sintomi, ma come mezzo per richiamare alla memoria avvenimenti penosi dimenticati (traumi passati).
Grazie allo studio di diversi casi, Breuer e Freud, che nel frattempo era divenuto suo collaboratore, mettono a punto il cosiddetto “metodo catartico”, consistente appunto nel tentativo di provocare una “scarica emotiva” (chiamata abreazione) capace di liberare il malato dai suoi disturbi.
Ponendosi il problema delle ragioni dell'isteria, Freud, procedendo autonomamente rispetto a Breuer, arriva alla scoperta che la causa delle psiconevrosi non deriva necessariamente da un trauma passato, ma è da ricercarsi in un conflitto tra forze psichiche inconsce, ossia operanti al di là della sfera di consapevolezza del soggetto.
La scoperta dell'inconscio segna l'atto di nascita della psicoanalisi, che si configura infatti come psicologia abissale o del profondo.

La realtà dell'inconscio e i modi per «accedere» ad esso:
Prima di Freud si riteneva comunemente che la psiche si identificasse con la coscienza.
Il medico viennese afferma invece che la maggior parte della vita mentale si svolge fuori della coscienza e che l'inconscio costituisce la realtà abissale primaria di cui il conscio (simile alla punta di un iceberg) è solo la manifestazione visibile.


conscio
Psiche             preconscio
inconscio                 
  • Il conscio è la sfera della consapevolezza.
  • Il preconscio comprende l'insieme dei ricordi che, pur essendo momentaneamente inconsci, possono, in virtù di uno sforzo dell'attenzione, divenire consci.
  • Il rimosso o inconscio comprende quegli elementi psichici stabilmente inconsci che sono mantenuti tali da una forza specifica, la cosiddetta rimozione, che può venir superata solo in virtù di tecniche apposite.

L’inconscio freudiano è

  • incontrollabile: l’uomo è dominato da esso e la libertà è solo un’illusione.
  • inosservabile: la sua esistenza è un’ipotesi teorica.
  • inesplorabile: non può mai venire alla luce, ma lo si coglie solo attraverso delle tracce.
  • attivo: coincide con la libido, un’energia psico-fisica ed una pulsione di natura sessuale.

Per portare alla coscienza eventi rimossi, Freud pensò inizialmente di usare l'ipnosi, ma la scarsa efficacia di quest'ultima lo indusse ben presto ad elaborare un nuovo metodo: quello delle cosiddette associazioni libere.
Anziché forzare il malato, questo metodo mira invece a rilassarlo e consiste nel mettere il paziente in grado di abbandonarsi al corso dei propri pensieri, facendo sì che fra le varie parole da lui pronunciate si instaurino delle catene associative collegate con il materiale rimosso che si vuole portare alla luce.
Questo metodo, pur avendo la capacità di “aggirare” più facilmente censure e rimozioni, presenta tuttavia, nella concretezza dell'analisi, notevoli difficoltà, che solo lo sforzo solidale del paziente e dello psicoterapeuta sono in grado di superare.
In ogni caso, tutto deve essere messo al servizio della cura, compreso quel fenomeno tipico (di cui Freud è stato geniale teorizzatore) che è il transfert o traslazione, ossia il trasferimento, sulla persona del medico, di stati d'animo ambivalenti(di amore e di odio) provati dal paziente durante l'infanzia nei confronti delle figure genitoriali.

La scomposizione psicoanalitica della personalità:



          es
personalità           super-io
                                       io

La prima topica psicologica (studio dei «topoi» o luoghi della psiche) viene elaborata da Freud nel capitolo VII dell'Interpretazione dei sogni e distingue tre sistemi:                                                                              

il conscio (Cs),il preconscio (Pcs)e l'inconscio (Ucs).
Successivamente vengono cambiati i termini della topica e Freud, a partire dal 1920, ne elabora una seconda in cui distingue tre «istanze»:

  • l'Es, (termine tedesco che indica il pronome neutro della terza persona singolare), è la forza impersonale e caotica, che Freud definisce come ”un calderone di impulsi ribollenti “ e che costituisce la matrice originaria della nostra psiche.                                                                                         Per queste sue caratteristiche, l'Es non conosce né il bene, né il male, né la moralità, ma obbedisce unicamente all'inesorabile principio del piacere.
  • il Super-io è ciò che comunemente si chiama coscienza morale, ovvero l'insieme delle proibizioni che sono state trasmesse all'uomo nei primi anni di vita e che poi lo accompagnano sempre, anche in forma inconsapevole.
  • l’ioè la parte organizzata della personalità, che si trova a dover fare i conti con le esigenze di quei tre «padroni severi» che sono l'Es, il Super-io e il mondo esterno.                                                          
  • In altri termini, l'Io è l'istanza che si trova a dover equilibrare, tramite opportuni compromessi, pressioni disparate e per lo più in contrasto fra di loro.

L’Io, dunque, non è affatto una soggettività conciliata e limpida, ma attraverso una serie di meccanismi di difesa e attraverso le strategie della sublimazione e della rimozione, deve esercitare il difficilissimo compito di mediare tra tendenze opposte e inconciliabili.
N.B. La sublimazione consiste nel trasformare contenuti psichici inaccettabili, facendo loro assumere
forme di contenuti più elevati e moralmente accettabili (ad esempio, secondo Freud, la passione per
la musica).
La rimozione consiste invece nell’eliminazione di certi contenuti psichici dalla coscienza.

Il tipo di rapporto fra l'Io e i suoi «padroni» rappresenta un fondamentale criterio di discriminazione fra «normalità» e «nevrosi». Infatti, nell'individuo normale l'Io riesce abbastanza bene a padroneggiare la situazione e fornisce, agendo sulla realtà, parziali soddisfazioni all'Es, senza violare in forma clamorosa gli imperativi e le proibizioni che provengono dal Super-io. Ma se da un lato le esigenze dell'Es sono eccessive, o se il Super-io è troppo debole, o invece troppo rigoroso e poco duttile, allora queste soluzioni pacifiche non sono più possibili. Può in tal caso accadere che l'Es abbia il sopravvento e travolga un Super-io troppo debole, e l'Io è condotto allora e comportamenti asociali o proibiti: il soggetto diventa un delinquente, oppure qualche volta un perverso. Oppure può accadere che il Super-io troppo rigido provochi la rimozione o altri processi di difesa. Le istanze dell'Es divenute inconsce si manifestano allora con sintomi nevrotici.

I sogni, gli atti mancati e i sintomi nevrotici:
Secondo il principio del determinismo psichico i contenuti psichici sono connessi tra loro da un legame necessario, formando una catena associativa ferrea.
Nella psiche niente avviene a caso e niente passa senza lasciare traccia.
Il compito della psicoanalisi è di interpretare queste trecce o indizi, che sono:

  • i sintomi nevrotici (malattia psichica)
  • la psicopatologia della vita quotidiana (i lapsus, gli atti mancati, le sbadataggini, le amnesie, le superstizioni, cioè quegli episodi normali della vita quotidiana, che non sono affatto casuali)
  • i sogni.

Freud ritiene che i sogni siano “l'appagamento (camuffato) di un desiderio (rimosso)”, cioè richiamano desideri inaccettabili dal soggetto, che cadono sotto l'azione della “censura”.
Per motivare questa tesi egli distingue, all'interno dei sogni, un contenuto manifesto (la scena onirica, così come viene vissuta dal soggetto) ed un contenuto latente(l'insieme delle tendenze che danno luogo alla scena onirica).
Il contenuto manifestodei sogni è nient'altro che la forma elaborata e travestita (sotto effetto della censura) in cui si presentano i desideri latenti.
Ma se ogni sogno è la realizzazione di un desiderio, l'interpretazione psicoanalitica dei sogni consiste nel ripercorrere a ritroso il processo di traslazione del contenuto latente in quello manifesto, al fine di cogliere i messaggi segreti dell'Es.

Nella Psicopatologia della vita quotidiana Freud prende in esame quei contrattempi della vita di tutti i giorni (lapsus, errori, dimenticanze, incidenti banali ecc.) che prima di lui si era soliti attribuire al caso. Applicando ancora una volta il principio del determinismo psichico, Freud scopre come tali ”microfenomeni” abbiano un ben preciso significato. In particolare, egli scorge in essi un'ennesima manifestazione camuffata dell'inconscio, ovvero, una sorta di compromessofra l'intenzione cosciente del soggetto e determinati pensieri inconsci che si agitano nella sua psiche.
Questo schema risulta facilmente applicabile ai casi di lapsus linguae (es. Un professore nella sua prolusione inaugurale afferma: “È per me una noia (gioia) descrivere i meriti del mio stimato predecessore”).
Tuttavia, secondo la psicanalisi, esso vale per qualsiasi incidente quotidiano (ad esempio, per Freud, noi tendiamo a dimenticare determinati nomi, o a smarrire determinati oggetti, per il fatto che ad essi sono associati sentimenti spiacevoli).
Per quanto concerne i sintomi nevrotici, Freud sostiene che il sintomo rappresenta il punto di incontro fra una o più tendenze rimosse e quelle forze della personalità che si oppongono all'ingresso di tali credenze nel sistema conscio.
Freud scoprì inoltre che gli impulsi rimossi che stanno alla base dei sintomi psico-nevrotici sono sempre di natura sessuale.

Il complesso edipico:
Decisive nello sviluppo della personalità sono, secondo Freud, le esperienze dell’infanzia e le figure dei genitori, che vengono introiettate (proiettate all’interno) da ciascun individuo, condizionandone lo sviluppo psichico.
La psicologia infantile ruota intorno ad una delle più note dottrine freudiane, il complesso di Edipo, a cui Freud riconduce persino la religione (Dio è infatti visto come la proiezione della figura paterna).
In generale, il complesso edipico, che prende il nome dalla mitica vicenda del personaggio greco, destinato dal Fato ad uccidere il padre e a sposare la madre, consiste in un attaccamento "libidico" verso il genitore di sesso opposto e in un atteggiamento ambivalente (con componenti positive di affettuosità e tendenza alla identificazione, e componenti negative di ostilità e di gelosia) verso il genitore dello stesso sesso.

La religione e la civiltà:
Per quanto riguarda le «rappresentazioni religiose», Freud ritiene che esse siano «illusioni, appagamenti dei desideri più antichi, più forti, più pressanti dell'umanità». Tali desideri sarebbero quelli tipicamente infantili di sentirsi protetti contro i pericoli della vita e a sua volta, l'amato e temuto Padre celeste, Dio, non sarebbe altro che la proiezione psichica dei rapporti ambivalenti con il padre terreno.

Per quanto riguarda la civiltà, Freud afferma che essa implica un “costo” in termini libidici, essendo costretta a “deviare” la ricerca del piacere in prestazioni sociali e lavorative.
Inoltre la civiltà, proseguendo l'opera paterna, dà origine a un Super-io collettivo, incarnato da una serie di norme e divieti, che deve porre un limite agli istinti egoistici e aggressivi-distruttivi dei singoli.
Il Super-io collettivo deve perciò soffocare le pulsioni dell’Es per permettere la reciproca armonia.
È proprio questa funzione repressiva della società che soffoca gli impulsi originari creando la nevrosi e dando vita al cosiddetto “disagio della civiltà”.
La società è però considerata il “male minore”: se essa non ci fosse l’umanità si auto-distruggerebbe, perché darebbe libero sfogo ai desideri di Eros e Thanatos.

Il binomio Eros-Thanatos:
Inizialmente Freud associa l’inconscio alla libido, un’energia di natura sessuale, ma negli suoi ultimi scritti divide le pulsioni che animano la psiche umana in due specie:

  • Eros: sono le pulsioni che tendono a conservare e unire. Sono pulsioni erotiche (nel senso dell'Eros del Simposio platonico) o genericamente sessuali.
  • Thanatos: sono le pulsioni che invece tendono a distruggere e a uccidere, e sono quindi aggressive o distruttive.

Nella lotta tra Eros e Thanatos, due forze ugualmente primarie e originarie, Freud ha visto condensata l'intera storia del genere umano.

L’uomo:
Nella prospettiva freudiana l’uomo:

  • è diviso, frammentato e sempre in conflitto con se stesso.
  • è per sua natura egoista (pulsioni di vita) e aggressivo (pulsioni di morte).
  • non è libero di scegliere, ma è determinato dall’inconscio.
  • è inevitabilmente malato(in quanto vive nella società che soffoca i suoi bisogni naturali):                       
  •   il confine tra normalità e patologia è infatti sottilissimo e la guarigione definitiva è impossibile. La psicanalisi svolge dunque un “compito infinito” e il suo scopo è alleviare i danni.

La concezione dell’uomo, secondo Freud, è quindi tendenzialmente pessimistica e rifacendosi a Schopenhauer, afferma che la sofferenza è una componente strutturale della vita, che ci costringe a patire nel corpo e nella psiche, a decadere e a morire.

 

Fonte: http://digilander.libero.it/alemar85/Autori%20filo/Sigmund%20Freud.doc

Sito web da visitare: http://digilander.libero.it

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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