Psicologia per il benessere

Psicologia per il benessere

 

 

 

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Psicologia per il benessere

ANGOSCIA DI SOLITUDINE PAURA DI ABBANDONO

DOTT.SSA PATRIZIA FURLAN
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA

Centro di psicologia Limens
Conegliano Treviso

SOLITUDINE

Rimanda al termine Separare composta da “se” che significa divisione e “parare” parto.
Quindi solitudine come separazione dalla madre,  passaggio da un vissuto indifferenziato ad una percezione di separatezza.

SOLITUDINE E SOLITUDINI

Esiste forse una solitudine diversa per ognuno di noi?
“Dagli uomini” disse il Piccolo Principe coltivano cinquemila rose nel loro giardino.. e non trovano quello che cercano” “E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua… “Ma gli occhi sono ciechi bisogna cercare col cuore”
(Saint- Exupery 1943)

 

NON SIAMO NATI PER STARE SOLI

“Questo andare verso l’altro serba una connotazione molto precisa poiché ciò a cui la nostra ricerca dà forma equivale in termini psicologici, alla nostalgia fusionale esperita nel rapporto primario”.
(Aldo Carorenuto Amare Tradire, 2005).

PAURA DELLA SOLITUDINE
Generalmente non attribuiamo un significato positivo alla solitudine, ma uno stato di malessere.
L’uomo contrappone alla solitudine un mondo costellato di relazioni disseminato di immagini ed affastellato da azioni nel tentativo perenne di placare la solitudine.

SFUGGIRE ALLA SOLITUDINE?

  • PERSEVERANDO IN SITUAZIONI  SVILENTI E FRUSTRANTI
  • RIEMPIRE IL TEMPO DI VUOTO
  •  NEGANDOLA ILLUSORIAMENTE (chat,sms)

Il telefono non ravvicina, anzi, conferma le distanze” (S. de Beauvoir)

LA NOSTRA PERCEZIONE
Essere soli
Sentirsi soli
Viviamo in una cultura che favorisce la solitudine e la addita come qualcosa da evitare ad ogni costo.

ASPIRAZIONI DIVERGENTI
SOLITUDINE CERCATA
Ci sono solitudini cercate quella del creativo dell’asceta e di chi nella quotidianità sente il bisogno di ricercare un momento suo..
SOLITUDINE SUBITA
Nella prigionia,  nella malattia (fisica, mentale) nell’handicap,
In alcune infanzie, in certe vecchiaie, nell’abbandono di una persona cara..
VISSUTI DI SOLITUDINE
SOLITUDINE SANA
SOLITUDINE PATOLOGICA
“Ogni volta che qualcosa ci ferisce anche noi costruiamo una fortezza intorno alla ferita e ci isoliamo, per paura di soffrire ancora. La solidità delle mura dipende dalla gravità della ferita”.
(Mira Rothemberg children with esmerald eyes, 1997)
(Frances Tustin Intervista sull’autismo,1994)

SOLITUDINE PER PAURA DI ESSERE ABBANDONATI

“PERCHE’ QUANDO SONO SOLA MI SENTO IN PRIGIONE E QUANDO SONO CON ALTRE PERSONE MI PARE CHE SIANO LORO AD IMPRIGIONARMI?”

Perdita ed abbandono
E’ dimostrato oggi che i sentimenti più disturbanti ed intensi a cui dà luogo una perdita sono il timore di essere abbandonati, lo struggimento per la figura persa e la collera per l’impossibilità di ritrovarla… lungi dall’affrontare la realtà di adattarvisi, una persona colpita da una perdita ingaggia una lotta con il passato.

(John bolby costruzione e rottura dei lagmi affettivi, 1979)

LA PERSONALITA’ ABBANDONICA
Insicurezza oceanica e fantasie d’assoluto
“Tradita, abbandonata, sì. Una ferita che sanguina troppo”.
(S.de Beauvoir “Donna Spezzata”)

Da un passato lontano, i traumi subiti si amalgamano con le attuali sofferenze, così l’abbandonico in assenza dell’altro si precipita nell’angoscia poiché gli viene a mancare quella rassicurazione e quell’accoglienza elettiva che annulla spazio e tempo e stabilisce la simbiosi.

IL PRINCIPE AZZURRO
Si tratta d’un sogno antico che ha radici profondissime nella storia di ciascuno di noi:tutti possiamo riconoscerci nella fantasia del principe azzurro, di un fantasma onnipotente e salvifico che porrà fine alla nostra angoscia di separazione. Restiamo a lungo in attesa di tale incontro.
(Aldo Carotenuto Amare Tradire 2005)

  • ACCETTARE COSTRUTTIVAMENTE GLI EVENTI DELLA VITA

Può capitare di essere soli di fronte ad una scelta, ad una responsabilità, di essere stati lasciati.
Possiamo soccombere o reagire, la solitudine può essere uno strumento di crescita, di realizzazione e di  incontro con il proprio sé.

  • GUARDARSI DENTRO, GUARDARSI INTORNO

Siamo abituati a respingere/ controllare i nostri vissuti dolorosi non li sperimentiamo così come non vediamo, per difesa, il dolore dell’altro. Dovremmo guardarci dentro ed intorno per scoprire davvero chi siamo e dove siamo, per integrare la nostra esperienza e viverla.

  • GESTIRE LA SOLITUDINE
  • RIEDUCARCI ALLA SOLITUDINE RENDENDOLA UNO STRUMENTO CHE PERMETTE DI REALIZZARE UN VERO INCONTRO CON IL PROPRIO SE'
  • FAR GERMOGLIARE LE EMOZIONI  CHE PROVIAMO, LEGGIAMO, SENTIAMO, COMPIAMO
  • RIDARE VALORE AL SILENZIO, COME ATTO PREPARATORIO AL COMUNICARE CON GLI ALTRI
  • RECUPERARE/SVILUPPARE LA CAPACITA’ DI STARE ANCHE DA SOLI

 

IL PICCOLO PRINCIPE INCONTRA LA VOLPE
In quel momento apparve la volpe
“buon giorno disse la volpe”
“buon giorno” disse il piccolo principe, voltandosi, ma non vide nessuno.
“Chi sei?” domandò il piccolo principe ”sei molto carino”…..
Non si conoscono che le cose che si addomesticano.


COSTRUIRE LA CAPACITA' DI SVILUPPARE RELAZIONI UTILI E POSITIVE ATTRAVERSO UNA COMUNICAZIONE EFFICACE

Nello Bosco

 

Costruire la capacita’ di sviluppare relazioni utili e positive attraverso una comunicazione efficace

Sviluppare le proprie abilità di comunicazione e di influenza
Nel rapporto one-to-one o verso un’organizzazione

La comunicazione è qualsiasi elemento di interazione che possa provocare una “modifica” nell’altra persona

LA COMUNICAZIONE NON VERBALE E PARAVERBALE
LA ROTTURA DELLA COERENZA INTERIORE
ROTTURA DELLA COERENZA INTERIORE
I FILTRI DELLA COMUNICAZIONE
I PRINCIPI DELLA PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA 

PROGRAMMAZIONE: E’ possibile ottenere il risultato voluto

NEURO: Ogni comportamento ha origine da processi neurologici

LINGUISTICA: I processi neurologici sono stimolati e provocati dal linguaggio

I PRINCIPI DELLA PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA

  •     RAPPORT:

Capacità di penetrare nel mondo di qualcun altro, facendogli sentire che lo capite, che avete un forte legame comune. Capacità di passare dalla vostra alla sua mappa del mondo, ed è questa l’essenza della comunicazione efficace

Si crea mediante la  CALIBRAZIONE e il RICALCO

  •        CIO’ CHE E’ ATTESO TENDE A REALIZZARSI

 

  •        L’IMMAGINAZIONE E’ PIU’ POTENTE DELLA CONOSCENZA QUANDO SI        HA A CHE FARE CON LA MENTE
  •        IDEE OPPOSTE NON POSSONO ESSERE MANTENUTE                         CONTEMPORANEAMENTE SENZA INCONGRUENZA

 

  •        UNA VOLTA CHE UN’IDEA E’ STATA ACCETTATA, RIMANE TALE FINO        A QUANDO NON VIENE SOSTITUITA CON UN’ALTRA
  •        OGNI IDEA ALLA QUALE SI RISPONDE IN MANIERA POSITIVA CREA        MENO OPPOSIZIONE ALLA SUCCESSIVA

 

  •        OGNI IDEA ALLA QUALE SI RISPONDE IN MANIERA POSITIVA CREA        MENO OPPOSIZIONE ALLA SUCCESSIVA

ALTRE REGOLE DELLA PNL

  •  Il significato della comunicazione sta nel risultato che se ne ottiene
  •  Non esistono fallimenti, ma solo risultati
  •  Nessun evento è totalmente positivo o totalmente negativo
  •  Se c’è una sola persona al mondo capace di fare una certa cosa, si può impararne la strategia ed insegnarla ad altre persone
  •  Le persone funzionano perfettamente
  •  Le persone possiedono già le risorse di cui hanno bisogno, o comunque sanno dove reperirle
  •  Dietro ogni comportamento c’è un’intenzione positiva
  •  Ogni comportamento è utile in qualche contesto
  •  Se non stai ottenendo quello che vuoi, fai qualcosa di diverso
  •  Tutto quello che accade in un sistema di relazioni influenza tutte le parti del sistema
  •  Qualunque comportamento è comunicazione
  •  Ogni comportamento è l’espressione di un processo e dà informazioni sul processo stesso
  •  Qualunque comportamento o processo è schematizzabile e riproducibile

 

I SISTEMI DI RAPPRESENTAZIONE DELLA REALTA’:

  • VISIVO (Observer)
  • AUDITIVO (Auditor)
  • CINESTESICO (Actioner)

 


RISOLVERE PROBLEMI E PRENDERE DECISIONI
Franca Da Re
Psicologa psicopedagogista   

 

PIANIFICAZIONE E PROBLEM SOLVING

  •  il nostro cervello attua due grandi classi di strategie per fare fronte ai problemi, alle azioni da compiere, alle decisioni:

         PIANIFICAZIONE  (innata)

      PROBLEM SOLVING (che si apprende)

  •  per potere agire consapevolmente e in maniera ottimale, bisogna conoscere le modalita’ di funzionamento di queste due classi per poterle anche migliorare

 

PIANIFICAZIONE E PROBLEM SOLVING A CONFRONTO

PIANIFICAZIONE:

  •  E’ una funzione cerebrale mediata dai lobi frontali

 

  •  E’ un meccanismo di controllo esecutivo
  •  E’ un attivatore di problem solving

 

  •  E’ mirato all’azione e alla realizzazione pratica
  •  Riguarda azioni future

 

  •  E’ costituita da piani generali
  •  E’ guidato dall’esame sistematico delle informazioni che entrano nel sistema

 

PROBLEM SOLVING:

  •  E’ un sistema di apprendimento (un approccio euristico)

 

  •  E’ basato su regole e su sistemi di simboli che vanno appresi
  •  Consiste nell’attivazione di processi cognitivi

 

  •  Riguarda contenuti e conoscenze
  •  Riguarda il presente

 

  •  Consiste nell’esecuzione di piani specifici
  •  E’ una procedura che può essere insegnata

 

PROBLEM SOLVING

FASI

  •  Riconoscere il problema
  •  Definire il problema
  •  Ipotizzare diverse soluzioni e analizzarle
  •  Scegliere le soluzioni ritenute migliori per costo/beneficio
  •  Applicare le soluzioni
  •  Verificarne gli esiti
  •  Modificare e/o generalizzare la procedura
  •  Estendere la procedura

 

RISOLVERE PROBLEMI QUOTIDIANI

Molto spesso non siamo buoni solutori di problemi e quindi buoni decisori

PRINCIPI FONDAMENTALI ED OSTACOLI QUOTIDIANI

  •  Riconoscere che esiste un problema

 

  •  Definire bene il problema: generalmente i problemi quotidiani si presentano mal strutturati; allenare abilità a risolvere problemi mal strutturati è fondamentale
  •  Disporre delle informazioni necessarie o sapere procurarsele; oppure prendere decisioni valutando il rischio della carenza di informazioni

 

  •  I problemi quotidiani generalmente sono inseriti in un contesto
  •  I problemi non hanno mai una sola soluzione e spesso neanche le soluzioni “giuste”

 

  •  Le soluzioni ai problemi quotidiani dipendono sia dalle conoscenze formali che da quelle informali
  •  Le soluzioni ai problemi quotidiani hanno conseguenze importanti

 

  • La soluzione ai problemi quotidiani spesso avviene in gruppo
  • I problemi quotidiani possono essere complicati, confusi e persistenti

 

 

FASI E STRATEGIE

1. RICONOSCERE IL PROBLEMA: il problema può presentarsi come

  • Ostacolo
  • Imprevisto
  • Scostamento dalla norma

2. DEFINIRE IL PROBLEMA: stabilire: chi, che cosa, come, dove, quando. Sul perché, per la ricerca delle cause, si può utilizzare il diagramma di Ishikawa

3. IPOTIZZARE SOLUZIONI: brain storming

4. VAGLIARE SOLUZIONI: eliminare quelle palesemente inattuabili, antieconomiche, inefficaci; analizzare le rimanenti.
Strategie possibili secondo la complessità e la rilevanza:

  • Tabella pro/contro;
  • Tabella di confronto criteriale;
  • Tecnica dei sei cappelli

                  
2. DEFINIRE IL PROBLEMA:
STABILIRE CHI, CHE COSA, DOVE, QUANDO

ES: PROBLEMA: la macchina non parte

Chi?: il problema si presenta con più utenti?

Che cosa? Che tipo di segnali dà? (spie accese, rumori …

Quando? Quanto spesso? In che condizioni di temperatura? A motore freddo …

 

ES. DOTTORE, MI SENTO POCO BENE …

Che cosa: che cosa si sente? Quali sintomi?
Come: come si presenta il malessere? Intermittente? Continuo? Lancinante? Sordo?
Dove: quale parte del corpo è interessata?
Quando: quanto spesso? in quali momenti della giornata? In corrispondenza di quali eventi?

IL METODO DI KEPNER E TREGOE,  1965

RICERCARE LE CAUSE
IL DIAGRAMMA DI ISHIKAWA

4. VAGLIARE SOLUZIONI E DECISIONI
LA TABELLA DEL PIU’ E DEL MENO
Molto semplice, molto usata

VAGLIARE SOLUZIONI E DECISIONI
LA TABELLA DI CONFRONTO CRITERIALE

ANALIZZARE PROBLEMI E DECISIONI
La tecnica dei sei cappelli, elaborata da Edward De Bono, è un’ educazione al pensiero riflessivo e sistematico e alla decisione ponderata

Infatti, alcuni errori nella soluzione sono dettati da:

  •  scarsi elementi presi in considerazione
  •  insufficiente esame dei fatti
  •  trascurare alcuni aspetti
  •  conformismo di gruppo
  •  eccessivo pessimismo
  •  irragionevole ottimismo

 

 

ALTRI FATTORI DI FALLIMENTO DEL PROBLEM SOLVING E DELLA PRESA DI DECISIONI:

  • mancanza di motivazione
  • mancanza di controllo dell’impulsivita’
  • mancanza di costanza e perseverazione
  • uso delle abilita’ sbagliate
  • incapacita’ di tradurre il pensiero in azione
  • mancanza di orientamento produttivo
  • incapacita’ di portare a termine un compito
  • rimandare l’inizio
  • paura del fallimento
  • dilazione
  • attribuzione di responsabilita’ alla persona sbagliata
  • eccessivo autocompatimento
  • eccessiva dipendenza
  • affondare nelle difficolta’ personali
  • distrazione e mancanza di concentrazione
  • impegnarsi in troppe o troppo poche cose
  • incapacita’ a rinviare le gratificazioni
  • eccessiva analiticita’ o eccessiva sintesi (alberi vs. foresta)
  • troppa o troppo poca fiducia nelle proprie capacita’

 

BIBLIOGRAFIA
Edward De Bono, Sei cappelli per pensare, Rizzoli
Edward De Bono, Il pensiero laterale, Rizzoli
Andrew Leigh, Decisioni, decisioni, Franco Angeli
Dario Truini, Gli strumenti del pensiero, F. Angeli
Sternberg  –  Spear-Swerling, Le tre intelligenze, Erickson
Ashman – Conway, Guida alla didattica metacognitiva, Erickson

 

 

DISTURBI DELL’UMORE 
TRA FARMACOTERAPIA PSICOTERAPIA

Dott. Ettore D’Antonio – Psichiatra

DSM ULSS 7 - Conegliano

ANSIA NORMALE

  • Emozione caratterizzata da uno stato di tensione, apprensione ed allarme per un imminente pericolo o per eventi dannosi, associata a sentimenti di disforia (umore mutevole) o a sintomi somatici sgradevoli.

ANSIA PATOLOGICA

  • Le manifestazioni su descritte si verificano per eventi temuti che possono essere estremamente improbabili o addirittura impossibili, ma vengono in ogni caso avvertiti e temuti in modo abnorme e del tutto sproporzionato rispetto alla loro reale entità.

STRESS

  • Per stress s’intende la risposta di un sistema ad una sollecitazione ambientale che tende a portare il sistema stesso lontano dal suo intervallo di funzionamento ottimale.

ANSIA STRUTTURANTE
BASSO LIVELLO D’ANSIA:

  •  Aumento della velocità associativa
  •  Aumento della velocità d’apprendimento
  •  Migliore capacità di formare giudizi validi sulla realtà
  •  Miglioramento dell’efficienza fisica
  •  Diminuzione del tempo di reazione agli stimoli fisici

Miglioramento della performance

ANSIA DESTRUTTURANTE
ALTO LIVELLO D’ANSIA:

  •  Rallentamento della velocità associativa: BLOCCO
  •  Apprendimento difficoltoso o impossibile: BLOCCO
  •  Restringimento del campo di coscienza: MONOIDEISMO
  •  Sfaldamento della coscienza:STATO CONFUSIONALE/STUPORE
  •  Impossibilità di comunicazione tra soggetto ansioso e mondo esterno

Scadimento della Performance/Patologia

L’ansia può essere individuata da una triade di pattern sintomatologici
riferibili rispettivamente alla TENSIONE MOTORIA, all’IPERATTIVITA’ DEL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO e della VIGILANZA ed ATTENZIONE

  •  TENSIONE MOTORIA
  •  Tremori, mioclonie
  •  Sensazione di instabilità
  •  Tensione muscolare
  •  Dolore
  •  Irrequietezza motoria
  •  Facile affaticabilità
  •  
  •  IPERATTIVITA’ DEL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO
  •  Dispnea
  • P alpitazioni o tachicardia
  •  Sudorazione o mani fredde ed umide
  •  Secchezza delle fauci
  •  Vertigini o sensazione di testa vuota
  •  Nausea, diarrea o altri disturbi addominali
  •  Vampate di calore o brividi
  •  Minzione frequente
  •  Difficoltà a deglutire

 

  • IPERATTIVITA’ DI VIGILANZA ED ATTENZIONE

LE NEVROSI D’ANSIA

  •  DISTURBO D’ANSIA DOVUTO AD UNA CONDIZIONE MEDICA GENERALE
  •  DISTURBO D’ANSIA INDOTTO DA SOSTANZE
  •  DISTURBO DA ATTACCHI DI PANICO (CON E SENZA AGORAFOBIA)
  •  DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA
  •  FOBIA SOCIALE
  •  FOBIA SPECIFICA
  •  DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
  •  DISTURBO ACUTO DA STRESS
  •  DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS
  •  DISTURBO DELL’ADATTAMENTO CON ANSIA

 

TERAPIE DELL’ANSIA

  •  TERAPIE FARMACOLOGICHE:
  •  BENZODIAZEPINE
  •  NEUROLETTICI TIPICI ED ATIPICI
  •  ANTIDEPRESSIVI
  •  BETABLOCCANTI
  •  INOINDUCENTI

 

  • PSICOTERAPIE:
  •  PSICODINAMICHE
  •  COGNITIVO-COMPORTAMENTALI

DEPRESSIONE

  •  Calo del tono dell’umore, che si manifesta sotto forma di una coloritura negativa, cupa, che assumono i sentimenti che l’individuo prova nei confronti delle situazioni quotidiane.
  •  Definiamo umore un “clima” emozionale stabile, pervasivo e duraturo.
  •  Naturalmente, mutamenti di stati d’animo con caratteristiche di maggiore fluttuazione non configurano necessariamente condizioni di patologia affettiva.

 

I DISTURBI DELL’UMORE

M
olti dei disturbi dell'umore si manifestano con modalita‘ episodiche, con periodi di umore disturbato che si alternano a periodi piuttosto prolungati di funzionamento normale.
vi sono quattro tipi di episodio dell'umore definiti nel dsm iv:

- disturbo depressivo maggiore: almeno 2 settimane di umore depressoaccompagnato       da un andamento caratteristico dei sintomi depressivi
- episodio maniacale: almeno 1 settimana di umore esaltato, euforico irritabile,   accompagnato da un andamento caratteristico dei sintomi maniacali;
- episodio misto: almeno 1 settimana di sintomi maniacali e depressivi misti;
- episodio ipomaniacale: almeno 4 giorni di umore esaltato, euforico irritabile, che risulta  meno grave rispetto ad un episodio maniacale.
 
In passato si e‘ fatta un po‘ di confusione circa i termini “umore” ed “affetto”.
Il termine affettivo e‘ infatti anch'esso stato usato per denominare questa classe di disturbi.
E' comprensibile pertanto che umore ed affetto siano spesso stati usati uno in sostituzione dell'altro.
Il glossario DSM IV definisce come affetto "l'esperienza 0 l'espressione soggettiva di uno stato di sentimento‑emozione"; al contrario, umore va riferito ad un "clima emozionale piu' pervasivo e piu' prolungato", mentre affetto va riferito a “modificazioni piu‘ fluttuanti dell'atmosfera emozionale”.

 

 

CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI DELL’ UMORE:

DISTURBI UNIPOLARI

  • disturbo depressivo maggiore
  • episodio singolo 0 ricorrente
  • disturbo distimico
  • disturbo depressivo N.A.S.

DISTURBI BIPOLARI

  • disturbo bipolare I

• episodio maniacale singolo
• piu’ recente episodio ipomaniacale
• piu’ recente episodio maniacale
• piu’ recente episodio misto
• piu’ recente episodio depressivo

  • disturbo bipolare ii°
  • disturbo ciclotimico
  • disturbo bipolare N.A.S.

 

ALTRI DISTURBI DELL’ UMORE:

DISTURBI DELL'UMORE DOVUTI AD UNA CONDIZIONE MEDICA GENERALE

• malattie neurologiche degenerative (es. Parkinson, malattia di Huntington)
• malattie cerebrovascolari (es. depressione dopo un episodio di  ictus)
• condizioni metaboliche (es. deficienza di vitamina b 12)
• condizioni endocrine (es. iper‑ 0 ipo‑tiroidismo)
• condizioni autoimmuni (es. lupus erythematosus sistemico)
• infezioni virali 0 di altro tipo (es. epatite, mononucleosi, hiv)
• neoplasie (es. carcinoma del pancreas).

DISTURBI DELL' UMORE INDOTTI DA SOSTANZE

sostanze che possono indurre disturbi dell'umore clinicamente significativi:

  • intossicazione da sostanze: alcool, allucinogeni, amfetamine e sostanze orrelate, cocaina, fencicl1dfna e sostanze correlate, inalanti, oppiacei, sedativi, ipnotici ed ansiolitici.
  • astinenza da sostanze: alcool, amfetamine e sostanze correlate,cocaina ocaina, sedativi, ipnotici ed ansiolitici.
  • farmaci: analgesici, anestetici, anticolinergici, anticonvulsivanti, antiipertensivi, contraccettivi orali, farmaci antiparkinsoniani, farmaci anti ulcera, farmaci cardiaci e psicotropi (antidepressivi, benzodiazepine, antipsicotici, disulfiram), miorilassanti, steroidi, sulfonamidi.
  • metalli pesanti e tossine: biossido di carbonio, gas nervini, insetticidi organofosforici, monossido di carbonio, sostanze volatili come benzine e vernici.

                                              
DISTURBI UNIPOLARI  (DEPRESSIONI)

  • prevalenza: 5.8 %
  • incidenza: 3% (f); 1% (m)
  • rapporto m/f: 1:2
  • familiarita’: rischio 2‑3 volte piu‘ elevato nei parenti di i° grado; rischio 2 volte piu‘ elevato nei gemelli monozigoti rispetto a quelli dizigoti.
  • eta d'esordio: 30‑40 aa. (nel 10% dei casi dopo i 60 anni).
  • sintomi prodromici: labilita'emotiva, tensione, astenia, iporessia, difficolta’ di concentrazione, ansia insonnia, cefalea.
  • sintomi di stato: umore depresso, anedonia, ansia, rallentamento 0 agitazione psicomotoria, difficolta‘ di concentrazione, diminuzione dell'autostima, indecisione, ruminazione mono ‑ od oligoideica; in alcuni casi deliri olotimici (di colpa, di indegnita', di dannazione, di poverta', di rovina, ipocondriaci, nichilistici), piu' raramente deliri incongrui all’ umore (di persecuzione, di influenzamento, di veneficio, di inserzione/trasmissione del pensiero); nei casi piu' gravi fenomeni dispercettivi (illusioni ed allucinazioni visive ed uditive); alternanza diurna con peggioramento al mattino, sintomi neurovegetativi (insonnia piu' spesso terminale 0 ipersonnia, iporessia 0 iperfagia, diminuzione della libido).
  • decorso: decorso episodico, piu' raramente cronico. si distingue: depressione maggiore episodio singolo con 0 senza manifestazioni psicotiche, depressione maggiore ricorrente con 0 senza sintomi psicotici, distimia (sintomi depressivi cronici attenuati).
  • complicazioni: suicidio,abuso di alcol ed uso di droghe.
  • prognosi: risoluzione in 3 mesi nelle forme trattate, in 6‑9 mesi in quelle non trattate. meno favorevole nelle forme croniche ed in quelle a ricorrenza elevata
  • comorbidita’: disturbi d'ansia, abuso di alcol, uso di droghe, disturbi somatoformi, disturbi dell'alimentazione.
  • diagnosi differenziale:, disturbi bipolari in fase depressiva, disturbi dello spettro schizofrenico (nelle forme psicotiche), disturbi affettivi organici,demenze, disturbi di personalita' antisociale 0 borderline, disturbo dell'adattamento con umore depresso, disturbo d'ansia generalizzata, lutto non complicato.
  • trattamento:
    farmacoterapia: antidepressivi (triciclici, ssri, inibitori delle m.a.0); regolatori del tono dell'umore nelle forme ricorrenti ed in quelle croniche (augmentation),­neurolettici nelle forme con sintomi psicotici.

    terapia elettroconvulsivante: nelle forme con arresto psicomotorio ed in quelle con evoluzione amenziale, in caso di grave decadimento fisico, rischio elevato di suicidio, mancata risposta alla terapia farmacologica, controindicazione all’ uso degli antidepressivi.

    psicoterapie e riabiilitazione: psicoterapie cognitive ed interpersonali (nelle forme con marcato disadattamento sociale).

TEMPERAMENTI AFFETTIVI
 
La predisposizione genetica al disturbi dell'umore si rivela non solo attraverso lo sviluppo di episodi depressivi e/o maniacali parziali 0 completi, ma anche attraverso sfumate caratteristiche temperamentali della personalita' premorbosa ed intercritica.
 
Le caratteristiche temperamentali, che si manifestano in genere fin dall'infanzia, condizionano, insieme al complesso delle inclinazioni e disposizioni innate, le esperienze relazionali piu' antiche e, con queste, determinano successivamente le modalita' di rapporto con l'ambiente esterno da cui, a loro volta, finiscono spesso con l'essere alimentate e favorite.
 
I temperamenti affettivi rappresentano quindi un anello intermedio tra stato di benessere e di “malattia” ma possono costituire anche, delle forme subcliniche di disturbo dell'umore, riscontrabili nei soggetti che hanno gia' manifestato 0 sono a rischio di sviluppare un episodio depressivo 0 maniacale franco e nei loro familiari. in questi casi non vengono in genere considerati da chi ne soffre un fenomeno patologico, ma piuttosto come uno "stile di vita”; le caratteristiche fenomeniche sono attenuate ma persistenti e possono presentare aspetti disadattativi sul piano lavorativo e familiare ma anche adattativi e produttivi, non di rado socialmente approvati e desiderabili.

In base alle tipologie, descritte originariamente da Kraepelin e da Kretschmer ed ai criteri diagnostici piu' recentemente messi a punto da Akiskal e  Koukopoulos, vengono distinti 4 differenti temperamenti affettivi:

  • temperamento ciclotimico
  • temperamento ipertimico
  • temperamento depressivo (0 distimico)
  • temperamento irritabile

 

TEMPERAMENTO DEPRESSIVO:

umore e livello di energie abitualmente bassi, con:

* tristezza, malinconia, pessimismo, incapacita‘ di gioire, scarsa fiducia in se stessi,       autocritica, sentimenti di inadeguatezza e di colpa.
* paura di sbagliare, tendenza a preoccuparsi, a rimurginare sugli
eventi negativi
* insicurezza, indecisione, scrupolosita', coscienza, autodisciplina
* tranquillita', passivita‘, introversione, riservatezza
* scetticismo, ipercritica, sarcasmo, aumentato bisogno di sonno (piu‘ di 9 ore per notte)

GIORNI LAVORATIVI PERSI IN UN ANNO




COSTI DELLA DEPRESSIONE (rewiew realizzata da Rosenbaum e Hylan)

 

COSTI DEL TRATTAMENTO SPECIFICO

 

50 / 75 DOLLARI AL MESE

 

USO ECCESSIVO DI RISORSE MEDICHE GENERALI

 

100 / 150 DOLLARI AL MESE

 

3 – 5 GIORNI LAVORATIVI PERSI AL MESE

 

300 DOLLARI AL MESE

 

TOTALE

 

450 / 525 DOLLARI AL MESE


L’ETA’ PRESCOLARE: la Depressione Maggiore tra i 3 e i 5 anni

CARATTERISTICHE CLINICHE:


UMORE DISFORICO

Si manifesta tramite espressione triste, seria, labilità emotiva ed irritabilità.

MOTRICITA’

Può esserci una perdita di interesse nei confronti delle abilità motorie recentemente acquisite, quali correre, arrampicarsi, abbottonarsi i vestiti, mettersi le scarpe ed andare in bicicletta.

CONTROLLO SFINTERICO

Si può presentare enuresi ed encopresi.

SVILUPPO COGNITIVO

Possibile riduzione dell’interesse per la lettura, la scrittura e il disegno.

GIOCO

Si riduce significativamente il gioco con i coetanei; aumentano i sogni ad occhi aperti e la tendenza all’isolamento

COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Aumentano i capricci, il bambino perde il gusto di mangiare. Può esserci una cospicua perdita di peso fino all’anoressia e talvolta il bambino si abbuffa.

SONNO

Può essere disturbato da frequenti incubi, tremori notturni, difficoltà di addormentamento o risvegli durante la notte.

ASILO

Il piacere e l’allegria nell’andare all’asilo o al parco giochi diminuiscono o scompaiono.

SINTOMI PSICOSOMATICI

Comunemente i bambini lamentano cefalea, gastralgie, nausea.

COMPORTAMENTO SUICIDARIO E AUTODISTRUTTIVO

Contrariamente a quanto si pensava fino a poco tempo fa, possono verbalizzare idee suicidarie e a volte tentare il suicidio tramite impiccagione e defenestrazione.

VIOLENZA FISICA E TRASCURATEZZA

È frequente la scoperta di bambini depressi che hanno subito violenze fisiche e/o abusi.

 

 

 

 

L’ETA’ SCOLARE: La Depressione Maggiore tra i 6 e i 12 anni.

CARATTERISTICHE CLINICHE:


UMORE DISFORICO

L’umore disforico e l’affettività depressa si esprimono in genere mediante fantasie di morte.

SVILUPPO COGNITIVO E RENDIMENTO SCOLASTICO

I disturbi nel rendimento scolastico e nelle relazioni con i compagni di scuola sono tra i più precoci segni di depressione in questa fascia d’età, che manifestano perdita di interessi, demotivazione e compromissione delle funzioni cognitive.

MOTRICITA’

Nella maggior parte dei bambini depressi la riduzione della motilità, l’irrequietezza, l’agitazione, la goffaggine, la predisposizione agli incidenti sono comuni.

SENTIMENTI DI COLPA

Il bambino depresso diventa estremamente critico nei confronti di se stesso: può profondersi in scuse, diventare eccessivamente sollecito, ricercando rassicurazioni ed elogi.

MANIFESTAZIONI DI OSTILITA’ E AGGRESSIVITA’

Gli impulsi aggressivi e di ostilità vengono repressi e rivolti contro di sé. Incoraggiare l’attività fisica e stimolare canali di comunicazione corporea convertono le tendenze aggressive secondo una possibile efficace modalità di sublimazione.

COMPORTAMENTO SUICIDARIO

L’ideazione suicidaria ed i tentativi di suicidio sono frequenti, in aumento e vanno presi molto sul serio

 

 

 

 

 

 

 

La Depressione Maggiore nell’adolescenza: 13 -18 anni

CARATTERISTICHE CLINICHE:


UMORE DISFORICO E DEPRESSO

Le normali oscillazioni dell’umore tipiche dell’adolescente sono, in questo caso, più intense, con sentimenti di tristezza ed instabilità.

PUBERTA’

L’adolescente depresso può avere grandi difficoltà ad accettare o comprendere i segni dalla pubertà, arrivando a manifestare dubbi sulla propria identità.

SVILUPPO COGNITIVO

Tra i primi segni di depressione possono comparire la tendenza a marinare la scuola, procrastinare il termine dei compiti, essere irrequieti in classe durante le lezioni, non preoccuparsi del futuro e degli obiettivi professionali.

AUTOSTIMA

La depressione peggiora l’autostima già bassa ed i sentimenti di impotenza e di disperazione la intaccano ulteriormente.

COMPORTAMENTO ANTISOCIALE

Può essere indicativa di depressione la presenza di comportamenti quali provocare risse e/o parteciparvi, rubare, avere frequenti incidenti.

ABUSO DI ALCOOL E DI DROGHE

Un gran numero di adolescenti depressi abusa di alcool o di droghe. È comune l’utilizzo di marijuana, stimolanti, sostanze sedative e, in particolare, di alcool. Alcuni adolescenti fanno uso di cocaina, di eroina, di altri oppiacei o allucinogeni.

COMPORTAMENTO SESSUALE

Alcuni adolescenti possono essere coinvolti in acting-outs sessuali o comportamenti promiscui, come per un meccanismo di difesa contro la depressione.

 

CONCLUSIONI

  • E’ necessario riconoscere precocemente una depressione, anche (o soprattutto) in un bambino o in un adolescente.
  • E’ importante curare “bene” una depressione (ossia per il tempo necessario e con gli idonei strumenti farmacologici e psicoterapici).

 

  • E’ utile, in caso di comparsa di segni prodromici di una “ricaduta” depressiva, non attendere molto tempo prima di rivolgersi allo specialista.

AI CONFINI TRA MENTE E CORPO. ANATOMIA DI UN DOLORE SPOSTATO

Relazione della Dott.ssa Patrizia Furlan
Psicologa Psicoterapeuta

 

  •  “Il cuore allegro è un’ottima medicina e uno spirito abbattuto essica le ossa” (Salomone)
  •  “I grandi turbamenti passionali ed i forti patemi d’animo possono essere la causa di molti malanni fisici” (Pitagora)

 

  •  La bellezza fisica per i Greci dipendeva da una giusta associazione tra la piena salute del corpo e la completa serenità dello spirito.
  •  “L’anima ha atomi leggeri come il fuoco per cui essa entra in tutti gli organi” (Asclepiade)

 

 

   MENTE – CORPO         SISTEMA INTEGRATO

  •  PSICOSOMATICA = fenomeni vegetativi che accompagnano le emozioni. studia i rapporti tra psiche e malattie del corpo

 

IL MOVIMENTO PSICOSOMATISTA nasce in America con la costituzione dell’American Psicosomatic Society (1938)

MALATTIE PSICOSOMATICHE

  • sono stati di malattia in cui le componenti psicologiche determinano e aggravano le patologie organiche.
  • i sintomi vanno interpretati per quello che “rappresentano”
  • LA PSICOSOMATICA

Trova nel contributo di S. Freud una spiegazione attraverso i meccanismi inconsci.

 

 

CONCETTI DI BASE DELLA PSICOANALISI: la struttura della psiche

“IO”
E’ organizzato  e cosciente. su di esso premono gli aspetti istintivi ed irrazionali  dell’ Es

“ES”
E’ la parte istintiva che insegue il principio del piacere, non ha limiti. e’ la parte irrazionale ed infantile

“SUPER-IO”
Insieme delle regole e proibizioni apprese in epoca infantile, in particolare i divieti  imposti dai genitori

 

SECONDO FREUD, I DATI PSICHICI SI DIVIDONO IN:

  •  CONSCI
  •  INCONSCI

LA “RIMOZIONE” regola la trasformazione dei dati da consci ad inconsci

CONVERSIONE: Trasposizione di un conflitto psichico al corpo con il tentativo di risolverlo in sintomi somatici

Come si crea il sintomo psicosomatico:
Quando una tendenza emotiva non riesce a trovare un canale di uscita, il corpo trova un modo di esprimere questa tensione mediante il linguaggio degli organi.

 

RUOLO DELLO STRESS

Eventi stressanti possono trasferirsi al corpo dando luogo a fenomeni patologici
stress, attivazione/tensione

  •  EUSTRESS: attivazione che aumenta la performance
  •  DISTRESS: attivazione che limita la performance

 

         Possiamo non essere consapevoli degli eventi stressanti: sull’individuo possono agire per lunghi periodi di tempo MICROSTIMOLI EMOZIONALI con effetto sommatorio inducendo un’attivazione emozionale cronica, non coscientemente percepita.
In alcuni casi lo stressors è di natura così mediata da non poter essere valutato cognitivamente come tale.
Gli eventi stressanti esistenziali maggiormente studiati nei loro rapporti con le malattie psicosomatiche sono gli eventi di perdita (anche perché sono eventi più facilmente rilevabili)

QUALI PARAMETRI POSSONO INFLUIRE SULLO SVILUPPO DI UNA MALATTIAPSICOSOMATICA?

  •  capacità individuale di far fronte agli stressors
  •  la capacita’ di esprimere le emozioni
  •  stile di vita

 

MALATTIA PSICOSOMATICA
- Eventi stressanti che inducono sintomi in assenza di malattia (ad esame obiettivo)
- Eventi stressanti che inducono malattia (oggettivamente riscontrabile)

QUALI MALATTIE?

LA PSICHE ESERCITA MAGGIOR INFLUENZA SULLA PELLE CHE SU QUALSIASI ALTRO ORGANO. Essa divide il mondo interno da quello esterno, diventando spesso la valvola di scarico di conflitti psichici.

Malattie gastrointestinali, cardiocircolatorie, cefalee… tumori…

CHE COSA RENDE LE PERSONE PIU' CAPACI DI FAR FRONTE AGLI STIMOLI STRESSANTI?

Il modo in cui i bambini sono allevati influisce enormemente sul loro sviluppo e su come saranno in futuro, plasma inoltre la risposta da stress ed alle malattie degenerative.  I bambini devono avere la possibilità di costruirsi delle sicurezze interne.

 

Fonte: http://www.limens.it/DISPENSA%20CONFERENZE.doc

Sito web da visitare: http://www.limens.it/

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