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UNA SCELTA DI NARRATIVA CONTEMPORANEA (20° E 21° SECOLO) –
Caratteristiche dell’opuscolo.
Non è certamente facile selezionare 100 titoli di narrativa degli ultimi 100 anni da “non perdere”! A prima vista 100 sembrano tanti; infatti ne pensi 60, 70, e non riesci ad andare avanti; però poi ti fai coraggio, arrivi a 90, 95, 102, 105, 110, e ti accorgi che in un lampo sono diventati troppi! Ma la sfida è questa: 100, non uno di più, non uno di meno. Ebbene, ci siamo messi di buona lena, e abbiamo prodotto l’agognato elenco, perfettamente consci che tanti, ma davvero tanti altri romanzi eccezionali sono rimasti fuori, per forza di cose.
Una scelta, soprattutto in campo letterario, è sempre, e sottolineiamo sempre, arbitraria. Non si sfugge a questa regola: la soggettività impera. Ci sembra allora giusto, non fosse altro che per un motivo di onestà intellettuale, chiarire subito quali sono i criteri seguiti per produrre questa selezione:
Ovviamente non tutte le opere che abbiamo pensato di segnalare fra le “Magnifiche 100” sono disponibili nella nostra collezione; quelle a oggi presenti le abbiamo evidenziate con un asterisco. Le altre... speriamo di poterle annoverare presto fra il patrimonio della Biblioteca!
All’interno di ogni sezione le opere sono citate per ordine alfabetico dell’autore, e la trama verrà svelata solo parzialmente proprio per stimolare ancora di più curiosità e voglia di lettura.
BASSANI, Giorgio
Il giardino dei Finzi Contini *
L’Autore: Nasce a Bologna nel 1916 da una famiglia della borghesia ebraica e trascorre la giovinezza a Ferrara, destinata a divenire il cuore pulsante del suo mondo letterario. Partecipa alla Resistenza e nel 1943 si trasferisce a Roma, dove vive fino alla morte, pur mantenendo sempre
fortissimo il legame con Ferrara. Dal dopoguerra si dedica all’attività letteraria in maniera continuativa. Dopo alcune raccolte di versi e la pubblicazione in un unico volume delle ‘Cinque storie ferraresi’, Bassani raggiunge il grande successo con ‘Il giardino dei Finzi-Contini’. Le opere successive, sviluppate tutte intorno al tema di Ferrara, sono ‘Dietro la porta’, ‘L’Airone’, ‘L’odore del fieno’, riunite, insieme al romanzo breve ‘Gli occhiali d’oro’, in un unico volume dal significativo titolo ‘Il romanzo di Ferrara’. Bassani si spegne a Roma nel 2000.
L’opera scelta: Alla vigilia delle persecuzioni razziali contro gli ebrei un gruppo di giovani si riunisce nel giardino della villa ferrarese della famiglia Finzi-Contini. Qui fiorisce il delicato amore di Giorgio per Micol. Ne risulta un nostalgico, appassionato ricordo della giovinezza alle soglie del conflitto mondiale. Gli orrori della persecuzione fascista e razzista, la crudeltà della storia, l'incantesimo dell'infanzia e del sogno: sono gli elementi, intrecciati con grazia ed eleganza, dolcezza e malinconia, de ‘Il giardino dei Finzi-Contini’ che da decenni gode di meritata fortuna.
Il male oscuro *
L’Autore: Spesso discriminato per motivi politici (la sinistra lo accusava di essere un ‘reazionario’, la destra di essere un ‘radicale’), Berto in realtà, al di là delle proprie posizioni ideologiche, è stato soprattutto un grandissimo scrittore. Nasce a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, nel 1914. Scoppiata nel 1935 la guerra d'Abissinia, parte come volontario. Laureatosi in lettere, si arruola nel Battaglione Camicie Nere. Imprigionato e trasferito a Hereford nel Texas, fa qui le sue prime vere prove di narratore e al ritorno in Italia, nel '46, pubblica ‘Il cielo è rosso’. Il romanzo diventa un grande successo, anche se la maggior fama gli verrà dal capolavoro ‘Il male oscuro’. Altri ragguardevoli lavori letterari di Berto sono ‘Anonimo veneziano’, ‘La gloria’, ‘Il Brigante’. Muore nel 1978.
L’opera scelta: ‘Il male oscuro’ si aggiudicò in una sola settimana i due premi letterari Viareggio e Campiello. Autentico caso letterario, il romanzo ripercorre la vita dell'autore alla ricerca delle radici della sua sofferenza; frutto del percorso psicanalitico, opera in modo nuovo e personalissimo in un contesto di rinnovamento narrativo. Lo stile infatti, scandito sul ‘flusso di coscienza’, non diventa comunque mai pesante anche grazie a una brillantezza che talvolta porta il lettore al sorriso se non alla risata più genuina.
Il bell’Antonio *
L’Autore: Nasce a Pachino presso Siracusa nel 1907 e compie gli studi a Catania. Si trasferisce a Roma dove svolge attività letteraria e giornalistica. Vicino al fascismo, già negli anni ’30 lo ripudia avvicinandosi a un’ideologia schiettamente liberale. Torna a Catania e si dedica all'insegnamento. Rimasto fedele al suo anticonformismo liberale anche nel dopoguerra, patisce le conseguenze del non appartenere ai due grandi filoni culturali dominanti, quello cattolico e quello marxista. Se ‘Il bell’Antonio’ è forse il suo romanzo più importante, degni di menzione sono anche ‘Don Giovanni in Sicilia’, ‘Paolo il caldo’, ‘Gli anni perduti’, oltre a una vasta produzione teatrale. Dopo la separazione dalla moglie, l’attrice Anna Proclemer, muore a Torino nel 1954.
L’opera scelta: ‘Il bell'Antonio’ è il racconto tragicomico dell’impotenza sessuale del presunto seduttore Antonio Magnano, sposato con la bella ereditiera Barbara di fronte al cui fascino rimane ammaliato e... inibito. Scoppia lo scandalo, ingigantito dall’imperante mito fascista del
“gallo italico”, tant’è che l’onore del figlio viene “riscattato” dal vecchio padre il quale muore, sotto un bombardamento, con una scarpetta femminile stretta contro il viso.
Il deserto dei Tartari *
L’Autore: Nasce nel 1906 presso Belluno, da famiglia milanese, e vive nel capoluogo lombardo svolgendo attività di giornalista, pittore, scrittore di teatro e di narrativa. Mantiene sempre un sentimento di grande amore per le sue montagne. Amante della letteratura fantastica, adotta spesso uno stile fiabesco, anche surreale. Buzzati affronta il mistero, la ricerca dell'assoluto, l’attesa del riscatto: grande protagonista della sua opera è proprio il destino, onnipotente, beffardo, anche crudele, proprio come quello che nel 1972 gli riserva la stessa morte da lui sempre temuta, per tumore al pancreas, in quanto già occorsa al padre 50 anni prima. Il suo capolavoro è ‘Il deserto dei Tartari’, altri romanzi importanti sono quello d’esordio, ‘Barnabò delle montagne’, e ‘Un amore’.
L’opera scelta: ‘Il deserto dei Tartari’ racconta la vita di un tenente, Giovanni Drogo, presso la Fortezza Bastiani che domina la desolata pianura chiamata “deserto dei Tartari”. Essa, svuotata ormai della sua importanza strategica, continua tuttavia a vivere secondo le ferree norme militari, esercitando sui suoi abitanti una sorta di malia che impedisce loro di lasciarla. I militari che lì vivono sono sorretti, infatti, da un’unica speranza: veder apparire degli improbabili nemici per combatterli e dare un senso agli anni spesi in quel luogo.
Il sentiero dei nidi di ragno *
L’Autore: Nasce a Cuba nel 1923 da genitori temporaneamente all’estero per lavoro. Partecipa alla lotta partigiana e aderisce al Partito Comunista da cui si discosterà in seguito ai tragici avvenimenti del 1956. Dopo la guerra comincia a scrivere racconti e romanzi. ‘Il sentiero dei nidi di ragno’ è il suo primo successo che lo lancia a tutti gli effetti nel mondo della letteratura.. Seguiranno numerosissimi saggi, racconti e romanzi fra cui possiamo citare ‘Il barone rampante’, ‘Marcovaldo’, ‘Il visconte dimezzato’, ‘Il cavaliere inesistente’. Si impegna anche nel recupero di opere popolari prese da varie regioni e tradotte dai diversi dialetti. Il suo è uno stile che spesso sconfina nel fantastico, ma in diverse opere, prima fra tutte ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore’, si dedica anche a esperimenti narrativi assolutamente inediti. Intellettuale e letterato ormai al culmine del prestigio, nel 1985 muore per un ictus.
L’opera scelta: ‘Il sentiero dei nidi di ragno’ è la storia di Pin, un ragazzino dalla brutta reputazione, e delle sue vicissitudini al tempo della guerra partigiana. Egli, quasi un disadattato, ha però un suo magico luogo segreto: un sentiero dove i ragni fanno i nidi. E lì, dopo averne passate di tutti i colori, si illude di aver trovato, in un partigiano chiamato Cugino, l’amico sempre cercato e col quale condividere il proprio universo di sogni e di illusioni.
Il Quinto stato
L’Autore: Camon nasce in un paese di campagna della provincia di Padova nel 1935. Ha fatto dunque in tempo a vivere vicende della guerra. Ne parla nei suoi “romanzi contadini”: ‘Il Quinto stato’, ‘La vita eterna’, ‘Un altare per la madre’, ‘Mai visti sole e luna’. Del resto la
campagna veneta, la sua civiltà, anche indipendentemente dai ricordi di guerra, costituiscono le tematiche forti della sua produzione, narrativa, lirica e saggistica. Attento osservatore anche delle vicende politiche e sociali contemporanee, ha affrontato per esempio il tema del terrorismo in ‘Occidente’ e ‘Storia di Sirio’, della crisi famigliare ne ‘La malattia chiamata uomo’ e ‘La donna dei fili’, dell’apertura delle frontiere nazionali con ‘La Terra è di tutti’. Collabora a quotidiani e periodici.
L’opera scelta: ‘Il Quinto stato’ apre il cosiddetto “Ciclo degli ultimi”, la saga contadina che Camon ha dedicato agli umili della campagna veneta; racconta in un flusso coscenziale l’epopea degli “ultimi”, del “quinto stato” appunto, in un turbinio di uomini, animali, vita agreste, ricordi, tradizioni. Non a caso questo libro ha incantato personaggi dello spessore di Pier Paolo Pasolini e Jean Paul Sartre che ne volle la traduzione in lingua francese insieme a ‘La vita eterna’.
La ragazza di Bube *
L’Autore: Nasce a Roma nel 1917; si trasferisce giovane in Maremma, sua patria poetica e spirituale, ove partecipa alla Resistenza; dal mix fra ambiente toscano e impegno partigiano nasceranno molte sue opere, anche se libri fortunati come ‘Il taglio del bosco’ si allontanano dalle tematiche prettamente storiche. Caratteristico di Cassola, oltre al saper creare personaggi femminili di grande spessore, è anche il “realismo subliminare”, teso a cogliere gli aspetti della quotidianità al di là della storia per riscoprirvi il significato della vita: un “disimpegno” che valse a certa sua produzione l’etichetta di “vuoto lirismo”. Sue opere importanti sono anche ‘La ragazza di Bube’, ‘Fausto e Anna’, ‘Un cuore arido’, ‘Una relazione’, Negli ultimi anni si dedica all’antimilitarismo e all’ecologia, tenendosi lontano dalla politica ufficiale. Muore nel 1987.
L’opera scelta: Senz’altro il libro più famoso di Cassola, ‘La ragazza di Bube’ racconta le vicissitudini di un ex partigiano che in Toscana, dopo la conclusione della Seconda guerra mondiale, ha problemi di reinserimento nella vita civile. Corteggia Mara la quale, pur amandolo, si sente attratta da Stefano, conosciuto quando Bube è costretto a fuggire in Francia. Però Bube viene estradato e processato a Firenze. Mara segue il processo e promette a Bube di aspettarlo. Quando viene condannato inizia per lei una vita di attesa, interrotta da brevi visite al penitenziario.
Lessico famigliare *
L’Autore: Nasce a Palermo nel 1916 da famiglia ebraica presto trasferitasi a Torino. Legata all'ambiente antifascista torinese, negli anni ’40 inizia la propria attività letteraria in un succedersi di premi e riconoscimenti. Polemiche suscita una sua presa di posizione a difesa di elementi dell’estrema sinistra dichiaratisi pronti all’uso delle armi per abbattere lo Stato. Fine traduttrice di Proust, saggista molto apprezzata, si dedica poi sempre più alla narrativa producendo autentici successi come ‘E’ stato così’, ‘Caro Michele’, ‘Tutti i nostri ieri’ e, soprattutto, ‘Lessico famigliare’. Nel 1983 viene eletta parlamentare nelle liste del P.C.I. Muore nel 1991.
L’opera scelta: Quarant'anni di vita italiana e una famiglia indimenticabile sono al centro di questa straordinaria autobiografia romanzata che allinea una serie di personaggi famosi, da Filippo Turati a Cesare Pavese. ‘Lessico famigliare’: un ritratto di famiglia dell'Italia che cresce, un libro che continua ad affascinare e anche divertire i lettori di più generazioni.
Se questo è un uomo *
L’Autore: Nasce a Torino nel 1919 da famiglia ebrea e fin da giovane viene colpito personalmente dalle leggi razziali; solo con grandi difficoltà riesce a laurearsi in chimica. Prigioniero vicino ad Auschwitz, indica in questa esperienza la traccia di un confine nella sua vita. Nel dopoguerra comincia a scrivere, elaborando così il suo dolore e il suo avventuroso ritorno a casa in ‘Se questo è un uomo’ e ne ‘La tregua’. Degni di menzione sono anche ‘Se non ora quando?’, ‘La chiave a stella’ e il grande saggio sui lager ‘I sommersi e i salvati’. Muore nel 1987 in circostanze che hanno fatto ipotizzare a un incidente o a un suicidio.
L’opera scelta: Il racconto dell’esperienza nel lager è il fulcro di ‘Se questo è un uomo’ che da decenni viene riconosciuto come una fra le ricostruzioni letterarie più valide di quei tempi tremendi. Accanto all’indubbio pregio narrativo, il romanzo appassiona, nella propria tragicità, anche per l’acume col quale l’autore scandaglia in modo quasi scientifico, oltre che finemente psicologico, l’esperienza vissuta da se stesso e dai propri compagni di tragedia.
Danubio *
L’Autore: Nasce nel 1939 a Trieste, città di “frontiera” plurietnica e pluriculturale cui Magris rimarrà sempre fortemente legato. Dopo la laurea inizia la propria attività di professore, saggista e narratore analizzando la letteratura del nostro secolo, in particolar modo quella mitteleuropea e scandinava, come metafora della crisi della moderna civiltà e contribuendo a diffondere il cosiddetto “mito absburgico”. Memorabili i suoi saggi su Joseph Roth e Hoffmann, di grande valore letterario ‘Danubio’, ‘Microcosmi’, ‘Le voci’, ‘Alla cieca’, ‘L’infinito viaggiare’.
L’opera scelta: ‘Danubio’ è un romanzo che si colloca ai confini del saggio; anzi, per molti versi è più un saggio che un romanzo, dato il grande impegno scientifico che ne sta alla base; ma tanta e tale è la gradevolezza che lo scrittore ha saputo instillare in questo “viaggio europeo” lungo il fiume, che il valore narrativo travalica inevitabilmente quello monografico. Opera godibile, quindi, interessante, in alcuni punti addirittura divertente: memorabile ad esempio la supposta origine del maestoso fiume da un modestissimo rubinetto allentato!
Libera nos a Malo *
L’Autore: Nato a Malo, presso Vicenza, nel 1922, dopo la guerra si trasferisce in Inghilterra dove diventa professore di letteratura italiana all’Università di Reading, città dove vivrà alternando il proprio domicilio con Thiene. Vicino al Partito d’Azione, farà della Resistenza uno dei temi principali della sua produzione letteraria, unitamente alla civiltà contadina veneta. Paradigmatiche a tale proposito le sue opere più importanti, ‘I piccoli maestri’, ‘Pomo pero’, ‘Bau-sete’, ‘Maredè Maredè’, oltre al celeberrimo ‘Libera nos a Malo’. Muore improvvisamente nel 2007.
L’opera scelta: Meneghello gioca già col titolo, ‘Libera nos a Malo’, parafrasando il Pater noster, mentre si accinge a raccontare con arguzia e semplicità l’epopea contadina della sua terra d’origine, molto veneta, molto agreste, molto amata anche se considerata troppo riduttiva per le
proprie ambizioni. Questo romanzo è dunque una gustosissima, parziale autobiografica di un grande intellettuale, nella quale però la parte del leone la fa la terra anzichè l’uomo.
La storia *
L’Autore: Nasce a Roma nel 1912 e trascorre la giovinezza in forti ristrettezze economiche in seguito alle quali inizia a collaborare con riviste e giornali. Nel 1941 sposa Alberto Moravia ed entra a pieno titolo nel mondo letterario italiano pubblicando ‘Il gioco segreto’. Dopo la guerra ottiene il successo pubblicando ‘Menzogna e sortilegio’, seguito dal fortunato ‘L’isola di Arturo’. La scrittrice passa anni travagliati anche in seguito a problemi e disgrazie famigliari, ma un altro enorme suceso le viene regalato alla pubblicazione de ‘La storia’. Ultima sua fatica sarà ‘Aracoeli’, cui segue un tentativo di suicidio e, infine, la morte, nel 1985.
L’opera scelta: Ambientato nella Roma ai tempi della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra, ‘La storia’ è un romanzo corale, un grandioso affresco sugli eventi bellici visti con gli occhi dei protagonisti e della popolazione ferita dai tragici avvenimenti di quegli anni. I quartieri romani martoriati dai bombardamenti e le borgate di periferia affollate da nuovi e vecchi poveri vengono descritti con crudo realismo ed eccellente valore narrativo.
Gli indifferenti *
L’Autore: Il suo vero cognome è Pincherle; nasce nel 1907 a Roma da famiglia agiata e da piccolo si ammala di tubercolosi ossea, esperienza che egli definisce la più importante della sua vita. Il primo successo, ‘Gli indifferenti’, viene iniziato durante la convalescenza a Bressanone. S’inserisce nell’ambiente letterario e giornalistico, e si oppone al fascismo allontanandosi anche dal paese. Nel dopoguerra prosegue la sua fortuna letteraria e inizia quella cinematografica. Pubblica, tra le altre cose, ‘La romana’, ‘Il conformista’, ‘Il disprezzo’, ‘La noia’. Un caso a sè è ‘L’attenzione’, esperimento letterario definito “romanzo nel romanzo”. Vicino a posizioni politiche di sinistra, ne ‘L’uomo che guarda’ esprime il timore per la strage atomica e il dissidio fra scienza e umanesimo. Muore nel 1990.
L’opera scelta: ‘Gli indifferenti’ è forse il romanzo più noto di Moravia, scritto in età giovanile, e, attraverso la narrazione delle vicende sentimentali dei protagonisti, mette in luce temi tipici della crisi della società borghese che circondava lo scrittore: la noia per l’esistenza cui subentra inevitabilmente una sorta di “indifferenza” che si tenta di vincere ricorrendo a contrasti veri o fittizi i quali assumono anche sfumature drammatiche. Il finale conduce significativamente all’accettazione da parte dei protagonisti di un destino grigio e mediocre.
Una irata sensazione di peggioramento *
L’Autore: Nasce a Roma nel 1924; manifesta presto una finissima sensibilità letteraria. Stabilitosi a Milano, collabora a quotidiani e riviste e produce diverse opere, liriche, saggi o romanzi, o ancora saggi romanzati, dimostrandosi attento, mordace e spiritoso osservatore della realtà. In particolare nelle sue opere, tra le quali possiamo ricordare ‘Una irata sensazione di peggioramento’, ‘La linea gotica’, ‘Donnarumma all’assalto’, ‘I divini mondani’, ‘L’irrealtà
quotidiana’, ‘Contessa’, ‘La psicoterapeuta bellissima’, ‘Una tragedia milanese’, affronta soprattutto tre tematiche: la realtà industriale e operaia, la psicologia, e l’evoluzione del costume italiano dal dopoguerra alla fine del ventesimo secolo. Dopo giovanili simpatie fasciste, assume posizioni di sinistra moderata e liberale, che spesso risaltano nei suoi scritti. Si spegne nel 2002.
L’opera scelta: Protagonista di ‘Una irata sensazione di peggioramento’, romanzo insieme amaro e brillante, come suggerisce il titolo, è un intellettuale attratto dalle donne e dall’alcol che vive tra Milano e Torino. Milano, con il suo cielo finto e la sua aria stagnante, è la città da cui scappare, governata dall'anima del commercio, culla della politica e della sua malattia. Torino invece è la città dal cielo alto e luminoso, dove Pietro si reca per incontrare il professore che lo ha in analisi e la sua bella assistente; ma è quindi anche la città che lo lega a nuove dipendenze.
Ragazzi di vita *
L’Autore: Nasce a Bologna nel 1922 e trascorre infanzia e giovinezza in giro per l’Italia, anche se poi due diverranno le sue “patrie spirituali”: il Friuli e Roma, tant’è che esordisce nel mondo letterario con dei versi in friulano, dialetto per il cui recupero combatterà. Antifascista e progressista, si mantiene sempre autonomo dalle icone della sinistra. Viene espulso dal P.C.I. per quell’omosessualità che gli provoca problemi anche lavorativi. La scoperta della periferia romana sarà l’argomento dei suoi maggiori libri tra cui ricordiamo ‘Una vita violenta’ e ‘Ragazzi di vita’. Si dedica anche a poesia, cinema, teatro e saggistica, prendendo di mira con amarezza ciò che trova poco autentico e troppo di moda: il consumismo, la televisione, la protesta giovanile, il servaggio della sinistra verso Mosca. Testimonianza ne sono ad esempio ‘Petrolio’, ‘Scritti corsari’, ‘Lettere luterane’. Muore nel 1975, ucciso nella “sua” periferia romana, in circostanze non del tutto chiarite.
L’opera scelta: ‘Ragazzi di vita’ valse a Pasolini un processo per pornografia e il ruolo di provocatore della società perbenista; racconta la giornata di un gruppo di giovanissimi sottoproletari romani. Mossi da esigenze primordiali (la fame, la paura, la ricerca di solidarietà), i ‘ragazzi di vita’ sciamano dalle borgate della Roma anni Cinquanta verso il centro, in un itinerario picaresco fatto di molteplici incontri, di eventi comici, tragici, grotteschi. Alternano violenza gratuita a generosità patetica, compiendo una sorta di rito iniziatico in una Roma contraddittoria e affascinante.
La luna e i falò *
L’Autore: Nasce nel 1908 in un paesino delle Langhe, luogo che rimarrà sempre nel suo cuore di grande amante della natura. Colpito da lutti familiari, sin da giovane manifesta nelle lettere agli amici una propensione al suicidio che caratterizzerà, e chiuderà, la sua breve esistenza. Oppositore del fascismo, inizia a tradurre e a scrivere. Lascia opere di poesia, come ‘Lavorare stanca’, un diario pubblicato postumo, dal titolo ‘Il mestiere di vivere’, e opere di grande narrativa quali ‘La luna e i falò’, ‘La bella estate’, ‘La casa in collina’, ‘Dialoghi con Leucò’. Sulla prima pagina d’una copia di quest’ultimo libro annuncia il proprio suicidio avvenuto nel 1950.
L’opera scelta: ‘La luna e i falò’ è l’ultimo romanzo di Pavese, da molti considerato il più bello, completo e significativo della sua indole letteraria. Tratta di un uomo che, dopo la Liberazione, torna dall’America nel suo paese delle Langhe e ripercorre i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza in un viaggio alla ricerca di antiche e sofferte radici. Storia semplice e lirica
insieme, recupera i temi della guerra partigiana e li lega a problematiche private quali l’amicizia, la sensualità, la morte.
Il fu Mattia Pascal *
L’Autore: Nasce nel 1867 presso Agrigento (Girgenti). Esordisce nella narrativa con ‘L’esclusa’ cui segue ‘Il turno’. Si dedica anche alla poesia e al teatro anche se inizialmente la notorietà gli giunge dal romanzo ‘Il fu Mattia Pascal’. Aderisce al Partito Fascista e raggiunge fama internazionale (nel 1934 riceverà il Nobel per la letteratura) grazie a un’eccelsa produzione. Fra i romanzi e racconti più famosi ricordiamo ancora ‘I vecchi e i giovani’, ‘Novelle per un anno’, ‘Uno, nessuno e centomila’, mentre delle sue commedie citiamo ‘Così e (se vi pare)’, ‘Pensaci Giacomino!’, ‘Liolà’, ‘Il berretto a sonagli’, ‘Sei personaggi in cerca d’autore’, ‘Enrico IV’. Per Pirandello l’individuo riceve dalla vita una “maschera” che può essere accettata con passività o rifiutata, combattuta, addirittura usata per il proprio utile, come fa il protagonista de ‘La patente’, che si serve della propria nomea di iettatore per guadagnare. Luigi Pirandello muore a Roma nel 1936.
L’opera scelta: Il più famoso dei romanzi di Pirandello, ‘Il fu Mattia Pascal’, segna il definitivo abbandono degli schemi narrativi tradizionali e la nascita del moderno romanzo introspettivo. La storia è emblematica del diffuso disagio esistenziale dell’epoca. Mentre Mattia Pascal cerca di evadere dalla falsità delle relazioni sociali e familiari che lo soffocano, il destino gli offre un'opportunità insperata: essere creduto morto. Subito si inventa una nuova identità, convinto di poter vivere un’altra vita. Ma l'apparenza non ha riscontro nel reale e Mattia finisce per autoescludersi definitivamente dalla vita sociale, rimanendo imprigionato suo malgrado nella propria stessa finzione.
Metello *
L’Autore: Nasce nel 1913 a Firenze da una famiglia operaia; si forma da autodidatta e inizia a scrivere palesando una spiccata vena autobiografica la cui espressione si trova in ‘Cronaca familiare’. Tuttavia con gli anni nella sua opera si inseriscono la vita quotidiana del proletariato, le piccole vicende personali della gente, la memoria della guerra e della dittatura, la presa di coscienza politica, tutti elementi che si ritrovano chiari in ‘Cronache di poveri amanti, ‘Metello’, ‘Lo scialo’, ‘Allegoria e derisione’, ‘Il quartiere’, ‘Le ragazze di Sanfrediano’. L’ultima parte della sua vita è caratterizzata da un silenzio artistico quasi totale. Muore nel 1991.
L’opera scelta: Salani è il protagonista di ‘Metello’, storia della Firenze di inizio ‘900. Si rievocano la nascita dei primi gruppi socialisti e anarchici, i primi scioperi, le repressioni, tutte vicende che fanno da sfondo alla vita non certo facile del protagonista, alle sue disgrazie, al suo grande amore con Ersilia. Libro che ha per protagonista la gente umile, vera, quella che fatica ogni giorno per sopravvivere, è considerato il miglior romanzo di Pratolini e fa parte di un trittico, chiamato dall’autore “Una storia italiana”, comprendente anche ‘Lo scialo’ e ‘Allegoria e derisione’.
Il sergente nella neve *
L’Autore: Nasce ad Asiago nel 1921, combatte nella 2^ guerra mondiale e ritorna in Italia dopo due anni di lager ristabilendosi nella sua città natale dove è mancato nel 2008. La guerra e la natura, la montagna in particolare, sono gli elementi più caratteristici della sua narrativa il cui punto più elevato viene considerato ‘Il sergente nella neve’; altre opere importanti sono ‘Il bosco degli urogalli’, ‘Uomini, boschi e api’, ‘Storie dell’altipiano’, ‘Stagioni’, ‘Inverni lontani’. Si è occupato anche di sceneggiature cinematografiche
L’opera scelta: ‘Il sergente nella neve’, capolavoro di Rigoni Stern, è il racconto della guerra in Russia e della successiva ritirata: dalle condizioni sempre più difficili al fronte fino alla tragica ritirata attraverso la gelida steppa, è tutta una serie di peripezie che ci fanno conoscere non solo il volto terribile della guerra ma anche i risvolti umani delle persone incontrate. Da questo celeberrimo libro è stata tratta anche una canzone e un’opera teatrale da Marco Paolini.
Todo modo *
L’Autore: Nasce a Racalmuto, presso Agrigento, nel 1921, e vivrà sempre un forte legame con la Sicilia delle zolfare in cui il padre lavora. Maestro elementare, dopo i 30 anni inizia la propria produzione letteraria con ‘Le parrocchie di Ragalpetra’. Diventa celebre con ‘Il giorno della civetta’, romanzo che inaugura un forte impegno contro i mali sociali della sua terra. Si interessa alla storia della cultura sicula e alle vicende di cronaca italiana dando alle stampe opere tanto impegnate quanto brillanti come ‘Todo modo’, ‘A ciascuno il suo’, ‘Morte dell’Inquisitore’, ‘Il contesto’, ‘La scomparsa di Majorana’, ‘Il teatro della memoria’, ‘Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia’. Dopo un’iniziale adesione al Partito Comunista, entra in aperta polemica con la sinistra storica e si avvicina ai Radicali. Muore nel 1989 il giorno dell’uscita di ‘Una storia semplice’.
L’opera scelta: ‘Todo modo’ è un romanzo breve come una saetta, secco e abbagliante come il sole di Sicilia. Ambientato in un albergo, una specie di eremo dove ogni anno si ritrovano alti prelati, politici e industriali per compiere esercizi spirituali, narra l’esperienza di un pittore che si ritrova casualmente in mezzo a loro e presto capisce che gli esercizi servono solo a coprire intrallazzi di potere; tant’è che inizia una serie di delitti; il tutto all’invocazione di Ignazio di Loyola “Todo modo, todo modo, todo modo... para buscar y hallar la voluntad divina” (“Solo modo, solo modo, solo modo... per cercare e trovare la volontà divina”).
La coscienza di Zeno *
L’Autore: Nato nel 1861 a Trieste, Ettore Schmitz assume lo pseudonimo di Italo Svevo per indicare la propria doppia matrice culturale: italiana e mitteleuropea. Autore di racconti e opere teatrali, la sua tardiva fama è maggiormente collegata ai tre romanzi: ‘Una vita’, storia tardoromantica di un amore difficile, ‘Senilità’, inizialmente quasi ignorato da pubblico e critica, in realtà ottima indagine su un tipico “eroe sconfitto”, e soprattutto ‘La coscienza di Zeno’, autentico caso letterario del ‘900. Molto stimato da Montale e da Joyce, che contribuirono non poco a farlo conoscere al grande pubblico, morì in un incidente stradale nel 1928 presso Motta di Livenza.
L’opera scelta: ‘La coscienza di Zeno’ è da molti giudicato uno tra i migliori libri europei del ‘900. Romanzo psicanalitico, di profonda indagine introspettiva, è la storia di Zeno Cosini, inetto a vivere come vorrebbe: una specie di marionetta tirata da fili che quanto più egli indaga, tanto più gli sfuggono, in un susseguirsi di eventi seri, dolorosi, ma a loro modo anche comici e talvolta divertenti. Ma soprattutto è una lettura bella, scorrevole, avvincente.
Il Gattopardo *
L’Autore: Nasce a Palermo nel 1896 da nobile famiglia e avrà un posto nella storia della nostra letteratura come autore di un unico romanzo, ‘Il Gattopardo’. Dopo gli studi classici vive l’esperienza della prigionia durante la Prima Guerra Mondiale, viene brevemente richiamato alle armi anche durante la Seconda; è nel secondo dopoguerra che inizia la frequentazione dell’elite intellettuale italiana e compone il suo capolavoro, dapprima non compreso da Elio Vittorini, quindi valorizzato da Giorgio Bassani che ne raccomanda la pubblicazione postuma. Lo scrittore era scomparso a Roma, durante un periodo di cure oncologiche, nel 1957.
L’opera scelta: Protagonista de ‘Il Gattopardo’ è don Fabrizio, principe di Salina. All'arrivo dei Garibaldini sente inevitabile il declino e la rovina della sua classe sociale. Approva il matrimonio del nipote Tancredi, senza più risorse economiche, con la figlia di un borghese, Calogero Sedara, che possiede una ricca dote. Don Fabrizio rifiuta quindi il seggio al Senato che gli viene offerto, ormai disilluso e pessimista sulle possibilità di salvezza di un mondo al crepuscolo, di una civiltà in decadenza, tanto che propone al suo posto proprio il borghese Calogero Sedara.
La miglior vita *
L’Autore: Nasce nel 1935 da una famiglia della piccola borghesia a Giurizzani in Istria. Dopo studi classici inizia a occuparsi di teatro e di cinema. Col passaggio dell’Istria sotto l’amministrazione jugoslava si trasferisce a Trieste, pur mantenendo forte il legame con la sua terra, tanto che gran parte delle sue opere letterarie sarà dedicata a tale sentimento, a iniziare dal romanzo ‘Materada’, dedicato alla sua parrocchia d’infanzia. Scrittore di frontiera attento all’identità delle popolazioni, portatore del sentimento contadino, attento scrutatore della psicologia umana, ci ha lasciato grandi lavori come ‘La miglior vita’, ‘L’albero dei sogni’, ‘La visitatrice’, ‘Il male viene dal Nord’, ‘L’amicizia’, ‘Il sogno dalmata’. Muore nel 1999 a Trieste.
L’opera scelta: Vince il Premio Strega nel 1977 ‘La miglior vita’, romanzo che prende il titolo dalla locuzione con cui venivano indicate sui registri parrocchiali le dipartite dei più poveri, verso una “miglior vita”, appunto. La parrocchia è quella di M. (Materada), luogo d’infanzia dello scrittore, e l’opera narra le vicende di questa umile comunità contadina istriana durante 70 anni, dal dominio asburgico a quello italiano e poi jugoslavo, scanditi dall’avvicendarsi dei diversi parroci.
Uomini e no *
L’Autore: Nasce a Siracusa nel 1908 e da giovane abbandona la Sicilia iniziando un’attività culturale molto attiva. Vicino al fascismo, prende posizione contro Franco nel conflitto spagnolo e
inizio un allontanamento dal regime che lo porterà poi a diventare comunista. Dopo ‘Viaggio in Sardegna’, pubblica la sua prima opera di fama, ‘Conversazione in Sicilia’, da qualcuno considerato il suo miglior romanzo, anche se la notorietà più grande gli giunge da ‘Uomini e no’. Divenuto nel dopoguerra un intellettuale di primo piano, lavora nel mondo editoriale e giornalistico e pubblica opere importanti come ‘Le donne di Messina’ o ‘Erica e i suoi fratelli’. Assume quindi posizioni assai critiche verso il PCI, anche in seguito ai fatti d’Ungheria. Muore nel 1966.
L’opera scelta: ‘Uomini e no’, ambientato nella Milano del 1944, tratta della lotta contro i tedeschi. Filo conduttore è altresì il contrastato amore fra il partigiano Enne 2, e Berta, donna già sposata. Contraltare di Enne 2 è il feroce nazista “Cane Nero”, capace di dare gli innocenti in pasto ai suoi cani e destinato a soccombere in un duello finale con il partigiano. Solo apparentemente romanzo della Resistenza, in realtà si occupa non solo della storia ma anche della psicologia dei personaggi in un grande affresco che va al di là degli eventi.
BOLL, Heinrich
Biliardo alle nove e mezzo Foto di gruppo con signora *
L’Autore: Nasce nel 1917 a Colonia da famiglia cattolica. E la fede accompagnerà sempre la sua attività. Dopo la guerra approfondisce gli studi letterari iniziando nel contempo a scrivere racconti, spesso di ispirazione bellica o post-bellica, come ‘Il treno era in orario’ cui seguono raccolte quali ‘Viandante, se giungi a Spa...’ o ‘Vai troppo spesso a Heidelberg’. Ormai membro del mondo letterario tedesco, aderisce al progressista Gruppo 47. Riflette sulla memoria del nazismo, sul terrorismo, sulla crisi della democrazia, di cui sono testimonianza romanzi quali ‘E non disse nemmeno una parola’, ‘Biliardo alle nove e mezzo’, ‘Opinioni di un clown’, ‘Foto di gruppo con signora’ che gli varrà il Nobel nel 1972, ‘Cosa faremo di questo ragazzo?’, ‘L’onore perduto di Katharina Blum’, ‘Assedio preventivo’, ‘Donne con paesaggio fluviale’. Muore nel 1985.
Le opere scelte: ‘Biliardo alle nove e mezzo’ non è tra i romanzi più conosciuti di Boll, ma ciò nulla toglie al suo grande valore letterario. Il libro è soprattutto un grande affresco di una metropoli tedesca immersa nel clima di rinascita borghese post-nazista; è pervaso da una ricca ambientazione mitteleuropea all’interno della quale si cala fin dall’inizio, come autentico perno della vicenda, un misterioso appuntamento, l’unico al quale il protagonista si dichiara disponibile: un incontro di biliardo alle nove e mezzo con un fantomatico interlocutore.
‘Foto di gruppo con signora’ è invece l’opera più conosciuta di Boll, quella che probabilmente gli ha fruttato il Nobel. Essa offre uno spaccato di cinquant'anni di vita tedesca fino al secondo dopoguerra. E’ un’indagine quasi di stampo giornalistico su Leni, grande protagonista fascinosa e talvolta ingenua, grazie alle cui vicende seguiamo gli eventi più significativi della Germania contemporanea, l’immagine di un'epoca e di un ambiente. Non è forse una lettura facile, ma la scorrevolezza è aiutata dalla grande, ironica bravura di Boll.
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino *
L’Autore: Christiane Vera Felscherinow nasce nel 1962 ad Amburgo e nella sua unica opera letteraria narra la propria esperienza nel mondo della droga e della prostituzione dopo il
trasferimento avvenuto in giovane età in un sobborgo vicino a Berlino. Un’infanzia difficile fa da prodromo a una vita segnata dalla tossicodipendenza, schiavitù nella quale la scrittrice ricade più volte, tra arresti e problemi di salute. Attualmente vive con il figlio nel Brandeburgo.
L’opera scelta: ‘Noi, i ragazzi dello zoo di berlino’ al di là del valore narrativo, senza dubbio notevole, immerge il lettore nelle dinamiche più gravi degli adolescenti di una grande metropoli tedesca della quale si percepisce la solitudine, l’anonimato, il perenne senso di alienazione. E’ un romanzo molto forte, crudele, appare perfino superfluo sottolineare che va letto non solo per la sua importanza narrativa ma anche e soprattutto per il messaggio che contiene.
Ognuno muore solo *
L’Autore: Conosciuto con lo pseudonimo di ‘Hans Fallada’, Rudolph W. Ditzen nasce nel 1883 a Geisfald da famiglia agiata; ha una giovinezza molto difficile, con periodi di detenzione e problemi psichici. Dopo studi irregolari inizia a scrivere e a svolgere svariati lavori, tra cui il giornalista. Già col suo primo successo, ‘Contadini, pezzi grossi e bombe’, dimostra notevole abilità letteraria e si occupa di quei temi a sfondo socio-politico che caratterizzeranno praticamente tutta la sua produzione della quale ricordiamo anche ‘Ognuno muore solo’, ‘Vecchio cuore va’ alla ventura’, ‘E adesso, pover’uomo?’, ‘Senza amore’, ‘Un giorno alla rovescia’. Muore nel 1947.
L’opera scelta: ‘Ognuno muore solo’, è l’ultimo romanzo (uscito postumo nel 1947) di Fallada e rappresenta un toccante documento sulla vita quotidiana nella Germania nazista. Narra le vicende di due coniugi piccolo borghesi assaliti dal dolore alla notizia della morte in guerra del loro unico figlio. Ciò li convince a una discreta ma eroica attività contro il regime, in un succedersi di avvenimenti che rendono la trama del romanzo una delle più avvincenti dell’intera letteratura europea contemporanea, come riconosciuto anche da gran parte della critica.
Anestesia locale *
Il tamburo di latta *
L’Autore: Nasce a Danzica nel 1927, si arruola giovane venendo assegnato alle SS, come ha recentemente rivelato. Dopo la guerra inizia un’attiva militanza politica nel movimento pacifista e appoggiando pubblicamente l’SPD di Willy Brandt. Acquisita sempre maggiore fama con i suoi romanzi, spesso ispirati ai grandi temi politici del secolo, dal nazismo al comunismo, dal bellicismo al pacifismo, dalla contestazione studentesca al terrorismo, riceve il Nobel nel 1999. Contrario all’unificazione tedesca, è tuttora uno degli intellettuali più ascoltati in Europa. Tra le sue opere ricordiamo la “Trilogia di Danzica” formata da ‘Il Tamburo di latta’, ‘Anni di cani’ e ‘Gatto e topo’, lavori autobiografici e riguardanti la prima parte del secolo, e poi ‘Il rombo’, ‘La ratta’, ‘Il richiamo dell’ululone’, ‘Anestesia locale’, ‘Il mio secolo’, ‘E’ una lunga storia’, ‘Sbucciando la cipolla’, fino al recentissimo 'Camera oscura'.
Le opere scelte: ‘Anestesia locale’ non è certo fra i romanzi più noti di Grass, ma coniuga ironia, interesse storico e scioltezza narrativa a livelli tali da poter davvero essere considerato un capolavoro. Narra del rapporto tra un dentista e il suo paziente, e da ciò trae spunto per fornire un quadro disincantato e spiritoso, ancorché drammatico, della Germania degli anni ’60.
‘Il tamburo di latta’ è l’opera che probabilmente ha valso a Grass il Premio Nobel. Libro celeberrimo, narra con una ricchezza di linguaggio eccezionale la vita di un nano, Oskar, che mette
a nudo la storia tedesca del 20° secolo. Memorabili alcune scene surreali, grottesche, incredibile il succedersi di eventi che catturano dalla prima all’ultima pagina.
Il buon soldato Sc’veik *
L’Autore: Nasce il 30 aprile 1883 a Praga e presto dimostra il temperamento beffardo che sarà tipico anche del suo impegno di scrittore e della sua sregolatissima vita. Svolge disordinate attività politiche, giornalistiche e letterarie, tra cui una raccolta di versi, ‘Gridi di maggio’, badando comunque più alla burla che alla concretezza. Chiamato alle armi nel 1915, matura quelle esperienze che lo porteranno a comporre il suo capolavoro di cui sotto ci occupiamo. Fatto prigioniero, dopo la rivoluzione russa si fa bolscevico accantonando, ma per poco, vizi ed eccessi e producendo un romanzetto di memorie ‘Compagno Hasek, comandante della città di Bugul'ma’. Al ritorno in patria riprende la sua vita da taverna, spegnendosi, malato e fra gli stenti, nel 1923.
L’opera scelta: ‘Il buon soldato Sc’veik’ è ispirato all’esperienza di soldato passata dall’autore durante la Prima guerra mondiale. Esso riesce a tracciare un affresco pirotecnico, e dalla comicità talvolta irresistibile, di un evento tanto tragico. In ciò sta la grandezza di questo romanzo, accompagnato oltre tutto da spiritosissime vignette.
La parete
L’Autore: Nasce a Molln, in Austria nel 1920. E’ una delle più originali scrittrici di lingua tedesca del ‘900 la cui scarsa notorietà non rende giustizia al grande talento. Narratrice molto introspettiva, tenera amante del mondo naturale e selvaggio delle sue Alpi, ci ha lasciato non troppe opere anche a causa della precoce morte avvenuta durante un’operazione chirurgica nel 1970. Importante è la sua raccolta di racconti ‘Abbiamo ucciso Stella’, oltre ai romanzi ‘La mansarda’, ‘Un cielo senza fine’ e il capolavoro ‘La parete’. In queste opere unisce delicate indagini psicologiche all’ottima capacità descrittiva degli ambienti naturali più puri e selvaggi.
L’opera scelta: ‘La parete’, libro-culto non solo per gli amanti della natura, colpisce per una cosa: la capacità di avvincere fino all’ultima riga nonostante la trama scarna. Raccontando la vita di una donna rimasta isolata dal mondo per un misterioso motivo, ci accompagna attraverso le meraviglie e le angosce degli alpeggi, dei prati verdi, delle pareti rocciose e dell’alternarsi fra le stagioni, facendoci capire la sensibilità degli animali e la bestialità che talvolta caratterizza l’uomo.
Come pietre nel fiume *
L’Autore: Nasce nel 1946 in Germania. Giovanissima, a diciott'anni, si trasferisce negli Stati Uniti, dove ora insegna scrittura creativa presso la Eastern Washington University; ciò nonostante rimane prevalente nella sua narrativa una forte anima mitteleuropea. Oltre a vari racconti è autrice di alcuni romanzi i più noti fra i quali sono ‘Come pietre nel fiume’, che ha ottenuto un clamoroso successo di critica e di pubblico, e ‘La visione di Emma Blau’.
L’opera scelta: La protagonista di ‘Come pietre nel fiume’, Trudi, nasce in un villaggio sulle rive del Reno. Presto la madre si accorge che la figlia è nana e precipita in una follia che la
condurrà alla morte. Da lì inizia il dispiegarsi di un’esistenza ricca e dura, sullo sfondo del trionfo nazista. Trudi, grazie anche alla narrazione efficace, riesce a conquistare il lettore avvolgendolo nell’atmosfera storica del periodo e attirandolo in una trama sempre avvincente. Grande la capacità dell’autrice di abbinare il crudo realismo a una sognate atmosfera di favola.
Il giuoco delle perle di vetro *
L’Autore: Nasce a Calw nel 1877, ha una giovinezza molto difficile durante la quale ricorre anche a cure psichiatriche. Conosce il successo con il romanzo ‘Peter Camenzind’, seguito poi dall’autobiografico ‘Sotto la Ruota’. Approdato a posizioni moderatamente pacifiste durante la Prima guerra mondiale, nel dopoguerra assume la cittadinanza svizzera e prosegue la propria produzione letteraria con ‘Il lupo nella steppa’, ‘Demian’, il celeberrimo ‘Siddharta’, ispirato a un viaggio in India e alla spiritualità di quel paese, e ‘Il giuoco delle perle di vetro’. Un altro tema caro a Hesse, la cristianità medievale, trova sviluppo in ‘Narciso e Boccadoro’. Nonostante il dichiarato conservatorismo politico, è del tutto ostile al nazismo; vince il Nobel nel 1946 e si spegne nel 1962.
L’opera scelta: Con il già citato ‘Siddharta’, ‘Il giuoco delle perle di vetro’ rappresenta l’opera più conosciuta di Hesse e gli è valsa il Nobel. Collocata in un indefinito futuro e in una imprecisata regione detta “Castalia”, narra di un ragazzo-prodigio nel campo musicale, J. Knecht, che giunge alla massima carica gerarchica in uno strano monastero dove si pratica un gioco dalle regole sofisticatissime, che non vengono comunque mai spiegate fino in fondo. Proprio il suo desiderio di praticare in piena libertà la musica condurrà Knecht ad abbandonare il monastero.
La tonsura *
L’Autore: Nasce nel 1914 a Brno, passa gran parte della sua esistenza a Praga dove troverà la morte per un incidente, forse suicidio, nel 1997. Personalità fuori dagli schemi, in pessimi rapporti con i regimi dittatoriali sotto i quali visse, svolge mille mestieri, tenta l’avventura della poesia, senza successo, trovando in età matura la propria realizzazione nella narrativa, in buona parte autobiografica. Le sue opere, specie dopo il fallimento della Primavera di Praga, circolano con difficoltà, divenendo però molto note all’estero e rendendo Hrabal uno degli intellettuali europei più acclamati. Tra i suoi romanzi e racconti rammentiamo ‘Treni strettamente sorvegliati’, ‘Ho servito il re d'Inghilterra’, ‘Un tenero barbaro’, ‘Volete vedere Praga d’oro?’ e il gioiello ‘La tonsura’.
L’opera scelta: ‘La tonsura’ è forse il più famoso romanzo di questo poliedrico scrittore, e racconta in modo dolce, spiritoso e discreto le vicende familiari di un’adorabile figura femminile, Maryska, identificata nella madre di Hrabal. Maryska è una donna piena di vita, entusiasmo, candore, e con queste armi affronta la propria esistenza nel mondo un po’ surreale mitteleuropeo. Memorabile romane la deliziosa scena dello scambio di regalini fra Maryska e il coniuge.
La pianista *
L’Autore: Nasce in Austria nel 1946, e non ha un’infanzia e una giovinezza facili a causa di problemi familiari, in particolare risente molto della malattia e successiva morte del padre. Aderisce per alcuni anni al Partito Comunista austriaco legandosi a gruppi d’opinione di estrema sinistra.
Artista eclettica, si occupa anche di musica, poesia, teatro, critica, e nel 2004 viene insignita del Premio Nobel. I suoi romanzi più noti, oltre a ‘La pianista’, sono ‘Le amanti’, ‘La voglia’, ‘Voracità’, libri nei quali, accanto all’impegno sociale e alla fine indagine psicologica familiare, ritornano spesso i temi dell’erotismo e della vita nelle vallate alpine austriache.
L’opera scelta: ‘La pianista’ è un libro davvero bellissimo, che unisce alla trama intrigante una pungente e talvolta amara ironia; narra del difficile, morboso rapporto tra una madre e una figlia la quale, per fuggire la prigione rappresentata dall’affetto della genitrice, si rifugia in una vita tutta sua, un po’ sogno un po’ realtà, fino alla drammatica esperienza erotico-sentimentale con un allievo di pianoforte da cui esce inevitabilmente sconfitta e umiliata.
Amerika * Il castello *
Il processo *
L’Autore: Nasce a Praga nel 1883 in una famiglia borghese di lingua tedesca. Dopo gli studi inizia a scrivere di nascosto dal padre, con cui avrà sempre un rapporto conflittuale. Sostanzialmente apolitico, si avvicina comunque alle idee socialiste del tempo. Si ammala di tubercolosi relativamente giovane e la malattia segnerà la sua esistenza, tra un ricovero e l’altro, fino alla morte avvenuta nel 1924. Kafka, da qualcuno ritenuto il più grande scrittore di tutti i tempi, durante la sua vita pubblicò poco, appena qualche racconto, e le opere vennero edite postume a cura del praghese Max Brod, che non ubbidì all’ordine ricevuto dall’amico morente di distruggerle. Di Kafka ci rimangono, oltre a scritti personali (Diari, Lettere), i Racconti, dei quali il più celebrato è ‘La metamorfosi’, oltre ai tre grandi romanzi incompiuti, ‘Amerika’, ‘Il Castello’ e ‘Il processo’.
Le opere scelte: ‘Amerika’, ‘Il Castello’ e ‘Il processo’ sono accomunati da almeno tre elementi: il fatto di interrompersi all’improvviso (solo ‘Il processo’ ha una sorta di conclusione, anche se è comunque incompiuto come gli altri due romanzi), la dimensione surreale in cui galleggiano gli eventi narrati (da cui deriva l’aggettivo ‘kafkiano’, ormai entrato nel gergo comune), e la enorme, impressionante capacità narrativa.
‘Amerika’ racconta le avventure di un giovane emigrante spedito al di là dell’oceano per essere allontanato dalla ragazza che ha messo incinta. In un susseguirsi di avventure, alcune divenute addirittura racconto a sè, come il celeberrimo capitolo ‘Il fuochista’, si compie la realizzazione attraverso il lavoro e la creatività del protagonista, uno dei pochi personaggi kafkiani a non potersi definire uno ‘sconfitto’.
Sconfitto dall’assurdo di una realtà più grande di lui è invece K., il protagonista de ‘Il Castello’, giunto in una sperduta regione per fare un mestiere, l’agrimensore, che a nessuno interessa (verrà infatti impiegato, ad esempio, come bidello). Egli pertanto, attraverso vicende surreali, discretamente tragiche e comiche, tenterà di trovare una propria collocazione sempre scontrandosi con una sfuggente, inarrivabile autorità: il Castello. Grandiose le descrizioni di stati d’animo particolari e di paesaggi di neve e di nebbia.
Tragico è il destino di Josef K., protagonista suo malgrado de ‘Il processo’, il quale, dopo una lunga maratona giudiziaria per motivi a lui stesso sconosciuti, subisce la condanna. Nonostante la trama angosciante, la narrazione è sempre vivace e il protagonista si oppone in modo perfino divertito al proprio destino, sicuro che nulla potrà capitare a chi nulla di male ha fatto. Memorabili sono alcune scene altamente surreali come la descrizione delle segreterie giudiziarie.
Buio a mezzogiorno *
L’Autore: Vita intensa e avventurosa quella di uno fra i più grandi scrittori e intellettuali del ‘900. Nasce a Budapest nel 1905 da famiglia ebrea, gira il mondo rendendosi attivo in Palestina, Germania, Francia, Spagna, fino a stabilirsi in Inghilterra nel secondo dopoguerra dove muore suicida insieme alla terza moglie, ormai molto malato e fautore dell’eutanasia, nel 1983. Uomo eclettico, giornalista, politico e scrittore, aderisce entusiasta al comunismo prima di un distacco brusco e feroce in seguito agli orrori dello stalinismo. Temi dei suoi romanzi sono l’autobiografia, la questione ebraico-israeliana, l’orrore del totalitarismo nazista e comunista. Della sua vasta produzione, ricordiamo ‘Schiuma della terra’, ‘Lo Yogi e il commissario’, ‘La scrittura invisibile’, ‘Freccia nell’azzurro’, oltre al celebratissimo, terribile e affascinante ‘Buio a mezzogiorno’
L’opera scelta: ‘Buio a mezzogiorno’ va letto. Assolutamente E’ raro che un romanzo avvinca in modo così pregnante. Lascia stupefatti l’intrico nel quale viene a trovarsi invischiato il protagonista, staliniano caduto in disgrazia, e non solo lui...: un orrendo mare di assurda crudeltà raccontata con la classe di un altissimo scrittore e la lucidità di un intellettuale potente.
Trilogia della città di K. *
L’Autore: Nasce in Ungheria nel 1935, nel 1956 abbandona il paese in seguito all’invasione sovietica e si stabilisce in Svizzera, acquisendone poi la cittadinanza. Scrive in francese, pur avendo sempre mantenuto una caratterizzazione fortemente mitteleuropea. Non vanta una produzione molto vasta, spesso fatta di racconti brevi a carattere in prevalenza autobiografico, come ‘Ieri’, ‘L’analfabeta’, ‘La chiave dell’ascensore’, ‘La vendetta’, oltre all’opera della quale di seguito ci occupiamo.
L’opera scelta: La ‘Trilogia della città di K.’ è senza dubbio l’opera più nota della Kristof. In realtà consta di tre romanzi separati (‘Il grande quaderno’, ‘La prova’, ‘La terza menzogna’) che assumono però un preciso significato globale, anche a livello di trama, uniti l’uno all’altro. L’ambiente è quello fangoso, povero, guasto delle campagne dell’Est dove la gente vive in simbiosi con gli animali e in sordida promiscuità. In tale ambiente due fratelli crescono, allevati da una nonna gretta e disumana, raccogliendo in un quaderno le loro esperienze. Da lì inizia poi la loro esistenza, fatta di abbandoni e successivi incroci, sino all’epilogo.
Il villaggio sepolto nell’oblio *
L’Autore: Nasce nel 1891 a S. Pietroburgo da famiglia tedesca di mentalità cosmopolita. Durante la Prima Guerra Mondiale è prigioniero in Siberia. Tale esperienza ne segna l’esistenza anche dal punto di vista artistico favorendo inoltre il suo forte anticomunismo. La scarsa fama non rende certo giustizia alla sua pregnante capacità narrativa, al limite fra crudo realismo e fuga sognante verso favolose dimensioni. L’opera migliore di Kroger, ‘Il villaggio sepolto nell’oblio’, è autobiografica, così come legate alla sua vita e alle sue inclinazioni sono ‘Patria sul Don’, ‘Tempesta sull’Himalaya’, ‘L’angelo custode’, ‘L’ombra dell’anima’. Muore in Germania nel 1958.
L’opera scelta: ‘Il villaggio sepolto nell’oblio’ è un’opera bellissima, da leggere e da godere pagina dopo pagina. Accompagna, anzi, trascina il lettore in una terra sterminata e crudele ma allo stesso tempo fantastica con la sua natura maestosa, con la sua gente umile, con i suoi
briganti vagabondi. La forza espressiva, il severo impegno storico che non va mai a discapito dello stile narrativo, il susseguirsi della trama in un crescente interesse sono tutte caratteristiche che rendono questo libro davvero grande. Peccato sia anche piuttosto misconosciuto.
Doctor Faustus *
La montagna incantata *
L’Autore: Nasce a Lubecca nel 1875 e si trasferisce giovane a Monaco dove si dedica presto al giornalismo e alla letteratura seguendo le orme del fratello Heinrich, col quale i rapporti non saranno sempre idilliaci. Partendo da posizioni belliciste e nazionaliste, Mann prenderà poi posizione contro il totalitarismo nazista. Nel 1929 riceve il Nobel. In seguito ai contrasti col regime emigra stabilendosi per molti anni negli Stati Uniti, prima di rientrare in Europa. Muore nel 1955 in Svizzera. La sua vasta opera alterna racconti memorabili come ‘La morte a Venezia’ e ‘Tonio Kroger’ a grandi romanzi i più noti dei quali sono ‘I Buddenbrook’, monumentale saga tedesca, e ‘La montagna incantata’ che probabilmente gli valse il Nobel. Degni di menzione sono anche la tetralogia ‘Giuseppe e i suoi fratelli’, ‘Lotte a Weimar’, ‘Doctor Faustus’, e l’incompiuto ‘Le confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull’, ritratto d’uno scaltro arrampicatore sociale.
Le opere: ‘Doctor Faustus’ è il romanzo della musica; narra le vicende di Adrian Leverkùthn, un musicista (nel quale si fondono le personalità artistiche di illustri compositori, oltre che del filosofo F. Nietzsche) che stringe un patto col demonio per acuire le proprie capacità creative. Nel momento in cui presenta un’opera che anticipa il futuro, Leverkúhn impazzisce, pagando così il suo debito: la musica di Leverkuthn assurge quindi a simbolo dei tragico destino del popolo tedesco.
‘La montagna incantata’ narra di Hans Castorp costretto a sette anni di sanatorio per la tisi. Da qui nasce la descrizione di quel microcosmo, immerso nella natura d’alta montagna, e ricettacolo di passioni amorose e dibattiti ideologici. Quando scoppia la guerra del 1914 Hans viene strappato da questa atmosfera magica per essere gettato sui campi di battaglia dove la sua sorte rimane incerta, apparendo comunque costretta sotto un drammatico presagio di morte. Romanzo non facile ma affascinante, risulta spesso un’occasione per riflessioni a confine con l’etica e la filosofia.
Le braci *
L’Autore: Nasce a Kosice, Slovacchia, nel 1900 e quando inizia la propria attività letteraria, come poeta, giornalista e scrittore, opta per la lingua della madre, l’ungherese; il periodo tra le due guerre mondiali è particolarmente produttivo per lo scrittore il quale compone la maggior parte dei suoi romanzi, molti dei quali divenuti poi famosissimi; tra questi possiamo ricordare ‘Le braci’, ‘L’eredità di Eszter’, ‘Divorzio a Buda’, ‘La recita di Bolzano’, ‘Truciolo’ e i due volumi autobiografici ‘Confessioni di un borghese’ e ‘Terra, terra!’. Fortemente ostile alle ideologie totalitaria di destra e di sinistra, riesce a scampare alla Seconda Guerra mondiale ma deve fuggire dall’Ungheria comunista. Vive quindi tra Svizzera, Stati Uniti e Italia, morendo suicida nel 1989.
L’opera scelta: ‘Le braci’ è considerato il punto più alto raggiunto dalla narrativa di Marai. Dopo lungo tempo due uomini, amici inseparabili in gioventù, si ritrovano in un castello presso i Carpazi. Uno ha trascorso la vita in Oriente, l’altro non si è mosso dalla sua terra. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Per quale motivo? Perché condividono un segreto “che
brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione”. Tra loro aleggia il fantasma di una donna. Stile eccelso, ritmo incalzante.
Il Golem
L’Autore: Nasce a Vienna nel 1868, figlio illegittimo di un ministro e di un’attrice ebrea. E la cultura ebraica sarà preponderante nella sua formazione e personalità, assieme al tempo trascorso a Praga e a Monaco, ove morirà buddista nel 1932. Molto interessato all’occultismo, ne trasse ispirazione per molte delle sue opere narrative come ‘Il Golem’, ‘La notte di Valpurga’, ‘Il domenicano bianco’, ‘Il volto verde’ e ‘L’angelo della finestra d’occidente’.
L’opera scelta: ‘Il Golem’ è forse l’unico romanzo di Meyrink che si può definire grande; ma è un autentico capolavoro. Un uomo, nel Duomo di Praga, scambia il proprio cappello con quello di Athanasius Pernath e rivive, quasi fosse un sogno, l'esistenza di costui. Da questo spunto nasce la descrizione delle vicende relative al Golem, un antenato degli attuali robot, agglomerato di forza e mistero. Più che la trama in sè, ciò che affascina di questo libro è l’atmosfera magica, quasi surreale, davvero “kafkiana”, di questa stupenda leggenda praghese.
L’uomo senza qualità *
L’Autore: Nasce nel 1880 a Klagenfurt, in Austria, si laurea in filosofia e deve svolgere diversi lavori per sbarcare il lunario; tra questi si segnala la collaborazione ad alcune riviste. Partecipa alla Prima guerra mondiale sul fronte italiano, quindi svolge a Vienna l’attività di critico e saggista. Inizia intanto a comporre la sua monumentale opera, ‘L’uomo senza qualità’, pubblicata a più riprese e rimasta incompiuta. Costretto a rifugiarsi in Svizzera dopo l’Anschluss, a causa delle origini ebraiche della moglie, muore a Ginevra nel 1942, lasciandoci lavori teatrali e altre importanti opere narrative quali ‘I turbamenti del giovane Torless’ e la trilogia ‘Tre donne’.
L’opera scelta: ‘L’uomo senza qualità’ è il monumentale romanzo di Musil, senza dubbio il suo più noto e celebrato. Incompiuto, ha coinvolto decenni di vita artistica dell’autore. Ambientato nella decadente società dell’Impero al tramonto, racconta di Ulrich, capace di riassumere in sé tutte le qualità (o non qualità) del secolo appena iniziato, con il suo grande cancro: la malattia della volontà, tanto che la trama del romanzo stesso è un accumulo di gesti vuoti e inconcludenti.
Memorie di un antisemita *
L’Autore: Nasce nel 1914 a Czernowicz, Bucovina, da famiglia di origine italiana, studia a Vienna, si trasferisce poi a Berlino in piena età nazista, prima di trascorrere l’ultima parte della propria esistenza brillante e mondana in Italia, ove si spegnerà presso Firenze nel 1988. Intellettuale, giornalista, attore, ma soprattutto altissimo scrittore, annovera fra le sue opere più famose, tutte molto autobiografiche e ispirate al tramonto del mondo austroungarico, ‘Storie di Maghrebinia’, ‘Un ermellino a Cernopol’, ‘La morte di mio fratello Abele’, ‘Tracce nella neve’, oltre al capolavoro ‘Memorie di un antisemita’
L’opera scelta: ‘Memorie di un antisemita’ è l’opera nella quale la narrativa di von Rezzori, fluida e avvincente, raggiunge il suo apice. E’ un romanzo in cinque parti, ognuna delle quali dedicata a una fase della vita del protagonista che attraversa le vicende dell’Europa centro-orientale nella prima parte del ‘900. Domina l’accento autobiografico, importante la caratterizzazione mitteleuropea ed ebraica, da cui il titolo volutamente ironico.
ROTH, Joseph Fuga senza fine * Il peso falso *
L’Autore: Nasce a Brody, in un voivodato polacco, nel 1894; questo grande scrittore austriaco ha cantato la dissoluzione dell’Impero Asburgico, soffermandosi in particolare sull’ebraismo delle province orientali, sospese in un’atmosfera grave e affascinante. Dopo la Grande guerra intraprende la carriera di giornalista e scrittore prima a Vienna, poi a Berlino. Molti i suoi romanzi, scorrevoli e interessanti, i più importanti dei quali sono ‘La cripta dei cappuccini’, ‘Il peso falso’, ‘La tela di ragno’, ‘Il profeta muto’, ‘Giobbe’, ‘La leggenda del santo bevitore’, ‘Fuga senza fine’, e soprattutto ‘La marcia di Radetzky’, grandiosa e ridondante epica asburgica. “Socialista conservatore”, fautore di una giustizia sociale realizzata nell’universalismo imperiale, si oppone sia al bolscevismo che al nazismo. Con l’avvento al potere di Hitler fugge a Parigi dove muore, etilista, nel 1939, risparmiando così al suo animo la tragedia della nuova guerra planetaria.
Le opere scelte: ‘Fuga senza fine’ è uno dei romanzi più avvincenti e importanti dal punto di vista storico di Roth. Scevro dalle ridondanze che indubbiamente appesantiscono molti dei suoi pur stupendi romanzi, esso conduce il lettore attraverso un mirabolante viaggio per l’Europa dal 1916 alla metà del decennio successivo. Dalle steppe alle città, da Parigi a Berlino, dagli amori più teneri ai sentimenti più crudeli, dalle illusioni d’un mondo nuovo alle difficoltà politiche di un’Europa in piena crisi, tutto contribuisce a fare di questo libro un assoluto capolavoro.
‘Il peso falso’ è un autentico gioiello. Spesso raccolto, nelle ristampe, assieme ai cosiddetti “Romanzi brevi” di Roth, esso è paradigmatico di una sua certa ispirazione: quella verso le lontane e surreali periferie orientali asburgiche. In quel mondo fuori dalla storia, dove il tempo sembra essersi fermato, si svolgono le vicende kafkiane del protagonista, un verificatore di pesi, inviato a fare il suo lavoro nel distretto immaginario di Zlotogrod; e forse il “Peso falso” è simbolo di una falsa giustizia.
La signorina Else *
L’Autore: Nasce a Vienna nel 1862 e diventa medico, sviluppando uno spiccato interesse per il pensiero freudiano. Presto intraprende anche l’attività di drammaturgo e scrittore, che non sempre gli riserverà gioie, come nel caso del racconto ‘Sottotenente Gustl’, costatogli la radiazione dall'esercito, per l’impietosa descrizione della vita militare da lui fatta. Molto attivo e ammirato per l’attività teatrale, si distingue anche per la pubblicazione di altri romanzi come il famoso ‘Doppio sogno’, e ancora ‘Dottor Grasler medico termale’, ‘La signorina Else’, ‘Il ritorno di Casanova’, ‘Gioco all’alba’, ‘Giovinezza a Vienna’, ‘Verso la libertà’, questi ultimi due autobiografici. Profondamente segnato dall’inspiegabile suicidio delle figlia, muore nel 1931.
L’opera scelta: ‘La signorina Else’ è quasi unanimemente considerato il capolavoro di Schnitzler. Scritto con prosa brillante, è un monologo interiore che racconta la vicenda di Else, rampolla di una benestante famiglia austriaca, alla quale, mentre trascorre una vacanza mondana
sulle Alpi, giunge la richiesta di salvare il padre da una bancarotta. I tentativi dell’avvenente fanciulla avverranno secondo prevedibili scansioni... Ironico, fluido, a suo modo avvincente.
Il cielo diviso
L’Autore: Nasce nel 1929 a Landsberg an der Warthe in territorio attualmente polacco ma allora tedesco, e compie la propria formazione intellettuale e artistica nella Germania Est. Dopo l’adesione alla SED (Partito Socialista Unificato) non ha mai rinnegato il marxismo mantenendosi però su posizioni molto critiche nei confronti del regime comunista. La sua vita di scrittrice sarà infatti un alternarsi di riconoscimenti letterari e ammonimenti politici. Tra i suoi romanzi più famosi ricordiamo ‘Kassandra’, ‘Medea’, il grandioso affresco del Terzo Reich ‘Trama d’infanzia’, e ancora ‘In carne e ossa’, ‘Riflessioni su Christa T.’ e ‘Il cielo diviso’.
L’opera scelta: Se consideriamo la Wolf come autrice paradigmatica del mondo tedesco orientale, allora ‘Il cielo diviso’ non può che rappresentare il “suo” romanzo per eccellenza. Meno introspettivo di altri suoi libri, ma proprio per questo più scorrevole e avvincente, sullo sfondo dell’amore fra Rita e Manfred fa vivere al lettore l’angoscia per un sentimento che nasce, cresce, e all’improvviso naufraga sotto i colpi spietati della storia.
CAMUS, Albert
Lo straniero *
L’Autore: Nasce a Drean, Algeria, nel 1913; si rivela ottimo studente nonostante la difficile infanzia e la tisi che lo colpisce giovanissimo. In seguito agli eventi spagnoli, aderisce al Partito Comunista, salvo distaccarsene presto assumendo posizioni molto indipendenti nei confronti della sinistra ufficiale. Filosofo, saggista, drammaturgo, scrittore e giornalista, nel 1940 è costretto a lasciare l’Algeria dopo la redazione di un articolo antigovernativo. Si sposta in Francia, partecipa alla Resistenza e nel dopoguerra collabora con Sartre da cui poi si allontana. La sua attività di narratore gli vale il Nobel nel 1957. Tra i suoi romanzi più importanti ricordiamo ‘La peste’, celebre allegoria delle dittature, ‘Lo straniero’ e ‘La caduta’. Muore in un incidente stradale nel 1960.
L’opera scelta: ‘Lo straniero’ è, insieme a ‘La peste’, il libro più conosciuto e celebrato di Camus. Ma rispetto a ‘La Peste’, risulta ancora più scorrevole e avvincente. Esso narra le vicende di un francese qualunque ad Algeri, tale Meursault: egli si trova coinvolto in un omicidio a seguito del quale subisce un processo sempre più pesante, contro cui non riesce a reagire; ciò fino alla condanna a morte che Meursault subisce con meno dolore rispetto a come ha subito l’aridità spirituale delle operazioni processuali.
Tutti gli uomini sono mortali
L’Autore: Nasce a Parigi nel 1908 da famiglia caduta in povertà e, nonostante le ristrettezze economiche, studia con grande profitto alla Sorbona dove conosce il compagno della sua vita, J. P. Sartre. Atea, socialista, condivide l’impegno antinazista della Resistenza; dopo la guerra si schiera con la lotta di liberazione algerina e le battaglie femministe mentre si oppone decisa al comunismo
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sovietico guardando con simpatia al ‘68. Vasta è la sua produzione, sia saggistica che narrativa, spesso a carattere autobiografico. ‘L’invitata’ la rivela come scrittrice, mentre ‘Il sangue degli altri’, ambientato nella Francia occupata, ne conferma le qualità narrative. Seguono poi successi come ‘I mandarini’, ‘Tutti gli uomini sono mortali’, la serie autobiografica comprendente ‘Memorie di una ragazza perbene’, ‘L'età forte’, ‘La forza delle cose’, ‘A conti fatti’ e gli ultimi lavori, dedicati al tema della fine ‘Una morte dolcissima’ e ‘La cerimonia degli addii’. Muore nel 1986.
L’opera scelta: ‘Tutti gli uomini sono mortali’ è dedicato, non a caso, a Jean-Paul Sartre. Al di là della storia personale, è un racconto sul destino dell'uomo in chiave esistenzialista: l’eternità della vita come la peggior condanna. Scritto in uno stile impegnativo, narra comunque in maniera esemplare l’esistenza del protagonista dal ‘300 al ‘900, fino al suo sonno per 60 anni in un bosco, al suo ricovero in manicomio e all’incubo supremo: sopravvivere alla morte di tutti gli altri individui.
Groviglio di vipere
L’Autore: Nasce a Bordeaux nel 1885 questo altissimo scrittore cattolico, insignito del Premio Nobel nel 1952. La sua vita e la sua opera si snodano fra il grande interesse per la morale cristiana, la ricerca della salvezza attraverso la fede e la denuncia dell’avarizia, dell’egoismo, della brama di dominio che conducono l’umanità verso tragedie immani come il nazismo. Proprio perchè il mondo conoscesse l’orrore dei campi di sterminio, Mauriac stimolò il grande pensatore Elie Wiesel a scrivere le sue memorie di internato. Fine saggista in campo filosofico e religioso, Mauriac ci ha lasciato anche memorabili opere di narrativa come ‘Groviglio di vipere’, ‘Il bacio del lebbroso’, ‘Teresa Desqueyroux’, e ‘Il deserto dell’amore’. Lo scrittore è morto nel 1970.
L’opera scelta: ‘Groviglio di vipere’ è un romanzo che può definirsi esemplare della produzione di Mauriac. Tipico il soggetto: narra il fallimento della vita di un avaro, bramoso ed egoista; tipico lo stile: scorrevole, incalzante, gradevolissimo; tipico il messaggio: una forte ispirazione morale porta lo scrittore a raccontare le vicende del vecchio Luigi, con l’obiettivo di comunicare al lettore che solo l’Amore, inteso in senso religioso, può salvare l’uomo dal groviglio di vipere (parenti approfittatori, persone interessate, amicizie false) che lo circondano.
La nausea *
L’Autore: Nasce a Parigi nel 1905 il maggior filosofo francese contemporaneo. Compagno di Simone de Beauvoir, si avvicina presto a posizioni di sinistra, avendo sempre chiara l’incompatibilità fra libertà e sovietismo, da cui una spiccata avversione verso quest’ultimo, mai celata e anzi accentuata dopo i fatti d’Ungheria e Cecoslovacchia. Esponente della filosofia esistenzialista, la quale si occupa dell’esistenza umana gettata nel divenire critico del mondo, alterna saggi filosofici e politici a lavori teatrali e narrativi. Fra questi ricordiamo i racconti ‘Il muro’, da certi considerati la sua opera narrativa più pregnante, ‘La nausea’, ‘Il diavolo e il buon Dio’, ‘L’età della ragione’, ‘La morte nell’anima’, e l’autobiografia ‘Le parole’ che nel 1964 gli vale il Nobel, premio però rifiutato sulla scorta dell’idea che un tribunale non possa giudicare l'opera di un intellettuale. Muore nel 1980.
L’opera scelta: E’ senza dubbio ‘La nausea’ il libro universalmente associato a Sartre. Romanzo quasi senza trama, riesce tuttavia ad avvincere per la maestria narrativa che lo
caratterizza. Racconta la “nausea di vivere” di uno storico che vive in solitudine e compone un diario nel quale descrive la propria angoscia esistenziale, filtrata attraverso i dialoghi con altri personaggi come l’Autodidatta o la ex fidanzata e approdante alla scoperta dell’insensatezza del vivere umano.
Memorie di Adriano *
L’Autore: Nasce nel 1903 a Bruxelles, vero nome Michelle de Cravencour, e cresce in Francia col padre per la prematura morte della mamma; si dimostra precocissima negli studi e interessi letterari. Rivela grande amore per l’Italia ma allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si trasferisce negli USA acquisendone la cittadinanza. Grande viaggiatrice, limiterà di tanto in tanto i suoi continui spostamenti solo per gravi problemi personali. Autrice di teatro e narratrice, tra le sue opere migliori ricordiamo l’autobiografica ‘Care memorie’, e poi ‘Alexis’, ‘L’opera al nero’ e la celeberrima ‘Memorie di Adriano’. Muore nel 1987
L’opera scelta: Adriano, imperatore, sente avvicinarsi la morte e scrive una lunga lettera al giovane Marco Aurelio per raccontargli la propria esistenza. Rammenta la giovinezza, i viaggi e le conquiste, l'incontro con l’amante Antinoo che però si uccide facendolo sentire un “sopravvissuto” per il quale ogni cosa ha “volto deforme”. Il senso dello Stato ha comunque il sopravvento, così tiene fede ai suoi impegni anche se le forze cominciano ad abbandonarlo. Una grande maestria narrativa fa di ‘Memorie di Adriano’ un’opera di grande spessore intellettuale.
BLIXEN, Karen
La mia Africa *
L’Autore: Danese, ma inglese d’adozione, lingua e formazione, nasce nel 1885 a Rungstedlund. Benestante, si reca a vivere in Africa col marito svedese e lì vede naufragare il suo matrimonio. Decide di rimanere in Kenya fino a quando un rovescio economico la costringe a rientrare in Europa dove trascorrerà gli ultimi trent’anni della propria esistenza che si chiude, dopo una lunga malattia invalidante, nel 1962. Dedita al vezzo di usare pseudonimi, ha prodotto numerosi racconti i più famosi dei quali sono riuniti col nome di ‘Sette storie gotiche’, ‘Racconti d’inverno’, ‘Capricci del destino’, ‘Ultimi racconti’, oltre a romanzi come ‘Ehrengard’ e ‘La mia Africa’. Hemingway la ritenne meritevole del Nobel.
L’opera scelta: ‘La mia Africa’ significa Karen Blixen e Karen Blixen significa ‘La mia Africa’. Raramente nella storia della letteratura un autore dalla produzione tanto vasta e importante è stato identificato con uno solo dei suoi libri. ‘La mia Africa’ rappresenta davvero lo spirito di Karen Blixen, ovvero il suo amore per questo continente, la struggente nostalgia per un mondo abbandonato a malincuore. In questo diario-romanzo, divenuto culto, la scrittrice, con una prosa forte e intensa come i colori dell’Africa, tratteggia le sue esperienze in quel mondo fantastico, dal contatto con le popolazioni locali alla coltivazione del caffè, dal rapporto con la natura alle sofferenze imposte da una terra splendida e tragica.
Il potere e la gloria *
L’Autore:. Greene, uno dei più importanti e prolifici scrittori britannici del 20° secolo, nasce nel 1904 presso Londra. Inizialmente vicino al comunismo, se ne distacca presto abbracciando la fede cattolica che influenzerà poi gran parte della sua produzione. Poeta, sceneggiatore, drammaturgo, giornalista, ha lasciato una produzione vastissima anche come narratore, alternando thriller, spionaggio, commedia brillante e impegno morale, come nel suo capolavoro ‘Il potere e la gloria’; altri importanti romanzi di Greene sono ‘Il nocciolo della questione’, ‘Il nostro agente all’Avana’, ‘Il treno di Istanbul’, ‘I commedianti’. Muore nel 1991.
L’opera scelta: ‘Il potere e la gloria’ è un romanzo ambizioso e scabroso insieme, tanto da aver subito la censura del Sant’Uffizio. Narra con stile incalzante le vicende della persecuzione anticattolica in Messico nel 1940. Protagonista è un prete costretto a fuggire continuamente, lasciandosi dietro le spalle una scia di feroce repressione governativa. La sua fuga è molto “umana”, mentre il suo ministero lo porterebbe ad accettare la cattura come espiazione per i peccati commessi durante la sua esistenza ben poco “santa”.
Addio a Berlino *
L’Autore: Nasce nel 1904 a Wybersley Hall, Inghilterra settentrionale, da famiglia nobile. Si ribella presto alle convenzioni borghesi spinto in ciò dal suo carattere indipendente e dalla sua omosessualità mal vista nella società dell’epoca. Liberale, ateo, pacifista, inizia a scrivere per il teatro, quindi trascorre alcuni anni a Berlino, raccontati nel suo capolavoro ‘Addio a Berlino’, prima di trasferirsi negli Stati Uniti ove si avvicina al mondo del cinema e alle filosofie orientali. Vasta la sua produzione narrativa, sofferta e intensa; tra le sue opere più importanti, ricordiamo ‘Un uomo solo’, ‘Mr. Norris se ne va’, l’autobiografia giovanile ‘Leoni e ombre’. Muore nel 1986
L’opera scelta: ‘Addio a Berlino’ è l’opera, in gran parte autobiografica, nella quale lo scrittore inglese raggiunge forse il più alto livello della propria narrativa. Ambientato nella Berlino prenazista, si snoda attraverso il racconto del rapporto fra il protagonista, Peter (alias Isherwood) e il ragazzo proletario Otto. Splendida ricostruzione della città ormai degradante verso l’incubo hitleriano, avvince e insieme costituisce una splendida testimonianza storica.
I morti *
L’Autore: Questa icona della letteratura contemporanea nasce presso Dublino nel 1882. Anticonformista, ribelle, dopo la laurea entra nel mondo intellettuale come saggista e polemista, lirico e narratore. Per lui la scrittura deve mostrare i suoi protagonisti quali metafore dell’artista moderno, antidogmatico, ribelle, esteta, come lo Stephanus Dedalus di ‘Ritratto dell'artista da giovane’. Spostandosi fra Irlanda, Inghilterra, Trieste, dove conosce Svevo, Roma e Zurigo, compone racconti, alcuni dei quali verranno poi riuniti nel celebre ‘Gente di Dublino’. Pure famoso, ma francamente molto impegnativo, è poi ‘Ulisse’, storia di un uomo comune che trascorre la propria “Odissea”, autentica epica al contrario, in una caotica Dublino: sperimentazione linguistica, flusso di coscienza e rivoluzione estetica rendono il libro un complicatissimo capolavoro. ‘Finnegans Wake’ è l’ultimo, difficile romanzo di Joyce, rimasto incompiuto. Lo scrittore si spegne nel 1941.
L’opera scelta: ‘I morti’ è il racconto lungo, o romanzo breve, che conclude ‘Gente di Dublino’. Per fornire un’idea della sua bellezza basti dire che rappresenta una delle poche opere di narrativa proposte da vari critici come “la più bella di sempre”. Al di là del “gioco” di creare improbabili classifiche, si rimane comunque colpiti dal lirismo, dalla delicatezza, dalla lievità di questo racconto nel quale il vero protagonista è un defunto che si insinua nella vita coniugale di una coppia poco felice. “I think he died for me” è la semplice e magnifica riflessione della donna, mentre “His soul swooned slowly as he heard the snow falling faintly through the universe and faintly falling, like the descent of their last end, upon all the living and the dead.” sono le ultime righe di questo gioiello, la cui stupenda poesia può essere colta anche da chi non conosce l’inglese.
Il quinto figlio *
L’Autore: Nasce nel 1919 a Kermanshah, nell’attuale Iran, ove la famiglia si trovava per lavoro, trascorre gli anni della propria giovinezza in Rhodesia (oggi Zimbawe) e lì prende contatto con la vita dura di autoctoni e coloni. Tornata in Europa, inizia a pubblicare quella vasta produzione letteraria che le varrà numerosi premi, ultimo dei quali il Nobel, assegnatole nel 2007. In molte delle sue opere testimonia un forte impegno nelle battaglie libertarie e di emancipazione di nazioni e classi povere. Vicina, in modo sempre critico, a talune istanze femministe, si è poi accostata a una forma di misticismo islamico, il sufismo. La sua scrittura, sciolta e incalzante, si sofferma sull’Africa, sulle questioni politiche e l’assurdità delle ideologie, sui ricordi autobiografici, sull’amore per i gatti. Fra le sue numerose opere narrative rammentiamo le celebri raccolte di racconti ‘Le nonne’ e ‘Racconti africani’, e poi i romanzi ‘L’erba canta’, ‘Martha Quest’, ‘Il diario di J. Sommers’, ‘Il sogno più dolce’, ‘Gatti molto speciali’, il quasi fantastico ‘Mara e Dann’, il capolavoro ‘Il quinto figlio’.
L’opera scelta: Metafora di ogni esclusione, di ogni “apartheid”, ‘Il quinto figlio’ narra in maniera mirabile la storia di Harriet, una donna felice e appagata dal matrimonio e dai suoi quattro figli. Quando arriva il quinto, strano, mostruoso, una sorta di elfo, ella paga la sua accettazione con l’emarginazione da parte del prossimo.
1984 *
L’Autore: Nasce nel 1903 a Motihari, città dell’India coloniale, trascorre infanzia e giovinezza in patria prima di tornare nelle terre imperiali arruolandosi per breve tempo come poliziotto in Birmania. Archiviata questa esperienza, torna in Inghilterra e svolge vari mestieri, accostandosi alla politica con dichiarate simpatie per la sinistra, tanto da combattere contro i franchisti nella Guerra di Spagna. Pur rimanendo socialista, nel corso degli anni assume un atteggiamento sempre più ostile allo stalinismo, messo alla berlina in uno dei suoi due grandi romanzi, ‘La fattoria degli animali’, cui segue il capolavoro ‘1984’, nuova parodia dei regimi totalitari. Altre opere notevoli sono i saggi ‘Diari di guerra’, ‘Ricordi della guerra di Spagna’, ‘Nel ventre della balena’, e i romanzi autobiografici ‘Giorni in Birmania’ e ‘Omaggio alla Catalogna’. Orwell muore nel 1950.
L’opera scelta: ‘1984’ è, per la sua scorrevolezza, la trama avvincente e la chiara impostazione antitotalitaria, una fra le opere letterarie più celebri del ‘900. Ambientato nel futuro (rispetto all’anno di produzione, il 1949), il romanzo immagina una meganazione governata da un
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potere impersonale e dispotico, il “Grande fratello”, che osserva tutto e tutto sovrintende, mirando essenzialmente alla spersonalizzazione e disumanizzazione dei “sudditi”. Chiaro il riferimento a tutti i totalitarismi, di destra e di sinistra.
Gita al faro *
L’Autore: Nata a Londra nel 1882, fin da giovane si dimostra molto sensibile agli stimoli culturali ma, colpita da lutti precoci e problemi familiari, manifesta una pericolosa instabilità psichica e una propensione al suicidio, atto con cui concluderà la propria vita nel 1941. Esponente di spicco del mondo letterario inglese, sostiene con pervicacia posizioni libertarie e vicine al femminismo, senza fare mistero dei propri amori per uomini e donne. Dopo i vent’anni inizia a scrivere lasciandoci opere autobiografiche, importanti saggi come ‘Le tre ghinee’ in cui affronta il rapporto fra i sessi, e romanzi quali ‘La crociera’, di carattere psicologico, e il celebre ‘La signora Dalloway’, nel quale si serve della tecnica narrativa del monologo interiore o flusso di coscienza così come ne ‘Le onde’; e ancora ‘Orlando’, oltre al suo lavoro forse più famoso, ‘Gita al faro’.
L’opera scelta: Sulla costa delle isole Ebridi una famiglia decide di fare una gita con degli amici. La gita viene rimandata per il maltempo. Essa verrà effettuata realmente solo molti anni dopo, quando molti membri della compagnia sono già morti. Diventa quindi un’occasione perchè passato e presente si intreccino, in un’atmosfera rarefatta di sogno ottocentesco.
GAARDER, Jostein
La ragazza delle arance *
L’Autore: Nasce a Oslo nel 1952 e, formato agli studi classici, diventa professore di filosofia prima di conoscere un successo internazionale col romanzo ‘Il mondo di Sofia’ in cui ripercorre e scandaglia la storia della filosofia. Fornito di notevole abilità narrativa, sempre attento alla dimensione psicologica dei suoi personaggi, spesso attratto dalla suggestione fantastico - fiabesca del racconto, ha prodotto altre opere importanti come ‘La ragazza delle arance’, ‘Maya’, ‘Il viaggio di Elisabeth’, ‘L’enigma del solitario’.
L’opera scelta: Il protagonista de ‘La ragazza delle arance’ è un adolescente che conduce una vita tranquilla. Un giorno però trova una lettera che suo padre Jan gli aveva scritto prima di morire e che aveva nascosto in modo che il figlio la potesse trovare una volta cresciuto. In questa lettera si racconta, in modo stringente e spiritoso assieme, la storia di una ragazza con un sacchetto di arance incontrata e persa di vista su un tram di Oslo: Jan se ne innamora perdutamente e rincorre la misteriosa, affascinante creatura fino a che...
Il risveglio della terra
L’Autore: Nasce nel 1859 a Lom, Norvegia; si reca in America e svolge molti lavori prima di conquistare stabilità spirituale ed economica, grazie al secondo, felice matrimonio e all’incipiente successo. Narratore fluido e ricco, rimanda spesso alla natura nordica cui si sente vicino anche per
la propria scelta di vita bucolica. Ciò traspare da ‘Pan’ e ‘Il risveglio (o ‘I frutti’) della terra’. Fine indagatore della psicologia umana, anche a confine con la follia, ne dà testimonianza in ‘Sotto le stelle d’autunno’, ‘Un vagabondo suona in sordina’ e soprattutto in ‘Fame’, ove tratta con acutezza e spirito talvolta irresistibile le iperboli psicotico - intellettuali di un giovane che combatte un nemico inesorabile: la fame. Nell’ultima opera, ‘I sentieri dove cresce l’erba’, narra internamento, processo e confisca dei beni subiti tra 1945 e 1948 per le sue simpatie naziste: episodi definiti, anche da molti ambienti schiettamente progressisti, un vergognoso accanimento verso un vecchio di quasi 90 anni che non aveva comunque mai rivestito cariche politiche. Muore nel 1952.
L’opera scelta: ‘Il risveglio (o ‘I frutti’) della terra’ valse il Nobel a Hamsun nel 1920 e rappresenta forse l’opera più intima, più sentita di questo maestro della narrativa nordica: grande amore per la natura, nostalgia per una perduta civiltà contadina, capacità di abbinare un tenue senso di panteismo all’osservazione delle meraviglie ambientali fanno di questo libro un’opera grandiosa e affascinante.
Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson *
L’Autore: Nasce a Mårbacka, Svezia, nel 1858 e cresce in quella campagna nordica che tanto sarà presente nella sua narrativa. Prima donna a far parte dell’Accademia di Svezia, viene insignita nel 1909 del Premio Nobel, probabilmente in seguito alla pubblicazione del suo capolavoro ‘Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson’. Una dimensione fiabesca, epica, fantastica, molto legata ai paesaggi vasti e incontaminati del Grande Nord, oltre a un costante, delicato intento pedagogico: ecco cosa si ritrova nella narrativa della Lagerlof, tra le cui altre opere importanti ricordiamo ‘L’imperatore di Portugalia’, ‘Il carretto fantasma’, ‘La saga di Gosta Berling’. La scrittrice muore nel 1940.
L’opera scelta: ‘Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson’ è forse l’opera più pedagogica e vicina alla natura tra quelle di Selma Lagerlof. Narra le avventure di un ragazzino che, trasformato in folletto, salta in groppa a un’anatra che lo conduce a osservare il paesaggio meraviglioso e incantato di Svezia e Lapponia. Questo romanzo è un’ottima occasione per insegnare la geografia divertendo e divertendosi.
L’oratorio di Natale
L’Autore: Nasce nel 1937 a Sunne, Svezia, da famiglia colta e benestante. Debutta negli anni ‘60 come poeta prima di rivelarsi uno fra i più originali romanzieri della nuova generazione svedese. La sua grande capacità narrativa, che trova espressione più felice nella descrizione degli ambienti nordici e nella calda intimità delle loro dimore, si rivela pienamente nel suo romanzo migliore, ‘L’oratorio di Natale’, con cui raggiunge il successo oltre a meritare diversi riconoscimenti ufficiali. Degni di nota sono anche ‘Chiarori’, ‘Il ladro’ e ‘Uomini famosi che sono stati a Sunne’, delizioso omaggio alla sua città natale, oltre alla raccolta di racconti ‘La vita vera’. Scompare prematuramente nel 2000.
L’opera scelta: ‘L’oratorio di Natale’ è una di quelle opere che mantengono in pieno quanto il titolo promette: intimità, calore, in opposizione all’affascinante freddo nordico, e ancora un senso di avvolgente religiosità mai bigotta, unita alla sensualità più delicata. La storia prende
spunto da una corale natalizia che il protagonista deve dirigere: a tal uopo rientra nella sua città e rivive un lungo, affascinante flash-back.
ANDRIC, Ivo
Il ponte sulla Drina *
L’Autore: Nasce nel 1892 nella città croata di Dolac, ove la famiglia era di passaggio, e vive un’infanzia molto povera. Durante e dopo gli studi aderisce al movimento patriottico bosniaco, intraprende la carriera diplomatica che lo avvicina alla cultura europea, quindi vive la tragedia del nazismo e della guerra lavorando intensamente ad alcune delle sue opere migliori quali ‘Il ponte sulla Drina’, ‘La cronaca di Travnik’ e ‘Signorina’. Esse, come gran parte della sua narrativa, ripercorrono gli ultimi secoli della storia balcanica. Molto vasta è comunque la sua produzione di romanzi tra cui rammentiamo ‘La corte del diavolo’, e di racconti, i migliori fra i quali risultano ‘I tempi di Anika’ e ‘Racconti triestini’. Ad Andric viene assegnato il Premio Nobel nel 1961. Lo scrittore muore nel 1975.
L’opera scelta: ‘Il ponte sulla Drina’ è l’opera più famosa e, in un certo senso, più caratteristica di Andric. Essa infatti, oltre all’indubbia maestosità narrativa, racconta l’epopea della storia bosniaca dal XV secolo alla Prima Guerra Mondiale prendendo spunto dalle vicende succedutesi presso le due rive del fiume Drina e il suo famosissimo ponte: in questo raccontare epico e storico assieme, c’è tutto Andric, c’è tutta la sua capacità di affascinare il lettore con fortissime immagini e insuperabili iperboli cronologiche.
Fondamenta degli incurabili *
L’Autore: Nasce a S. Pietroburgo nel 1940 e fin da giovane dimostra particolare inclinazione poetica. Brodskij infatti è poeta, più che prosatore; ma è talmente bello il suo unico, brevissimo romanzo, ‘Fondamenta degli incurabili’, che non si poteva escluderlo da questa selezione. Brodskij entra in conflitto con il totalitarismo sovietico, subendo processi, condanne, infine l’esilio: anche con Brodskij il totalitarismo è stato capace di dimostrare il proprio squallore esercitando un potere tanto smodato quanto volgare. Lo scrittore emigra negli Stati Uniti e riceve il Nobel nel 1964. E’ saggista, traduttore, pubblica raccolte di versi come ‘Elegie romane’, ‘Fermata nel deserto, ‘Poesie di Natale’, e ci lascia anche quella meravigliosa, minuscola prosa in cui celebra l’amatissima Venezia che oggi ospita le sue spoglie. Muore nel 1996.
L’opera scelta: ‘Fondamenta degli incurabili’ è una di quelle opere talmente belle da lasciarci interdetti: il fascino di questi libri deriva dalla grandezza degli autori o dalla magia di Venezia (a tale proposito possiamo ricordare, ad esempio, anche ‘Amicizie profane’ di Brodkey o ‘Di là dal fiume e tra gli alberi’ di Hemingay)? Forse da entrambe le cose; certo è che solo un lirico come Brodskij poteva descrivere con simili pennellate Venezia; e solo Venezia poteva lasciarsi descrivere così.
Il maestro e Margherita *
L’Autore: Nasce a Kiev nel 1891. Drammaturgo e scrittore, mantiene per tutta la sua vita un rapporto molto ambiguo col regime sovietico che lo tollera essenzialmente per la stima di Stalin, grande ammiratore delle sue commedie, specie del lavoro teatrale ‘I giorni dei Turbin’. Tuttavia Bulgakov non ha mai risparmiato la propria critica ironia nei confronti del regime, rischiando più volte di cadere in disgrazia; molto significativi a questo riguardo sono il suo romanzo ‘Le uova fatali’ e il racconto lungo ‘Cuore di cane’. Ma è grazie a ‘Il maestro e Margherita’, pubblicato postumo, che Bulgakov è ricordato come un grande della letteratura. Muore nel 1940
L’opera scelta: Romanzo lungo e dalla trama complicata, ‘Il maestro e Margherita’ si articola su diversi livelli narrativi avvalendosi della sfrenata fantasia dell’autore. Si parte con una visita del diavolo a Mosca, sotto le sembianze del mago Woland che fa irruzione nell’assai burocratizzata società letteraria sovietica. Gradualmente poi, tra vicende grottesche e scene memorabili, compaiono i personaggi del Maestro, scoraggiato per il suo mancato successo letterario, della sua amante Margherita, e così via, fino alla conclusione del libro, incompiuto.
Autodafè *
L’Autore: Nasce nel 1905 a Ruscuk, Bulgaria, da famiglia ebrea di ascendenze spagnole. Fin dalla sua giovinezza risiede in varie città mitteleuropee prima di fuggire al nazismo fuggendo a Londra, ove soggiornerà molto a lungo. Saggista, celeberrimo il suo studio sociologico ‘Massa e potere’, drammaturgo, è autore di memorabili opere autobiografiche le quali ci offrono uno stupendo quadro della mitteleuropa durante il secolo passato; la sua classica trilogia autobiografica comprende ‘La lingua salvata’, ‘Il frutto del fuoco’ e ‘Il gioco degli occhi’. Il capolavoro di Canetti comunque rimane l’unico suo vero romanzo, ‘Auto da fè’, che contribuisce, a distanza di anni, all’assegnazione del Nobel nel 1981. Muore nel 1994.
L’opera scelta: ‘Auto da fè’ è il superbo, impressionante affresco della mitteleuropa la cui razionalità fallisce nel montante rogo nazista. Infatti il romanzo si conclude con un immenso rogo di libri. Narra la storia del sinologo Kien, il quale si barrica nel suo appartamento di Vienna cullato dalla presenza della propria immensa biblioteca. Difficile il rapporto di Kien col mondo, quelle poche volte in cui ne cerca il contatto, e difficile quello con la sua governante Therese, premurosa e violenta, racchia e amante appassionata fino a diventarne la consorte. Drammatico e picaresco, strano ma godibilissimo, è davvero uno dei grandi romanzi europei del ‘900.
Il posto delle bacche *
L’Autore: Nato nel 1933 a Zima, sulla Transiberiana, è il più noto poeta russo contemporaneo. Dopo aver diviso la propria giovinezza fra il precoce interesse per la poesia e la passione calcistica, opta per la carriera letteraria e diventa presto una delle figure più in vista dell’Unione Sovietica. Il suo rapporto col regime è sempre stato contraddittorio, anche se certo non si può considerare Evtucenko un dissidente, tanto che nei propri viaggi all’estero il poeta spesso si è investito del ruolo di portavoce ufficiale dell'autorità sovietica. La sua poesia, tanto descrittiva quanto celebrativa, negli ultimi decenni si è alternata con l’impegno cinematografico e la
produzione di prosa come i romanzi ‘Il posto delle bacche’ e ‘Non morire prima di morire’, grandiosa ricostruzione autobiografica e storica.
L’opera scelta: Chi ritiene che un grande poeta non possa essere un bravo narratore probabilmente cambierebbe idea leggendo ‘Il posto delle bacche’. In questo romanzo, prendendo spunto da un viaggio collettivo in camion attraverso la Siberia, viene raccontata l’epopea di una terra selvaggia e sterminata, una terra di peccati, passioni, drammi e speranze. La Russia rurale, proiettata verso un’incerta modernità, vive qui una celebrazione forte e sobria.
Il dottor Zivago *
L’Autore: Nasce nel 1890 a Mosca da colta famiglia ebrea. Dopo gli studi aderisce alla rivoluzione esponendosi però contro il terrore scatenato nei confronti dei contadini collettivizzati e ciò rappresenta l’inizio delle sue difficoltà col regime totalitario. Poeta di grande talento, compone però nel campo della narrativa il suo capolavoro, ‘Il dottor Zivago’, che gli vale un Nobel, nel 1958, premio che sarà costretto a non ritirare per la minaccia della autorità sovietiche di impedirgli il rimpatrio. Il romanzo, pur non anticomunista, è mal visto dall’ottusa nomenklatura sovietica che terrà sotto stretto controllo lo scrittore fino alla sua morte, avvenuta nel 1960.
L’opera scelta: ‘Il dottor Zivago’, romanzo scorrevole e malinconico, ha come protagonista un medico il quale, dopo aver combattuto nella Prima Guerra Mondiale, rientra a Mosca allo scoppio della rivoluzione. Con la moglie e il figlio decide di fuggire da Mosca in una cittadina dei lontani Urali, dove incontra Lara, già crocerossina nel suo reparto al fronte, con la quale vivrà un breve e intenso amore. Rientrato a Mosca dopo aver passato mille vicissitudini tra steppe e foreste, viene a sapere che la moglie è emigrata, prima di concludere la propria vita solo e in miseria.
SOLZENICYN, Aleksandr Arcipelago Gulag * Padiglione cancro *
L’Autore: Nasce nel 1918 a Kislovodsk, Russia, e compie studi scientifici, pur curando gli interessi classici. Comunista, combatte nell’Armata Rossa e nel 1945 viene arrestato per alcune critiche a Stalin: conosce il campo di concentramento e apre gli occhi sul regime diventandone implacabile accusatore in opere tra le quali ricordiamo ‘Arcipelago Gulag’, ‘Una giornata di Ivan Denisovic’, e ‘Il primo cerchio’. Illustre saggista, scrive una biografia romanzata su Lenin, ‘Lenin a Zurigo’, e racconta la propria esperienza di malato in ‘Padiglione cancro’. Vince il Nobel nel 1970. Sempre più distante dal regime, emigra in occidente e rientra in patria nel 1994, assumendo posizioni invise a molti: chi lo accusa di nostalgie comuniste, chi di mal celato antisemitismo, chi di nazionalismo fanatico, chi di mentalità oscurantista. L’ultima sua opera narrativa, ‘Miniature’, è una raccolta di “poesie in prosa”. E' scomparso nel 2008.
Le opere: Secondo molti ‘Arcipielago Gulag’ ricorda ‘Se questo è un uomo’, e la cosa non stupisce dato che tutti i totalitarismi sono ugualmente beceri e crudeli. Però, a giudizio della critica, in questo monumentale lavoro di ricostruzione storica abilmente romanzata, la tremenda visione dei lager risalta in tutta la sua drammaticità anche grazie a un’altissima maestria narrativa.
‘Padiglione cancro’ è un romanzo senza dubbio meno impegnativo rispetto ad ‘Arcipelago Gualg’, non fosse altro che per le dimensioni. Ma anche la narrazione, nonostante l’argomento, è più lieve, mostrandosi vivace e avvincente, nonostante l'argomento. Narra la storia vera dell’autore
il quale, malato di cancro polmonare, viene curato negli immensi, impersonali ospedali di regime ove comunque guarisce da un male che all’epoca era quasi sempre letale.
MAHFUZ, Nagib
Vicolo del mortaio *
L’Autore: Nasce nel 1911 nella capitale egiziana Il Cairo. Giornalista, sceneggiatore, saggista, è soprattutto noto come uno tra i più grandi romanzieri arabi contemporanei tanto da ricevere il Nobel nel 1988. Inviso al fondamentalismo islamico, patisce pure un attentato; come intellettuale si è sempre battuto per la convivenza fra le diverse culture. La sua opera, dai toni caldi e descrittivi, riproduce spesso l’ambiente cairota così amato dallo scrittore, un ambiente vivo, confuso, permeato dall’aroma delle spezie, del caffè, nel quale si mescolano le folle locali ai turisti incuriositi. Moltissimi i suoi romanzi, i più noti dei quali sono ‘Canto di nozze’, ‘Vicolo del mortaio’, ‘Il palazzo del desiderio’, ‘Tra i due palazzi’, ‘La via dello zucchero’. Muore nel 2006.
L’opera scelta: ‘Vicolo del mortaio’ è forse il più noto romanzo di Mahfuz e si inserisce perfettamente nella sua narrativa vivace e appassionata. Protagonista è l’ambiente del Cairo sul cui sfondo maestoso perdono quasi d’importanza i vari protagonisti, dal vecchio cantastorie cacciato dal bar per fare posto alla radio al giovanotto innamorato che muore tradito dalla propria bella.
Una storia di amore e di tenebra *
L’Autore: Nasce a Gerusalemme nel 1939. A quindici anni, va a vivere in un kibbutz. Oppositore di ogni fanatismo, saggista illustre, autore di libri per bambini e adulti, attualmente è insegnante universitario. La sua narrativa racconta il popolo di Israele, la sua storia, le sue difficoltà politiche, i suoi travagli. Se il suo indiscusso capolavoro è ‘Una storia di amore e di tenebra’, degni di nota sono anche ‘La scatola nera’, ‘D’un tratto nel folto del bosco’ e ‘Non dire notte’.
L’opera scelta: ‘Una storia di amore e di tenebra’ è l’autobiografia romanzata di Oz (pseudonimo che significa “Forza”, usato al posto del vero cognome “Klausner”) la quale, partendo dalle origini della sua famiglia, prende spunto per narrare le vicende relative all’epopea di Israele attraverso le esperienze dello scrittore, dai contrasti col padre reazionario alla vita nel Kibbutz, il tutto in un alternarsi, appunto, di amore e di tenebra.
ASIMOV, Isaac
La fine dell’eternità
L’Autore: Nasce nel 1920 presso Smolensk, in Russia, ma presto si trasferisce con la famiglia ebrea negli Stati Uniti. Scienziato, grandissimo divulgatore, ottimo narratore, si è cimentato soprattutto nella fantascienza, diventando un’autentica icona nel genere. Progressista e razionalista, fautore di un’etica tollerante, impegnato nella battaglie civili e ambientaliste, ci ha
lasciato un’immensa produzione. Le sue opere sono state organizzate dall’autore stesso in “cicli”, come quello dei “Robot” e della “Fondazione”. Se della sua narrativa sciolta e avvincente vogliamo individuare un singolo capolavoro che in un certo senso si elevi su tutto, ebbene tale palma può spettare a ‘La fine dell’eternità’. Asimov muore in seguito a una trasfusione di sangue infetta dall’HIV nel 1992.
L’opera scelta: ‘La fine dell’eternità’, hanno detto alcuni critici, non può non piacere. Anche a chi non ama la fantascienza. Coinvolgente, imprevedibile, anche se non scritto propriamente in punta di penna, questo romanzo ricco di paradossi temporali e intuizioni scientifiche o parascientifiche avvince dalla prima all’ultima pagina.
La buona terra *
L’Autore: Nasce a Hillsboro, Virginia occidentale, nel 1892. Figlia di missionari attivi in Cina, trascorre lì la propria infanzia, prima di trasferirsi in America e in Inghilterra. Torna poi per diversi anni in Cina la quale diventa pietra miliare della sua attività letteraria che la condurrà a vincere il Nobel nel 1938. Numerosissimi i suoi romanzi, quasi tutti di grande successo grazie allo stile scorrevole e alla capacità di coinvolgere il lettore nell’epopea della vita contadina cinese. Fra quelli più significativi ricordiamo ‘Vento dell'Est, vento dell'Ovest’, una trilogia di delicati romanzi brevi, e poi ‘La buona terra’, ‘Il segreto di Natale’, ‘La famiglia dispersa’, ‘Stirpe di drago’, ‘La saggezza di Madama Wu’, ‘Lettera da Pechino’, ‘La casa dei fiori’. Muore nel 1973.
L’opera scelta: ‘La buona terra’ racconta la povertà delle classi più disagiate e il tentativo di ascesa sociale in un contesto magico, quello della Cina, così importante per la scrittrice. Il tutto avviene attraverso un’epopea famigliare che può ricordare, poste le debite differenze, quella dei Buddenbrook di Thomas Mann.
Colazione da Tiffany *
L’Autore: Nasce nel 1924 a New Orleans e vive un’infanzia difficilissima a causa di gravi problemi famigliari. L’intera sua vita sarà comunque caratterizzata dagli eccessi, da una psicologia sempre al confine tra genialità e follia. Intellettualmente molto dotato, raggiunge la notorietà con la pubblicazione del racconto ‘Miriam’ e inizia a essere accettato preso i salotti della buona società americana vestendo i panni del dandy che stupisce, eccede e non nasconde certo la propria omosessualità. Seguono poi numerosi altri successi tra cui possiamo ricordare ‘Colazione da Tiffany’, ‘A sangue freddo’, ‘L’arpa d’erba’, ‘Altre voci altre stanze’, e il postumo ‘Incontro d’estate’. Giornalista, drammaturgo, intellettuale abituato a dare scandalo, cade preda dell’alcool e muore nel 1984 dopo aver trascorso i suoi ultimi anni in condizioni di forte disagio.
L’opera scelta: ‘Colazione da Tiffany’ è senza dubbio l’opera più famosa di Capote. Questo breve, delizioso romanzo racconta con grazia e vivacità le vicende di una meravigliosa giovane, Holly, allegra, generosa, autentico personaggio culto. Intorno a lei ruota un intero mondo di individui bizzarri che ne rimangono attratti come da una forza arcana.
Libra *
L’Autore: Nasce nel 1936 nel Bronx, a New York, da famiglia di origine italiana. Osservatore attento e critico della realtà civile e politica americana, si occupa anche di musica, specie di jazz e del suo ambiente, che diventa anche oggetto delle sue attenzioni letterarie. Narratore abilissimo, esordisce con ‘Americana’ cui seguiranno diversi altri romanzi tra i quali ricordiamo ‘Mao II’, ‘I nomi’, ‘Rumore bianco’, ‘Giocatori’, e ‘Underworld’ che, assieme a ‘Libra’, viene considerato il suo capolavoro.
L’opera scelta: Al di là dell’interesse o meno che il lettore può nutrire per il delitto Kennedy, argomento del romanzo, ‘Libra’ è scritto magnificamente. Non troppo pretenzioso, come ad esempio risulta essere ‘Underworld’ che in vari passi si stenta perfino a comprendere, ‘Libra’ è una scorrevole, lucida e avvincente ricostruzione–interpretazione dell’assassinio di John Kennedy e dell’Amercia di quegli anni, a partire dalla biografia del presunto omicida, Lee Oswald, segno zodiacale bilancia (appunto “Libra”, in latino, termine spesso usato anche in inglese).
Sei pezzi da mille *
L’Autore: Nasce a Los Angeles nel 1948 e fin dall’infanzia è segnato da eventi negativi culminati nell’assassinio della madre e nella successiva perdita pure del padre. Anche per ciò lo scrittore vive in modo pericoloso e sregolato, come si evince dalle sue opere, quasi tutte a sfondo noir, forti, intricate, autentici colpi al cuore, come i celebri ‘Dalia nera’, ‘Il grande nulla’, ‘I miei luoghi oscuri’, ‘L.A. confidential’ e ‘Scasso con stupro’. Ma forse il miglior Ellroy è quello che in ‘American tabloid’ e in ‘Sei pezzi da mille’ racconta con insuperabile maestria l’intrigo politico nell’America sordida e sotterranea delle mafie, delle connivenze tra potere e malavita.
L’opera scelta: ‘Sei pezzi da mille’ fa a gara con ‘American tabloid’ per essere definito il capolavoro di Ellroy. Probabilmente l’opera qui prescelta è la più intrigante, avvincente e spietata nello scandagliare la politica e la società dell’America dei Kennedy, delle battaglie per i diritti civili, delle famiglie mafiose, dei sindacati corrotti, dei delitti irrisolti: una critica feroce alla società conservatrice da un conservatore dichiarato; forse proprio in ciò sta il fascino di questo romanzo.
L’urlo e il furore *
L’Autore: Nasce a New Albany, Mississippi, nel 1897. Trascorre un’infanzia serena durante la quale si abitua a osservare e amare la natura selvaggia protagonista di tanta sua letteratura. Non sempre ben visto dai concittadini per le prese di posizione contro il razzismo e il conservatorismo sudista, trascorre quasi tutta la sua vita a Oxford, città vicina a New Albany. Nel 1949 vince il Premio Nobel. La sua produzione narrativa è spesso caratterizzata da una tremenda violenza, da sentimenti fortissimi espressi in uno stile difficile, duro, ermetico, usando tecniche letterarie come il flusso di coscienza. Tra i romanzi più importanti ricordiamo ‘L’urlo e il furore’, ‘Assalonne, Assalonne!’, ‘Mentre morivo’, ‘Santuario’, ‘Luce d’agosto’ e ‘Gli invitti’. Muore, dopo una dura esperienza di alcoolismo, nel 1962.
L’opera scelta: Nel 1929, anno della grande depressione, esce ‘L'urlo e il furore’, forte romanzo che dà voce alle ossessioni e ai fanatismi di quel Sud e della sua in interminabile
decadenza, cominciata con la sconfitta nella guerra civile. La contea di Oxford, attraverso un’esemplare vicenda famigliare, diventa teatro dell’insanabile conflitto tra bianchi e neri, bene e male, passato e presente.
Per chi suona la campana *
L’Autore: Nasce a Oak Park, Illinois, nel 1899, in una famiglia problematica. Divenuto giornalista, è volontario della Croce Rossa in Europa durante la Grande Guerra, stentando poi il reinserimento nella vita civile. Ciò non gli impedisce di proseguire l’attività giornalistica iniziando quella di scrittore anche durante i viaggi di lavoro in Europa come quello nella Spagna della Guerra civile. Fra i suoi romanzi più importanti ricordiamo ‘Addio alle armi’, ‘Fiesta’, ‘Per chi suona la campana’, ‘Il vecchio e il mare’ ‘Di là dal fiume e tra gli alberi’, ambientato nel Veneto. Notevoli le raccolte di prose ‘I quarantanove racconti’ e ‘Le nevi del Kilimangiaro’. Il suo stile è secco, duro, poco propenso agli orpelli narrativi. Schierato su posizioni progressiste, sempre più famoso, riceve il Nobel nel 1954 ma cade nell’alcoolismo e in una depressione che lo condurrà al suicidio nel 1961.
L’opera scelta: ‘Per chi suona la campana’ è la storia di un uomo, Robert, che combatte in Spagna per le forze democratiche contro Franco. Deve far saltare un ponte e si affianca a una banda rivoluzionaria di cui fa parte Maria, figura femminile straordinaria che vive un grande amore con Robert il quale ripensa al suo passato, alle sue idee, alla brutalità della guerra.
Diario di Edith
L’Autore: Nasce nel 1921 a Forth Worth, USA, e viene allevata dalla nonna; dimostra un precoce talento letterario specializzandosi nel genere thriller e noir. Famosissimo a tale proposito il ciclo di Tom Ripley, equivoco e pirotecnico personaggio sempre al centro di intrighi pazzeschi. I suoi thriller più famosi sono ‘L’amico americano’, ‘Il talento di Mr. Ripley’, ‘L’alibi di cristallo’. Ma la Highismith, lesbica lei stessa, è anche scrittrice impegnata a favore dei diritti degli omosessuali, come traspare in ‘Carol’, fine psicologa in ‘La spiaggia del dubbio’, ‘Diario di Edith’ e ‘Piccole storie di misoginia’, saggista brillante in ‘Come si scrive un giallo’. Muore nel 1995 a Locarno.
L’opera scelta: ‘Diario di Edith’ non è forse il libro più avvincente della scrittrice, non è infatti nè un thriller nè un noir, anche se la trama c’è e cattura; però è forse il suo romanzo più dolce, più delicato, più pregno di significati. Narra l’esistenza di una donna straordinaria, Edith, forte e tenera, allegra e sensibile. Proprio a causa di tale sensibilità vive in maniera particolarmente profonda i momenti di buio che l’assalgono per superare i quali si costruisce una vita parallela nelle pagine di un diario...
Sulla strada *
L’Autore: Nasce nel 1922 a Lowell, Massachussets, da famiglia franco canadese. Scrittore precocissimo, di rara intelligenza, dimostra presto un temperamento anarchico. Fa diversi mestieri, finisce in prigione, prima di ottenere un successo, comunque contrastato, con la sua attività
letteraria. Critico musicale, poeta, narratore, nelle sue opere fa trasparire quel senso di ribellione che lo condurrà sulla strada del vizio fino alla morte per alcoolismo nel 1967. Dai suoi romanzi come ‘I sotterranei’, ‘Sulla strada’, ‘Pic’, ‘Viaggiatore solitario’, traspare un’insofferenza verso qualunque conformismo, tipica della cosiddetta “beat generation” degli anni ’50 – ’60, prima di un ripiegamento verso posizioni ultraconservatrici quasi fanatiche negli ultimi anni della sua tormentata esistenza.
L’opera scelta: Autentico culto per più generazioni, ‘Sulla strada’ (spesso ricordata semplicemente col titolo originale ‘On the road’) è un romanzo che racconta un viaggio attraverso le interminabili strade d’America, alla disperata ricerca di vita ed esperienze. I protagonisti, Dean e Sal condividono inoltre l’amicizia, la ricerca di se stessi, il tentativo di dare corpo a tutti i grandi miti americani, in un autentico culto di quella che sarà la “beat generation”.
Tropico del capricorno *
L’Autore: Nato a New York nel 1891, Miller riesce solo in età matura a far conoscere la propria attività letteraria. Anzi, fu noto prima all’estero che nel suo paese dove fu costretto a combattere aspramente contro la censura che tendeva a stroncare il carattere anarchico e libertino della sua produzione. Nelle opere più importanti, tra cui ricordiamo ‘Tropico del cancro’, ‘Tropico del capricorno’, ‘Opus pistorum’, la trilogia “Crocifissione in rosa” composta da ‘Sexus’, ‘Nexus’ e ‘Plexus’, la cronaca di viaggio ‘Il colosso di Marussi’, Miller ripercorre in sostanza la propria esistenza raccontando con maestria la scoperta della vita attraverso l’arte, il piacere, il sesso: da uomo vittima dell'alienazione industriale a scrittore. Muore nel 1980.
L’opera scelta: ‘Tropico del capricorno’ può essere considerato l’opera paradigmatica di Miller: anarchica, censurata, scandalosa, autobiografica. In questo grandissimo romanzo Miller descrive il proprio percorso umano e artistico giovanile, in una New York ricca di contraddizioni e povertà, tra esperienze sessuali e vie di fuga cercate e poi trovate nell’arte e nell’amore per una donna, Mara.
Lolita *
L’Autore: Nasce nel 1899 a S. Pietroburgo. Dopo la Rivoluzione emigra acquisendo una formazione culturale europea. Vive tra Inghilterra, Francia e Germania e compone ancora in russo i suoi primi romanzi come ‘Masenka’, ‘L’occhio’, ‘La difesa di Luzin’, sul mondo degli scacchi, e ‘Invito a una decapitazione’, di ispirazione kafkiana. Illustre entomologo, nel 1940 si trasferisce negli USA e inizia a scrivere in inglese. Con ‘Lolita’ raggiunge la fama ma si attira molte critiche per il carattere libertino del libro. Segue l’altro capolavoro, ‘Fuoco pallido’, sul mondo dei college. Ricca anche la sua attività di critico letterario. Si spegne in Svizzera nel 1977.
L’opera scelta: Un professore di letteratura francese, quarantenne, si trova a fare conoscenza con la giovanissima, maliziosa, spregiudicata Dolores Haze, per la quale perde la testa a tal punto da sposarne la madre pur di averla sempre vicina. Le avventure – disavventure del professore giungeranno persino a drammatici risvolti giudiziari legati alla morte dell’uomo che istiga alla fuga la sua ‘Lolita’.
Chiamalo sonno *
L’Autore: Nasce in Galizia nel 1906, ma vive tutta la propria esistenza negli USA. Giovane, pubblica un romanzo che fa epoca, ‘Chiamalo sonno’, quindi si ritira dal mondo letterario prima di comporre le altre sue grandi opere narrative in tarda età, alcune pubblicate postume. Di carattere molto autobiografico, influenzate dall’ambiente ebraico da cui lo scrittore proveniva, esse sono state raccolte nel titolo onnicomprensivo “Alla mercè di una brutale corrente” e sono ‘Una stella sul parco di Monte Morris’, ‘Requiem per Harlem’, ‘Legàmi’, ‘Una roccia per tuffarsi nell'Hudson’. Sempre protagonista di una vita discreta e appartata, trascorre i suoi ultimi anni in una Casa di Riposo ove muore nel 1995.
L’opera scelta: ‘Chiamalo sonno’, baciato da discreta fortuna critica alla sua uscita nel 1934, è stato ulteriormente valorizzato da un’ampia ristampa negli anni ’60, venendo considerato un autentico capolavoro della letteratura novecentesca. Romanzo sociale, descrive la New York d’inizio secolo attraverso la sensibilità di una coscienza infantile europea ed ebraica trasportata in America.
Pastorale americana *
L’Autore: Nato nel 1933 a Newark, USA, è uno dei maggiori autori contemporanei. Va tuttavia precisato che secondo molta critica le opere più recenti di Roth hanno fatto segnare un significativo calo di qualità rispetto ai suoi grandi romanzi i più celebri dei quali restano ‘Il lamento di Portnoy’, ‘Pastorale americana’, ‘Ho sposato un comunista’ e ‘La macchia umana’. Psicanalisi, echi del mondo ebraico e acuta analisi della società americana da un punto di vista laico e progressista sono i temi più amati da Roth il quale li tratta anche nella altre sue opere quali ‘L’orgia di Praga’, ‘Operazione Shylock’, ‘Il complotto contro l’America’, ‘Everyman’, spesso servendosi del suo alter ego, l’immaginario scrittore Nathan Zuckermann.
L’opera scelta: ‘Pastorale americana’ è uno di quei romanzi per cui tanti pretenderebbero l’assegnazione del Nobel all’autore. Di struttura impegnativa, racconta infatti decenni cruciali per l’America sullo sfondo del Vietnam, delle lotte razziali, del Watergate, rimane però sempre su un livello narrativo elevato e brillante. Prendendo spunto dalle vicende biografiche del protagonista, “Lo Svedese”, penetra nelle contraddizioni e nei drammi dell’America contemporanea vissuti in prima persona dalla giovane figlia ribelle e schierata con un’estrema sinistra violenta e fuorilegge.
La proprietà *
L’Autore: Nasce nel 1904 a Radzmyn, in Polonia, da famiglia ebrea. Trascorre l’infanzia a Varsavia formandosi in un ambiente molto osservante che avrà grande influenza sulla sua letteratura, tutta intrisa di sensibilità e interessi ebraici. Nel 1935 si trasferisce negli Stati Uniti divenendone presto cittadino, e inizia la propria produzione letteraria caratterizzata da uno stile molto sciolto, un linguaggio magico e accattivante, talvolta epico, tant’è che Singer viene ricordato anche come illustre scrittore per l’infanzia. Le sue opere più importanti sono ‘La famiglia Moskat’, cronaca familiare nella Polonia dell’ultimo secolo, ‘La fortezza’, ‘Lo schiavo’, ‘Il re dei campi’, epica ricostruzione di una vicenda dei secoli passati, ‘Il mago di Lublino’, ‘La proprietà’, ‘Shosha’. Nel 1978 riceve il Premio Nobel. Muore nel 1991
L’opera scelta: ‘La proprietà’ è uno dei grandi romanzi che hanno contribuito a far assegnare il Nobel a Singer: stile scorrevole e trama avvincente, narra l’epopea di una famiglia ebrea polacca travolta dalla follia di quei totalitarismi in germe capaci, nei decenni successivi, di distruggere il tessuto stesso della civiltà europea, rendendo la vita impossibile alle proprie vittime quasi senza che esse abbiano modo, umiliazione dopo umiliazione, di rendersene conto.
Furore *
L’Autore: Nasce a Salinas, USA, nel 1902, e inizia a scrivere molto giovane. Dopo il ritiro dall’Università fa svariati mestieri prima di stabilirsi a Pacific Grove, California, dove inizia quella carriera letteraria in grado di condurlo fino al Nobel, vinto nel 1962. Corrispondente di guerra, trae da questa sua esperienza ispirazione per uno tra i suoi romanzi migliori, ‘La luna è tramontata’ sulla Resistenza norvegese. Se il suo capolavoro rimane ‘Furore’, degni di nota sono anche ‘Uomini e topi’, ‘La valle dell’Eden’, ‘Pian della Tortilla’, e ‘Vicolo Cannery’, libri scorrevoli, avvincenti, quadri insuperabili di una realtà sociale spesso ostile e crudele. Muore a New York nel 1968.
L’opera scelta: ‘Furore’, il romanzo più famoso di Steinbeck, racconta con grande vigoria narrativa l’epopea di una famiglia composta da tre generazioni in fuga dalla siccità e dalla miseria dell’Oklahoma verso la California, destinata però a rivelarsi, dopo un viaggio avventuroso a bordo di un autocarro, un’altra terra di miseria e privazioni.
ALLENDE, Isabel
La casa degli spiriti *
L’Autore: Nasce a Lima, Perù, nel 1942 ma fin da piccola si trasferisce in Cile aiutata negli studi dallo zio Salvador Allende, futuro Presidente. Viaggia molto con la seconda famiglia della madre prima di rientrare in Cile per il matrimonio da cui ha quella figlia Paula la cui malattia ispirerà un suo celebre romanzo, ‘Paula’, appunto. Apprezzata giornalista, lascia il paese dopo il Golpe e si trasferisce prima in Venezuela poi in California, dove ora risiede. Tra le sue opere più note ricordiamo ‘La casa degli spiriti’, ‘Eva Luna’, ‘Ines dell’anima mia’, ‘Ritratto in seppia’, e la trilogia per ragazzi ‘La città delle bestie’, ‘Il regno del drago d’oro’ e ‘La foresta dei pigmei’.
L’opera scelta: ‘La casa degli spiriti’ è una saga nella quale si intrecciano le vicende di due famiglie sudamericane che diventano il pretesto per ripercorrere la recente storia cilena con i suoi eventi più drammatici come il terremoto del 1960, il Golpe, la morte di Neruda. Ma il libro è anche una rimembranza dolce e delicata degli ambienti dove la scrittrice ha trascorso la sua infanzia, filtrata attraverso il fascino della magia, dell’esoterismo, del mistero.
Dona Flor e i suoi due mariti *
L’Autore: Nasce nel 1912 a Itabuna, Brasile, e fin da giovane si impegna fortemente in politica, militando nel Partito Comunista Brasiliano, da cui uscirà nel 1956 in seguito ai fatti di
Ungheria. E’ costretto all’esilio in Europa tra il 1948 e il 1952 e si rivela presto come uno tra i più grandi scrittori sudamericani: nei suoi romanzi spesso si intrecciano l’impegno sociale e lo stile realistico, ma anche uno spirito brillante e una grande vitalità tipicamente brasiliana: esemplari in tal senso sono ‘Capitani della spiaggia’, ‘Dona Flor e i suoi due mariti’, ‘Gabriella garofano e cannella’, ‘Teresa Batista stanca di guerra’. ‘Vita e miracoli di Tieta d’Agreste’. Grande la sua arte narrativa soprattutto nel tratteggiare le figure femminili. Muore nel 2001.
L’opera scelta: ‘Dona Flor e i suoi due mariti’ ruota attorno alla vedovanza di Flor e al suo lutto vissuto nel ricordo di Vadinho, del fidanzamento e del matrimonio. Racconta di come ella arrivò onorata al suo secondo matrimonio, quando il fardello del defunto cominciava a pesare sulle sue spalle, e di come visse quindi in pace e armonia, senza dispiaceri né soprassalti. E mentre lei brilla nei salotti, Vadinho, nel suo corpo astrale, la visita, la corteggia, le elargisce gioie eccezionali e consigli formidabili. Geniale. Brillante. Particolare.
Cent’anni di solitudine *
L’Autore: Nasce ad Aracataca, Colombia, nel 1928; fin da giovane inizia una vivace attività intellettuale come giornalista e scrittore impegnato in politica appoggiando la rivoluzione di Castro a Cuba. Già col suo primo romanzo, ‘I funerali della Mama Grande’ inizia a delineare il fantastico borgo immaginario di Macondo, che sarà teatro del capolavoro ‘Cent’anni di solitudine’. Consacrato grazie a questo successo come uno dei più grandi del secolo, continua a produrre ottime opere quali ‘L'autunno del patriarca’, ‘Cronaca di una morte annunciata’, ‘L'amore ai tempi del colera’. Vince il Premio Nobel nel 1982. Attualmente risiede in Messico.
L’opera scelta: ‘Cent’anni di solitudine’ narra la storia della famiglia Buendia e della città di Macondo, in un intreccio di vicende favolose. Secondo le premonizioni di un indovino si compie il destino di Macondo dalla sua fondazione alla momentanea fortuna legata alla coltivazione delle banane, fino alla decadenza. La parabola della famiglia segue la parabola di solitudine della città. Suggestivo, magnificamente surreale, questo libro affascina il pubblico da decenni.
Conversazione nella ‘Catedral’ *
L’Autore: Nasce ad Arequipa, Perù, nel 1936, ed è considerato il più grande scrittore peruviano vivente, anche se è da tempo cittadino spagnolo. Formatosi culturalmente in Europa, allievo di Sartre, assume posizioni politiche progressiste che lo portano a candidarsi senza successo alla Presidenza della Repubblica contro Fujimori nel 1990. Saggista e drammaturgo, è nel romanzo tuttavia che raggiunge i migliori risultati, anche grazie alle tipiche sovrapposizioni di piani e tempi del racconto. Fra le opere più famose, spesso a carattere socio-politico e legate alla realtà in cui lo scrittore è vissuto, ricordiamo ‘La città e i cani’, ‘La Casa verde’, ‘Conversazione nella Catedral’, ‘La zia Julia e lo scribacchino’, ‘Pantaleone e le visitatrici’, ‘La guerra della fine del mondo’
L’opera scelta: ‘Conversazione nella Catedral’ è un romanzo, molto ambizioso, di descrizione della situazione politica e sociale del Sudamerica. Attraverso le vicende di vinti e illusi, persone alla vana ricerca del potere, infelici, politici e politicanti, offre lo scenario assieme sordido e affascinante della società latinoamericana negli anni ’50 e ’60, in un succedersi continuo e martellante di eventi e azioni.
KAWABATA, Yasunari
Il suono della montagna *
L’Autore: Nasce a Osaka nel 1899 e trascorre un’infanzia difficile per la morte di entrambi i genitori. Si forma culturalmente all’Università di Tokyo; diviene uno dei principali esponenti di quella Scuola che si proponeva di cogliere la realtà attraverso l'immediatezza delle sensazioni e pubblica i suoi primi saggi e romanzi tra cui ‘La danzatrice d'Izu’, ‘Il paese delle nevi’, ‘Mille gru’. Reagisce alla contaminazione occidentale con la ricerca dei valori tradizionali nel capolavoro ‘Il suono della montagna’. Esplora il mondo dell’erotismo ne ‘La ragazza addormentata’. Vince il Nobel nel 1968. Muore suicida nel 1972.
L’opera scelta: ‘Il suono della montagna’ si snoda attraverso il personaggio centrale, Shingo, uomo sensibile e inquieto, assorto nei sogni e nelle tristezze del passato, nei terrori e nelle premonizioni del presente, capace di cogliere i “suoni della montagna” quando si tratta di imparare, scegliere, decidere. Egli, davanti alla decadenza inarrestabile della sua vita e della sua famiglia, si lega sempre più strettamente alla giovane e infelice nuora Kikuko, unico essere capace di entrare in sintonia col suo animo sofferente.
Il grido silenzioso *
L’Autore: Nasce nel 1935 nell’isola giapponese di Shikoku da famiglia tradizionalista e portatrice di memorie secolari tramandate di generazione in generazione. Gli studi accademici lo aprono al mondo e Oe inizia a scrivere come romanziere e saggista. Avido lettore di autori occidentali, vive una profonda crisi con la nascita del primo figlio portatore di handicap, che ispirerà ‘Un’esperienza personale’ e, indirettamente, ‘Il grido silenzioso’. Altre opere di grande fama sono ‘Il figlio dell’imperatore’, attacco alla destra reazionaria, ‘Insegnaci a superare la nostra pazzia’, autobiografico, e ‘Il salto mortale’, sulla società contemporanea. Nel 1994 vince il Nobel.
L’opera scelta: ‘Il grido silenzioso’ narra la storia di due fratelli i quali, facendo ritorno al loro villaggio d'origine, vivono in maniere diverse il senso di distruzione e sradicamento che li aveva investiti e la difficile successiva ricomposizione. Il contrasto tra i due è il motore della narrazione: uno, introverso, disincantato, scettico, poco incline all'azione, condannato da un incidente ad avere un occhio aperto sulla tenebra; l’altro, idealista, aggressivo e perciò identificato con i personaggi scomodi e perdenti della famiglia.
La montagna dell’anima *
L’Autore: Nasce nel 1940 a Ganzhou, Cina, e si interessa fin dagli studi di cultura francese. Subisce i devastanti effetti della Rivoluzione culturale, e solo a fine anni ’70 può iniziare a pubblicare e viaggiare all’estero. Autore teatrale, saggista e romanziere, Xingjian, pur appartenendo al Partito comunista cinese, ha rapporti burrascosi col regime, tanto da stabilirsi in Francia nel 1987. Dopo la strage di Piazza Tien An Men si dimette a tutti gli effetti dal Partito di cui era ancora membro. Tra i suoi libri più famosi ricordiamo ‘La montagna dell’anima’, ‘Il libro di un uomo
solo’, romantico e sensuale, ‘Fuggitivi’, su Piazza Tien An Men, e la raccolta di racconti ‘Una canna da pesca per mio nonno’. Nel 2000 vince il Nobel. E’ anche illustre pittore con l’inchiostro.
L’opera scelta: ‘La montagna dell’anima’, in gran parte autobiografico, narra di un lungo viaggio nella Cina sudoccidentale, compiuto da uno scrittore perseguitato dal regime al quale è stato diagnosticato erroneamente un cancro. Il viaggio è l'occasione per un bilancio esistenziale oltre che fonte di nuove esperienze. E il libro assume il carattere di romanzo picaresco in cui si intrecciano avventure tragiche e comiche, testimonianze naturalistiche, riflessioni politiche: un capolavoro!
1984*, di G. Orwell, p. 24
Addio a Berlino*, di C. Isherwood, p. 23 Amerika*, di F. Kafka, p. 15
Anestesia locale*, di G. Grass, p. 12 Arcipelago Gulag*, di A. Solzenicyn, p. 29 Autodafè*, di E. Canetti, p. 28 Bell’Antonio (Il)*, di V. Brancati, p. 2 Biliardo alle nove e mezzo, di H. Boll, p.11 Braci (Le)*, di S. Marai, p. 17
Buio a mezzogiorno*, di A. Koestler, p. 16 Buon soldato Sc’veik*, di J. Hasek, p. 13 Buona terra (La)*, di P. S. Buck, p. 31 Casa degli spiriti (La)*, di I. Allende, p. 36 Castello (Il)*, di F. Kafka, p. 15
Cent’anni di solitudine*, di G. Garcia Marquez, p. 37 Chiamalo sonno*, di H. Roth, p. 35
Cielo diviso (Il), di C. Wolf, p. 20 Colazione da Tiffany*, di T. Capote, p. 31 Come pietre nel fiume*, di U. Hegi, p. 13
Conversazione nella ‘Catedral’*, di M. Vargas Llosa, p. 37 Coscienza di Zeno (La)*, di I. Svevo, p. 10
Deserto dei Tartari (Il)*, di D. Buzzati, p. 3 Diario di Edith, di P. Highsmith, p. 33 Doctor Faustus*, di T. Mann, p. 17
Dona Flor e i suoi due mariti*, di J. Amado, p. 37 Dottor Zivago (Il)*, di B. Pasternak, p. 29
Fine dell’eternità (La), di I. Asimov, p. 31 Fondamenta degli incurabili*, di J. Brodskij, p. 27 Foto di gruppo con signora*, di H. Boll, p. 11
Fu Mattia Pascal (Il)*, di L. Pirandello, p. 8 Fuga senza fine*, di J. Roth, p. 19
Furore*, di J. Steinbeck, p. 36
Gattopardo (Il)*, di G. Tomasi di Lampedusa, p. 10 Giardino dei Finzi Contini (Il)*, di G. Bassani, p. 2 Gita al faro *, di V. Woolf, p. 25
Giuoco delle perle di vetro (Il)*, di H. Hesse, p. 14 Golem (Il), di G. Meyrink, p. 18
Grido silenzioso (Il)*, di K. Oe, p. 38 Groviglio di vipere, di F. Mauriac, p. 21 Indifferenti (Gli)*, di A. Moravia, p. 6
Irata sensazione di peggioramento (Una)*, di O. Ottieri, p. 7 Lessico famigliare*, di N. Ginzburg, p. 4
Lolita*, di V. Nabokov, p. 34
Luna e i falò (La)*, di C. Pavese, p. 7
Maestro e Margherita (Il)*, di M. Bulgakov, p. 28 Male oscuro (Il)*, di G. Berto, p. 2
Memorie di Adriano*, di M. Yourcenair, p. 22 Memorie di un antisemita*, di G. von Rezzori, p. 19 Metello *, di V. Pratolini, p. 8
Mia Africa (La)*, di K. Blixen, p. 22 Miglior vita (La)*, di F. Tomizza, p. 10
Montagna dell’anima (La)*, di G. Xingjian, p. 39 Montagna incantata (La)*, di T. Mann, p. 17 Morti (I)*, di J. Joyce, p. 24
Nausea (La)*, di J. P. Sartre, p. 21
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino*, di F. Christiane, p. 12 Ognuno muore solo*, di H. Fallada, p. 12
Oratorio di Natale (L’), di G. Tunstrom, p. 26 Padiglione cancro*, di A. Solzenicyn, p. 29 Parete (La), di M. Haushofer, p. 13
Pastorale americana*, di P. Roth, p. 35
Per chi suona la campana*, di E. Hemingway, p. 33
Ponte sulla Drina (Il)*, di I. Andric, p. 27 Posto delle bacche (Il)*, di E. Evtucenko, p. 29 Potere e la gloria (Il)*, di G. Greene, p. 23 Processo (Il)*, di F. Kafka, p. 15
Proprietà (La)*, di I. B. Singer. P. 36 Quinto figlio (Il)*, di D. Lessing, p. 24 Quinto stato (Il), di F. Camon, p. 4
Ragazza delle arance (La)*, di J. Gaarder, p. 25 Ragazza di Bube (La)*, di C. Cassola, p. 4 Ragazzi di vita*, di P. P. Pasolini, p. 7 Risveglio della terra (Il), di K. Hamsun, p. 26 Se questo è un uomo*, di P. Levi, p. 5
Sei pezzi da mille*, di J. Ellroy, p. 32
Sentiero dei nidi di ragno (Il)*, di I. Calvino, p. 3 Sergente nella neve (Il)*, di. M. Rigoni Stern, p. 9 Signorina Else (La)*, di A. Schnitzler, p. 19 Storia (La)*, di E. Morante, p. 6
Storia di amore e di tenebra (Una)*, di A. Oz, p. 30 Straniero (Lo)*, di A. Camus, p. 20
Sulla strada*, di J. Kerouac, p. 34
Suono della montagna (Il)*, di Y. Kawabata, p. 38 Tamburo di latta (Il)*, di G. Grass, p. 12
Todo modo*, di L. Sciascia, p. 9 Tonsura (La)*, di B. Hrabal, p. 14
Trilogia della città di K.*, di A. Kristof, p. 16 Tropico del capricorno*, di H. Miller, p. 34
Tutti gli uomini sono mortali, di S. de Beauvoir, p. 21 Uomini e no*, di E. Vittorini, p. 11
Uomo senza qualità (L’)*, di R. Musil, p. 18 Urlo e il furore (L’)*, di W. Faulkner, p. 32
Viaggio meraviglioso di Nils Holgersson*, di S. Lagerlof, p. 26 Vicolo del mortaio*, di N. Mahfuz, p. 30
Villaggio sepolto nell’oblio (Il)*, di T. Kroger, p. 16
Fonte: http://www.comune.caorle.ve.it/public/biblioteca/100_romanzi_da_non_perdere.pdf
Sito web da visitare: http://www.comune.caorle.ve.it/
Autore del testo: BIBLIOTECA CIVICA CAORLE (VE)
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