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Giovanni Verga: da "Vita dei campi" (1880)
Rosso Malpelo
Schema strutturale della novella
La novella è divisa in otto sequenze ognuna delle quali assolve ad una funzione precisa nel delineare l'analisi della situazione esistenziale ed il dramm a del protagonista. Ecco gli elementi caratt erizza nti di queste otto sequenze.
Il protagonista della novella è Rosso Malpelo,un cavatore di sabbia , che trascorre la sua misera vita in miniera, nel ricordo della tragica scomparsa del padre, avvenuta a
causa di un crollo nello stesso luogo dove è lui impegnato. I temi e l'ambientazione della novella sono in stretto rapporto con le pagine dedicate a "Il lavoro dei fanciulli nelle zolfare siciliane" nell'inchiesta "La Sicilia del 1876" di L. Franchetti e S. Sonnino.
La novella fu pubblicata in un opuscolo nel 1880 con il sopratitolo di "scene popolari" in una collana periodica della rassegna delle Società Operaie di Mutuo Soccorso.
" Malpelo di chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riuscire un fior di birbone..."
I "perchè" inseriti dal narratore non si spiegano con un vero e proprio nesso di causa ed effetto. E' solo la mentalità popolare che ,in modo superstizioso, associa alla capigliatura rossa alcune caratteristiche negative del carattere. Verga annota puntualmente questa espressione , che rifl ette il punto di vista popolare. E' la tecnica del discorso indiretto libero, che caratterizzerà "Vita dei campi" ed "I Malavoglia".
Il racconto si svilupp a in terza persona (quindi non è discorso diretto), ma sfrutta libera mente una parlata anonima , che si può facilmente rintra cciare nei discorsi della gente del luogo.
La condizione di Malpelo è quella di un emarginato. Persino in famiglia la madre "aveva dimenticato il suo nome di battesimo". Dubita della sua onestà nel consegnare tutti i soldi guadagnati in settimana e anche la sorella lo malmena. Malpelo vive solo per il suo lavoro ;vale solo per quanto pu ò guadagnare. Il fattore economi co diven ta determinante fin dall'inizio e serve, già da solo, a privare della sua più intima umanità il personaggio.
Così viene descritto Rosso Malpelo
"...un monellaccio che nessuno avrebbe voluto vedersi davanti, e che tutt i schivavano come un can rognoso..." "Egli era davvero un brutto ceffo, torvo, ringhioso e selvatico...".
Egli si isola persino nel momento del pasto, quando "va a rincantucciarsi con il suo corbello fra le gambe, per rosicchiarsi quel suo pane di otto giorni come fanno le bestie sue pari ".
"...ciascuno gli diceva la sua motteggiandolo (deridendolo), e gli tiravan dei sassi, finchè il soprastante lo rimandava al lavoro con una pedata "
"Egli ci ingrassava fra i calci e si lasciava caricare meglio dell'asino grigio, senza osare lagnarsi".
Si profila la personalità del protagonista: non solo sopravvive a quella condizione di degra dazione, ma,dice Verga, "ci ingrassa" cioè se ne nutre, se ne avvale, la accetta come conseg uenza logica delle leggi della miniera e della vita. La sua è una triste e sorda acquies cenza, priva di prospettive di riscatto.
La sequenza si chiud e con una notizia riferita sinteticamente: la morte di Mastro Misciu, il padre, nella cava. Questa disgrazia giustifica la permanenza di Rosso Malpelo in quel posto di lavoro:
"lotenevanoaddiritturaper carità e perché Mastro Misciu, suo padre, era morto nella cava."
Comp rende la descrizione dei ritmi pesanti di lavoro del padre Mastro Misciu, che accettava i cottimi (lavori protratti e retribuiti a seconda della quantità di sabbia sterrata), la morte tragica dello stesso, un sabat o sera, mentre sta conclud endo uno
scavo pericoloso ed infine le dramm atiche reazioni all'evento da parte di Malpelo. Il racconto si svilupp a come una narraz ione popolare, intercalata da modi di dire proverbiali :ad esempio i comp agni di lavoro, rivolti a Mastro Misciu gli raccoman dano di ".. non fare la fine del sorcio ".
Malpelo mal sopporta lo sfruttamento del padre ed è accanto a lui quando il pilastro di sabbia cade improvvisamente e silenzioso inghiotte il suo corpo. E' ancora accanto al padre che strilla con una voce che " ..non ha più nulla di umano ", supplicando di scavare al più presto. Invece i soccorsi arrivano tardi.
La notte fuori della miniera è stellata e bella ; l'ingegnere che dirige i lavori della cava è a teatro e, quando sopraggiunge, non pu ò più fare nulla per salvare Mastro Misciu. Tutti si rassegnano presto.
Solo Malpelo .."nonrispondevanulla,nonpiangevanemmeno,,scavavacolle unghie là nella rena, dentro la buca, sicchè nessuno s'era accorto di lui; e quando si accostarono con il lume gli videro un tal viso stravolto e tali occhiacci invetrati e tale schiuma alla bocca da far paura; le unghie gli si erano strappate e gli pendevano dalle mani tutte in sangue.Poi quando vollero toglierlo di là fu un affar serio;non potendo più graffiare mordeva come un cane arrabiato e dovette afferrarlo pei capelli, per tirarlo via a viva forza."
" Malpelo tornò alla cava dopo qualche giorno..."
Come è impossibile richiamare in vita il padre, così non si pu ò sfuggire alle leggi della povertà e del bisogno: il lavoro del padre deve essere continuato dal figlio. Sono le rigide leggi economi che che non possono essere spezz ate. La cava diven ta la prigione di Malpelo, il luogo della sua muta rassegnazione, delle sue crudeli paure, delle misteriose apparizioni, e anche il luogo della sua morte.
Incomincia poi a configurarsi il particolare rapporto con gli animali da parte di Malpelo. Il cane gli voleva bene poiché riceveva da lui il pane del quale il ragazzo si privava volentieri, perchè "non mangiava quasi ed il pane lo buttava al cane , come non fosse grazia di Dio". " Ma l'asino grigio, povera bestia, sbilenca e macilenta, sopportava tutto lo sfogo della cattiveria di Malpelo; ei lo picchiava senza pietà, col manico della zappa, e borbottava: "Così creperai più presto!".
Con gli animali Malpelo instaura relazioni diverse: benefica il cane del suo cibo, sentendolo quasi a lui vicino. Percuote invece l'asino grigio, che diventa oggetto passivo della sua violenza.
Malpelo mostra quest'imm agine al debole Ranocchio, indicando in quella macabra realtà il senso di tutta la vita. L'uomo e l'animale sono simili. Vivono con il loro corpo, sottoposti al dolore continuo della loro condizione. Finché, dopo la morte, solo pochi resti daranno il senso di un'esistenza inutile.
Si parla della trasformazione di Malpelo dopo la morte del padre.
"Dopola morte del babbo pareva che gli fosse entrato il diavolo in corpo, e lavorava al pari di quei bufali feroci che si tengono con l'anello al naso".
A questa foga nel lavoro si accomp agna un carattere sempre più chiuso e cattivo, ma anche pronto a subire senza protestare "Proprio come gli asini che curvano la schiena ma seguitano a fare a modo loro".
Con gli altri ragazz i era crud ele e " sembrava che si volesse vendicare sui deboli di tutto il male che si immaginava gli avessero fatto,a lui e al suo babbo" .
Viene presentato il personaggio di Ranocchio , "..un povero ragazzott o venuto a lavorare da poco tempo nella cava, il quale per una cadu ta da un ponte si era lussato il femore e non poteva più fare il manovale".
Fin da queste prime notizie Verga ci informa che Ranocchio è inadatto al lavoro della cava.
L'atteggiamento di Malpelo con lui è ambiguo. Talvolta lo picchia e lo tor menta in cento modi, per spingerlo a difendersi, per incitarlo a cercare dentro se stesso la forza di resistere a quel difficile ambiente. Ma poi, vedendo che il lavoro di Ranocchio era troppo pesante, e che lui piagnucolava, Malpelo gli dava una mano, dicendo con un certo orgoglio: "Lasciami fare; io sono più forte di te...io ci sono avvezzo".
Il personaggio di Ranocchio è importante per far notare la legge darwiniana dell 'adattamento del più forte all'ambiente. Anche se Ranocchio serve per far tra pelare una certa umanità in Malpelo, fatta di comp rensione e tenerezza per il debole, la sua funzione principale è quel la di mettere in riliev o l'ineso rabile legge della selez ione naturale. Egli, dopo aver osser vato insieme a Malpelo la carcassa dell'asino grigio, spolpata dai cani, emblema della legge materialistica che regge la vita della natura e dell'uomo, soccomberà proprio a quell a legge morendo a causa degli stenti della vita in miniera.
Durante le conversazioni con Ranocchio, Malpelo spiega la legge che condiziona la sua vita .
" Egli avrebbe certo preferito di fare il manovale e lavorare cantando sui ponti....o il carrettiere... dondolandosi sonnacchioso sulle stanghe con la pipa in bocca.....o meglio ancora avrebbe voluto fare il contadino che passa la vita fra i campi in mezzo al verde. Ma quello era stato il mestiere di suo padre e in quel mestiere era nato lui".
Dunque è la cava il suo vero mondo dove era rimasto fin da bambino accanto a quel buco nero (la sciara) dove il padre soleva condu rlo per mano. Alla paura di Ranocchio egli oppone la sua sicurezza, parlando degli uomini, che "ce n'erano rimasti tanti, o schiacciati o smarriti nel buio".
Si parla del ritrovamento del cadavere di mastro Misciu nella cava.
Un giorno nella cava si ritrova una delle scarpe di mastro Misciu e Malpelo "fu colto da tal tremito che dovettero tirarlo all'aria aperta con le funi, proprio come un'asino che stesse per dare dei calci al vento". Da quel giorno Malpelo fu colto da una tale paura di veder comparire fra la rena anche il piede nudo del babbo,che non volle mai più darvi un colpo di zappa e ...andò a lavorare in un altro punto della galleria".
Fu poi scoperto il corpo di Mastro Misciu, coi calzoni indosso , e steso bocconi che sembrav a imbalsamato". "Il carrettiere sbarazzò il sotterraneo dal cadavere al modo stesso che lo sbarazzava dalla rena caduta e dagli asini morti".
I calzoni e la camicia di Mastro Misciu furono riadattati per Malpelo mentre le scarpe del padre furono tenute in serbo per quando egli fosse cresciuto. Malpelo "se li lisciav a sulle gambe quei calzoni di fustagno quasi nuovo, gli pareva che fossero dolci e lisci come le mani del babbo che solevano accarezzarg li i capelli". Anche le scarpe la domenica "se le pigliava in mano, le lustrava e le provava".
Aveva ereditato infine il piccone e la zapp a del padre.
SESTA SEQUENZA
L'asino grigio è stato buttato nella sciara.
"Gliarnesi che non servono più si buttano lontano". Malpelo così dice a Ranocchio, dopo averlo condotto a forza sull'orlo della sciar a. E' questa la legge che gli vuole insegnare "avvezzarsi a vedere in faccia ogni cosa bella o brutta".
L'asino grigio non soffriva più e se ne stava tranquillo a lasciarsi spolpare dai cani le ossa bianche .... Solo la morte lo aveva liberato dal dolore della vita.
La morte di Ranocchio è precedu ta dalla sua lenta malattia ai polmoni, mentre Malpelo ora lo aiuta nella du ra vita di miniera, ora se ne sta "chino su di lui, fissandolo con quei suoi occhiacci spalancati allorché lo udiva gemere sottovoce". "E' meglio che tu crepi presto se devi soffrire in tal modo".
Malpelo ha più paura della sofferenza che della morte, anche per il suo piccolo debole amico: la sofferenza è utile solo se conduce alla salutare reazione che porta a soprav vivere nell'ambiente. Se tale reazione non era possibile, meglio affrontare le leggi della natura.
Alla cava viene a lavorare un evaso dalla prigione. Ma neanche costui sa adattar si a quella "vitaccia da talpa". "Piuttosto si contentava di stare in galera tutta la vita".
Dopo questo ultimo esempio di mancato adatta mento alla vita della miniera non resta al narrato re che concludere, deter ministicamente, la parabola della vita di Malpelo. "Leossa le lasciò nella cava Malpelo, come suo padre".
Esplora ndo un passaggio che avrebbe permesso di risparmiare una buona metà di manodopera nel cavar fuori la sabbia, Malpelo si smarrì proprio come quel minatore che in base ad un racconto popolare "cammina ancora al buio gridando aiuto, senza che nessuno possa udirlo". La cava lo inghiottì, né si seppe più nulla di lui, proprio com'era accaduto per il padre.
Fonte: http://www.aiutodislessia.net/wordpress/wp-content/uploads/2014/04/Analisi-rosso-Malpelo.pdf
Sito web da visitare: http://www.aiutodislessia.net
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