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RIASSUNTO DELLA NOVELLA “LA ROBA” di Giovanni Verga
Un contadino siciliano di umili origini di nome Mazzarò, dopo aver lavorato sodo per un lungo periodo della sua vita alle dipendenze di un padrone, riuscì grazie alla sua forza di volontà e avidità ad accumulare una ricchezza considerevole.
Mazzarò possedeva fattorie, grandi come piccoli villaggi, con magazzini che sembravano chiese, possedeva un numero incredibile d’ uliveti, di vigne, aveva talmente tanta roba ( per roba s’ intendeva in siciliano terre)che persino il sole che tramontava e gli uccelli che volavano sembravano sue.
Mazzarò è descritto come un omiciattolo con la pancia grassa che all’apparenza non valeva niente ma che con ingegno e astuzia era riuscito a diventare padrone di molte terre, rispettato da tutto il paese, di carattere umile e gran lavoratore, era famoso, oltre che per la sua ricchezza, per la sua avidità, per lui i soldi non erano un mezzo per migliorare la propria condizione di vita, ma solamente un continuo accumulare di terre e ricchezze senza godersele; infatti, nonostante fosse ricchissimo, mangiava poco, (probabilmente meno dei contadini alle proprie dipendenze) e solo pane e cipolle, inoltre per non spendere troppi soldi, non fumava, non beveva vino, non usava tabacco,insomma non aveva nessun vizio e addirittura il contadino per risparmiare invece di tenere il cappello siciliano di seta come i baroni, teneva un cappello di feltro, come i più umili contadini.
Mazzarò era così attaccato alla sua roba, perché si ricordava quando negli anni passati doveva lavorare duramente a volte fino a 14 ore al giorno senza smettere, con la schiena curva, in qualsiasi condizione climatica quindi per lui ora era un’ esigenza normale accumulare ricchezze su ricchezze, senza mai riposare.
L’unico problema di Mazzarò era quello di non avere nulla oltre alla sua roba, nessun affetto, nè figli, nè cugini, nè parenti, a cui donare le terre dopo la sua morte e visto che per lui si stava avvicinando il periodo della vecchiaia, il solo pensiero di dover abbandonare le sue terre lo faceva diventare matto, talmente matto che arrivava ad ammazzare le sue bestie a colpi di bastone strillando:” Roba mia vientene con me”.
Fonte: http://www.educational.rai.it/materiali/file_lezioni/52464_635617137302629770.pdf
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