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LE TEORIE DELLA CRITICA LETTERARIA
Metodi = ipotesi di lavoro da verificare à i metodi nuovi non soppiantano i precedenti, ma devono essere tenuti in considerazione (non come regole fisse, ma tenuti presenti)
I nostri antenati
La critica è sempre stata oggetto di obiezioni quando è applicata all’arte e alla poesia: queste derivano da un criterio di bellezza che sfugge al ragionamento, è impossibile cercarne una spiegazione. Da questo presupposto
Platone accenna a entrambe le possibilità
Nel corso del tempo (500. 700, sentimentalismo romantico 800, oggi…) permane la concezione di arte sublime, ed è malvista la critica che giudica e separa.
Storia del Trattato
Il Trattato è un’attività critica che lavora sui testi per la costruzione di un modello che deve essere aperto: ogni buona critica deve tener conto delle precedenti esperienze.
Aristotele è il primo ad utilizzare questa forma di critica: nella “Poetica” considera la letteratura come un modo di rappresentazione, una forma di imitazione. Individua altri generi, oltre a quelli già identificati da Platone, classificati in base ai modi, ai mezzi (versi o prosa) e agli oggetti (persone nobili o meno) coinvolti. Obiettivo del trattato è spiegare come dev’essere un opera per riuscire perfetta, per comunicare con il pubblico; il trattato detta un modello per il futuro e un metro di giudizio per ciò che già esiste.
L’ideale di bellezza è legato all’unità dell’opera, all’armonia. E l’effetto sul destinatario non è una mania, come per Platone, ma una catarsi: i sentimenti che scaturiscono sono mediati dalla presa di coscienza dello spettatore.
Orazio “Arte Poetica”, riprende le teorie di Aristotele rendendole più in forma di consiglio che non di norma; crea una serie di suggerimenti su come dovrebbe essere uno scritto (1 tema – tono confacente – personaggi tradizionali mantenuti tali – personaggi costanti – conveniente – equilibrato – non contraddittorio)
‘500: i trattatisti del ‘500, seguaci di Aristotele, al contrario di Orazio, ne esagerano alcuni aspetti (criterio di unità, catarsi) e, grazie ad una profonda analisi si allarga la ricerca sui generi.
Ludovico Castelvetro: adotta la logica della verosimiglianza integrandola con il ragionevole; esalta l’autocoscienza (polemica con il furore)
Giordano Bruno: (condannato x eresia) polemica contro le regole e classificazioni, inapplicabili alla poesia
‘600: i trattatisti spiegano che l’imitazione dei grandi autori va intesa come emulazione del loro genio, e non come pura imitazione (à acutezza): Baltasar Gracian, Emanuele Tesauro (barocchi) cercano di attirare l’attenzione del destinatario e sorprenderlo aggiungendo alla verosimiglianza la capacità di insaporire con invenzioni novità (à maraviglia)
Tuttavia, vi è un ritorno ai classici con Nicolas Boileau che recupera Orazio con il suo equilibrio, naturalezza ed armonia, anche per conquistare il piacere del pubblico.
‘700: il trattato (Gianvincenzo Gravina) fa ancora riferimento ad una regola razionale, ai classici e alla chiarezza, ma i modelli devono essere riadattati ai gusti moderni. Si accenna all’interpretazione (Lessing), un lavoro critico che serve per scoprire il vero senso delle letture; il critico deve individuare il valore dell’opera
Il Commento: forma di critica che rende il testo più comprensibile, più diffondibile. E’ una pratica pluralista (commenti di vario tipo e da varie fonti, es. commento filologico à per ritornare a un testo corretto, originale) che semplifica l’opera. Necessita di un’interpretazione à Ermeneutica: arte dell’interpretazione.
Nel Medioevo l’interpretazione diventa molto importante perché legata alla diffusione delle Sacre Scritture (accederne al senso mistico) ed è molto controllata dalle autorità ecclesiastiche.
Interpretazione non significa ridurre i significati a quelli più ovvi, ma spiegare meglio per far emergere altri significati nascosti. Se ne possono individuare 4 secondo la dottrina del 4 sensi:
Dante include nel Convivio un autocommento a margine per renderlo più fruibile: spiegando il senso letterale per arrivare a quello allegorico, si ottiene un ampliamento delle conoscenze (arricchimento culturale)
C’è sempre il rischio però di un’interpretazione troppo arbitraria.
Benedetto Spinoza:divide “verità” e “senso” (senso letterale): il senso può essere stabilito (con criteri filologici), ma la prima è soggettiva (teoria rivolta verso le imposizioni interpretative della Chiesa)
Anche Diderot (700) scrive che la verità non è allo stesso livello del senso (Lettera ai sordomuti); bisogna cogliere lo spirito di uno scritto.
700/800 à Schleiermacher: Ermeneutica romantica (psicologica) à interpretazione dell’autore, delle sue caratteristiche psicologiche.
Critica militante
Mentre nel passato la Critica aveva principalmente una funzione emendatrice (Orazio àil critico è giudice severo che depenna i malvagi [Aristarco] -700 Boileau à consigli e rimproveri, con toni più aspri; nessun modello viene preso in assoluto, neanche i grandi) nel 700, grazie all’introduzione di nuovi strumenti (giornali e riviste) si assiste anche a un cambiamento.
Il nuovo critico (militante) non si pone ne prima dell’opera (trattatista) ne dopo (commentatore); ma interagisce con i testi sia rimanendo fuori dalla scena (Addison) sia prendendone posizione come nel caso di due periodici italiani
Dibattito sul gusto
David Hume (Regola del Gusto): c’è una gran varietà di gusti e la bellezza non è una qualità intrinseca dell’oggetto ma risiede nella mente di chi lo guarda; ognuno percepisce una bellezza diversa, anche se di base vi è una struttura mentale che predispone a provare piacere per determinate cose
Per Burke, le differenze dei giudizi sono differenze di grado che dipendono dalle doti naturali e dall’esercizio.
Immanuel Kant (Critica del giudizio) giudicare bello qualcosa significa accorgersi che è in accordo con le nostre facoltà conoscitive; il giudizio rimanda quindi a un senso comune à si può sperare nel consenso degli altri. Sul gusto non si può disputare ma contendere.
Il gusto buono è quello disinteressato, universale, senza scopo, su cui tutti devono essere d’accordo necessariamente, senza caratteri concretamente sensibili. Il giudizio estetico nasce dall’armonia tra immaginazione e intelletto (aumento di carica vitale). Aumenta il senso dell’arte: la poesia è l’esposizione di un concetto cui si accumulano molte altre idee con il risultato di fortificare l’anima.
Con l’età moderna nasce la necessità di una comprensione storica dei testi letterari, della loro evoluzione. La storia influenza i testi che si sviluppano a fasi, come la vita umana. La poesia rappresenta una fase iniziale, conoscitiva. La storia può influenzare il giudizio del critico in vari sensi, dal rifiuto alla totale accettazione delle opere.
Gianbattista Vico (Scienza nuova) à la storia influenza i testi; il loro sviluppo è come quello delle fasi della vita umana (porgimenti, progressi, stati, decadenze e fini); la letteratura – poesia è nella fase iniziale, quindi ha valore conoscitivo e sociale
La considerazione storica come influenza il giudizio di valore? Modi diversi, dal rifiuto all’assoluzione
Bettinelli: la storia serve a giustificare i limiti storici dei grandi del passato, pone quindi un distacco con la storia
Hohann Gottfried Herder: la considerazione storica porta tolleranza e giustificazione verso le opere passate, perché bisogna considerare l’apporto di valori del passato.
La storia è distaccata dalla critica? In realtà, anche se si dichiara distaccata dal materiale, l’arte è spesso interessata à approfondimento di Bertold Brecht
LA CRITICA MODERNA TRA STORIA, SCIENZA ED ESTETICA
Il movimento romantico del 700/800 porta a un cambiamento nella concezione di letteratura e, di conseguenza, per la critica.
La nozione classica di “imitazione” è superata: l’artista non deve riprodurre il mondo esterno, ma esprimere quello interiore; si rifiutano le regole, il risultato dipende solo dal genio di chi crea.
La critica non può più giudicare esternamente ma deve entrare nell’opera e contribuire ai suoi effetti. Il tentativo di confrontarsi con la costituzione profonda del testo da inizio alla modernità.
Friedrich Schiller (Sulla poesia ingenua e sentimentale): discontinuità tra antico e moderno perché si prende distanza dalla natura. Prima si poteva rappresentare subito la natura perché le si viveva “insieme” ora invece va ricercata. C’è una scissione tra reale e ideale che porta un arricchimento dato che si opera sui due diversi livelli. Individua tre differenti generi a seconda del rapporto tra ideale e reale: Satira (in contrasto), Elegia (alternati), Idillio (in accordo).
Lo stato d’animo dei moderni è in movimento e teso, rispetto alla serenità degli antichi.
Diverse opinioni sulla critica: è solo soggetto dell’emotività percepita o anche parte attiva di giudizio? E, in questo caso, giudica solo l’emozioni o anche altri aspetti?
Herder e Johann Worfgang Goethe: attenuazione della discontinuità antico/moderno; Goethe mantiene la nozione classica di imitazione della natura ma la critica per esser produttiva deve interrogarsi sulle ragioni dell’autore, cercare l’essenza delle cose
Schlegel (August Wilhelm e Friedrich): il romanticismo è un mix di elementi contraddittori e sempre in divenire; l’unità dei classici è sostituita dalla mescolanza e dall’antitesi. I momenti di riflessione che ci sono nella poesia ne producono i continui cambiamenti e la critica deve scavare in queste riflessioni per cercare il senso non immediato. Il critico deve esser capace di coglier al volo il senso generale dell’opera e contemporaneamente di procedere ad un’attenta analisi dei particolari (partecipazione e giudizio) fino a comprendere l’opera meglio dell’autore.
Novalis (von Hardenberg) critica = prolungamento produttivo dell’opera, significa far proprie le riflessioni dell’opera e semplificarle; non vi è giudizio
Seconda metà 800, dopo la Restaurazione, vi sono meno innovazioni teoriche nella critica
Permane il Romanticismo inteso nel senso di “sentimento traboccante”, quindi se prevale il patetico, la critica ha poco spazio.
Samuel Coleridge mantiene lo spunto teorico dei romantici: Il genio non è nulla di trascendentale, ma è l’unione del poeta e del filosofo, un unione che genera elementi che ravvivano il lettore
Shelley: + Platonico, verso il carattere istintivo della poesia
Madame De Stael: privilegia l’aspetto affettivo
In Italia, l’orgoglio nazionale tiene lontani gli autori nazionali dall’imitazione degli stranieri, per cui il Romanticismo si diffonde con limiti.
Manzoni per giustificare l’impiego della realtà storica che colpisce maggiormente. L’artista è libero nelle sue scelte, deve solo mantenere il soggetto; le passioni vengono sollevate per vedere come la forza morale possa calmarle (catarsi). Mantiene l’unità dell’azione.
Leopardi valuta la poesia secondo la capacità di suscitare interesse; è per le passioni forte e durevoli; non unità ma movimento e contrasto
Nell’ottica della partecipazione la critica prendere in considerazione anche il momento temporale in cui l’opera è stata prodotta (fattori geografico, sociale) anche per ricreare una coscienza unitaria dopo le lotte per l’indipendenza.
Ugo Foscolo: è necessario spiegare le cause della decadenza della letteratura e presentare un giudizio determinato sugli autori; serve una linea storica che metta ordine nei fatti, non una storiografia puramente compilativa.
Anche Hegel sostiene l’obbligatorietà di un decorso. L’arte è una fase nella vita dello spirito umano, destinata a morire lasciando il posto a religione e filosofia per un naturale suo decorso. Lo sviluppo dell’arte è in 3 fasi a seconda del rapporto tra forma e contenuto: fase iniziale (contenuto grezzo) centrale (armonia tra forma e contenuto) finale (prevalere del contenuto à romanticismo); poiché la mente vince sulla concretezza storica, l’arte non ha scampo.
Francesco De Sanctis: (Storia della Letteratura Italiana) rifiuta tutte le soluzioni precedenti. Propone di unire le tendenze ideale e reale (storica); non è la storia che si adatta allo sviluppo dell’idea, ma l’idea che si sviluppa secondo le condizioni poste dalla storia. Al centro c’è il problema del cambiamento culturale e dell’elaborazione di una nuova cultura. L’arte è un fatto sociale. La storia e la vita sociale non giustificano però i difetti. Il critico dimostra di capire la genesi dell’opera se la giudica secondo un risultato ideale (organicità forma/contenuto)
Con l’influsso della componente storia, il giudizio del critico è raramente soddisfacente: forma e contenuto non sono mai ben dosati
La personalità dell’autore rappresenta sia lo sviluppo culturale che quello delle tecniche letterarie; a seconda del ruolo che prevale abbiamo:
L’entusiasmo per gli autori si traduce in uno stile di scrittura vivace; rende addirittura reale l’autore facendolo dialogare con l’epoca attuale. Utilizza metafore per rendere il giudizio più forte; i giudizi sono sempre legati a un certo gusto.
Punti di forza della sua storia letteraria: espone le linee dell’evoluzione in ordine cronologico e nel loro intreccio; riesce a richiamare la storia sociale collegandola alla valutazione dei testi
Critica Russa
Vissarion Belinskij collega la lettura dei testi con il livello generale della situazione sociale e storica. I testi sono sempre immersi nella vita pubblica; l’arte esprime la società e la rappresenta fedelmente (anticipazione del realismo)
Dubroljubuv: successore di Belinski, politicità del testo; l’autore non deve necessariamente dare la soluzione del problema che espone.
800: sindrome scientifica
Varie ricerche di stampo scientifico su autori, su fonti, su analisi di varianti e correzioni portano molti validi risultati, anche per quanto riguarda la critica e la storiografia letteraria
Taine: (Filosofia dell’arte) (naturalismo: corrente letteraria basata sul pensiero positivista che applica i metodi utilizzati nelle scienze naturali anche nelle realtà psicologica e sociale) metodo sistematizzato: le opere sono fatti sulle cui cause indagare; la prima mossa è la contestualizzazione storica per mettere l’opera in relazione ad altre opere dell’artista, di quella scuola, del tempo.
Un’epoca è un tutto che genera un determinato tipo umano che ha un carattere dominante; ma questo è la sola regola dietro i grandi artisti o è un modello che si può copiare? Non bisogna solo ricondurre i fatti verso le cause, altrimenti non servirebbe più il giudizio.
Il giudizio è nel fatto che alcuni caratteri sono più notevoli / dominanti di altri e si misurano con:
L'opera d'arte, come ogni espressione umana, è il risultato di tre fattori: quello eredtario, l'ambiente sociale e il momento storico.
È evidente il concetto di determinismo: il comportamento non è legato alla libera scelta dell'uomo, ma è condizionato da fattori a lui esterni, come l'educazione, l'ambiente sociale, le malattie, i bisogni economici.
I racconti devono quindi essere costruiti con distacco, come se si trattasse di casi clinici: l'artista deve raccogliere i documenti umani, studiarli e descriverli con la stessa freddezza dei medici di fronte alla malattia.
Ferdinand Brunetiere: cerca di trattare scientificamente i testi osservando i generi letterari nel loro arco evolutivo (teoria Darwiniana), studiandone l’evoluzione naturale. E’ +importante collocare bene l’opera nella catena evolutiva, che non trovare il modello umano a cui si riferisce. Sostiene la separazione dei generi, e quindi la fissazione degli stessi, vista come fatto positivo
Aleksandr Veselovskij: lamenta che il metodo delle ricerche storiche spesso prende a caso elementi sociali o psicologici; egli procede quindi confrontando vari fenomeni (chiama la sua teoria Poetica - perché ritrova dei modelli – storica – perché è questa[le idee sociali] che trasforma i modelli); scopre similitudini tra opere lontane nel tempo o nello spazio (opere già fatte vengono adattate a proprio gusto). Molte opere di generi diversi hanno ad esempio intrecci (schemi d’azione) simili. E’ la storia, con i suoi eventi, che ha influenzato la modifica di determinati modelli
Impressionismo ed eclettismo
Il critico mantiene l’autorità di giudice sia in sede accademica (poteva dar pregio agli autori) sia giornalistica (consigliere del pubblico à critica militante)
La critica impressionista dell’800: il critico diffonde, rende pubblici gli effetti (il risultato) del suo incontro con il testo. Questo atteggiamento richiede un determinato stile per imporsi all’attenzione del destinatario, ad esempio si utilizzano varie figure retoriche (evocazione, paragone, intervento personale)
Per trasmettere ciò che si sente serve una capacità simile allo scrittore (un’opera d’arte richiede una critica d’arte)
Oscar Wilde (Il critico come artista) La critica è alla pari dell’opera, non su un piano subordinato. L’opera è il punto di partenza della critica. Addirittura non serve leggere tutto il testo perché la critica non è una spiegazione dell’opera, ne deve invece svelare il mistero. La critica prende il ruolo di guida.
Sainte-Beuve: concilia l’immediatezza dell’impressione con la ricerca dei dati, utilizzando tutti i metodi possibili (Eclettismo). Al centro dell’interesse vi è lo scrittore contestualizzato – importanti le biografie e materiale vario relativo alla sua vita à ritratto letterario, fisico e completo.
Questo tipo di critica è comunque sempre un arte, non una scienza. Usa criteri diversi per riuscire a raggiungere la flessibilità della critica giornalistica.
Il metro di giudizio risiede comunque nei valori della tradizione. Il “classico” rimane nel mantenere l’autorità e convive con la ricerca dei nuovi talenti.
Giosuè Carducci: esegue ricerche attorno all’opera ma il valore della poesia è superiore a qualsiasi altra cosa (critico/professore/poeta)
Henry James: critico per l’arte del romanzo. Il critico deve essere un aiuto al lavoro dell’autore, che deve essere compreso nel profondo. Utili le biografie e le immagini. Distinzione tra soggetto ed esecuzione. Non si giudica la moralità ma si comprendono le difficoltà superate per realizzare l’opera (inserisce spesso indicazioni tecniche)
Apprezzamento estetico
L’estetica è vista in un doppio senso
Edgar Allan Poe: La bellezza è un’essenza metafisica che si può rendere in poesia solo per brevi attimi; è unità all’originalità
Baudelaire: la bellezza sta nell’originalità, negli elementi in rapida trasformazione, propri del tempo moderno. La critica deve essere una presa di posizione, un punto di vista esclusivo ma che allarga gli orizzonti
Pater: esalta solo la bellezza di cui bisogna spiegare le sensazioni ricevute
Approfondimento filosofico della bellezza à come mettere in relazione la bellezza con le altre parti della filosofia
Diverse opinioni sul posto dell’estetica nell’elevazione dello spirito (Schelling à parte principale, Hegel à ruolo secondario)
Per quanto riguarda invece le proprietà dell’arte/estetica, Schelling le definisce come la capacità di risolvere le contraddizioni portando armonia.
Arthur Schopenauer: l’arte è un’intuizione che ci libera dalla schiavitù del voler vivere e quindi dalle abitudini; è un conforto.
Anche per Nietzsche è un conforto, ma nel senso che è un trucco della forza primordiale per consentire alla vita di continuare (spinge alla vita, non è un conforto per sfuggire da essa)
Benedetto Croce: (Estetica) suddivide l’attività dello spirito; l’estetica risulta distaccata dal pensiero concettuale così come la sfera economico pratica risulta distinta dalla morale. Dialettica dei distinti: l’arte è distinta dalla logica, è INTUIZIONE: esclude la riflessione ma non è la semplice immediatezza del sentimento. E’ qualcosa di superiore alla semplice intuizione; l’intuizione artistica è già contenuto con forma; emergono contemporaneamente. La forma è più importante ma non deve esser ricercata, deve sorgere con il contenuto.
Vengono svalutate le categorie dei generi letterari (niente regole fisse, l’intuizione nasce ogni volta) niente metodo comparativo.
Esclude tutti gli approcci precedenti: cause esterne, contestualizzazione storica, storia e motivi personali dell’autore, critica biografica, riduce l’erudizione e l’edonismo estetico. Il critico non è un artista ma un filosofo.
L’unica via che può seguire il critico è la compartecipazione, l’immedesimazione totale; il giudizio è volto all’apprezzamento. Si individua:
“La poesia” unisce il caratteristico, ossia l’elemento che apre la strada verso il bello.
Estetica e storia: la bellezza è oggettiva, la storia dell’arte può essere solo un insieme di singoli episodi
I principi crociati sono molto severi, non considera molti metri di giudizio e questo porta molte riserve sulle sue teorie. I seguaci saranno più flessibili
Primo Novecento: periodo di transizione – si passa dal modello scientifico (ricerca dei dati) all’impressionismo / estetismo.
La conoscenza è fondamentale ma lo scopo è aiutare a comprendere e apprezzare.
STILE: critica applicata al linguaggio
Reazioni a Croce
Renato Serra: segue le impressioni ma ricerca anche i dati (per lui non è in contrasto: le impressioni sono comunque dati); escluso il giudizio, resta solo una lettura per non prevaricare l’opera (usa anche molte citazioni dirette). Metro di valore: l’incanto; la felicità è il risultato dell’opera e la sensazione che procura (anche qui, la sobrietà felice dei classici)
Giovanni Boine: il giudizio è essenziale anche se drastico. Il rifiuto si esprime tramite l’esagerazione della personalizzazione del discorso: meno si parla dell’opera, meno questa vale.
Metro di valore: il grande. Nel poeta si cerca l’uomo e i suoi travagli
Mentre per Serra c’è il magico incantesimo, per Boine la presa del testo procura una scossa.
Thibaudet: fisiologia della critica
servono competenze diverse ma le varie tipologie devono essere in relazione e correggersi a vicenda (eclettismo)
Valery: Interiorità dell’autore. Sminuisce l’importanza della biografia. Introduce significante e significato (suono e senso); non esiste il vero significato di un testo.
Eliot: la poesià contiene già un lavoro critico (selezione e giudizio); strumenti del critico: analisi (tecnica dell’opera) e confronto (con gli altri testi – prospettiva storica)
Virginia Wolf: rivendica una ruolo femminile per la critica, campo in cui le donne hanno meno possibilità; considera le biografie, l’immaginazione, le metafore; il critico è un aiuto per chiarire al lettore le impressioni della lettura. Sostiene il giudizio severo
LE GRANDI TENDENZE METODOLOGICHE DEL NOVECENTO
La critica formal-strutturalista, la critica marxista e quella psicoanalitica si basano su discipline esterne al campo letterario; si pongono nuovi tipi di interrogativi; sono superate le vecchie abitudini interpretative. Nessun metodo ha prevalso sugli altri, ognuno ha mostrato punti deboli che hanno portato a una 4° tendenza anti-metodologica (ermeneutica)
LA LINGUISTICA
Nel ‘900 la linguistica ha iniziato ad essere di supporto per la critica.
De Saussure spiega tre distinzioni
Hjelmslev: aggiunge la distinzione tra Espressione (il significante) e Contenuto (il significato); entrambi dotati di una forma e una sostanza. Questo schema è utile per capire la complessità del linguaggio letterario.La linguistica porta a una mentalità scientifico-analitica. Nasce una critica che utilizza tali schemi e grafici per classificare elementi e trovarne relazioni.
La linguistica venne utilizzata come:
Lo STILE in passato era un modello di scrittura canonizzato dalla retorica; ora riguarda invece l’aspetto individuale dell’opera (la parole): è l’insieme di tratti linguistici che contraddistingue l’autore.
La Critica Stilistica determina tali caratteristiche
Spitzer: c’è un rapporto tra lo stato interiore e gli elementi del linguaggio; l’emozione porta all’utilizzo di un linguaggio diverso dal normale. Il critico deve riconoscere questa diversità espressiva (Spia dello Stile) e, partendo da essa, risalire alla sua origine. Dall’impressione à all’analisi à alla verifica; quindi si passa dal particolare al generale e viceversa (circolo filologico)
La critica stilistica non può assolvere tutti i compiti della critica; ciò porta alla separazione tra critica e stilistica o alla limitazione dell’analisi stilistica a cui può seguire la critica impressionista-estetica.
Gli scostamenti dallo standard non sono facilmente verificabili; i criteri utilizzati per identificarli sono ipotetici
Gianfranco Contini à Critica delle varianti: le scelte sono rappresentate dalle correzioni apportate dagli autori
Per Spitzer, dallo stile si può anche risalire alla tendenza dell’epoca. Teoria ripresa da Auerbach nella sua Mimesis che è una ricerca sull’evolversi della rappresentazione della realtà. Lavora su campioni. Seleziona dei brani campione che contengono tutti gli elementi tipici.
Confronta diverse soluzioni stilistiche, intendendo lo stile come canone di scrittura preesistente all’opera. Ogni testo prende posizione rispetto ai livelli stilistici dell’epoca.
Stilistica storicizzante: il testo è comprensibile e giudicabile secondo i parametri della propria epoca
William Empson studia le ambiguità che sfruttano i vari significati depositati nella lingua considerando sia la critica individuale che la convenzione collettiva.
Negli USA, si parla di New Criticism, con Tate e Brooks che sponsorizzano il close reading e l’esplorazione dell’obliquità del testo Studiano il linguaggio poetico più che la storicità.
I circoli formalisti russi furono i primi ad operare per scoprire le proprietà del linguaggio letterario.
L’innovazione linguistica è parte fondamentale del testo letterario.
Sklovskij: nozione di straniamento: bisogna risvegliare la capacità di vedere le cose (vista offuscata dall’abitudine) ponendosi in una nuova prospettiva che crei sorpresa. L’arista ha il compito di combattere l’automatismo.
Lo scarto diventa lo scostamento dalla letterarietà (testi di letteratura); si distingue perciò un linguaggio
Gli scarti principalmente utilizzati sono la rima, il ritmo (per la poesia) e l’intreccio (per la narrativa)
Osip Brik: studio sul ritmo
Sklovskij individua vari schemi per l’intreccio: a gradini, ad anello o con intrecci paralleli
Viene privilegiato l’aspetto tecnico con l’intento di mettere in evidenza come è stata formata l’opera
La critica formalista si pone il compito di valutare come è fatto un testo, come funzionano i meccanismi letterari.
Vladimir Propp: individua delle funzioni (atto del personaggio ben distinto nella sua azione) costanti nelle fiabe.
Per Sklovskij però la letteratura non è così lineare come le fiabe.
Tynjanov: amplia il significato di sistematicità (sia l’opera sia la letteratura sono sistemi): l’evoluzione letteraria è il susseguirsi di tali sistemi
La funzione varia a secondo del sistema; distingue autofunzione (funzione che assume un elemento passando da un opera all’altra nella tradizione letteraria) e co-funzione (data dal rapporto con gli altri elementi dell’opera-sistema). La funzione è soggetta a mutamento à dinamicità della forma
La nozione di “sistema” e “funzione” vengono ulteriormente approfonditi negli anni ’30 dai letterati del Circolo Linguistico di Praga, tra cui Jakobson, e confluiranno poi nello strutturalismo.
La funzione è vista in senso generale, come relazione dell’arte con il mondo sociale / storico.
L’estetica e la letteratura hanno una funzione che varia nel tempo; alcuni caratteri sono però stabili, specifici grazie al modo in cui sono conformati.
L’opera comunica un messaggio totale, non diversi piccoli messaggi. Il suo significato è quindi riferibile al contesto complessivo dei fenomeni sociali.
I fenomeni linguistici possono essere presenti anche in altri ambiti, nell’opera assumono valore estetico grazie alle connessioni tra i caratteri extra-extetici
Lo Strutturalismo si afferma in Francia e diventa un metodo generale delle scienze umano.
Levi-Strauss: il metodo viene applicato a tutte le discipline; si individuano gli elementi costitutivi di ogni fenomeno e le relazioni i tra gli stessi, disponendoli in uno schema di classi che si oppongono e combinano.
Riesce a paragonare così fenomeni molto diversi riducendoli a strutture elementari.
Lo strutturalismo trova che tutto è segno, la lingua contiene la società. Non servono più riferimenti al sociale, si perde quindi l’attività giudicante. Il giudizio di valore diventa “se l’opera funziona bene”. L’opera può addirittura essere considerata meno importante della struttura
Teoria generale delle forme letterarie: c’è un sistema generatore (schema generale) da cui discendono le varie combinazioni. Questa prospettiva ha portato all’individuazione di grandi “codici”, ossia generi
Da tutto ciò l’autore resta sminuito
Barthes: la critica significa decifrare i segni ed attribuire a un significante il suo significato.
La scientificità porta a un esubero di schemi e tabelle, ci si accorge della precarietà di qualsiasi certezza scientifica.
Per Barthes la struttura è uno strumento metodologico e, insieme a Genette (che punta sull’intertestualità, ossia il rapporto del testo con altri testi) cerca di uscire dalle stretture di questo metodo. Inizia qui la crisi dello strutturalismo, che considera il testo come oggetto chiuso.
Jackobson dopo esser stato elemento fondamentale del formalismo in Russia, si trasferisce negli USA e con l’opera “Linguistica e Poetica” spiega come un messaggio assume funzione artistica.
Il linguista Roman Jakobson, nella sua "teoria della comunicazione verbale" ha schematizzato sei aspetti fondamentali che sono tuttavia riconducibili anche ad altre forme di comunicazione, comprese quelle che utilizzano un linguaggio non verbale ma che si servono, ad esempio, di suoni o di gesti.
Egli ha individuato 6 fattori: un mittente (o locutore, o parlante) che è colui che invia un messaggio al destinatario (o interlocutore), il quale si riferisce a un contesto (che è l'insieme della situazione generale e delle particolari circostanze in cui ogni evento comunicativo è inserito nel messaggio). Per poter compiere tale operazione sono necessari un codice che sia comune sia al mittente sia al destinatario, e un contatto che è al tempo stesso un canale fisico e una connessione psicologica fra il mittente e il destinatario che consente loro di stabilire la comunicazione e di mantenerla.
Secondo Jakobson, ai sei fattori della comunicazione verbale corrispondono sei funzioni:
Queste funzioni non compaiono quasi mai isolatamente, ma accade spesso che un messaggio sia contemporaneamente emotivo e conativo, oppure poetico ed emotivo. Inoltre i fattori possono avere ordine gerarchico.
Per Jacobson il concentrasi di un messaggio su se stesso significa la proiezione del principio di equivalenza della selezione (scelta tra termini simili) sulla combinazione (accostamento di termini diversi)
La poesia risveglia il simbolismo dei suoni delle parole che fanno emergere legami tra suono e significante (I like Ike)
Lotman: l’arte letteraria è un sistema di simulazione (configura una rappresentazione della realtà) secondario (utilizza materiali preesistenti nella lingua naturale). Nel linguaggio artistico i segni convenzionali della lingua sono legati a relazioni figurative con l’oggetto rappresentato. Il segno è integrale: il significato è dato dall’intero testo; il testo stesso diventa segno.
Le ricerche di Propp sullel funzioni vengono estese al campo della narratologia, per cercare un codice universale, in due direzioni:
Il rischio di entrambe le teorie è di rimanere a livello descrittico.
Todorov addirittura arriva a descrivere il Decameron in formula algebrica
Genette cerca di inserire nei sistemi di studio aspetti e modi della narrazione finora non considerati (es. persona narrante e tempo narrativo)
Barthes suggerisce di considerare, oltre alle funzioni anche gli indizi (notazioni appena accennate) che forniscono informazioni preziose; inoltre distingue tra funzioni cardinali e di riempimento.
Si sta passando da un macro-sistema a un micro-sistema per cogliere i significati del romanzo moderno.
Anche se il metodo strutturale tiene separate scienza del linguaggio e interpretazione critica, si passa via via allo studio delle organizzazioni discorsive, quindi alla spiegazione del testo
Greimas: semantica strutturale – segmenta analiticamente una novella di Maupassant. Divide il significato in semi e isotopie (catene coordinate di semi); i semi possono avere valore positivo o negativo.
Gruppo : hanno riclassificato la retorica secondo il metodo di Greimas, individuando 4 forme di deviazione dal linguaggio standard: la soppressione, l’aggiunzione, la soppressione-aggiunzione, la permutazione.
Il linguaggio normale è costituito da un’isotopia, mentre il linguaggio poetico è dotatoo di poli-isotopia. Le reti semantiche spaziano in un triangolo con ai vertici uomo à cosmo à linguaggio: i significati si rimando a entità astratte che sono al fondo di qualsiasi testo e non vengono considerate dagli strutturalisti.
Riffaterre: cerca di rintracciare la matrice interna di un testo, che sia chiave di lettura
In realtà anche Greimas considera questi problemi studiando il “quadrato semiotico”: un metodo di classificazione dei concetti pertinenti ad una data opposizione di concetti quali maschile-femminili, bello-brutto, ecc. e di classificazione dell'ontologia pertinente (derivato dal quadrato logico di Aristotele). A partire da un'opposizione data di concetti S1 e S2, il quadrato semiotico per prima cosa presuppone l'esistenza di altri due concetti, ossia ~S1 and ~S2, che stanno tra loro nelle seguenti relazioni:
S1 e S2: opposizione
S1 e ~S1, S2 e ~S2: contraddizione
S1 e ~S2, S2 e ~S1: complementarietà
Il quadrilatero semiotico introduce anche prodotti, i cosidetti meta-concetti, che sono dei composti. Tra questi, i più importanti sono:
S1 e S2
né S1 né S2
Per esempio, dalla coppia di concetti opposti maschile e femminile, si può ottenere:
S1: maschile
S2: femminile
~S1: non maschile
~S2: non femminile
S1 e S2: maschile e femminile, cioè ermafrodite, bisessuale
né S1 né S2: né maschile né femminile, asessuato
In Italia la scienza dei segni viene trattata da Maria Corti e Cesare Segre
Semiologi russi (Lotman, Uspenskij): se per comprendere bene un testo bisogna vedere il suo contesto culturale, allora l’analisi deve riguardare la cultura, intesa come sistema dei sistemi, somma e organizzazione di diversi codici, “lingua” da interpretare à culturologia
Lotman: il modello culturale è uno schema spaziale diviso da una frontiera che separa valori e disvalori. Serve per capire il senso dell’intreccio.
I personaggi sono vincolati o mobili, a seconda che siano fissi in una parte dello spazio o meno.
Con il modello culturale si individuano vari tipi di cultura che alternandosi o succedendosi portano allo sviluppo della storia. Si individuano vari tipi studiando l’atteggiamento rispetto al segno che si definisce come paradigma (legame col significato) o sintagma (combinazione dei segni). La cultura si definisce quindi come prevalere del tipo:
Il futuro per Lotman può essere rappresentato da modelli più complessi di sovrapposizione. Difficili i passaggi tra le fasi.
E’ il maggior tentativo di avvicinamento alla storia compiuto da uno strutturalista.
La critica dell’ideologia – Marx ed Engels à analisi del materialismo scientifico porta progressi nella comprensione della letteratura in prospettiva storica.
Il processo storico si fonda sulla motivazione sociale e su un nucleo di natura economica. L’aspetto umano si trova nel lavoro e nella relativa organizzazione, non nel linguaggio.
Secondo la concezione materistica, è l’esser sociale che determina la coscienza. Quindi le istituzioni e pratiche culturali (sovrastruttura – forme giuridiche, politiche, religiose, filosofiche artistiche) vanno comprese nel loro intreccio con la base materiale (struttura, o base – base socio-economica) di cui sono espressione.
[la sovrastruttura è espressione della base materiale socio-economica]
Ne consegue l’accantonamento delle elaborazioni culturali che diventano secondarie.
L’ideologia è una falsa coscienza che si ritiene indipendente e rappresenta i rapporti reali in modo sbagliato. La critica dell’ideologia serve per liberare dalla confusione creata e poter portare avanti un cambiamento verso l’emancipazione.
Non tutta la sovrastruttura è ideologia, solo parte di essa.
Problema estetico per Marx: lievi accenni. Riconosce la durata come metro di giudizio per la bellezza
Il rapporto tra invenzioni poetico/letterarie e la base socio-economica è interattivo perché si può sviluppare in modo diverso; è per questo che mantengono il loro interesse.
Per la considerazione storico-sociale di un opera basta prendere in considerazione fatti esterni all’opera (estrazione sociale dell’autore o del pubblico, analisi delle infrastrutture di supporto della letteratura). Questa sarebbe sociologia della letteratura, non critica.
La critica si può riferire solo alla base materiale socio-economica, occorre ragionare su una valutazione politica, determinare se c’è una tendenza progressista o conservatrice (bello – brutto). Il valore estetico non è sottomesso al valore politico ma è ridotto, messo in secondo piano, strumentalizzato.
Il giudizio opta per la ricerca di temi utilizzabili per scopi politici. Il valore estetico rimane come puro valore estetico anche se poco significante. L’obiettivo è non ridurre tutto allo scontro politico ma trovare nella sovrastruttura letteraria uno scontro tra valori antagonisti.
Gramsci: espone una riflessione basata sul decorso storico; la critica si articola su tre livelli interconnessi ma non sovrapponibili:
Politica ß Cultura à Letteratura
Secondo Gramsci, bisogna evitare sia l’autonomia del giudizio letterario sia l’interferenza di quello politico: il politico cerca nei suoi giudizi un fine futuro, mentre il letterato rappresenta ciò che è; ne deriva che il politico non potrà mai esser contento di un letterato.
La cultura agisce quindi da mediatore per entrambi.
Gramsci ricerca la connessione tra valori culturali ed estetici à l’opera è un processo, ogni cambiamento nel contenuto deve determinare un cambiamento nella forma. Il contenuto (l’aspetto culturale) prevale leggermente
Critica in Atto: afferma l’importanza della struttura (intesa come non poesia) del testo per la comprensione (contrario alla critica crociata)
Anche lo storicismo critico in atto in Italia (Russo, spegno, Binni)era contrario ai precetti di Croce
Gyorgy Lukacs: teoria del rispecchiamento à estetica sistematica in continuità con la visione classica dell’arte. L’arte deve rispecchiare fedelmente la realtà à nozione aristotelica e romantica adattata secondo le tesi marxiste: l’arte deve cogliere le proprietà del momento storico della società umana, dei conflitti di classe e dei rivolgimenti rivoluzionari.
Il singolo elemento del reale deve essere rappresentato in modo da indicare la totalità dei rapporti in cui è inserito e la totalità dell’arte che esso è chiamato a rappresentare deve poter dare un’indicazione della direzione del futuro à prospettiva.
Lukacs è uno scrittore realista, dove il realismo è sia una guida normativa per come devono essere le opere, sia metodo di giudizio per il passato (à Aristotele). La critica deve giudicare la correttezza del contenuto delle opere: è fedele il rispecchiamento rispetto alla verità storica?
Il rispecchiamento artistico si basa sul particolare, una categoria intermedia tra il singolare e l’universale (non è il singolo fenomeno, ma non è ancora l’universale) che sta a metà strada nel processo conoscitivo.
Il particolare diventa il tipico in sede letteraria: non è una media perché è un carattere che tiene conto di tutti gli elementi contraddittori, non livella le estremità.
Lukacs privilegia il genere narrativo, in particolare il romanzo storico.
Per un realismo autentico i fatti narrati non devono essere fini a se stessi ma devono rimandare alle forze sociali portanti dell’epoca. E’ in polemica contro gli irrealisti e contro chi ripropone informazioni sensoriali senza riorganizzarle.
Egli propone come alternative il Narrare (aspetto focalizzato sul nucleo drammatico della vicenda con una forte partecipazione dell’autore che diventa partecipazione del lettore) e il Descrivere (l’osservatore è distaccato, le parti vengono riportati ma senza spiegarne i rapporti)
Lukacs ritiene buona una forma utilizzata nel secolo precedente, un certo formalismo piuttosto rigido che viene contestato da Bertold Brecht che reputa più opportuno, per meglio riportare le ragioni della causalità sociale, esplorare nuovi strumenti formali. Lukacs modifica il contenuto da rispecchiare, ma mantiene “lo stesso specchio”: rimane quindi di base conservatrice, anche se in favore della prospettiva rivoluzionaria. Accetta la gerarchie di valore ereditate dalla tradizione e rimane ferma all’idea del genio inconsapevole.
Scuola di Francoforte (dal 1924) – Horkheimer – Marcuse – Adorno à l’arte e la letteratura vanno considerare nell’ambito della società che le produce, ma a differenza di Marx, considerano l’ideologia solo in parte pericolosa per il fatto di essere dipendente dall’ottica utilitaria del mercato. Viene infatti usata come propaganda o come portatrice di profitto e la cultura, trasformata in divertimento dall’industria culturale, ne esce sminuita e neutralizzata nei suoi temi contestativi.
Nelle società industriali avanzate l’arte perde prestigio mentre avanzano altri mezzi di comunicazione, i mass media. Questo non significa che i francofortesi si perdono nel ricordo di qualcosa che è passato; secondo loro proprio perché distaccata dalla realtà e sostanzialmente “inutile” l’arte può resistere all’azione del sistema economico stabilito che tenta di ridurre tutti gli uomini a una norma unitaria. L’arte diventa l’ultimo rifugio delle istanze dell’utopia.
Marcuse: l’arte raccoglie quella “promessa di felicità” disattesa da un sistema sociale alienante e repressivo. Per Marcuse la società moderna è ormai dominata dalla logica del guadagno e la felicità è vista solo nella logica del dopolavoro, quindi con modalità comunque controllate.
Le aspirazioni umane possono trovare la loro realizzazione ideale nell’arte. Ma il piacere che la bellezza risveglia è sotto sotto in contatto con la soddisfazione dei bisogni fondamentali dell’uomo, negata dal regime utilitaristico. Secondo Marcuse bisogna liberare l’arte dai compiti ideali che le sono stati attribuiti e restituirla alla semplice felicità sensibile.
Adorno: se il condizionamento sociale è negativo, per assumere la giusta posizione nel suo tempo l’arte deve staccarsi proprio da ciò che la determina e la deprime. La storicità delle opere d’arte sta nel modo con cui si pongono fuori della situazione storica a loro toccata. L’arte è quindi rivoluzionaria x sua natura nel senso che ha un’intrinseca forza di resistenza a qualsiasi prassi. L’arte autonoma non legata al mondo delle cose quindi non verrà sminuita, ma apprezzata. L’arte adotta le soluzioni estremiste dell’avanguardia per esprimere con la sua dissonanza il conflitto tra la vocazione alla conciliazione (tra mondo reale e irreale) e vocazione alla verità
Benjamin: “L’autore come produttore” che non può quindi essere collocato all’esterno del mondo produttivo, ne con il compito di rispecchiare il mondo, ne di rifiutarlo. Il quesito non è come si pone l’opera verso i rapporti di produzione dell’epoca, ma nei rapporti stessi. Le innovazioni tecniche hanno un ruolo essenziale, non sono per forza negative come per Adorno, ma possono essere sfruttate positivamente o negativamente. Ogni momento storico pone un bivio in cui diventa determinante la scelta politica.
L’infrastruttura tecnica influenza anche lo sviluppo dell’arte per via della comparsa di nuovi mezzi come la fotografia e il cinema che aggiungono nuovi campi di attività e rivolgono l’arte verso un pubblico + vasto. Le opere non hanno più valore esclusivo, ma si possono riprodurre in un numero infinito di copie; emerge quindi il loro valore espositivo.
La scelta della giusta tendenza politica non è sufficiente a garantire il valore letterario, serve anche la qualità dell’opera. La politicità deve entrare quindi nel campo specifico, non vi è sovrapposizione meccanica della politica con la letteratura.
Benjamin riprende l’allegoria ampliandola all’opera stessa, non solo a parte di essa. I personaggi e gli oggetti diventano segni estraniati dal mondo naturale (straniamento di Brecht). L’allegoria da una parte si allontana dalla rappresentazione immediatamente realistica, dall’altra è l’allegoria stessa ad essere un rimando alla realtà.
Per Benjamin l’opera d’arte serve per riscoprire significati e renderli disponibili per la collettività. Anche il lavoro del critico deve essere volto a questo scopo: deve ricavare dalle opere del passato i significati che possono essere utili x il presente e diffonderli. C’ un nocciolo conoscitivo nel passato che si proietta nel futuro
Anche Ernst Bloch ritiene che l’attimo vissuto sfugge alla conoscenza e porta con se una spinta verso il futuro. Il critico deve spulciare la storia per ritrovare i particolari non immediatamente visibili.
Interrogare i frammenti ma senza disperdersi, connettere i particolari con la totalità
Marxismo e Strutturalismo (anni ’60)
Sartre: analisi che non si risolve nei grandi schemi ma che presta attenzione alle singolarità, non si esaurisce nella situazione ma tende a superarla, guardando a un futuro.
Goldmann à sociologia della letteratura: per rintracciare il legame tra letteratura e società bisogna uscire dal piano dei contenuti del testo ed avvicinarsi alla struttura intesa nel senso dello strutturalismo. C’è un omologia tra la struttura mentale e culturale delle società e la struttura del testo letterario, è quest’omologia che dona un carattere collettivo alla creazione letteraria.
Le strutture del testo sono sia formali che inconsce; il compito del critico è riscontrare quelle inconsce. Criterio dell’omologia applicato sulla storia del romanzo tra ‘800 e ‘900, dove Goldmann rintraccia non un progressivo decadimento ma una nuova fase dello sviluppo sociale che si riflette sulla letteratura. L’instaurarsi dei grandi monopoli e dei trust diminuisce l’importanza dell’individuo nella società à in narrativa sorge un protagonista anti-eroe, che non è più centro nevralgico dell’intera vicenda, il personaggio si dissolve. Ancora un’altra fase, dopo la seconda Guerra Mondiale: l’intervento statale nell’economia, la pianificazione di larga scala portano alla scrittura d’avanguardia (gli oggetti resi autonomi predominano sul personaggio e le sue azioni)
Lo strutturalismo genetico di Goldmann si basa su un identico processo composto da due parti:
Entrambi i livelli di giudizio sono indispensabili; unendoli si evitano le riserve di ognuno dei due metodi. Goldmann resta però su strutture molto generali, senza andare nei dettagli e lega troppo le opere alla loro epoca.
Althusser: rielabora il nesso tra sovrastruttura e base, creando una struttura a dominante dove i diversi settori sono dotati di proprie strutture regionali, tutte comprese in una struttura globale che costituisce la dominante. I vari ambiti hanno cosi una certa autonomia relativa, una parziale efficacia e permangono al tempo stesso le contraddizione interne e quella principale. Althusser vuole togliere dall’azione rivoluzionaria tutti i valori rassicuranti che distolgono dalla realtà della lotta di classe. Contrappone la teoria (attività di conoscenza scientifica) con l’ideologia (soluzione immaginaria e illusoria) e la letteratura fa in genere parte della seconda categoria a meno che non sia dotata di una struttura dinamica, dissimmetrica, dissociata che, con un’operazione di decentramento, porta verso la totalità di cui fa parte pur rimanendo nell’ambito dell’ideologia. Il compito del critico è scoprire il non detto, ciò di cui l’opera parla senza dirlo, deve spiegare l’opera in base alle contraddizioni che le sono esterne.
Della Volpe: affronta il tema dello specifico letterario. La conoscenza non può essere divisa in un livello intuitivo e uno logico, ma è un intreccio di sentimento e logica (contrario all’intuizione di Croce). La specificità della letteratura risiede nell’aspetto “tecnico”, nel modo in cui è organizzato il linguaggio poetico. Apparentemente simile ai formalisti, in realtà a differenza loro teorizza che il fine ultimo è uno solo e può essere raggiunto con mezzi diversi. Suddivide il linguaggio in tre categorie:
La poesia quindi fa parte del discorso, le idee vanno cercate nel pensiero-stile che organizza il discorso, nella specificità del testo. La poesia ragiona tramite immagini e concetti, con l’apporto ausiliario di effetti di suono, musicalità e ritmo (ausiliari, non sono indipendenti).
Il critico avrà quindi il compito di dare un giudizio sulla validità delle idee (che hanno la responsabilità formale dell’opera) e sulle loro forme, e, nello stesso tempo, del grado in cui le idee incidono nel momento storico attuale, della loro necessità storica.
Lo specifico letterario è quindi costituito dalle idee-forza, idee-azione
Linguistica à parte dal codice e deduce le singole occorrenze
Semiotica à parte dal segno e cerca di capire a quali codici appartenga
Peirce: il Segno è causato da un Oggetto e produce un effetto che ne costituisce l’Interpretante; l’interpretante può essere a sua volta costituito da un segno che ha un suo interpretante e così via (seriosi illimitata). Dato che l’effetto dei segni incide sulla coscienza e le sue abitudini, ossia sul rapporto tra mondo interno ed esterno, la catena degli interpretanti è delimitate nel perimetro della comunità.
Semiotica materialista del 900 – Michail Bachtin: l’orizzonte sociale e il problema del potere sui codici. L semiotica non serve a precisare e articolare meglio la problematica dell’ideologia. Non esiste ideologia senza uso di segni. Il segno è in relazione con la realtà sociale, ma vale per qualsiasi classe sociale, il segno incorpora quindi l’intero conflitto della società. Non è un rispecchiamento, perché la società non è riflessa ma rifratta (riprodotta in maniera distorta)
Ferruccio Rossi-Landi: l’avanzare del capitalismo pare diffondere il concetto che tutto è merce, ha valore di scambio, anche la cultura. Si riduce quindi la distanza tra sovracultura e struttura (la sovracultura diventa anch’essa economia). La realtà è definita come “riproduzione sociale”, ossia l’insieme dei processi necessari a una società per sopravvivere. Il linguaggio diventa un capitale linguistico, frutto di lavoro. Il ciclo produttivo, produzione à scambio à consumo vede concentrarsi i segni nel mezzo. La stessa produzione di segni è un ciclo produttivo, produzione e comunicazione si intrecciano. Non c’è più una sovra-struttura, la comunicazione è dentro, al centro del meccanismo produttivo.
Per sfuggire all’alienazione linguistica si possono seguire due alternative:
L’autore ha un’eccedenza di se stesso, producendo valori nuovi in cui ritrae la società che immagina. Il critico deve reinserire l’autore nel processo della riproduzione sociale e confrontarlo con essa a vari livelli
Le azioni dei personaggi possono essere confrontate con i comportamenti (segni non-verbali), programmi non promulgati ma comunque molto forti. Il critico deve valutare l’eccedenza dell’autore che non deve produrre meccanicamente ma che è consapevole di produrre novità e consapevolezza
La psicoanalisi applicata alla letteratura
La letteratura assume nuova impronta dopo l’avvento della psicoanalisi (anche in questo caso prende degli strumenti nati per scopo diverso)
Sigmund Freud: introduce innovazioni nel trattamento delle malattie mentali che non vengo attribuite a disfunzioni cerebrali, ma ad accadimenti traumatici dell’esistenza trascorsa, che il paziente non ricorda più. Il medico diventa analista e deve interpretare particolari sfuggenti e scavare per trovare impressioni nascoste.
L’apparato scientifico della psicoanalisi si fonda su:
La psicoanalisi è un metodo interpretativo; l’analista cerca qualcosa al di la delle apparenze immediate.
Psicologia del profondo: applicazione delle scoperte della psicoanalisi (processi costitutivi della psiche) anche ad altre aree delle scienze umane. Per Freud la sorte della società moderna dipende dal risultato di grandi conflitti tra le questioni profonde dell’uomo: da un lato piacere / realtà, dall’altro ero / pulsioni di morte.
Interpretazione dei sogni: punto di partenza per Freud che scopre un contenuto latente sotto il contenuto manifesto dei sogni che si manifestano in modo incongruente per il loro particolare linguaggio (onirico) basato sui procedimenti di:
Davanti al sogno l’analista si comporta come un critico che cerca di trovare il vero senso al di la del testo.
Freud e l’arte
L’arte e la scrittura creativa si trovano su un piano paritario, a metà strada tra coscienza e inconscio, tra realtà e fantasia. L’arte si avvicina al profondo, ne comprende le vere ragioni e fornisce importanti indicazioni per la psicoanalisi; a differenza di questa però tiene leggermente nascosti gli impulsi inconsci.
Freud lega la letteratura con la psicoanalisi cercando le attività comuni che possono essere affiliate alla poesia: il gioco e la fantasticheria. L’arte è una specie di fantasticheria che diventa atto di comunicazione, invece di restare attività privata. L’autore modifica la propria fantasticheria e si prende il piacere di renderla pubblica. Il divieto viene aggirato: questo è il godimento che procura l’arte.
Il collegamento tra deviazione mentale e grandi opere può sembrare una riduzione del valore delle stessa, per questo Freud espone le sue teorie con molta cautela, sostenendo che comunque la psicoanalisi non può risolvere il mistero dell’origine dell’arte, non può spiegare perché un trauma diventa spesso nevrosi, e raramente opera d’arte. Non si intromette sulla questione dell’estetica.
Le ricerche di Freud hanno due obiettivi: scoprire da quali nodi psicologici provengono i temi trattati dal poeta e scoprire come egli riesce ad avvincersi con questi temi. Il percorso d’indagine è uno: dall’impressione del destinatario, ai caratteri dell’opera, all’interiorità dell’autore.
L’arte suscita un interesse palpitante perchè (secondo Freud) ci spinge a riconoscere le ns. pulsioni profonde. Questa capacità di avvincere il lettore è innescata dalla presenza nell’opera di materiali elementari che coincidono con contenuti profondi presenti a livello inconscio anche nei destinatari.
L’autore modifica la sua fantasia rendendola pubblicizzabile; il lettore ne è affascinato perché i temi toccano anche il suo inconscio profondo.
Per Freud il contenuto e i caratteri presenti sono il nucleo dell’opera (il valore della forma è che rende accettabili certi contenuti non consentiti). Lo spettatore, tra i tanti divieti di cui è circondato può tranquillamente identificarsi con il personaggio, proietta su di lui i propri desideri rimanendo al sicuro, lontano da rischi. Nell’eroe si concentrano i tratti di un certo tipo psicologico. Si analizza il personaggio rappresentato come se fosse vero e come se fosse portavoce diretto dell’autore.
Ci sono due tipi di personaggi:
Interessato principalmente alla figura dell’autore, rischia di cadere in una biografia più che critica, dove l’opera è una testimonianza tra le altre.
Merito di Freud: atteggiamento basato sull’analisi di particolari apparentemente insignificanti che portano a grandi rivelazioni
La letteratura è un compromesso per aggirare la censura personale.
Seguaci di Freud insistono sulla psicoanalisi dell’autore o del personaggio, meno degli effetti
Otto Rank: studio del tema del Doppio, un personaggio che compare in molti romanzi dell’800, del tutto identico al protagonista che lo sostituisce, perseguita, e lo porta alla morte (es. Il ritratto di Dorian Gray)
Secondo Rank è segno di una costellazione psichica dominata dalla scissione dell’Io nell’autore (psicoanalisi dell’autore); tutti gli autori che utilizzano questa figura manifestano infatti una struttura psichica identica, vicina alla malattia mentale. Il lavoro del critico si completa con la comparazione tra letteratura e folklore e si scopre che il motivo del Doppio rivela un legame con l’atteggiamento narcisistico – il narcisismo è un eccessivo interesse dell’io per se stesso.
Georg Groddeck: studia la produzione anonima e popolare
Marie Bonaparte: psicoanalisi applicata alla biografia, da per scontata l’identificazione tra autore e personaggio (cosa non sempre valida)
Ernest Jones: psicoanalisi del personaggio à analizza le analogie tra Amleto ed Edipo, ma inserisce anche alcuni riferimenti alla biografia dell’autore (agli accadimenti privati successi in quel determinato momento) e alcuni elementi comparativi con i temi primordiali dei miti e delle leggende e con le precedenti versioni della storia.
Questo per quanto riguarda l’utilizzo della letteratura da parte degli psicanalisti. Nel caso contrario (i critici che utilizzano la psicoanalisi) non cambia molto, sono solo un po’ + liberi.
Sartre propone una psicoanalisi esistenzialista, un indagine sull’individuo autore che prende in considerazione anche la scelta di posizione nel mondo dello stesso. E’ comunque ricerca biografica, le opere servono per la ricostruzione della totalità dell’autore
In Italia, Giacomo Debenedetti che considera la biografia (personaggio = emissario dell’autore) ma introduce l’interesse per alcune scene che portano significato (vicino alla critica tematica)
Kate Millet à critica femminista, di denuncia prima, di analisi della lettrice, poi
Critica degli effetti, utilizzata solo sulle fiabe, dove è impossibile la biografia.
Bruno Bettelheim: la fiaba attira i bambini perché è adatta ai loro bisogni, serve per esteriorizzare in modo controllabile i propri conflitti interiori e così li aiuta a costruire la propria personalità.
Jung approfondisce un aspetto già individuato da Freud ossia la presenza di simboli, di rappresentazioni inconsce riconducibili a un patrimonio di immagini antico.
Egli considera l’inconscio collettivo (più profondo di quello individuale) e le immagini ancestrali ivi contenute à gli archetipi, presenti in qualsiasi società e in qualsiasi epoca. Sono immutabili à nessuna influenza storica.
L’opera esprime “oltre” le caratteristiche dell’autore; il grande poeta è colui che riesce a superare la coscienza singola per far emergere gli archetipi, come richiesto dalla collettività. L’effetto dell’opera non va spiegato, ci si deve abbandonare ad esso (modello platonico)
Gaston Bachelard: prende spunto da Jung e spiega la “tetravalenza della fantasia” per cui il regno della fantasia è diviso in 4 ambiti che corrispondono a fuoco – aria – acqua – terra; ogni autore propende per uno di questi elementi. L’analisi degli aspetti elementari dell’immaginazione porta all’analisi sulle forme spaziali (rapporto tra uomo e dimensione spaziale) o topo-analisi.
Prende in considerazione singole immagini, tralasciando il contesto e la determinazione storica. Si stacca dalla psicoanalisi ed esclude qualsiasi atteggiamento critico, il critico è più che altro un lettore appassionato.
Critica tematica à Jean-Pierre Richard: individua gli elementi base su cui si fonda lo schema sensibile (colori e forme preferiti) dall’autore; non è più vera critica psicoanaliticia, gli schemi non si fondano su motivi psicologici, ma costituiscono semplicemente il modo di essere di uno scrittore.
Psicocritica à Charles Mauron
In polemica con la critica tematica, non basta fare una lista delle immagine ricorrenti di uno scrittore, ma bisogna ricondurle ai processi inconsci corrispondenti. Solo alcune immagini hanno veramente importanza e ricorrono come metafore ossessive, si scoprono analizzando il testo, raggruppando le parole e le immagini attorno ad alcuni termini chiave. Si trova così una rete di associazioni valida per tutti i testi dell’autore. Queste resti sono diverse dalla tecnica letteraria perché sono in comunicazione diretta con la realtà psichica inconscia dell’autore.
Dalla rete di immagini si può poi estrarre le figure mitiche che ricompaiono nelle varie opere e che formano il mito personale à psicoanalisi dell’autore o dei personaggi, comunque dipendenti dalle vicende biografiche dell’autore
Psicoanalisi e struttura
Le reti di Mauron si avvicinano alle strutture linguistiche, si tenta di trovare una spiegazione psicoanalitica alle strutture linguistiche
Lacan à Inconscio = linguaggio. Il soggetto umano si forma con il linguaggio. Si passa dall’immaginario al simbolico, dove per simbolo si intende il dominio dei segni codificati, una struttura triangolare in cui il rapporto tra il soggetto e l’oggetto è mediato dal segno socialmente controllato. Il linguaggio è infatti già formato ancor prima che noi nasciamo, ecco perché l’inconscio è il linguaggio.
Il “discorso dell’altro” appare quando in alcune manifestazioni del ns. inconscio noi diciamo o facciamo qualcosa che sentiamo estraneo a noi stessi. La condensazione e lo spostamento diventano metafora e metonimia. L’importanza data al linguaggio rende l’analisi più incerta. E’ un’analisi molto pessimistica, l’essere umano è sospinto nel vuoto
All’immaginario e al simbolico è associato il reale inteso come qualcosa di irraggiungibile.
Le teorie di Lacan sono state applicate alle situazioni letterarie e hanno dato spunto a interpretazioni di giochi verbali. L’idea del significante dominante (il grande Altro) ha portato alla psicoanalisi della politica e la reinterpretazione delle formazioni ideologiche dell’immaginario collettivo. Il critico ha utilizzato a volte la psicoanalisi per allargare la cerchia di significanti del testo (Barthes usa il commento non per semplificare il testo, ma per introdurre ancor più variabili)
Julia Kristeva: oltre a individuare il codice bisogna riuscire a vedere l’intero processo di costituzione della “significanza”. La psicoanalisi serve per guardare sotto le strutture e capire gli spostamenti di energie pulsionali che portano i cambiamenti anche forti nella superficie espressiva (à testi d’avanguardia molto complicati)
Distingue tra feno-testo (la superficie del livello codificato del linguaggio comunicativo) e geno-testo (la profondità delle fasi dinamiche della produzione del testo).
Gli aspetti linguistici che rendono leggibili le pulsioni profonde sono il dispositivo fonematica e melodico del linguaggio poetico (intonazione suoni, gestualità orale, ritmo)
Negli anni 70 le scoperte della psicoanalisi sono utilizzate in senso rivoluzionario nella contrapposizione diretta tra le pulsioni e la repressione sociale. Il linguaggio poetico viene anteposto a quello comunicativo.
Jean-Francois Lyotar e Gilles Deleuze: vedono l’inconscio come zone di tensioni, campi di forze, come una meccanica di pulsioni connessa alle grandi macchine sociali. Lyotard è prevalentemente per le arti figurative, promotore del post-moderno. Deleuze resta più sulla letteratura.
Francesco Orlando: il motto di spirito è il tipo di comunicazione letteraria (tale è considerata) più interessante per il critico perché, a differenza del lapsus o del sogno, esprime l’inconscio che si manifesta in modo intenzionale. Inoltre l’analisi del motto di spirito non può essere utilizzata per studiare la psiche dell’autore perché sono spesso anonimi. Il motto comporta un profitto di piacere sia perché è un modo per aggirare la censura, sia perché, basato sul rapido collegamento tra linguaggio e pensiero è inscindibile dai contenuti.
Queste indicazioni possono essere estese a tutta la letteratura sostituendo però il “ritorno del rimosso” (censure personali) con il “ritorno del represso” che comprende anche censure imposte da forze sociali e storiche. Il risveglio di ciò che è represso può essere anche consapevole; si distinguono 5 livelli di consapevolezza del ritorno del represso, che costituiscono uno strumento operativo della critica, e non un metodo di classificazione:
Per Orlando i contenuti sono strettamente legati alla tecnica delle opere: il motto è efficace anche per la sua brevità; più in generale il testo letterario è quello che gioca con il rapporto significante-significato manipolando il linguaggio (ritorno del represso formale). La grande letteratura è proprio quella che realizza il ritorno del represso su entrambi i piani (forma e contenuto)
Dalla parte della lettura
La lettura è fine ultimo della critica e primo passo della stessa. Se il critico si fermasse al primo passo, rimarrebbe un rapporto a due con un interlocutore muto. Il critico ha la responsabilità totale dell’atto. E’ succube dell’autore ma può dare all’opera il senso che più gli pare
Valutazione dell’autorità del critico
La problematica della lettura valuta le pratiche interpretative classiche.
Georges Poulet: la lettura è l’incontro tra due coscienze
Blanchot: Assurdo e paradossale. Per scrivere bisogna essere soli e in silenzio, ma la parola stessa è contraria a questo silenzio. Se l’autore ha a che fare con il vuoto, allora non ha un messaggio da trasmettere. La letteratura si basa sull’ambiguità della compresenza del significato e dell’assenza di significato.
L’autore continua a scrivere spinto dal vuoto e quando l’opera è completa si stacca da esso e il suo destino finisce nelle mani del lettore. L’opera però è, e basta. E nessuna lettura ne può modificare il significato. L’opera manifesta comunque un vuoto, quindi non si può interpretare. La critica è inutile e dannosa. Per l’opera sarebbe meglio non essere considerata. Scopo della critica è … cancellarsi, diventare semplice lettura. Il significato di tutto ciò è il solito riferimento al fondo ineffabile dell’esistenza.
Ermeneutica: già ripresa nell’800 per il problema della comprensione degli avvenimenti storici, diventa modello generale nel 900 con Heidegger. L’uomo per agire ha bisogno di comprendere la situazione stessa nella sua globalità prima che nei particolari (pre-comprensione) à circolo ermeneutica: dalla visione del tutto à alle parti à ritorno al tutto.
Gadamer: l’ermeneutica è relativa ai vari settori in cui si applica. La comprensione passa prima da un pregiudizio, ossia un pre-giudizio che abbiamo già dell’oggetto e che dipende da un substrato culturale comune a tutti.
L’interprete deve mediare il rapporto tra l’opera del passato e i lettori di oggi. Interpretare non significa solo spiegare, ma anche attualizzare (rendere attuale) o tradurre.
Il critico deve eliminare la distanza che si crea tra un’opera del passato e i lettori presenti, riadattando l’opera ai tempi moderni
Non considerare il classico sarebbe un pregiudizio negativo; esso deve esser naturalmente tenuto in considerazione perché portatore di valori consolidati del passato.
“Verità e metodo”: due termini distinti. L’interpretazione è un dialogo con il testo e si deve vedere il meno possibile, per cui eventuali regole sarebbero d’ostacolo.
Il giudizio estetico è secondario, interviene solo se non si riesce a scoprire il senso dell’opera.
L’ermeneutica, volta strettamente a comprendere e interpretare, riduce la critica e i suoi strumenti (comprensione non è spiegazione) àreazione alle metodologie degli anni 60/70.
Tre i problemi relativi all’ermeneutica:
* attualizzazione del testo: se bisogna interpretare adattando il testo alla situazione attuale dell’interprete, il senso resta staccato dall’intenzione dell’autore e l’interpretazione può diventare troppo variabile à polemica di Hirsch: bisogna prendere comunque come riferimento (tentare di avvicinarsi) il significato originario del testo. L’interpretazione giusta è quella più probabile. Hirsch distingue tra significato (dato dall’autore) e significanza (attribuito dal critico)
* rapporto tra comprensione e spiegazione: Hirsch à la comprensione non è sufficiente; Paul Riecoeur abbina ermeneutica e strutturalismo, perché l’analisi deve essere parte della comprensione. Logica ermeneutica: la spiegazione parte dal simbolo che deve essere interpretato, prima però deve essere codificato. L’analisi strutturalista diventa quindi una tappa dell’interpretazione, anche se rimane comunque secondaria.
Habermas: discorda da Gadamer sull’accettabilità della tradizione; i valori del passato non devono essere presi per buoni solo perché sono arrivati fino a noi, bisogna analizzare gli interessi e secondi fini che stavano dietro ad essi. Tra i pregiudizi, ritenuti ineliminabili dall’ermeneutica, Habermas, al contrario di Gadamer privilegia quelli riferiti a tendenze di parte a quelli che uniscono, perché danno spunti di riflessione
La critica all’ideologia opta per una lettura riflessiva per evitare di raccogliere un primo senso distorto, cosa che capita spesso in una società con molte disparità sociali. La critica deve saper estrarre dal testo l’intenzione sociale.
Post-strutturalismo: reazione allo strutturalismo e alla scientificità; sfiducia nel segnare i limiti del testo; considerare il testo “chiuso” e attribuirgli un senso significa far predominare la ragione ed escludere tutto cià che sta al di fuori
Focault à la letteratura non va sottomessa a regole, sono eventi singolari; al limite se ne può analizzare il funzionamento, il processo di formazione (perché è stato scelto proprio quell’enunciato?). Dagli enunciati si possono ricavare le pratiche sociali di una storia in cui sono contrapposti il potere oppressivo con pratiche di esclusione e l’emergere episodico di eventi non controllati.
Deridda à non vi è solo forma, ma anche una forza riconoscibile dalle sconnessioni del testo. Il linguaggio è equivoco e il senso non può mai esser definito una volta per tutte. La spiegazione significa aprire alle varie direzioni che può assumere il testo; ogni interpretazione è un’aggiunta del testo. La critica segue comunque delle strategie; il testo viene decostruito, ossia smontato per comprenderne la disfunzione, mettendo alcune parti contro altre e portando le conseguenze di questa doppiezza oltre i confini del testo.
L’interpretazione è un aggiunta che solo distorcendo il testo può decostruirlo e farlo uscire dalla sua chiusura del senso
Deridda fa perno sui termini con doppio senso e fa coincidere molte sue soluzioni con giochi di parole. La tendenza ha avuto fortuna in particolar modo negli USA – deconstructive Criticism – basata però più sull’interpretazione à mislettura
Paul de Man: la letteratura ha un doppio senso, letterale e figurale, che provoca un conflitto perché non è possibile determinare quale dei due sensi prevale. I livelli del testo non collaborano ma si smentiscono, da qui il fraintendimento. Per questo aspetto (tradizione che garantisce la comprensione) la decostruzione é in contrasto con l’ermeneutica perché vede la tradizione come una continua falsificazione.
Il testo letterario, x via dei 2 livelli, contiene già dei movimenti decostruttivi al suo interno.
Il testo resta comunque svincolato dalle considerazioni storiche.
La mislettura può essere di qualsiasi tipo o esclude le interpretazioni campate in aria?
Stanley Fish: tutto è relativo (relativismo) al punto di vista dell’osservatore. Non è possibile risolvere dei dubbi sulle interpretazioni richiamandosi al testo, perché il testo che si presume oggetto è in realtà già considerato dal punto di vista dell’osservatore.
Rientra nel pragmatismo: il significato di un testo non esiste al di fuori della situazione creata in quella lettura. Mentre il decostruzionismo sostiene un testo ambiguo, Fish dice che il significato è uno, ma limitato a quel preciso punto di vista. Non esiste il significato letterale, o meglio è già questo un’interpretazione. La critica non è però aperta a possibilità illimitate, ci si orienta in genere tra scelte convenzionali già praticate da chi sta attorno, entrando in una sorta di comunità interpretativa. Chi riuscirà a trovare nuovi motivi per altre spiegazioni, convincerà gli altri di nuove interpretazioni. E’ una teoria modellata sull’ambiente universitario e sull’insegnamento, dove bisogna prender tutto per buono.
Teoria della ricezione àsi basa sull’attività dei lettori
Hans Robert Jauss: per raggiungere la giusta comprensione letteraria bisogna dare molta importanza alla ricezione e all’efficacia (impatto dell’opera sul pubblico) del testo, anche a dispetto dei gusti vigenti. L’efficacia si misura con l’orizzonte di attesa: ciò che il lettore si aspetta sulla base delle opere del passato e del sistema di generi letterari e di regole tecniche che ne derivano. La critica avrà quindi un aspetto descrittivo riferito alle attese e un aspetto valutativo rivolto alle innovazioni (straniamento). Maggiore è lo scarto innovativo, maggiore è il carattere artistico, a discapito dell’efficacia. D’altronde anche per alcuni dei classici l’accoglienza iniziale non è stata ottima. L’evoluzione che apre nuove possibilità e da nuovi strumenti permette anche di rivalutare opere magari trascurate, porta quindi nuova ricezione.
L’estetica (godibilità dell’opera) è momento essenziale di ogni lettura.
Distingue tre livelli interpretativi: comprensione estetica (percezione del testo dove emergono spunti), riflessione (dagli spunti all’interpretazione globale), studio della ricezione (capire il modo di porsi del testo rispetto alla tradizione letteraria che lo precede e l’incidenza sul lettore)
Iser: approfondisce le strategie di lettura, considera più che la ricezione la risposta del lettore a determinati stimoli che nascono dai margini di indeterminatezza del testo che devono essere completati dal lettore. L’opera è composta di parole che suscitano nel lettore immagini. Ogni lettore produce immagini ricorrendo al bagaglio delle proprie esperienze.
Il testo è una sequenza di frasi che generano aspettative; è proprio questo che crea il coinvolgimento del lettore, se le aspettative fossero soddisfatte, cesserebbe il coinvolgimento.
Eco Umberto: sostiene la cooperazione del lettore di cui è previsto già in partenza il ruolo collaborativi. Il lettore Modello è quel lettore previsto dal testo per la realizzazione dei suoi effetti, un lettore che ha un buon bagaglio di sceneggiature, ossia sequenze canoniche che si possono considerare sviluppi probabili di determinate situazioni narrative.
L’interpretazione di un testo significa mettersi nei panni del lettore modello, parte dal testo e trova conferma in esso; diventa uso del testo se non si tiene in considerazione il Lettore Modello procedendo con una critica libera da vincoli, che porta a scelte arbitrarie.
CRITICI DI CONFINE
Michail Bachtin: il linguaggio è dialogo, qualsiasi parola è “dialogica” perché deve raggiungere un interlocutore, ed è impostata per questa funzione.
Scarto dal formalismo: si riferisce al senso, più che al significato; il formalismo ritaglia parti di testo staccati dal senso complessivo dell’opera e dalla relazione con le lingue sociali. Il testo deve esser collegato con la società e la storia. Per Bachtin nessun testo è autonomo, ogni parola e ogni enunciazione sono ricollegabili ad altre già dette; fanno parte dei generi discorsivi. Il testo è l’anello di una catena che si colloca nel susseguirsi della tradizione movimentata e ogni nuova parola può trovare consenso o dissenso. Bachtin considera nella tradizione non solo i testi ma tutti i generi di discorso: i generi sono principi elastici (non codici fissi) che orientano l’enunciazione secondo il contesto in cui prende forma.
Inoltre il testo si confronta con la pluridiscorsività della lingua: la lingua contiene caratterizzazioni che rimandano all’appartenenza dei parlanti a ceti professionali o a classi sociali. Il testo può essere monolinguista o plurilinguista à romanzo. Per Bacthtin, Dostoevskij è colui che più si riferisce al concetto di pluridiscorsività. Bachtin analizza le tecniche ma per ritrovare le manifestazioni ideologiche.
Scarto dal materialismo: è molto meno schematico e rigido. L’ideologia non è qualcosa di già data che si trova rispecchiata nel teso, ma la si trova nei linguaggi e nelle loro relazioni.
Scarto da Lukacs (rispecchiamento): il quadro sociale riportato non da per scontata un punto di vista già deciso, ma è rappresentato con le sue contraddizioni. Inoltre la realtà sociale passa attraverso i personaggi del romanzo.
Bachtin considera la situazione sociale e anche la storia letteraria, analizzando il carnevale e le manifestazioni folkloristiche che, secondo lui, si sviluppano contro la cultura ufficiale. La "carnevalizzazione"della cultura è l'effetto prodotto dal "Carnevale" sui generi letterari. Il Carnevale, come tutti sanno, è la festa popolare per eccellenza, ed il suo significato è quello di imitare, scimmiottandola, l'autorità (ad esempio la convenzione, o la classe sociale dominante, o ancora i politici). Lo stesso può avvenire in letteratura, quando le tecniche usate mirano appunto a "prendere in giro" l'autorità.
Questa scuola rimane formalista nel suo tentativo di analizzare la struttura linguistica dei testi letterari, ma spesso, ad esmpio in autori come Voloshinov, si mantiene il presupposto marxista che il linguaggio non possa essere separato dall'ideologia, perché ne è lo strumento principale.
ogni contesto definisce il significato di ogni emissione linguistica (di ogni parte di un discorso), queste emissioni sono "eteroglotte" nel senso che mettono in gioco una moltitudine di voci sociali e le loro espressioni individuali. Una singola voce può dare un'impressione di unità e di e circolarità, ma l'emissione linguistica produce costantemente (ed in certa misura inconsapevolmente) un numero notevole di significati, che interagiscono socialmente (in questo senso il concetto di eteroglossìa si lega al concetto di "dialogia"). Il "monologo" non è possibile; nella realtà tutto è dialogico.
Limiti: il carattere rivoluzionario del romanzo à è l’unico genere rivolto al futuro, ma nel contempo è condizionato dalle situazioni storiche. La storicità: l’opera va inserita nel contesto letterario e culturale in cui è generata, ma si deve prendere in considerazione anche il lettore attuale.
Frye: attenua le divisioni metodologiche: vanno tutte considerate, ma senza che ne prevalga una altrimenti porta la critica fuori tema, verso altre discipline. I metodi devono confluire nell’antropologia letteraria. Frye indaga sulle cause formali, ossia sugli archetipi: forme elementari, immagini ricorrenti, che le opere continuano nel tempo a riutilizzare e riadattare, e che formano quindi collegamenti tra le opere. Anche gli schemi d’azione si ripetono; l’archetipo dell’organizzazione del testo è il mito.
Punti in comune con lo strutturalismo: solidità delle forme; non bisogna fermarsi alle immediate reazioni del gusto, ma osservare il testo da una certa distanza. La critica deve nascere da un’esigenza di conoscenza che, nel suo caso si realizza nel tentativo di sistematizzari i vari generi letterari della storia.
Frye suddivide i miti in 4 tempi:
Le forme non seguono la storicità, ma un ciclo.
Ha come modello la Poetica di Aristotele.
Accanto all’azione e all’intreccio conferisce più importanza al tema inteso come idea o pensiero poetico che danno il senso alla storia.
Per quanto riguarda l’interpretazione dice che bisogna considerare si le intenzioni dell’autore, ma il critico deve poi andare oltre per cercare gli archetipi.
Jean Starobinski: si rivolge alle immagini cercando di identificare quale tema sia più rilevante tra quelli trattati (tema insistenteà critica psicoanalitica). A differenza del metodo psicoanalitico però l’esame non deve andare nel passato ma rimanere nell’opera stessa.
Il tema del “Clown” e più in generale dei personaggi del circo: è un tema che si ripresenta molto spesso tra ‘800 e ‘900 sia per la semplicità dell’argomento da trattare sia perché gli autori vi si identificano, dato che vivono in un’epoca in cui la società conferisce loro sempre meno prestigio.
Nel profondo del tema del clown si trova l’archetipo della “vittima innocente” e “salvatore sacrificato”. L’autore stesso è affascinato da questo tema, perché ci si identifica.
Il critico è in genere attratto dal tema che sceglie, ma per una buona critica deve, oltre a trovare sintonia con l’argomento, riuscire a guardarlo anche con un certo distacco per indagare in maniera corretta sull’opera e sui suoi dintorni.
Anche sul legame tra interpretazione dell’opera e interpretazione di se (soggettivismo e oggettivismo) bisogna trovare una giusta via di mezzo: sentire il fascino dell’opera ma non abbandonarsi totalmente ad esso.
Eclettismo relativista? Non proprio, tutti i metodi sono considerati validi, ma devono corrispondere a un criterio di adeguatezza.
IMPARARE A LEGGERE NEL MONDO GLOBALE
La globalizzazione comporta problemi nuovi: la letteratura diventa a servizio del profitto, è di massa e non è più vista come accrescimento culturale. La critica non serve più, anzi da fastidio. C’è una crisi generale della criticità. La diseducazione trionfa. Nonostante tutto la critica continua a farsi, con nuovi metodi. Si fa via internet, e a scuola. Si sviluppano tendenze diverse: ci si affida al grande Critico o al decostruzionismo dei New Cryptics. Di positivo c’è che finisce il dogmatismo.
La difesa del canone e dei valori classici
Una delle reazioni alle analisi troppo cerebrali porta ad affidarsi alla figura del grande critico., ossia un individuo geniale che sa far apprezzare la letteratura, un superlettore dotato di particolare sensibilità che gli permette di capire l’autore e con una gran capacità espositiva con cui egli diffonde ciò che apprende.
Il supercritico difende la letteratura dall’avanzare dell’incultura di massa considerandola come una specie protetta e ricorrendo al passato, ai classici come depositari del patrimonio linguistico.
I testi sono confinati nel presente, non hanno memoria storica. Lo studio della letteratura cerca di recuperare il passato tenendo presente sia la storicità dei testi sia il loro valore di testimonianza (portatori di valori umani).
Si ridà voce ai classici (attraverso l’ermeneutica e utilizzo del commento)
Gorge Steiner: il testo va accolto in modo “accogliente”, come se fosse un altro essere che ci porta qualcosa in più. La scrittura è vista come un atto di creazione e il testo merita rispetto.
Qualsiasi critica / interpretazione non può che essere parziale, quindi l’opera rimane comunque superiore, ma diventa fondamentale nel momento in cui la cultura viene messa in secondo piano.
Recentemente l’importanza della letteratura si è basata sulla questione del canone, ossia dell’insieme di libri considerati fondamentali e, di conseguenza l’attribuzione di valore agli autori. Maggiore è l’autorità che emana il canone, maggiore sarà la sua imperatività.
Harold Bloom: ha scritto il Canone Occidentale che riunisce i top della letteratura, tra cui 26 classici ritenuti superiori perché la loro valenze è esterna al tempo, sono superiori al contesto storico-sociale che li ha originati.
E’ in contrasto con le poetiche politiche ritenute colpevoli di livellare le discipline letterarie.
Il giudizio è in primo piano e il metro è l’eccellenza, l’esaltazione dei valori massimi (Bloom ha la mania di gerarchizzare, mania di competitività) che portano al culto, alla venerazione. Il protagonista diventa l’autore, il Genio e il critico deve cercare di capire quanto l’opera abbia influenzato l’autore.
Critica canonica à tendenza nostalgica, rimpianto elegiaco, è comune ai tempi di Bloom, per l’elogio della letteratura come testimonianza che corrobora la coscienza civile e rinsalda la memoria storica. La letteratura, poiché è impotente diventa l’alternativa al mondo del potere
Critiche femministe
Il secondo femminismo è frutto dell'ondata dei movimenti di liberazione della metà e della fine degli anni '60. Quest'ondata femminista si caratterizza per un'attenzione maggiore verso fattori di tipo sessuale, come la differenza biologica tra uomo e donna. Mette in discussione l’intera civiltà caratterizzata dal dominio del patriarcato e reclama pari dignità per le scrittrici
Il secondo Femminismo si diparte in due rami:
- l’analisi del “machismo”, una specie di critica all’ideologia per riscoprire e riproporre scrittici ingiustamente sottovalutate. Ci sono stati alcuni tentativi estremisti di formare un circuito chiuso di discorsi per le donne, ma non era possibile dato che per i discorsi si dovevano comune utilizzare elementi dalla cultura maschile. D’altronde tutte le caratteristiche che possono esser attribuite alla “scrittura al femminile” possono assomigliare a poetiche già utilizzate.
Il femminismo è aperto al pluralismo, e da ai vari problemi soluzioni doverse; si possono distinguere il femminismo Anglo-Americano, che si concentra sui problemi della scrittura femminile;
il femminismo Francese, che parte dalla teorizzazione di Julia Kristeva, e pone l'accento sul tipo di scrittura al femminile (l'écriture féminine) piuttosto che sul sesso di chi scrive (la scrittura della donna). distinzione soltanto approssimativa
Pericolo dell’essenzialismo: l’attribuzione alla donna di un’essenza naturale ben definita e immutabile. La donna rivendica un ruolo che risulta però essere quello definito come secondario. Allora serve rivendicarlo? Il soggetto femminile risulta spaccato e per questo più capace di autocritica, più aperto e molteplice
Questa esplosione d’identità porta a letture decostruzioniste (analisi dei particolari )e ad un avvicinamento della critica alle letture d’invenzione à Helen Cixous: esaltà la sovversività della scrittura femminile; si ritiene vicina al misticismo, utilizza un linguaggio immaginoso e un tono imperativo. Esalta poesia e poeti, il canto e si attiene molto al testo (vicina all’ermeneutica) che venera. Come molte femministe, insiste sulla corporeità
- un’articolazione più complessa unita all’emergere di altri tipi di discriminazione (omosessuale, razzista)
bell hooks (pseudonimo di Gloria Jean Watkins): cerca di recuperare spazi di resistenza guardando sia al passato (recupero della funzione tradizionale della donna), sia al futuro come soggetto decentrato aperto a una sorta di sperimentalismo
Le critiche femministe di derivazione lesbica, africana o del Terzo Mondo costituiscono un gruppo differenziato distinto dai due orientamenti principali visti sopra, la critica francese e quella americana.
Le femministe di colore hanno avuto da sempre a che fare con questioni d'identità, in cui il sesso e la razza sono sistemi interconnessi di oppressione. "Contro" il femminismo delle donne bianche, la razza non è un problema "aggiuntivo", ma un problema centrale anche per questioni di ordine sessuale. Si delinea, attraverso la realtà delle donne asiatiche, delle donne di colore americane e di quelle africane, il concetto di identità multipla, nell'intento di dare voce alle esperienze più diverse.
Gayatri Chakravorty Spivak: per contrastare l’attuale situazione globale, si definisce nell’intersezione ben sentita tra:
Lei non può essere definita, o "centrata", né biograficamente, né professionalmente e neanche teoreticamente; e nonostante questo lei è. Questa riflessione è la base della sua investigazione sui meccanismi di costruzione della verità.
La sua condizione essenzialmente "eterogenea", dal punto di vista etnico, sessuale e di classe, solleva il problema dell'identità del soggetto. La sua eterogeneità è ciò che la obbliga, ma che allo stesso tempo le permette, di negoziare con le strutture della violenza imposte dal liberalismo Occidentale, di intervenire, sollevare questioni e cambiare il sistema dal suo interno. Ma l'impasse del post-colonialismo decostruttivo è sempre la stessa: se il soggetto marginale rifiuta il discorso Occidentale, egli è ridotto al silenzio; se se ne appropria per esprimersi, foss'anche per opporvisi, è costretto ad auto-designarsi come soggetto subalterno.
Leggere un testo è leggere il mondo.
Critica al Frankenstein di Mary Shelley: invidia dell’uomo verso la capacità generatrice della donna.
Postcolonialismo e cultural studies
La globalizzazione comporta l’allargamento geografico, i riferimenti provengono ora da molte aree, si pensa su base internazionale, non si può prendere in considerazione una sola cultura isolata dai rapporti con l’esterno e con le minoranze interne.
Non basta però sapere il luogo di provenienza di un testo per definirlo postcolonialista.
Si tratta di testi che portano in se la ricerca e il recupero della cultura originaria da parte di popoli usciti dalla schiavitù, anche quando quest’origine è irrecuperabile (Franz Fanon: “negritudine” e “arabismo”), anche nel caso di minoranze site in occidente e anche considerando che il colonialismo continua in varie forme (post-colonialismo) nell’economia globale. Anche la lingua da utilizzare diventa un problema. Le tendenze post coloniali si sviluppano su due assi:
Cultural studies: Cultural Studies sono un particolare indirizzo di studi sociali che ha origine in Gran Bretagna (e si trasferisce poi negli USA dove si è affermata) come ampliamento del settore della critica letteraria verso i materiali della cultura popolare di massa. Nascono con i lavori di Raymond Williams che, nell’ottica del marxismo, estende la considerazione della cultura e l’idea di Gramsci sull’egemonia. Sul piano teoretico è da segnalare una programmatica tendenza a non rinchiudersi in confini ideologici definiti. Inglobano qualsiasi differenza culturale. Considerano un’utopia l’idea che i consumatori possano essere opporre resistenza verso i potenti industriali, non solo utopica ma pericolosa perché considera poco l’abbassamento di livello prodotto dal consumismo. Non vi è critica, tenendo in considerazione la provenienza dei testi da diverse tribù.
Nei lavori prodotti dal gruppo è possibile rintracciare un costruttivo e incessante dialogo con le più importanti correnti del pensiero europeo continentale. Questo atteggiamento rende questa corrente di studi particolarmente viva e attuale e degna di grande attenzione. Problema: si paragonano testi di tipo diverso demistificandoli
L’interpretazione politica e l’inconscio ideologico
Nel mondo odierno continua a essere presente la questione politica,
Ci sono enormi disparità nel mondo difficili da analizzare perché i numerosi linguaggi presenti hanno confuso le idee. La comunicazione deduttiva fa scomparire la finalità ideologica, che in realtà c’è ma assume nuove forme: non più solo menzogna, ma verità parziale e soprattutto sottointeso. Si fa molto leva sul richiamo all’identità (appartenenza a un gruppo), che tutti sentono necessario per via della globalizzazione.
Friedrich Jameson: letteratura intesa come deposito della storia e sede dei conflitti strutturali. Inconscio politico: la letteratura e l’arte vanno lette come sintomi della storia che la forma estetica e narrativa riesce a rendere sia in modo immaginario che formale. Tramite la forma il critico deve riconoscere o ipotizzare questo sottotesto di tipo socio-economico.
L’ideologia è divisa in ideologemi, ossia schemi elementari (bene / male) tramite i quali è possibile tornare a considerare i generi letterari. Il romance permane, ma la magia è sostituita in epoca moderna da altre forze, diverse a seconda della tipologia di romanzo. Ne “I Promessi Sposi” è il carisma.
Ideologia della forma: oggetto d’analisi sarà il testo con i suoi ideologemi trasformati in messaggi simbolici consistenti in segni, tracce dei modi di produzione (indicazioni formal-strutturali). La prospettiva critica si estende dal testo alle grandi epoche dei modi di produzione; richiama la dottrina dei 4 sensi sostituendo al morale la lettura psicologica e al senso anagogico la storia della salvezza puramente terrena (livello storico sociale).
Ogni testo porta in se le indicazioni della condizione determinata in cui è prodotto e una proiezione verso il futuro.
Jameson è a favore del postmoderno, ideale per il capitalismo nella sua 3’ fase (sviluppo informatico, e media)
Postmoderno = reazione al modernismo, nasce però con l’estrema affermazione di quest’ultimo (paradosso). Jameson, mentre afferma l’ideologia della forma (unione tra ideologia e immagine) riafferma una distanza tra esse perché considera il postmoderno come sovrastruttura del moderno. La negazione della realtà figura come realismo dei ns. tempi.
Il critico diventa un osservatore che fa rilievi e mappature
Terry Eagleton: l’ideologia si propone estremamente sfaccettata e flessibile (vista in modo denigratorio come idea fissa, come strumento di potere, in maniera troppo estesa o nelle sue nuove conformazioni). La critica è ciò che ci permette ancora di riconoscere gli interessi oggettivi che agiscono nei discorsi.
La letteratura è definita in rapporto alle pratiche sociali e l’estetica, dotata anch’essa di una sua ideologia, è mediatore tra i due. Dato che è mediatrice, ha due facce: una rivolta al lato intellettuale, l’altra alla sensibilità materialistica del corpo (interesse x il linguaggio del corpo). L’estetica ha una posizione centrale, oltre a mediazione può creare anche conflitto.
L’intento politico è al primo posto, il metodo viene dopo. E’ importante capire prima perché si vuole analizzare l’oggetto. Aggiunge all’impegno l’ironia (critico come clown)
Juan Carlos Rodriguez: interpretazione della poesia classica sulla base della matrice ideologica: l’origine storico-sociale dei testi si rileva dalla presenza di nozioni-chiave basate su un tema tipico di ogni epoca (es. l’uomo è il servo di un signore” x il feudalesimo). Ogni epoca genera due letterature (un tema e il suo contrasto). L’io sospeso tra l’inconscio freudiano e quello marxista è in crisi; questa crisi si risolve o nello svuotamento o nello straniamento di Brecht.
Nel 900 tutto sembra condurre verso la diminuzione dei contrasti e delle alternative, e anche in questo caso le strade sono due: il mercantilismo del massimo guadagno o l’idealismo della riconversione.
Edoardo Sanguineti: resistenza ed efficacia del Marxismo. L’ideologia può esistere nel testo solo nella forma del linguaggio. La storia è dentro il testo e la decifrazione dei testi non può non considerare il senso politico. Il critico deve procedere all’interpretazione del testo reso ambiguo dall’attività sociale.
L’oggetto testo
In opposizione al Grande Critico, c’è la tendenza di attenersi all’Oggetto Testo, inteso nel senso + ampio (aspetto concreto, editoria, insegnamento scolastico).
Critica genetica: si studiano le versioni precedenti del testo finale, i dati d’archivio degli stati preparatori dei testi (bozze); può riguardare anche la struttura dei testi, lo studio sui modi della trama, per analizzare gli elementi del romanzo che sono più richiesti.
L’analisi del testo può consentire collegamenti tra epoche distanti, aree lontane.
La critica di oggi deve trovare il modo di appassionare di nuovo alla letteratura.
Fonte: http://www.scicom.altervista.org/critica/riassunto%20libro.doc
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