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Il problema che pone la ricostruzione della storia di Roma è dovuto al fatto che le narrazioni che oggi possediamo risalgono a un’età tarda rispetto agli eventi narrati. La prima storiografia romana sorse verso la fine del III sec. a.C. secondo i principi della storiografia greca. Ne è un esempio Fabio Pittore che per raccontare la storia arcaica di Roma si serviva di fonti greche.
La prima storiografia romana scritta in lingua latina è ORIGINES di Catone, che però si concentrano troppo sulla politica finendo per attualizzarla e di conseguenza manipolare la realtà arcaica.
In tutta la storiografia romana, l’interesse è concentrato sulle origini e sull’età regia, mentre c’è buio sul V sec.
È probabile che vi sia stato l’interesse a far rientrare le origini di Roma alla Grecia. Infatti Roma si affacciava in Campania e in Magna Grecia. Un esempio è il mito di Enea, il quale deve aver convissuto con il mito di Odisseo, infatti l’unione di queste 2 culture crebbe miti e leggende.
Le origini di Roma vennero collegate con la fuga in Occidente di Enea in modo che Roma potesse stringere rapporti con i Greci e distaccarsi dal mondo etrusco. Per mettere in relazione questi 2 popoli , nello spazio che va dal 1200 all’VIII sec a.C., venne introdotta la dinastia dei re Albani.
DATI DELL’ANTIQUARIA
Sappiamo che tra il V e il IV sec a.C. ci fu una mobilità etrusco-laziale , inoltre ci fu un influenza greca su Roma e nonostante ciò Roma mantenne la sua identità e la sua lingua, infatti non vi fu il fenomeno del bilinguismo.
Nel VIII sec a.C. Roma nacque dalla fusione di villaggi collinari. All’inizio del III sec a.C. vi era una struttura gentilizia che pian piano perse terreno a causa di forze sociali emergenti. Infatti vi fu la cosiddetta “Lotta degli Ordini”.
Questi gruppi gentilizi erano legati da vincoli di parentela, controllavano le attività economiche, avevano dei culti propri e avevano i clienti come dipendenti.
Le tribù territoriali prendevano il nome da gentes patrizi. La tradizione ricorda 7 re di Roma:
I primi 4 re fanno parte dell’ VIII secolo e sono Latini e Sabini; gli ultimi 3 re fanno parte dell’ VI secolo e sono Etruschi. Secondo il Pasquali, la Roma della monarchia etrusca era una città ampia e ricca e a causa della caduta della monarchia conseguì un periodo di decadenza (VI e V sec a.C.)
Le strutture abitative antiche erano delle capanne che conosciamo dalle fondamenta che sono state rinvenute sul Palatino e dalle urne funerarie a forma di capanna.
Roma divenne città con edifici e mura quando regnarono i sovrani etruschi, infatti nel VIII sec. a.C. in Etruria erano già presenti le città-stato. Tito Livio mise in rilievo che Roma sorse in un luogo strategico e potenziale per diventare un centro, infatti era situata vicino al Tevere, posizione ottima per gli scambi commerciali. Lo stesso Tevere divideva Roma dagli Etruschi.
ETRUSCHI
La presenza etrusca a Roma fu notevole e lasciò una traccia nella cultura romana sul piano istituzionale, storico- artistico e figurativo. Secondo alcuni fu una popolazione autoctona, stanziata in Etruria. Secondo altri studiosi tale popolazione fu estranea all’origine di Roma e si stanziarono in Etruria in un 2° momento. Erano riuniti in una confederazione di 12 città-stato: Arezzo, Cere, Chiusi, Cortona, Fiesole, Perugina, Roselle, Tarquinia, Veio, Vetulonia, Volterre e Vulci. Era una civiltà assai evoluta che procedette alla bonifica dei terreni paludosi ed ebbero una tecnica d’irrigazione evoluta. Influenzarono sul campo religioso romano, sulle istituzioni militari e civili e simboli del potere, sul campo architettonico.
La lingua etrusca è molto simile alla lingua greca ma oggi si riesce a leggere ma non a capire. MONARCHIA
In un 1° momento i cittadini sono divisi in 3 tribù: tizi, ramnemi, luceri. Ogni tribù era divisa in 10 curie che riunite in assemblea dovevano riaffermare il potere e la scelta del re.
Il re veniva eletto dal popolo o senatori (il senato era formato da 100 persone che facevano parte dai patres ovvero i capi della gens patrizia); aveva potere religioso, politico e militare; la sua carica non era ereditiera; era Sommo Pontefice e poteva affidare i riti ai sacerdoti scelti tra i patrizi o alle Vestali le quali alimentavano il fuoco sacro della dea Vesta; rappresentava il popolo nelle questioni interne; amministrava la giustizia penale per i reati gravi.
In un 2° momento si passa ad un nuovo ordinamento in cui le tribù erano territoriali in base alla residenza e vi saranno 4 tribù urbane: Esquilina, Segurana, Collina e tribù rustiche.
ORDINAMENTO CENTURIATO
I comizi centuriati erano le assemblee del popolo riunite in centurie (100 uomini) in base alle loro ricchezze. Avevano potere:
LEGISLATIVO: decidevano se approvare una legge ma non potevano discuterla in quanto veniva fatto dai magistrati. Decidevano pace o guerra.
GIUDIZIARIO: si occupavano dei condannati a morte. Questi ultimi potevano chiedere appello al popolo e se si accorgevano che il processo andava male potevano chiedere l’esilio.
Furono distinti in 5 classi
I CLASSE: 80 centurie + 18 cavalieri II CLASSE: 20 centurie
III CLASSE: 20 centurie IV CLASSE: 20 centurie V CLASSE: 30 centurie
CAPITE SENSI: il loro unico bene era se stessi Il voto era collettivo e non individuale POLITICA INTERNA V E IV SEC a.C.
Roma divenuta Repubblica cambiò sistema di governo, non c’è più il re e si governava attraverso:
SENATO: organo repubblicano con potere deliberante;composto da 300 ex magistrati eletti senatori a vita; aveva competenze politiche illimitate;designava il dittatore in carica per 6 mesi(magistratura straordinaria);all’interno del senato vi era il principe del senato, colui che presiedeva e parlava per primo
ASSEMBLE POPOLARI: vi erano 4 tipi di assemblee popolari le quali nacquerogradualmente:
Comizi curiati: formato da 30 curie divise in tribù; svolgevano rituali antichi; ratificavano le adozioni e i testamenti. Per quanto riguarda le adozioni si sceglieva di adottare un uomo adulto anche con genitori per diverse ragioni
Comizi centuriati: la riunione di tutti i cittadini- soldati. Eleggevano consoli, pretori e censori. Si votava per centurie, il gruppo di cittadini più ricco aveva sempre la maggioranza
Comizi tributi: nati nella metà del V sec a.C. (447 a .C.). le 3 tribù in seguito all’espansione si moltiplicarono in 35 tribù (4 urbane + 31 rustiche). Eleggevano i questori, gli edili urbani e i magistrati inferiori. Erano formati da patrizi e plebei
Consoli plebei: non ha che vedere con le altre 3 forme di assemblea, perché erano delle adunanze raggruppate per tribù in cui vi potevano partecipare solo i plebei. Eleggevano i magistrati, i tribuni e gli edili plebei. Emanavano leggi e plebisciti.
MAGISTRATURE SUPERIORI: sono dotate di imperium civile e militare. Sono 4:
MAGISTRATURE INFERIORI: avevano potere civile. Sono 3
La forza di Roma, dice Polibio, sta proprio sull’equilibrio della distribuzione dei poteri: Consoli (monarchia), Senato (aristocrazia), Comizi (democrazia).
PATRIZI E PLEBEI (V E IV SEC a.C.)
Secondo la tradizione letteraria i Patrizi erano discendenti dai patres che avevano fatto parte del senato. I patrizi erano i latini stabiliti sul colle Palatino e grandi proprietari terrieri. I Plebei erano i Sabini stabiliti sul colle Quirinale e artigiani e commerciali. Si differenziavano per le loro situazioni economiche. I Plebei erano economicamente deboli ed esposti all’abuso dei patrizi. La Plebe si riuniva sul Monte Sacro.
ASPIRAZIONE E RISULTATI DEI PLEBEI
DEBITI: se una persona non poteva pagare il debito, doveva lavorare senza ricompensa per la persona alla quale era debitore. Con la LEX POETELIA questo sistema divenne illegale
AGER: secondo la tradizione Romolo fu il 1° a distribuire le terre. I territori conquistati da Roma diventavano proprietà dello Stato, ovvero AGER PUBBLICUS, ma i patrizi d’impadronivano di essi abusivamente costringendo la plebe a diventare loro dipendenti.
PARIFICAZIONE: la tradizione ricorda che poco prima della metà del V sec vi sia stata una pressione da parte dei plebei per ottenere dai patrizi la pubblicazione delle leggi, la cui relazione fu affidata ad un collegio di 10 persone (decmveri) che avrebbero sostituito i magistrati nell’anno in cui procedevano a questa operazione e in questo anno non sarebbero stati eletti neanche i tribuni della Plebe. I frammenti delle 12 Tavole ci sono pervenute soprattutto grazie alle citazioni degli antiquari e giuristi. I Frammenti superstiti ci mostrano norme che sono relative alla famiglia, all’eredità, alla repressione di alcuni crimini e alla proprietà.
LEGGI VALERIE ORAZIE: l’anno successivo al decimverato vennero eletti consoli Valerio e Orazio, i quali riuscirono a portare dalla loro parte, una parte della plebe attraverso alcune leggi che sembrarono essere favorevole a questi ultimi: PARIFICAZIONE DEI PLEBISCITI ALLE LEGGI (le deliberazioni prese dal consiglio della
plebe, ovvero i plebiscita, assumono un valore per tutti); ripristinano il diritto di appello per i cittadini che siano stati accusati da 1 magistrato, LEX CANULEIA (viene eliminato il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei)
LEGGI LICINIO-SESTIO: (367-366 a.C. eliminazione della schiavitù, limitazione del possesso dei privati dell’ager publicus e accesso al consolato, infatti uno dei 2 consoli doveva essere plebeo)
LEGGE ORTENSIA: nel 268 a.C. si riconosceva la validità dei plebisciti anche se non approvati dal senato SISTEMA ONOMASTICO ROMANA
È composto da prenomen, nomen e cognome. Il Prenomen corrispondeva al nostro nome di battesimo; il Nomen era il nome gentilizio della gens, ovvero un grande contenitore in cui più famiglie riconoscono un capostipite; il Cognomen corrisponde ad un soprannome a poteva dipendere da caratteristiche fisiche, geografiche o da riconoscimenti avuti in guerra. Es. Marco (prenomen) Tullio (nomen) Cicerone (cognomen).
Hanno i 3 nomina i maschi cittadini liberi. Le donne in genere hanno un solo nominativo, il Nomen. Lo schiavo si chiamava con il suo nome d’origine e lo mantiene. Il liberto, ex schiavo che ha ottenuto la libertà, prendeva il nomen e il prenomen del suo padrone e il suo nome originario diventava il cognomen.
ROMA E I LATINI
Dopo la cacciata dei Tarquini il potere a Roma passò nelle mani di una ristretta aristocrazia che dovette fronteggiare il pericolo esterno latino. La comunità romana apparteneva al gruppo etnico latino. I Latini erano situati dal Tevere ai Colli Albani, Roma dovette affrontare questi, i quali non accettavano più la sua supremazia, imposta al tempo dei Tarquini. Lo scontro si concluse nella battaglia al lago Regillo. Non vi furono né vinti né vincitori, tra questi venne stipulato il FOEDUS CASSIANUM che prevedeva pace tra i 2; nessun aiuto ai nemici dei 2; appoggi militari; divisione dei bottini, clausole sui rapporti commerciali. Questo patto si sciolse nel 338 per tradimento da parte dei Latini.
3.L’ETA’ MEDIO-REPUBBLICANA
M. FURIO CAMILLO
Fu il conquistatore di Veio; fu 6 volte tribuno militare con potestà consolare, fu dittatore e trionfatore. Egli si può considerare come un politico capace di raccogliere consensi popolari grazie al suo valore e alla sua capacità militare
SACCO DI ROMA
L’ascesa di Roma, nel IV sec a.C., venne temporaneamente interrotta dalla conquista gallica della città. Successivamente i Galli si ritirarono o perché venne pagato un riscatto o perché furono minacciati nei loro territori veneti. La tradizione parla di un incendio, di cui però non si sono riscontrate tracce archeologiche, probabilmente serviva a spiegare una fase storica poco documentate e conosciuta. L’eventuale ricostruzione di Roma comportò la costruzione di un’antica muraria (mura serviana), la quale aveva lo scopo di difendere la città da altre incursioni.
DOPO IL SACCO GALLICO
Successivamente i Romani combatterono contro i Volsci per stabilire il controllo della regione pontina. Con i Volsci si schierarono, in alcuni casi, i Latini e gli Ernici (nonostante nello scorso secolo erano legato con i Romani dal Foedus Cassianum):
L’abilità politica della nobilitas e del senato si manifestò soprattutto nel modo con cui vennero amministrati i territori conquistati dalla metà del IV all’inizio del III sec (quando Roma si assicurò il dominio dell’intera penisola italica). I popoli sottomessi, riuniti in una confederazione italica, ricevettero un trattamento diverso in base al comportamento tenuto verso Roma. I Sabini e una larga parte di abitanti del Lazio furono considerati cittadini romani (diritto di voto). Le prime città alleate di Roma furono chiamate MUNICIPI in cui vi era autonomia amministrativa e i loro abitanti avevano i diritti e doveri dei cittadini romani ad eccezione del voto.
Appio Claudio fece costruire la via Appia a Roma in modo da non concentrare i libertini nelle 4 tribù urbane. Nello stato romano vennero inseriti i cives sine suffragio ovvero coloro che non avevano diritto al voto, con obblighi del servizio militare e pagamento del tributo, esclusi dalla vita politica.
DIFFERENZA TRA COMUNI E MUNICIPI
I comuni erano centri fondati da Roma che potevano essere abitati dai Romani con scopo difensivo. Erano abitati dai Latini con struttura censitaria in base alla terra assegnata e dove la classe socialmente più alta aveva il predominio. I Municipia erano centri preesistenti che avevano rapporti con Roma, erano autonomi anche se dovevano render conto a Roma per la politica estera.
ORGANIZZAZIONE POLITICA DELL’ITALIA ROMANA
Per garantire la sicurezza delle zone conquistate vennero fondate delle colonie, formate da nuclei di cittadini di armi, in modo da avere più basi per proseguire l’espansione. Le colonie latine erano delle zone interne, legate a Roma da vincoli di sangue e da rapporti politici privilegiati; avevano una struttura fondata su classi censitarie. I coloni erano tutti cittadini romani che perdevano la cittadinanza originaria e conquistavano quella nuova colonia.
Le colonie avevano uno scopo politico-militare. Roma così controllava che i popoli sottomessi non si ribellassero. Le colonie risolvevano anche il problema sociale costituito da molti soldati-piccoli terrieri, che dopo guerre prolungate si ritrovarono indebitati per aver lasciato i loro campi in abbandono. Impoveritisi in patria, essi venivano inviati con le loro famiglie nei territori di recente conquista a organizzare nuovi centri, a ciascuno era affidata una porzione di terra da coltivare.
TRATTATI CON GLI ALLEATI ITALICI
Con le popolazioni italiche sottomesse si stabilirono dei trattati diseguali: si vincola l’altra parte ad una serie di prestazioni, la privava di una politica estera, Roma privilegiava all’interno degli stati alleati i regimi aristocratici, gli stati alleati dovevano fornire truppe. Questi trattati erano bilaterali e coinvolgevano le città greche della Magna Grecia, città etrusche a regime aristocratico e le comunità tribali sannitiche.
RIFORMA DELL’ORDINAMENTO MILITARE
Intorno al 340 a.C. venne introdotto l’ordinamento manipolare probabilmente influenzato dalla presenza sannitica. Le centurie di 50-60 legioni erano formati da manipoli di 120 uomini in modo che vi fosse uno schiarimento più articolato. Infatti la fanteria venne divisa in 3 raggruppamenti. Il terzo scaglione interveniva quando fallivano i primi
2. L’armamento difensivo era graduato secondo il censo, in seguito vennero sostituiti dal criterio di anzianità dei militari. Nel 281-280 a.C. vi fu il primo arruolamento dei proletari.
ROMA E IL MONDO GRECO NEL II SEC a.C.
Polibio, Dionigi d’Alicarnasso e Flavio Giuseppe furono concordi nell’affermare le scarse conoscenze che si avevano di Roma nel mondo greco. Roma venne scoperta da Timeo da Touromenio, il quale trattò della guerra tra Roma e Pirro. L’esigenza primaria del mondo politico greco fu quella di capire le ragioni e le radici della potenza di Roma. Roma si presentava come uno stato repubblicano dominato da monarchia. Per i greci era strano che gli schiavi liberati acquisissero la cittadinanza.
INFERIORITA’ CULTURALE
Durante il III sec. Roma riconobbe la sua inferiorità culturale rispetto al mondo greco e cercò di colmare questa lacuna per giustificare la propria posizione politica di fronte al resto del mondo. Roma cercò di connettersi al mondo greco. L’ampliarsi dei traffici commerciali, i contatti con l’oriente, lo stesso spostamento di masse dei militari romani ed italici facilitarono l’assimilazione dei modi di vita e di pensiero greco.
Roma bisognosa di nuove colonie e vogliosa d’intrecciare nuove reti commerciali per imporre la sua egemonia cominciò la sua avanzata nell’Italia Meridionale.
SANNITI
Il primo scoglio che Roma trovò furono i Sanniti, confederazione di popoli situati nella Campania. Parlavano la lingua Osca. Le loro attività prevalenti erano l’agricoltura e l’allevamento. Dal punto di vista politico i Sanniti o Sabelli erano organizzati in TOUTO, raggruppamento di tribù al cui interno vi erano i PAGI, distretti funzionali per il reclutamento militare, per l’organizzazione agricola e per le pratiche religiose. Il potere era gestito in modo oligarchico dal Senato e magistrati, a capo dei quali stava il CAPO DELLA TOTUTO che aveva potere di tipo regale e la sua carica era annuale. Strabone ci tramanda che la loro usanza era quella di selezionare ogni anno le 10 vergini migliori e farle sposare con i 10 giovani migliori per promuovere una qualità migliore. Se qualcuno compieva disonore gli veniva tolta la moglie.
3° GUERRA SANNITICA (298-290)
I popoli italici ancora liberi (etruschi, umbri e galli senoni) si sentivano minacciati dalla costante espansione romana. Sui loro timori fanno leva i sanniti, formando un fronte unico contro Roma. Il fronte di guerra si estese dalla Puglia alla Toscana. La resa dei conti ci fu con la BATTAGLIA DI SENTINO, nella pianura umbra dove i sanniti e i suoi alleati furono sconfitti anche per il tradimento di 3 abitanti di Chiusi che svelarono i piani della coalizione sannita. Dopo questa battaglia il sistema di alleanze tra sanniti e romani s’infranse. In seguito alcune popolazioni sannitiche si allearono a Pirro, il quale aveva organizzato una spedizione antiromana in Italia.
PIRRO IN ITALIA (III SEC a.C.)
Pochi anni dopo la vittoria su Sanniti, Roma dovette combattere con una potenza straniera extra-italica, quella della monarchia ellenistica dell’Epiro, retta dal re Pirro. Obiettivo di Pirro era di bloccare il progetto egemonico romano e di creare un potente regno ellenistico in Occidente. Egli sarà sostenuto da diverse monarchie ellenistiche quali:
Macedonia, Siria ed Egitto. Il casus belli fu dovuto alla penetrazione romana nel golfo di Taranto. Il popolo di Taranto sentitosi minacciato marciò contro Turi (Bari) costringendo alla fuga gli aristocratici e la guarnigione romana che ne costituiva il supporto. La città di Taranto chiese aiuto a Pirro. La città di Turi chiese aiuto a Roma. Pirro vinse sull’esercito romano, il quale fu terrorizzato dagli elefanti, ma nonostante la sua vittoria Pirro perse molti uomini. Dopo la battaglia molte città greche della Magna Grecia e popoli italici centro-meridionali si schierarono dalla parte di Pirro, fornendogli aiuti militari e finanziari. Nonostante ciò Pirro cercò di firmare un accordo con Roma, ma tale offerta fu respinta da Appio Claudio e venne ripresa la guerra. Ancora una volta Pirro vinse e nello stesso anno riprese la guerra. Ancora una volta Pirro vinse e nello stesso anno giunse a Taranto un’ambasceria di Siracusa per chiedere a Pirro di combattere la presenza dei cartaginesi in Sicilia. I cartaginesi e i romani stipularono un’alleanza anti-Pirro. In un primo momento i greci ebbero la meglio, ma ciò cambiò nel momento in cui Pirro fu costretto a tornare in Italia per portare aiuto ai suoi alleati Sanniti, Lucani e Bruzzi, i quali si erano stati attaccati dai Romani. L’esercito di Pirro fu sconfitto e lo stesso fu costretto a tornare in Grecia dove morirà 3 anni dopo. Il 1° esito economico della guerra vittoriosa fu la grande espansione del territorio romano e sulle tenute agricole in cui vennero impiegate le masse degli schiavi catturati in guerra
1° MONETAZIONE
In conseguenza degli scambi commerciali in Italia, Spagna, Gallia…. vi fu la necessità di adottare la moneta, che già era stata inventata in Grecia attorno al VI sec a.C.
AES GRAVE: barre di rame indistinte, senza iconografia. Il loro valore era dato dal peso
AES SIGNATUM: lingotti di rame fuso, contraddistinti da immagini diverse: maiale, elefanti, ancora navale …. DIDRAMMI: prima moneta argentea di Roma
FRONTIERA SETTENTRIONALE: I GALLI E LE PRIME COLONIE (FINE III SEC a.C.)
Contemporaneamente all’espansione meridionale Roma dovette affrontare il problema di nuove minacce dei Galli Cisalpini. La cultura di questi ultimi è diversa dalla cultura romana. Si dedicavano al pastoralismo e la caccia. I Drudi, sacerdoti, praticavano dei sacrifici umani per entrare in contatto con le divinità.
Roma prevedendo il pericolo fondò nuove colonie (Seningallia, Rimini e Fermo) presediate dai contadini-soldati. Quando i Galli attaccarono, i romani risposero sia cercando di dividere le loro forze tramite nuove alleanze a suo favore sia procedendo con estrema violenza. Nel 225 le tribù galliche dei Boi e degli Insubri stipularono delle alleanze che comprendevano anche le tribù della Gallia Transalpina, anche se i Veneti e i Cenomani (Galli) si schierarono con i romani. Queste tribù penetrarono in Italia e a Telamone furono sconfitti dai romani. In seguito gli Insubri tentarono un nuovo attacco ma furono nuovamente sconfitti a Casteggio, dove il loro capo venne ucciso e la loro capitale venne occupata. Il senato capì che per evitare nuovi scontri era necessario conquistare tutta la Cisalpina, così fondò nuove colonie (Piacenza e Cremona) in modo di assicurarsi il dominio dell’Italia settentrionale. Ma il problema si presenterà nel 218, quando Annibale attaccherà Roma, questo evento riaccenderà nei Galli la speranza di evitare l’imperialismo romano, infatti si allearono con Annibale contro Roma. Anche dopo la sconfitta di Annibale, i Galli continuarono ad attaccare, finchè nel 191 anche i Boi vennero definitivamente sconfitti. Da questo momento in poi l’Italia settentrionale era aperta alla colonizzazione romana e i romani rimasero meravigliati dalla ricchezza di queste terre e dall’abbondanza dei cereali. I Romani bonificarono alcune terre e procedettero alle divisioni agrarie, fatte in modo geometrico.
Cartagine era una colonia fenicia (Africa) nel IX sec a.C. Era una potenza marittima. A capo di Cartagine vi erano i suffetti che corrispondevano ai consoli romani però avevano solo potere politico. Il loro incarico era annuale ed erano eletti dal consiglio degli anziani. Vi erano i strategoi che avevano potere militare.L’economia punica era commerciale ed era basata sui traffici sul Mediterraneo.
1° TRATTATO ROMANO-CARTAGINESE
Il testo è stato tramandato da Polibio. Era un accordo di tipo militare e commerciale 2° TRATTATO ROMANO-CARTAGINESE
Trattato anti-Pirro. Nessuna dei 2 privilegiava sull’altro e s’impegnavano ad un aiuto reciproco. 3° TRATTATO ROMANO-CARTAGINESE
I Cartaginesi non dovevano espandersi al di là del fiume Ebro (Nord). Questo trattato venne stipulato perché Cartagine continuava ad espandersi in Spagna. Roma però saldò un patto di alleanza con Sagunto (città spagnola al sud del fiume). Sagunto era situata nell’area di azione dei Cartaginesi ma allo stesso tempo era alleata dei Romani
1° GUERRA PUNICA
Casus belli: episodio dei Mamertini
Dopo il fallimento della spedizione di Pirro contro Roma e Cartagine, i Mamertini occuparono Messina. Questi adoravano Mamers (dio della guerra) erano dei soldati mercenari campanari. I mamertini per mantenere il controllo della città in un 1° momento chiesero aiuto ai Cartaginesi e in un 2° momento ai romani per liberarsi dei cartaginesi. L’interesse di Roma era soprattutto economico (Sicilia). La guerra durò circa un ventennio ci furono molte perdite economiche e umane e lo scontro venne concentrato in Sicilia. La guerra tra Roma e Cartagine scoppiò perché Roma voleva rispettare la promessa fatta ai Mamertini contro Siracusa che si era alleata con Cartagine.Il teatro bellico si spostò rapidamente dal mare alla terra, dalla Sicilia in Africa. Per la 1° volta Roma si trovò a costruire una flotta da guerra e inventarono i corvi, delle tavole da agganciare alle navi puniche. La 1° vittoria fu dei romani a Milazzo. A Trapani i risultati sembravano essere favorevoli per i Cartaginesi, ma Roma costruì una flotta con 200 quinquiremi, la quale le permise di vincere definitivamente nel 241 a.C. durante la battaglia delle isole Egadi.
Conseguenza 1° guerra punica: Roma diventa anche una forza navale; nel 241 a.C. viene istituita la 1° provincia romana in Sicilia; Cartagine fu costretta a pagare un tributo a Roma. Roma s’impadronì della Sardegna e della Corsica le quali divennero le province. Roma occupò le coste dell’Illiria per scacciare i pirati che danneggiavano i traffici marittimi tra Grecia e Italia.
N.B. : PROVINCIA ROMANA: originariamente significava sfera di competenza di un magistrato. 2° GUERRA PUNICA (FINE III SEC)
La 2° guerra punica venne provocata volutamente da Annibale, il quale violò il trattato dell’Ebro che prevedeva che i Cartaginesi non potevano oltrepassare a nord del fiume Ebro (Spagna). Annibale assalì Sagunto. Tale città aveva stretto un’alleanza con Roma e sentendosi minacciata le chiese aiuto. Da qui iniziò una guerra che durò 16 anni. Scopo di queste 2 grandi potenze era la supremazia sul Mediterraneo occidentale. Dopo aver conquistato Sagunto, Annibale, attraversò i Pirenei e la Gallia meridionale e sconfisse l’esercito romano nella battaglia del Ticino, nella battaglia del Trebbia e assediò le colonie romane di Piacenza e Cremona. Annibale pur essendo vincitore, non approfittò della situazione per assediare Roma, ma preferì recarsi a Canne nel 216 a.C. A Canne Annibale davanti all’assalto della fanteria romana, fece arretrare la parte centrale del suo schieramento, i romani commisero un errore fatale perché l’esercitò si gettò in avanti per sfondare la linea nemica ma in realtà si trovò circondato da quello cartaginesi e di conseguenza vennero sconfitti. Quando i Romani guidati da Scipione l’Africano, spostarono la guerra in Africa, Cartagine fu costretta a richiamare in patria Annibale, il quale nella battaglia a Zama venne sconfitto. L’errore di Annibale fu di natura politica perché pensò che gli alleati di Roma l’avrebbero abbandonata e che i Celti l’avrebbero aggredita. Invece i Celti erano già stati sconfitti e si erano indeboliti.
Conseguenza della 2°guerra punica: nel 201 venne stipulata la pace che prevedeva conseguenze e sanzioni pesanti per Cartagine la quale dovette consegnare tutte le navi da guerra tranne 10; dovette consegnare i suoi elefanti da guerra; dovette pagare 10.000 talenti; non poteva intraprendere una guerra senza il permesso di Roma; dovette rinunciare ai suoi possedimenti fuori dall’Africa, soprattutto in Spagna. Quest’ultima nel 197 a.C. venne ridotta in 2 province romane. La guerra comportò anche perdite umane; perdite finanziarie, infatti Roma fu costretta ad adottare una moneta più leggera per agevolare le transizioni; il senato assunse grande prestigio in età repubblica, perché fu sempre a favore della guerra contro Cartagine; spiccarono nuove personalità per es. Publio Cornelio Scipione
CATONE IL CENSORE 234 a.C.
Era un homo novus ovvero di famiglia non nobile e nonostante ciò grazie all’amico Valerio Flacco, arrivò al consolato e alla censura. Era un intellettuale e parlava il greco. Compose opere storiche, oratorie, giuridiche, militari e mediche e un trattato di agricoltura. Comandò in Sardegna dove per la 1° volta mostrò la sua rigida moralità pubblica. Si oppose al diffondersi della cultura ellenistica perché minacciosa per i costumi romani. Revisionò la lista dei senatori e degli equites, cacciando da ogni ordine coloro che riteneva indegni, sia per la moralità sia per la mancanza dei requisiti economici previsti. Fece riparare acquedotti, pulire le fogne, impedì a soggetti privati di deviare le acque pubbliche per il loro uso personale.
IMPERIALISMO: POSSIBILI INTERPRETAZIONI
IMPERIALISMO MILITARISTA, PREMEDITATO, OFFENSVO (Bossuet, De Sanctis, Harris): Roma attacca senza aspettare un pretesto
IMPERIALISMO DIFENSIVO (Mommsen, Holleaux, Badian): Roma non vuole espandersi ma agisce per legittima difesa
IMPERIALISMO ECONOMICO, DI RAPINA (Guiraud): Roma conquistò per il bottino
TESI CONCILIATIVA QUANTO AGLI INTENTI (Gianelli): vi è un pizzico di verità nelle 3 tesi precedenti, quindi non vede una causa unica
TESI CONCILIATIVA NEL TEMPO (Le Glay): l’imperialismo cambia nel tempo. Questa tesi è quella più convincente e recente.
CATONE IL GIOVANE
Era un uomo incorruttibile e imparziale. Si oppose all’illegalità. Fu tribuno militare (guerra servile e macedone); questore; tribuno della plebe; pretore; senatore.
Si scagliò contro Pompeo Magno perché costui nel conquistare la nuova provincia d’Oriente andò oltre il suo mandato, violando la legge che prevedeva l’intervento del senato nel caso in cui un governato di provincia si fosse spinto oltre i limiti territoriali di sua competenza. Rimproverò Cesare per essersi arricchito in Gallia a tal punto da poter pagare i debiti dei suoi amici a fiancheggiatori residenti a Roma.
1° GUERRA ILLIRICA
A partire dal III sec. a.C. (229) Roma cominciò la sua espansione in Adriatico su richiesta dei mercenari preoccupati per l’aumento dei pirati in Illiria. La regione Teuta che regnava dall’Illiria all’Epiro fu sconfitta perché supportava le attività corsare. Demetrio di Faro, l’altro principe illirico, divenne cliente di Roma
2° GUERRA ILLIRICA (220-219 a.C.)
Roma dichiarò guerra a Demetrio , con il pretesto di alcune infrazioni e quest’ultimò si alleò con Filippo II, re di Macedonia. Roma strinse alleanze con città greche in modo da poter giustificare la guerra come aiuto agli alleati. Roma, in questo modo riuscì a conquistare Grecia e Macedonia senza apparire una potenza aggressiva.
1° GUERRA MACEDONICA (FINE III SEC)
Durante la guerra di Roma contro Annibale, Filippo V si alleò con quest’ultimo preoccupato per l’espansione di Roma. Roma per non dimezzare le forze si alleò con la lega Etolica e inviò una flotta per bloccare Filippo V. La guerra si concluderà nel 205 a.C. con la pace di Fenice non ci sarà nessun vincitore.
2° GUERRA MACEDONICA
In seguito Filippo continuò ad espandersi in Asia Minore fino ad arrivare in Palestina e in Egitto. A questo punto Rodi e Pergamo chiesero aiuto a Roma, control l’espansionismo macedonico. Ma Roma voterà SI solo in un 2° momento in modo da poter prevenire uno sbarco di Filippo in Italia con effetti devastanti. Quando a Roma Flaminio fu eletto console, la guerra subì una svolta decisiva perché vi fu un’alleanza con Atene, Sparta, Etoli, Beoti e Argo e obiettivo di tale alleanza era di eliminare l’egemonia macedone; le legioni romane vinsero sulla falange macedone a Cinocefale in Tessaglia. Filippo accettò di combattere in un ambiente collinoso sfavorevole alla tattica della falange; tutte le città greche furono dichiarate libere; i prigionieri e i disertori dovevano essere restituiti a Roma; Filippo dovette pagare un’indennità di 1000 talenti. Flaminio rimase per qualche anno in Grecia per riorganizzare la Tessaglia in 4 Stati federali e nel 194 tornò a Roma con il suo esercito.
L’ORIENTE E LA GUERRA SIRIACA (INIZIO II SEC a.C.)
Il ritiro dei romani dalla Grecia fu interpretato da Antioco III, re di Siria, come un segno di debolezza e ne approfittò per continuare l’espansione in Asia.
Nel 191 scoppiò la guerra siriana con la vittoria romana che comporterà l’estensione del dominio romano su buona parte dell’Asia. Antioco dovette impegnarsi a non avere una flotta superiore a 10 navi e dovette pagare 15.000 talenti. Nel 168 a.C. Antioco invase e occupò l’Egitto ma le forze romane lo fecero ritirare, secondo Livio in modo umiliante.
3° GUERRA MACEDONICA
Intanto in Macedonia, il figlio di Filippo V, Perseo iniziò una risposta militare con la lega Etolica (tradisce Roma) per una rivincita contro Roma. Nella battaglia di Pidna l’esercito romano vinse e ciò rappresentò la fine del regno macedone. Le condizione che vennero imposte alla Macedonia furono: divisione in 4 distretti e confisca delle proprietà del re. Atene alleata di Roma ottenne l’isola di Delo che era porto franco, libero da tasse.
Andrisico, che si spacciava per figlio di Perseo suscitò una rivolta in Macedonia che venne calmata dai romani e comportò la conquista di Corinto e nello stesso anno acquistarono Cartagine. Ormai Roma era una potenza invincibile che si faceva rispettare con il terrore, infatti i suoi alleati non cercarono mai di conformarsi alla sua cultura e ottenere uguaglianza con i romani.
Il re di Pergamo, Attalo III, morì senza figli e lasciò in eredità il suo regno ai romani chiedendo però che venisse garantita la libertà di Pergamo e che il suo territorio fosse ampliato. Aristonico, fratellastro del re, scatenò una rivolta ma Roma inviò le truppe e si impossessò del regno. Diventerà quindi una nuova provincia romana d’asia.
LE RIVOLTE DEGLI SCHIAVI
Per quanto riguarda la situazione interna di Roma con le sue nuove conquiste, aumentò anche il numero degli schiavi che venivano trattati in modo disumano tanto da provocare numerose rivolte.
EUNO: fu il capo della prima rivolta scoppiata in Sicilia. La rivolta si ingrandì rapidamente fino all’intervento dell’esercito umano che vinse l’assedio a Taormina. Catturarono Euno e ripulirono l’isola.
SPARTACO: fu il capo di un’altra rivolta in Sicilia. Vi fu un progetto utopico: Comunismo primitivo perché il bottino veniva diviso in parti uguali. Inseguiti dalle legioni di Crasso, gli schiavi vennero sconfitti a Lucania e a Brindisi, dove morì il loro capo.
CONTADINI-GUERRIERI
Quando le porte del tempio di Giano venivano chiuse significava che non c’erano guerre in corso. I contadini soldato in autunno seminavano e vendemmiavano e in primavera combattevano. Con le guerre transcontinentali non era possibile rispettare questi ritmi. Con la riforma di Mario anche i ricchi andavano in battaglia e i soldati professionisti ricevevano uno stipendium.
3° GUERRA PUNICA
CASUS BELLI: alcuni sostengono che la guerra contro Cartagine fosse un avvertimento contro il regno di Numidia, re Massinissa (alleato di Roma) che si stava espandendo sulle coste dell’Africa. A Roma elessero console in via straordinaria Scipione Emiliano. Roma era divisa in due fazioni pro e anti guerra. Per ingannare i cartaginesi Roma avviò trattative di pace facendosi consegnare 300 ostaggi e le armi. Alla richiesta che i cartaginesi dovessero abbandonare la città, fu dichiarata guerra. I cartaginesi persero e quelli che non erano morti in battaglia vennero fatti prigionieri e la città di Cartagine divenne provincia d’Africa.
I GRACCHI
Tiberio Gracco fu eletto tribuno della plebe nel 133 a.c. . Il suo obiettivo era quello di recuperare i terreni illegalmente occupati in modo che l’ager publicus venisse recuperato dallo stato e venisse distribuito ai proletari. La finalità della legge fu di costituire il ceto di piccoli proprietari proletari e soldati in modo da poter contare su reclute. L’esercito romano era formato da circoscritti che avevano un determinato patrimonio per tale motivo vi era la necessità di incrementare questo ceto in modo da poter difendere la res pubblica. Tiberio stabilì che nessuno potesse possedere più di 500 iugeri di terra pubblica più altri 250 iugeri per ogni figlio maschio e incaricò una commissione di 3 uomini per assegnare il terreno. Questo progetto era finanziato con il tesoro di Attalo III. Gli obiettivi di Tiberio Gracco erano di risolvere attraverso le assegnazioni il dramma sociale dei piccoli contadini; di insediare nelle campagne spopolate questi contadini che si erano inurbati; aumentare la popolazione e quindi la leva militare degli adsidui. Questo progetto di riforma non era ben accetto da tutti e si scontrò con l’intercessione di un altro tribuno della plebe, Marco Ottavio, il quale oppose il veto. Tiberio riuscì a fare abrogare i poteri di Marco Ottavio e a farlo deporre. Anche Scipione Emiliano era contrario a tale progetto, Tiberio Gracco per garantire il successo della sua politica, si ricandidò come tribuno della plebe nonostante vi fosse una legge che vietasse di ricoprire la stessa magistratura prima di un intervallo di 10 anni. Per tale motivo venne assassinato in quanto aspirava al potere personale. Il suo progetto verrà ripreso dal fratello Gaio Gracco tribuno della plebe.
GAIO GRACCO
Ampliò i progetti politici non limitandosi alla priorità della legge agraria. Fa votare la lex sempronia frumentari a favore del proletariato di Roma. Ogni cittadino residente a Roma ricevette una quantità di grano a prezzo ridotto e per tale motivo vennero costruiti dei magazzini (sempronia Horrea). Con una legge giudiziaria introdusse nei tribunali un numero di cavalieri pari a quello dei senatori in modo da poter garantire maggiore trasparenza nelle sentenze. Si fa rieleggere tribuno della plebe approfittando della modifica di una legge. Fa approvare la lex de provincia asia la quale stabiliva la maniera in cui dovesse essere organizzata la nuova provincia. Fa approvare la lex theatralis per riservare dei posti d’onore che in passato erano riservati solo per i senatori. Propone di fondare tre nuove colonie romane sia per assegnare terre sia per promuovere attività commerciali. Le colonie erano Iunonia a Cartagine, Minerva a Squillace e Neptuno a Taranto. Propone di concedere il diritto di voto a tutti gli alleati italici ma ciò rimase solo una proposta perché Marco Livio Druso si oppose.
Gaio Gracco si fece uccidere da un suo schiavo e i suoi sostenitori vennero uccisi. 10 anni dopo una legge abolisce l’affitto per gli aristocratici che occupavano le terre pubbliche e permise ai contadini di vendere le terre per inurbarsi. La piccola proprietà contadina che tende a produrre di tutto per essere autosufficiente entra in crisi. Si affermano le ville agricole schiavistiche a monocoltura che vengono dirette da schiavi-manager che fanno lavorare schiavi- operai. Adesso non si lavora più per il proprio sostentamento ma per incrementare le produzioni specializzate sui mercati della città. Per essere arruolati non era necessario possedere una ricchezza ma voglia di fare una professione militare retribuita, pronti a combattere in nome del loro capo.
L’ORDINE DEI CAVALIERI
Per poter essere inserito nelle liste dei cavalieri bisognava possedere un patrimonio. Vi erano gli equites romani equo publico e i semplici equites. Dovevano possedere una prestanza fisica, saper addestrare il cavallo e aver militato nell’esercito per 10 anni.
Alla morte di Caio Gracco segue un decennio di stabilità politica durante la quale il senato tenta di ristabilire la propria supremazia. Nel 111 a.c. viene dichiarata guerra a Giucurta, re della Numidia,
GAIO MARIO
Era un homo novus ovvero il primo della sua famiglia a raggiungere il consolato. Era un cavaliere originario di Arpino (Lazio). Aveva fatto carriera politica perché ottimo condottiero e perché ebbe l’appoggio dei Cecili Metalli grazie ai quali potè intraprendere il consolato. Sposò Giulia, la zia di Cesare, e ciò significava entrare a far parte di una famiglia di alto lignaggio . A Numidia (guerra giugurtina) Mario diede dimostrazione della sua grande abilità militare. Divenne console nel 107 e nel suo caso assistiamo ad una iterazione del suo consolato: 104-103-102-101-
100. Nel 86 fu eletto di nuovo console, anche se per un brevissimo periodo in quanto morì il 17 gennaio (i consoli entravano in carica l’1 gennaio) Questa iterazione è un fatto eccezionale perché il consolato era caratterizzato dall’annualità e dalla collegialità. Cominciarono così a ricostruire delle forme di potere personale basato soprattutto sulla disponibilità di un esercito. Ed è proprio l’esercito che subisce dei mutamenti in seguito ad una riforma di Mario RIFORMA DELL’ESERCITO
Prima della riforma: Nazionale (combattevano i cittadini romani); Censitario (chi non aveva soldi non combatteva); Non permanente (finita la guerra l’esercito si scioglieva). Con la riforma: Volontario (non è più un obbligo); Proletario (vengono arruolati tutti); Mercenario (i soldati vengono retribuiti. Ricevevano un soldo, hanno diritto alla spartizione del bottino, dei lotti terreni). Un’altra innovazione è che la legione non è più articolata in manipoli ma i 10 coorti ciascuna circa di 600 uomini. Inoltre l’esercito non è più uno strumento di lotta con il nemico, ma diviene un gruppo di uomini fedelissimi alla causa del loro comandante, ci credevano fino alla morte, ed è per questo che si aspettavano da lui delle gratificazioni.
LA QUESTIONE DEGLI ALLEATI ITALICI
Nel momento in cui Gaio Gracco usò le divergenze tra senato e classe equestre queste si ampliarono soprattutto a causa delle trasformazioni avvenute a causa della politica espansionistica condotta dal senato che causò un progressivo allontanamento ed estraniamento del popolo dalla vita politica. Esempio di ciò fu lo scontro politico durante i tribunati di Saturnino (aveva fatto approvare una legge per distribuire le terre ai veterani di Mario provenienti dalla plebe rurale. Svolse una politica antinobiliare) e Glauca.
Saturnino, Glaucia e i suoi sostenitori verranno eliminati dalla reazione senatoria. Durante il secondo secolo a.C. il controllo della politica romana e italiana era concentrato completamente nelle mani di pochi senatori anche in seguito alla lex calpurnia.
Il grande sviluppo commerciale di Roma coinvolse anche molti negotiatores italici. Il problema sorse quando Roma si occupò del recupero dell’ager publicus occupato illegalmente. Si avanzò in questo periodo la proposta di dare la cittadinanza come compenso per le perdite economiche dovute alla legge agraria proposta che interessava le classi alte. Nel periodo dei tribunati di Apuleio, alcuni alleati italici riuscirono ad introdursi tra i cives ma nel 95 venne promulgata la lex mucia che permetteva di depennare dai registri dei cittadini romani coloro che illegittimamente si erano inseriti pur non avendo la cittadinanza romana.
LIVIO DRUSO
Con lui avvenne una svolta, si presentò come sostenitore della nobiltà e propose un programma di riforme che comprendeva la proposta di concedere la cittadinanza a tutti gli italici. Tale programma suscitò delle reazioni sia a Roma (gli avversari di druso si preoccupavano della posizione di preminenza che avrebbe assunto) sia in Italia (venivano a mancare le distanze sociali e politiche all’interno delle loro comunità).
Alla morte di Licinio Crasso, principale sostenitore in senato di Druso, Marcio Filippo riuscì a convincere l’assemblea ad annullare le leggi Liviane. Poco dopo Druso ancora tribuno della plebe venne assassinato.
GUERRE SOCIALI
Guerra degli alleati italici che combattono contro i romani. Alle soglie della guerra sociale, inizio I secolo a.C., i cittadini romani avevano potere elettorale attivo e passivo e potevano partecipare all’assegnazione dei bottini di guerra. Invece gli alleati italici che vivevano in città federate legate da patti bilaterali avevano solo obblighi e doveri. Erano esclusi dalla vita politica attiva e contribuivano a far diventare grande Roma senza nessun vantaggio. Alla
morte di Druso tutta l’Italia centro.meridionale insorse dando vita alla guerra sociale. L’obiettivo degli insorti non era distruggere Roma ma di sfruttare un suo momento di debolezza per costringerla ad arrivare a un compromesso. Gli italici avevano militato nella file dell’esercito romano e di conseguenza conoscevano le loro tecniche, quindi sconfiggere gli alleati era impossibile. Vi furono delle conseguenze per es ad Ascoli le donne romane vennero mutilate e uccise e i Marsi e i Sanniti diedero 2 stati indipendenti con la loro capitale.
SCOPI DELLA RIVOLTA: ci sono 2 interpretazioni
I romani approvavano diverse leggi:LEX IULIA: inizialmente la cittadinanza viene data alle comunità rimaste fedeli e a coloro che depongono le armi entro un determinato tempo; LEX PLAUTIA PAPIRIA; LEX POMPEIA: concedeva alle comunità la IUS LATTI ovvero trasformazione in colonie latine e di conseguenza dei vantaggi, ad es. acquisizione della cittadinanza romana per i loro cittadini. La concessione della cittadinanza non era automatica ma veniva approvata attraverso assemblee. Cicerone ci informa che le comunità Neapolis e Heraclea non erano disposte a rinunciare alla libertas del foedus per ottenere la civitas.
STATO MUNICIPALE
Dopo la concessione della cittadinanza romana l’Italia diventa tutta fatta di municipi, fatta di comunità autonome, ma con un corpo civico inserito nel corpo civico romano. Il centro del potere rimase a Roma con le istituzioni fondamentali: Senato, Magistrati, Assemblee popolari.
Nel I° sec. a.c. assistiamo al delinearsi di 2 fazioni, entrambe scaturite dalla nobiltas, ovvero gli OPTIMATES e i POPULARES e assistiamo a 3 guerre civile combattute tra concittadini romani.
1° GUERRA CIVILE: tra MARIO (esponente populares, cercavano l’appoggio di proletari, cavalieri e alleati italici) e SILLA (esponente optimates, parte più conservativa della nobilitas)
CASUS BELLI: guerra contro Mitridate, re del Ponto.
Mitridate invase la provincia romana d’Asia e incitò i Greci alla rivolta in nome dell’odio anti-romano. Per tale motivo Roma decise di muovergli contro e affidò a Silla il comando della guerra. Nel frattempo Mitridate aveva massacrato i negotiatores romani e italici. Il comando affidato a Silla non piacque al ceto equestre e Rupo per togliere il comando a Silla fece distribuire i nuovi cittadini in 35 tribù in modo tale che attraverso una votazione popolare il comando venisse trasferito/affidato a Mario. Silla vide in ciò una provocazione e decise di marciare su Roma e impadronitosi di questa dichiarò nemici pubblici Mario, Sulpicio e i suoi seguaci. Silla vinse ripetutamente Mitridate e i suoi generali in Grecia e in Asia e lo costrinse alla PACE DI DARDANOS in cui Miriade doveva rientrare nei suoi confini, pagare un’indennità di guerra e consegnare la flotta.
Tornato a Roma, Silla instaura le liste di proscrizione ovvero lunghi elenchi di nomi, esposti pubblicamente, dei nemici di Silla. I beni degli uomini che venivano uccisi venivano messi all’asta e i figli di questi non potevano intraprendere la carriera politica. Inoltre in quell’anno i consoli erano morti, così venne nominato un INTEREX il quale propone una LEX VALERIA che attribuisce a Silla una dittatura per un tempo indeterminato. Alla fine Silla abdica e si ritira a vita privata e scrive le sue memorie. Egli si presentava come “prediletto di Venere”
RIFORME DI SILLA
RAFFORZO’ L’AUTORITA’ DEL SENATO: se da un lato aveva fatto prescrivere alcuni senatori a lui ostili, dal’altro lato decise di aumentare il numero da 300 a 600; DIMEZZA IL POTERE DEI CAVALIERI: li estromette dai tribunali permanenti. Infatti Silla è a favore dei senatori; chi era stato tribuno della plebe non poteva ricoprire altre cariche; istituisce una regolamentazione molto rigida di successione alle magistrature. Silla cerca di evitare le carriere molto veloci regolamentando l’ordine delle carriere e l’età minima. Questori non prima dei 30 anni; edili non prima dei 36 anni; pretori non prima dei 39 anni, consoli non prima dei 42 anni.
CATILINA
Lucio Sergio Catilina apparteneva ad una famiglia aristocratica decaduta ed era stato seguace di Silla durante la guerra civile. Aveva cercato più volte di diventare console con l’appoggio dei popolari, incontrando l’opposizione del Senato che diffidava della sua ambizione, delle sue manovre e dei suoi debiti. Nel 63 a.C. fallito un ultimo tentativo di ottenere la nomina per vie legali, con un programma che prevedeva una riforma agraria (legge del tribuno della plebe Servilio Rufo) e la cancellazione dei debiti. Catilina progettò una cospirazione che prevedeva un’insurrezione armata contro il governo. Il console Cicerone nel 63 a.C. scoprì la congiura e attaccò Catilina in senato, costringendolo a fuggire in Etruria e venne disfatto a Fiesole in Tessaglia. In seguito Cicerone venne accusato dal tribuno Clodio Pulcro per quella condanna senza appello. In un 1° momento Cicerone fu costretto ad anadare in
esilio e in un 2° momento gli furono confiscati i beni. Nel 57 a..C. venne richiamato dal console Lentulo e dai tribuni Milone e Sestio per organizzare bande anti-clodiane.
POMPEO MAGNO: GENERALE E POLITICO DELLA REPUBLICA ROMANA
Così nel 75 a..C. a Pompeo venne affidato il comando militare illimitato maggiore in virtù del quale gli venne data carta bianca per la Spagna. Pompeo annientò Sartorio. Pompeo fu un grande condottiero quando si trattò di sedare la rivolta degli schiavi guidati da Spartaco. Pompeo nel 70 si presenta con Crasso al consolato e la loro prima intenzione fu quella di demolire le leggi silliane che ripristinano i diritti dei tribuni della plebe, ripristinano le distribuzioni di grano, i cavalieri riacquistano il loro ruolo all’interno dei tribunali.
La LEX GABINA conferì a Pompeo l’imperium infinitum su tutto il Mediterraneo e riuscì ad eliminare la pirateria. LEX MANILIA gli conferì l’imperum illimitato per combattere Mitridate VI e riconquistare e riorganizzare l’intero Mediterraneo Orientale. Prima di rientrare a Roma licenzia il suo esercito per evitare le sensazioni di voler fare guerra a Roma
Riuscì a sconfiggere anche Mitridate e il Ponto divenne provincia romana. Conquistò la Siria (provincia romana) e Gerusalemme, quasi tutto l’Oriente.
I TRIUMVIRATO
Fu un accordo segreto tra Cesare, Pompeo e Crasso nel 60 a.C. Da questo accordo avrebbero ottenuto: CESARE: consolato per l’anno 99 e il comando della Gallia
POMPEO: Cesare avrebbe varato legge agrarie a favore dei veterani di Pompeo CRASSO: appalto delle imposte
Durante il consolato in Gallia, Cesare sconfisse gli Elvezi e gli Svevi e in 2 anni riuscì ad occupare l’intera Gallia fino al Reno. La LEX VATINIA attribuì a Cesare per 5 anni il proconsolato della Gallia Cisalpina con 3 legioni e il proconsolato della Gallia Transalpina con 1 legione
Nel 56 a.C. nell’incontro di Lucca venne rinnovato l’accordo tra i 3: CESARE: proconsolato venne promulgato per altri 5 anni POMPEO: per 5 anni il proconsolato in Spagna
CRASSO: comando in Siria. Organizzò una spedizione per conquistare il regno dei Parti. Durante la battaglia di Carre, le legioni romane furono annientate e Crasso venne catturato e ucciso,
Nel 52 a.C. vi fu un insurrezione gallica guidata da Vercingetoringe che proclamò l’indipendenza della Gallia. In un 1° momento Cesare venne sconfitto a Gergovia, in un 2° momento riuscì a bloccare l’avversario ad Alesia il quale venne usato come trionfo di Cesare e barbaramente ucciso. La Gallia nel 51 a.c. divenne provincia romana. Gli accordi del triumvirato avevano messo in luce la crisi delle istituzioni romane. Infatti la carriera politica dipendeva dalle clientele su cui i candidati potevano contare, dal denaro usato per la propaganda e corruzione. Dopo la morte di Crasso, Pompeo si trovò a fronteggiare da solo Cesare che aveva conquistato prestigio in Gallia. Anche il senato era preoccupato di ciò e cercò di togliergli il comando romano riducendolo a cittadino privato. Il senato elesse Pompeo console senza collega. Cesare giunto al termine del suo mandato avrebbe dovuto abbandonare l’esercito e rientrare a Roma come cittadino privato. Cesare consapevole della sua posizione cercò di trovare un accordo con Pompeo e con i suoi avversari a Roma. Ma il senato ordinò a Cesare di rinunciare al comando ed emanò un senatusconsultum ultimus con il quale affidava a Pompeo la difesa della repubblica. Per tale motivo Cesare varcò con l’esercito il Rubicone, il confine tra Gallia Cisalpina e stato romano. Quando ciò accadde gran parte del senato abbandonò la città e si rifugiò prima a Capua e poi a Brindisi dove Pompeo stava radunando un esercito per passare in Grecia. Pompeo voleva intrappolare Cesare nella penisola costringendolo a combattere su due fronti: in Spagna con sette legioni fedeli e in Oriente con la clientela che Pompeo aveva acquistato nelle spedizioni precedenti che garantivano aiuti militari. Cesare evitò l’accerchiamento, in Spagna sconfisse le truppe di Pompeo. Cesare rientrato a Roma venne a conoscenza che Pompeo stava riunendo truppe in Oriente. Allora si recò a Farsalo dove vinse. Pompeo cercò rifugio in Egitto ma venne tradito dal re il quale sperava un riconoscimento da Cesare. Ciò non avvenne perché lo fece uccidere e fece riconoscere come unica e legittima erede al trono, Cleopatra. Successivamente in Africa e in Spagna eliminò i militari pompeiani con una spedizione. Cesare quando torna da Zela costruisce la propria immagine di signore assoluto e si fa nominare dittatore per un anno. L’anno successivo si fa nominare dittatore per 10 anni. Quando nel 44 a.C. si fa nominare dittatore a vita, cominciò ad assumere un determinato comportamento, portava una corona, vestiva color porpora e fece costruire una statua nel campidoglio accanto ai sette re leggendari di Roma. Quando diventa dittatore fa una serie di riforme: concede il perdono agli esuli politici, concede la cittadinanza romana ai transpadani; aumenta il numero dei senatori da 600 a 900, il numero dei questori da 20 a 40, il numero degli edili da 4 a 6, il numero dei pretori da 8 a 16; distribuzione gratuita del grano a 150mila cittadini romani; calendario in 365 giorni alternato da anni ordinari e bisestili e si fa
aiutare da un astronomo alessandrino. A causa dell’eccessiva concentrazione di potere, alle idi (15) di marzo dell’anno 44 a.C. un gruppo di congiurati lo trafisse con 25 pugnalate e tra questi vi erano: Gaio Cassio Longino, Marco Giulio Bruto, Decimo Bruto forse figlio illegittimo di Cesare. I cesaricidi erano convinti che in questo modo ritornasse il regime repubblicano e decisero di fare un accordo con i cesariani i quali erano sotto la guida di Marco Antonio: i cesariani non dovevano vendicarsi e in cambio sarebbe stato ritenuto valido il testamento di Cesare che talaltro lasciava come suo erede un nipote adottivo, Gaio Ottavio.
SECONDO TRIUMVIRATO
OTTAVIANO per sottolineare la discendenza dal dittatore aveva assunto il nome di Gaio Giulio Cesare Ottaviano. Intanto Antonio che aveva assunto la guida dei seguaci di Cesare e del movimento popolare pretese il governo della Gallia Cisalpina che era stato assegnato da Cesare a Decimo Bruto. Decimo Bruto rifiutò di cedere la provincia nel frattempo Cicerone accusò Antonio di congiurare contro lo stato. Il senato pensò che fosse giunto il momento di liberarsi di Marco Antonio e inviò l’esercito in soccorso di Decimo Bruto. Lo scontro avvenne a Modena dove Antonio venne sconfitto. Antonio si unì a Lepido. Ottaviano marciò su Roma e ottenuto il consolato proclamò pubblica vendetta sugli assassini di Cesare. Il senato sperava di poter ricostruire la repubblica sfruttando la rivalità degli eredi di Cesare e contava sull’appoggio militare di Ottaviano ma questi con un voltafaccia strinse una alleanza con Antonio e Lepido. Il secondo triumvirato è un atto pubblico ratificato da una legge dello stato, che prevedeva che i triumviri governassero la repubblica per 5 anni. Vennero pubblicate le liste di proscrizione in cui c’era anche Cicerone e vennero confiscati terre e beni all’aristocrazia senatoria ostile ai cesariani. Nel frattempo Bruto e Cassio con l’approvazione del senato raccolsero un esercito in Grecia e in Siria, preparandosi a resistere ai cesariani. Lo scontro avvenne a Filippi in Macedonia dove vennero sconfitti dagli eserciti di Antonio e Ottaviano. Lepido ottenne il governo dell’Africa; Antonio le Gallie e le province orientali; Ottaviano ottenne Spagna e Italia. Il patto che univa i tre rischiò di rompersi quando Lucio, fratello di Antonio, fu il capo di una rivolta dei proprietari terrieri che temevano la confisca delle terre a favore dei veterani di Ottaviano. Lucio e i ribelli vennero sconfitti. Ottaviano sconfisse a Nauloco la flotta di Sesto Pompeo che praticava la pirateria come forma di opposizione armata ai cesariani, rendendo incerti i rifornimenti di grano e provocando tumulti popolari a Roma. Dopo aver eliminato tutti gli avversari Ottaviano emarginò Lepido, dandogli solo la carica di Pontefice Massimo. Antonio nel frattempo strinse con Cleopatra una alleanza politica e militare e nonostante fosse sposato con la sorella di Ottaviano, sposa Cleopatra dando vita ad una dinastia romano-egizia che mirava al governo dell’intero Oriente ellenistico. Organizzò una spedizione contro i Parti ma fallì e conquistò solo l’Armenia e attribuì le province asiatiche ai tre figli avuti da Cleopatra. Il comportamento di Antonio suscitò scandalo a Roma perché si pensava che potesse creare un impero orientale indipendente. Ciò venne sfruttato dalla propaganda di Ottaviano che lo dipinse come un uomo ambizioso con tendenze monarchiche capace di preferire l’Egitto e l’oriente a Roma e conquistò così l’appoggio delle città principali. La guerra venne dichiarata a Cleopatra. Antonio venne sconfitto ad Azio e seguì Cleopatra in Egitto. Dopo aver tentato di resistere all’esercito di Ottaviano, i due si tolsero la vita. Di conseguenza Ottaviano rimase l’unico signore di Roma.
Dal II sec a.C. i romani impararono a distinguere la costituzione in 3 tipi: monarchia, oligarchia e democrazia. Fu il greco Polibio, che conosceva dall’interno i meccanismi della res publica ad applicarlo a Roma. Polibio nel VI libro delle sue “Storie” racconta l’interesse dei greci a conoscere la forma di governo romano per capire il motivo della sua enorme espansione. Polibio definì quella romana una COSTITUZIONE MISTA ovvero il risultato dell’unione delle 3 forme di potere e da ciò faceva derivare la superiorità romana. Si deve sottolineare come la diversità d’intenti nel narrare la realtà politica di Roma, possa condizionare i contenuti. Va quindi fatta una distinzione tra Polibio e Cicerone.
POLIBIO: il suo intento è politico. Individua 3 parti in tutte le costituzioni così suddivise:
In un 2° momento Polibio cambia metodo d’analisi perché compara il regime di Roma con quella di Cartagine affermando che: a Roma decide il Senato, quindi il potere è ai migliori e per questo motivo Roma è all’apice; invece a Cartagine decide il popolo, quindi il potere è ai molti e per questo motivo Cartagiine è in decadimento. Questo giudizio sembra contraddire con il precedente perché attribuisce funzione deliberativa al Senato e non al popolo, e questo accade perché cambia il suo livello d’analisi: guarda ai contenuti e nota che spesso il popolo veniva chiamato per confermare le scelte già prese dal senato.
CICERONE: il suo intento è ideologico. Egli propone un modello d’azione aristocratico.
Le caratteristiche comuni della magistratura sono: onorietà, elettorato passivo, insegne, elettività, temporaneità, interregno, proroga, responsabilità, pluriresponsabilità, auspicia.
Le principali cariche della magistratura sono: dittatori, consoli, pretori, censori, edili e questori.
Le assemblee popolari legittime romane sono: contio, comitum ,comitia curiata, comitia calata, comitia centuriata. LE FONTI SULL’Età IMPERIALE (I-II d.C)
FONTI LETTERARIE
Strabone: scrive in greco Geografia in 17 libri. Età tiberiana,legato e condizionato dal potere. Nato in Asia Minore, estrazione elevata ed ebbe successo alle biblioteche del luogo. Viaggiò e raccolse testimonianze.
Tacito: (metà I d.C.-II d.C.) scrive: Vita di Agricola, governatore della Britannia; Germania; Storie; Annali, dalla morte di Augusto a quella di Nerone e sono molto lacunosi.
Flavio Giuseppe: (I d.C.) scrive in greco la Guerra Giudaica in 7 libri: tratta della storia degli Ebrei e dell’opposizione a Roma dal 166 a.C. alla conquista di Gerusalemme nel 70 a.C Infatti sotto i Flavi vi fu una spedizione contro Gerusalemme. Flavio Giuseppe fu un difensore e venne deportato a Roma. Entrò nella corte dei Flavi e scrisse la Guerra Giudaica. Alla fine si rassegnò ed entrò a far parte della società romana.
Sventonio: scrive la Vita dei 12 Cesari, da Cesare a Domiziano. Precedentemente era stato considerato più un biografo che uno storiografo. Successivamente è stato rivalutato.
Plinio il Giovane: scrive Epistolario a Traiano in cui gli chiede come comportarsi con i cristiani e Panegyricus per l’imperatore. Fu governatore della Bitinia. Fu nipote di Plinio il Vecchio.
Cassio Dione: (160 d.C.-235 d.C.) scrive la storia romana ma è molto lacunosa. Non è del tutto originale la sua opera, perché non ci è pervenuta tutta e perché fu ricostruita da chi l’aveva precedentemente letta.
Erudiano: (175 d.C.-250 d.C.)scrive la storia degli imperatori romani dal 180 al 238 d.C.
Historia Augusta: comprende 39 biografie da Adriano al 285 con un interruzione da 244 al 259. Sarebbero state scritte da 6 autori tra la fine del III e l’inizio del IV. In realtà è opera di un solo scrittore della fine del IV d.C. o del V d.C.
FONTI EPIGRAFICHE
Res Gestae Divi Augusti: racconta le imprese del divino Augusto. Testamento politico di Augusto. Autobiografia incisa sulle pietre fatta affiggere in varie città dell’Impero, nella quale il Principe ripercorre le tappe della sua vita.
Tavola di Lione: discorso pronunciato da Claudio nel 48 d.C. in senato a favore dell’ammissione nello stesso senato di alcuni illustri abitanti della Gallia. Lione: località della Gallia.
Tabula Hebana: iscrizione su supporto metallico. Heba→ Etruria meridionale.
Lex De Imperio Vespasiani: decreto del senato che elenca tutti i poteri e le prerogative del Senato. Tabula di Veleia: documenta le Istituzuiones Alimentariae di Traiano. Veleia: vicino Piacenza.
FONTI NUMISMATICHE
La moneta ha 2 facce: DRITTO: rappresenta l’effige del sovrano con la sua titolatura e ROVESCIO: 1 concetto o idea o dio o provincia o monumento. La moneta andava nelle mani di tutti e anche l’analfabeta avrebbe riconosciuto la moneta. Nell’età imperiale la moneta non è della repubblica ma dell’imperatore.
FONTI PAPIROLOGICHE
Provengono sia dall’Egitto che da Ercolano e da Dura Europos (parte orientale dell’impero). Sono scritte in greco, latino e aramaico.
FONTI ARCHEOLOGICHE
Colonna di Marco Aurelio; Archi di Trionfo FONTI SUBACQUE
Importanti per capire le rotte delle navi. Es: Bronzi di Riace.
GENNAIO 27 a. C. : davanti al senato Ottaviano “restituisce” la res publica al senato e al popolo romano. Conserva il consolato che riveste in quell’anno e che ha già rivestito l’anno precedente. 16 GENNAIO 27 a .C. : ottiene il comando delle truppe e della gestione di una parte delle province per 10 anni. Gli viene attribuito il nome Augustus 23 a. C. : Augusto
depone il consolato e gli viene attribuito un imperium maius rispetto agli altri e senza limiti territoriali. 19 a.C. : gli viene attribuita la cura legum et morum e la potestas censoria per 5 anni. 12 a.
esercitava il potere valendosi di un IMPERIUM e di una POTESTAS. Egli aveva poteri magistrali nonostante non fosse tecnicamente un magistrato e senza i vincoli che erano stati caratteristici della magistratura a Roma: TEMPORANEITà ed EFFICACE COLLEGIALITà. Egli aveva sempre un di più di auctoritas rispetto ai colleghi delle singole magistrature. Il nuovo regime era organizzato in città (al centro vi è la comunità, il corpo civico) e in stato (vi è un monarca e gli abitanti sono sudditi e non cittadini).
NUOVA PROCEDURA PER L’ELEZIONE DI CONSOLI E PRETORI
Il voto dei comizi veniva preceduto oltre che dalla COMMENDATIO anche dalla DESTINATIO. Per quanto riguarda la destinatio, i candidati da far votare dovevano corrispondere al numero dei posti da coprire. Vi erano 10 centurie composte da senatori e da cavalieri. Questi venivano ripartiti nelle centurie attraverso il sorteggio. (Di questo non ne sono sicura: queste 10 centurie furono istituite per onorare la memoria dei nipoti di Augusto). Ai senatori più fedeli vennero affidati importanti compiti di governo, tra i quali dovevano rendere conto non più al senato ma a Augusto. IL PRINICIPE E ROMA
Nella città di Roma, Augusto diede avvio a una nuova riorganizzazione amministrativa. Mentre in età repubblicana gli incarichi pubblici erano affidati a magistrati eletti, che restavano in carica per un tempo limitato e non ricevevano alcun ricompenso, invece con Augusto molti compiti furono svolti da funzionari che agivano su incarico del Principe e dietro retribuzione.
Le difficoltà del reperimento e del trasporto dei beni alimentari fu risolto con la creazione della PREFETTURA DELL’ANNONA. Il problema idrico, invece, venne risolto con la costruzione di nuovi acquedotti e con la riorganizzazione del servizio di manutenzione affidata a dei tecnici. Per mantenere l’ordine pubblico e garantire la manutenzione di strade, templi, edifici pubblici vi era la PREFETTURA URBANA.
Poi vi era la PREFETTURA DEI VIGILI che aveva il compito di spegnere gli incendi e di controllare, durante la notte, le strade della città.
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE
Augusto delegò l’amministrazione delle province nel seguente modo: PROVINCAE CESARIS:
PROVINCAE POPULI
ROMANIZZAZIONE
Le colonie rappresentano uno degli strumenti più efficaci di omogeneizzazione delle istituzioni locali, della vita associata, della diffusione della lingua latina e della cultura metropolitana.
FISCALITA’
Accanto all’AERARIUM tradizionale, in cui vi erano i redditi del popolo romano e le imposte riscosse nelle province del popolo, Augusto introdusse una cassa centrale, il FISCUS CESARIS: in cui vi era il reddito del principe e i tributi delle province imperiali. La gestione del fiscus era affidata ai servi e ai liberti dell’imperatore, in quanto vi erano entrate di natura privata.
Augusto creò anche l’AERARIUM MILITARE per i compensi da dare ai veterani. Compensi che gravavano sulle imposte dei cittadini romani. Furono introdotte nuove imposte :
In conseguenza del ristabilimento della pace, Augusto, diminuì le legioni, la durata del servizio fu elevata a 2 anni e fu concesso un congedo in denaro fornito dall’aerarium militare
I GRUPPI DIRIGENTI
Si creò una gerarchia di funzionari:
ESERCIZIO DELLE MAGISTRATURE REPUBBLICANE ESRECIZIO DELLA PRETURA
ESERCIZO DEL CONSOLATO
SENATORE che veniva investito dal governatore di una provincia del popolus o del principes EQUITES
Oltre ad essere appaltatori, uomini di affari e ad occuparsi dalla gestione economico-finanziaria dell’impero, adesso si occupavano ai mansioni giuridiche dopo che fu introdotto il sistema delle quaestiones.
DINAMICA SOCIALE
La peculiarità del fenomeno della schiavitù a Roma era nel fatto che era sempre più comune che un padrone liberasse il proprio schiavo: bastava pagare il 5% del valore dello schiavo, e una volta liberi, questi divenivano cittadini romani e ciò comportò l’aumento della migrazione che portò al cambiamento della composizione etnica della società romana e ciò poteva comportare l’estinzione delle famiglie d’elite.
Augusto allora provvide con delle leggi:
LEX IULIA: puniva l’adulterio promuovendo la moralità delle famiglie e pone vincoli matrimoniale tra gli ordines. Incentiva a fare figli.
LEX PAPIA POPPAEA: nella successione testamentaria penalizzava i celibi e anche i coniugi privi di figli. LA SUCCESSIONE
Il successore designato veniva adottato come figlio dell’imperatore e avrebbe ricevuto quelle prerogative che lo stesso Augusto aveva ricevuto. Vi furono diverse fasi e momenti perché i successori che di volta in volta venivano scelti non riuscivano a sopravvivere. Infine venne adottato Tiberio, figlio di Druso e marito di Giulia, unica figlia di Augusto.
Augusto morì nel 14 d.C. durante un viaggio in Campania, a Nola. 11.DA TIBERIO ALLA FINE DELLA DINASTIA GIULIO-CLAUDIA TIBERIO
Tiberio regnò dal 14 al 37 d.C.
Rifiutò ogni tipo di carica religiosa accettando solo quelle costituzionali: TRIBUNICIA POTESTAS, IMPERIUM PROCONSOLARE.
Quando Tiberio salì al potere, le legioni di Pannoia e di Germania reclamavano l’aumento del soldo militare e migliori condizioni di vita. Tale ribellione venne domata da Druso e Germanico. Tiberio affidò a Germanico le province orientali, perché i Parti avevano cacciato dall’Armenia il re designato dai Romani. Inoltre gli venne attribuito un IMPERIUM MAIUS e gli venne affiancato Pisone. Germanico riuscì a porre nuovamente sul trono un re filo romano. Successivamente Germanico morì e Pisone venne accusato di averlo avvelenato e venne processato dal senato. Pisone si uccise prima della sentenza.
Tiberio si recò a Capri e lasciò la gestione dell’impero a Seiano. Durante la sua assenza Seiano avviò processi di lesa maestà contro nobili e senatori, accusati di offese alla dignità e alla sicurezza del principe. Tiberio spinto dai suoi familiari fece incarcerare e giustiziare Seiano.
Nella sua azione di governo, Tiberio, si rivelò un buon amministratore ma i limiti posti dalle spese, lo esposero all’accusa di avarizia.
Nel 33 d .C. scoppiò una crisi del credito a Roma in quanto venne messa in vigore una legge di Cesare dittatore che imponeva un limite d’interesse sui prestiti. Quindi molti creditori fecero restituire le somme prestate e ciò comportò la vendita di terreni a prezzi bassi e la rovina di molti. La crisi si risolse quando Tiberio mise a disposizione di banche pubbliche una cospicua somma di denaro da prestare, senza interessi, ai debitori.
CALIGOLA
Alla morte di Tiberio successe, Gaio Cesare, soprannominato Caligola.
Caligola non era stato adottato da Tiberio, ma era stato nominato da lui erede privato assieme a Tiberio Gemello. Iniziò così la successione privata. La pressione esercita sulla plebe fece in modo che i plebei fossero conferiti solo a Caligola. Per tale motivo il senato annullò il testamento e Tiberio Gemello venne eliminato.
Presto Caligola cominciò a dare segni di squilibrio, dovuti ai frequenti matrimoni tra consanguinei.
Caligola invertì la politica di Tiberio in quanto spese in pochissimo tempo tutto il denaro proveniente dall’oculata gestione finanziaria di Tiberio. Le continue spese richiedevano nuove entrate che Caligola ottenne moltiplicando i
processi di lesa maestà e confische dei beni conto l’aristocrazia e il ceto equestre. Caligola terrorizzò il senato, la plebe e i pretoriani con assurde pretese. Nel gennaio del 41 d.C. fu ucciso in una congiura.
CLAUDIO
Claudio, zio di Caligola, uomo anziano che non mostrava alcun interesse per il potere.
Creò una nuova burocrazia: pur garantendo molte prerogative al senato, egli affidò ai liberti imperiali la gestione delle segreterie centrali, le quali si occuparono degli aspetti finanziari e amministrativi dell’impero. Questo destò lo scandalo del senato dato che negli anni di Tiberio era stata emanata una legge che impediva ai liberti di coprire cariche pubbliche.
Fece costruire un porto artificiale per risolvere i problemi di approvvigionamento, ma non si rivelò una soluzione definitiva a causa di problemi tecnici. Risolse il problema dell’approvvigionamento idrico per Roma con la costruzione di un acquedotto. Fa generose concessioni della cittadinanza per l’integrazione. Tra il 43 e il 44 conquista la Britannia (1° annessione di una regione al di là dell’Oceano) e creò nuove province tra cui la Mauretania.
Gli intrighi di corte segnarono la fine di Claudio. Fu probabilmente la 4° moglie Agrippina ad avvelenare l’imperatore nel 54, dopo averlo convinto a nominare erede Lucio Domizio Enoarbo (Nerone), figlio 17enne di un precedente matrimonio di Agrippina. Costei era la bisnipote di Augusto.
NERONE (54-68 d.C)
Inizialmente il giovane Nerone, consigliato dal prefetto del pretorio Afranio Burro e dal filosofo Seneca, suo precettore, parve seriamente intenzionato a seguire una politica di rispetto verso il senato. Il primo periodo fu di splendore, finché Nerone s’innamorò di Poppea Sabina scontrandosi con il dissenso della madre, la quale non voleva farlo divorziare da Ottavia. Nerone, allora, uccise la madre, Burro e Ottavia (dopo aver divorziato) e sposò Poppea. Successivamente venne scoperta una congiura contro Nerone.
Nerone era interessato alle gare sportive e artistiche e soprattutto voleva vincerle, per tale motivo si recò in Grecia. Questa sua passione lo sollecitò a creare dei giochi d’impronta ellenistica, i NEROIA. Quest’ultimi si svolgevano ogni 5 anni e i senatori dovevano partecipare.
Nel 58 propose al senato di voler abolire le IMPOSTE INDIRETTE, le quali venivano prelevate nel momento dello scambio delle merci e incidevano sul prezzo delle merci stesse, aumentandolo. Lo scopo di Nerone era di stimolare gli scambi commerciali favorendo i commercianti, ma diminuendo le entrate della cassa del senato. La decisione creò fortissime proteste tanto che il principe dovette ritirare il suo progetto. Nel 64 fa la riforma monetaria. La carenza di fondi lo spinse ad accentuare la pressione fiscale e a moltiplicare le confische per lesa maestà. Sempre nel 64 vi fu un incendio che accentuò la spesa pubblica. L’incendio distrusse gran parte dei quartieri centrali di Roma consentendo a Nerone la costruzione di un enorme residenza imperiale: la Domus Aurea. Per tale motivo si sparse la voce che fosse stato Nerone stesso a provocare l’incendio. Nerone per liberarsi di tali sospetti accusò i cristiani e ne conseguì la I° PERSECUZIONE CRISTIANA.
Nel 68 le legioni della Gallia, della Spagna Tarraconese e della Lusitania si sollevarono contro Nerone.
Nerone venne dichiarato “nemico pubblico” dal senato, abbandonato anche dai pretoriani, Nerone cercò rifugio fuori Roma, dove si fece uccidere da un liberto. Dopo la sua morte il senato condannò Nerone alla DAMNATIO MEMORIAE (condanna alla memoria): un provvedimento gravissimo che imponeva di cancellare ogni atto e ricordo dell’imperatore.
La morte di Nerone aprì una fase di acuta instabilità politica e militare, poiché varie legioni provinciali acclamarono imperatore il proprio comandante e cercarono d’imporlo con le armi. La lotta per potere fu tra Galba, Vitellio e Vespasiano.
Galba venne ucciso. L’esercito di Vitellio prevalse su quello di Ottone e quest’ultimo si suicidò. Nel frattempo emergeva una nuova figura quella di Vespasiano. Le truppe di Vespasiano entrarono in Italia e si scontrarono con le truppe di Vitello, quest’ultime vennero schiacciate.
VESPASIANO
non si fa riferimento a Caligola e Nerone perché non degni. Questa legge venne fatta quando Vespasiano ancore non aveva raggiunto Roma.
L’imperatore può:
TITO
Nel 79 d.C. Tito succede al padre Vespasiano ripristinando per breve tempo la successione dinastica. Governerà per 3 anni. Il padre gli affidò la PREFECTURA AL PRETORIO: assegnata abitualmente a una classe equestre. Quest’ultima si sentì onorata che il figlio dell’Imperatore occupasse tale posto.
Il senato apprezzava l’opera di Tito soprattutto quando questo s’innamorò di Bernice (principessa giudaica). I Romani in lei vedevano una nuova Cleopatra e Tito considerando il suo dovere rinunciò al suo amore.
Quando vi fu l’eruzione del Vesuvio, Tito nominò una commissione di Curatores Restituendae Campanie scelti fra gli ex consoli, in modo che avvenisse la ricostruzione.
DOMIZIANO (81-96 d.C)
A Tito successe Domiziano nell’anno 81. Il suo regnò fu l’opposto del fratello. Oltre alle cariche costituzionali, rivendicò anche quelle religiose facendo ritorno all’autarchia. Egli voleva essere considerato DOMINUS et DEUS (Signore e Dio). Raddoppiò lo stipendio ai militari e aumentò gli spettacoli che erano diminuiti in età Flavia per attenuare il malcontento. Guidò inoltre personalmente numerose battaglie finchè non ricevette una sconfitta in Dacia (I Romani dovettero pagare un sussidio ai Daci).
I cristiani e il senato (pur essendo pagano) si allearono in una congiura che portò all’uccisione di Domiziano. NERVA
Dopo la morte di Domiziano, il senato nominò come suo successore Marco Cocceio Nerva, un senatore anziano. Venne così nuovamente interrotta la continuità dinastica però con l’assenza di guerre civili. In poche parole Nerva serviva solo per perdere tempo, per scegliere un imperatore più duraturo.
Nerva alleggerì le tasse e ridusse le spese. Venne soppressa l’imposta speciale che pagavano gli Ebrei. Per evitare una nuova lotta civile per la successione alla sua morte, adottò Traiano che lo affiancò nella gestione dell’Impero.
TRAIANO
Traiano era un senatore della Spagna e di famiglia italica. La scelta di un principe di origine provinciale fu la più importante innovazione introdotta da Nerva. Molte famiglie dell’antica nobilitas si erano estinte e nel senato sedeva da tempo una nuova aristocrazia proveniente dalle province o dalle carriere imperiali.
Quando Nerva morì, Traiano decise di trattenersi per qualche tempo in Germania. Traiano si dedicò all’ampliamento territoriale dell’impero. Tra il 101 il 106 con una serie di campagne militari varcò il Danubio e sconfisse ripetutamente i Daci, creando una nuova provincia romana, la Dacia.
Traiano celebrò a Roma il trionfo con giochi e spettacoli gladiatori. Per celebrare la sua vittoria venne eretta la Colonna Traiana in cui è narrata l’impresa attraverso bassorilievi. La conclusione vittoriosa del conflitto con la Dacia permise di risolvere finanziari dell’impero. Roma s’impossessò di bottino soprattutto costituito da oro e argento. La creazione della provincia permise lo sfruttamento delle risorse minerarie (miniere d’oro). Crebbe così l’emissione di moneta aurea.
Vennero costruite diverse opere: Foro di Traiano, Colonna, Basilica, Mercati Traianei.
Inoltre Traiano fa dei prestiti alle persone indebitate e con i soldi scaturiti dagli interesse crea le prime forme di assistenza sociale: ALIMENTA: cassa per sostenere i fanciulli/e poveri fino a età adulta. Questo programma era rivolto solo all’Italia. Quest’attenzione per l’Italia si manifestò anche nelle opere pubbliche. Inoltre chi voleva ricoprire una magistratura a Roma e entrare in senato doveva investire una parte dei propri patrimoni in terreni in Italia, in modo che considerassero Roma e l’Italia la loro patria.
Nel 105 conquistò il Regno nabateo che venne trasformato nella provincia d’Arabia. L’Armenia, stato cuscinetto tra Roma e Partia, venne trasformata in provincia. Conquistò la capitale del regno partico: Ctesifonte.
Vennero create 2 nuove province la Mesopotamia e l’Assiria e vista l’impossibilità di controllare queste province la loro gestione dovette essere affidata a re clienti, tra i quali i re dei Parti.
Sulla religione abbiamo un importante testimonianza di lettere scambiate tra Plinio Il Giovane e Traiano. Plinio Il Giovane si rendeva conto che i cristiani che venivano accusati non avevano compiuto reati gravi, per questo motivo gli dà la possibilità di essere liberati se avessero fatto un sacrificio agli dei, altrimenti sarebbero stati condannati a morte. Non essendo convinto di ciò Plinio Il Giovane chiese consiglio a Traiano, il quale gli risponde che era stato bravo e che doveva continuare così perché i cristiani non andavano ricercati o perseguitati, ma nel caso in cui fossero stati denunciati e non facessero il sacrificio agli dei, dovevano essere condannati. Vi è una sorta di politica di tolleranza.
Alla fine Traiano, malato dovette ritornare dal fronte e in punto di morte nomina suo erede Adriano. ADRIANO
Adriano, cugino di Traiano e suo successore, rinunciò alla politica espansionistica perché non vi era la possibilità di mantenere le conquiste orientali. Quindi abbandonò le nuove province conquistate da Traiano e potenziò i confini. In Britannia fece costruire un nuovo limes fortificato: il VALLO DI ADRIANO, un largo fossato, che separava la linea di frontiera dal territorio provinciale.
Garantì un migliore status giuridico e migliori condizioni di vita ai militari. Incentivò il reclutamento legionario nelle stesse aree dove le legioni servivano e al momento del reclutamento ricevevano la cittadinanza romana.
Anche se Adriano non intraprese attività belliche, dovette affrontare una nuova e violenta rivolta ebraica che lo costrinse ad intervenire militarmente in Oriente. La repressione romana fu durissima e costò migliaia di morti. A causare la rivolta fu il progetto della creazione, a Gerusalemme, di un tempio di Giove sul sito del tempio degli Ebrei. Vennero distrutti molti villaggi e agli Ebrei venne vietato avvicinarsi a Gerusalemme. Tuttavia Adriano fu molto popolare tra i provinciali e ciò viene testimoniato dai suoi numerosi viaggi. Adriano fu l’artefice del BOOM EDILIZIO che avvenne sia a Roma che nelle province. Costruì nuove città e molte opere pubbliche. A Tivoli fece costruire la Villa Adriana la quale custodiva importante opere artistiche. Fece costruire la cupola del Pantheon. Tutto ciò lo potè realizzare grazie a fondi provenienti dalla precedente conquista della Dacia.
Adriano incentivò l’agricoltura stabilendo privilegi per chi avesse deciso di coltivare terreni incolti o da dissodare in Africa. Infatti Roma, in larga misura, era approvvigionata con grano e olio proveniente dai latifondi imperiali africani. Proseguì l’opera di Domiziano di sostituire i liberti imperiali con funzionari tratti dall’ordine equestre.
Fa una revisione dell’Editto Perpetuo, il quale conteneva norme a cui dovevano rifarsi i pretori.
Per rendere più facile l’amministrazione della giustizia in Italia, dipesa finora dai magistrati di Roma, vennero creati 4 distretti giudiziari affidati ai consolari. Adriano adottò Antonino Pio.
ANTONINO PIO (138-168 d.C.)
Chiamato Pio per il rispetto verso la religione e per la venerazione verso il padre adottivo Adriano. Al contrario di Adriano non si spostò da Roma, e il fatto che non si ricordino eventi importanti durante il suo regno è la prova della serenità che lo contraddistinse. Si dedicò poco alla costruzione di opere pubbliche e contenne la spesa pubblica.
Per arginare la pressione delle tribù settentrionali fece costruire in Britannica una nuova linea fortificata a nord del vallo di Adriano: VALLO DI ANTONINO. Adottò Marco Aurelio e Lucio Vero.
Il secolo degli Antonimi viene considerato quello della massima fioritura della civiltà cittadina del mondo antico: il “secolo d’oro” dell’impero.
Ciò che differenzia l’impero romano da altri imperi è il venir meno la differenza tra conquistatori e conquistati, tra un centro dominante e una periferia subalterna. Quest’ultimo punto si è verificato soprattutto nell’età degli Antonini soprattutto sul piano economico, etnico-sociale, linguistico-culturale e tutto questo grazie al sistema politico- amministrativo, ovvero con la costruzione di strutture uniformi: ORGANIZZAZIONE PROVINCIALE e URBANIZZAZIONE.
CRESCITA ECONOMICA NELL’ITALIA
La prosperità economica dipendeva dall’agricoltura. Per questo motivo i possidenti, ed anche il principe, che era il più grande proprietario dell’impero, cercavano di ottenere la maggiore produzione possibile dalle loro terre con il lavoro dei contadini, liberi o schiavi.
CRESCITA ECONOMICA DELLE PROVINCE
Con la fine delle conquiste venne abbandonato lo sfruttamento delle province. Mentre Roma godeva del privilegio dell’immunità fiscale, in Italia non si pagava né l’imposta fondiaria né l’imposta personale cui erano soggette le popolazioni provinciali.
L’esistenza di un grande impero che si estendeva attorno al Mediterraneo incentivò il commercio tra le varie regioni e integrò le economie locali. A Roma e in Italia la domanda di beni era più forte e i prezzi e la enumerazione del lavoro erano più alti. Quindi conveniva produrre fuori d’Italia e vendere prezzi maggiori a Roma e in Italia tutte quelle merci che si potevano produrre comunque in Italia. Anche lo sviluppo economico delle province permetteva uno sviluppo dell’urbanizzazione.
EQUILIBRI ETNICI E SOCIALI
Ciò che distinse l’impero romano dagli altri imperi fu il fatto che le province siano andate sempre più ad identificarsi con l’Italia e quindi con i loro conquistatori (età Antonina è dove si realizza meglio questo equilibrio tra centro e periferia)
Con l’arrivo di nuovi schiavi in Italia, soprattutto dall’Oriente, non ci furono problemi d’integrazione perché a Roma non esisteva razzismo. Piuttosto la loro integrazione portò alla formazione di diverse politiche culturali. Nel processo di integrazione, un ruolo essenziale fu svolto dagli eserciti, che stazionavano nelle province, i quali inizialmente erano italici, e che furono il più potente veicolo di romanizzazione.
Più importante fu l’integrazione delle classi dirigenti dell’impero: all’ascesa sociale dell’elites delle città provinciali contribuì l’ascesa economica delle province.
Furono proprio questi gradini della gerarchia a diventare il limite dell’integrazione. Paradossalmente, il ceto che aveva maggiori possibilità per un’ascesa sociale era quello dei liberti soprattutto se avevano ricevuto in eredità i beni del loro ex padroni. Infatti questi si trovarono in possesso di beni impensati per i poveri nati liberi, ed inoltre i liberti,i quali non avevano le costrizioni ideologiche dei liberi ricchi, erano più in grado di arricchirsi.
La discriminazione tra ricchi e poveri venne ad aggravarsi quando il giudizio dei reati più gravi venne affidato alle questiones, le quali cominciarono a discriminare la gravità delle pene in base alla personalità dell’imputato. Ben presto questo si trasformò in discriminazione sociale: agli HOSTERIOS (appartenenti ai ceti più alti) spesso venivano annullate le pene, oppure in caso fosse condannato a morte veniva ucciso con l’impiccagione e non con la crocifissione o l’esposizione alle belve feroci; agli HUMILIORES (appartenenti ai ceti più bassi) non avveniva nulla di quanto detto prima.
DUPLICITA’ LINGUISTICA
La molteplicità culturale a Roma portò problemi nel campo linguistico. Infatti l’integrazione non avvenne del tutto sul piano della lingua. Si creò il fenomeno del bilinguismo:in Occidente la lingua era il Latino; in Oriente la lingua era il Greco. Entrambe erano considerate lingue ufficiali.
Questo fenomeno ritardò l’integrazione dei ceti più alti della Grecia con quelli Romani, perché: GRECI: ritenevano Roma superiore militarmente ma inferiore per civiltà e cultura
ROMANI: disprezzavano la debolezza dei Greci ma furono affascinati dalla loro cultura
Le altre culture non riuscirono a restare intatte, ma determinarono le differenze regionali nell’impero. La cultura della lingua greca divenne un requisito essenziale per far parte della buona società.
AMMINISTRAZIONE
L’apparato amministrativo romano era molto rudimentale perché pochi erano i compiti dell’impero viste le scarse possibilità economiche e la lentezza della trasmissione delle informazioni. Infatti l’impero si preoccupa della difesa dell’ordine pubblico, del campo giuridico. Per il resto se ne occupavano le amministrazioni cittadine. Da qui su comprende perché l’apparato amministrativo dell’impero era così rudimentale: per svolgere quei pochi compiti
bastava quella struttura che era nata per gestire gli affari privati del princeps. Di conseguenza, visto il rapporto quasi privato con il princeps, portava all’utilizzo, anche per ruoli di gran rilievo, di schiavi imperiali e liberti, ma anche di cavalieri con il nome di procuratores (in età repubblicana erano agenti privati, persone che curano interesse di altre persone). In questo modo i costi erano molti ridotti, tranne per i cavalieri che ricevevano stipendi molto alti.
Le conseguenza negative di ciò furono che il reclutamento e l’avanzamento di carriera, avveniva non in base alle competenze o all’anzianità ma dal princeps (raccomandazioni). Comunque non per questo il sistema amministrativo era inefficiente. Come già detto, gran parte del lavoro era svolto dalle amministrazioni cittadine, attraverso le quali gli abitanti potevano far sentire la loro voce e potevano veder soddisfatte le loro richieste. La vita nelle diverse città non era differente, infatti godevano degli stessi servizi.
In particolare le mansioni erano così distribuite: PROCURATORES: cavalieri con funzioni dirigenziali FAMILIA CAESARIS: schiavi e liberti con mansioni esecutive
Infine non va sottovalutato il contributo dei ricchi che, per obbligo sociale, dovevano costruire edifici pubblici, templi, offrire banchetti pubblici, distribuire grano in caso di carestia, ecc. per allentare la tensione nella città.
INTELLETTUALI
L’adesione all’impero si manifesta anche nell’Oriente. I Greci avevano accettato la supremazia dell’impero romano con la convinzione che l’impero era romano di nome, ma greco di civiltà.
In questo periodo la figura dell’intellettuale è quella del retore-filosofo che vuole promuovere la rinascita classicista della letteratura greca e l’oratoria. Infatti è proprio grazie all’oratoria che il retore svolgeva il compito di promulgare il consenso (per l’optimus princeps).
Il dissenso nei confronti dell’impero romano, veniva invece dai giudei, i quali denunciavano l’impero di basarsi sulla violenza e sopraffazione. Questo dissenso era dimostrato attraverso il distacco e l’individualità causato dalla perdita del patriottismo locale.
FORME DELLA SPIRITUALITA’ PAGANA
La religione romana aveva un carattere prevalentemente sociale e politico: la pace degli dei garantiva la fortuna di Roma e si realizzava quando il cittadino uniformava il proprio comportamento ai valori della pietas ( rispetto per gli dei, rispetto per i genitori, fedeltà verso lo Stato) e della fides ( fedeltà verso le divinità e rispetto dei riti).
I romani furono sempre aperti e tolleranti in tema di religione. Il politeismo tradizionale favorì l’integrazione di nuove divinità e l’importazione di culti stranieri a Roma. Nell’età augustea si promosse il culto dell’imperatore morto e divinizzato attraverso una deliberazione del senato e con il consenso del suo successore. Questo non significò il declino degli dei tradizionali: se un tempio veniva rimedicato all’imperatore, la divinità precedente non veniva rimossa.
Iniziarono ad esserci anche concezioni monoteistiche. Il monoteismo implicava la trasformazione degli dei pagani in demoni, esseri intermediari tra Dio e l’uomo. Per spiegare il male nel mondo vennero divisi in buoni e cattivi. Quelli cattivi venivano tenuti lontani dall’uomo attraverso pratiche esorcistiche.
CULTO DI MITRA
Dava ai fedeli la speranza di una vita nell’oltretomba, assicurava la cancellazione delle colpe attraverso le pratiche di purificazione, prometteva una resurrezione nel momento in cui il Bene trionfava sul Male.
Negli ultimi 2 secoli dell’età repubblicana, Roma si era enormemente arricchita: entravano enormi quantità di schiavi, metalli preziosi, opere d’arte, tributi.
L’economia in Italia era cresciuta notevolmente con aziende coltivate intensamente, mentre nel centro su era diffuso l’allevamento favorito dalla disponibilità di schiavi pastori. Inoltre la popolazione era enormemente aumentata.
Paradossalmente, il momento più alto dello sfruttamento imperialistico si ebbe quando l’Italia cominciò ad esportare i suoi prodotti nelle province. Quando finirono le conquiste, le forme più estreme di sfruttamento vengono abbandonate nelle province. Comunque Roma rimaneva privilegiata anche in Italia: godeva dell’immunità fiscale.
Le province si distinguevano in:
Paradossalmente, l’egemonia di Roma sulle provincia comporta l’arricchimento delle province a discapito dell’Italia.
Un elemento che differenzia la crescita delle province con quelle dell’Italia è che in Italia c’erano gli schiavi che permettevano di disporre di un’unità produttiva a costi minimi; mentre nelle province questo lavoro era svolto dai liberti. Inoltre, come testimonia Plinio il Giovane, era molto in Italia l’affitto agrario.
ECONOMIA ROMANA IN ETA’ IMPERIALE: PRIMITIVISTI E MODERNISTI
Riguardo l’economia romana in età imperiale vi sono 2 diverse teorie:
Sono state riscontrate analogie tra l’economia romana e le altre economie dell’età preindustriale:
Le caratteristiche principali dell’economia imperiale sono:
PRODUZIONE E PROGRESSO TECNICO
IMMOBILISMO: la presenza degli schiavi non ha incentivato scoperte scientifiche. Nel campo agricolo è stata utilizzata solo la tecnica della rotazione biennale
OGGI: innovazioni documentate dall’archeologia e dalla letteratura e dagli scritti degli agronomi. LA VILLA
L’organizzazione della produzione si basava sulle ville che erano fattorie centrali dove c’era sia la lussuosa residenza dei proprietari, sia l’ergastula cioè gli alloggi degli schiavi che lavoravano in questa villa, con attorno i terreni da coltivare. Nella villa si producevano vari prodotti agricoli per sfamare i lavoratori ed erano specializzate nella produzione di un solo prodotto che sarebbe stato commercializzato.
Il CONTADINAME LIBERO era costituito da piccoli proprietari e affittuari, che per poter pagare il canone dell’affitto, il COLUNUS (tarda età repubblicana: l’affittuario di un terreno agricolo) vendeva in parte i prodotti del suo podere.
Lo sfruttamento degli schiavi per la produzione era un elemento peculiare nell’economia romana, ma era usato solo in particolari zone. Infatti nelle province la maggior parte del lavoro veniva svolto dai liberti. Per es. in Egitto la schiavitù era servitù domestica, mentre il grosso della forza-lavoro nella campagna era rappresentata dai liberti.
A giudicare dalla documentazione epigrafica, soprattutto delle iscrizioni funerarie in alcune aree urbane il numero dei liberti sarebbe stato elevatissimo e avrebbe superato addirittura quello degli indigeni.
Quando finirono le grandi conquiste di Roma, man mano diminuì anche l’uso del lavoro degli schiavi.
È difficile rilevare la rilevanza nelle manifatture dell’economia romana sia perché le fonti non si occupano molto delle attività commerciali sia perché i resti archeologici che ci sono pervenuti riguardano solo le manifatture meno deperibili, e di conseguenza la distanza temporale influenza notevolmente le nostre valutazioni.
Comunque la circolazione di merci doveva essere ampia soprattutto a Roma. Infatti il grano necessario a Roma, proveniva in gran parte dalle province, mentre i suoi consumi erano garantiti dalle produzioni italiche, in rapporto ai differenti costi di trasporto e deperibilità dei prodotti.
SCAMBI
Gli scambi dell’impero romano inizialmente riguardavano solo brevi distanze, poi si ampliarono fino ad arrivare a livello intermediterraneo. Per molto tempo si è pensato a Roma come una città consumatrice, teoria rafforzata dall’atteggiamento dei ceti ricchi che preferivano accontentarsi di un reddito minore ma sicuro dato dallo sfruttamento della terra piuttosto che correre il rischio di aprire un attività commerciale, anche perché era diffuso trai i ricchi il pensiero che era disonorevole intraprendere attività che comportassero un loro diretto coinvolgimento. Il problema poi si risolverà con l’arrivo di agenti di solito schiavi o liberti che facevano da intermediari, oppure con il prestito ad interesse esercitato da banchieri di professione.
Oggi, invece, la concezione consumistica di Roma è stata rivisitata, pur riconoscendo l’attività fondiaria come la più usata.
“STATO” E MERCATO
Sui rapporti tra “Stato” e mercato ci sono teorie opposte. Sappiamo per certo che lo “Stato” doveva preoccuparsi di rifornire adeguatamente e regolarmente le città di alimenti.
Per quanto riguarda gli scambi, lo “Stato”, interveniva solo indirettamente in quanto i costi di transizione diminuirono notevolmente con la formazione di un’organizzazione politica unitaria nel mediterraneo: soppressione della pirateria da parte di Pompeo, regolamentazione del mercato, affermazione di un sistema monetario comune.
POLITICA MONETARIA
La produzione di monete era monopolio dello “Stato” (uno dei pochissimi casi), quindi lo “Stato” doveva garantire il peso, la purezza e quindi il valore della moneta. In questo modo lo “Stato” aveva anche la possibilità di manipolare la moneta (riduzione del peso e/o del contenuto di metallo) senza far maturare il suo prezzo. L’emissione di una tale moneta era possibile grazie ad una legge introdotta da Silla che stabiliva che fosse reato non accettare una moneta con sopra il volto dell’imperatore. Inizialmente la produzione si moneta aveva lo scopo di far fronte alle spese e soprattutto a quelle militari, e non d’influenzare l’andamento economico dell’impero.
C’è chi ha affermato che l’insufficienza economica dell’impero romano fosse dovuta all’insufficienza della moneta in circolazione mentre altri sostengono che il numero di monete bastasse all’economia di quei tempi, considerato che c’erano altre forme di credito. Naturalmente vi era l’acquisizione di enormi bottini e la presa di possesso di nuove aree minerarie che determinavano un’accrescersi delle possibilità di coniazione e dunque di utilizzazione del nuovo numerario per ampliare la spesa pubblica.
Il problema era che la maggior parte della spesa avveniva dove c’erano eserciti e a Roma, luoghi quindi dove si formava una concentrazione di una certa moneta che di conseguenza era meno presente in altri luoghi.
FISCALITA’
Il problema venne risolto con la fiscalità: la moneta concentrata nel Limes e in Italia era quella con la quale le province pagavano i tributi. Era ovvio che si dovesse procedere a riesportare queste monete nelle province in modo che si potessero pagare i tributi, e per tale motivo vi fu incremento degli scambi. Ma la spesa pubblica e i tributi erano diversi da regione a regione, per questo l’impatto politico del sistema unitario era stato diverso nelle varie aree. Comunque è stato valutato che il livello della traslazione fosse basso. Questo fatto unito alla sempre più usuale pratica di imporre il tributo in denaro e non più in natura contribuì a migliorare la quantità e la qualità della produzione perché:
L’imperatore Pertinace adoperò la leva fiscale per ottenere gli stessi effetti dando in uso i terreni non coltivati a chi volesse intraprendere la coltivazione e su questi terreni vi era l’immunità dal tributo per 10 anni.
Infine l’ultimo modo attraverso il quale lo “Stato” interveniva nel mercato era lo sfruttamento della proprietà fondiaria imperiale. Questo sfruttamento era basato sui contadini che coltivavano la terra e sui ricchi locali che attraverso affitti, si assumevano la responsabilità di pagare le rendite al fisco attraverso le quote pagate dai contadini.
In questo modo:
MARCO AURELIO E LUCIO VERO: GUERRA E PESTILENZA
Come previsto il successore di Antonino fu Marco Aurelio che però durante i primi anni governò assieme al fratello Lucio Vero.
Volgese III, sovrano partico, approfittò della morte dell’imperatore per invadere l’Armenia. Tale attività bellica venne affidata a Lucio Vero, il quale condusse con successo le diverse spedizioni. Però il vaiolo, una malattia infettiva, colpì le truppe che avevano partecipato alla spedizione, le quali diffusero la malattia nell’impero. Quest’epidemia si rivelò disastrosa e durò per circa 25 anni.
L’epidemia causò lo sconvolgimento della linea difensiva data la mancanza dei soldati. Di ciò se ne approfittarono i popoli germanici che sfondarono il limes e invasero i territori provinciali. Nel frattempo Lucio Vero morì. I Barbari invasero l’Italia settentrionale e assediarono l’Aquileia (città più popolosa importante dal punto di vista strategico e logistico per i collegamenti con il limes.
L’epidemia ridusse drasticamente la popolazione causando l’impossibilità dei contribuenti di pagare le imposte. Infatti l’autorità imperiale fu costretta a fare un condono cosa che gravò sulle finanza statale. Ne seguì : riduzione di spese, vendita di beni imperiali, manipolazione monetaria.
COMMODO
Marco, morto di pestilenza, lasciò come erede Comodo. Il principio dell’adozione del migliore fu abbandonato per la prima volta dopo tanti anni. Per prima cosa conclude la battaglia con i barbari.
Probabilmente, come Nerone, Comodo cercò di instaurare una forma di monarchia divina, presentandosi come ”L’Ercole Romano”, figlio di Giove. La sua politica, che suscito forti opposizioni fu stroncata da una congiura di Palazzo.
PERTINACE
Dopo Comodo, nel 193 fu eletto imperatore Pertinace, un vecchio senatore di umili origini, ma con grande esperienza militare. Il suo intento era risanare le finanza statali e incentivare la produzione agricola, ma venne ucciso dopo 3 mesi.
GUERRA CIVILE
Il successore di Pertinace fu DIDIO GIULIANO, anche lui un anziano senatore che fu riconosciuto dal senato ma non dalle legioni. Si ripetè la situazione della guerra del 68-69 in cui le truppe acclamavano i propri comandanti. Tra i contendenti vi erano
Settimio si accordò con Albino designandolo come suo successore, ed in seguito marciò verso Roma dove il Senato aveva già condannato a morte Giuliano, il quale governò meno di Pertinace.
Arrivato a Roma Settimio si sbarazzò delle coorti pretorie, che vennero sciolte e ricostruite con i suoi legionari.
Nella primavera del 194 Settimio sconfigge Nigro e suoi seguaci vennero condannati a morte. Successivamente durante una breve campagna orientale, Settimio, sconfigge Albino, il quale si uccise.
La parte del senato e delle classi dirigenti delle province occidentali che avevano parteggiato per Albino venne punita e i loro beni vennero confiscati dal fisco imperiale.
Settimio iniziò la DINASTIA SEVERIANA e ribadì il principio dinastico, nominando successore il figlio Caracolla. Settimio si autoadotta nella famiglia degli Antonini.
Fa una campagna orientale e conquista Ctesifonte (capitale partica che fruttò un enorme bottino e alleviò in parte i problemi finanziari) e crea la provincia di Mesopotamia che viene affidata ad un cavaliere con il titolo di prefetto, e i prefetti tratti dall’ordine equestre furono posti a capo delle 3 legioni. Si verifica un incremento delle proprietà imperiali con la conseguente creazione di un dipartimento autonomo, la RES PRIVATA che si affianca al PATRIMONIUM. L’imperatore adesso controlla anche le associazioni di mestieri, i COLEEGIA.
D’ora in poi divenne chiaro che l’imperatore per mantenere il suo potere dovesse occuparsi dei soldati, per questo motivo aumentò gli stipendi e gli consentì di sposarsi legittimamente, abolizione delle ritenute. Settimio introdusse l’ANNONA MILITARIS la quale era un imposta fondiaria aggiuntiva, gravante anche sui territori che avevano goduto dell’immunità come l’Italia. Essa consisteva nell’intensificarsi delle requisizioni in natura, ovvero requisizioni per approvvigionare l’esercito.
Questa serie di provvedimenti portò una ripresa economica seguita da un drastico svilimento della moneta d’argento che arrivò a contenere 50% argento e 50% bronzo.
Dopo aver fatto le sue conquiste e averle organizzate, Settimio distribuì un congiuro con l’oro del bottino di Ctesifonte ai militari e alla plebe urbana.
Infine Settimio fu costretto a riprendere una politica espansiva in Britannia, la quale stava subendo delle scorrerie dalla popolazione della Scozia. Ma Settimio morì e i suoi intenti vennero abbandonati. Sul letto di morte disse ai propri figli di arricchire e di non preoccuparsi d’altro. I suoi successori furono i 2 figli Geta e Caracolla, il quale fa uccidere il fratello fra le braccia della madre.
CARACALLA
Era un soprannome datogli perché indossava una sorte di mantello con un capello incorporato. Il suo vero nome era Antonino.
Regnò per 6 anni. Desideroso di consolidare il suo potere con grandi successi militari, preparò una grande spedizione militare contro i Parti (in Partia vi era un conflitto interno tra Volgese e il fratello Artabano). La guerra tra Romani e Parti riprese dopo che Artabano negò all’imperatore dei Romani la mano della figlia. Scopo dell’imperatore era di unire attraverso un vincolo dinastico i 2 grandi imperi. Ma improvvisamente Caracolla, fu assassinato nel 217 da un gruppo di ufficiali.
Il capo dei congiurati, il prefetto del pretorio Macrino fu proclamato imperatore nel 217.
L’editto più famoso di Caracolla fu la Constitutio Antoniana, con la quale nel 212 fu concesso il diritto di cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero.
MACRINO
Sale al potere nel 217 e muore nel 218. Egli non era un senatore e per questo non andò d’accordo con il senato. Abbandonò la politica a favore dei soldati, i quali nominarono imperatore Avito Bassiniano: Eliogabalo.
ELIOGABALO (218)
Era un nipote della sorella della moglie di Severio. Il suo nome deriva dal dio del quale era sacerdote. Anche il suo regno durò poco. Infatti la sua estraneità alla tradizione romana e per il suo scarso rispetto, provenendo egli da una cultura orientale e le sue sfrenatezze sessuali, portarono alla sua eliminazione nel 222
ALESSANDRO SEVERO
Dopo gli ultimi 2 imperatori negativi, successe al trono il cugino di Eliogabalo nel 222 con il nome di Alessandro Severo. Egli sarà ricordato come u imperatore mite, preoccupato di non pesare troppo sulle tasche del popolo e rispettoso del senato. Durante il suo regno, i Sasinidi, una nuova dinastia persiana, approfittando della dissoluzione del potere degli Arsicidi, fondarono sul territorio dell’impero partico, un nuovo impero persiano, minacciando anche l’impero romano. I persiani attaccarono l’Armenia e invasero la Cappadocia, la Mesopotamia e la Siria ( attaccarono il limes orientale dell’impero). Alessandro rispose alle offese dei persiani riportando però numerose sconfitte che lo resero impopolare tra i soldati. In seguito la ripresa del contrattacco fu interrotta da nuove invasioni germaniche sul fronte renano e danubiano. Alessandro venne assassinato nel 235 e ciò comportò la fine della dinastia Severiana. POTERE IMPERIALE IN ETA’ SEVERIANA
I 2 cugini Eliogabalo e Alessandro erano accomunati da diverse cose:
In questo periodo hanno un ruolo importante le donne, infatti Giulia Domna e sua sorella assunsero il titolo di MATER CASTRORUM ET SENATUS.
Un ruolo importante lo hanno anche i giuristi in quanto membri del concilium principis. Quest’ultimo Alessandro lo trasformò in un organo che doveva rappresentare gli ordini dei cavalieri e del senato.
LA CONSTITUTIO ANTONINIANA
Nel 212 Caracalla concesse il diritto di cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero. Tale concessione ebbe alcune conseguenze importanti:
MASSIMINO E I GIORDANI
Successore di Alessandro Severo fu Massimino, il quale venne proclamato imperatore dalle truppe. Era un cavaliere. Massimino fu il 1° barbaro romanizzato a diventare imperatore e fu anche il 1° imperatore che durante il suo governo (235-238) non mise piede a Roma.
Massimino fu un imperatore militare che privilegiava i soldati per questo le elite delle città e del popolo gli furono ostili. Le rivolte non tardarono a venire. Ne partì una dall’Africa da parte dei coloni dei latifondi privati per spodestare Massimino e per proclamare imperatore Giordano, proconsole dell’Africa, che associò al potere il figlio e il senato lo riconobbe
La rivolta però fu domata dalle truppe di Massimo che uccisero il figlio di Giordano e quest’ultimo si suicidò.
A questo punto il senato nominò un collegio di 20 consolari per provvedere alla res publica e tra questi Pupieno e Balbino vennero nominato Augusti (imperatori).
Su pressione della plebe di Roma, Giordano III (nipote di Giordano I) venne nominato Cesare. Nel frattempo Massimino scese in Italia, ma mentre tentava di prendere l’Aquileia, venne ucciso daa soldati della legione partica. Presto i 2 imperatori eletti dal senato s’innemicarono i pretoriani. I pretoriani li uccisero e acclamarono Giordano III GIORDANO III
Nel 238, l’imperatore è Giordano III. Egli era molto giovane, ma stavolta per lui non c’erano le donne della Domus Augusta a consigliarlo, ma Timisiteo ( suocero e prefetto al pretorio).
Giordano III continuò l’offensiva in Oriente contro i persiani ( che erano arrivati in Siria) nel tentativo di riprendersi la Mesopotamia. Come sappiamo dalle RES GESTAE DIVI SAPORIS, Giordano III morì in battaglia e così Roma fu costretta a ritirarsi nel 244.
Come suo successore venne nominato Filippo, il quale aveva sostituito Timisiteo nella carica di prefetto al pretorio. FILIPPO E DECIO
Filippo fece pace con Shahpur (persiani) pagando loro una somma. In seguito andò a Roma per mantenere dei buoni rapporti con il senato in modo da poter legittimare il proprio potere. Suo figlio venne fatto Cesare.
Decio venne eletto capo dalle truppe e dalle stesse si fece eleggere imperatore e uccise Filippo nel 249.
In Europa le tribù dei Goti cominciarono a spostarsi verso sud in direzione del Mar Nero. Decio morì combattendo contro i Goti
SUCCESSORI DI DECIO
Dopo Decio ci fu Treboniano Gallo il quale si associò il figlio Volusiano e adottò Ostiliano (figlio di Decio). Allo stesso tempo le truppe elessero Emiliano che era il governatore della Mesa Inferiore. Si ebbe un conflitto civile e Gallo e Volusiano vennero sconfitti. Emiliano durò poco perché venne ucciso dalle truppe di Valeriano. Il senato nominò Gallieno (figlio di Valeriano) Cesare.
VALERIANO E GALLIENO
Da 250 al 270 vi fu un periodo di grande crisi: guerre, difficoltà politiche ed economiche e la peste. La guerra procedeva su 2 fronti:
Gallieno costituisce un esercito di manovra dando un ruolo cruciale alla cavalleria, la quale era stanziata alle spalle della prima linea di difesa in modo da poter piombare rapidamente sugli invasori. Ne conseguirono alcuni successi:
Gallieno rinunciò a liberare il padre, perché nel frattempo emergevano una serie di usurpatori sia in Oriente che in Occidente.
Nacquero 2 entità differenti nel centro dell’impero e in un 1° momento Gallieno le dovette tollerare:
Comunque a Gallieno si debbono alcune riforme amministrative e militari che concedono ai cavalieri importanti comandi militari, escludendo così il senato dal predominio politico ( cosa già iniziata da Settimio Severo).
TRACOLLO DEL SISTEMA MONETARIO
Durante il regno di Gallieno, ci fu un crollo monetario dovuto all’impossibilità di far fronte alle spese accresciute e all’impossibilità di riscuotere regolarmente le imposte.
L’antininano, la moneta di Cavalla, che non era più stata coniata, era rimasto l’unico nominale argenteo a essere emesso. Tale moneta venne talmente svilita che arrivò a contenere solo il 2%-3% d’argento.
ALTRE CRISI
Diminuiscono i lavoratori agricoli e di conseguenza aumenta il loro costo che grava sui proprietari terrieri. Inoltre vi era la pressione esercitata sulle masse contadine e ciò causò molte ribellioni.
RELIGIONE
La religione divenne sempre più un fatto individuale, emotivo. Si affermarono le figure dei Santi e dei taumaturghi pagani del passato di cui si raccontavano i miracoli.
Vi è la diffusione del cristianesimo, rafforzata dall’organizzazione ecclesiastica. A Roma si afferma la supremazia del Vescovo. Tale organizzazione era economicamente importante infatti vi erano delle banche cristiane che svolgevano attività di deposito e prestito, i cui profitti erano destinati ad opere di carità.
CLAUDIO II
Alla morte di Gallieno, successe Claudio II detto il gotico. Fu il 1° di una serie di soldati il lirici che cercarono di risanare l’impero partendo dal piano militare.
Egli combatté in Gallia e contro i Goti, i quali vennero sconfitti. Egli morì successivamente a causa della peste. AURELIANO
Successore di Claudio II fu Aureliano, un generali il lirico che salì al trono nel 270. Egli avviò una ripresa dell’impero e ristabilì l’unità con 2 spedizioni:
Dovette abbandonare la Dacia perché era impossibile da difendere.
Dopo una rivolta dei monetari a Roma, Aureliano fece una RIFORMA MONETARIA sostituendo la vecchia moneta con una di qualità migliore.
Ristabilì l’interesse dell’impero verso Roma costruendo delle mura difensiva e procedendo con la distribuzione gratuita, per risanare la crisi, del pane e carne di maiale.
Fece erigere il Tempio del Sole per instaurare una nuova religione imperiale con l’adorazione del dio Sole. Aureliano venne ucciso nel 275 da una congiura.
IMPERATORI SUCCESSIVI
Quando Aureliano venne ucciso, i Franchi e gli Alemanni dilagarono in tutto il territorio della Gallia sino ai Pirenei.
FONTI SULL’ETA’ IMPERIALE (III-V d.C.) FONTI LETTERARIE
DIOCLEZIANO E LA TETRARCHIA
Nel 284 salì al potere Diocleziano, ultimo imperatore il lirico, il quale si sbarazzò di Carino e dopo poco nominò Massimiano prima Cesare e poi Augusto e gli venne affidata la gestione dell’Occidente. In questo modo il sistema di governo era DIARCHICO.
Successivamente nel 293 nominò Cesari: Costanzo Cloro e Massimino Galerio, formando una TETRARCHIA (governo di 4), tale esigenza nasce dal tentativo di evitare lotte dinastiche per la successione.
Il sistema tetrarchico doveva funzionare così: gli Augusti (collegio superiore) nominano i 2 Cesari (collegio minore). Gli Augusti dovevano volontariamente abdicare e nel momento in cui cessavano la carica i Cesari diventavano Augusti e così gli ex Cesari nominavano i nuovi Cesari.
Questo sistema non durò a lungo perché vi erano troppi interessi dinastici.
I rapporti fra i tetrarchi vennero rafforzati dai vincoli matrimoniali: Galerio sposò la figlia di Diocleziano e Costanzo la figlia di Massimiano.
L’impero fu diviso in 4 aree:
Le nuove residenza imperiali furono 4:
La tetrarchia si rivelò molto efficace. Furono ripresi gli scontri con l’Oriente e nel 298 con la pace di Nisibi, Roma inglobò l’Alta Mesopotamia e L’Armenia. Inoltre soffocò rivolte in Britannia e in Egitto.
RELIGIONE
Uno dei cambiamenti di questo governo fu la formazione dell’idea del sovrano collegato al divino. Infatti Diocleziano e Massimiano si fecero chiamare Giovio ed Erculeo con riferimento a Giove ed Ercole. Vi era l’obbligo di trattare gli imperatori come semi-divinità ad esempio salutandoli con l’Adoratio (inchinandosi e baciando il bordo della loro veste) e tutti dovevano mostrarsi in atto di obbedienza verso loro.
FISCALITA’
L’aumento dei soldati richiedeva grosse spese. Fu così necessaria una Riforma Fiscale in modo da poter aumentare le entrate, anche perché dopo le lotte del III sec, la popolazione era diminuita e di conseguenza anche la produzione agricola. Era difficile anche mantenere ad un giusto livello le 2 imposte principali:
Le province vennero divise in territori più piccoli, da 50 divennero 100. vennero separati i poteri: quello civile venne dato ai governatori, quello militare ai duces. Questa divisine di potere venne fatta per evitare un potere eccessivo nelle mani di una sola persona, in modo da evitare pericolose ambizioni.
I governatori delle province erano reclutati dall’ordine del senato ed equestre.
Non vi era più distinzione tre province del populus e province imperiali e la denominazione dei loro governatori era in base al rango: PROCONSOLI: Africa, Asia, Acacia e poi vi erano i Consolari, Correttori e Praesides.
Le province a loro volta vennero raggruppate in 12 diocesi, a capo delle quali vi erano i Vicari tratti dall’ordine equestre. Questi dovevano amministrare la giustizia e riscuotere le tasse.
La moltiplicazione delle province e la creazione delle diocesi incrementò il numero dei burocrati aggravando i costi dell’organizzazione imperiale.
RIFORME ECONOMICHE
Il governo tetrarchico decise di rimediare con ulteriori riforme monetarie. Viene emessa una nuova moneta cercando di ricreare quella fatta da Nerone. La vecchia moneta argentea è accompagnata da altra con la funzione di spiccioli. Talle riforma non fu in grado di abbassare i prezzi e così fecero coniare monete che contenevano quantità minore di argento. Ciò non servì e venne fatta una 2° riforma in cui venne fatto un editto dei prezzi in modo da congelarli, minacciando chi avrebbe venduto/comprato a prezzi superiori. Il calmiere comportò la sparizione delle merci che misero al mercato a prezzi più alti di quelli stabiliti dall’editto. Il governo tetrarchico non aveva a disposizione un apparato coercitivo idoneo per impedire la speculazione e molto probabilmente l’editto venne abbandonato.
PERSECUZIONE CRISTIANA
Nel 303 e 304 vennero fatti degli editti contro i cristiani che comportavano: la consegna dei libri sacri, divieto di riunione dei cristiani, obbligo di fare sacrifici agli dei. Le conseguenze delle persecuzioni furono differenti nelle aree controllate dai singoli tetrarchi. Molto probabilmente Cloro fu moderato. Lo scopo era quello di rafforzare il tradizionalismo dell’ideologia imperiale con il suo cerimoniale (adoratio dell’imperatore).
Inoltre vi era il timore che il cristianesimo si diffondesse nell’esercito e che quindi rappresentasse una minaccia al rigore della disciplina militare, in quanto vi era un’incompatibilità totale tra fede e vita violenta dei militari.
DISSOLUZIONE DELL’ORDINAMENTO TETRARCHICO
Nel 305 i 2 Augusti, sotto spinta di Diocleziano abdicarono . Cloro e Galerio divennero Augusti e nominarono Cesari Massimino e Severo.
Però Massenzio (figlio di Massiminiano) e Costantino (figlio di Cloro) aspiravano a diventare imperatori. Quando Costanzo Cloro morì, durante una campagna contro i Pitti, i suoi soldati acclamarono il figlio Costantino imperatore, coerentemente al principio dinastico e gli venne affidato l’Occidente.
Galerio però nominò Augusto:Severo e Cesare:Costantino.
Intanto Massenzio si era autoproclamato imperatore a Roma e Augusto. Severo intervenne ma venne ucciso. Galerio minacciò d’intervenire contro Massenzio e il padre Massimiano il quale chiese aiuto a Costantino.
Massimiano e Costantino sigillarono l’accordo con un matrimonio. Massimiano entrò in conflitto con il figlio e Massimiano e Costantino si nominarono Augusti.
Nel 308 in un convegno a Carnuntum in cui intervenne anche Diocleziano cercando di riformare la tetrarchia venne nominato Augusto: Licinio e Cesari: Costantino (in Occidente) e Massimino (in Oriente).
Massimiano per la 2° volta si ritirò dal potere e Massenzio rimaneva padrone dell’Italia Costantino uccise Massimino e venne proclamato Augusto assieme a Massimino Daia. Così vi erano 3 Augusti:
Licino e Costantino si allearono e alla morte di Massino rimasero solo 2 Augusti Licino (in Oriente) e Costantino (in Occidente)
CRISTIANESIMO E IMPERO
Vi sono diverse tesi sul perché Costantino abbia aderito al Cristianesimo:
Nonostante fosse divenuto cristiano, per ragioni di convenienza politica, non assunse un atteggiamento di ostilità nei confronti del culto imperiale. A proposito di ciò un documento ritrovato in Umbria, testimonia che Costantino assieme ai figli, dettarono le direttive per l’esecuzione dei ludi scenici e gladiatori e inoltre permise che le città di Hispellum venisse chiamata Flavia Costans, con all’interno un tempio dedicato alla gens Flavia (famiglia imperiale). Le tappe per l’affermazione del Cristianesimo furono:
Nel 314 iniziarono i primi scontri tra Costantino e Licinio.
Al Concilio di Nicea (325) partecipa anche Costantino. In tale Concilio vi erano delle controversie tra Ariani e Atasiani. I primi affermavano l’interiorità del Figlio rispetto al Padre mentre i secondi affermano l’uguaglianza dei 2. Tale Concilio si concluse con la condanna delle teorie ariane.
LA NUOVA ROMA E IL NUOVO IMPERO
Durante il impero Costantino fu creata una nuova Roma destinata ad essere la 2° capitale dell’impero. La sua posizione fu decisa dalla vittoria contro Licinio a Bisanzio. Questa divenne la città di Costantino, organizzata sul modello di Roma.
Bisanzio venne divisa in 14 regioni, gli abitanti avevano gli stessi privilegi di Roma, ad esempio distribuzione gratuita di pane anche per incentivare l’immigrazione in questa città che divenne popolata da ricchi proprietari terrieri. Venne creato il senato, anche se non era ricco e dignitoso come quello romano. Fu costruito un palazzo imperiale accanto all’Ippodromo che corrispondeva all’anfiteatro di Roma. Questo era un luogo d’incontro tra imperatore e popolo.
RIORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA
Fu modificata la prefettura al pretorio. Infatti i compiti dei prefetti erano molti aumentati soprattutto in età tetrarchia, tanto che erano diventati i gestori delle finanze e i loro vicari i riscossori dell’annona.
Con Costantino i prefetti erano diventati vicerè che dovevano gestire più diocesi. In questo modo Costantino rispondeva all’esigenza di decentramento.
Inoltre il Consiglio Imperiale fu formato da 4 ministri:
Inoltre si fecero sentire anche le influenze orientali come dimostra per es. il PRAEPOSITUS SACRI CUBICULI che era il capo degli inservienti dell’imperatore. Ruolo che ora comprendeva anche la gestione del palazzo imperiale.
Molto importante è stato il ritrovamento della notizia DIGNITATUM che prevedeva la divisione dei ruoli civili e militari, assieme alle illustrazioni delle insegne delle varie cariche.
RIFORMA DELL’ESERCITO
L’esercito venne diviso in LIMITANEI (l’esercito posto ai confini) e COMITANSES (esercito mobile che venne rafforzato e rappresentava la parte migliore delle armate imperiali).
È da notare che in questo periodo le minacce esterne erano state quasi del tutto risolte. RIFORMA MONETARIA
Costantino per rimediare ai problemi causati dalle passate riforme monetarie, decise di liberalizzare il prezzo dell’oro. Di conseguenza il prezzo dell’oro salì favorendo i ceti più ricchi a sfavore di quelli più poveri. Inoltre egli decise di produrre la moneta aurea che rappresentava appunto la base del nuovo sistema monetario di Costantino. Però come sappiamo dallo scritto De rebus bellicis, il cui autore è anonimo, nonostante vi sia stata una generale ripresa dell’economia monetaria, questa costò la rovina ai ceti più poveri. Le imposte in natura vennero convertite in oro.
Infatti si determinò l’acquisizione del divario tra ricchi e poveri e la formazione di una struttura gerarchica piramidale:
Ciò portò anche all’aumento della corruzione. IL VINCOLO DEI COLONI
I coloni (piccoli contadini affittuari) furono vincolati alla terra nella quale lavoravano e non potevano allontanarsi. Di conseguenza i coloni divennero sempre più una sorta i schiavi.
CAUSA: fu l’esigenza dell’amministrazione imperiale, di garantirsi la presenza dei lavoratori nei fondi, in quanto la condizione dei coloni era ereditaria. In questo modo veniva anche garantito il pagamento dei tributi personali e fondiari.
In realtà questo è quello che avrebbe voluto il governo perché vi erano altri modi per aggirare il problema. CRESCITA DELLA BUROCRAZIA E DELLA CORRUZIONE
La burocrazia imperiale aumentò di numero e i criteri di selezione di questo personale accentuarono i fenomeni di malcostume, si arrivò addirittura a una regolamentazione dell’acquisto delle cariche.
Le opportunità di speculazione per i burocratici e i militari erano legate soprattutto alla riscossione fiscale e all’approvvigionamento delle armate. L’annona militare poteva essere convertita in oro con cui l’intendenza doveva comprare ciò di cui le truppe avevano bisogno. Il problema consisteva nella conversione che veniva stabilita in modo arbitrario a un livello molto elevato. In questo modo i militari così potevano intascare la differenza tra quel che i contribuenti avevano pagato a quel che l’intendenza aveva speso per acquistare le derrate. Questo sistema venne fatto per chi non si potesse procurare facilmente derrate da fornire.
I SUCCESSORI DI AUGUSTO
Quando nel 337 Costantino morì, si ripropose il problema della successione che comportò nuove lotte. Costantino verrà sepolto come 13° apostolo nel Mausoleo a Costantinopoli.
I suoi successori furono i suoi figli e i nipoti:
Dopo 3 anni Costantino II attacca Costante ma venne ucciso e gli lascia la gestione dell’Occidente.
Le difficoltà economiche aggravate dal peso fiscale determinarono una sollevazione militare in Gallia. Costante si uccise e venne proclamato imperatore Magnenzio. Anche altri usurpatori vennero elevati alla porpora in Il lirico e a Roma.
MAGNENZIO
Era un soldato di origine barbarica. Magnenzio riuscì a ottenere il controllo dell’Occidente, finchè Costanzo II nel 353 lo sconfisse, ristabilendo l’unità dell’impero . da questo momento in poi gli eventi di nostra conoscenza sono più dettagliati grazie ai racconti di Ammiano Marcellino. Nel frattempo Costanzo II aveva nominato Cesare: il cugino Gallo.
GALLO
Lo stesso Costanzo II lo dovette deporre e condannare per la violenza con cui aveva condotto alcune rivolte popolari scoppiate per le difficoltà annonarie in Palestina, dove nominò Cesare Giuliano l’altro cugino e gli furono affidate le Gallie più la campagna contro i Franchi ed Alemanni.
COSTANZO II E GIULIANO
Negli anni successivi Costanzo fu impegnato sul fronte danubiano e persiano mentre Giuliano si distinse come ottimo amministratore e generale e riuscì a diminuire le tasse in Gallia sostenendo che non erano necessarie imposte supplementari e non venne concesso alcuna facilitazione per i più ricchi possessori che avevano ottenuto in passato una dilazione che poi si risolveva in un mancato pagamento.
Inoltre Giuliano restituì ai susceptores cittadini il compito di effettuare la riscossione e tentò di risolvere il problema monetario introducendo una moneta di maggiore qualità.
Costanzo II, sospettoso dei successi di Giuliano, gli chiese un contributo di truppe per la campagna persiana, lui aderì, ma le truppe si ribellarono ed elessero Augusto : Giuliano.
Giuliano accettò ma prima chiese l’approvazione di Costanzo II, il quale rifiutò. Allora Giuliano gli mosse contro ma nel 361 Costanzo II morì, prima che avvenisse lo scontro.
GIULIANO
Rimase l’unico imperatore e potè attuare la sua controrivoluzione religiosa. Le fonti primarie di questo periodo sono stati gli scritti di Giuliano stesso. Giuliano si era formato con la letteratura letteraria, artistica e filosofica greca e si pensa che è da questa che provengono le sue ostilità verso il cristianesimo. Egli voleva difendere la tradizione culturale.
Giuliano voleva usare il culto pagano per soppiantare quello cristiano e a questo scopo procedette con:
Comunque il piano di Giuliano fallì per i suoi modi esagerati e soprattutto perché il cristianesimo era troppo diffuso CAMPO FISCALE E AMMINISTRATIVO
Giuliano diminuì le tasse, lottò contro la corruzione, cercò di favorire i ceti più disagiati e aumentò la qualità del personale amministrativo. Affrontò le difficoltà annonarie di Antiochia attraverso l’imposizione di un calmiere del prezzo del frumento, ciò gli suscitò l’ostilità dei proprietari.
CONFLITTO CON L’IMPERO PERSIANO
In seguito Giuliano decise di attaccare i Persiani da Antiochia, vi è l’inizio della ripresa espansionistica che aveva caratterizzato l’impero pagano. Nonostante i numerosi successi, l’esercito persiano era sfuggente e bruciava le terre al loro passaggio, lasciando l’esercito di Giuliano senza approvvigionamenti. Infine durante lo scontro Giuliano fu ucciso da una lancia. In questo modo finì la Dinastia Costantiniana (306-363)
L’ERA DEI VALENTINIANI
Dopo la morte di Giuliano fu eletto imperatore Gioviano il quale era cristiano, concluse un umiliante pace con la Persia concedendogli Nisibi e territori aldilà del Tigri e morì prima di tornare dal fronte.
Successivamente fu eletto imperatore Valentiniano (364-375). Egli era di origine pannonica, governa insieme al fratello Valente e con l’aiuto del figlio Graziano.
I Valentiniano non condividevano il piano religioso di Giuliano, in quanto cristiani, ma condividevano il suo piano militare, amministrativo e fiscale ( per es. per quanto riguarda gli abusi nell’adorazione). Inoltre provvidero ad una ulteriore RIFORMA MONETARIA la quale prevedeva un sistema monetario composto da nominali: aurei, argentei enei. Abbandonano la moneta argentea non pura e con tale riforma riuscirono a fermare l’incremento dei prezzi.
I VALENTINIANI E I GOTI
In seguito i Valente si occupa di contenere i Goti mentre Valentiniano rafforzava il confine del Reno e dell’alto Danubio. Quando quest’ultimo morì le truppe elessero Augusto suo figlio Valentiniano II, il qual aveva 4 anni infatti dietro a lui c’era la madre Giustina.
Nel 377 scoppiò una nuova crisi militare, sul fronte danubiano, perché gli Unni (popolazione dell’Asia centrale) avevano battuto gli Ostrogoti (Goti dell’est) e spinto i Visigoti (Goti del nord) verso il Danubio.
Valente ritenne opportuno accogliere i Goti in Tracia per affidare loro la difesa, ma la popolazione delle province non fu d’accordo così la Tracia fu razziata dai Goti e Valente morì nello scontro di Adrianopoli.
Graziano nominò Teodosio (ufficiale spagnolo) come imperatore, quest’ultimo stipulò un FOEDUS con i Goti (gli fu permesso di stabilirsi nell’Illirico). Nel frattempo Graziano a Roma aveva portato avanti una reazione antipagana Intanto una rivolta in Britannia aveva portato Magno Massimo alla cattura e alla uccisione di Graziano, ed in seguito avanzò verso l’Italia e Milano e Valentiniano II scappò. Fu Teodosio a sconfiggere Magno Massimo.
L’apice della reazione antipagana avvenne con l’ECCIDIO DI TESSALONICA in cui la reazione di Teodosio fu terribile, quando il popolo si riunì nell’Ippodromo per assistere ai giochi, ordinò all’esercito di sterminarli tutti. Questa
sua reazione scaturì dal fatto che un comandante goto aveva arrestato un auriga, che non liberò per farlo partecipare ai giochi dell’ippodromo. La folla si ribellò e il comandante venne ucciso. Quando Ambrogio (vescovo di Milano) lo seppe scomunicò Teodosio e lo ricattò di non ammetterlo a ricevere i sacramenti finchè non si fosse pubblicamente pentito.
Teodosio fu costretto a sottomettersi ad Ambrogio e ciò rappresenta un episodio significativo perché si nota che la Chiesa aveva acquisito un ruolo determinante nei confronti del potere politico quando si metteva in discussione l’impegno religioso degli imperatori.
In seguito la rivolta dei Visigoti fu definitivamente domata dal generale Silicone.
Valentiniano II venne ucciso dal franco Arbogaste che nominò imperatore Eugenio, un cristiano con simpatie pagane.
Teodosio sconfisse Eugenio al Frigido e nominò imperatore Onorio (suo figlio). Teodosio morì nel 395 affidando i suoi figli a silicone (comandante a capo dell’esercito).
Stilicone nei confronti della nobiltà senatoria pagana in Occidente fu più moderato rispetto a Teodosio. Arcadio dimostrava ostilità nei confronti di Stilicone perché era 18enne non accettava la tutela.
Nel frattempo in Oriente era forte la pressione degli Unni che erano penetrati in Tracia e in Asia Minore. Quest’ultimi approfittarono che Teodosio era impegnato nella lotta contro Eugenio.
Alarico alla morte di Teodosio si era ribellato e aveva occupato le diocesi di Macedonia e Tracia. In seguito saccheggiò la Grecia, Stilicone con le truppe orientali venne fermato da Arcadio. Arcadio gli intimò di abbandonare le 2 diocesi e dichiarò nemico pubblico Stilicone. Alarico rimase padrone della Grecia e ottenne il titolo di magister militum per Illyricum.
Nel frattempo in Africa vi era una rivolta guidata da Gildone. Gildone era un principe mauro, non riconosceva l’autorità di Onorio e interruppe il flusso degli approviggionamenti di grano africano a Roma e in Italia.
Stilicone ottenne dalla curia di Roma la dichiarazione di nemico pubblico per Gildone e oppresse la rivolta. Alarico invase l’Italia settentrionale ma venne sconfitto da Stilicone.
Quando Arcadio morì, Onorio manifesto l’intenzione di andare in Oriente dove Teodosio II (figlio di Arcadio) era stato nominato Augusto.
Stilicone dissuase Onorio ma a Pavia vi fu un massacro dei suoi funzionali più fedeli. Quando Stilicone seppe che Onorio non aveva condannato l’accaduto, le truppe federate massacrarono la sua guardia.
Quando Stilicone si rifugiò in una Chiesa a Ravenna, fu fatto uscire con un pretesto e ucciso. LE VITTORIE DI ALARICO
Alarico morirà lo stesso anno ma prima di morire si portò come ostaggi Galla Placida (sorella di Onorio) e Attalo.
Il successore di Alarico fu Ataulfo che si diresse assieme ai suoi Goti verso la Gallliain cui vi era confusione a causa dell’usurpazione di Costantino.
Flavio Costanzo era comandante dell’esercito di Onorio. Ad Ataulfo fu consentito di stabilirsi in aquitania e gli fu promesso un rifornimento annuo di grano africano. L’anno successivo, 414 il rifornimento fu interrotto perché eracliano invase l’Italia ma fu fermato sulla via di Ravenna. In questo modo tra Flavio Costanzo ed Ataulfo crebbe una forte ostilità accresciuta dal fatto che Galla placida non era stata riconsegnata e Flavio Costanzo non la poteva sposare. Poco dopo Ataulfo fu ucciso da una congiura e il suo successore fu Vallia. Vallia fece una patto con Onorio e restituì Galla Placida che si potè sposare con Flavio Costanzo. Poco dopo morì sia Flavio Costanzo che
Onorio. Alla morte di Onorio gli succedette il figlio di Galla Placida e Flavio Costanzo: Valentiniano III che data la sua giovane età fu guidato dalla madre e dal generale Ezio. Durante il regno di Valentiniano III, Cartagine fu conquistata dai vandali i quali si impadronirono anche della Mauretania e Numidia. Valentiniano III stipulò un foedus con Gens Serico che stabiliva ai vandali di stabilirsi nelle due regioni. Successivamente i vandali sbarcarono in Sicilia minacciando di proseguire la loro marcia nella penisola italica, per questo venne stipulato un nuovo patto in cui ottennero l’Africa proconsolare con la byzacena in cambio della Mauretania e Numidia.
TEODOSIO II
Morto Arcadio il nuovo imperatore di oriente fu suo figlio Teodosio II il quale data la sua giovane età e il suo carattere debole fu affiancato dalla sorella e dalla moglie. Egli non intraprese guerre ma si dedicò alla prima raccolta ufficiale di costituzioni imperiali: codex teodosianus che comprendeva norme di diritto pubblico. In oriente gli unni rappresentavano un pericolo maggiore in quanto Attila era riuscito ad ottenere dalla parte orientale un tributo.
MARCIANO E SUCCESSORI
Successore di Teodosio fu Marciano il quale si rifiutò di pagare il tributo agli unni e li attaccò nel momento in cui Attila invase l’Italia. Suo successore fu leone che cercò di riprendere l’africa ai vandali ma venne condannato a morte. Suo successore fu Leone II figlio di Zenone, quest’ultimo fu subito associato all’impero come Augusto. Leone II morì prematuramente e lasciò Zenone unico imperatore.
DISSOLUZIONE DEL POTERE IMPERIALE IN OCCIDENTE
Nella parte occidentale soprattutto nelle province galliche vi erano dei movimenti di ribellione sociale. Di ciò se ne approfittarono i visigoti che volevano ampliare il loro stato. Ezio attaccò i barbari sul reno e le forze unne alleate annientarono i Burgundi. Il pericolo era rappresentato dagli unni (i quali avevano avuto un buon rapporto con i romani perché gli avevano riconosciuto lo stanziamento in Pannonia) nel momento in cui si allearono con attila perché cominciarono a condurre una politica aggressiva ed espansiva contro l’occidente. Nel 451 Ezio ai campi catalaunici riuscì a sconfiggere Attila che si ritirò al di la del Reno. Successivamente Attila invase l’Italia saccheggiando Aquileia e la pianura padana. Attila venne dissuaso a marciare su Roma da papa leone. Attila poco dopo morirà e con se il suo impero. Ezio fu ucciso da Valentiniano III che successivamente sarà ucciso dai seguaci di Ezio. L’imperatore successivo fu Petronio massimo che sposò Eudossia la vedova di Valentiniano III. Poco dopo Genserico che guidava i vandali reclamò la mano di Eudossia e minacciava la città. Petronio venne ucciso dalla folla e i vandali entrarono a Roma saccheggiandola. Successivamente venne eletto imperatore Avito dopo venne eletto Maiorano e quest’ultimo si fece riconoscere dalle truppe, dal senato e da leone e fu importante dal punto di vista legislativo. Suo successore fu livio severo il quale controllava solo l’Italia in cui vi erano le scorrerie dei vandali. Suo successore fu Antemio contro di lui si schierarono Olibrio e Recimero che successivamente scomparvero e nel frattempo e il re Eurico occuparono la gallia. Successivamente venne eletto Romolo Augustolo il quale fu deposto da Odoacre.
CONTROVERSIE RELIGIOSE
Negli ultimi decenni dell’impero d’occidente nella parte orientale vi erano delle dispute religiose tra monofisiti (riconoscevano solo la natura divina di cristo) e nestoriani (si rifiutavano di riconoscere la vergine maria). Le controversie religiose furono molto accese in africa perché i seguaci di pelagio davano importanza alla volontà e al libero arbitrio invece gli antipelagiani sostenevano la necessità della grazia divina.
CRESCITA DELL’ORGANIZZAZIONE ECCLESIASTICA
I vescovi avevano un incarico a vita e non potevano essere deposti dalla comunità. La loro consacrazione veniva effettuata dai vescovi vicini. Il vescovo di Roma aveva il primato perché successore di Pietro e gli spettava la giurisdizione d’appello nelle controversie tra esponenti del clero. Al di là degli affari religiosi la chiesa assumeva una serie di funzioni civili.
REGNI ROMANO BARBARICI
DAL 476 l’impero romano d’occidente non esisteva più come stato. Al suo posto si formarono dei regni romano barbarici: regno dei visigoti in gallia; regno dei burgundi; regno svevo in spagna; regno dei vandali in africa e regno di Odoacre in Italia. Nella seconda metà del V secolo i Visigoti con il re Eurico estesero il loro dominio in buona parte della Gallia meridionale. Mentre Teodorico, re degli Ostrogoti, ricevette l’incarico da Zenone di riconquistare l’Italia. In questi regni i barbari: venivano accolti dentro i confini dell’impero e s’insediavano; ricevevano 1/3 delle terre o 1/3 dei redditi di queste terre; i regni conservarono le strutture amministrative che trovarono; utilizzarono il personale romano per continuare e garantirsi l’esazione dei tributi.
CAUSE DELLA FINE DELL’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE (476)
Disintegrazione (cause interne); debolezze economiche, sociali, culturali dell’impero (cause esterne); invasioni barbariche; spopolamento e crisi democratica; alcuni hanno insistito su fattori culturali come che la rivoluzione cristiana aveva messo a repentaglio le idealità sulle quasi si era basata la civiltà antica.
In realtà vi furono 2 processi/eventi:
Si dissolve nel momento in cui le capacità finanziarie vennero meno.
È importante il suo ruolo perché riunificò tutto l’impero sotto il diritto romano. Venne fatta da Caracalla nel 278. A Roma la pluralità delle forme organizzative si rifletteva sul diritto:
CITTA’ DI DIRITTO ROMANO: era applicato in Italia e nelle province. La giurisdizione spettava a organi delle città stesse ma nel caso in cui si oltrepassavano dei limiti di competenza, il processo veniva trasferito o al pretore di Roma o al governatore della provincia o a diverse istanze tra cui l’imperatore.
CITTA’ DI DIRITTO LATINO: il diritto romano veniva utilizzato come ordinamento generale ad esclusione di alcune materie che venivano disciplinate dagli statuti di ciascun municipio e colonia latina.
CITTA’ STRANIERE: avevano un ordinamento proprio. Ciò non toglie che il diritto romano poteva introdursi nel loro pano giurisdizionale. Si sa che nel I sec d.C. i cittadini delle poleis greche si rivolgevano al governatore romano per risolvere le controversie anche se potevano farlo davanti ai tribunali locali.
TERRITORI: non appartenenti a nessuna civica, rispondevano al diritto romano.
Con la constitutio antoniana venne concessa la cittadinanza romana a tutti gli abitanti del mondo romano, con alcune eccezioni. Quindi il diritto romano divenne l’unico diritto. Ciò non vuol dire che tutte le tradizioni giuridiche locali vennero immediatamente abbandonate ma poterono mantenersi solo grazie alla tolleranza dei romani. Nel periodo tra Severo Alessandro e Diocleziano, abbiamo un vuoto per quanto riguarda la letteratura giuridica che coincide con l’anarchia di quegli anni e la crisi sociale che segue la morte di Severo Alessandro. Nel momento in cui Diocleziano e Massiminiano diventano Augusti, ricominciano gli scritti sul diritto ed appare immutato. Infatti gli editti in età tetrarchica dimostrano che Diocleziano provvide ad una restaurazione piuttosto che ad una riforma. Comunque la letteratura giurisprudenziale in eà tetrarchica è completamente diversa dalla letteratura classica. Ciò è dimostrato anche dal fatto che le 2 opere più significative del tempo siano raccolta di costituzioni imperiali:
PAULI SENTENTIAE: scritte dal giurista Paolo, il quale si ispira agli epitomi del diritto. Un’opera scritta in 5 libri per il figlio, per tale motivo è scritto in modo semplice. Altri invece sostengono che fu scritta per trasformare il diritto in dottrina.
ARCADIO CARISI: è colui che si mantenne più fedele alla giurisprudenza classica. Egli, sotto Diocleziano, fu responsabile dell’ufficio centrale preposto all’emissione dei rescritti dell’imperatore. Di conseguenza fu responsabile di molte costituzioni emesse dai tetrarchi. Nel suo trattato sui Munera parla delle prestazioni personali e patrimoniali imposte ai privati.
ETA’ COSTANTINIANA
Secondo molti Costantino ha privilegiato l’emissione di costituzioni d’efficacia generale piuttosto che i rescritti casistici.
COSTITUZIONI GENERALI: è stato molto difficile ricercare i temi trattati anche perché le norme venivano inviate in forme diverse a diverse persone. Sono delle leggi che dovevano essere ugualmente osservate da tutti. Venivano preparate dal questor sacri palatii e venivano comunicate in 3 modi:
RSCRIPTA: si tratta di sentenze giudiziarie sui singoli casi concreti o risposte alle richieste sia dei magistrati che dei privati. Ai magistrati s’inviavano epistulae mentre ai privati s’inviavano subscriptiones o adnotatio. I Rescripta contengono: enunciazioni di norme giuridiche e disposizioni di carattere politico-amministrativo. Importante fu anche la lotta ai rescritti di favore che andavano contro il diritto generale. Infatti Costantino dichiarò apertamente che non si dovevano fare richieste dannose o contrarie al diritto generale. Per controllare questo fenomeno vietò di interpretare i rescritti, ovvero di applicarli per analogia a situazioni e a persone diverse.
FRAGMENTA VATICANA
È un opera giuridica del 320. Questo testo è una successione di estratti di varie dimensioni e generi letterari. Contengono estratti giurisprudenziali e costituzioni imperiali. A differenza degli altri testi, questo testo riporta le divergenze d’opinione e doveva servire per aiutare i giudici nel loro compito, riducendo i costi per la consulta dei manoscritti.
Le tendenze a giudicare Costantino come il distruttore della tradizione casistica e classica viene smentito dalla prova che negli scritti vi è il tipo del rescritto, perciò si pensa che la diversità di tipo dei leges generales dipenda da criteri seguiti dai compilatori delle varie norme. Ne sono una prova i Fragmenta Vaticana.
Infine va sottolineato il valore normativo riconosciuto dagli imperatori ai responsa dei giuristi. Infatti l’attività normativa di Costantino presenta una rivoluzione perché l’imperatore era l’unica fonte del diritto unico e garante di equità. Il popolo non emetteva più leggi e il senato perde la sua autonomia.
Nelle costituzioni generali furono abolite la Lex Iulia et Papia d’eta augustea; furono ristrette le accuse criminali; annullò la validità dei patti che prevedevano che il creditore, in caso di inadempimento, avrebbe acquistato in proprietà il bene pignorato.
Per quanto riguardo queste norme, nasce poi il problema di quanto abbia inciso la conversione di Costantino al cristianesimo. Comunque possiamo affermare che attualmente si tende a non considerare influente la sua conversione.
LEGES: OCCIDENTE E ORIENTE FINO A VALENTINIANO III E TEODOSIO II
Per quanto riguarda il diritto in Oriente e Occidente fino a Valentiniano III e Teodosio II, bisogna analizzare le conseguenze della divisione dell’impero in 2 parti. In realtà questa divisione fu meno traumatica di quanto si possa pensare perché risale già alla diarchia di Diocleziano e Massimiano. Infatti questa divisione non infranse l’unità dell’impero, e gli stessi imperatori usavano riferirsi con il termine “partes” alle varie regione dell’mpero e non alla distinzione tra Occidente e Oriente.
Il problema sull’efficacia delle costituzioni presenta 2 teorie:
ISTRUZIONE E SCUOLE
Con l’aumentare dell’importanza del diritto, in età tardo-romana, nacquero delle scuole a Berito e a Roma. Infatti la trasmissione del sapere non avvenne più attraverso l’educazione familiare aristocratica o accessibile a pochi in circoli elitari. La scuola di Roma registrò un aumentò di iscritti. In seguito in Italia a differenza delle altre regioni, si registrò una diminuzione di avvocati e giudici in conseguenza dell’invasione dei nemici. Chi usciva da queste scuole attendeva i Pragmia, ovvero dei sbocchi lavorativi. In seguito s’introdusse un esame di stato per accertare la conoscenza del diritto e per essere iscritti all’albo degli avvocati. I veri giuristi non erano coloro che intraprendevano la carriera pubblica ma erano coloro che lavoravano negli uffici centrali e fra i funzionari più elevati che avevano l’incarico di preparare le costituzioni imperiali. Emerge, nei confronti di questi giuristi, la loro contraddittorietà dovuta agli inconvenienti del mestiere. Infatti costoro erano spesso accusati di sfruttare la letteratura classica sconosciuta quasi a tutti per sostenere le loro tesi; quindi invece di ricorrere all’interpretazione critica usavano le opinioni dei predecessori da citare in tribunale.
LEGGE DELLE CITAZIONI
La legge delle citazioni fu emessa nel 426 da Valentiniano III e dimostra la circolazione di numerosi scritti giurisprudenziali almeno nella parte dell’Occidente. Con questa legge si voleva affermare la validità normativa di tutti gli scritti dei seguenti autori: Gaio, Papiniano, Paolo, Ulpiano, Modestino e di tutti quelli citati nei loro scritti a patto che fossero presentati i loro manoscritti come garanzia data la loro antichità. Nel caso in cui le opinioni dei giuristi portate in causa dalle 2 parti fossero discordi, si sarebbe dovuto tener conto del parere della maggioranza.
Se la situazione era di parità, si doveva tener conto dell’opinione di Papiniano. Se Papiniano non si fosse espresso a riguardo, toccava al giudice decidere. Lo scopo di questa legge era di legittimare la letteratura giuridica. Inoltre si preoccupava del problema dello ius controversium, problema sorto da quando i giuristi avevano cominciato a rifarsi ai predecessori nelle aringhe, senza sperimentarsi nell’elaborazione creativa dei testi ma accumulando opinion già date. Per tale motivo Valentiniano III aveva usato il metodo della maggioranza per risolvere tale problema dando pari auctoritas ad ogni opinione facendo applicare quella maggiormente sostenuta.
CODEX THEODOSIANUS
Questa legge delle citazioni faceva parte di un progetto più ampio che teneva conto anche delle costituzioni imperiali, stabilendo dei criteri per riconoscere le norme con validità generale delle altre. L’urgenza del problema spinse Teodosio II a progettare il Codex nel 429, cioè un consolidamento della legislazione imperiale. Il modello era il Gregoriano e l’Ermogeriano, ma era una raccolta di leges generales. Il Codex avrebbe dovuto raccogliere tutte le norme generali, anche quelle non più in vigore, da Costantino a Teodosio. Ognuna doveva essere distinta da un titolo e messe in ordine cronologico. Lo scopo era quello di formare un altro codex contenuto tutte le norme che avrebbero dovuto dirigere la vita, mostrando ciò che si doveva o non doveva fare. Questo progetto venne iniziato da Teodosio II e finito da Giustiniano. Il Codex uscì nel 437, diviso in 16 libri e distribuito a Valentiniano che lo approvò e agli esponenti maggiori del potere in modo che venisse accettato e riconosciuto da tutti e soprattutto sarebbe stato promulgato dal popolo. L’1 gennaio del 439 fu reso pubblico e da questo momento non fu più possibile esibire in giudizio costituzioni imperiali diverse da questa versione. Questo manoscritto fu conservato nei sacri archivi.
Fonte: http://www.riassuntisdf.altervista.org/wp-content/uploads/2012/09/STORIA-ROMANA.pdf
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