Maremoti tsunami

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Maremoti tsunami

 

 

TSUNAMI
a cura di Peppe Salottolo

 

Con il termine maremoto o tsunami ci si riferisce ad un'onda anomala (o una serie di grandi onde) che attraversa la linea di costa riversandosi anche per alcuni km nell'entroterra costiero, provocandone un improvviso, severo e violento allagamento. E’ un fenomeno geofisico che si manifesta con onde sismiche traslatorie che si disperdono nella massa oceanica e che investono anche le regioni costiere.
Una gigantesca quantità d’acqua spostata dalla liberazione di una fortissima energia scatenata da un evento sismico: cominciano così i terribili Tsunami, le gigantesche onde come quella generata sette anni fa, il 26 dicembre 2004, nel Mar delle Andamane e nel Sud-Est asiatico.

 

Si ritiene che uno Tsunami puà essere causato da un forte sisma sottomarino, almeno di magnitudo 7 (scala Richter), da un brusco innalzamento o abbassamento del fondale marino, da uno scivolamento del terreno costiero o sottomarino, da esplosioni vulcaniche sottomarine, da uragani, dalla propagazione di onde sismiche di origine continentale, dall’ impatto di una meteorite. È da notare che un forte sisma non causa necessariamente uno tsunami: tutto dipende dal modo in cui si modifica il fondale oceanico nei dintorni della faglia.

 

 

 

 

La parola tsunami fu scelta verso il 1950 da scienziati americani, accorgendosi che in lingua inglese non esisteva una parola idonea, ma solo "tidal wave" il cui significato è onda di marea, ma sicuramente fuori luogo per indicare l’impatto violento di questi fenomeni sulle coste.
Tsunami è una parola giapponese (vista la frequenza di maremoti in oceano Pacifico) formata da due parole distinte, tsu che significa porto e nami che significa onda, fu considerata abbastanza appropriata visto che indicava una onda anomala in un porto normalmente protetto.
La parola maremoto invece esiste sia in lingua italiana che spagnola.  
Nel caso di un terremoto l’onda viene generata dalla spinta che avviene nel momento in cui la crosta terrestre si deforma progressivamente fino a fratturarsi. Le deformazioni che avvengono sul fondale creano perturbazioni nell’equilibrio dell’acqua finchè l’energia liberata al momento della frattura non provoca l’onda. Una grande quantità d’acqua comincia così a spostarsi ad una velocità notevole, paragonabile a quella di un aereo di linea (700 km all’ora). Un fenomeno impressionante, ma appena percettibile in mare aperto perchè l’onda all’inizio e’ lunghissima: la sua lunghezza e’ centinaia di volte maggiore rispetto all’altezza e di conseguenza la pendenza dell’onda e’ quasi impercettibile. Quando, però l’onda comincia ad avvicinarsi alla costa le cose cambiano. L’onda infatti rallenta non appena entra in acque basse fino a ridursi a circa 90 km/h e la sua energia può concentrasi fino a creare un vero e proprio muro d’acqua alto fino a 30 metri.

 

Lo spostamento dell'acqua si propaga progressivamente e crea onde molto lunghe (generalmente qualche centinaia di chilometri) e quindi di grande durata (qualche decina di minuti). Per confronto le normali onde marine hanno lunghezze d'onda di pochi metri e una durata di solo qualche secondo: la lunghezza, l'estensione e la durata delle onde di uno tsunami sono molto superiori a quelle delle normali onde marine, mentre solo le altezze dei due tipi di onda può essere paragonabile.

 

 

Alcuni tsunami riescono a propagarsi per migliaia di chilometri attraversando interi oceani. Questi tsunami di grande lunghezza sono generalmente di origine tettonica, poiché gli scivolamenti del terreno in acqua e le esplosioni vulcaniche causano di solito onde di minore lunghezza che si dileguano velocemente.
La forza distruttiva di uno tsunami è proporzionale alla quantità d'acqua sollevata e quindi un forte terremoto in pieno oceano può essere estremamente pericoloso per le zone costiere in quanto in grado di sollevare e spostare tutta l'acqua presente al di sopra del fondale marino anche se solo di pochi centimetri.
Questa enorme massa d'acqua arrivando in prossimità delle coste trova un fondale marino sempre più basso e perciò tende a rallentare il suo fronte diventando così più corta, ma sollevandosi ulteriormente. Un'onda di tsunami che in pieno mare è alta solo pochi centimetri e lunga decine di kilometri diventa in prossimità delle coste un'onda alta molti centimetri o molti metri con una lunghezza di vari kilometri. Nessuna barriera portuale è in grado di contrastare un'onda di questo tipo, che appunto i giapponesi chiamano onda di porto. Le onde create dal vento, invece, muovono solo le masse d'acqua superficiali, senza coinvolgere i fondali, e si infrangono sulle barriere portuali. Ecco perché anche onde alte diversi metri, perfino una decina di metri, (sono numerose sulle coste del Pacifico), provocate dal vento, non trasportano abbastanza acqua da penetrare nell'entroterra.

 

Viceversa, uno tsunami alto uno o due metri può rivelarsi devastante, perché la quantità d'acqua che trasporta gli permette di riversarsi fino a centinaia di metri (talvolta anche per chilometri) nell'entroterra. La penetrazione nell'entroterra è chiaramente facilitata se la superficie è piana e senza ostacoli artificiali, o naturali come alberi, case, etc.

 

 

L’impatto e’ devastante perchè onde come queste hanno una capacità di erosione tale da cancellare in un attimo spiagge e vegetazione, distruggere le case e gli edifici che si trovano sulla costa e  provocare allagamenti fino a centinaia di metri nell’entroterra. Quando un terremoto nelle profondità marine rilascia la sua energia nell’oceano si produce un fenomeno simile a quello generato da un sasso che viene lanciato in uno stagno: delle onde d’urto cioè che si allontanano circolarmente dal luogo dell’impatto. Nel caso dello Tsunami tuttavia la forza di queste onde d’urto si esaurisce presto in alcune direzioni, mentre si rafforza in altre, a seconda degli ostacoli che incontra.
Lo Tsunami e’ in realtà costituito da un treno di onde che viaggiano a migliaia di metri di profondità. Queste onde d’urto non sono molto alte in alto mare e le navi di una certa dimensione non ne sono colpite in modo particolare. Il problema nasce quando l’enorme energia dello Tsunami viene convogliata dalla particolare conformazione di alcune coste (ad esempio quelle frastagliate e piene di insenature di alcuni arcipelaghi dell’Oceano Indiano), dai fondali bassi man mano che la costa s’avvicina o da altri ostacoli, magari artificiali come un grande porto.

 

L'energia di uno tsunami è costante, in funzione della sua altezza e velocità: quando l'onda si avvicina alla costa, come del resto avviene per la comune propagazione ondosa nel mare, rallenta il suo fronte a causa dell'attrito col fondo oceanico e, per il principio di conservazione dell'energia e della quantità di moto questo causa il suo aumento d'altezza/ampiezza; in pratica la sua altezza aumenta mentre diminuisce la sua velocità. In conseguenza di ciò le onde di tsunami viaggiano a velocità elevate, con altezze centimetriche e poco osservabili quando attraversano le acque profonde del mare/oceano aperto, ma la loro altezza può crescere fino a 30 metri e più quando raggiungono la linea costiera.

 

 

La pericolosità e la devastazione generata di un'onda di tsunami spesso non dipende tanto dalla sua altezza/ampiezza (che può essere anche minore ad un'onda di tempesta) quanto dall'essere fondamentalmente un' onda lunga, spesso composta da un inviluppo di più onde, avente cioè una lunghezza d'onda anche di decine di kilometri (al contrario di un onda di tempesta che è lunga al massimo 150 m): per questo motivo la massa d'acqua trasportata da uno tsunami è molto maggiore di una qualunque onda di tempesta e non viene fermata dalla linea di costa o da eventuali barriere artificiali riversandosi pesantemente nell'entroterra costiero.

 

Nel Mediterraneo la presenza di numerosi vulcani attivi rende possibili i maremoti causati da eruzioni esplosive. Il più famoso maremoto fu provocato dall'esplosione dell'isola vulcanica Santorini nel mar Egeo avvenuta intorno all'anno 1500 a.C. Il terremoto di Messina del 1908 innescò un maremoto di impressionante violenza che si riversò sulle zone costiere di tutto lo Stretto di Messina con ondate devastanti stimate, a seconda delle località della costa orientale della Sicilia, da 6 m a 12 m di altezza. Lo tsunami in questo caso provocò migliaia di vittime, aggravando il bilancio dovuto al terremoto.

 

Mappa storica delle tsunami nel Mediterraneo. La dimensione dei cerchi è proporzionale alla magnitidine dell'evento. La prelininare mappa delle tsunami nella regione mediterranea copre il priodo che ca da 1500 al 1990 e contiene 297 eventi. Comunque, in questa mappa non sono presentati tutti gli eventi perchè 91 di essi mancano delle rispettive coordinate.

 

 

 

 

 

Fonte: http://www.leganavalestabia.it/download/1300013901.doc

Sito web da visitare: http://www.leganavalestabia.it/

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