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Cos’è
Il petrolio è un combustibile fossile della famiglia degli idrocarburi, sostanze chimiche costituite prevalentemente da carbonio e idrogeno.
La moderna civiltà industriale dipende in larga misura dal petrolio, che costituisce oggi la principale fonte di energia in tutto il mondo.
I derivati della sua lavorazione sono usati per il funzionamento dei motori (cherosene, benzina, nafta), per il riscaldamento (gasolio) e per la produzione di materie plastiche e altri prodotti chimici.
In Italia copre il 54 % del fabbisogno di energia.
La formazione del petrolio inizia molti milioni di anni fa.
I resti di organismi marini e piante che crescono sui fondali oceanici, e in misura minore di organismi terrestri trasportati in mare dai corsi d’acqua, si depositano sul fondo e vengono ricoperti da sabbia, fango e detriti. In assenza di aria, le sostanze organiche sono attaccate e decomposte da microrganismi. A poco a poco il carbonio e l’idrogeno prevalgono sugli altri elementi e si formano gli idrocarburi, in parte gassosi e in parte liquidi, che si accumulano nelle rocce, soprattutto in quelle porose.
Con il tempo le rocce liberano gli idrocarburi di cui sono imbevute, che tendono a salire finché non incontrano un terreno impermeabile. Qui rimangono intrappolati a formare giacimenti dove, oltre al petrolio, è spesso presente il metano.
Una volta individuato il giacimento, si eseguono perforazioni per valutarne la grandezza e la qualità. Sopra i giacimenti si installano le caratteristiche torri per la trivellazione del terreno (pozzi petroliferi) attraverso le quali il petrolio arriverà in superficie.
Gli impianti di trivellazione in mare aperto sono installati su apposite piattaforme, capaci di resistere alla forza delle onde e del vento, sia galleggianti che poggianti su piloni piantati sul fondale.
A volte il petrolio sale da solo per effetto della pressione, più spesso deve essere pompato dall’esterno. Il petrolio greggio estratto dai pozzi viene poi trasportato attraverso tubazioni (oleodotti) e con navi cisterna (petroliere) fino alla raffineria.
Nelle raffinerie il petrolio greggio viene scomposto in diversi prodotti attraverso un processo, detto di distillazione frazionata, basato sul suo graduale riscaldamento. Via via che la temperatura aumenta, dal greggio evaporano gas di diverso tipo che sono raccolti separatamente e poi trasformati di nuovo in liquidi. Alle temperatura più basse (50-220 °C) si separano i cosiddetti “idrocarburi leggeri”, tra i quali la benzina, a temperature intermedie (180-360 °C) il gasolio per il riscaldamento e il cherosene per i motori degli aerei a reazione. A temperature più alte si ottengono gli “oli pesanti”, combustibili meno pregiati usati nelle centrali termoelettriche. Dai residui della lavorazione si ottengono nafte usate per riscaldamento e come combustibile.
I Paesi più ricchi di petrolio sono quelli del Medio Oriente (Iran, Irak, Arabia Saudita e Kuwait), le due Americhe (USA, Messico e Venezuela in particolare), l’Africa settentrionale (Algeria e Libia) e i Paesi dell’ex Unione Sovietica. Molti Paesi industrializzati, tra i quali l’Italia, non dispongono di giacimenti e devono quindi ricorrere alle importazioni.
Come tutti i combustibili di origine fossile, anche il petrolio e i suoi derivati durante la combustione producono sostanze inquinanti, tra le quali anidride carbonica (responsabile della formazione dell’effetto serra), biossido di azoto e ossidi di zolfo (che contribuiscono alla formazione delle pioggie acide). Come il carbone, la combustione del petrolio produce il “particolato”, particelle di polvere che, diffondendosi nell’aria, contribuiscono all’aumento dello smog.
Fonte: https://bouzoki.files.wordpress.com/2014/02/petrolio.doc
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