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Le emozioni
Le emozioni sono una componente fondamentale della vita umana. Ogni nostra giornata ne è piena: gioia, tristezza, paura, collera, vergogna... spesso si alternano e si sovrappongono, anche in un breve lasso di tempo. Per la loro importanza da sempre gli uomini se ne sono occupati: i filosofi, i poeti, i romanzieri, i musicisti e i pittori, e in tempi più recenti gli scienziati, soprattutto psicologi ed etologi.
Le emozioni sono stati mentali associati a modificazioni fisiologiche, attraverso cui entriamo in rapporto con l’ambiente; sono uno strumento mentale molto utile, al pari dell’intelligenza. In termini evolutivi la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione dell'individuo a situazioni in cui è necessaria una risposta immediata (che non utilizzi cioè processi cognitivi ed elaborazione cosciente) ai fini della sopravvivenza. La parola emozione deriva dal latino emotus, che significa “smuovere”, “scuotere”: infatti l’emozione ci spinge ad agire.
Per i cognitivisti, a cui dobbiamo la teoria delle emozioni oggi più accreditata, ogni emozione è un processo interiore complesso, che passa attraverso più fasi e che parte sempre da un “antecedente”, cioè da un evento scatenante, che deve essere significativo per il soggetto coinvolto. Tale evento produce una reazione nella quale si possono distinguere aspetti cognitivi, fisiologici ed espressivi. Ad esempio, l’atteso incontro con la persona amata o una promozione sul lavoro provocano l’emozione della gioia, la quale presenta i seguenti aspetti: 1) il soggetto “sa” di essere felice (aspetto cognitivo della consapevolezza); 2) inoltre ha delle tipiche reazioni fisiologiche, come l’aumento della frequenza del battito cardiaco, la respirazione più veloce, la maggiore tensione del tono muscolare; 3) infine presenta alcuni tipici elementi espressivi, come il sorriso o la distensione dei lineamenti. Le emozioni sono violente e di breve durata, e vanno dunque distinte dagli stati d’animo (come ad esempio l’euforia, la malinconia, l’aggressività), che sono assimilabili all’umore e che sono “stabili”, poiché possono durare a lungo e non essere stati provocati da alcun evento scatenante.
Tuttora si discute se, tra le centinaia di emozioni osservabili negli uomini, ve ne siano alcune che possono essere definite “primarie”. Secondo lo psicologo statunitense Paul Ekman (nato nel 1934), che è il massimo studioso delle espressioni facciali e dei gesti comunicativi, esisterebbero 4 emozioni fondamentali, che gli uomini esprimono in maniera identica in tutte le culture: paura, collera, tristezza e gioia. Aggiungendo alle 4 emozioni universali descritte da Ekman l’amore, la sorpresa, il disgusto, la vergogna e l’invidia, si ottengono quelle che oggi sono considerate come le principali “famiglie” di emozioni (ad esempio, alla “famiglia” della collera appartengono la furia, lo sdegno, il risentimento, l’ira, l’irritazione ecc.).
Secondo una recente definizione di Robert Plutchik, invece, le emozioni primarie sono otto, divise in quattro coppie: 1) la rabbia e la paura; 2) la tristezza e la gioia; 3) la sorpresa e l'attesa; 4) il disgusto e l'accettazione. Altri autori hanno tuttavia proposto una diversa suddivisione. Secondo vari autori, dalla combinazione delle emozioni primarie derivano le altre (secondarie o complesse): l'allegria, la vergogna, l'ansia, la rassegnazione, la gelosia, la speranza, il perdono, l'offesa, la nostalgia, il rimorso, la delusione.
Le emozioni possono avere un significato positivo anche quando a prima vista non sembra. Ad esempio, un’esplosione di rabbia, che può apparire un’emozione del tutto negativa, o uno “spreco” di energie, può essere più sana della sua repressione e, in certi casi, perfino costruttiva: negli animali è strettamente legata alla sopravvivenza, mentre negli uomini gli accessi di rabbia sono spesso la via per “liberarsi” di un senso di frustrazione, e possono talvolta costituire il punto di partenza per la ricomposizione di un conflitto. Ancora: il disgusto è utile perché ci aiuta a selezionare il cibo, allontanandoci da veleni e sostanze tossiche; la paura induce prudenza; la tristezza ha una funzione importante nel processo della cosiddetta “elaborazione del lutto”; l’imbarazzo si collega al giudizio che il prossimo formula su di noi e quindi, se non è eccessivo (perché in questo caso può incrinare la stima di sé), può essere una bussola nel nostro modo di rapportarci agli altri, orientandoci verso comportamenti socialmente accettati. Forse solo l’invidia, emozione molto diffusa, è totalmente negativa e antisociale; con un po’ di sforzo potremmo attribuirle una sola conseguenza non socialmente dannosa, consistente nell’emulazione di comportamenti positivi. In generale, dunque, possiamo affermare che le emozioni sono impulsi ad agire, cioè “piani d’azione” di cui la natura ci ha dotato per gestire in tempo reale le emergenze della vita. Quasi tutte le emozioni hanno pertanto un valore adattivo. Sotto questo punto di vista, la neurofisiologia ha dischiuso nuove e importanti prospettive: oggi sappiamo infatti che esiste un vero e proprio “cervello emotivo”, collocato in una sorta di “circuito” che unisce il talamo all’amigdala e che conduce da uno stimolo proveniente dall’ambiente a una risposta emotiva e comportamentale. Al di là dei tecnicismi, è importante comprendere che ogni nostra decisione e ogni nostro comportamento derivano da uno stimolo sensoriale che, una volta decodificato a livello cerebrale, provoca una reazione emotiva, quindi una elaborazione cognitiva e, infine, una risposta comportamentale (la più utile per la nostra sopravvivenza).
Verso la metà degli anni Novanta del Novecento, alcuni autori statunitensi, come Peter Salovey e Daniel Goleman, hanno diffuso la nozione di “intelligenza emotiva” e sottolineato l’importanza di un’educazione emotiva per valorizzare le proprie caratteristiche, avere successo nella vita sociale e professionale e prevenire la depressione. Dal punto di vista del rapporto con le proprie emozioni, secondo questi studiosi si possono distinguere 3 tipologie di individui: 1) i sopraffatti: tipi volubili, che, non totalmente consapevoli dei propri sentimenti, vi si “perdono”, incapaci di mettere in atto un atteggiamento distaccato. Non avendo controllo sulla propria vita emotiva e non riuscendo a sfuggire agli stati d’animo negativi, sono spesso sopraffatti dalle emozioni, che li “immobilizzano” nelle scelte concrete; 2) i rassegnati: pur essendo consapevoli dei propri stati d’animo (positivi e negativi), sono poco motivati a mettersi in gioco e a cercare di modificare il proprio comportamento. Essi tendono pertanto ad assumere un atteggiamento del tipo laisser faire, passivo e fatalista; 3) gli autoconsapevoli: hanno le idee chiare sulle proprie emozioni e questo rafforza gli aspetti caratteristici della loro personalità. Sono autonomi, sicuri delle proprie capacità come dei propri limiti, ottimisti. Godono di una buona salute psicologica e sanno gestire gli stati d’animo grazie all’attenzione che prestano alla loro vita interiore. Secondo Salovey, la persona “emotivamente competente” si distingue perché possiede 5 ben precise caratteristiche:
Pertanto l’identikit della persona dotata di intelligenza emotivo-sociale (ESI, Emotional-Social Intelligence) potrebbe essere il seguente: La persona ESI è capace di percepire, comprendere e accettare se stessa. Gestisce e controlla efficacemente le proprie emozioni, esprimendole chiaramente e comunicandole in modo assertivo. Ha fiducia in se stessa ed è emotivamente indipendente dagli altri, poiché si impegna nel conseguimento degli obiettivi personali, realizzando il proprio potenziale. Consapevole di ciò che gli altri provano, è in grado di identificarsi con il gruppo di appartenenza stabilendo delle relazioni interpersonali soddisfacenti. Unisce a un lato senso di responsabilità sociale un atteggiamento cooperativo ed empatico. La sua analisi della realtà è chiara e oggettiva; è flessibile nell’adattare pensieri e sensazioni alle nuove situazioni. Risolve in modo efficace i problemi di natura personale e interpersonale. Ha un atteggiamento ottimistico e coglie sempre gli aspetti positivi degli avvenimenti, felice e contenta di se stessa, degli altri e della vita.
Per alcuni consigli bibliografici visita il sito http://scienzeumane.wordpress.com/tag/emozioni/
Fonte: http://doceo.pbworks.com/w/file/fetch/51605603/Le%20emozioni_rid.doc
Sito web da visitare: http://doceo.pbworks.com/
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