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Prima di parlare degli Stili Comunicativi in famiglia appare essenziale sottolineare la convinzione che Nei rapporti interpersonali non si deve dare tutto di sé,, ma solo il meglio. Perciò, è necessario essere molto consapevoli di ciò che si può dare sia di buono sia di cattivo.
Ciò significa anche superare la convinzione che la famiglia sia il luogo in cui la persona può scaricare tutte le tensioni, perseguendo un fantomatico benessere individuale a scapito della relazione familiare.
La Famiglia è un organismo vivente, che ha bisogno di flessibilità e cura da parte di ognuno dei suoi membri, in particolar modo dei genitori, che determinano l’atmosfera dominante.
Per questa ragione, è necessario, per non subire atmosfere negative dall’esterno, imparare a riconoscere il sapore degli ambienti, per individuare il disagio che essi generano.
“Sono io che non sto bene o qui dentro c’è una brutta aria?”o anche “Senti che bell’atmosfera che si respira in questa casa”.
La famiglia, secondo il Modello Relazionale Transteorico, deve avere come obiettivo quello di costruire un processo di potenziamento delle reti di solidarietà interpersonale e di diminuire la disintegrazione e l’individualismo. In tal modo, si vuole limitare il processo di costante dispersione degli individui, sempre più distanti gli uni dagli altri come monadi.
Dunque, in questo approccio la Famiglia diviene una unità di condivisione tra persone solidali,costruita su basi biologiche, naturali e parentali o su basi affiliative e strumentali. A tale scopo, può fondarsi e consolidarsi attraverso
Il matrimonio, la riproduzione e l’educazione dei figli, ma anche la cura delle persone che a tale unità di condivisione si affiliano e che costituiscono stato di Famiglia comune,pur se con diverso stato anagrafico e, quindi, modalità.
In quest’ottica, non è necessario il rapporto sessuale per formare una famiglia, né è necessaria la fedeltà sessuale per mantenerla insieme.
I processi di relazione elettiva non sono mai in reciprocità, ma in una condizione di “quasi reciprocità” funzionale alla armonizzazione del comportamento sociale.
Del resto ogni essere umano ha sia un padre che una madre, i quali hanno avuto, nei suoi confronti, le disposizioni che lo hanno spinto ad assumere, volta per volta, disposizioni relazionali affini alle loro verso di lui. O che lo hanno costretto ad essere incastrato nelle modalità di copione oppositive alle loro. Ciò spesso accade quando i genitori perpetuano un copione di affinità tra di loro e non sanno modularsi con altre modalità nei confronti dei figli.
Non basta che una coppia genitoriale sia stabile e affiatata nelle disposizioni relazionali su cui è stato trovato definitivo accordo. La nascita del figlio rompe l'intesa della coppia e mette in moto altre posizioni. Pone così il figlio in una posizione subalterna ai copioni affini dei genitori e lo costringe ad occupare la posizione risultante dall'incastro delle loro opposizioni. La storia psichica e l’evoluzione della personalità deriva da questo complesso gioco di spostamenti
emotivi e di adeguamenti al vissuto altrui.
Il comportamento altrui, le sue modalità emozionali ed i suoi copioni agiscono come sintonizzatori dei nostri, a seconda della nostra capacità empatica e delle successive organizzazioni routinarie di risposta all'altrui comportamento, organizzate anch'esse sulla base di tratti emozionali (difesa e paura, rabbia, attaccamento, vergogna...).
Potremmo, ad esempio, avere di fronte un "avaro inquisitore" (il cui specifico di personalità è appunto la
conformazione e il rispetto dei costrutti di regole) da cui desidereremmo ricevere uno slancio sentimentale. La sua chiusura, e la nostra incapacità di mobilitare in lui sentimenti di affettività nei nostri confronti, è avvertita come una sconfitta da una persona matura e responsabile, come un fallimento da un giovane volenteroso e orientato positivamente, come una deprivazione da un ragazzo con una dipendenza affettiva da tal persona, come una colpa da
un adolescente affamato di attenzione, come abbandono da parte di un bambino deluso da uno dei suoi genitori.
In sintesi, si può dire che un certo tipo di coppia, genera un certo tipo di figli, che generano, in dinamica con i genitori, uno specifico modus relazionale.
Nello stesso modo in un gruppo gli individui si relazionano tra loro plasmando, naturalmente e per lo più inconsapevolmente, il loro comportamento in base alle modalità comportamentali più affini a quelle degli individui dominanti.
I disturbi, che possono interferire nell’evoluzione familiare (e del gruppo), sono gli stessi delle coppie, ma le dinamiche che si vanno a creare sono molto più complesse. In altre parole, le tipologie di personalità, incontrandosi, si articolano in relazioni tipiche, che, formano dinamiche più ampie, familiari o di gruppo, fino a comporre sistemi relazionali di popolazione.
Quindi, dall’incontro di specifiche tipologie di personalità si possono creare funzionalità relazionali o disfunzioni comunicative, che determinano la tipologia comportamentale dei figli, e, conseguentemente, la dinamica specifica di quel nucleo familiare.
A seconda che la dinamica sia funzionale o disfunzionale, la relazione familiare può essere:
La funzionalità o la disfunzionalità dipendono dall’evoluzione dei partner, che formano la coppia genitoriale, che dà il sapore, l’atmosfera, alla famiglia.
Il luogo d’eccellenza in cui i valori divengono relazioni è la famiglia. A seconda della tipologia di famiglia dovremmo potenziare quelle relazioni di affinità che andranno a fare da antidoto alle relazioni oppositive più presenti.
E’la famiglia in cui, per esempio, la nonna materna vive in casa e con autorità, manipola la figlia e ciascun membro del nucleo, in modo che tutti siano controllati e non liberi.
Questa famiglia ha assolutamente bisogno di differenziarsi.
Quando l’ipercontrollo oppressivo tollera anche una buona differenziazione interna, ognuno può portare avanti i propri compiti e le proprie mansioni senza andare a sforare nell’ambito dell’altro o dare il meglio di se riconoscendo che tanto basta al buon funzionamento interno della famiglia. Con l’attivazione delle relazioni positive di complementarità e di integrazione la famiglia oppressiva diviene protettiva.
E’una famiglia che se non trova nemici esterni rischia di lacerarsi nei conflitti interni per la personalità ruminante di tutti i membri.
Il padre, per esempio, è molto fusionale e adesivo, facilmente condizionabile dalla madre, più equilibrata. La figlia ha assorbito la dimensione configgente e si è spostata nell’invisibilità. Il figlio ha la personalità più estesa e raccoglie su di sé le contraddizioni interne della famiglia. è pertanto a forte rischio di instabilità e potrebbe divenire capro espiatorio delle tensioni familiari.
La famiglia Antagonista diventa Difensiva quando la rabbia intensa espressa dall’insofferenza riapre alla sensibilità verso la sofferenza di uno dei membri o verso l’incoraggiamento motivante di un apatico. In questo modo si attivano le relazioni affini di Incontro e di Mediazione e la rabbia diventa senso di giustizia e di disponibilità per la difesa dei membri più deboli.
Nella Famiglia Atomizzata le persone sono come monadi, eccessivamente lontane emotivamente l’una dall’altra, nonostante la partecipazione esibita ad attività pubbliche.
Con l’ingresso, per esempio di un fidanzato Adesivo, questo nucleo ritrova il collante necessario ad uno scambio comunicativo che non sia puramente intellettuale o tecnico.
In tal modo, ogni membro, sentendosi riconosciuto nell’intimo,, si aprirà ad una dialogicità più autentica, scoprendo la complementarità di ciascuno degli altri partecipanti al nucleo familiare.
Così, quella che era una Famiglia Atomizzata, diverrà una famiglia Comunicativa.
La famiglia appariscente è in genere una famiglia nella sua fase iniziale di vita. è una famiglia molto vitale ed emozionale.
In questa famiglia, per esempio, la cultura famigliare si rifà ad un modello new age che vede tal famiglia prediligere l'abitare in campagna, impegnarsi in letture e discussioni filosofico-religiose. La madre è la più adesiva, mentre il padre il più invisibile. Le difese della famiglia sono deboli, tanto che emozioni interne ed esterne si mescolano caoticamente, rendendo i confini familiari eccessivamente fluidi.
Questa Famiglia, attraverso la disponibilità e l’Integrazione, impara a sviluppare l’incontro tra i membri non più attraverso la simbiosi emozionale ma come risorsa reciproca basata sulle rispettive diversità.
In tal modo, si trasforma in Famiglia Effusiva.
E’una famiglia molto convenzionale che non si sforza di acquisire una identità che si adatti alle contingenze.
Tra i familiari si produce un costante evitamento che comporta il logoramento di chi creativamente propone nuove soluzioni e il fastidio di chi vorrebbe una risposta affettiva che non arriva mai.
Aumentando la responsabilità reciproca e il coraggio, questa famiglia impara a far emergere i bisogni individuali, trovando risposte e accettando le diversità, così da trasformarsi da astenia a pacifica.
La famiglia pacifica ha scoperto la dialogicità come antidoto all’evitamento in quanto solo il confronto affettivo tra posizioni diverse può condurre alla pace.
In questa Famiglia alcuni membri sono estremamente sensibili e propensi a sacrificarsi per gli altri, fino a farsi opprimere.
Per esempio, padre e figlia sono esposti alla guida da parte di altri e la madre non ha sufficienti difese pur avvolgendo adesivamente gli altri. Il padre dunque tenderà a proteggere attraverso sotterfugi e raccomandazioni la figlia.
Questa famiglia ha bisogno di maggiori difese e maggiore fusione.
la relazione di fastidio blocca questa famiglia nella rassegnazione.
Scoprendo che la sensibilità accende il senso di giustizia e, quindi, l’azione costruttiva e responsabile, questa famiglia diventa comprensiva.
La relazione di integrazione che si attiva come antidoto al fastidio riporta i membri alla giusta distanza e rafforza l’incontro e il riconoscimento tra loro.
E' una famiglia che riesce a stare unita esercitando pressione sui membri senza dover fronteggiare intrusioni esterne è chiusa dentro le relazioni tra i membri ed ogni arrivo dall’esterno viene vissuto come un’intrusione o riassorbito secondo le regole della famiglia.
I componenti hanno bisogno di differenziarsi per non cadere nelle dinamiche di dipendenza reciproca.
La relazione di incomprensione amplifica il bisogno di vicinanza. La domanda latente è “forse perché non stiamo abbastanza insieme non ci capiamo?” E la conseguenza sono equivoci e reciproco fastidio. L’unica via d’uscita è la liberazione e la differenziazione dei componenti. così, la famiglia invischiata diventa affettiva.
La famiglia affettiva ha scoperto che l’attaccamento può trasformarsi in affettività se lascia i membri liberi dalla costante riconferma dei legami famigliari.
Attraverso l’attivazione di relazioni di dialogicità e di disponibilità la relazione oppositiva d’incomprensione diventa relazione affine di mediazione per cui ha senso la ricerca di terreni comuni su cui si possa mediare.
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Fonte: http://www.prepos.it/DISPENSE/quattro%20laboratori%20per%20migliorare%20le%20relazioni.doc
Sito web da visitare: http://www.prepos.it/
Autore del testo: Daniela Troiani da QUATTRO LABORATORI PER MIGLIORARE LE RELAZIONI
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