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L’integrazione è l’armonica organizzazione del gioco delle parti, dei compiti, delle funzioni e dei ruoli. è differente dalla Complementarità, dal momento che attraverso quest’ultima ogni partner mette in comune non quello che serve, ma quello che ha di differente dall’altro, creando un incastro compensatorio reciproco.
Nella Complementarità, centrale è la spinta motivazionale all’interazione è il desiderio di armonia affettiva e la ricerca di tranquillità.
Nell’Integrazione la spinta motivazionale essenziale è data dal senso di responsabilità e dal desiderio di aver cura.
Vi è integrazione quando nessuno travalica o tradisce le aspettative che l’altro aveva riposto su di lui: le aspettative in gioco nell’integrazione, in quanto già esplicitate a priori e non debordanti gli schemi attesi, valorizzano il contributo di ciascuno.
L’eccesso di Integrazione determina una perdita di identità, causata dalla conseguente simbiosi, che conduce al conformismo e alla convenzionalità.
Al contrario, una ridotta Integrazione reciproca, generando il caos, determina estraniamento tra i partner e dissoluzione della coppia.
L’integrazione è l’antidoto del fastidio, che si genera, solitamente, tra un Apatico e un Nutritivo.
Il Fastidio ha la caratteristica fondamentale di essere epidermico, a pelle, immediato. Si orienta su come il partner cammina, o parla, o mangia, o dorme, o rumoreggia, ecc.
Per questa ragione, il Fastidio è proprio la disintegrazione della coppia.
In questo caso, l’Integrazione avviene quando c’è accettazione dei processi razionali dell’altro; avviene quando i partner si danno reciprocamente ragione e si mettono alla giusta distanza relazionale. La definizione della “giusta distanza” consiste, per esempio dentro casa, nello stabilire le individuali aree di influenza. Giusta distanza significa accettare l’altro, ma indurlo alla negoziazione rispetto ai comportamenti più irritanti.
Uno strumento possibile per superare il fastidio è la partecipazione in coppia a una scuola di ballo, che in genere implica la scoperta e la valorizzazione delle differenti armonie.
In sintesi,attraverso l’Integrazione, i membri di una coppia o di un nucleo familiare o di un gruppo di lavoro riescono a cooperare, perché comprendono di essere interdipendenti gli uni dagli altri nella realizzazione di un obiettivo comune: ovvero il benessere di tutti dipende dal benessere di ciascuno.
Così, si passa da uno stato di personalità emozionali e valoriali contrapposte ad uno di comprensione delle diversità. In gioco nell’integrazione vi è sia il controllo che la libera espressione delle identità e delle emozioni che, attuando il valore della responsabilità, si integrano.
Chi è in comunicazione oscilla continuamente da una posizione up (quando è riconosciuto, dà, propone, si espone, aiuta, intraprende un’azione, protegge) a una posizione down (quanto riconosce, accoglie, accetta, com-prende le ragioni dell’altro, oppure chiede all’altro un favore, un aiuto, istiga, lascia spazio, si fa proteggere, dipende da).
La comunicazione, per assumere le caratteristiche di scambio soddisfacente per tutti i comunicanti, deve prevedere il riconoscimento reciproco, anche nelle situazioni in cui, i ruoli prevedono posizioni asimmetriche, ovvero una gerarchia (genitore/figlio, professore/alunno, dirigente/impiegato, colonnello/maresciallo, ecc).
Ancor di più il Riconoscimento reciproco è essenziale per proteggere la delicatezza delle emozioni o degli obiettivi in gioco, laddove la relazione non prevede gerarchie (amici, partner sentimentali, colleghi di lavoro, compagni di scuola, ecc).
Il Riconoscimento consiste nella comprensione delle ragioni dell’altro e nel sentirsi compresi nelle proprie ragioni.
Il Riconoscimento permette di scivolare fluidamente da una posizione all’altra in maniera naturale e soprattutto in modo tale che nessuno dei due interlocutori sia prevaricato o prevaricante.
Ad esempio in una situazione d’emergenza non importa chi sia il professore e chi l’alunno, un professore può tranquillamente lasciare in mano la situazione all’alunno se si dimostra più competente di lui.
In questo senso il cambiamento di ruolo, tra chi è up e chi è down avviene automaticamente e non ha conseguenze traumatiche per il ritorno ai ruoli di partenza.
Se, al contrario, i ruoli fossero fissi, avremmo una “cristallizzazione” delle posizioni, nella quale uno degli interlocutori è sempre up e l’altro è sempre down. Un modello del genere, protratto nel tempo, acquista caratteristiche patologiche, più o meno marcate.
La comprensione delle ragioni dell’altro e Il sentirsi compresi nelle proprie ragioni determinano, dunque, fluidità relazionale e soddisfazione nel rapporto interpersonale.
Così, il Riconoscimento vissuto dai due soggetti in comunicazione ha in sé le caratteristiche di fusionalità e incastro reciproco e di controllo e autoregolazione,che consentono d’immedesimarsi e identificarsi nell’altro senza fondersi e senza rimanere schiacciato. I due soggetti si trovano l’uno di fronte all’altro con le proprie differenze che sono reciprocamente accettate in toto senza che nessun bisogno di conferma gratificante attivi giochi relazionali invischianti.
Tale relazione si compone prevalentemente di attivazione e controllo che rinforzano i due soggetti sempre di più nelle reciproche identità e li attivano nella direzione della comprensione cognitiva ed emotiva reciproca. In questa relazione troviamo una notevole componente di empatia sia emotiva che cognitiva.
Chi è in una relazione di riconoscimento ha in sé da, un lato una posizione Up (quando è riconosciuto) e Down (quanto riconosce, accoglie, accetta, com-prende le ragioni dell’altro, oppure chiede all’altro un favore, un aiuto).
è la scoperta nell’altro di vissuti analoghi ai nostri.
il riconoscimento è quel processo in cui l'uno scopre nell‘altro gli stessi suoi vissuti, anche se il percorso di scoperta è assolutamente differente. l'uno perviene al riconoscimento attraverso un processo intuitivo, capisce cioè cosa voglia dire ciò che l'altro vive, l'altro sente e fa propria l'onda emotiva che muove il primo e la fa sua attraverso un processo percettivo/deduttivo.
Per questa ragione il Riconoscimento è l’antidoto necessario a risolvere una relazione in cui i partner si equivocano, dal momento che uno cerca Affetto(Nutritivo/Adesivo) e l’altro grandi obiettivi (Aggressivo/Pragmatico), l’uno è propenso alla dipendenza e l’altro alla dominanza.
Nell’Equivoco ognuno vuole avere il controllo unilaterale sulla direzione della relazione in un gioco di potere difficilmente attaccabile.
L’Equivoco è un modo per dominare;è un modo per riuscire a confondere le idee all’altro. Entrambi i membri cercano di essere dominanti, magari con strategie diverse.
Per esempio, inizialmente lui dice a lei: “Io ti amo. Ma non accetto il tuo modo di vivere e di pensare. Ti convincerò che è sbagliato e che il mio è giusto”.
Su queste basi, comincia una relazione tra i due. Lui non demorde e giunge ad essere completamente dominante. Così si avvia e si consolida nel tempo una struttura molto violenta, che può assumere anche comportamenti sadomasochistici.
Questo dominio, per esempio, si esprime in una sessualità violenta, in cui lui domina lei attraverso i rapporti anali.
Il Riconoscimento reciproco permette ai membri di questa coppia di comprendere le differenze e accettarle, riportando entrambi su un piano comunicativo simmetrico e/o flessibile.
Fonte: http://www.prepos.it/DISPENSE/quattro%20laboratori%20per%20migliorare%20le%20relazioni.doc
Sito web da visitare: http://www.prepos.it/
Autore del testo: Daniela Troiani da QUATTRO LABORATORI PER MIGLIORARE LE RELAZIONI
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