I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
AL CONFINE TRA TRISTEZZA E DEPRESSIONE
APPUNTI SULLA DEPRESSIONE
Il tono dell'umore è soggetto a continue e fisiologiche oscillazioni tra l'euforia e la tristezza. Tutte le persone hanno momenti in cui tutto va bene, la vita scorre liscia e senza alcuna difficoltà, ci si sente sicuri e potenti, capaci di controllare e dominare l'ambiente e le situazioni. Altre volte ci sentiamo, al contrario, abbattuti, e tutto diventa difficile e incerto; il controllo sull'ambiente sembra sfuggirci, sembra impossibile prendere decisioni, ci sentiamo insicuri, incapaci, depressi.
L'umore oscilla continuamente tra questi due poli, e svolge una funzione di adattamento che è paragonabile al movimento a molla di un ammortizzatore.
La tristezza è uno stato d'animo da tutti conosciuto che insorge in qualsiasi momento della nostra vita in seguito a dispiaceri più o meno gravi. La tristezza appare come un momento indispensabile per conoscere noi stessi e per agire nel mondo; è un ripiegarsi su noi stessi che ci rende più sensibili ad aspetti della realtà che avremmo altrimenti trascurato, e ci consente di acquisire una più profonda autocoscienza. Fa parte del nostro vivere affrontare dolore, perdite di persone amate o delusioni per non aver raggiunto qualcosa di importante e di conseguenza sperimentare il sentimento di tristezza. D'altra parte, esistono tutta una serie di fattori (l'aumento delle aspettative esistenziali, la rapidità delle trasformazioni dei modelli di cultura, il vanificarsi dei valori religiosi, etc.) che fa sì che il numero di persone depresse sia portato ad aumentare. La depressione è una condizione che è caratterizzata da sentimenti di tristezza tanto che le due parole sono spesso usate erroneamente come sinonimi.
Il termine depressione in psichiatria viene impiegato per indicare un disturbo caratterizzato da un orientamento stabile dell'umore verso la tristezza che non può quindi essere modificato da situazioni liete; è come se l'ammortizzatore del nostro mondo di affetti avesse perso di flessibilità e l'umore si fosse irrigidito su un tono particolarmente basso.
La persona depressa oltre alla tristezza presenta anche sintomi fisici e sperimenta un penoso sentimento di impossibilità di uscire dalla condizione nella quale si trova. Inoltre, a differenza della persona solamente triste, si sente responsabile o addirittura colpevole del proprio stare male.
Quando si sente dire che una persona ha una malattia mentale, molti si affrettano a concludere che abbia perso per sempre e completamente le proprie capacità di ragionare, di giudicare criticamente, di controllare le proprie azioni. Il disturbo depressivo però è temporaneo e reversibile: in psichiatria si parla di un disturbo che si manifesta in maniera fasica, cioè con periodi di crisi ben distinti e circoscritti nel tempo, con intervalli liberi che possono durare per anni o per tutta la vita. La convinzione di inguaribilità della persona depressa fa parte della malattia.
I dati riportati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che il 6,3% della popolazione presenta un episodio depressivo "grave" almeno una volta nella vita; i dati vengono a triplicarsi se si considerano anche gli episodi depressivi meno gravi: di conseguenza vi sarebbero nel mondo ogni anno dai 100 ai 150 milioni di individui tra i 18 e i 75 anni sofferenti di forme depressive.
Rispetto al passato tale maggiore percentuale dimostra un'aumentata incidenza di tale patologia; l'incremento percentuale è dovuto, però, anche all'affinamento delle tecniche diagnostiche. Oltre il 50% degli individui dopo un primo episodio di depressione potrà presentare nel tempo nuovi episodi depressivi; nell'altro 50% l'episodio rimarrà singolo.
Il quadro clinico della depressione può suddividersi in tre aree di sintomi:
- fisici,
- psichici,
- comportamentali.
Il depresso può non rendersi conto di star male psichicamente; i primi sintomi sono di solito fisici ed esiste in tutte le persone che soffrono di una depressione una particolare attenzione per i messaggi che provengono dal corpo: qualsiasi sensazione quale intorpidimento, vertigini, diarrea, può essere interpretata come dovuta a chissà quali malattie e non come è più probabile a sbalzi pressori, virus momentanei o sonni poco riposanti. Quando l'uomo è in salute, quando partecipa alla vita di ogni giorno e si interessa delle cose del mondo, il corpo passa sotto silenzio.
I sintomi fisici possono essere:
- stanchezza: soprattutto la mattina c'è la difficoltà a compiere tutte le attività che di solito non provocano stanchezza (vestirsi, lavarsi, etc.), a volte è tanta la fatica che si rimane a letto; anche durante la giornata c'è l'incapacità a fare le cose più semplici come ad esempio faccende domestiche, passeggiate, etc.;
- la sgradevole sensazione di non avere più appetito e di non gustare più i sapori o addirittura la perdita di esso che può comportare anche un notevole dimagrimento; a volte il depresso ha solo la sensazione di aver perso qualche chilo perchè il peso rimane come prima;
- bocca asciutta e secca, digestione difficile e problemi intestinali ("non andare per giorni");
- diminuizione o perdita degli stimoli sessuali,
la persona depressa non ha più voglia di fare l’amore e a volte presenta difficoltà all’erezione o alla lubrificazione;
- difficoltà ad addormentarsi o un precoce risveglio a volte con la sgradevole sensazione di aver fatto un brutto sogno; più spesso, al risveglio, ricordi penosi si affollano alla mente e non fanno riprendere il sonno;
- mal di testa e dolori muscolari alle gambe e alle braccia o sensazioni di pesantezza;
- sensazione di perdita di memoria soprattutto quella recente: si ricordano, invece, abbastanza bene, le cose del passato;
- difficoltà a concentrarsi: le persone riferiscono difficoltà nel leggere i giornali, nel vedere la televisione ed anche solo nell'ascoltare i discorsi degli altri;
- "pressione bassa": sensazioni di confusione nella testa e di sbandamento che provocano grosse difficoltà anche solo nello stare in piedi;
- tremore o la "sensazione interna" di tremare; spesso ci si sente in difficoltà a camminare e non si vuole più uscire perché non ci sentiamo più in grado di fare le cose che facevamo prima;
- stimolo ad urinare, soprattutto la notte, che costringe ad alzarsi più volte e ad interrompere il sonno.
I sintomi psichici che fanno parte della depressione possono essere:
- perdita d'interesse per le cose che si facevano prima quali spettacoli, divertimenti, etc.; non si esce perchè non se ne ha più voglia; anche la gente dà fastidio: ogni impegno sociale diventa gravoso;
- perdita apparente dell'affettività e cioè la sensazione di non sentire niente e di non avere più alcun interesse ("tutto mi è indifferente e non mi dà più il gusto di prima") e addirittura non voler più bene alle persone care ("sono diventato cattivo perchè non voglio più bene ai miei cari");
- interpretazione degli avvenimenti in senso pessimistico con un'attenzione particolare per gli aspetti negativi: anche una persona che non saluta può essere vista come "uno che ce l'ha con me perché gli ho fatto qualcosa";
- sentimento di tristezza senza avere motivi ben precisi; le persone depresse si sentono tristi, disperate, prigioniere in un tunnel da cui non c'è via d'uscita: tutto è uniformemente grigio o nero;
- sentirsi in colpa con i parenti e via via anche con gli altri: "non ho fatto tutto quello che dovevo fare per loro ed ora sto male";
- sentirsi non adeguati, in difficoltà, verso determinate situazioni ("non riuscirò a superare questa prova");
- aver perso la stima di sè: "io ho sempre fatto tutto male";
- avere spesso preoccupazioni eccessive per la propria salute o pensieri di malattia in relazione a strane sensazioni o sintomi che prima non si avevano ("avrò un tumore ?"): molti si sottopongono a ripetuti ed inutili controlli medici o ad esami strumentali che risultano sempre negativi, ma non per questo placano l'angoscioso timore di malattia;
- la nozione del tempo è mutata, la giornata è una palude stagnante: si rievoca un passato in cui tutto è andato male ("ho sbagliato sempre tutto") e si immagina un futuro in cui non c'è la possibilità di sperare: "io sto male, starò sempre così, non vedo via d'uscita";
- avere crisi d'ansia senza motivo o agitarsi anche per i più piccoli problemi da risolvere; una forte componente ansiosa può manifestarsi con vertigini, sudorazioni, dolori toracici, inquietudine continua, tensione interiore;
- avere desiderio di morire: "non ce la faccio più, non resisto più in questo stato".
I disturbi del comportamento sono soprattutto legati al rallentamento motorio: sentire i movimenti del proprio corpo come pesanti ed impacciati, avere la sensazione dello sforzo del proprio corpo che si muove faticosamente, soprattutto la mattina.
Anche la volontà è compromessa e lascia il posto alla più profonda insicurezza, all'incapacità di prendere qualunque decisione anche la più banale, o di metterla poi in atto, fino al bloccarsi.
In alcuni casi la depressione appare e scompare all'improvviso, così come si accende o si spegne la luce mediante un interruttore; nella maggior parte dei casi la comparsa è preceduta da sintomi premonitori.
L’AIUTO DELLA FAMIGLIA
Se avete un familiare o una persona cara depressa, vi sarà capitato di sentirvi impotenti di fronte alla sua sofferenza, inutili, incapaci di aiutarlo.
Fa rabbia veder soffrire una persona che si ama, senza riuscire a risollevarla. Allora capita di provarle tutte, perfino di arrabbiarsi, per scuoterla.
Queste emozioni e questi comportamenti sono comprensibili: pensate che nello stesso modo, impotente e rabbioso, si sente anche la persona depressa.
Cercare di scuoterla, provare a forzarla non fa altro che aumentare il suo senso di colpa e di incapacità.
Cercate, invece, di dimostrargli la vostra vicinanza e il vostro amore. Stategli accanto, sostenetelo, nei momenti in cui si sente assolutamente senza speranza.
CIBO E SONNO: DUE SINTOMI PARTICOLARI
INSONNIA: CONSIGLI PER L’USO
L’insonnia è una situazione molto frequente: c’è chi fatica ad addormentarsi, chi ha frequenti risvegli, chi si addormenta e poi si risveglia dopo poche ore.
L’insonnia deriva quasi sempre da problemi di tipo psicologico: chi non sta bene durante il giorno, non dorme bene. In genere l’ansia fa non addormentare e la tristezza fa risvegliare durante la notte. Per migliorare il sonno devo migliorare l’ansia e la tristezza durante il giorno.
Qui di seguito alcuni consigli:
1. Andare a letto e svegliarsi più o meno alla stessa ora ogni giorno compreso il fine settimana;
2.Evitare il sonnellino pomeridiano: è meglio conservare il sonno per la notte;
3. Andare a letto solo quando si ha sonno;
4. Evitare di fare a letto altre attività come mangiare, scrivere, lavorare;
5. Evitare di trascorrere troppo tempo a letto;
6. Evitare di addormentarsi davanti al televisore: se si ha sonno si va a letto;
7. Evitare di dormire più di 7-8 ore;
8. Non cercare di dormire di più di quanto ci viene spontaneo: non sono necessarie più di 6 ore;
9. Non serve dormire di più con il passare degli anni: aumentando gli anni si dorme meno;
10. Non fare esercizio fisico prima di andare a letto: farlo almeno 4 ore prima;
11. Cercare di rilassarsi con situazioni piacevoli o rituali (es. bagno caldo, bicchiere d’acqua, etc.) prima di andare a letto;
12. Non controllare l’ora durante la notte;
13. Evitare, la sera, l’eccesso di caffè, alcool, tè, coca cola, etc.;
14. Non mangiare più del normale la sera e non assumere cibo poco digeribile;
15. Non stare a letto senza dormire: è meglio alzarsi se non si dorme;
16. Dormire sempre con lo stesso tipo di luce e rumore;
17. Evitare di leggere libri o guardare la tv a letto per molto tempo;
18. Dormire in una stanza confortevole con temperatura tra 15 e 20 gradi;
19. Eventualmente assumere un tranquillante consigliato da uno specialista e non altre sostanze di dubbia efficacia;
20. I tranquillanti vanno presi per un breve periodo di tempo (2-6 mesi) con l’accordo dello specialista.
CIBO: CONSIGLI PER L’USO
I disturbi dell’appetito secondari alla depressione possono creare molto disagio; la disappetenza causa un ulteriore calo di energia e attenzione e un dimagrimento troppo rapido può predisporre a successivi recuperi di peso superiori. Alcune persone invece in corso di depressione mangiano più del solito ed aumentano di peso, caricandosi, quindi, di ulteriori sensi di colpa e insoddisfazione di sé.
Ecco alcuni suggerimenti:
1. Anche se mangiate poco cercate di non saltare un pasto (colazione-pranzo-merenda-cena) per evitare di incorrere in sbalzi glicemici;
2. Mantenete una dieta equilibrata (carboidrati, frutta e verdura, grassi, proteine); talvolta le persone riescono ad ingerire solo un certo alimento (es. latte o pane) ma questo da solo non fornisce il nutrimento necessario per un buon funzionamento fisico;
3. Preparatevi per ogni pasto alimenti diversi: cambiare sapore stimola l’appetito;
4. Cercate di ridurre il consumo di caffè o tabacco, i quali possono ridurre l’appetito;
5. Cercate di rendere meccanico il vostro mangiare, a prescindere dalla fame o dal gusto: alimentarvi è come assumere una medicina per aumentare le vostre energie.
In caso di aumento di appetito:
1. Non tenete a disposizione alimenti di facile consumo fuori dai pasti principali; mangiate solo in una stanza della casa;
2. Preparate porzioni adeguate e gettate gli avanzi della casa subito dopo il pasto;
3. Fate la spesa a stomaco pieno e seguendo una lista preparata in precedenza;
4. Mangiate molto lentamente (ad es. appoggiate la forchetta dopo ogni boccone e masticate a lungo);
5. Non fate altre cose mentre state mangiando (ad es. leggere o guardare la tv).
EMOZIONI E PATOLOGIA
Sento, penso e mi comporto di conseguenza. Di fronte a un’altra persona prima sento un’emozione, subito dopo cerco di spiegarmela e poi faccio ciò che ho pensato. Quindi, le emozioni fanno parte integrante e fondamentale dei rapporti umani; sono ciò che mi indica che sto incontrando qualcosa di significativo. Attraverso le emozioni la mia attenzione si dirige verso qualcosa che è importante per arricchire la mia conoscenza. Le emozioni nascono con noi, fanno parte del nostro patrimonio genetico e sono presenti in tutti gli esseri dotati di un sistema nervoso complesso. Le emozioni base, presenti già alla nascita, sono ansia, rabbia, disgusto, felicità e tristezza e ognuna di esse ci indica, nel momento in cui le proviamo, qualcosa che per noi è significativo.
La colpa e la vergogna sono, invece, emozioni sociali; sono costruite dalla cultura e dalla relazione con gli altri: se senti colpa è sempre perché qualcuno te la stimola.
La colpa è un’emozione che ci prende nel momento in cui ci si rende conto di aver fatto un errore e si pensa che avremmo potuto evitarlo; d’altra parte quasi sempre cerchiamo di fare le cose al meglio di noi stessi e in quel momento possiamo fare solo ciò che abbiamo fatto perché è la cosa che pensiamo migliore.
La vergogna è un’emozione che ci prende nel momento in cui ci si rende conto di aver fatto un errore; gli altri ci giudicheranno negativamente e questo dimostra che non siamo persone degne di amore; d’altra parte non sono gli altri che ci giudicano ma siamo noi stessi, con il nostro perfezionismo e ipercriticismo, che attribuiamo agli altri i nostri giudizi negativi.
L’ansia è un’emozione che ci indica attenzione al pericolo, la rabbia è la reazione a una minaccia o ferita interna, il disgusto ci stimola ad allontanarci da un pericolo, la felicità segnala un’esperienza da acquisire e stimola l’esplorazione.
La tristezza ha vari significati:
- segnale di un evento di perdita;
eventi di perdita possono essere lutti, separazioni o anche delusioni. La tristezza ci segnala la “sperimentazione della perdita” e ci spinge ad azioni riparatorie o sostitutive che servono per riacquisire l’equilibrio precedente.
- richiesta di calore e affetto; un bambino che piange con tristezza stimola nell’adulto un comportamento di conforto e protezione; quando due capibranco combattono per il potere, lo sconfitto attiva un comportamento di tristezza (capo chino, non reagisce più, si allontana da tutti) che è il segnale della resa; questo segnale attiva l’accudimento del gruppo e il reintegro in esso.
- meccanismo della scoperta;
prima di acquisire una nuova informazione su di sè e per poterlo fare, ho bisogno di rendermi conto che ho sbagliato; il fallimento della vecchia informazione rappresenta una perdita del mio dominio personale, di come sono fatto: questa perdita che si esprime con tristezza mi serve per far posto alla nuova conoscenza.
Quindi l’emozione “tristezza” non è patologia. E’ la “depressione” uno stato emotivo patologico. La tristezza è utile per la mia vita ed è normale sperimentarla; si potrebbe dire, al contrario, che è anormale non avere tristezza di fronte ad eventi come un lutto o una separazione.
La depressione è la tristezza che permane per almeno quindici giorni, durante quasi tutto il giorno, senza la possibilità di reagire piacevolmente ad eventi positivi. Un giorno di tristezza profonda in cui non ho voglia di fare nulla, ho difficoltà a pensare un futuro positivo, penso agli errori della mia vita, è un giorno che può essere presente in tutte le persone. Diventa patologia se questo stato dura per quasi tutto il giorno, almeno 15 giorni. Diventa patologia se non riesco più a divertirmi di fronte alle cose divertenti.
Quindi, non si deve fare confusione tra stati emotivi patologici ed emozioni.
Le emozioni devono essere provate per arricchire la propria vita, per essere più in contatto con le altre persone, per vivere sani.
LA “VERA” CAUSA DELLA DEPRESSIONE
SEGNI DI DEPRESSIONE
"Mia moglie mi ha lasciato perchè non ero abbastanza per lei, io non sarò mai in grado di stare a lungo senza di lei"; "I miei capelli si stanno assottigliando, io ho perso la mia bellezza, nessuno mi guarderà più"; "Io sono una così terribile segretaria, il mio direttore mi tiene perchè ha pietà di me, niente di quello che faccio sembra giusto"; "Io non sono in grado di fare nulla per la casa, è evidente che il mio matrimonio sta fallendo".
Questi sono tipici pensieri di persone depresse. Mentre queste informazioni possono sembrare corrette a prima vista, esse mostrano un effettivo cambiamento nel modo in cui una persona pensa riguardo a se stesso. Il cambiamento, nei pensieri, nei sentimenti, nelle azioni, è una caratteristica della depressione. Sebbene il cambiamento possa avvenire gradualmente, la persona depressa diventa differente da come era prima dell'inizio del suo disturbo. Ci sono molti esempi di grossi cambiamenti senza una causa apparente: l'industriale di successo che arriva sull'orlo della bancarotta, la madre devota che vuole abbandonare i suoi figli, il buongustaio che non sopporta più il cibo, il playboy che è disgustato del sesso, etc. Invece di ricercare il piacere il depresso lo evita... invece di approvarsi, egli pensa negativamente a se stesso, si trascura e trascura il suo aspetto. La spinta al successo può essere sostituita dalla passività e dal costante tirarsi indietro. Questi atteggiamenti negativi possono portare gradualmente al desiderio di morire.
Il più chiaro e tipico segno di depressione è l'umore triste: il depresso è cupo, isolato, apatico. Le persone depresse possono trovare da piangere in situazioni in cui non sembra esserci nulla di cui piangere o non trovare nulla di triste in un evento realmente triste. Il depresso può avere disturbi del sonno o svegliarsi presto la mattina incapace di riprendere sonno e, d'altra parte, sentendosi stanco costantemente, può dormire più dell'usuale; può perdere l'appetito e dimagrire o mangiare di più di quello che fa normalmente e ingrassare. E' tipico delle persone depresse vedersi in modo totalmente negativo. Il depresso può credere di essere solo e debole e spesso si biasima per errori e incompetenze banali. E' pessimista per quanto riguarda sé stesso, il mondo, il futuro. Ha perso interesse in ciò che ha sempre fatto e non prova più soddisfazione nel fare le cose che gli piacevano. Spesso ha difficoltà nel prendere decisioni o nel riuscire a fare cose che ha deciso di fare. FIG 9 Alcune persone in seguito alla depressione possono bere alcool in grande quantità fino all’alcoolismo o assumere droghe. Alcune persone possono essere depresse senza mostrare tristezza, malumore, abbattimento; essi si possono lamentare invece di dolori fisici. Esistono, infatti, forme di depressione chiamate depressione mascherata in cui il disturbo si manifesta principalmente con sintomi fisici quali dolori muscolari alle gambe (in questo caso sono simmetrici e bilaterali), dolori allo stomaco simulanti ulcere, coliche addominali, dolori al petto simili all’infarto, lombalgie, etc; i sintomi fisici non sono associati all’umore depresso e ci vuole sempre un sacco di tempo per diagnosticare il disturbo depressivo dopo aver effettuato tanti esami medici e assunto tante medicine. Quando una persona sembra sempre stanca o annoiata da quello che fa per un lungo periodo, può realmente considerarsi depressa. Quando un ragazzo intelligente va male a scuola per un certo periodo di tempo questo, pure, può indicare depressione. Anche l'iperattività di un bambino può essere, a volte, considerata una compensazione di una depressione sottostante.
DEPRESSIONE E PENSIERO
E' molto comune tra le persone depresse pensare di aver perso qualcosa di molto importante per loro, sebbene spesso questo non sembra essere realmente accaduto. La perdita viene valutata e sentita dal depresso come irreversibile, inaccettabile e totalizzante. Il depresso pensa di essere un perdente, di esserlo per sempre, pensa di essere indegno e cattivo e non in grado di vivere; può anche tentare il suicidio per porre fine a una vita così negativa. Le persone che tentano di togliersi la vita hanno desiderio di questo; le persone che hanno paura di togliersi la vita non corrono questo pericolo: si fanno le cose che si desiderano, non si fanno le cose di cui abbiamo paura.
Per spiegare la persistenza di questi spiacevoli sentimenti nelle persone depresse alcuni ricercatori hanno trovato che un fattore importante può essere considerata l'interpretazione non corretta che una persona depressa fa di molte situazioni. Ciò che pensa di quello che gli succede incide su come egli sente. In altre parole, il depresso sente tristezza e solitudine perchè erroneamente crede di essere inadeguato e abbandonato. Un paziente depresso può essere aiutato a cambiare i suoi pensieri non corretti più che a concentrarsi sul suo umore depresso. In alcuni studi è stato riscontrato che, senza badare alla poca opinione di se stessi, i pazienti depressi funzionano normalmente in una serie di prove anche complesse, non sono, cioè, così male come credono. In uno studio, sono stati somministrati a depressi una serie di tests a difficoltà crescente che comportano lettura, comprensione e autoespressione; come iniziavano le esperienze di successo, diventavano più ottimisti; il loro umore e immagine personale miglioravano. Era interessante il fatto che avessero performances migliori quando venivano chiamati in un secondo momento a provare altri tests.
PENSIERO E DEPRESSIONE
Queste scoperte suggerivano nuovi approcci per il trattamento della depressione e nuovi modi in cui i pazienti potevano imparare ad aiutarsi. Come risultato di questi studi, gli psicoterapeuti di ottica cognitivista si stanno adesso occupando dei tipi di affermazioni che la gente fa su se stessa cioè di quello che pensa. Ormai è certo che le persone depresse hanno pensieri continui e spiacevoli e che, ad ogni pensiero negativo, la sensazione di depressione aumenta. Inoltre questi pensieri di solito non sono basati su fatti reali e rendono una persona triste anche se non c'è una ragione oggettiva per sentirsi in questo modo. I pensieri negativi possono impedire al paziente depresso di intraprendere attività che potrebbero farlo sentire meglio. Come risultato egli proverà verosimilmente pensieri severi e critici sul suo essere "indolente e irresponsabile", cosa che lo fa sentire ancora peggio. Al fine di comprendere questo pensiero difettoso si considerino i seguenti esempi: "Supponete di stare camminando per una strada quando vedete un amico che sembra ignorarvi completamente; naturalmente provate tristezza. Potete domandarvi perchè il vostro amico vi ha ignorato. Più tardi quando fate cenno dell'accaduto al vostro amico egli vi dice che era così occupato a pensare ai suoi problemi in quel momento che non vi aveva proprio visto. Come è normale vi sentirete meglio e toglierete dalla vostra testa l'incidente. Tuttavia se siete depresso invece probabilmente crederete che il vostro amico vi abbia veramente rifiutato. Potrete anche non chiedergli niente su ciò lasciando che l'errore continui a sussistere non correttamente". Le persone depresse fanno questo tipo di errore ripetutamente. Infatti essi possono interpretare in modo sbagliato approcci amichevoli come rifiuti. Essi tendono a vedere il lato negativo delle cose piuttosto che il positivo. Non indagano per capirere se possono aver fatto un errore nell'interpretare gli eventi. Se siete depressi molte delle vostre cattive sensazioni si basano su errori del pensiero. Questi errori sono correlati a ciò che voi pensate su voi stessi e al modo in cui voi giudicate le cose che vi succedono. Tuttavia voi avete molte possibilità e potete essere abili nel risolvere problemi in altri campi. Infatti avete risolto problemi per tutta la vostra vita. Come uno scienziato potete imparare ad usare le vostre capacità mentali e il vostro intelletto per "testare" i vostri pensieri e vedere se ciò è realistico. In questo modo potete evitare di turbarvi a ogni esperienza che sembra a prima vista essere spiacevole. Potete aiutare voi stessi:
1- riconoscendo i vostri pensieri negativi,
2- correggendoli e sostituendoli con pensieri più realistici.
3- addirittura sostituendoli con pensieri più positivi.
CHECKLIST DI PENSIERI NEGATIVI
Ogni volta che notate che vi state sentendo un pò più triste cercate di ricordare quale pensiero ha colpito o ha aumentato il vostro sentimento di tristezza. Questo pensiero può essere una reazione a qualcosa che è successo abbastanza recentemente, forse nelle ultime ore o negli ultimi pochi minuti, o può essere un’associazione ad un evento passato. Il pensiero può contenere uno o più dei seguenti temi.
1 - Opinione negativa di se stesso.
Questa nozione scaturisce di solito dal vostro compararvi con le altre persone che sembrano essere più attraenti o di successo o più capaci o intelligenti: "sono uno studente peggiore di Michele", "ho fallito come genitore", "sono totalmente mancante di giudizio o ingegno". Potete essere preoccupati per queste idee su voi stessi o insistere su situazioni del passato in cui la gente sembrava provare avversione per voi o disprezzarvi. Potete considerare voi stessi indegni e "pesanti" per gli altri e presumere che amici e parenti sarebbero felici di sbarazzarsi di voi.
2 - Autocriticismo e vergogna.
La persona depressa si sente triste perchè dirige la sua attenzione sui suoi presunti difetti. Egli incolpa se stesso per non fare un lavoro così bene come ritiene che dovrebbe, per dire la cosa sbagliata o per causare sciagure agli altri. Quando le cose vanno male la persona depressa crede che ciò rappresenti una sua colpa. Anche occasioni felici possono farvi sentire peggio se pensate "non merito ciò, sono incapace". Siccome l'opinione personale di voi stessi è così bassa può darsi che chiediate troppo a voi stessi. Potete chiedere a voi stessi di essere una perfetta casalinga o un infallibile e devoto amico o un medico dal giudizio critico infallibile. Potete tirarvi giù pensando "avrei dovuto fare un lavoro in modo migliore".
3 - Interpretazione negativa degli eventi.
Potreste scoprire che rispondete in modo negativo a situazioni che non vi preoccupano quando non siete depressi. Se avete problemi a trovare una matita, potreste pensare, "Tutto è difficile per me". Quando spendete un pò di soldi potreste sentirvi malinconici, come se aveste perso una grossa somma. Potreste leggere disapprovazione nei commenti degli altri, o pensare che gli altri segretamente vi disprezzano anche se possono comportarsi amichevolmente come sempre.
4 - Aspettativa negativa del futuro.
Potete essere caduti nell'abitudine a pensare che non verrete mai a capo dei vostri sentimenti di angoscia o dei vostri problemi e credere che questi durino per sempre. Oppure potreste avere previsioni negative ogni volta che cercate di fare un nuovo lavoro: "Sono sicuro di fallire in questo". Una donna depressa può avere una immagine visiva di se stessa mentre rovina la cena ogni volta che cucina per gli ospiti. Un uomo con una famiglia da mantenere si immagina licenziato dal suo principale per alcuni suoi errori. Le persone depresse tendono ad accettare i fallimenti e le infelicità future come inevitabili e possono dire a se stessi che è inutile cercare di far andare la propria vita bene.
5 - Le mie responsabilità sono opprimenti.
Voi dovete assolvere a casa o al lavoro gli stessi impegni che avete avuto svariate volte prima, ma adesso ritenete di essere totalmente incapace di assolverli o che ciò richiederà settimane o mesi. Oppure vi convincete di avere così tante cose da fare che non c'è modo di organizzare meglio il vostro lavoro. Alcuni pazienti depressi si negano riposo o tempo da dedicare ad interessi personali perchè essi vedono impegni normali come situazioni pressanti che piombano loro addosso da ogni parte. Essi possono anche provare sensazioni fisiche sgradevoli che si possono accompagnare a tali pensieri (sensazioni di essere senza fiato, nausea o mal di testa, etc.).
Nelle pagine precedenti di questo libro, abbiamo fornito esempi dei pensieri delle persone che si trovano in uno stato depressivo. Una persona non depressa può occasionalmente avere questi pensieri ma di solito li rimuove dalla mente. Ma l'individuo depresso li ha sempre dentro - ogni volta che pensa a quanto vale o alla sua abilità o a ciò che tirerà fuori dalla sua vita. Questi sono alcuni dei modi in cui entrano nella vostra mente i pensieri depressi:
a - i pensieri negativi tendono ad essere automatici. Essi non scaturiscono effettivamente dalla ragione o dalla logica - sembra proprio che essi compaiano spontaneamente. Questi pensieri si basano più sulla bassa opinione che i depressi hanno di loro stessi che sulla realtà.
b - I pensieri negativi non seguono la ragione e non servono ad uno scopo utile.
Vi fanno sentire peggio e vi allontanano dal raggiungimento di ciò che volete dalla vita. Se li considerate attentamente, scoprirete probabilmente di essere arrivati a una conclusione che non è precisa e reale. Il vostro psicoterapeuta sarà in grado di mostrarvi come sono irragionevoli questi vostri pensieri negativi.
c - anche se non sono ragionevoli, sembrano perfettamente plausibili nel momento stesso in cui voi li avete.
Sono usualmente accettati come ragionevoli e corretti proprio come un pensiero realistico del tipo "il telefono squilla- dovrei rispondere".
d - più una persona crede a questi pensieri negativi (cioè più acriticamente li accetta) , peggio si sente. Se permettete a voi stessi di entrare in contatto con questi pensieri, scoprirete di stare interpretando ogni cosa in un modo negativo. Tenderete sempre di più a rinunciare a tutto fino a che tutto diventerà senza speranza. Ma il rinunciare è dannoso perché le persone depresse spesso interpretano la loro rinuncia come un ulteriore segno di inferiorità e di fallimento.
Potete aiutare voi stessi imparando a riconoscere i vostri pensieri negativi e comprendendo perché essi sono errati e illogici. Verificate le caratteristiche elencate sopra e osservate quanto bene si adattino ai vostri pensieri negativi.
TIPICI ERRORI DI PENSIERO
Pensieri non corretti guidano e aggravano la depressione. Probabilmente voi fate uno o più dei seguenti errori che portano a una distorta interpretazione della realtà. Leggete qua sotto e guardate a quale riferirvi.
1 - Esagerazione.
Voi vedete alcuni eventi in maniera esagerata. Per esempio se state avendo alcune difficoltà quotidiane, cominciate a pensare che tutto ciò finirà in un disastro. Esagerate i problemi e il possibile danno che potrebbero causare. Allo stesso tempo sottostimate la vostra capacità di fronteggiarli. Saltate alle conclusioni senza alcuna prova e credete che la vostra conclusione sia corretta.
"Un uomo che aveva investito i suoi risparmi in una nuova casa ebbe il sospetto che la casa potesse avere le termiti. Arrivò alla conclusione che la casa sarebbe crollata e che non sarebbe stata di nessun valore, e i suoi soldi sarebbero stati sprecati. Era convinto che nulla potesse essere fatto per salvare la casa".
2 - Ipergeneralizzazione. Voi fate un ampio bilancio generale che enfatizza il negativo: "nessuno mi ama", "sono un completo fallimento", "non otterrò mai quello che voglio dalla vita". Se qualcuno che conoscete vi fa un rimprovero voi pensate "sto perdendo tutti i miei amici".
3 - Ignorare il positivo.
Voi siete colpiti dagli eventi negativi e ricordate soltanto quelli.
"Quando ad una donna depressa fu consigliato di tenere un diario, ella comprese che eventi positivi accadevano spesso ma che ella aveva la tendenza a non prestare loro attenzione e a dimenticarli. Oppure ella si diceva che le buone esperienze erano insignificanti per una ragione o per l'altra". "Un uomo che per settimane era stato troppo depresso perfino per vestirsi passò otto ore a imbiancare una stanza da letto. Quando ebbe finito, egli fu disgustato da se stesso per non aver raggiunto esattamente il risultato che lui voleva. Per fortuna sua moglie fu in grado di fargli comprendere che aveva fatto proprio un bel lavoro".
D'altra parte può darsi che voi tendiate a vedere alcuni eventi positivi come sconfitte.
"Una giovane donna depressa ricevette una lettera dal suo fidanzato; lei pensò fosse una lettera di abbandono. Ruppe con lui con molta tristezza. Un pò di tempo dopo, quando non era più depressa, lesse di nuovo la lettera e capì che non c'era stato nessun abbandono. Quella che aveva ricevuto non era un rifiuto, era una lettera d'amore.
4 – Personalizzazione. Tendenza a mettere gli eventi esterni in relazione a voi stessi anche in assenza di elementi che giustificano tale attribuzione. Una madre molto affettuosa andò al matrimonio della figlia. Mentre la figlia baciava il marito la madre pensò: “l’ho persa definitivamente”, “il bellissimo rapporto che avevamo non ci sarà più”, “non la vedrò più”; il suo umore si abbassò velocemente e non dimostrò la sua felicità alla figlia.
PSICOTERAPIA COGNITIVA
Il vostro psicoterapeuta cognitivo può aiutarvi a identificare e correggere le irrealistiche idee e i pensieri che vi portano ad erronee conclusioni riguardo voi stessi e agli altri. Può aiutarvi anche a progettare modi per trattare più efficacemente con i problemi reali giorno per giorno. Con la sua collaborazione e il vostro lavoro avrete buone possibilità di sentirvi meglio. Potreste imparare a rispondere con molta meno depressione e sofferenza quando incontrerete difficoltà in futuro.
La terapia cognitiva accetta i farmaci che aiutano più velocemente ad uscire da questa situazione. In 15-20 sedute, precedute da un'investigazione sulla vostra vita e dalla compilazione di alcuni tests potrete conoscervi meglio e rispondere in modo più efficace alle vostre difficoltà della vita.
AFFRONTARE LA DEPRESSIONE
Adesso cercheremo di istruire il lettore su come cercare di affrontare la depressione.
Le emozioni, nel nostro cervello, sono appiccicate a pensieri e comportamenti e se dobbiamo affrontare un’emozione dovremo cercare di migliorare tutti questi aspetti.
Per prima cosa è da considerare la presenza nella vita di tutti i giorni di emozioni come la tristezza. Non sempre la tristezza che si sente la mattina al momento del risveglio indica l’inizio di un episodio di malattia, non è detto che si diventerà sicuramente depressi; molte volte le persone anticipano i pensieri e non valutano che la maggior parte delle volte è giusto provare tristezza di fronte a situazioni quotidiane.
Nessun evento o circostanza esterna può riuscire da sola a farci stare male. Sono i nostri pensieri, le nostre interpretazioni della realtà a determinare le nostre risposte emotive.
Non sono le situazioni ad essere difficili ma molto dipende da come io penso che sia la situazione e probabilmente anche dall’efficacia del mio comportamento per affrontarla; in genere le profezie si autoavverano.
Il mio umore dipende da come io penso, non da come sono effettivamente le situazioni. Quindi, dovrò cercare di addestrarmi a valutare tutte le soluzioni per cercare obiettivamente la migliore; cercare la soluzione più positiva mi fa sentire meglio.
Spesso sono i pensieri automatici catastrofici e negativi che guidano il mio umore; dovrò lavorare per identificarli e contestarli; dovrò proporre al posto dei pensieri negativi altri pensieri postivi e il mio umore ne trarrà beneficio.
La maggior parte dei nostri comportamenti stimolano negli altri comportamenti come reazione che vengono da noi sentiti come premi o punizioni e rinforzano positivamente o negativamente i comportamenti iniziali. Se io sorrido sono premiato da un altro che mi sorride e questo stimola in futuro il mio comportamento orientandomi verso il sorridere di nuovo. Una persona tenderà a impegnarsi di più nel lavoro quanto maggiore è la retribuzione o la soddisfazione che prova al lavoro o gli apprezzamenti degli altri sul suo lavoro.
Le persone depresse fanno un minor numero di cose piacevoli, provano meno piacere (premio) e soddisfazione per le cose piacevoli che fanno (ad es. uscire a cena con amici o leggere un libro), ricevono un minor numero di apprezzamenti e per di più sono anche più sensibili alle conseguenze negative delle proprie azioni tipo critica o rifiuto.
Bisogna occuparsi di noi stessi; ogni persona occupa parte del suo tempo alla ricerca di premi che bilanciano lo stress quotidiano. Ognuno dovrebbe trovare esperienze che provocano benessere che servono per equilibrare durante la giornata le emozioni negative. Ansia, tristezza e rabbia sono emozioni che quotidianamente proviamo, indicano che un contatto umano o un episodio ci ha colpito. Queste emozioni sono regolate “naturalmente”; se non le regoliamo cominciamo a stare male.
Per regolare le emozioni bisogna riuscire a pensare positivamente le situazioni cercando di diminuire l’intensità dell’emozione negativa, confortandoci, consolandoci, rassicurandoci.
Sempre per la regolazione ci possiamo affidare a un altro facendoci coccolare, calmare, rilassare.
Un ultima cosa utile di cui rendersi conto è quanto è importante stimolarci alla distrazione o al divertimento. Tutti noi abbiamo situazioni che ci stimolano piacere; non a tutti fanno piacere le stesse cose; dobbiamo identificare i nostri comportamenti di piacere magari elencandoli in un foglio e stimolandosi a farli durante la giornata. Naturalmente dobbiamo pensare a lavorare per migliorare il nostro umore; ma il lavoro che dobbiamo fare non dovrà mai essere faticoso; dobbiamo stimolarci a fare le cose che desideriamo gradualmente, a piccoli passi, in modo da non subire fallimenti: è come un allenamento.
TECNICHE PER STARE MEGLIO
1 - LA SCHEDA QUOTIDIANA.
Provate a riempire le schede di attività all’inizio di ogni giorno. Fate una lista delle cose che progettate di fare ogni giorno. Partite con le attività più facili e poi progressivamente fino alle più difficili. Registrate ogni attività appena la completate. Questa scheda può servire per farvi notare che siete in grado di fare molte più cose di quelle che immaginate.
2 - METODO DELLA PADRONANZA E CONTENTEZZA.
Ci sono molte cose adatte per voi di cui usualmente siete inconsapevoli. Scrivete tutti gli eventi del giorno e poi etichettate quelli che comportano padronanza e bravura della situazione con la lettera B e quelli che comportano piacere con la lettera P.
3 - L'A.B.C. DELLE EMOZIONI CHE CAMBIANO. Molti depressi credono che la situazione della loro vita sia così cattiva che è naturale per loro sentire tristezza. In realtà i vostri sentimenti derivano da quello che pensate e da come interpretate quello che vi succede. Se pensate attentamente a un recente evento che vi ha intristito sarete in grado di separarlo in tre parti:
A - l'evento, B - i vostri pensieri, C - le vostre emozioni.
Molte persone sono in grado di rendersi conto solo dei punti A e C. Supponete, ad esempio, che vostra moglie si sia scordata del vostro compleanno; voi sentirete dolore, disappunto e tristezza; ciò che vi fa sentire realmente infelici è il significato che voi date agli eventi. Potreste credere che se vostra moglie si è scordata del vostro compleanno significa che non vi ama, che avete perso interesse per lei e per gli altri; potreste credere che senza la sua approvazione e la sua ammirazione non potrete essere felici e soddisfatti. Tuttavia, è del tutto possibile che vostra moglie fosse molto indaffarata a preparare la vostra festa o non partecipasse al vostro entusiasmo per il compleanno perché è fatta diversamente da voi. Avete sofferto, quindi, più per le vostre ingiustificate conclusioni che per l'evento stesso.
4 - Se vi succede di sentire tristezza provate a fare un attento ESAME DEI PENSIERI.
Provate a ricordare attentamente che cosa vi stava passando per la mente. Questi pensieri possono essere stati la vostra reazione automatica a qualcosa che è successo: il casuale commento di un amico, aver trovato una fattura nella posta, l'inizio di un dolor di stomaco, un sogno ad occhi aperti. Probabilmente, troverete che questi pensieri erano molto negativi e che ci credevate.
5 - IL METODO DELLE IPOTESI ALTERNATIVE. Provate a correggere i vostri pensieri corrispondenti a un'affermazione negativa con un’affermazione più positiva e obiettiva. "Una casalinga si sentiva depressa e trascurata perchè nessuno dei suoi amici aveva telefonato da un pò di giorni. Quando riflettè su questo si rese conto che Maria era all'ospedale, Gianna fuori città e Elena aveva chiamato. Essa sostituì la spiegazione alternativa al primo pensiero negativo e si sentì molto meglio".
6 - LA TECNICA DELLA DOPPIA COLONNA.
Scrivete i vostri pensieri automatici non corretti in una colonna e le risposte il più possibile imparziali ai pensieri automatici nell'altra colonna.
Esempio: "Gianni non ha chiamato. Egli non mi ama. Risposta: Egli è molto più indaffarato della settimana scorsa e crede di fare meglio così per non disturbarmi".
7 - TECNICA DELLA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI.
Se un compito che avete da fare sembra essere molto complesso e pesante, provate a scrivere ognuno dei passi che avete da fare per effettuare il compito e poi fate un piccolo passo alla volta. Problemi che sembrano irrisolvibili possono essere affrontati e risolti nel frazionarli in più piccole e maneggevoli unità.
8 - LA TECNICA DELL’ALTERNATIVA.
Se vi sentite bloccati rispetto a uno di questi piccoli passi e non state facendo alcun progresso provate a scrivere una via alternativa per affrontare il problema. Potete anche chiedere ad altre persone come penserebbero di risolvere questa difficoltà.
9 – DISTRAZIONE.
Le persone depresse spesso, per tentare di risolvere la propria sofferenza, si concentrano ancora di più su se stessi, ma ciò può portare ad un aumento dell’autocritica e a una diminuizione della stima personale. Le attività di distrazione aiutano una persona depressa a spostare l’attenzione all’esterno, su argomenti diversi da quelli depressivi. Se riuscirete a pensare a situazioni divertenti e positive il vostro umore migliorerà nettamente.
La terapia cognitiva aiuta le persone ad affrontare e superare la depressione; molte volte, però, ci sono persone che hanno sintomi così forti che non riescono a fare ciò che sarebbe più utile per stare bene.
VIGNETTA OPERAIO CHE METTE A POSTO IL CERVELLO In questo caso, considerando i sintomi una specie di febbre contro cui la volontà e la bravura di ognuno non possono fare nulla, prendere farmaci può aiutare.
I farmaci devono essere presi solo per un breve periodo di tempo per far passare lo stato di malessere e permettere alle persone di affrontare nel modo migliore i loro problemi.
Dopo i farmaci, una terapia cognitivo-comportamentale può aiutare ad evitare nuovamente la febbre e può far sviluppare capacità di prevenzione dello stress che sono fondamentali per risolvere definitivamente i problemi.
Attraverso l'analisi e la modifica delle situazioni non risolte della propria vita e il lavoro fatto nel tentativo di migliorarsi, si acquisisce maggiore forza e si prevengono eventuali altre crisi.
I farmaci riconosciuti più efficaci nelle forme depressive sono gli antidepressivi. Possono essere utili anche le benzodiazepine, farmaci che migliorano il sonno e riducono l’ansia.
Le benzodiazepine o tranquillanti minori sono farmaci molto maneggevoli che non danno importanti effetti collaterali; si differenziano dai tranquillanti maggiori che sono più potenti e che sono quelli che si prescrivono di solito a pazienti con disturbi di tipo psicotico (schizofrenia): i tranquillanti minori vengono utilizzati in genere per disturbi della sfera ansiosa.
Le benzodiazepine sono prescritte anche da molti medici di medicina generale come sonniferi con buoni risultati anche se funzionano per lo più abbassando i livelli di ansia: probabilmente l'assunzione di una benzodiazepina fa rilassare e, conseguentemente, migliora anche il sonno.
Le benzodiazepine vengono assunte per gli stessi motivi per cui è indicato bere la camomilla, anche se hanno un'efficacia maggiore; possono essere considerati una sorta di “camomilla concentrata”; funzionano velocemente anche se l'effetto non è duraturo e servono per diminuire l'ansia che, a livelli elevati, impedisce buone riflessioni sui problemi da risolvere.
Prendendo le benzodiazepine e abbassando i livelli di ansia si riesce ad essere più lucidi e a pensare più correttamente e quindi a risolvere le cose che non funzionano nella vita, come si farebbe se si stesse bene e come si è fatto in periodi migliori.
Le benzodiazepine possono dare sonnolenza solo se assunte in quantità maggiore rispetto a una dose efficace e il dosaggio, in genere, deve essere personalizzato; non danno nessun altro tipo di effetto collaterale se non in casi rarissimi.
Non sono nocive ad organi vitali (ad es. fegato). Possono dare una leggera forma di dipendenza psicologica; gli studi clinici non hanno dimostrato nessuna significativa forma di dipendenza fisica.
Se l'assunzione del farmaco viene sospesa in modo troppo brusco si possono manifestare sintomi che sono considerabili sintomi latenti dell'ansia che riemerge.
Durante l'interruzione della terapia si può avere una recrudescenza dei sintomi ansiosi semplicemente perchè probabilmente persistono ancora pensieri associati alle situazioni che provocano ansia: è il segnale di cambiamenti non ancora avvenuti.
Tra le benzodiazepine una sostanza che ha una buona efficacia per l'ansia è il lorazepam; infatti numerosi studi ne documentano sia l'efficacia che la rapidità di azione nel controllare l’ansia e le manifestazioni ad essa correlata ed attualmente è tra quelli maggiormente prescritti dagli specialisti.
Nella nostra esperienza con le benzodiazepine non abbiamo mai notato sintomi alla sospensione che, in genere, viene effettuata massimo entro 1 anno di terapia.
Gli antidepressivi possono essere considerati come dei "ricostituenti".
Hanno, quindi, l'effetto di aumentare la sicurezza personale; fanno sentire più forti di fronte ai problemi della vita.
Come tutti i ricostituenti devono essere presi a lungo e a giusto dosaggio perchè altrimenti non hanno efficacia (almeno qualche mese).
Danno la spinta per risolvere il più possibile in modo soddisfacente i problemi. Possono essere associati alle benzodiazepine anche perchè funzionano dopo circa 20 giorni (come qualsiasi ricostituente) e in questo periodo è utile essere più rilassati. Le benzodiazepine, che funzionano velocemente, tolgono i sintomi di ansia e fanno, quindi, pensare con maggiore fiducia rispetto l'eventuale possibilità di affrontamento dei problemi. Gli antidepressivi danno, poi, quella energia, quella spinta personale che è necessaria per risolvere i problemi nel modo psicologicamente più vantaggioso.
Devono essere presi per 6-12 mesi e poi, sotto la guida dello specialista, tolti perchè l'effetto di spinta interiore c'è già stato e non è necessario continuare più a lungo la terapia.
Sospendendoli gradualmente non si avvertono peggioramenti perchè i benefici portati dai farmaci sono già avvenuti e perché probabilmente a quel punto non si hanno più i problemi (perchè risolti) che provocano disagio.
La maggior parte dei pazienti che presentano un disturbo di tipo depressivo grave o lieve sono oggi trattati con antidepressivi. La prescrizione di questi farmaci è andata aumentando progressivamente negli ultimi anni; ciò è da attribuire in parte all'aumentata incidenza di depressione nella popolazione in parte all'aumentato numero di indicazioni terapeutiche; gli antidepressivi sono infatti farmaci di prima scelta anche per altre patologie come attacchi di panico, ossessioni, mal di testa, etc.
Tra gli antidepressivi classici, i cosiddetti “triciclici” sono stati i primi ad essere utilizzati e sono tuttora farmaci molto usati. La loro efficacia ormai non è più in discussione, tuttavia presentano qualche limitazione:
- come tutti gli antidepressivi, hanno un notevole tempo di latenza, cioè, spesso occorrono almeno dieci-quindici giorni per ottenere una risposta clinica;
- molti pazienti si lamentano di effetti collaterali soggettivi quali secchezza della bocca (a volte basta una caramella per diminuirla), stitichezza, ipotensione, tremori, sudorazione, vertigini (durano solo poche decine di secondi), disturbi del desiderio sessuale, difficoltà ad urinare, disturbi visivi, etc. che portano a volte all'interruzione del trattamento. Tali effetti collaterali sono transitori e non producono mai un danno permanente di alcun organo. Questi effetti possono apparire nei primi giorni e quindi quando ancora non è apprezzabile l'effetto sulla sintomatologia depressiva. Alcuni pazienti non sentendo un miglioramento netto e rapido dei sintomi, anzi a volte addirittura un iniziale miglioramento seguito da un peggioramento, interrompono immediatamente la terapia; in questo modo, fanno in tempo a "conoscere" solo gli effetti collaterali e non i veri effetti antidepressivi: man mano che si andrà avanti con la terapia, gli effetti collaterali diminuiranno mentre l'efficacia antidepressiva aumenterà.
Oggi ci sono nuove molecole che stanno sostituendo sempre di più i “triciclici”. I cosiddetti “serotoninergici” sono antidepressivi efficaci che non presentano molti degli effetti collaterali dei triciclici. Le molecole più importanti sono la fluoxetina, la fluvoxamina,il citalopram e la sertralina. Gli effetti collaterali sono principalmente gli effetti gastrointestinali (possibilità di nausea o bruciore di stomaco) VIGNETTA ANORESSICA e gli effetti sessuali (diminuizione della voglia di fare l’amore) e sono transitori. Per quanto riguarda l’efficacia sono sovrapponibili ai triciclici.
Una molecola simile ai serotoninergici ma capace di agire anche su un altro neurotrasmettitore (noradrenalina) è la venlafaxina che ha un’efficacia pari o superiore agli altri antiedepressivi. Attraverso una cura con farmaci antidepressivi, aumentando gradatamente il dosaggio fino a raggiungere l'effetto terapeutico, l'umore migliorerà entro poche settimane; a volte è proprio una sorta di "scatto" che viene nettamente percepito, altre volte il miglioramento è graduale. Dopo un determinato periodo di tempo (2-4 mesi) gli antidepressivi vengono diminuiti fino ad un dosaggio di mantenimento che verrà mantenuto per vari mesi (dai tre agli otto) a seconda della gravità del disturbo e della risposta soggettiva. Molte volte non vengono prescritte dosi sufficienti di farmaco o questo viene ridotto intempestivamente e ne risulta una minore efficacia. Se il soggetto si sente di nuovo "giù", ed i suoi compiti gli sembrano di nuovo insormontabili, se ricompaiono alterazioni del sonno o altri sintomi, la dose giornaliera del farmaco dovrebbe essere immediatamente aumentata prima di riabbassarla. In questi casi di solito il miglioramento avviene in breve tempo; la remissione è infatti molto più rapida quando la cura è da tempo avviata.
La causa della depressione non è ancora del tutto nota; non si può dire che sia ereditaria ma forse che esista una predisposizione a sviluppare depressione (rischio maggiore) visto come aumenta la presenza di questo disturbo in figli di madri o padri depressi. Ambienti familiari che non danno amore e cura predispongono sicuramente alla depressione. Genitori che non proteggono e non fanno sentire amati stimolano bassa autostima, senso del dovere e facilità a sentirsi in colpa che rappresentano la vulnerabilità depressiva. VIGNETTA NONNI E BAMBINO A volte sono fattori esterni come malattie o fallimenti che scatenano il disturbo. Durante lo stato di malattia è presente indubbiamente una disregolazione del sistema nervoso centrale dato che i farmaci che funzionano agiscono a livello di determinate zone del nostro cervello. Questa disregolazione passa nel momento in cui attraverso i farmaci o la psicoterapia si ristabilisce il funzionamento.
Gli antidepressivi vanno a ristabilire una funzione che la depressione ha in qualche modo disregolato; in particolare riportano a livelli precedenti i valori di due sostanze: la serotonina e la noradrenalina.
Un episodio depressivo può durare a lungo e sarà importante curarlo il più presto possibile con farmaci associati a colloqui con uno psicoterapeuta.
E' importante sapere che prima si inizia la terapia, più facile e breve sarà il periodo di cura; in genere il disturbo è episodico e dura solo per un determinato periodo di tempo.
Rimane sempre la possibilità di una ricaduta, se i problemi esterni o interni all'individuo non vengono risolti; in questo caso sarà bene fare un nuovo ciclo di terapia farmacologica; in genere, un dosaggio di mantenimento e una psicoterapia cognitiva associata saranno in grado di prevenire l'eventuale ulteriore episodio depressivo.
Di solito il trattamento eseguito correttamente produce il ritorno a condizioni psicologiche, lavorative, familiari, del tutto soddisfacenti. E' molto importante ricordare che il tempo complessivo di malattia per le fasi depressive è inferiore al 5% della durata della vita nella maggior parte delle persone. Per più del 95% della loro vita, queste persone sono identiche al resto della popolazione. Quando, tuttavia, la risoluzione dell'episodio depressivo si fa particolarmente lenta e stentata, o nei casi in cui il disturbo depressivo assuma un decorso protratto, cronico, o se le frequenti crisi depressive costringono a continuare per più di un anno ad assumere i farmaci o se dopo la risoluzione dei sintomi depressivi permangono difficoltà nel recupero dell'adattamento sociale o familiare, è indicato combinare al trattamento farmacologico una psicoterapia cognitiva. Soprattutto, quindi, in una seconda fase, sarà importante una psicoterapia per evitare che i naturali "alti e bassi" che fanno parte del naturale vivere vengano interpretati internamente come una ricaduta depressiva con conseguenze psicologiche negative. La psicoterapia cognitiva è, meglio di altre, adatta a queste situazioni.
AIUTARSI OLTRE LE TERAPIE
Una sana alimentazione equilibrata e completa di vitamine e minerali è di aiuto al benessere del cervello e del corpo: mens sana in corpore sano. Se la vostra alimentazione non è regolare e corretta fate attenzione alle eventuali carenze vitaminiche.
La vitamina C presa ogni giorno aiuta a combattere lo stress e a rinforzare il sistema di difesa del corpo; la carenza di vitamina B12 può causare tristezza, problemi neurologici e anemia; la carenza di vitamina B1, B2 e B6 può causare tristezza.
Nutrirsi con eccessivi zucchero, alcool e caffeina diminuisce le tue energie e può contribuire al disagio psicologico.
Per alcuni ricercatori è importante bere molta acqua fresca: almeno 8 bicchieri di acqua al giorno.
TRATTA BENE IL TUO CORPO
Tutte le attività che stimolano la forza, la flessibilità e la resistenza del tuo corpo, promuoveranno la tua guarigione ed il tuo benessere generale.
In modo particolare l’esercizio fisico di tipo aerobico, produce endorfina, sostanza naturale del corpo, che ha l’effetto degli antidepressivi. Fare moto, andare in bicicletta, nuotare e perfino andare a fare una lunga passeggiata, possono avere degli effetti meravigliosi sul sentirsi bene. Altre attività come lo yoga, ballare e rilassarsi sono dei metodi eccellenti per alleggerire lo stress che la vita porta e liberare le energie che sono stagnanti nel tuo corpo. Un bagno caldo ed un massaggio hanno “potere” di dare benessere. Impegnati in quelle attività che ti piacciono: una camminata nella natura, visitare un museo d’arte, ascoltare la musica preferita, guardare i films preferiti, lavorare nel giardino o nell’orto, uscire con amici, leggere, eccetera. Programma le attività piacevoli per combattere l’apatia e il ritiro. Uno dei risultati più comuni di una depressione di lunga durata è di non prendersi cura del proprio corpo. Adesso, invece, è giunta l’ora di farlo.
Ci sono diversi libri che raccontano la depressione, eccone alcuni…
LIBRI DA LEGGERE
LIBRI DI AUTOAIUTO
La vita è già difficile perché complicarsela, A.A. Lazarus, Positive press, 1995
Il manuale dell’autostima, L. Field, Erikson, 1995
Imparare l’ottimismo, M. Seligman, Giunti, 1996
Il tuo strizzacervelli portatile, A. Lazarus, C. Lazarus, Positive press, 1998
Addio Nevrosi, A. Ellis, Positive press, 2000
Autoterapia razionale emotiva, A. Ellis, Erikson, 2003
Reinventa la tua vita, J.F. Klosko, Cortina, 2004
La depressione: che cos’è e come superarla, P. Morosini, Avverbi, 2004
LIBRI TECNICI
Terapia cognitiva della depressione, A.T. Beck, Boringhieri, 1987
Terapia cognitivo-comportamentale della
depressione, J.F. Klosko, W.C. Sanderson, Mc Graw Hill, 2002
Approcci cognitivi alla depressione, A. Rainone, F. Mancini, FrancoAngeli, 2004
ROMANZI
La coscienza di Zeno, I. Svevo
Il male oscuro, G. Berto
Le correzioni, J. Franzen
Un’oscurità trasparente, W. Styron
Veronika decide di morire, Coelho
Una mente inquieta, K.R. Jamison
Ci sono molti films che parlano di psichiatria; ecco una lista di quelli che, per un verso o per un altro, ne parlano più correttamente:
FILMS DA VEDERE
Europa 51; 1952; Rossellini
Il posto delle fragole; 1957; Bergman
Freud; 1962; John Houston
Il corridoio della paura; 1964; Fuller
Improvvisamente l'estate scorsa; 1972; Mankiewitcz
Per le antiche scale; 1975; Bolognini
Qualcuno volò sul nido del cuculo; 1975; Forman
Matti da slegare; 1975; Agosti
Gente comune; 1980; Redford
Mon oncle d’amerique; 1980; Ragueneau
La ragazza di Trieste; 1982; Campanile
Frances; 1983; Clifford
Birdy; 1984; Parker
Betty Blue; 1986; Beineix
Terapia di gruppo; 1986; Altman
Strana è la vita; 1988; Bertolucci
Caruso Paskowski; 1988; Nuti
Turista per caso; 1988; Kasdan
Spiagge; 1988; Marshall
Crimini e misfatti; 1989; Allen
E' stata via; 1989; Hall
Quattro pazzi in libertà; 1989; Zieff
La voce della luna; 1990; Fellini
Turnè; 1990; Salvatores
Barton Fink; 1991; Coen
Maledetto il giorno che ti ho incontrato; 1991; Verdone
Il principe delle maree; 1991; Streisand
Tutte le manie di Bob; 1991; Oz
Senza pelle; 1993; D'Alatri
Il grande cocomero; 1993; Archibugi
Mr. Jones; 1993; Figgis
Don Juan de Marco; 1995; Level
Ivo il tardivo; 1995; Benvenuti
Shine; 1996; Hicks
Qualcosa è cambiato, 1996; Brooks
Will Hunting; 1997; GusVanSant
La parola amore esiste; 1998; Calopresti
Terapia e pallottole; 1999; Ramis
Controvento; 2000; Dal Monte
Aspettando Forrester; 2000; Gus Van Sant
La stanza del figlio; 2001; Moretti
Emma sono io; 2002; Falaschi
Mi piace lavorare; 2003; Comencini
The aviator; 2004; Scorsese
I giorni dell’abbandono; 2005; Faenza
Fonte: http://www.ctccfirenze.it/media/pubblicazioni/IL_CONFINE_DELLA_TRISTEZZA.doc
Sito web da visitare: http://www.ctccfirenze.it
Autore del testo: Dr. Ferdinando Galassi Dr.ssa Elisabetta Barciulli Dr.ssa Elisa Bandini
Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.
I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve