Stampa all’albumina

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Stampa all’albumina

Stampa all’albumina [stampa, der. Di stampare, dal germ. Stampjan, o dal francese stampôn, «pestare» albimuna, der. Del lat. Albumen -mĭnis, der. Di albus, «bianco»]. La stampa all’albumina è il procedimento fotografico più comune utilizzato nel xix secolo. Utilizzato prevalentemente per la preparazione di lastre fotografiche negative su vetro, questo procedimento fotografico, dovuto ad abel niépce de saint-victor nel 1848, basa le sue caratteristiche su alcune proprietà dell’albumina, estratta dal bianco d'uovo. Usata dapprima come mezzo per il mantenimento dei sali d'argento nella fabbricazione di negativi su lastra di vetro fu poi impiegata nella fabbricazione di carta albuminata, secondo la tecnica inventata da louis desiré blanquart-evrard nel 1850. Si ricopriva la carta con bianco d'uovo nel quale erano sciolti bromuro di potassio e acido acetico. Una volta asciutta la carta era agitata leggermente sulla superficie di una soluzione di nitrato d'argento, poi di nuovo asciugata. La carta sensibilizzata era messa a contatto con il negativo in un telaio di vetro, ed esposta alla luce del sole per diversi minuti, talvolta anche per ore, finché appariva un'immagine. Poi la stampa era messa in una soluzione di cloruro d'oro che le dava una sfumatura di un marrone intenso, quindi era fissata in iposolfito di sodio, lavata completamente e asciugata.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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