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LE AVVERSARIE DELL’ITALIA NELLA PROSSIMA COPPA DEL MONDO
a cura di Vanni Sartini*
* Centro Studi e Ricerche Settore Tecnico FIGC
GRUPPO A
11/6 a Johannesburg (16:00) Sudafrica - Messico
11/6 a Citta' del Capo (20:30) Uruguay - Francia
16/6 a Pretoria (20:30) Sudafrica - Uruguay
17/6 a Polokwane (13:30) Francia - Messico
22/6 a Rustenburg (16:00) Messico - Uruguay
22/6 a Bloemfontein (16:00) Francia – Sudafrica
SUDAFRICA
Il Commissario Tecnico
CARLOS ALBERTO PARREIRA
La carriera di Carlos Alberto Parreira è una delle meno comuni nell’odierno calcio di vertice. Nel palmarès del tecnico brasiliano ci sono un titolo mondiale conquistato come commissario tecnico ed uno come preparatore atletico, titoli nazionali vinti in paesi diversi, tre tornei continentali vinti alla guida di nazionali diverse, la partecipazione a cinque mondiali come allenatore (il prossimo sarà il sesto) e ad uno come preparatore atletico, ma non c’è nessun riferimento alla carriera del Carlos Alberto Parreira calciatore. L’allenatore brasiliano - nato a Rio de Janeiro il 27 febbraio del 1943 - infatti, non ha mai giocato da professionista nel calcio, ed ha abbandonato il calcio giocato, anche se solo a livello dilettante, nel 1966, a ventitre anni. Un anno dopo, Parreira si laureava in educazione fisica all’Università di Rio de Janeiro, ottenendo una specializzazione sul calcio. Nello stesso anno comincia la sua attività come preparatore del Sao Cristovao, squadra dello stato di Rio de Janeiro, ma soprattutto viene nominato, grazie ad un programma di scambi con le federazioni africane, allenatore della nazionale del Ghana. Rimane in Africa per due anni, prima di rientrare in patria e proporsi come preparatore atletico. Pioniere in questo aspetto del gioco viene inserito nello staff della nazionale brasiliana, con cui vince il campionato mondiale del 1970. Nel frattempo, frequenta i corsi federali per diventare allenatore, cosicché la federazione lo promuove al ruolo di allenatore in seconda per la selezione olimpica partecipante ai Giochi di Monaco, nel 1972. Alla attività federale unisce anche quella di preparatore atletico della Fluminense, che, nel 1975, lo nomina allenatore della squadra. Rimane in sella alla guida della “Flu” per una sola stagione, poiché viene ingaggiato dalla Federazione del Kuwait, che gli affida la conduzione della nazionale. Rimane nel principato arabo per sei anni, conquistando la Coppa d’Asia nel 1980, e una storica qualificazione ai mondiali del 1982, che segnano l’esordio di Parreira nella kermesse in veste di allenatore. Terminata l’esperienza kuwaitiana, arriva la tanto desiderata chiamata della CFB, che gli affida la conduzione della nazionale brasiliana, che però lascia dopo solo un anno e mezzo, scottato dalle mille polemiche del calcio del proprio paese. Viene allora ingaggiato per un breve periodo ancora della Fluminense, che porta alla conquista del titolo nazionale nel 1984, prima di ripartire ancora alla volta del Golfo Persico, per guidare la nazionale degli Emirati Arabi Uniti, che guida con buoni successi per tre anni. Ingaggiato nel 1988 dall’Arabia Saudita, vince la Coppa d’Asia per nazioni, ma fallisce la qualificazione al mondiale del 1990, cui partecipa, però con gli Emirati Arabi Uniti, che lo richiamano alla guida della nazionale alla vigilia del torneo. Reduce dall’ennesima impresa con le piccole nazionali del medio-oriente, torna in Brasile per allenare il Bragantino, ma dopo solo un anno arriva nuovamente la chiamata federale per condurre la nazionale ai mondiali di USA’94. Sempre mal sopportato dalla stampa brasiliana, che gli imputa una visione del calcio troppo rigida e difensivista, viene questa volta “protetto” dal direttore tecnico delle nazionali Mario Zagallo, commissario tecnico ai tempi della sua prima esperienza, come preparatore atletico, nel 1970. Negli Stati Uniti porta il Brasile a vincere il quarto titolo della sua storia, facendolo diventare la nazionale più titolata di sempre. Il mondiale vinto fa aumentare il suo appeal anche in chiave europea e, subito dopo l’alloro conquistato, vengono esperienze con Valencia, in Spagna, e Fenerbache, in Turchia, dove conquista il titolo nazionale. Dopo una breve esperienza negli Stati Uniti, ai New York Metrostars, riparte nuovamente per il medio-oriente, per guidare l’Arabia Saudita ai mondiali di Francia’98. Dal 1998 al 2002 allena in patria club prestigiosi come l’Atletico Mineiro, l’Internacional di Porto Alegre, ed il Corinthians (con cui vince campionato e coppa del Brasile), prima di essere richiamato, dopo la vittoria nel mondiale 2002, alla guida della nazionale brasiliana, con cui vince la Coppa America nel 2004 e la Confederations Cup nel 2005. Gli ottimi risultati ed il fatto di essere campioni in carica assegnano al Brasile il ruolo di grande favorita per Germania 2006, ma la corsa dei verdeoro viene interrotta ai quarti di finale dalla Francia. Subito dopo il mondiale rassegna le dimissioni dalla nazionale brasiliana, accettando, nel luglio 2006, la proposta della federazione Sudafricana che gli offre un contratto quadriennale per guidare la nazionale nei mondiali di casa del 2010. Nonostante i non eccelsi risultati della nazionale nella Coppa D’Africa 2008, la Federazione gli rinnova la fiducia ma Parreira, nell’aprile dello stesso anno, lascia la panchina della nazionale per tornare in Brasile, per assistere full time la moglie malata. Tornato in patria, accetta la chiamata della Fluminense, che guida però solo per 5 partite nel 2009 prima di essere esonerato; lo scorso ottobre, a seguito dei risultati negativi in Confederations Cup e dell’involuzione nel gioco della squadra, Parreira è stato richiamato alla guida dei bafana bafana, per sostituire Joel Santana, che lui stesso aveva raccomandato come suo successore.
Giocherà così?
Una ottima difesa e una buona capacità di organizzazione del gioco, ma una enorme difficoltà nel finalizzare la mole di gioco prodotta. Queste, in sintesi, le caratteristiche della squadra Sudafricana, almeno nel periodo in cui la nazionale del paese organizzatore dei mondiali era stata affidata a Joel Santana. Parreira, comunque, non effettuerà grandi rivoluzioni e manterrà il modulo 4-4-2 come schieramento base dei bafana bafana. In porta il giovane Khune ha convinto anche i critici più scettici e, nonostante il fisico non imponente, riesce a dare sicurezza al reparto; la coppia centrale sarà presumibilmente composta da Booth e Mokoena, con il primo più macchinoso ma insuperabile nelle palle alte ed il secondo più rapido e talentuoso, ma anche distratto in alcune occasioni. Gli esterni dovrebbero essere Gaxa e Masilela, molto versatile e abile tatticamente il primo, più portato alle scorribande offensive il secondo. Come di consueto nelle squadre di Parreira, i centrocampisti centrali dovranno preoccuparsi più all’interdizione e alla copertura, piuttosto che a creare gioco per la squadra, cosicché i più indicati a ricoprire queste due posizioni appaiono Dikgacoi e Sibaya, entrambi con esperienza internazionale in campionati europei di alto livello. La qualità delle giocate di centrocampo sarà quasi esclusiva competenza degli esterni che, una volta ricevuto il pallone, saranno anche liberi di accentrarsi per servire le punte; in questo settore molto importante sarà il contributo di Pienaar che, presumibilmente occuperà il posto sulla fascia sinistra, mentre sull’altro versante potrebbe trovare posto Modise, anche lui dotato di buona tecnica ed inventiva. In attacco il duo di partenza dovrebbe essere formato da Mphela e Parker, con quest’ultimo a muoversi su tutto il fronte del’attacco per favorire le giocate con gli esterni offensivi e “liberare” l’area di rigore per permettere a McCarthy di far valere il suo fiuto del goal contro difese meno “affollate”.
MESSICO
La strada per il Sudafrica
Primo Turno
15/06/08 15:30 |
Houston |
Belize |
0:2 (0:0) |
Mexico |
||
21/06/08 21:00 |
Monterrey |
Mexico |
7:0 (4:0) |
Belize |
||
20/08/08 20:00 |
Mexico City |
Mexico |
2:1 (0:1) |
Honduras |
||
06/09/08 17:00 |
Mexico City |
Mexico |
3:0 (2:0) |
Jamaica |
||
10/09/08 20:00 |
Tuxtla Gutierrez |
Mexico |
2:1 (0:0) |
Canada |
||
11/10/08 19:00 |
Kingston |
Jamaica |
1:0 (1:0) |
Mexico |
||
15/10/08 19:00 |
Edmonton |
Canada |
2:2 (1:1) |
Mexico |
||
19/11/08 19:00 |
San Pedro Sula |
Honduras |
1:0 (0:0) |
Mexico |
||
Girone Finale |
||||||
11/02/09 19:14 |
Columbus |
USA |
2:0 (1:0) |
Mexico |
||
28/03/09 17:00 |
Mexico City |
Mexico |
2:0 (1:0) |
Costa Rica |
||
01/04/09 19:30 |
San Pedro Sula |
Honduras |
3:1 (2:0) |
Mexico |
||
06/06/09 19:00 |
San Salvador |
El Salvador |
2:1 (1:0) |
Mexico |
||
10/06/09 20:30 |
Mexico City |
Mexico |
2:1 (1:1) |
Trinidad and Tobago |
||
12/08/09 15:00 |
Mexico City |
Mexico |
2:1 (1:1) |
USA |
||
05/09/09 20:00 |
San Jose |
Costa Rica |
0:3 (0:1) |
Mexico |
||
09/09/09 20:00 |
Mexico City |
Mexico |
1:0 (0:0) |
Honduras |
||
10/10/09 17:00 |
Mexico City |
Mexico |
4:1 (1:0) |
El Salvador |
||
14/10/09 20:05 |
Port Of Spain |
Trinidad and Tobago |
2:2 (1:0) |
Mexico |
Il Commissario Tecnico
JAVIER AGUIRRE
Nato il 1 dicembre del 1958, Javier Aguirre è probabilmente l’allenatore che ha ottenuto maggior prestigio internazionale nella storia del calcio messicano. Da calciatore, si distinse come attaccante nel Club America e nel Atlante. Il suo talento venne notato in età giovanissima, tanto che el vasco (questo il soprannome che si porta dietro da sempre per essere figlio di immigrati baschi) si conquistò una maglia in tutte le selezioni nazionali giovanili, arrivando a vincere anche la medaglia d’oro nelle Universiadi giocate in casa nel 1979. Le ottime prestazioni nelle squadre messicane gli valsero poi la convocazione in nazionale A e l’interesse di club europei. Dopo il mondiale giocato con la nazionale nel 1986, infatti, Aguirre venne acquistato dall’Osasuna. L’esperienza in Spagna, purtroppo, si chiuse in brevissimo termine e nel peggiore dei modi possibili, nell’ottobre del 1986, infatti, durante una partita con lo Sporting Gijon, Aguirre si fratturò tibia e perone. L’infortunio interruppe, di fatto, la sua carriera ad alto livello, che si concluse pochi anni dopo con l’ultima esperienza in patria con l’Atlante.
Terminata la carriera appena compiuti 32 anni, Aguirre iniziò subito il proprio percorso come allenatore, frequentando i corsi della federazione messicana.
L’esordio nel nuovo ruolo non tardò ad arrivare; conscio del suo carisma e della sua esperienza internazionale, nel 1992, Miguel Meja Baròn, allora selezionatore della nazionale, lo volle come suo assistente. Come assistente allenatore della Selecciòn, Aguirre partecipò alla vittoriosa campagna che portò alla vittoria della Gold Cup nel 1993 (il campionato continentale del Nord e Centro America) e, soprattutto, alla sensazionale Coppa America di quell’anno, in cui il Messico si arrese in finale solamente all’Argentina. Rimase nello staff della nazionale fino al 1995, partecipando ai campionati mondiali disputatisi negli Stati Uniti nel 1994 e alla Coppa America del 1995.
Nel 1995 gli venne offerto il primo posto come allenatore responsabile, quello del Club Atlante che guidò per una stagione. Terminata l’esperienza nel Club Atlante, decise di trasferirsi per due anni in Spagna, per completare la propria formazione come allenatore. Al suo rientro, nel 1998, fu ingaggiato dal Pachuca, che guidò per tre stagioni, vincendo anche un titolo nazionale nel 1999.
Nel 2001 la Federazione gli affidò l’incarico della Selezione Nazionale, che riuscì a qualificare per la Coppa del Mondo dell’anno successivo. Nello stesso anno, poi, sfiorò l’impresa di vincere la Coppa America, fermando la sua corsa solamente in finale contro la Colombia padrona di casa. L’anno successivo, nel mondiale disputato in Corea e Giappone, il Messico superò il primo turno e si qualificò per gli ottavi di finale, dove venne eliminato dagli Stati Uniti.
Gli ottimi risultati alla guida della nazionale gli valsero la ribalta internazionale, che gli consentì di strappare un ingaggio in Europa, all’Osasuna, squadra spagnola doveva aveva militato anche da giocatore.
L’esperienza in Navarra da allenatore si rivelò molto più felice rispetto a quella che aveva avuto da giocatore. Per quattro stagioni Aguirre guidò la squadra di Pamplona risultando, sia da un punto di vista statistico che da quello dei piazzamenti ottenuti in campionato, il miglior allenatore della storia del club, centrando la qualificazione alla Coppa Uefa nel 2005 e uno storico quarto posto nel 2006, che valse all’Osasuna l’accesso ai preliminari di Champions League, a cui però non partecipò perché, al termine della stagione, lasciò l’Osasuna per accasarsi all’Atletico Madrid, club che individuò in Aguirre il tecnico per tentare di rilanciarsi nell’elite del calcio spagnolo. Dopo due buone stagioni, la prima conclusa con la qualificazione in UEFA e, la seconda con il quarto posto che valse l’accesso in Champions League, nella terza annata alla guida del club della capitale i dissapori tra Aguirre ed il direttivo dell’Atletico portarono al suo esonero, il 3 febbraio del 2009, nonostante la squadra fosse in piena lotta per la qualificazione alla Champions League dell’anno successivo.
Dopo soli tre mesi, comunque, la Federazione ha deciso di riaffidargli nuovamente la panchina della nazionale, dopo aver interrotto il burrascoso rapporto con Sven Goran Eriksson, che aveva accettato l’incarico appena un anno prima. Nonostante la situazione di classifica non fosse delle più rosee, (la squadra aveva totalizzato solo 3 punti in 3 partite nel girone finale di qualificazione) Aguirre è riuscito a guidare i suoi alla qualificazione mondiale ottenendo 16 punti nelle 7 partite che rimanevano alla conclusione del girone.
Giocherà così?
Una squadra “serrata”, con distanze molto corte tra tra le linee di difesa e centrocampo e pronta a verticalizzare per i propri uomini offensivi; questa sembra essere la filosofia del Messico targato Javier Aguirre. Davanti ad Ochoa, la linea difensiva dovrebbe vedere Marquez e Osorio al centro con Juarez e Salcido ai lati; quattro giocatori bravi tecnicamente ma non proprio velocissimi, cosa che potrebbe comportare numerosi problemi in fase di non possesso palla. A centrocampo Torrado avrà il compito di recuperare più palloni possibili, coadiuvato dal dinamismo di Guardado e di Israel Castro, con Luis Perez pronto ad entrare in campo qualora Aguirre volesse dare maggiore qualità tecnica al reparto. In avanti, due posti sembrano assicurati per i veterani Blanco e Guille Franco, con quest’ultimo a fare da riferimento offensivo per le numerose verticalizzazioni provenienti anche dalla linea difensiva, grazie soprattutto ai lanci di Marquez ; mentre per il ruolo di terzo attaccante si profila una lotta tra i due “giovani prodigio” del calcio messicano, Giovanni dos Santos del Galatasaray – più creativo e tecnico – e Carlos Vela dell’Arsenal – più veloce e con maggiore senso del gol.
URUGUAY
La strada per il Sudafrica
Girone di qualificazione Sudamericano
13/10/07 16:30 |
Montevideo |
Uruguay |
5:0 |
Bolivia |
17/10/07 18:10 |
Asuncion |
Paraguay |
1:0 |
Uruguay |
18/11/07 17:00 |
Montevideo |
Uruguay |
2:2 |
Chile |
21/11/07 21:45 |
Sao Paulo |
Brazil |
2:1 |
Uruguay |
14/06/08 16:00 |
Montevideo |
Uruguay |
1:1 |
Venezuela |
17/06/08 19:00 |
Montevideo |
Uruguay |
6:0 |
Peru |
06/09/08 18:20 |
Bogota |
Colombia |
0:1 |
Uruguay |
10/09/08 17:40 |
Montevideo |
Uruguay |
0:0 |
Ecuador |
11/10/08 18:10 |
Buenos Aires |
Argentina |
2:1 |
Uruguay |
14/10/08 16:00 |
La Paz |
Bolivia |
2:2 |
Uruguay |
28/03/09 17:00 |
Montevideo |
Uruguay |
2:0 |
Paraguay |
01/04/09 19:10 |
Santiago De Chile |
Chile |
0:0 |
Uruguay |
06/06/09 16:00 |
Montevideo |
Uruguay |
0:4 |
Brazil |
10/06/09 20:30 |
Puerto Ordaz |
Venezuela |
2:2 |
Uruguay |
05/09/09 15:30 |
Lima |
Peru |
1:0 |
Uruguay |
09/09/09 18:00 |
Montevideo |
Uruguay |
3:1 |
Colombia |
10/10/09 17:00 |
Quito |
Ecuador |
1:2 |
Uruguay |
14/10/09 20:00 |
Montevideo |
Uruguay |
0:1 |
Argentina |
Spareggio |
||||
14/11/09 20:00 |
San Jose |
Costa Rica |
0:1 |
Uruguay |
18/11/09 21:00 |
Montevideo |
Uruguay |
1:1 |
Costa Rica |
Il Commissario Tecnico
OSCAR WASHINGTON TABAREZ
Circondato dalla fama di essere un “saggio” del gioco del calcio (non a caso è sempre stato soprannominato El Maestro) Oscar Washington Tabarez affronterà per la seconda volta l’avventura di guidare la nazionale del proprio paese ai campionati del mondo, venti anni dopo l’esperienza di Italia’90.
Nato a Montevideo il 3 marzo del 1947, Tabarez, dopo aver effettuato una modesta carriera come calciatore nelle leghe dilettantistiche uruguagie, cominciò la sua carriera di allenatore nel 1980, guidando le giovanili del Bella Vista. Gli ottimi risultati raggiunti con il club gli valsero l’investitura a Ct della nazionale Under 20, che guidò alla vittoria dei giochi Panamericani del 1983. La ribalta internazionale gli vale l’interesse dei maggiori club del paese e, l’anno successivo fu ingaggiato dal Danubio, che lasciò però dopo pochi mesi per accasarsi alla panchina dello Wanderers. Dopo due anni venne ingaggiato dal Penarol, che portò, tra ala sorpresa generale, alla vittoria della Coppa Libertadores nel 1987.
Dopo un breve periodo passato nuovamente alla guida delle nazionali giovanili, Tabarez venne ingaggiato dalla squadra Colombiana del Deportivo Cali, dove nella stagione 1988 colse il 2° posto nel campionato nazionale. L’ottima reputazione ormai formatasi anche a livello internazionale, convinse la federazione ad affidargli la nazionale maggiore, che guidò brillantemente al secondo posto nella Coppa America del 1989 e che qualificò ai Campionati Mondiali del 1990, dove, superato il primo turno, l’Uruguay venne battuto negli ottavi di finale dalla nostra nazionale.
Dopo i mondiali lascia la guida della nazionale, tentato dall’offerta del Boca Juniors, che guida per due stagioni, centrando un secondo posto nel 1992 e la vittoria del Campionato Argentino nel 1993. L’arricchimento del palmares personale ne aumenta anche l’appeal per quanto riguarda i club europei e, nell’estate del 1994, il presidente Cellino lo chiama alla guida del Cagliari, che Tabarez, nonostante le premesse vogliano la squadra sarda come candidata alla lotta per non retrocedere, porta ad un onorevole 9°posto. La qualità del gioco espresso ed i risultati raggiunti gli valgono l’interesse del Milan, il quale deve “ritardare” il suo ingaggio di un anno perché ancora impegnato contrattualmente con Fabio Capello; “nell’attesa” accetta l’ingaggio dell’Oviedo, in Spagna, con cui, però, non riesce ad evitare la retrocessione in Seconda Divisione. Nel 1996 viene ufficializzato il suo passaggio al Milan, ma la sua gestione dura poco, infatti, viene esonerato dopo sole 11 giornate di campionato e sostituito da Arrigo Sacchi. Rientrato in patria, viene poi richiamato dal Cagliari nel 1999, per essere però esonerato dopo poche partite. La fine dell’esperienza italiana sembra tratteggiare anche il declino della carriera di Tabarez, che viene chiamato nel 2001 e nel 2002 in argentina, da Velez Sarsfield e dal Boca Juniors, sempre a stagione iniziata. Quando la sua carriera sembrava destinata al capolinea, a sorpresa, nel 2006 la Federazione Uruguayana ha deciso di riaffidargli la panchina della nazionale, dopo le delusioni per la mancata qualificazione a Germania 2006. In questa sua seconda esperienza, Tabarez ha centrato il quarto posto nella Copa America del 2007, disputata in Venezuela, e la qualificazione al mondiale Sudafricano, raggiunta grazie alla vittoria nello Spareggio con il Costarica, dopo che la nazionale uruguagia si era classificata al quinto posto delle eliminatorie Sudamericane.
Giocherà così?
Come spesso gli è accaduto in carriera, anche per questa “versione” della selezione uruguayana, Oscar Tabarez sembra orientato a scegliere uno schieramento che preveda l’utilizzo di tre difensori centrali. La qualità dei difensori a diposizione sembra dargli ragione; il trio dovrebbe essere composto infatti da Caceres (con Victorino come alternativa), Godin e Diego Lugano; i primi due bravi nella marcatura ed insidiosi in fase offensiva in situazioni palla inattiva, il terzo forse non velocissimo ma molto bravo quando si tratta di far ripartire l’azione. La disposizione e l’efficacia della manovra a centrocampo dipenderà molto dalle condizioni fisiche dei due esterni, Maxi e Alvaro Pereira, entrambi protagonisti nel campionato portoghese nel ruolo di esterno di difesa e non di centrocampo. In mezzo al campo i due centrali dovrebbero essere Diego Perez e Gargano, con quest’ultimo a dare ordine al reparto insieme a Ignacio Gonzales, che dovrebbe giocare più avanzato a sostegno degli attaccanti, nel ruolo che doveva essere di Cristian Rodriguez ma che, a causa della squalifica di due giornate rimediata nello spareggio con il Costarica, Tabarez ha preferito non includere nella lista dei convocati. In avanti, “il maestro” può scegliere tra Forlan, Luis Suarez, Cavani e Abreu. L’abbondanza di buoni attaccanti potrebbe far propendere il tecnico ex Cagliari e Milan, specialmente a partita in corso a scegliere il tridente, sacrificando Gonzalez per affidarsi al 3-4-3.
FRANCIA
La strada per il Sudafrica
Girone di qualificazione
06/09/08 20:45 |
Vienna |
Austria |
3:1 (2:0) |
France |
10/09/08 21:00 |
Saint-Denis |
France |
2:1 (0:0) |
Serbia |
11/10/08 21:40 |
Constanta |
Romania |
2:2 (2:1) |
France |
28/03/09 21:45 |
Kaunas |
Lithuania |
0:1 (0:0) |
France |
01/04/09 21:00 |
Saint-Denis |
France |
1:0 (0:0) |
Lithuania |
12/08/09 17:00 |
Torshavn |
Faroe Islands |
0:1 (0:1) |
France |
05/09/09 21:00 |
Saint-Denis |
France |
1:1 (0:0) |
Romania |
09/09/09 21:00 |
Belgrade |
Serbia |
1:1 (1:1) |
France |
10/10/09 21:00 |
Guingamp |
France |
5:0 (2:0) |
Faroe Islands |
14/10/09 21:00 |
Saint-Denis |
France |
3:1 (2:0) |
Austria |
Spareggio |
||||
14/11/09 20:00 |
Dublin |
Republic of Ireland |
0:1 (0:0) |
France |
18/11/09 21:00 |
Saint-Denis |
France |
1:1 a.e.t. (0:1, 0:1) |
Republic of Ireland |
Il Commissario Tecnico
RAYMOND DOMENECH
Alle dipendenze della federazione francese dal 1993, Raymond Domenech ha assunto la guida della nazionale maggiore il 12 luglio 2004, all’indomani della conclusione dell’Europeo portoghese, a causa delle dimissioni di Jacques Santini. Nato a Lione il 24 gennaio del 1952, Domenech è stato protagonista di una buona carriera di calciatore, vissuta tutta in patria, vestendo le maglie di Olympique Lione (1969-77), Strasburgo(77-81), Paris St. Germain (81-82) e Bordeaux(82-84). Nel suo palmares figurano tre vittorie in Coppa di Francia, nel 1973, nel 1979 e nel 1984. Terminata la carriera agonistica a soli trentadue anni, Domenech si è tuffato immediatamente nella carriera di allenatore, assumendo la direzione del Mulhouse nel 1985. La prima esperienza in panchina è durata quattro stagioni, tutte spese nella seconda divisione nazionale. L’esperienza maturata a Mulhouse gli vale, nel 1989, la chiamata del club della sua città natale, l’Olympique Lione, dove si era formato come calciatore. Rimasto alla guida del club lionese per quattro stagioni, nel 1993 viene chiamato dalla federazione francese alla guida della nazionale Under 21. Rimane alla guida della nazionale giovanile transalpina per oltre dieci anni, raggiungendo per due volte le semifinali del campionato Europeo di categoria. Nominato a commissario tecnico nel 2004, Domenech riesce ad ottenere la qualificazione per Germania 2006, pur incontrando grosse difficoltà nel girone eliminatorio. Alla vigilia del mondiale, grazie anche ad una campagna stampa molto forte, riesce ad ottenere la disponibilità di Zinedine Zidane, che si era ritirato dalla nazionale due anni prima, a rispondere alle convocazioni per la fase finale. Questo “ribaltone” improvviso (oltre a Zidane vengono reinseriti come titolari anche altri senatori come Barthez) porta numerose tensioni interne alla squadra, acuendo la fama di Domenech di allenatore “antipatico” ed “eccentrico”, magari più propenso a scegliere la formazione seguendo i profili astrologici dei propri giocatori piuttosto che secondo i reali stati di forma. Pur con un avvio traballante, comunque, la Francia elimina Spagna, Brasile e Portogallo, arrendendosi solo in finale ai rigori alla nazionale Italiana. L’ottimo mondiale vale a Domenech il rinnovo quadriennale di contratto, che onora inizialmente qualificandosi per la fase finale dell’Europeo 2008, dove la Francia, però, esce mestamente al primo turno senza riuscire ad inanellare una sola vittoria. A seguito del pessimo europeo la stampa lancia una campagna per costringere la Federazione al suo esonero, caldeggiando i nomi di Deschamps e Blanc come possibili successori; la Federazione, invece, nonostante un avvio nelle qualificazioni molto stentato ha deciso di dargli fiducia sino al termine del torneo e, con un ottimo finale di girone la Francia è riuscita a qualificarsi al secondo posto, raggiungendo lo spareggio in cui, non senza polemiche, ha battuto l’Irlanda, staccando il biglietto per la fase finale dei Mondiali.
Giocherà così?
Anche se in diverse occasioni Domenech ha provato a schierare la squadra con il 4-3-3, le migliori prestazioni della Francia si sono viste con il modulo che prevede due centrocampisti centrali davanti alla difesa. In porta Lloris del Lione ha conquistato i galloni da titolare, mentre in difesa tre posti su quattro (Sagna, Gallas, Evra) sembrano definitivamente assegnati, mentre, per il ruolo di centrale sinistro, Squillaci è in ballottaggio con Abidal, che pur giocando sempre da esterno nel Barcellona, viene visto meglio come centrale dal tecnico lionese. I due centrali davanti alla difesa dovrebbero essere Alou Diarra e Toulalan, con Diaby dell’Arsenal come primo ricambio,; nel settore offensivo, Domenech potrà scegliere anche in base allo schieramento tattico adottato. Vista la clamorosa rinuncia a Benzema, inamovibili sembrano Rybery su una delle corsie esterne ed Anelka nel ruolo di prima punta; molto alte sono le quotazioni di Gourcouff nel caso si decida di giocare con una sola punta centrale, mentre la grande stagione di Malouda al Chelsea potrebbe, di fatto, relegare Thierry Henry fuori dall’undici titolare.
GRUPPO B
12/6 a Johannesburg (13:30) Argentina - NigeriaARGENTINA
La strada per il Sudafrica
Girone di qualificazione Sudamericano
13/10/07 17:40 |
Buenos Aires |
Argentina |
2:0 (2:0) |
Chile |
16/10/07 20:40 |
Maracaibo |
Venezuela |
0:2 (0:2) |
Argentina |
17/11/07 16:00 |
Buenos Aires |
Argentina |
3:0 (1:0) |
Bolivia |
20/11/07 19:56 |
Bogota |
Colombia |
2:1 (0:1) |
Argentina |
15/06/08 18:10 |
Buenos Aires |
Argentina |
1:1 (0:0) |
Ecuador |
18/06/08 21:50 |
Belo Horizonte |
Brazil |
0:0 |
Argentina |
06/09/08 16:00 |
Buenos Aires |
Argentina |
1:1 (0:1) |
Paraguay |
10/09/08 21:30 |
Lima |
Peru |
1:1 (0:0) |
Argentina |
11/10/08 18:10 |
Buenos Aires |
Argentina |
2:1 (2:1) |
Uruguay |
15/10/08 20:15 |
Santiago De Chile |
Chile |
1:0 (1:0) |
Argentina |
28/03/09 19:10 |
Buenos Aires |
Argentina |
4:0 (1:0) |
Venezuela |
01/04/09 15:30 |
La Paz |
Bolivia |
6:1 (3:1) |
Argentina |
06/06/09 18:00 |
Buenos Aires |
Argentina |
1:0 (0:0) |
Colombia |
10/06/09 16:00 |
Quito |
Ecuador |
2:0 (0:0) |
Argentina |
05/09/09 21:30 |
Rosario |
Argentina |
1:3 (0:2) |
Brazil |
09/09/09 19:00 |
Asuncion |
Paraguay |
1:0 (1:0) |
Argentina |
10/10/09 19:00 |
Buenos Aires |
Argentina |
2:1 (0:0) |
Peru |
14/10/09 20:00 |
Montevideo |
Uruguay |
0:1 (0:0) |
Argentina |
Il Commissario Tecnico
DIEGO ARMANDO MARADONA
Pur avendo un curriculum quasi inesistente come allenatore, Diego Armando Maradona è uno dei Commissari Tecnici maggiormente attesi in Sudafrica e, probabilmente, il personaggio più famoso (compresi i calciatori) tra quelli che parteciperanno alla prossima edizione della Coppa del Mondo. Nato a Lanùs il 30 ottobre del 1960, Maradona non solo è stato probabilmente il miglior giocatore di calcio di tutti i tempi (eletto nel 2000 da un sondaggio popolare della FIFA come miglior giocatore del secolo), ma ha rappresentato una vera e propria icona pop, sia in senso sportivo che sociale e culturale, negli ultimi 30 anni.
Da calciatore, sul terreno di giuoco, ha dimostrato di essere un campione di classe cristallina, vincendo tutto quello che era possibile vincere, sia a livello di club che di nazionale. Il suo palmares, oltre a uno score che parla di 312 gol segnati in 588 partite da professionista infatti consta di: in Argentina 1 campionato nazionale; in Spagna: 1 coppa del Re, 1 Coppa di Lega e 1 Supercoppa; in Italia: 2 scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana, in Europa: 1 Coppa UEFA, ed infine, a livello di nazionale, 1 Mondiale Under 20 ed un Campionato del Mondo.
Meno eclatanti le sue esperienze da allenatore, che ci riguardano più da vicino, visto il ruolo che ricoprirà nella prossima Coppa del Mondo. Nel 1994, dopo la sua squalifica per doping ai mondiali americani, assunse la guida (anche se non ufficialmente in quanto squalificato e privo di qualsiasi abilitazione per allenare) del Textil Mandiyu e, successivamente, del Racing di Avellaneda. Entrambe le esperienze non durarono che poche settimane, e sembrò che la carriera di Maradona come tecnico non potesse avere seguito. Dopo essere tornato a giocare per due stagioni, nell’ottobre del 1997 lasciò il mondo del calcio, dopo la sua partita di addio con la maglia del Boca.
Negli anni successivi al ritiro si cimentò sia come intrattenitore televisivo (conducendo il programma La noche del diez), che come attivista politico, fungendo da supporter d’eccezione per alcuni leader sudamericani (Morales e Chavez in testa). I suoi continui problemi con la droga, comunque, lo portarono sull’orlo della morte nel 2004, quando dovette essere ricoverato d’urgenza per evitare un infarto.
L’anno successivo, risolti i problemi di salute, poté rientrare nel mondo del calcio, accettando l’offerta del Boca Juniors che lo nominò prima direttore sportivo e poi vicepresidente della sezione Calcio, nel giugno del 2005. Rimase in carica come dirigente del Boca per un anno e mezzo, caldeggiando l’ingaggio di Alfio Basile come allenatore. Proprio la scelta di Basile di lasciare la squadra per assumere la guida della nazionale argentina lo porta ad un duro scontro con la federazione, “rea” di aver contattato il tecnico senza prima aver chiesto il permesso al Boca. A seguito di questo contenzioso, Maradona si dimette, nel settembre del 2006. Da quella data, Maradona non ha avuto più un incarico ufficiale nel calcio sino alla sua nomina come commissario tecnico della nazionale, avvenuta nell’ottobre 2008, chiamato proprio a sostituire Basile che, secondo la federazione, aveva complicato troppo il suo rapporto con i calciatori.
Accolta con commenti contrastanti la sua nomina (nessuno mette in dubbio il suo carisma e la sua competenza calcistica, ma molti commentatori hanno sottolineato l’assoluta inesperienza come allenatore), è riuscito, seppur con molte difficoltà, a condurre la squadra alla qualificazione per i mondiali. I suoi vice, in Sudafrica, saranno Pedro Troglio e Carlos Bilardo, ossia un suo ex-compagno ed il suo allenatore nella fortunata spedizione a Mexico ’86, quando l’Argentina raggiunse il suo secondo e finora ultimo alloro mondiale.
Giocherà così?
Maradona ha cambiato così spesso sia la formazione che moduli di gioco adottati che il solo prevedere una formazione tipo dell’Argentina ai prossimi mondiali appare come un esercizio ad altissimo rischio di errore. In porta Romero è favorito su Andujar, portiere del Catania. In difesa, oltre a Demichelis, sicuro titolare, i tre più accreditati appaiono Rodriguez e Heinze sulle fasce (anche se quest’ultimo ormai gioca stabilmente da centrale nel Marsiglia) e Samuel, autore di una grande stagione all’Inter, al fianco del centrale del Bayern Monaco. Tra i centrocampisti, accanto all’inamovibile Mascherano, si giocheranno il posto il veterano Veron e Fernando Gago del Real Madrid. Gli esterni dovrebbero essere Maxi Rodriguez del Liverpool e Di Maria del Benfica, quasi sempre presenti nelle rotazioni di Maradona, mentre in attacco, se persisterà la convinzione del Pibe de oro di fare a meno di Diego Milito, accanto a Leo Messi dovrebbe agire Gonzalo Higuain, punta del Real Madrid. La squadra potrebbe avere anche una versione maggiormente offensiva con l’inserimento di uno tra Tevez o Aguero e lo spostamento di Messi sulla fascia, o una più spiccatamente difensiva qualora Maradona decidesse di attuare un 4-3-3 con Messi e Di Maria punte esterne e l’inserimento di un centrocampista in più davanti alla difesa come Bolatti.
NIGERIA
La strada per il Sudafrica
Primo Turno
01/06/08 16:00 |
Abuja |
Nigeria |
2:0 (2:0) |
South Africa |
07/06/08 16:30 |
Freetown |
Sierra Leone |
0:1 (0:0) |
Nigeria |
15/06/08 15:30 |
Malabo |
Equatorial Guinea |
0:1 (0:1) |
Nigeria |
21/06/08 16:00 |
Abuja |
Nigeria |
2:0 (1:0) |
Equatorial Guinea |
06/09/08 15:00 |
Port Elizabeth |
South Africa |
0:1 (0:0) |
Nigeria |
11/10/08 16:00 |
Abuja |
Nigeria |
4:1 (3:1) |
Sierra Leone |
|
|
Girone Finale |
|
|
29/03/09 15:00 |
Maputo |
Mozambique |
0:0 |
Nigeria |
07/06/09 17:00 |
Abuja |
Nigeria |
3:0 (1:0) |
Kenya |
20/06/09 19:10 |
Rades |
Tunisia |
0:0 |
Nigeria |
06/09/09 17:00 |
Abuja |
Nigeria |
2:2 (1:1) |
Tunisia |
11/10/09 17:00 |
Abuja |
Nigeria |
1:0 (0:0) |
Mozambique |
14/11/09 16:00 |
Nairobi |
Kenya |
2:3 (1:0) |
Nigeria |
N.B. La Nigeria ha giocato due partite contro il Sudafrica perchè le qualificazioni erano valide anche per la Coppa D’Africa 2010
Il Commissario Tecnico
LARS LAGERBACK
Nato il 16 luglio del 1948, Lars Lagerback parteciperà al prossimo campionato mondiale in Sudafrica pur avendo fallito nel girone di qualificazione. Il tecnico di Katrineholm, infatti, è stato in carica come commissario tecnico della Svezia fino al novembre scorso quando, a seguito della mancata qualificazione a Sudafrica 2010, ha rassegnato le dimissioni. L’opportunità di rientrare immediatamente in pista i gli è stata concessa dalla Federazione Nigeriana, la quale, dopo la Coppa d’Africa ha deciso di esonerare, nonostante i buoni risultati (qualificazione ai mondiali e terzo posto nel campionato continentale) Shaibu Amodu, in carica dall’Aprile 2008, considerato un allenatore troppo di “basso profilo” per condurre la nazionale in una competizione del calibro e del prestigio della Coppa del Mondo.
Dopo una modesta carriera da giocatore nelle divisioni minori svedesi, conclusa nel Gimonas CK all’età di 26 anni, Lagerback cominciò subito la carriera di allenatore allenando le giovanili del club dove aveva terminato l’attività.
Nel 1977 venne contattato dal Kirefors, società della quarta divisione svedese, che gli affidò il primo incarico come responsabile della prima squadra. Rimase al Kirefors per cinque stagioni, vincendo un campionato e raggiungendo così la terza divisione nazionale. Negli anni successivi guidò l’Arbra IK e Hudisvall ABK, raggiungendo la seconda divisione del calcio svedese. Il suo percorso nei piccoli club scandinavi si chiuse nel 1990, quando la Federazione lo incluse nei propri quadri come tecnico federale per le nazionali giovanili ed istruttore per i corsi allenatori. Dopo alcuni incarichi come assistente delle varie nazionali, nel 1991 assunse la guida della nazionale Under 21, raggiungendo il secondo posto nel campionato Europeo di categoria nel 1992, alle spalle dell’Italia Guidata da Cesare Maldini.
Nel 1995 gli venne affidato l’incarico di formare una squadra nazionale “B” che avrebbe dovuto attingere solo ai giocatori che giocavano nel campionato svedese; due anni più tardi fu nominato assistente di Tommy Soderbergh in nazionale maggiore. Nel 1999, Sodebergh lo promosse al ruolo di co-allenatore, dando vita alla quasi inedita figura della coppia di CT come responasibili di una selezione nazionale. Secondo Soderbergh, infatti, le competenze tattiche di Lagerback erano così alte da integrare alla perfezione le sue capacità motivazionali e di scelta dei giocatori.
Il sodalizio durò per ben quattro stagioni. Come co-responsabili della nazionale, infatti, Lagerback e Soderbergh si qualificarono sia per i mondiali del 2002, dove la Svezia arrivò agli ottavi di finale, sia per gli Europei del 2004, dove la nazionale scandinava si fermò nei quarti. Al termine del campionato del 2004 Soderbergh lasciò la nazionale per guidare l’Under 21, cosicché Lagerback assunse la completa responsabilità della nazionale, pur non lasciando gli impegni in seno alla federazione come istruttore degli allenatori.
Come “singolo”, allenatore responsabile Lagerback riuscì ad ottenere la qualificazione a Germania 2006, dove venne eliminato negli ottavi di finale proprio dai padroni di casa, mentre, nei due anni successivi ottenne la qualificazione per gli Europei, dove però, la Svezia venne eliminata al primo turno.
Nonostante le aspre critiche dopo i campionati Europei, la Federazione gli offrì un rinnovo biennale del contratto, ma la sfortunata campagna di qualificazione a Sudafrica 2010 ha costretto Lagerback alle dimissioni nello scorso novembre. La chiamata della Nigeria gli consentirà di partecipare al suo terzo mondiale, il secondo senza un “compagno” con cui condividere le responsabilità della panchina.
Giocherà così?
Vedremo se, appena arrivato sulla panchina della nazionale Nigeriana, Lars Lagerback riuscirà ad inserire quel rigore tattico e quella organizzazione (soprattutto in fase di non possesso) che è spesso stato il tallone d’Achille della nazionale Nigeriana. Le caratteristiche della squadra, evidenziate anche nell’ultima Coppa d’Africa, caratterizzano la Nigeria come una squadra che fa del possesso palla una sua arma fondamentale, con Obi-Mikel in cabina di regia che dettava i tempi del gioco. L’infortunio del centrocampista del Chelsea apre in questo senso un grosso interrogativo, visto che le probabili scelte alternative o mancano di qualità o di esperienza, come ad esempio Haruna, del MonacoDietro, la linea dei quattro difensori sarà molto potente fisicamente, con Yobo e Shittu in mezzo, Taiwo a sinistra e Odiah o Yusuf sulla corsia di destra. Lo sviluppo della manovra offensiva sarà dettato anche dalla scelta degli attaccanti che effettuerà il tecnico svedese. Con i velocissimi Obinna e Obasi quasi sicuri del posto da titolare sugli esterni d’attacco, il ballottaggio principale appare quello tra Yakubu dell’Everton e Oba Oba Martins, attaccanti molto differenti nelle caratteristiche; fisico e potente il primo, abile nel proteggere i palloni e favorire sponde e “spizzate” per gli inserimenti dei centrocampisti (ed in questo caso, forse, ci potrebbe essere spazio per Kalu Uche , centrocampista offensivo dell’Almeria) agile e rapido il secondo, con i centrocampisti che dovranno assumersi la responsabilità di mantenere ancora di più il possesso palla (sicuro appare l’utilizzo del tecnico Kaita), per permettere a Martins di sviluppare la sua velocità con assist nei sedici metri finali. Nel caso in cui Lagerback li schierasse entrambi si potrebbe profilare la scelta di un 4-4-2 con l’allargamento di Kaita sull’out di destra e l’inserimento di John Utaka del Portsmouth sull’altra corsia.
COREA DEL SUD
La strada per il Sudafrica
Primo Turno
06/02/08 20:00 |
Seoul |
Korea Republic |
4:0 (1:0) |
Turkmenistan |
26/03/08 19:00 |
Shanghai |
Korea DPR |
0:0 |
Korea Republic |
31/05/08 20:00 |
Seoul |
Korea Republic |
2:2 (1:0) |
Jordan |
07/06/08 17:30 |
Amman |
Jordan |
0:1 (0:1) |
Korea Republic |
14/06/08 19:00 |
Ashgabat |
Turkmenistan |
1:3 (0:1) |
Korea Republic |
22/06/08 20:00 |
Seoul |
Korea Republic |
0:0 |
Korea DPR |
Girone Finale |
||||
10/09/08 20:00 |
Shanghai |
Korea DPR |
1:1 (0:0) |
Korea Republic |
15/10/08 20:00 |
Seoul |
Korea Republic |
4:1 (2:0) |
United Arab Emirates |
19/11/08 19:35 |
Riyadh |
Saudi Arabia |
0:2 (0:0) |
Korea Republic |
11/02/09 15:00 |
Tehran |
Iran |
1:1 (0:0) |
Korea Republic |
01/04/09 20:00 |
Seoul |
Korea Republic |
1:0 (0:0) |
Korea DPR |
06/06/09 20:15 |
Dubai |
United Arab Emirates |
0:2 (0:2) |
Korea Republic |
10/06/09 20:00 |
Seoul |
Korea Republic |
0:0 |
Saudi Arabia |
17/06/09 20:00 |
Seoul |
Korea Republic |
1:1 (0:0) |
Iran |
Il Commissario Tecnico
HUH JUNG-MOO
Ventiquattro anni dopo l’esperienza come calciatore nella Coppa del Mondo in Messico nel 1986, nella prossima estate il cinquantacinquenne (è nato a Hanja il 13 gennaio del 1955) avrà la possibilità di vivere la maggiore competizione calcistica anche come allenatore. Vera leggenda del calcio coreano, Huh è stato un poderoso centrocampista che faceva dell’agonismo e della incessante corsa il proprio punto di forza, al punto da essere soprannominato Jindogae, ossia il nome di una famosissima razza di cani da caccia nell’est asiatico.
Nell’ancora dilettantistico calcio coreano, Huh si mise in luce giocando prima nella squadra della marina e poi in quella della Compagnia Elettrica Nazionale, la quale aveva molti scambi commerciali con la multinazionale olandese Philips. Proprio grazie a questi numerosi viaggi, alcuni dirigenti della Philips (prorprietaria del PSV Eindhoven) notarono l’indiscusso talento di Huh, che approdò quindi, nel 1980 nel calcio europeo.
Rimase nel campionato olandese per tre anni, prima di ritornare in Corea per partecipare al neonato campionato professionistico con gli Hyundai Horang –J con cui vinse un titolo nazionale nel 1986. Anche in nazionale la sua carriera fu ricca di momenti memorabili, nel 1985 segnò il gol decisivo che portò la Corea del Sud alla prima qualificazione ai mondiali e, l’anno successivo, fece parte della spedizione in Messico, segnando anche un goal contro l’Italia.
Nel 1987 appese le scarpe al chiodo e iniziò la sua formazione come allenatore in seno alla federazione coreana che gli affidò il primo incarico di assistente delle nazionali giovanili nel 1989. Negli anni successivi continuò come allenatore in seconda, prima nei POSCO Atomos e poi negli Hyundai – I, squadre della massima divisione coreana, prima che i Poohang Atoms gli affidassero il ruolo di tecnico responsabile nel 1993. Dopo due stagioni senza particolari risultati, venne ingaggiato dai Chunman Dragons, anche se, nel 1995, per un paio di partite fu anche Ct. Ad interim della nazionale. Con i Chunman Dragions raggiunse il secondo posto nel 1997, vincendo anche la Coppa Nazionale l’anno successivo. Gli ottimi risultati con i Chunman Dragons convinsero la federazione ad affidargli la direzione tecnica della nazionale Under 23 nel 1998. La sua nomina, accolta con molto entusiasmo e grandi aspettative (tutti pensavano che poi Huh sarebbe stato il CT per i mondiali da disputare in casa nel 2002), non portò i risultati sperati. A causa dei risultati deludenti ai giochi Asiatici del 1998 e della mancata qualificazione alle Olimpiadi di Sidney del 2000, Huh venne rimosso dall’incarico e rimase in federazione solo come consulente tecnico.
L’anno successivo, terminato il suo contratto, decise di aprire una propria scuola calcio, a cui si dedicò full time per tre anni, fino a quando nel 2005, i Chunman Dragons lo richiamarono alla guida della squadra, con cui vinse la Coppa Nazionale nel 2006 e nel 2007. Gli ottimi risultati raggiunti con i Dragons, e le altalenanti fortune ottenute, dopo l’addio di Guus Hiddink, con tecnici stranieri alla guida delle nazionali, hanno portato la federazione ad investire ancora su di lui, affidandogli, nel 2008, la guida della nazionale maggiore, con l’obbiettiovo di raggiungere la qualificazione ai mondiali di Sudafrica. Huh ha raccolto la sfida, raggiungendo la qualificazione agevolmente, senza subire alcuna sconfitta e inanellando una serie di ventisette risultati utili, nuovo record assoluto per la nazionale Sud Coreana.
Giocherà così?
Dinamismo, velocità, ripartenze velocissime e ottima gestione delle transizioni positive. Sono queste le armi della Corea del Sud, che ha sicuramente nella qualità e nella velocità dei suoi uomi offensivi la sua rma migliore. Il modulo sraà quasi sicuramente un 4-4-2; in porta il veterano lee Won jae dovrebbe spuntarla su Jung Sung Ryong. Davanti a loro, la difesa appare leggermente ballerina; a destra Cha Du Ri è molto più bravo nelle proiezioni offensive che nella afse senza palla, a sinistra, sia pur con molta esperienza Lee Young-Pyo non è più il dinamico esterno che abbiamo ammirato nel PSV e nel Tottenham, mentre nel mezzo la non eccelsa stazza dei centrali Cho Young Hyung e Lee Jung soo li costringe spesso a cercare anticipi spettacolari e obbliga anche la linea a giocare molto alta, “rischiando” sovente l’attuazione della tattica del fuorigioco. I due interni di centrocampo ki Sung Yueung e Kim jung Woo sono più bravi a rompere il gioco che a costruirlo; il loro compito è spesso quello di recuperare il maggior numero di palloni e far partire verticalizzazioni per sfruttare le qualità delle stelle della squadra: i due esterni di centrocampo lee Chung Yong del Bolton e Park ji Sung del Manchester United, abili sia nell’uno contro uno, che negli inserimenti in diagonale per andare al tiro e la punta Parck Chu Young, attualmente in forza al Monaco considerato l’attaccante migliore del continente, molto mobile e tecnico.
GRECIA
La strada per il Sudafrica
Primo Turno
06/09/08 20:15 |
Luxembourg |
Luxembourg |
0:3 (0:2) |
Greece |
|
10/09/08 21:15 |
Riga |
Latvia |
0:2 (0:1) |
Greece |
|
11/10/08 21:30 |
Piraeus |
Greece |
3:0 (2:0) |
Moldova |
|
15/10/08 21:30 |
Piraeus |
Greece |
1:2 (0:1) |
Switzerland |
|
28/03/09 21:00 |
Ramat Gan |
Israel |
1:1 (0:1) |
Greece |
|
01/04/09 21:30 |
Heraklion |
Greece |
2:1 (1:0) |
Israel |
|
05/09/09 20:30 |
Basel |
Switzerland |
2:0 (0:0) |
Greece |
|
09/09/09 21:30 |
Chisinau |
Moldova |
1:1 (0:1) |
Greece |
|
10/10/09 21:30 |
Athens |
Greece |
5:2 (1:2) |
Latvia |
|
14/10/09 21:00 |
Athens |
Greece |
2:1 (2:0) |
Luxembourg |
|
Spareggio |
|
||||
14/11/09 20:00 |
Athens |
Greece |
0:0 |
Ukraine |
|
18/11/09 20:00 |
Donetsk |
Ukraine |
0:1 (0:1) |
Greece |
Il Commissario Tecnico
OTTO REHAGEL
Nato ad Essen, in Germania, il 9 agosto del 1938, Otto Rehagel vivrà alla soglia dei settantadue anni il proprio esordio in un Campionato del Mondo, a coronamento di una carriera che da oltre cinquanta anni lo vede impegnato nel calcio professionistico. Da calciatore Rehagel giocava nel ruolo di difensore, era un rigido marcatore dei centravanti avversari. Nella sua carriera ha vestito le casacche di Rot Weiss Essen, Herta Berlino e Kaiserslautern, totalizzando un totale di 201 presenze nella Bundesliga.
Nel 1974, all’età di 36 anni, iniziò la carriera di allenatore nelle divisioni minori, allenando il Kickers Offenbach; la prima panchina di un certo rilievo fu quella del Borussia Dortmund, con cui però in due anni non lasciò il seggno; quando, alla fine della stagione 1979-1980 il Fortuna Dusseldorf, squadra di seconda divisione che lo aveva chiamato dopo l’esperienza a Dortmund, decise di non rinnovargli il contratto, sembrava che la breve carriera da allenatore di Rehagel fosse al copoline, tanto che, nella stagione successiva non ricevette la chiamata da nessun club.
Quando nel 1981, il Werder Brema, glorioso club del nord della Germania che navigava in cattive acque, lo chiamò per assumere la guida della squadra, nessuno avrebbe puntato un centesimo sulle possibilità di Rehagel, ed invece, i successi non tardarono ad arrivare. Grazie anche alle capacità del club di scovare gioavni talenti ed al coraggio di Rehagel di lanciarli molto giovani nel palcoscenico della Bundesliga (Voeller, Bode, Riedle, Herzog, Eilts e Bratseth solo per citarne alcuni) il Werder inanellò un periodo di successi sportivi, accompagnati da ricche cessioni ai più importanti club europei che rimpinguarono sia il palamares che le casse del club. Dopo tre secondi posti in campionato nel 1983, 1985 e 1986, nel 1988 il Werder raggiunse la vittoria nel titolo tedesco, che mancava da 23 anni. IIIl titolo evnne bissato nel 1993, non prima di aver vinto due Coppe di Germania (1989 e1991) una Coppa delle Coppe nel 1992. Al termine della stagione 1994-1995 Rehagel, dopo 14 anni e oltre 600 presenze in panchina, lasciò il Werder, allettato dall’offerta del Bayern Monaco che lo chiamò per guidare il club con il dichiarato intento di raggiungere i vertici europei. Il matrimonio con il Bayern però fu tutt’altro che roseo; la stagione in campionato fu deludente, con numerosi scontri fra Rehagel e le stelle del club (in testa Jurgen Klinsmann) che definivano “obsoleti” e “da caserma” i suoi metodi di lavoro, solo in Europa i risultati furono apprezzabili, ma nonostante questo, a poche settimane dalla disputa della finale di Coppa UEFa Rehagel fu esonerato dal Bayern che lo sostituì con Franz Beckenbauer.
Scottato dall’esperienza nel grande club, Rehagel accolse, con grande sorprresa tra i commentatori, l’offerta del Kaiserslautern, che appena retrocesso in Seconda Disione, richiamò il suo vecchio capitano a guidare la squadra dalla panchina. Ancora una volta, Re Otto 8così viene chiamato in Germania) sorprese tutti, centrando la promozione al primo colpo e, soprattutto, vincendo contro ogni pronostico il campionato nel 1998. Per la prima volta una neopromossa vinceva il campionato il tedesco. Nel 2000 decise di non rinnovare il contratto con il Kaiserslautern, a causa di continue dispute con il board del club, che gli chiedeva un calcio più spettacolare e d’attacco. Rimasto senza panchina per un anno, nel 2001 accettò la proposta della federazione greca, che gli offriva di guidare la nazionale. Contro ogni pronostico riuscì a vincere il girone di qualificazione a Euro 2004, portando la nazionale ad una fase finale dell’Europeo dopo 24 anni. In Portogallo, la Grecia era considerata unanimemente la squadra più debole e le quote dei bookmakers, che davano la vittoria finale degli ellenici a 100 contro 1 lasciavano presagire una frettolosa eliminazione della nazionale allenata dal tecnico di Essen. Invece, Rehagel riuscì a condurre la squadra ha realizzare forse la più grande sorpresa nella storia del calcio, riuscendo a vincere il torneo battendo Francia, Repubblica Ceca e, in finale, i favoritissimi padroni di casa del Portogallo. La clamorosa vittoria portò Rehagel nell’olimpo dei tecnici Europei, nei pochi in grado di essere stati vincenti sia a livello di club che di nazionale. Anche il suo appeal in seno alla federazione tedesca crebbe moltissimo, visto che nel luglio del 2004 venne scelto come nuovo commissario tecnico della nazionale in vista dei mondiali da giocare in casa, ma Rehagel rifiutò, dicendo che “voleva continuare il percorso intrapreso con la nazionale greca”. Questo percorso è andato avanti nonostante la fallimentare campagna di qualificazione a Germania 2006 e la non esaltante esperienza degli Europei 2008 dove la Grecia, pur qualificandosi, non è andata oltre il primo turno nella fase finale. Partita con gli sfavori del pronostico nella qualificazione ai Mondiali,la Grecia è riuscito a sfruttare un girone favorevole piazzandosi dietro gli Svizzeri e Rehagel si è dimostrato ancora un “mago” della partita secca intesa in chiave “difensivista” imbrigliando gli attacchi dell’Ucraina nello spareggio di qualificazione, raggiungendo così la fase finale di un Mondiale, appuntamento che la Grecia mancava da sedici anni.
Giocherà così?
Pochi allenatori come Otto Rehagel modulano la propria formazione in base agli avversari da affrontare, quindi prevedere un undici tipo della Grecia per i prossimi mondiali appare verosimilmente una scommessa azzardata. Il tecnico tedesco, infatti, non disdegna anche l’utilizzo di marcature a uomo e attua frequenti cambi di modulo e schieramento a partita in corso. Nelle ultime partite ufficiali, comunque la Grecia si è sempre schierata con tre giocatori d’attacco, utilizzando Samaras, che nel Celtic gioca da punta pura, come tre quartista dietro Gekas e Charisteas. Le due principali varianti riguardano l’assetto difensivo; se Rehagel optasse una difesa a quattro dovrebbero giocare Torosidis e Spyropuols ai lati e la coppia Moras Kirgiakos in mezzo, con un centrocampo formatoda Karagounis in posizione di regia con Katsouranis e Pasztasoglou nel ruolo di interni. Qualora il tecnico teutonico decidesse di dotare il proprio reparto arretrato di tre difensori centrali, invece, vi sarebbe l’innesto del genoano Papastatopulos sulla linea difensiva, assegnando maggiori compiti offensivi ai due esterni bassi che completerebbero il reparto mediano insieme a Karagounis e Katsouranis nel ruolo di centrali.
GRUPPO C
12/6 a Rustenburg (20:30) Inghilterra - Stati Uniti
13/6 a Polokwane (16:30) Algeria - Slovenia
18/6 a Johannesburg (16:00) Slovenia - Stati Uniti
18/6 a Citta' del Capo (20:30) Inghilterra - Algeria
23/6 a Port Elizabeth (16:00) Slovenia - Inghilterra
23/6 a Pretoria (16:00) Stati Uniti - Algeria
INGHILTERRA
La strada per il Sudafrica
06/09/08 20:00 |
Barcelona |
Andorra |
0:2 (0:0) |
England |
10/09/08 21:00 |
Zagreb |
Croatia |
1:4 (0:1) |
England |
11/10/08 17:15 |
London |
England |
5:1 (0:0) |
Kazakhstan |
15/10/08 21:30 |
Minsk |
Belarus |
1:3 (1:1) |
England |
01/04/09 20:02 |
London |
England |
2:1 (1:0) |
Ukraine |
06/06/09 21:00 |
Almaty |
Kazakhstan |
0:4 (0:2) |
England |
10/06/09 20:15 |
London |
England |
6:0 (3:0) |
Andorra |
09/09/09 20:00 |
London |
England |
5:1 (2:0) |
Croatia |
10/10/09 19:15 |
Dnepropetrovsk |
Ukraine |
1:0 (1:0) |
England |
14/10/09 20:00 |
London |
England |
3:0 (1:0) |
Belarus |
Il Commissario Tecnico
FABIO CAPELLO
Chiamato nel novembre 2007 alla guida della nazionale inglese, Fabio Capello sarà il terzo tecnico italiano (dopo Foni che condusse la Svizzera nel 1954 e Cesare Maldini, che sedette sulla panchina del Paraguay nel 2002) a guidare una nazionale di calcio straniera in una fase finale della Coppa del Mondo. Nato a San Canzian D’Isonzo, in provincia di Gorizia, il 18 giugno 1946, Capello è stato protagonista di una ottima carriera di calciatore nel ruolo di centrocampista. Dopo aver mosso i primi passi da professionista nella SPAL, nell’estate del 1967 venne acquistato dalla Roma, con cui vince una Coppa Italia nel 1969. Conclusa l’esperienza in giallorosso, nel 1969-1970 passa alla Juventus, dove, in sette anni di permanenza, vince tre scudetti. Nel frattempo diventa anche un titolare della nazionale italiana, con cui disputa in totale trentadue partite, segnando otto gol, tra cui quello storico che permette, nel novembre del 1973, agli azzurri di espugnare per la prima volta lo stadio di Wembley, battendo l’Inghilterra per 1 a 0. Nel 1976, all’età di 30 anni, si trasferisce al Milan, dove chiude la carriera nel 1980, non prima di aver vinto un altro scudetto nel 1979. Subito dopo il termine della carriera inizia l’attività di allenatore nelle giovanili del Milan, con cui ottiene il successo nella Coppa Italia Primavera nel 1985. Due anni dopo, a sei giornate dalla fine del campionato, viene chiamato a sostituire Nils Liedholm alla guida della prima squadra, con cui riesce a centrare la qualificazione UEFA. L’anno successivo, con l’arrivo di Arrigo Sacchi in panchina, la dirigenza del Milan lo dirotta in incarichi da manager e Capello ne approfitta anche per migliorare la propria formazione come dirigente. Nel 1991, quando Sacchi lascia il Milan per guidare la nazionale, a sorpresa viene richiamato dai vertici societari per ricoprire l’incarico di allenatore. Ritenuto senza esperienza ed accompagnato dall’immagine di “yes man” del presidente Berlusconi, Capello smentisce subito i suoi critici, dimostrando carisma da vendere e portando il Milan a trionfi inaspettati. In cinque anni alla guida dei rossoneri vince quattro scudetti e una Champions League, raggiungendo inoltre la finale della massima competizione europea per altre due volte.
Nel 1996 vive la sua prima esperienza all’estero, chiamato dal Real Madrid che lo ingaggia per vincere un titolo che manca da sei anni. Capello, pur non senza polemiche – dovute soprattutto alla sua “intransigenza” nei metodi e alle sue limitazioni al potere del consiglio direttivo del Club, da sempre molto interventista nelle decisioni riguardanti la squadra - guida la squadra della capitale ad una trionfale stagione, battendo nettamente il favorito Barcellona nella corsa al campionato spagnolo. L’anno successivo, pur avendo ancora un ricco contratto con il Real, decide di tornare al Milan, richiamato per riscattare una stagione deludente del club rossonero. Il ritorno però non si rivela di successo come la prima esperienza e, al termine di un anonimo campionato chiuso al decimo posto, Capello decide di non rinnovare il contratto con il Milan. Dopo una stagione di inattività viene ingaggiato dalla Roma, in cui rimane cinque stagioni, contribuendo a riportare il club giallorosso nella elite del calcio italiano, soprattutto grazie alla conquista dello scudetto nel 2001. Dopo le cinque stagioni a Roma accetta clamorosamente la proposta della Juventus, società con cui la squadra della capitale aveva proprio rivaleggiato in maniera molto vibrante durante le stagioni con il tecnico goriziano in panchina. L’approdo alla Juve costituisce l’ideale chiusura di un ciclo che lo vede sviluppare, in maniera inversa, lo stesso percorso di carriera avuto da calciatore. Rimane alla Juevntus per due stagioni, vincendo due titoli nazionali, poi revocati a causa dello scandalo Calciopoli, ragion per cui, al temine della stagione 2005-2006 si dimette dal club ed accetta la proposta del Real Madrid, che lo rivuole sulla panchina delle merengues. Il tono del ritorno al Madrid sembra lo stesso di quello avuto al Milan; a metà stagione infatti la giunta direttiva visti i cattivi risultati è quasi tentata di licenziarlo ma, grazie ad una rimonta incredibile il Real riesce a vincere il titolo all’ultima giornata, superando sul filo di lana il Barcellona. Nonostante la vittoria in campionato, le violenti polemiche sul gioco, giudicato troppo difensivista dai media spagnoli e dalla dirigenza del club, portano il Real a non rinnovargli la fiducia per la stagione successiva, sostituendolo con il tedesco Schuster. Rimasto senza panchina (ma non senza contratto), Capello si diletta come commentatore in televisione fino a che, nel novembre del 2007, a seguito della mancata qualificazione agli Europei, la Federazione Inglese licenzia Steve McLaren e lo nomina allenatore della nazionale. Anche sulla panchina della nazionale britannica Capello ha finora dimostrato di meritare l’etichetta di “vincente” che ormai da molti anni lo accompagna; sotto la sua guida, infatti, l’Inghilterra ha agevolmente vinto il proprio girone di qualificazione (con nove vittorie su dieci partite) guadagnandosi, di fatto, un ruolo da favorita per il mondiale che si giocherà in Sudafrica nel 2010.
Giocherà così?
L’impressionante ruolino di marcia dell’Inghilterra nella fase di qualificazione ha convinto anche i più scettici della maniera usata da Capello per risolvere il problema che da anni assillava la nazionale inglese: la coesistenza tra Lampard e Gerrard, considerati i migliori talenti del calcio britannico ma molto difficili da far “funzionare” insieme. Capello ha scelto l’opzione di spostare Gerrard sul lato sinistro del centrocampo ed affiancare a Lampard un centrocampista difensivo (Barry o Carrick) che possa coprirlo nei sui inserimenti nelle aree avversarie. Nella linea mediana il reparto è completato a destra da Wallcott dell’Arsenal, che garantisce dinamismo, dribbling e cross in quantità per le punte. La difesa si poggia su Terrry come pilastro centrale, mentre il suo partner sarà probabilmente King, che si giocherà il posto con Dawson e Carragher, vista l’indisponibilità per infortunio di Ferdinand. Per il posto di esterno destro il favorito è sicuramente Johnson del Liverpool. I problemi per Capello riguardano sia l’out sinistro della difesa con il titolare Ashley Cole reduce da un lungo infortunio e la naturale riserva, Wayne Bridge che ha deciso di non partecipare al mondiale, facendo aumentare così le quotazioni di Warnock dell’Aston Villa; sia soprattutto il ruolo di portiere, vera incognita della squadra: i tre che si giocano il posto sono l’esperto ma non affidabile James del Portsmouth, il talentuoso ma forse acerbo Hart del Birmingham City ed il costante Green del West Ham, che appare in questo momento il favorito. In attacco l’unico dubbio è chi affiancare a Wayne Rooney; se Capello manterrà la sua idea di accoppiare al bomber del Manchester United una punta di peso allora vedremo Couch o Heskey nella prima linea inglese, altrimenti, se il tecnico friulano preferisse un attaccante veloce come partner di Rooney la scelta cadrebbe su Jermaine Defoe, autore di una grande stagione con il Tottenham.
STATI UNITI
La strada per il Sudafrica
Primo Turno
15/06/08 14:00 |
Carson/Los Angeles |
USA |
8:0 (3:0) |
Barbados |
22/06/08 15:00 |
Bridgetown |
Barbados |
0:1 (0:1) |
USA |
20/08/08 20:11 |
Guatemala City |
Guatemala |
0:1 (0:0) |
USA |
06/09/08 20:11 |
Havana |
Cuba |
0:1 (0:1) |
USA |
10/09/08 19:11 |
Bridgeview |
USA |
3:0 (2:0) |
Trinidad and Tobago |
11/10/08 19:11 |
Washington Dc |
USA |
6:1 (2:1) |
Cuba |
15/10/08 20:11 |
Port Of Spain |
Trinidad and Tobago |
2:1 (0:0) |
USA |
19/11/08 18:11 |
Commerce City |
USA |
2:0 (0:0) |
Guatemala |
|
|
Girone Finale |
|
|
11/02/09 19:14 |
Columbus |
USA |
2:0 (1:0) |
Mexico |
28/03/09 19:11 |
San Salvador |
El Salvador |
2:2 (1:0) |
USA |
01/04/09 18:57 |
Nashville |
USA |
3:0 (1:0) |
Trinidad and Tobago |
03/06/09 20:00 |
San Jose |
Costa Rica |
3:1 (2:0) |
USA |
06/06/09 19:27 |
Chicago |
USA |
2:1 (1:1) |
Honduras |
12/08/09 15:00 |
Mexico City |
Mexico |
2:1 (1:1) |
USA |
05/09/09 18:11 |
Sandy |
USA |
2:1 (2:1) |
El Salvador |
09/09/09 19:11 |
Port Of Spain |
Trinidad and Tobago |
0:1 (0:0) |
USA |
10/10/09 20:00 |
San Pedro Sula |
Honduras |
2:3 (0:0) |
USA |
14/10/09 20:05 |
Washington Dc |
USA |
2:2 (0:2) |
Costa Rica |
Il Commissario Tecnico
BOB BRADLEY
Pur avendo da poco superato i 50 anni (è nato nel New Jersey il 3 Marzo del 1958), l’esperienza come allenatore di Bob Bradley è quasi trentennale. Il Commissario tecnico degli Stati Uniti, infatti, dopo aver giocato nella squadra dell’Università di Princeton fino al 1980, cominciò la sua carriera di allenatore l’anno successivo, alla tenera età di 23 anni, presso l’Università dell’Ohio. Due anni più tardi si trasferisce all’Università della Virginia, dove, per due anni, è vice del tecnico Bruce Arena, l’uomo che quattro anni fa ha sostituito alla guida della nazionale e che molto ha contribuito nel lanciare la sua carriera. Nel 1985 fa ritorno a Princeton, per guidare la squadra dell’Università dove aveva studiato. Rimane alla guida dei Tigers di Princeton per 11 anni, vincendo due titoli dell’Ivy League (il torneo riservato alle Università più prestigiose della Costa Est) e raggiungendo le semifinali nazionali nel 1993. Nel 1996 è chiamato ancora da Arena, per fargli da vice nei Dc United di Washington, nel neonato campionato professionistico statunitense. Due anni dopo diventa capo allenatore dei Chicago Fire, con cui vince immediatamente il campionato nazionale. Rimane ai Fire per sei anni, raggiungendo anche un secondo posto nel 2000, fino a quando, nel 2002 firma per i New York Metrostars, che porta al secondo posto nel 2003, ma da cui viene esonerato nell’ottobre del 2005. All’inizio del 2006 viene ingaggiato dai Chivas USA, squadra che conduce ai play off del campionato. Nella stessa stagione, al termine del campionato del Mondo giocato in Germania, la federazione statunitense decide di cambiare guida tecnica della Nazionale, affidando la responsabilità della squadra ad interim proprio a lui. L’intento della federazione era infatti quello di ingaggiare un prestigioso allenatore europeo (Jurgen Klinsmann in testa) ma, visti i contatti infruttuosi con i vari mister ed i buoni risultati ottenuti da Bradley nelle prime uscite, nel maggio del 2007 un comunicato della Federazione lo confermava come Commissario Tecnico della Nazionale, con un contratto fino al 2010. Subito dopo la nomina, porta gli USA al successo nella Gold Cup, il campionato continentale del Nord e Centro America, battendo in finale il Messico per 2-1. Due anni dopo, vista l’imminenza della prestigiosa Confederations Cup, decide di convocare una sorta di squadra “B” per la Gold Cup. Nonostante l’esclusione dei migliori, gli USA arrivano al secondo posto, dietro il Messico. Nel frattempo la squadra si assicura una buona posizione nelle qualificazioni mondiali, mettendo di fatto al sicuro il proprio posto per Sudafrica 2010. La scelta di “preservare” i migliori calciatori per la Confederations Cup si rivela vincente; dopo un inizio stentato, infatti, gli USA battono Egitto e Spagna, raggiungendo la finale, dove sono sconfitti dal Brasile per 3-2 dopo essere stati in vantaggio per 2-0. Proveniente da una famiglia di sportivi (suo fratello Scott ha giocato come professionista nel basebal led è tuttora l’allenatore della squadra universitaria di Princeton), insieme allo slovacco Weiss Bradley sarà anche l’unico CT che ai mondiali avrà a disposizione nella propria squadra anche suo figlio. Come accade ad esempio per Paolo Maldini a Francia ’98 o al croato Nico Kranjcar agli scorsi mondiali di Germania anche Michael Bradley, talentuoso centrocampista attualmente in forza al Borussia Moenchengladbach, avrà suo padre come allenatore in una fase finale di una Coppa del Mondo.
Giocherà così?
Bradley ha impostato nel corso degli anni una squadra che sviluppa un gioco molto piacevole, in cui i meccanismi di costruzione della manovra sono molto efficaci, mentre la fase difensiva appare ancora leggermente carente. In porta Howard è sicuramente un portiere con degli impressionanti mezzi fisici ma dalla tecnica di base non certamente sopraffina; nel pacchetto arretrato l’infortunio di Onyewu, vero perno centrale della difesa, costringerà probabilmente Bradley a schierare De Merit come centrale insieme a Bocanegra, con l’esperto Cherundolo sull’out di destra e Spector, “inventato” nel ruolo di terzino sinistro da Gianfranco Zola nel West Ham, sul lato opposto. Il centrocampo è sicuramente il settore con il maggior talento della squadra. Michael Braley e Clark formano una coppia molto efficace in mezzo al campo: tecnico e creativo il primo, dinamico e molto abile a recuperare palloni il secondo; ai loro lati troveranno probabilmente posto due ali pure, tecniche e veloci come Dempsey e Beasley (o l’eclettico Sascha Kljestan capace di giocare nelle due fasce del campo). Davanti a loro agirà Donovan, nel ruolo di rifinitore, con il compito di ricevere il pallone il più velocemente possibile in caso di ripartenza per far partire i velocissimi contropiedi che caratterizzano la squadra. In attacco è molto probabile che la scelta cada su Altidore, mobilissima punta dell’Hull City, abilissimo in fase di costruzione della manovra con le sue sponde per gli inserimenti dei centrocampisti , mentre sembra meno prevedibile l’utilizzo di Brian Ching, vero e proprio uomo di area di rigore, il cui utilizzo sembra plausibile a partita iniziata, nel caso in cui Bradley decidesse di schierare la squadra con due punte.
ALGERIA
La strada per il Sudafrica
Primo Turno |
|||||
31/05/08 19:30 |
Dakar |
Senegal |
1:0 (0:0) |
Algeria |
|
06/06/08 19:15 |
Blida |
Algeria |
3:0 (2:0) |
Liberia |
|
14/06/08 17:00 |
Banjul |
Gambia |
1:0 (1:0) |
Algeria |
|
20/06/08 19:30 |
Blida |
Algeria |
1:0 (1:0) |
Gambia |
|
05/09/08 22:00 |
Blida |
Algeria |
3:2 (0:0) |
Senegal |
|
11/10/08 16:00 |
Monrovia |
Liberia |
0:0 |
Algeria |
|
Secondo Turno |
|
|
|
|
|
28/03/09 15:30 |
Kigali |
Rwanda |
0:0 |
Algeria |
|
07/06/09 20:30 |
Blida |
Algeria |
3:1 (0:0) |
Egypt |
|
20/06/09 14:00 |
Chililabombwe |
Zambia |
0:2 (0:1) |
Algeria |
|
06/09/09 22:00 |
Blida |
Algeria |
1:0 (0:0) |
Zambia |
|
11/10/09 19:15 |
Blida |
Algeria |
3:1 (2:1) |
Rwanda |
|
14/11/09 19:30 |
Cairo |
Egypt |
2:0 (1:0) |
Algeria |
|
Spareggio |
|||||
18/11/09 20:30 |
Omdurman |
Algeria |
1:0 (1:0) |
Egypt |
Il Commissario Tecnico
RABAH SAADANE
Il sessantaquattrenne Rabah Saadane guiderà la sua nazionale per la terza volta in una fase finale della Coppa del Mondo, dopo le precedenti esperienze del 1982 e del 1986. Da giocatore, Saadane vide interrompere la propria promettente carriera (dopo anni in patria militava nello Stade Remis, nella maggiore divisione francese) a soli ventisette anni, a causa di un incidente automobilistico in cui si infortunò gravemente.
Cominciò molto presto quindi la carriera di allenatore, anche grazie alla federazione che lo inserì immediatamente nei quadri tecnici federali. Nel 1978 gli venne affidata la nazionale juniores che portò alla qualificazione ai mondiali di categoria dell’anno successivo (prima squadra algerina qualificatasi per una fase finale di Campionato delMmondo di qualsiasi categoria), dove arrivò ai quarti di finale, sconfitta dall’Argentina futura campione. L’anno successivo gli venne affidata la nazionale olimpica, con cui vinse il torneo di qualificazione africano, qualificandosi per i Giochi olimpici di Mosca, dove la squadra superò il primo turno e venne sconfitta nei quarti di finale dalla Jugoslavia. Gli ottimi risultati alla guida delle nazionali minori convinsero i dirigenti federali ad affidargli la panchina della nazionale in vista delle qualificazioni ai mondiali del 1982, che l’Algeria superò in maniera agevole. Alla vigilia dei mondiali, però, la federazione lo ritenne troppo giovane ed inesperto per affrontare una competizione del genere, e per questo motivo fece parte della spedizione in Spagna solo come assistente allenatore. Due anni dopo la federazione gli riaffidò nuovamente la responsabilità della nazionale A, con cui centrò anche la qualificazione ai mondiali messicani dove, questa volta, fu l’allenatore responsabile. Dopo i mondiali, rimase nei quadri federali come consulente sino al 1989, anno in cui viene ingaggiato dal club marocchino del Raja Casablanca, con cui ottenne la vittoria di un campionato nazionale e di una Coppa dei Campioni Africana nel 1990. Nel 1994 si accasa in Tunisia, al El Sahel, ma non riesce ad ottenere buoni risultati. Nel frattempo rimane sempre all’interno della federazione algerina, sia come consulente tecnico che come allenatore ad interim della selezione Nazionale sia nel 1999 che nel periodo 2003-2004, guidando la squadra alla fase finale della Coppa d’Africa in Tunisia. La ribalta internazionale della competizione continentale fa aumentare il suo appeal nei confronti di altre federazioni cosicché firma un contratto per guidare la nazionale dello Yemen, che però rescinde dopo pochi mesi per rispondere alla chiamata del Setif, squadra del suo paese che porta alla conquista della Champions League Araba (torneo internazionale di discreta importanza giocato dai migliori club del Maghreb e della penisola Araba) nel 2007. I buoni risultati con il Setif convincono la federazione a riaffidargli la guida della nazionale alla fine del 2007 con l’obbiettivo di qualificarsi per la Coppa D’Africa 2010. In sella alla nazionale per la quinta volta Saadane è andato ogni più rosea previsione, qualificandosi per il torneo continentale e addirittura ottenendo il visto per la partecipazione ai campionati mondiali in Sudafrica, dopo un drammatico spareggio in Sudan in cui l’Algeria ha eliminato l’Egitto, nazionale che da tre edizioni consecutive si laurea campione d’Africa.
Giocherà così?
Una difesa fisica e molto difficile da superare, un centrocampo di “lavoratori” e attaccanti disposti al sacrificio anche in fase di copertura. La propensione al lavoro e all’abnegazione dei giocatori algerini sembra il segreto del tecnico Rabahh Saadane, che, presumibilmente, sceglierà la formazione da schierare in base all’avversario da affrontare, visti i frequenti cambi di modulo e formazione attuati sia durante gli incontri di qualificazione che in Coppa d’Africa. In difesa sia che si scelga lo schieramento a tre o a quattro giocatori , sicuri del posto sono Bougherra, Halliche e Yahia, con quest’ultimo che agirà da esterno destro in caso di linea con quattro uomini, con Belhadji schierato sulla sinistra. Si tratta di difensori molto possenti (tutti sopra 1,85) e abilissimi nel gioco aereo, pericolosi anche in proiezione offensiva. A centrocampo i due mediani saranno probabilmente Yebda e Mansouri, con quest’ultimo probabilmente con il ruolo di regista, mentre il centrocampista del Portsmouth garantirà coperture ed inserimenti. Se vi sarà lo schieramento con le due ali, i due esterni potrebbero essere il veloce Matmour ed il fantasioso Ziani, pronto ad interscambiarsi con Saifi dell’Istres nel ruolo di primo assistente di Ghezzal, utile come riferimento offensivo e pronto a battagliare su tutti i palloni provenienti da difesa e centrocampo. Qualora invece si decidesse di schierare un centrocampo a rombo, ci potrebbe essere spazio anche per Abdoun del Nantes, centrocampista dal buon tocco ma dalla scarsa propensione difensiva.
SLOVENIA
La strada per il Sudafrica
06/09/08 17:00 |
Wroclaw |
Poland |
1:1 (1:1) |
Slovenia |
10/09/08 20:45 |
Maribor |
Slovenia |
2:1 (1:0) |
Slovakia |
11/10/08 20:45 |
Maribor |
Slovenia |
2:0 (0:0) |
Northern Ireland |
15/10/08 17:30 |
Teplice |
Czech Republic |
1:0 (0:0) |
Slovenia |
28/03/09 20:45 |
Maribor |
Slovenia |
0:0 |
Czech Republic |
01/04/09 19:45 |
Belfast |
Northern Ireland |
1:0 (0:0) |
Slovenia |
12/08/09 20:45 |
Maribor |
Slovenia |
5:0 (2:0) |
San Marino |
09/09/09 20:45 |
Maribor |
Slovenia |
3:0 (2:0) |
Poland |
10/10/09 20:30 |
Bratislava |
Slovakia |
0:2 (0:0) |
Slovenia |
14/10/09 20:30 |
Serravalle |
San Marino |
0:3 (0:1) |
Slovenia |
14/11/09 19:00 |
Moscow |
Russia |
2:1 (1:0) |
Slovenia |
18/11/09 20:45 |
Maribor |
Slovenia |
1:0 (1:0) |
Russia |
Il Commissario Tecnico
MATJAZ KEK
Nato il 9 settembre del 1961, Matjaz Kek affronterà in Sudafrica la prima esperienza ion una fase finale dei campionati del mondo, sia come allenatore che come calciatore. Da giocatore è stato un buon difensore centrale, ricordato particolarmente per le proprie qualità di leadership all’interno del pacchetto difensivo. Nella sua carriera, oltre alle esperienze con il Maribor all’inizio della carriera (allora nel campionato jugoslavo) e alla fine del suo percorso agonistico, spiccano le dieci stagioni diputate in Austria, prima con la maglia dello Spittal Grau in seconda divisione e poi con il Grazer AK nel massimo torneo. Al termine della propria carriera da giocatore inizia quella da allenatore come assistente della prima squadra del Maribor, di cui diventa tecnico responsabile nel 2000. Rimane al Maribor per sei stagioni, vinendo due titoli e due coppe nazionali. Nel 2006 è chiamato dalla Federazione, per guidare le nazionali giovanili. Esordisce come tecnico responsabile della Under 15 e della Under 16, oltre che essere assistente della nazionale maggiore. Il 3 gennaio de 2007 è stato a sorpresa nominato Commissario Tecnico della Nazionale, con l’obbiettivo di migliorare i mediocri risultati della selezione, dopo che, nei primi anni 2000 la rappresentativa Slovena aveva ben figurato raggiungendo la fase finale dei campionati Europei e della Coppa del Mondo. Il lavoro di Kek, in questo senso è andato oltre ogni più rosea previsione. Contro ogni pronostico, infatti, la Slovenia,prima raggiungendo il secondo posto nel girone di qualificazione sopravanzando nazionali quotate come Polonia e Repubblica Ceca e poi battendo la strafavorita Russia nello spareggio di novembre, si è qualificata per la fase finale di Sudafrica 2010.
Le certezze mostrate da Kez durante la fase di qualificazione (raramente ha cambiato formazione o modulo di gioco) hanno fatto sì che la Slovenia, contrariamente a quanto accade abitualmente per le squadre nazionali, abbia acquisito alcuni automatismi tipici delle squadre di club, come ad esempio un’ottima. organizzazione difensiva nella fase senza palla. La squadra si schiera abitualmente con un 4-4-2 elastico, con una difesa pronta a passare all’occorrenza anche alla disposizione con tre centrali. Funzionale alla duttilità della linea è la presenza di Brecko, giocatore che può agire indifferentemente da laterale o in mezzo, qualora Kez decidesse di coprire maggiormente il settore centrale della difesa. Gli altri componenti della linea dovrebbero essere Suler e Cesar come riferimenti centrali (con quest’ultimo a posizionarsi nella posizione di perno interno, in caso di schieramento a 3) e Jokic a sinistra, giocatore pronto a spingere sulla fascia e pronto a tramutarsi in centrocampista aggiunto. A centrocampo, la duttilità della squadra è garantita dai due esterni, Kirm e Birsa, che, in caso di 4-4-2 saranno le due “ali” a disposizione di Kez, mentre, in caso di 3-5-2, cambieranno la propria posizione in base alle loro caratteristiche. Il “polmonare” Kirm sarà posizionato sull’esterno, abile nelle due fasi di gioco, con la responsabilità di coprire tutta la fascia destra; mentre il più tecnico e creativo Birsa verrà spostato in posizione di mezzapunta, davanti ai due centrali di centrocampo che, in ogni caso, saranno più impegnati nella fase di recupero palla che di costruzione del gioco. Per queste due maglie, i favoriti sono Koren (dinamico e abile anche negli inserimenti offensivi) e Radosvaljevic . davanti, la coppia dovrebbe essere quella assortita, nella maniera più classica possibile, dal possente Novakovic, sia terminale offensivo principe che utilissimo per far rifiatare la squadra , con la sua capacità di proteggere i palloni arrivati dalle retrovie, ed il guizzante e veloce Dedic, capace anche di giocare da esterno offensivo.
GRUPPO D
13/6 a Durban (16:00) Germania - Australia
13/6 a Pretoria (20:30) Serbia - Ghana
18/6 a Port Elizabeth (13:30) Germania - Serbia
19/6 a Rustenburg (13:30) Ghana - Australia
23/6 a Johannesburg (20:30) Ghana - Germania
23/6 a Nelspruit (20:30) Australia - Serbia
GERMANIA
La strada per il Sudafrica
06/09/08 20:45 |
Vaduz |
Liechtenstein |
0:6 (0:1) |
Germany |
10/09/08 20:35 |
Helsinki |
Finland |
3:3 (2:2) |
Germany |
11/10/08 20:45 |
Dortmund |
Germany |
2:1 (2:0) |
Russia |
15/10/08 20:45 |
Moenchengladbach |
Germany |
1:0 (0:0) |
Wales |
28/03/09 20:00 |
Leipzig |
Germany |
4:0 (2:0) |
Liechtenstein |
01/04/09 19:45 |
Cardiff |
Wales |
0:2 (0:1) |
Germany |
12/08/09 21:00 |
Baku |
Azerbaijan |
0:2 (0:1) |
Germany |
09/09/09 20:45 |
Hanover |
Germany |
4:0 (1:0) |
Azerbaijan |
10/10/09 19:00 |
Moscow |
Russia |
0:1 (0:1) |
Germany |
14/10/09 18:00 |
Hamburg |
Germany |
1:1 (0:1) |
Finland |
Il Commissario Tecnico
JOACHIM LÖW
Nato il 3 febbraio del 1960, Joachim Löw, dopo essere stato l’assistente di Jurgen Klinsmann nell’ ultima edizione della Coppa del Mondo, vivrà in Sudafrica la prima esperienza ai campionati mondiali in veste di capo allenatore.
Da giocatore, Löw è stato protagonista di una dignitosa carriera nel ruolo di attaccante. La sua esperienza più significativa fu quella con la maglia del Friburgo in cui esordì da professionista nel 1978 e con cui giocò, in due diversi periodi, per sette stagioni. Ottimo realizzatore nella Zweite Bundesliga (l’equivalente della nostra Serie B), Löw non seppe dimostrarsi altrettanto prolifico nel campionato maggiore; le sue esperienze allo Stoccarda e all’Eintracht Francoforte, infatti, non lasciarono tracce apprezzabili. Nel 1989, all’età di 29 anni, si trasferì in Svizzera dove giocò prima nello Sciaffusa e poi nel Winterthur, dove concluse la carriera nel 1994. Appese le scarpe al chiodo, diventò subito allenatore delle giovanili del Winterthur, ma l’anno successivo ritornò in Germania, chiamato dal suo ex compagno di squadra Rolf Fringer, che lo volle come suo vice allo Stoccarda. Al termine della stagione, Fringer accettò la proposta della federazione Svizzera, che gli affidò la guida della nazionale e lo Stoccarda decise di affidare a Löw la responsabilità della prima squadra. A soli trentasei anni, quindi, Löw si ritrovò alla guida di uno dei più prestigiosi club del paese, dimostrandosi all’altezza del compito: in due stagioni, infatti, ottenne un quarto posto, la vittoria nella Coppa di Germania ed il raggiungimento della finale di Coppa delle Coppe, persa contro il Chelsea per 1 a 0. Dopo le due ottime stagioni con lo Stoccarda, che lasciavano presagire un futuro fra “le grandi” del calcio tedesco, Löw incappò in alcune stagioni negative; prima accettò l’offerta della squadra turca del Fenerbache, ma l’avventura estera non fu contrassegnata da buoni risultati, cosicché Löw si dimise al termine della stagione, pur avendo un ulteriore anno di contratto; poi, nell’ottobre del 1999 accettò l’offerta del Karlsruhe, nella Seconda Divisione Tedesca, che però non riuscì a salvare dalla retrocessione e dalla quale venne esonerato prima del termine del campionato; ed infine, nel dicembre 2000 ritornò in Turchia, alla guida dell’Adanaspor, da cui venne esonerato dopo poche partite disputate. La stagione successiva, pur costellata da successi sportivi, sembrava confermare il periodo di “cattiva sorte” in cui era incappato da alcuni anni; Löw infatti guidò il Tirol Innsbruck alla vittoria del campionato austriaco ma, al termine del campionato, il club dichiarò bancarotta e Löw si ritrovò ancora una volta senza una panchina. L’anno successivo accettò l’ingaggio dell’Austria Vienna e, mentre stava concludendo il campionato, venne chiamato dalla federazione tedesca, che gli offriva il posto di assistente di Jurgen Klinsmann alla guida della nazionale. Secondo i vertici della DFB, infatti, Klinsmann, pur avendo una grande esperienza come calciatore ed un indiscutibile carisma nella guida del gruppo, mancava della esperienza sul campo come tecnico, e quindi la scelta di un allenatore capace ed esperto come Löw per affiancarlo fu quasi naturale. La scelta della federazione si rivelò vincente; l’alchimia tra Klinsmann e Löw funzionò alla grande (anche se i maliziosi giornali tedeschi molto spesso indicavano Löw stesso come il vero allenatore della squadra) e la Germania raggiunse il terzo posto sia nella Confederations Cup del 2005 che nel Mondiale 2006. Dopo la decisione di Klinsmann di non rinnovare il contratto con la federazione, Löw fu nominato commissario tecnico . Sotto la sua guida la nazionale ha proseguito il processo di “ringiovanimento” attuato da Klinsmann, lanciando nuovi giocatori ed ottenendo allo stesso tempo grandi risultati, come il secondo posto al campionato Europeo di due anni fa. La campagna di qualificazione a Sudafrica 2010 si è sviluppata senza particolari problemi, confermando la Germania nel ristretto numero di pretendenti alla vittoria finale del mondiale.
Giocherà così?
“Ascoltare” i richiami del campionato, o continuare per la propria strada, che ha portato fino ad adesso un secondo posto all’Europeo ed una qualificazione ai mondiali?. Joachim Löw scioglierà questo dilemma solo all’inizio del mondiale, visto che, nelle ultime partite, la formazione della Germania sembra lontana dall’essere quella definitiva. Löw, infatti, durante tutto il suo mandato, compresi gli incontri di questa stagione, ha utilizzato Lahm come esterno sinistro di difesa e Schweinsteiger come centrocampista esterno di destra, mentre i due, nel Bayern Monaco occupano con successo, rispettivamente il ruolo di terzino destro e centrocampista centrale. Ha insistito come riferimenti dell’attacco su Klose e Gomez, mentre sia Kiessling del Bayer Leverkusen che soprattutto Kurany dello Schalke 04 (che Löw però ha escluso per motivi disciplinari più di un anno fa) sono stati protagonisti di stagioni ben più prolifiche. Inamovibile, nei giocatori offensivi, sembra solamente Lukas Podolski, anche per la sua duttilità che lo può far giocare indipendentemente sia da punta che da esterno offensivo d’attacco, rendendolo quindi utile sia in un 4-4-2 che in un 4-2-3-1. Altri dubbi per Löw sono il ruolo di esterno destro difensivo, dove Boateng e Friedrich sembrano giocarsi il posto da titolare ( a meno che alla fine il CT tedesco non decida di utilizzare Lahm a destra, schierando Jansen dell’Amburgo sulla fascia opposta) ed il centrale difensivo da affiancare a Mertesacker, con Westermann dello Schalke 04 e Tasci dello Stoccarda che sembrano i papabili ad una maglia per Sudafrica 2010, con il giovane Badstuber a fungere da terzo incomodo, anche per la sua versatilità che lo può far utilizzare anche come esterno sinistro. Di sicura qualità il settore centrale della squadra; vista l’assenza per infortunio del capitano Ballack toccherà al giovane Kedhira, che garantisce anche freschezza atletica , recitare il ruolo di leader in mezzo al campo, con Schweinsteiger che, anche a causa dell’infortunio del giocatore del Chelsea, probabilmente, giocherà da centrale al suo fianco. Nel ruolo di rifinitore agirà probabilmente Mesut Ozil, astro nascente del calcio teutonico, giocatore di grande creatività, autore di una ottima stagione al Werder Brema, con l’ altrettanto talentuoso Toni Kroos del Leverkusen come possibili alternative, mentre, sul fronte destro dell’attacco, dovrebbe essere inserito Thomas Muller, autentica rivelazione della stagione nel Bayern Monaco, giocatore bravissimo negli inserimenti senza palla, utilizzabile anche nella posizione di trequartista.
AUSTRALIA
La strada per il Sudafrica
06/02/08 19:30 |
Melbourne |
Australia |
3:0 (3:0) |
Qatar |
26/03/08 14:00 |
Kunming |
China PR |
0:0 |
Australia |
01/06/08 17:00 |
Brisbane |
Australia |
1:0 (0:0) |
Iraq |
07/06/08 20:00 |
Dubai |
Iraq |
1:0 (1:0) |
Australia |
14/06/08 19:00 |
Doha |
Qatar |
1:3 (0:1) |
Australia |
22/06/08 18:00 |
Sydney |
Australia |
0:1 (0:1) |
China PR |
10/09/08 20:30 |
Tashkent |
Uzbekistan |
0:1 (0:1) |
Australia |
15/10/08 19:30 |
Brisbane |
Australia |
4:0 (2:0) |
Qatar |
19/11/08 18:00 |
Manama |
Bahrain |
0:1 (0:0) |
Australia |
11/02/09 19:20 |
Yokohama |
Japan |
0:0 |
Australia |
01/04/09 20:00 |
Sydney |
Australia |
2:0 (0:0) |
Uzbekistan |
06/06/09 19:00 |
Doha |
Qatar |
0:0 |
Australia |
10/06/09 20:00 |
Sydney |
Australia |
2:0 (0:0) |
Bahrain |
17/06/09 20:20 |
Melbourne |
Australia |
2:1 (0:1) |
Japan |
Il Commissario Tecnico
PIM VERBEEK
Nato nel 1956 a Rotterdam, Pim Veerbek è un tecnico di lunga esperienza internazionale, visto che affronterà il suo terzo mondiale nella prossima estate. Da giocatore, Veerbek è stato un buon centrocampista che ha speso quasi tutta la sua carriera nel Roda JC e nello Sparta Rotterdam disputando diverse stagioni sia nella Prima che nella Seconda Divisione Olandese.
Da allenatore, inizia la sua carriera di tecnico nel 1981, come assistente nel DS79. Tre anni più tardi, nel 1984, gli viene affidata la panchina degli Unitas Gorindchem, nella quarta divisione olandese in cui rimane per tre stagioni, ottenendo la promozione in terza divisione e sfiorando il doppio salto al termine della stagione 1986-1987. I buoni risultati nelle serie inferiori gli valgono l’ingaggio del De Graafschap con cui vive la prima esperienza come capo allenatore nel calcio professionistico. Dopo due stagioni al De Graafschap, nel 1989 viene chiamato dal Feyenoord, come assistente allenatore, vincendo la Coppa d’Olanda nel 1991. Archiviata l’esperienza nel grande club di Rotterdam, nel 1991 scende nuovamente in seconda divisione, ingaggiato dal Wageningen, mentre l’anno successivo è alla guida del Groningen, che conduce alla salvezza nella massima divisione olandese. Nel 1994 viene messo sotto contratto dal Fortuna Sittard, in cui rimane per tre stagioni, conquistando la promozione in prima divisione e due “palpitanti” salvezze.
Terminato il contratto con il Fortuna rimane una stagione senza panchina fino al 1998, quando viene ingaggiato dal Omija Ardiya squadra della seconda divisione giapponese. Nel 2000 Louis Van Gaal, appena arrivato alla guida della nazionale, lo vuole nel suo staff come osservatore, carica che lascia l’anno successivo per diventare assistente di Guus Hiddink alla guida della nazionale della Corea del Sud, con cui partecipa al Campionato del Mondo giocato in casa, giungendo al quarto posto. Dopo i mondiali, la sua fama in terra asiatica gli vale un contratto con il Kyoto Sanga, squadra della prima divisione giapponese, che lascia dopo alcuni mesi per dedicarsi all’attività di CT delle AntilleOlandesi. Anche l’esperienza nelle Antille dura molto poco in quanto lascia per accettare l’offerta di Dick Advocaat, chiamato alla guida del Borussia Moenchengladbach, che gli offre il posto di assistente nel club tedesco. Esonerato prima della fine della stagione, Advocaat viene nominato commissario tecnico della Corea del Sud, cosicché Verbeek diventa nuovamente assistente allenatore della nazionale asiatica, con cui partecipa al Mondiale del 2006. Dopo il mondiale, a seguito dell’addio di Advocaat, Verbeek viene nominato Ct della nazionale Coreana, raggiungendo, l’anno successivo, il terzo posto nella Coppa d’Asia. Proprio al termine del torneo, si dimette dall’incarico denunciando la necessità d prendersi una pausa, ma pochi mesi più tardi, accetta il contratto della federazione Australiana.
Pur ottenendo ottimi risultati alla guida della nazionale, che ha contribuito a qualificare piuttosto facilmente nel girone asiatico, Veerbek ha deciso di non proseguire l’avventura alla guida dell’Australia dopo i campionati mondiali visto che, nell’aprile scorso ha accettato l’offerta della Federazione Marocchina, in cui, dal primo agosto prossimo ricoprirà il ruolo di allenatore della nazionale Under 23 e Under 20, nonché di direttore tecnico.
Giocherà così?
Quattro anni dopo l’ottima esperienza di Germania 2006 l’ Australia si ripresenta ai mondiali, con praticamente la stessa ossatura del gruppo che arrivò a sfiorare i quarti di finale nell’edizione tedesca della competizione. In panchina siede ancora un olandese, Pim Veerbek, che però, rispetto al predecessore Hiddink sembra aver attenuato le frequenti mutazioni tattiche della squadra (Hiddink era solito attuare cambiamenti di atteggiamento e modulo di partita in partita) per un più stabile 4-2-3-1, in cui il tema dominante del gioco è la ricerca della punta centrale, Joshua Kennedy, attualmente in forza al club giapponese del Nagoya Grampus ma con una lunga esperienza in Germania, con lunghi lanci per sfruttare la sua elevazione, per favorire con sponde o “spizzate” gli inserimenti dei centrocampisti offensivi, alcuni molto bravi nelle proiezioni verso la porta avversaria come ad esempio Tim Cahill. La difesa sarà particolarmente bloccata, con sortite offensive quasi esclusivamente riguardanti le azioni di palla inattiva; gli esterni Emerton e Chipperfield, infatti, si preoccuperanno più di non lasciare scoperti i veteani Moore e Neill in mezzo alla linea, piuttosto che alimentare l’azione d’attacco. A centrocampo il dinamico del Blackburn Rovers dovrebbe far coppia con Mark Bresciano, che sarà il regista della squadra, mentre sugli esterni dovrebbero essere schierati a sinistra il fantasioso Herry Kewell e a destra Jason Culina, preferito probabilmente a Nick Carle e a Dario Vidosic, giocatori di maggiore levatura tecnica ma meno propensi al contenimento nella fase di non possesso.
SERBIA
La strada per il Sudafrica
06/09/08 20:15 |
Belgrade |
Serbia |
2:0 (1:0) |
Faroe Islands |
10/09/08 21:00 |
Saint-Denis |
France |
2:1 (0:0) |
Serbia |
11/10/08 20:15 |
Belgrade |
Serbia |
3:0 (2:0) |
Lithuania |
15/10/08 20:30 |
Vienna |
Austria |
1:3 (0:3) |
Serbia |
28/03/09 20:45 |
Constanta |
Romania |
2:3 (0:2) |
Serbia |
06/06/09 20:30 |
Belgrade |
Serbia |
1:0 (1:0) |
Austria |
10/06/09 19:15 |
Torshavn |
Faroe Islands |
0:2 (0:1) |
Serbia |
09/09/09 21:00 |
Belgrade |
Serbia |
1:1 (1:1) |
France |
10/10/09 20:30 |
Belgrade |
Serbia |
5:0 (1:0) |
Romania |
14/10/09 21:00 |
Marijampole |
Lithuania |
2:1 (1:0) |
Serbia |
Il Commissario Tecnico
RADOMIR ANTIC
Alla soglia delle 62 primavere (è nato il 22 novembre del 1948) e con oltre quaranta anni di esperienza prima come calciatore e poi come allenatore, Radomir Antic vivrà in Sud Africa la prima esperienza in un campionato mondiale di calcio. Da calciatore, Antic è stato un centrocampista difensivo dalla buona tecnica, che ha speso la maggior parte della sua carriera nel Partizan Belgrado, dove ha militato per dieci stagioni dal 1968 al 1977, vincendo un titolo nazionale jugoslavo. In accordo con la norma nazionale del tempo, superati i 28 anni poté accettare le ben più remunerative proposte estere e nella stagione 1977-1978 accettò l’offerta del Fenerbache. Rimase in Turchia per una sola stagione, trasferendosi poi in Spagna, al Saragozza, dove, in due campionati giocò 58 partite, segnando 7 goal. Nell’estate del 1980 si trasferì al Luton Town, dove rimase per quattro stagioni. Ancora oggi, Antic è ricordato come un idolo dai tifosi del piccolo club vicino a Londra per essere stato l’artefice della salvezza nella massima serie nel 1983, grazie ad un goal segnato nel match decisivo del campionato contro il Manchester City. Appese le scarpe al chiodo a 36 anni, Antic rientrò in patria, iniziando l’attività di allenatore nel Partizan Belgrado, come assistente della prima squadra. Dopo tre anni nello staff del club serbo, Antic visse la sua prima esperienza come capo allenatore all’estero, chiamato dal Saragozza, dove era stato giocatore alcuni anni prima, iniziando un percorso di carriera che lo avrebbe visto protagonista esclusivamente con club spagnoli. Rimase al Saragozza per tre stagioni, qualificandosi due volte per la Coppa UEFA. Nel 1991, al termine del suo contratto rimane per alcuni mesi senza panchina, fino a quando il Real Madrid lo chiama nel marzo del 1991 per salvare una stagione destinata al fallimento. Antic riesce ad arrivare al terzo posto, centrando la qualificazione UEFA e ottenendo la conferma per l’anno successivo, in cui , nonostante una classifica che lo vede dominare il torneo con sette punti di vantaggio sul Barcellona, viene esonerato a gennaio perché considerato autore di un calcio “non spettacolare”. L’anno successivo è chiamato dall’Oviedo, con cui disputa tre stagioni memorabili, mantenendo sempre la permanenza in prima divisione. L’ottimo percorso con l’Oviedo gli vale l’ingaggio l’anno successivo dell’Atletico Madrid, con cui, alla prima stagione, conquista una storica doppietta: campionato e Coppa di Spagna. La grande annata gli valse la riconferma all’Atletico per altre due stagioni, in cui però i risultati non si avvicinarono più all’exploit della prima annata, cosicché al termine della stagione 1997-1998 il presidente Gil lo licenziò, chiamando al suo posto Arrigo Sacchi. A metà della stagione successiva però, a seguito dell’esonero di Sacchi, venne nuovamente richiamato, per essere licenziato nuovamente a fine stagione, sostituito da un altro italiano, Claudio Ranieri, che però sostituì nuovamente a stagione in corso, a seguito delle sue dimissioni.
Nel 2000 venne ingaggiato nuovamente dall’Oviedo, ma, questa volta, la stagione fu povera di soddisfazioni, tanto che si concluse con la retrocessione del club in Seconda Divisione. Dopo un anno senza panchina, nel gennaio 2003 venne chiamato dal Barcellona, che aveva esonerato prima Van Gaal e poi Lorenzo Serra Ferrer, diventando così il primo allenatore ad aver guidato le tre grandi di Spagna. Antic condusse il Barca al sesto posto in campionato e ai quarti di Champions League, ma i buoni risultati non gli valsero la riconferma al termine del campionato. L’ultima esperienza in Spagna lo vide protagonista, la stagione successiva, al Celta Vigo dove però si dimise dopo sole 8 partite in panchina. Dopo l’esperienza con il Celta la sua carriera sembrava al capolinea quando, inaspettatamente, dopo quattro anni di inattività, nell’agosto del 2008 la Federazione Serba ha deciso di affidargli la panchina della nazionale, che è riuscito a portare alla qualificazione per Sudafrica 2010.
Giocherà così?
Nella sua gestione della nazionale Serba Antc ha quasi sempre optato per il 4-4-2 e molte delle sue scelte, sia tattiche che di formazione, sembrano già definitive in vista della competizione finale in Sudafrica. In porta, nonostante nelle ultime stagioni nei propri club non abbia giocato molto, il titolare è Vladimir Stojkovic; per proteggere qualsiasi sua comprensibile indecisione, davanti a lui si schiererà una difesa molto solida con Ivanovic e Vidic sicuri punti fermi a destra ed in mezzo, mentre per le altre due piazze il talentuoso Subotic del PSV Eindohven sembra in vantaggio per il posto di centrale e il laziale Kolarov per quello di esterno sinistro con Lukovic dell’Udinese e Dragutinovic del Siviglia come prime soluzioni alternative. se uno di questi due giocatori non dovesse essere al top della forma. Il centrocampo sarà invece ad alta vocazione offensiva e qualitativa; sulla destra giocherà quasi sicuramente Krasic, velocissimo esterno offensivo del CSKA Mosca, mentre sull’altro lato Antic ha spesso schierato Jovanovic, che nel club belga dello Standard Liegi gioca spesso come attaccante o trequartista. In mezzo alla linea di sicuro troverà posto Stankovic che darà dinamismo al reparto centrale, anche per supportare il macchinoso Millias, abile nel gioco aereo e prezioso come calciatore di angoli e punizioni, con Kuzmanovic pronto ad essere impiegato come rincalzo in uno qualsiasi dei quattro posti a centrocampo. Davanti, i due titolari dovrebbero essere Pantelic, combattente dell’area di rigore dalla buona tecnica e il gigante Nikola Zigic del Valencia, temibilissimo sulle palle alte che arriveranno presumibilmente dai piedi di Krasic e Jovanovic. Qualora le sue condizioni fisiche fossero buone, il genoano Bosko Jankovic rappresenterà un valido ricambio sia per gli esterni di centrocampo che per le punte.
GHANA
La strada per il Sudafrica
01/06/08 17:00 |
Kumasi |
Ghana |
3:0 (1:0) |
Libya |
08/06/08 17:00 |
Mangaung / Bloemfontein |
Lesotho |
2:3 (0:2) |
Ghana |
14/06/08 15:30 |
Libreville |
Gabon |
2:0 (1:0) |
Ghana |
22/06/08 17:00 |
Accra |
Ghana |
2:0 (1:0) |
Gabon |
05/09/08 22:00 |
Tripoli |
Libya |
1:0 (0:0) |
Ghana |
11/10/08 14:30 |
Sekondi |
Ghana |
3:0 (2:0) |
Lesotho |
29/03/09 17:00 |
Kumasi |
Ghana |
1:0 (1:0) |
Benin |
07/06/09 19:00 |
Bamako |
Mali |
0:2 (0:0) |
Ghana |
20/06/09 20:30 |
Omdurman |
Sudan |
0:2 (0:1) |
Ghana |
06/09/09 17:00 |
Accra |
Ghana |
2:0 (1:0) |
Sudan |
11/10/09 16:00 |
Cotonou |
Benin |
1:0 (0:0) |
Ghana |
15/11/09 17:00 |
Kumasi |
Ghana |
2:2 (0:1) |
Mali |
Il Commissario Tecnico
MILOVAN RAJEVAC
Nominato nell’agosto del 2008, Milovan Rajevac prosegue la tradizione degli allenatori serbi alla guida delle “black Star” del Ghana. Nato nel 1954 a Catejna, Rajevac è stato protagonista di una buona carriera come calciatore nelle divisioni serbe, con una esperienza anche negli Stati Uniti nei New York Arrows.
Come allenatore, ha cominciato nei primi anni novanta con il FC Borac, prima di intraprendere una carriera da “giramondo della panchina”, come molti suoi connazionali. A cavallo degli anni’90 e Duemila ha infatti allenato il FC Srbjia nelle divisioni inferiori svedesi, il Guoan in Cina e l’Al-Saad in Quatar. La prima esperienza di un certo livello è stata quella con la Stella Rossa, che lo ha chiamato nel 2004 per concludere la stagione. Al termine dell’annata è stato messo sotto contratto dal FK Vojvodina, con cui è rimasto una sola stagione, prima di passare al Borak Cacak, con cui ha raggiunto i maggiori risultati, salvando il club dalla retrocessione in Seconda Divisione e qualificandolo per la Coppa UEFA. Questi ottimi risultati ne hanno aumentato anche la considerazione in sede internazionale tanto che la federazione del Ghana, dopo le dimissioni di Claude Le Roy lo ha scelto come Ct della nazionale. Accolto da un iniziale scetticismo dai critici specializzati, che avrebbero preferito un tecnico ghanese alla guida della nazionale, Rajevac ha conquistato l’obbiettivo della qualificazione ai mondiale vincendo il proprio girone eliminatorio e disputando una ottima Coppa d’Africa, dove le black stars si sono arrese solo in finale, sconfitte dall’Egitto che ha vinto per la terza volta consecutiva il prestigioso alloro continentale.
Giocherà così?
Se le altre squadre africane, come il Camerun con Eto’o o la Costa D’Avorio con Drogba, godono di alta considerazione per l’immensa qualità dei loro uomini di punta, il Ghana è probabilmente la squadra del continente nero più completa, tanto che, nella scorsa edizione del campionato Continentale, le Black Stars. hanno sfiorato il titolo. Rajevac ha inizialmente impostato una squadra secondo i concetti del 4-4-2, ma, l’elevata disposizione di buoni centrocampisti centrali e le risorse atletiche degli esterni difensivi, che possono garantire ampiezza al gioco in fase di possesso palla con le loro frequenti sortite offensive, porterà molto probabilmente Rajevac ha schierare un 4-1-3-2. In porta il titolare indiscusso della maglia numero 1, seppure nel suo club – il Wigan Athletic – sieda spesso in panchina , è Kingson, molto bravo e reattivo nelle palle basse, un po’ in difficoltà sulle uscite. In difesa i due centrali saranno Addo e Mensah, molto veloci e bravi nella marcatura e nell’uno contro uno, un po’ meno nel sincronizzare i loro movimenti sulla linea difensiva. In difesa Paintsil a destra e Afful a sinistra dovrebbero garantire spinta in avanti, anche se la fase senza palla (soprattutto per il secondo) non costituisce certamente il loro punto forte. Il centrocampo rappresenta un grosso interrogativo per Rajevac, nonostante sia il settore dove si concentrano gli elementi più validi della sua selezione. Il ruolo di mediano davanti alla difesa sembra “istituzionalmente” spettare a Stephen Appiah, indiscusso capitano e leader carismatico dello spogliatoio, ma l’anno di completa inattività del giocatore del Bologna (reduce da un brutto infortunio, ma arruolabile al 100% in questo momento) potrebbe farsi sentire a livello di condizione fisica. Un ulteriore dubbio è dato dalla possibile scelta di Kevin Prince Boateng del Portsmouth, giocatore tedesco dalle origini ghanesi che, in possesso del passaporto del paese africano, ha fatto sapere di gradire la convocazione per la nazionale del Ghana, ancora possibile visto che ha giocato per le selezioni della Germania solo a livello giovanile. Il settore avanzato del centrocampo dovrebbe presentare due incursori come Asamoah dell’Udinese sul centrodestra e Sulley Muntari dell’inter sul centrosinistra, pronti ad inserirsi senza palla nelle trame offensive e ad essere particolarmente attivi anche in fase di non possesso, utili per coprire le avanzate dei propri terzini di parte. In mezzo a loro giocherà Michael Essien, in una posizione più avanzata rispetto a quella in cui è impiegato nel Chelsea, libero di sprigionare il suo talento e la sua capacità nelle verticalizzazioni per le due punte che, con ogni probabilità saranno i mobilissimi Asamoah Gyan del Rennes e Matthew Amoah del NAC ha contraddistinguere ulteriormente il carattere di squadra rapida e con gioco “palla a terra” della formazione di Rajevac.
GRUPPO E
14/6 a Johannesburg (13:30) Olanda - Danimarca
14/6 a Bloemfontein (16:00) Giappone - Camerun
19/6 a Durban (16:00) Olanda - Giappone
19/6 a Pretoria (20:30) Camerun - Danimarca
24/6 a Rustenburg (20:30) Danimarca - Giappone
24/6 a Citta' del Capo (20:30) Camerun - Olanda
OLANDA
La strada per il Sudafrica
10/09/08 20:30 |
Skopje |
FYR Macedonia |
1:2 (0:0) |
Netherlands |
|
11/10/08 20:45 |
Rotterdam |
Netherlands |
2:0 (1:0) |
Iceland |
|
15/10/08 19:00 |
Oslo |
Norway |
0:1 (0:0) |
Netherlands |
|
28/03/09 20:45 |
Amsterdam |
Netherlands |
3:0 (2:0) |
Scotland |
|
01/04/09 20:45 |
Amsterdam |
Netherlands |
4:0 (3:0) |
FYR Macedonia |
|
06/06/09 18:45 |
Reykjavik |
Iceland |
1:2 (0:2) |
Netherlands |
|
10/06/09 20:45 |
Rotterdam |
Netherlands |
2:0 (1:0) |
Norway |
|
09/09/09 19:30 |
Glasgow |
Scotland |
0:1 (0:0) |
Netherlands |
Il Commissario Tecnico
BEERT VAN MARWIJK
Chiamato a sostituire Marco Van Basten dopo i campionati Europei del 2008, Bert Van Marwijk arriva alla sua prima fase finale dei Mondiali all’età di 58 anni, essendo nato il 19 maggio del 1952 a Denventer. Come calciatore, Van Marwijk è stato un attaccante, protagonista di una lunga carriera nella massima divisione olandese. Dal 1969 al 1987 ha infatti giocato per Go Ahed Eagles, Az Alkmaar, MVV Maastricht e Fortuna Sittard, collezionando 393 presenze nella massima divisione olandese e vincendo, con l’Az Alkmaar la Coppa nazionale nel 1978. In quegli anni ha anche avuto l’onore di vestire per una volta la maglia della nazionale maggiore. La sua passione per allenare si manifestò ben presto, infatti, dal 1982 al 1986, ricoprì il doppio ruolo nel MVV Maastricht di giocatore della prima squadra ed allenatore delle squadre giovanili. Una volta conclusa la carriera di giocatore si cimentò inizialmente con club come l’Herderen, il Limmel ed il Meeresmen, con cui si cimentò nella terza e quarta divisione olandese prima di avere, nel 1998, la prima occasione come capo allenatore di un club professionistico, il Fortuna Sittard. Nella sua stagione di esordio condusse il Fortuna al 10° posto nella massima divisione e, soprattutto, alla finale di Coppa d’Olanda, persa contro l’Ajax per 2-0. L’anno successivo, sempre alla guida del Fortuna Sittard ottenne nuovamente una tranquilla posizione di metà classifica, che gli valse le attenzioni dei grandi club del paese, con il Feyenoord che riuscì a spuntarla, ingaggiandolo per l’anno successivo. Van Marwijk, pur alla prima esperienza in un grande club metropolitano, raggiunse subito degli ottimi risultati. Nelle quattro stagioni alla guida del Feyenoord spiccano infatti la vittoria nella Coppa UEFA del 2001, in una “storica” finale giocata in casa contro il Borussia Dortmund, due secondi posti in campionato e la finale di Coppa d’Olanda del 2003, persa contro l’Utrecht per 4-1.
Nel 2004, ormai affermatosi come tecnico di alto livello, accettò l’offerta del Borussia Dortmund, che lo chiamò con il chiaro intento di rilanciarsi ai vertici del calcio tedesco. Sfortunatamente, i risultati non furono che mediocri e con un Borussia sempre relegato nelle posizioni di centro classifica, Van Marwikl venne esonerato nel gennaio 2006 dopo un anno e mezzo di lavoro nel club del nord della Germania. Dopo una stagione di inattività, nel giugno del 2007 venne ingaggiato nuovamente dal Feyenoord, con cui ha vinto la Coppa d’Olanda nel 2008, pochi giorni dopo aver annunciato che al termine della stagione avrebbe lasciato il club per allenare la nazionale.
Alla guida degli orange, Van Marwijk vanta un ruolino impeccabile: nelle qualificazioni ha vinto infatti tutte le 8 partite del proprio girone di qualificazione facendo risultare l’Olanda, in ordine di tempo, la prima squadra europea a qualificarsi per Sudafrica 2010.
Giocherà così?
Ipoteticamente, Van Marwijk dovrebbe affidarsi al modulo 4-2-3-1, quasi sempre utilizzato durante la sua gestione, con una difesa molto bloccata, con gli esterni molto più propensi a non scoprire l’assetto della squadra che ad andare in appoggio ai centrocampisti. Inamovibili tre quarti della difesa della difesa: nel mezzo l’elegante Mathjisen ed il “ruvido” Oojer (con il primo incaricato spesso di iniziare l’azione offensiva), sulla corsia di sinistra l’esperto Van Bronkhorst, mentre a destra sarà ballottaggio tra i giovani Van der Wiel dell’Ajax e Marcellis del PSV. A centrocampo sembra favoriti la coppia di mediani Van Bommel e De Jong, bravi tecnicamente, ma soprattutto applicati nella fase di non possesso, utili per impedire le pericolose ripartenze delle squadre avversaria. I problemi di abbondanza per il CT olandese sono sicuramente nel reparto dei “trequartisti” con Van der Vart e Babel a contendere i posti a Snejder e Kuyt. In avanti sembra obbligata la scelta di Van Persie come punta centrale, visto il poco utilizzo di Huntelaar e Van Nistelroy nei rispettivi club. Se Van Marwijk dovesse affidarsi ad uno dei due, il giocatore dell’Arsenal arretrerebbe nella linea dei centrocampisti offensivi, costituendo una coppia di ali mancine con l’altro “inamovibile” Arjen Robben.
DANIMARCA
La strada per il Sudafrica
06/09/08 19:45 |
Budapest |
Hungary |
0:0 |
Denmark |
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10/09/08 20:45 |
Lisbon |
Portugal |
2:3 (1:0) |
Denmark |
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11/10/08 20:00 |
Copenhagen |
Denmark |
3:0 (2:0) |
Malta |
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28/03/09 20:00 |
Ta'Qali |
Malta |
0:3 (0:2) |
Denmark |
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01/04/09 20:15 |
Copenhagen |
Denmark |
3:0 (2:0) |
Albania |
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06/06/09 20:00 |
Solna |
Sweden |
0:1 (0:1) |
Denmark |
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05/09/09 20:00 |
Copenhagen |
Denmark |
1:1 (1:0) |
Portugal |
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09/09/09 20:30 |
Tirana |
Albania |
1:1 (0:1) |
Denmark |
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10/10/09 20:00 |
Copenhagen |
Denmark |
1:0 (0:0) |
Sweden |
|||||
14/10/09 20:45 |
Copenhagen |
Denmark |
0:1 (0:1) |
Hungary |
|||||
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Il Commissario Tecnico
MORTEN OLSEN
Autentico monumento vivente del calcio danese, Morten Olsen è alla guida della nazionale del paese scandinavo da dieci anni, avendo debuttato nell’agosto del 2000 con una vittoria sulle isole Faroe. Nato a Vordingbiorg il 14 agosto del 1949, Olsen è stato un grandissimo calciatore, il primo nella storia della nazionale danese a superare le cento presenze complessive. Nato come attaccante esterno nel B1901, Olsen venne acquistati nel 1972 dal club belga del Bruges. Rimase al Bruges per quattro stagioni, segnalandosi per la sua versatilità; nei quattro campionati con la maglia del club, infatti, Olsen giocò in tutte le posizioni del campo, eccezion fatta per il ruolo di portiere. Nel 1976 venne acquistato dal Molenbeek, dove rimase per altre quattro stagioni; ma la vera svolta della carriera arrivò nella stagione 1979-80, quando venne messo sotto contratto dall’Anderlecht. Visto che la squadra abbondava di buoni centrocampisti, Olsen venne spostato in difesa, nel ruolo di libero, dove, all’età di 31 anni seppe cominciare una vera e propria “nuova carriera”, passando dall’essere considerato un buon giocatore ad essere acclamato come una vera e propria star internazionale. Con l’Anderlecht vinse tre titoli nazionali ed una Coppa UEFA collezionando, in sei stagioni, 173 presenze in prima squadra. Nel 1986, all’età di trentasette anni venne acquistato dal Colonia, con cui giocò per altre tre stagioni nella massima divisione tedesca, ritirandosi dall’attività di calciatore a 40 anni. L’anno successivo iniziò immediatamente la carriera di allenatore alla guida del Brondby, con cui vinse due titoli danesi e raggiunse la semifinale di Coppa UEFA nel 1991. Dopo due stagioni in Danimarca, nell’aprile del 1993 venne chiamato dal Colonia, che riuscì a salvare dalla retrocessione pur subentrando a sole sei partite dalla fine. Rimase a Colonia per altre due stagioni, dove riuscì a condurre la squadra verso tranquille posizioni di metà classifica. Allo stesso tempo, riuscì ad ottenere il massimo diploma di allenatori della Federazione Tedesca. All’inizio della stagione 1995-1996, a seguito di una clamorosa eliminazione in Coppa di Germania da parte di una squadra dilettantistica, Olsen venne esonerato dal Colonia e rimase senza panchina per due stagioni fino a quando, nell’estate del 1997, l’Ajax gli affidò la guida della Prima squadra. Dopo un primo anno all’insegna dei successi, con la vittoria sia in Campionato che in Coppa d’Olanda, nella seconda stagione le tensioni fra Olsen ed alcuni tra i giocatori più rappresentativi del club portarono la società alla decisione di esonerarlo nel dicembre del 1998. Esattamente un anno più tardi, la Federazione Danese lo assumeva come allenatore della nazionale, dal 1 luglio del 2000. Ingaggiato inizialmente con un contratto di due anni, Olsen dopo la qualificazione ai Mondiali di Corea Giappone 2002 (dove la Danimarca raggiunse gli ottavi di finale) allungò il contratto con la federazione per altre quattro stagioni. Nel 2004 portò la nazionale ai quarti di finale dell’Europeo, mentre due anni più tardi la Danimarca non riuscì a qualificarsi per i mondiali di Germania. Nonostante l’insuccesso, la Federazione gli rinnovò il contratto per altri quattro anni, dandogli anche l’incarico di supervisionare la formazione dei tecnici e delle nazionali giovanili danesi. Dopo la mancata qualificazione ad Euro 2008, vi furono varie pressioni per indurlo alle dimissioni, per far posto a Mikael Laudrup alla guida della nazionale. Pur dichiarando la sua volontà di non rinnovare il contratto al termine del 2010, comunque, Olsen ha deciso di rimanere al suo posto e ha guidato la squadra ad una meritata qualificazione ai Mondiali, vincendo un difficile girone che includeva, tra le altre squadre, anche le più quotate Portogallo e Svezia.
Giocherà così?
4-3-3 e 4-2-3-1 sono i sistemi di gioco che Olsen ha utilizzato maggiormente nelle ultime partite della nazionale danese. In porta si spera di recuperare Sorensen, recentemente infortunatosi, altrimenti è pronto Andersen, portiere di buon livello ma scarsa esperienza internazionale. In difesa la coppia centrale è di sicura qualità: Kjaer e Agger, oltre a dare garanzie in fase difensiva rappresentano un vero e proprio pericolo per le porte avversarie in situazioni di palla inattiva. I due Poulsen a centrocampo garantiscono corsa ed interdizione, ma sono entrambi carenti nella fase di costruzione del gioco; per questo Olsen potrebbe optare per un 4-3-3 con Jorgensen vertice basso del centrocampo a costruire l’azione. Se così non fosse ci sarebbe posto per Tomasson dietro il trio d’attacco Kahlenberg – Rommedhal – Bendtner, con i tecnici giocatori di Ajax e Wolfsburg a cambiarsi spesso la fascia di competenza ed il centravanti dell’Arsenal utilizzato più come sponda per gli inserimenti da dietro che come reale terminale offensivo.
GIAPPONE
La strada per il Sudafrica
06/02/08 19:20 |
Saitama |
Japan |
4:1 (1:1) |
Thailand |
26/03/08 17:20 |
Manama |
Bahrain |
1:0 (0:0) |
Japan |
02/06/08 19:20 |
Yokohama |
Japan |
3:0 (2:0) |
Oman |
07/06/08 17:15 |
Muscat |
Oman |
1:1 (1:0) |
Japan |
14/06/08 17:23 |
Bangkok |
Thailand |
0:3 (0:2) |
Japan |
22/06/08 19:20 |
Saitama |
Japan |
1:0 (0:0) |
Bahrain |
06/09/08 21:30 |
Manama |
Bahrain |
2:3 (0:2) |
Japan |
15/10/08 19:32 |
Saitama |
Japan |
1:1 (1:1) |
Uzbekistan |
19/11/08 19:30 |
Doha |
Qatar |
0:3 (0:1) |
Japan |
11/02/09 19:20 |
Yokohama |
Japan |
0:0 |
Australia |
28/03/09 19:23 |
Saitama |
Japan |
1:0 (0:0) |
Bahrain |
06/06/09 19:05 |
Tashkent |
Uzbekistan |
0:1 (0:1) |
Japan |
10/06/09 19:39 |
Yokohama |
Japan |
1:1 (1:0) |
Qatar |
17/06/09 20:20 |
Melbourne |
Australia |
2:1 (0:1) |
Japan |
Il Commissario Tecnico
TAKESHI OKADA
Nato ad Osaka il 25 agosto del 1956, Takeshi Okada guiderà per la seconda volta la rappresentativa del suo paese ad una fase finale dei Mondiali, dopo l’esperienza di docici anni fa in Francia. Come calciatore, Okada ha giocato nel ruolo di difensore, spendendo l’intera carriera in prima squadra nel Furukawa Eletric con cui ha giocato dal 1980 al 1990, totalizzando 189 presenze, segnando 9 reti e vincendo un campionato nazionale ed una Coppa dei Campioni d’Asia. Dal 1980 al 1985 ha inoltre totalizzato 24 presenze nella nazionale giapponese, segnando una rete. Terminata la carriera di allenatore è entrato subito nei quadri tecnici del proprio club come allenatore delle nazionali giovanili; allo stesso tempo , nel 1992 ha intrapreso un viaggio di studio in Germania, dove ha frequentato i corsi allenatori della federazione Tedesca, diplomandosi come allenatore professionista. Nel 1995 Shu Kamo, nominato allenatore della nazionale giapponese lo chiama come suo assistente. Durante la campagna di qualificazione ai mondiali del 1998, dopo un deludente pareggio esterno con il Kazakhistan, la federazione decise di esonerare Shu Kumo. Trovatisi nell’impossibilità di nominare un nuovo allenatore in tempo (vi era un match decisivo in Uzbekistan ed i papabili al posto di allenatore non avrebbero potuto ottenere in tempo il visto per viaggiare all’estero) la federazione affidò la squadra temporaneamente a Okada, che esordì pareggiando per 1 a 1. L’ottimo risultato conseguito nella trasferta uzbeka convinse la federazione a dargli fiducia fino al termine delle qualificazioni che terminarono con il Giappone al secondo posto del girone, l’ultimo utile per partecipare a Francia 1998. Al mondiale il Giappone subì tre sconfitte in tre partite, risultati che portarono al suo esonero dalla nazionale. La panchina della selezione maggiore ne aveva comunque elevato la popolarità ed il prestigio tra gli addetti ai lavori nipponici, così l’anno successivo il Consodale Sapporo lo mise sotto contratto per due anni e nel 2003, dopo due buoni campionati nella J-League, venne ingaggiato da uno dei maggiori club del Paese, gli Yokohama Marinos. Alla guida dei Marinos Okada vinse due titoli giapponesi consecutivi (2003 e 2004) e venne nominato per due volte allenatore giapponese dell’anno. Al termine della stagione 2006 il club decide di non rinnovare il suo contratto, facendolo rimanere improvvisamente senza panchina. Un anno successivo, però, è arrivata la chiamata della Federazione Giapponese che lo ha voluto di nuovo in sella alla nazionale maggiore per sostituire Ivica Osim, che aveva appena dato le dimissioni per motivi di salute. Il solo obbiettivo della nazionale da quella data era la qualificazione ai mondiali Sudafricani, e Okada ha guidato la squadra ad un brillante ruolino di marcia conducendo la squadra al secondo posto nel gruppo finale dietro l’Australia
Giocherà così?
Le armi della squadra allenata da Okada sono quelle tradizionali del calcio giapponese; rigore tattico ed estremo dinamismo. Fisicamente prestanti i due centrali Tanaka e Nakazawa, mentre gli esterni difensivi sono molto bravi a proporsi anche in avanti, pronti a sfruttare i frequenti tagli centrali di Honda e Nakamura, probabilmente i giocatori più qualitativi della squadra, che, pur partendo da posizione laterale entrano spesso in mezzo al campo per costruire gioco. La “diga “ di centrocampo dovrebbe essere costituita da Endo e Hasebe mentre, l’attacco – sempre nel solco della tradizione nipponica – offre attaccanti molto mobili ma certamente non molto prolifici. I tre a giocarsi il posto sono Okazaki, che dovrebbe agire da prima punta, e Tamada e Morimoto, con il primo favorito per la duttilità che lo porta a giocare bene anche in fascia, qualora si decidesse di utilizzare Nakamura o Honda in posizione centrale dietro un solo attaccante.
CAMERUN
La strada per il Sudafrica
31/05/08 15:30 |
Yaounde |
Cameroon |
2:0 (1:0) |
Cape Verde Islands |
08/06/08 15:00 |
Curepipe |
Mauritius |
0:3 (0:2) |
Cameroon |
14/06/08 16:00 |
Dar Es Salaam |
Tanzania |
0:0 |
Cameroon |
21/06/08 15:30 |
Yaounde |
Cameroon |
2:1 (0:0) |
Tanzania |
06/09/08 16:00 |
Praia |
Cape Verde Islands |
1:2 (1:0) |
Cameroon |
11/10/08 15:30 |
Yaounde |
Cameroon |
5:0 (1:0) |
Mauritius |
28/03/09 16:00 |
Accra |
Togo |
1:0 (1:0) |
Cameroon |
07/06/09 15:30 |
Yaounde |
Cameroon |
0:0 |
Morocco |
05/09/09 15:30 |
Libreville |
Gabon |
0:2 (0:0) |
Cameroon |
09/09/09 15:30 |
Yaounde |
Cameroon |
2:1 (1:0) |
Gabon |
10/10/09 15:30 |
Yaounde |
Cameroon |
3:0 (1:0) |
Togo |
14/11/09 15:30 |
Fes |
Morocco |
0:2 (0:1) |
Cameroon |
Il Commissario Tecnico
PAUL LE GUEN
Nato il 1 marzo del 1964, il francese Paul Le Guen è commissario tecnico del Camerun da circa un anno, essendo stato ingaggiato nel luglio del 2009. Da giocatore, Le Guen è stato protagonista di una ottima carriera nel ruolo di centrocampista. Cresciuto nelle squadre dilettantistiche della Bretagna, a 18 anni venne messo sotto contratto dallo Stade Brest, con cui giocò sei stagioni a cavallo tra prima e seconda divisione. Nel 1989 passò al Nantes, ma la svolta della sua carriera avvenne due anni più tardi quando venne acquistato dal Paris St. Germain. Rimase nella squadra della capitale per sette anni, vincendo un titolo nazionale, tre Coppe di Francia, una Coppa di Lega ed una Coppa delle Coppe, totalizzando nel club parigino 248 presenze e 16 reti. In quegli anni, le sue prestazioni di alto livello gli consentirono anche una costante presenza nella nazionale francese, con cui totalizzò in totale 17 presenze.
Nel 1998, subito dopo aver abbandonato l’attività di calciatore, fu ingaggiato dal Rennes come allenatore della prima squadra. Nonostante l’assoluta mancanza di esperienza come tecnico, Le Guen, alla guida del piccolo club del nord-est della Francia riuscì ad ottenere risultati prestigiosi come il 5° ed il 6° posto in campionato, che qualificarono la squadra alla Coppa UEFA. Nel 2001, al termine del contratto con il Rennes, Le Guen decise di prendersi un anno sabbatico, per aggiornarsi professionalmente. Dopo la stagione di inattività venne contattato dal Lione, per sostituire Jacques Santini che era passato alla guida della Nazionale Francese. Nelle tre stagioni alla guida dell’Olympique, Le Guen si consacrò come tecnico di altissimo livello vincendo tre campionati nazionali e tre Supercoppe di Francia. Nel 2005, decise di non rinnovare il contratto con il Lione e si prese un altro anno di riposo, dove ricevette numerosissime offerte di lavoro; tra le molteplici che arrivarono (tra cui quella di allenare la Nazionale Francese) Le Guen scelse la remunerativa offerta dei Glasgow Rangers. Il suo arrivo in Scozia però, nonostante le grandi aspettative, non ebbe l’impatto sperato, cosicché Le Guen si dimise solo dopo alcuni mesi in carica, nel gennaio del 2007. Questa volta il periodo di assenza dalla panchina fu molto più breve; un mese dopo, infatti, il Paris Saint Germain lo chiamò per tentare di rimediare una situazione disperata che sembrava inevitabilmente portare alla retrocessione del club in Seconda Divisione. Sotto la guida di Le Guen il PSG riuscì a raggiungere la salvezza, quindi i dirigenti gli rinnovarono il contratto per altre due stagioni, con la speranza di riportare la squadra tra le grandi del paese. Nonostante una vittoria in Coppa di Lega nel 2008, però, il Paris Saint Germain rimase stabilmente nelle anonime posizioni di metà classifica e, al termine della stagione scorsa, la società ha deciso di non rinnovare il suo impegno con Le Guen. Anche in questo caso, comunque, una nuova offerta è prontamente arrivata. Il 14 Luglio del 2009, infatti, accettava l’offerta della Federazione del Camerun di guidare la nazionale, partita in maniera deficitaria nel girone decisivo per la qualificazione ai mondiali. Sotto la sua guida il Camerun ha raggiunto la qualificazione ai mondiali vincendo il proprio gruppo e, anche se in Coppa d’Africa i risultati non sono stati così lusinghieri (qualificazione stentata nel girone e sconfitta nei quarti di finale con l’Egitto), la Federazione gli ha già proposto di allungare il suo impegno alla guida dei Leoni Indomabili per altri due anni.
Giocherà così?
Un 4-3-3 pronto a diventare 4-5- 1 in fase difensiva, con la partecipazione attiva degli esterni d’attacco alla fase senza palla. Questo, stando alle partite giocate in qualificazione mondiale e alla Coppa d’Africa, dovrebbe essere l’impianto tattico scelto da Le Guen per il Camerun ai prossimi mondiali. I maggiori dubbi di formazione riguardano la difesa; mentre Kameni in porta, Geremi a destra e N’Kolou del Monaco in mezzo sembrano sicuri del posto, i dubbi di Le Guen sono se schierare la talentuosa , ma a volte distratta, coppia del Tottenham Bassong e Assou Ekotto nell’asse sinistro della difesa o puntare sul veterano Rigobert Song in mezzo e su Bedimo sulla fascia sinistra. A centrocampo Makoun garantirà equilibrio e sarà il vero “architetto” del gioco della squadra in fase di costruzione; i due interni saranno probabilmente A. Song e M’Bia giocatori sia tecnici che dinamici, abili nelle due fasi di gioco. In attacco ad affiancare Eto’o, schierato nel ruolo di punta centrale, vi saranno probabilmente Emana a destra e Idrissou a sinistra, che nei rispettivi club vengono sovente impiegati come centrocampisti esterni, per garantire copertura alla squadra in fase di non possesso ed organizzare veloci ripartenze verso la porta avversaria una volta riconquistato il pallone. Nel caso in cui Le Guen volesse adottare il 4-4-2, schierando una punta “vera” come Webo al fianco di Eto’o, potrebbe esserci l’inserimento del giovane Enoh, in forza all’Ajax, nel ruolo di centrocampista di sinistra, per garantire maggiore copertura al centrocampo.
GRUPPO F
14/6 a Citta' del Capo (20:30) Italia - Paraguay
15/6 a Rustenburg (13:30) Nuova Zelanda - Slovacchia
20/6 a Bloemfontein (13:30) Slovacchia - Paraguay
20/6 a Nelspruit (16:00) Italia - Nuova Zelanda
24/6 a Johannesburg (16:00) Slovacchia - Italia
24/6 a Polokwane (16:00) Paraguay - Nuova Zelanda
PARAGUAY
La strada per il Sudafrica
13/10/07 20:00 |
Lima |
Peru |
0:0 |
Paraguay |
17/10/07 18:10 |
Asuncion |
Paraguay |
1:0 (1:0) |
Uruguay |
17/11/07 20:10 |
Asuncion |
Paraguay |
5:1 (2:0) |
Ecuador |
21/11/07 22:30 |
Santiago De Chile |
Chile |
0:3 (0:2) |
Paraguay |
15/06/08 15:00 |
Asuncion |
Paraguay |
2:0 (1:0) |
Brazil |
18/06/08 16:10 |
La Paz |
Bolivia |
4:2 (2:0) |
Paraguay |
06/09/08 16:00 |
Buenos Aires |
Argentina |
1:1 (0:1) |
Paraguay |
09/09/08 20:00 |
Asuncion |
Paraguay |
2:0 (2:0) |
Venezuela |
11/10/08 18:20 |
Bogota |
Colombia |
0:1 (0:1) |
Paraguay |
15/10/08 17:10 |
Asuncion |
Paraguay |
1:0 (0:0) |
Peru |
28/03/09 17:00 |
Montevideo |
Uruguay |
2:0 (1:0) |
Paraguay |
01/04/09 16:20 |
Quito |
Ecuador |
1:1 (0:0) |
Paraguay |
06/06/09 18:50 |
Asuncion |
Paraguay |
0:2 (0:1) |
Chile |
10/06/09 21:50 |
Recife |
Brazil |
2:1 (1:1) |
Paraguay |
05/09/09 18:30 |
Asuncion |
Paraguay |
1:0 (1:0) |
Bolivia |
09/09/09 19:00 |
Asuncion |
Paraguay |
1:0 (1:0) |
Argentina |
10/10/09 17:30 |
Puerto Ordaz |
Venezuela |
1:2 (0:0) |
Paraguay |
14/10/09 20:00 |
Asuncion |
Paraguay |
0:2 (0:0) |
Colombia |
Il Commissario Tecnico
GERARDO MARTINO
L’argentino Gerardo Martino, nato a Rosario nel novembre del 1962, è il tecnico responsabile della nazionale del Paraguay dal marzo del 2007. Da calciatore, Martino è stato protagonista di una eccellente carriera, sviluppatasi principalmente nel Newell’s Old Boys, il club della sua città. Tra il 1980 ed il 1984, infatti, tranne che per la parentesi di un anno al Tenerife, in Spagna, ha giocato 505 partite con il Newell’s, vincendo tre titoli nazionali. Centrocampista offensivo conosciuto per l’ottima qualità tecnica e lo scarso dinamismo, Martino ha anche giocato alcune partite nella nazionale Argentina, facendo parte anche del primo gruppo di convocati stabilito per la spedizione di Messico 1986, cui però non partecipò. La sua carriera calcistica si è conclusa con due stagioni all’estero, una in Cile con l’Higgins e una in Ecuador con il Barcelona di Guayaquil. Due anni dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Martino ha cominciato la sua carriera di allenatore con il Brown de Arrecifes, allora militante nella quarta serie del calcio argentino; successivamente, ha guidato in patria il Platense e l’Instituto Cordoba, esordendo come allenatore nella massima divisione nazionale. La svolta della carriera da allenatore però avvenne nel 2002, quando uno dei maggiori club paraguayani, il Libertad, gli offrì la panchina. Nei primi due anni al Libertad riesce a vincere un campionato nazionale e due tornei “Apertura” (il girone di andata che in Sudamerica vale come campionato a sé stante per la qualificazione alla finale nazionale per il titolo), prima di accettare l’offerta di un altro prestigioso club paraguagio, il Cerro Porteno, con cui nel 2004 centra il grande slam nazionale vincendo il titolo grazie al primo posto sia nel torneo “Apertura” che in quello “Clausura” (girone di ritorno). Dopo questo grande risultato decide di prendersi un “anno sabbatico” dalla panchina e, dopo una stagione, ritorna al lavoro nel suo paese richiamato dal Colon Santa Fe. L’esperienza però si rivela molto deludente e solo dopo 6 partite la dirigenza lo licenzia a causa dei cattivi risultati. La brutta esperienza in patria non ne condiziona la fama in Paraguay, visto che, dopo poche settimane dal licenziamento a Santa Fe il Libertad gli offre nuovamente il posto di capo allenatore. Accettata l’offerta, Martino porta la squadra ancora alla vittoria del titolo Apertura e, soprattutto, alla conquista del titolo nazionale assoluto, raggiungendo inoltre le semifinali della Copa Libertadores. Al termine della stagione la Federazione lo contatta per diventare l’allenatore della nazionale, e Martino accetta immediatamente, ma deve rimandare di alcuni mesi il suo esordio per una controversia interna ai dirigenti della Federcalcio Paraguayana, che bloccò praticamente tutta l’attività nazionale del calcio nel paese per diverse settimane. Risolto il problema, il neo presidente federale Mapout gli confermava la volontà di ingaggiarlo come allenatore della nazionale e, dal marzo del 2007, Gerardo Martino prendeva in mano le sorti della squadra paraguayana.
Con la nazionale ha prima disputato una deludente Copa America 2007, giungendo ai quarti di finale (sconfitto dal Messico con un umiliante 6-0), mentre poi ha ottimamente guidato la squadra ad un impressionante ruolino di marcia nelle qualificazioni mondiali, totalizzando 33 punti in 18 partite e riuscendo a sconfiggere, tra le mura amiche, sia Argentina che Brasile.
Giocherà così?
Solida e difficile da battere. Sottoalcuni aspetti, il Paraguay sembra più una squadra europea che sudamericana cui Gerardo Martino ha saputo far fare un salto di qualità, soprattutto dal punto di vista caratteriale, visto che uno dei pregi, riconosciuti da più parti, della squadra paraguayana è quello di giocare sempre con un altissimo livello di intensità. Durante le qualificazioni e nelle amichevoli premondiali, Martino ha alternato il 4-3-1-2 al 4-4-2, e, anche se gli esterni di qualità non abbondano a sua disposizione, molto probabilmente per il mondiale opterà per la versione della squadra con il centrocampo a quattro, fatto di uomini molto duttili, che si applicano senza problemi sia in fase difensiva che in quella offensiva. In porta il titolare sarà Justo Villar, magari meno spettacolare del rivale Bobadilla, ma sicuramente più sicuro e costante. La difesa dovrebbe vedere Julio Caceres e Da Silva in mezzo, con Veròn e Morel ai lati. Si tratta di una linea non particolarmente dotata sul piano fisico, ma che presenta alcune peculiarità, come la buona intesa dei due centrali (più veloce e “classico marcatore” Julio Caceres, più fisico e “leader” della difesa Da Silva), e le caratteristiche dei due esterni, con Veron molto bravo a proporsi in avanti e Morel molto insidioso con il suo sinistro nei tiri da fuori e nei calci da fermo. In mezzo al campo, abbonderanno gli
“operai” del pallone, con giocatori magari di qualità non eccelsa ma di alto rendimento agonistico e di ottimo senso tattico. A destra potrebbe trovare spazio Enrique Vera, forse l’elemento di maggior tecnica della squadra, mentre in mezzo la scelta sarà tra i mediani Ortigoza e Santana (favoriti) e i più tecnici Barreto e Victor Cacerès, con quest’ultimo che sarebbe titolare della maglia di mezzapunta, qualora Martino volesse passare al 4-3-1-2 o giocare con un solo attaccante. A sinistra sembra titolare della maglia Cristian Riveros, polivalente centrocampista del Cruz Azul, l’elemento più bravo, tra i centrocampisti a disposizione di Martino, negli inserimenti senza palla verso la porta avversaria e nelle conclusioni a rete, anche di testa, a dispetto della statura non imponente. In avanti, vista l’assenza della stella Cabanas (colpito da un proiettile alla testa alcuni mesi orsono), si giocheranno il posto Nelson Valdez del Borussia Dortmund, Oscar Cardozo del Benfica e Roque Santa Cruz del Blackburn, con il primo sicuro titolare e gli altri due a contendersi il ruolo di ariete, utile per proteggere il pallone e servire assist di testa sui lunghi rilanci dei due difensori centrali.
NUOVA ZELANDA
La strada per il Sudafrica
17/10/07 16:00 |
Lautoka |
Fiji |
0:2 (0:1) |
New Zealand |
17/11/07 14:00 |
Port Vila |
Vanuatu |
1:2 (1:0) |
New Zealand |
21/11/07 19:00 |
Wellington |
New Zealand |
4:1 (3:0) |
Vanuatu |
06/09/08 17:00 |
Noumea |
New Caledonia |
1:3 (0:1) |
New Zealand |
10/09/08 19:35 |
Auckland |
New Zealand |
3:0 (0:0) |
New Caledonia |
19/11/08 18:00 |
Lautoka |
New Zealand |
0:2 (0:0) |
Fiji |
10/10/09 18:30 |
Manama |
Bahrain |
0:0 |
New Zealand |
14/11/09 20:00 |
Wellington |
New Zealand |
1:0 (1:0) |
Bahrain |
Il Commissario Tecnico
RICKI HERBERT
Nato ad Auckland il 10 aprile del 1961, Ricky Herbert sarà l’unico Commissario Tecnico impegnato nella prossima finale dei mondiali a ricoprire un doppio incarico, infatti, oltre a guidare la nazionale neozelandese, Herbert è anche il tecnico dei Wellington Phoenix, squadra del paese dei kiwi che milita nella A-League australiana. Da giocatore, Herbert è stato un difensore molto tecnico, tanto che, abbastanza spesso, veniva schierato come centrocampista. Come calciatore mosse i primi passi nel Mount Wellington, squadra con cui esordì nel 1978 ed in cui rimase fino al 1982, vincendo due titoli nazionali. Allo stesso tempo le sue buone prestazioni vennero notate anche dai tecnici della nazionale neozelandese, che cominciarono a convocarlo con regolarità sin dall’età di 19 anni. Nel biennio 1980-1982, Herbert disputò tutte le partite di qualificazione per i campionati mondiali in Spagna e, una volta centrato lo storico obbiettivo della partecipazione ai campionati del mondo, venne convocato per la spedizione iberica, in cui venne impiegato in tutti e tre gli incontri disputati dagli all whites. La ribalta internazionale gli valse un contratto nella vicina Australia, dove giocò per due stagioni nei Sidney Olympic. Quando, nel 1984, l’allenatore inglese dei Sidney Olympic, Tommy Docherty, venne richiamato in patria dai Wolverhampton Wanderers, questi volle portare con sé il leader della propria linea difensiva, cosicchè, all’età di ventiquattro anni, Herbert fece il proprio debutto nel calcio professionistico europeo. L’esperienza inglese però non fu ricca di soddisfazioni, Herbert militò per due stagioni nei Wanderers giocando 49 partite e collezionando due retrocessioni consecutive. Nel 1986 tornò quindi in patria, dove militò per altre tre stagioni nella squadra di Wellington, vincendo il suo terzo titolo nazionale.
Nel 1990, all’età di 29 anni decise di ritirarsi dal calcio giocato, iniziando immediatamente la carriera di allenatore con il piccolo club del Papakura City, che guidò nelle leghe minori fino al 1993, quando accettò l’offerta del Papatoetoe; ma la prima esperienza di un certo livello fu quella con il Central United, a cui approdò nel 1996, club della massima divisione neozelandese. Dopo due stagioni trascorse nell’anonimato di metà classifica (ma con la vittoria nella Chaltham Cup, una sorta di Coppa nazionale), nel 1999 Herbert condusse il Central alla vittoria del campionato nazionale. I successi in patria attirarono l’attenzione della Federazione Neozelandese, che nel 1999 gli affidò la direzione della squadra Under-23. Allo stesso tempo, fu nominato Direttore Tecnico di tutte le nazionali giovanili e, nel periodo tra il 1999 ed il 2004, guidò alternativamente la nazionale Under 21 e quella Under 17, oltre che essere l’allenatore in seconda della nazionale maggiore, assistendo il commissario tecnico Mike Waytt. Dopo le dimissioni di Wyatt, nel giugno 2005, la federazione affidò ad Herbert la responsabilità della nazionale maggiore. Un anno più tardi, inoltre, quando la federazione australiana non rinnovò la licenza ai New Zealand Knights per giocare nel proprio campionato professionistico, una nuova franchigia della Nuova Zelanda, gli Wellington Phoenix, ottenne una risposta positiva alla richiesta di partecipazione alla A-League, e proprio la squadra della capitale Neozelandese mise sotto contratto Herbert per guidare il team nel massimo campionato del continente oceanico. Dal novembre 2006, quindi Herbert ha svolto il doppio incarico, anche se, in questo caso, contrariamente a quanto accaduto in passato ad altri allenatori trovatisi in situazioni molto critiche nel tentativo di conciliare i due compiti, i due ruoli sembrano integrarsi alla perfezione. Visto l’obbligo regolamentare che impone l’uso di numerosi giocatori neozelandesi nel proprio club, infatti, Herbert può permettersi di guidare i calciatori eleggibili per la propria nazionale in un campionato di livello molto più alto di quello neozelandese. Nel frattempo, comunque, con la nazionale ha raggiunto risultati di ottimo livello come la vittoria nel campionato dell’Oceania 2008, che è valsa la qualificazione allla Confederations Cup 2009, il raggiungimento della prima vittoria in terra europea (con un 3-1 esterno in Georgia) e, soprattutto, la qualificazione ai mondiali 2010, ottenuta dopo uno spareggio molto serrato con il Bahrain, battuto fuori casa, dopo aver pareggiato 0-0 tra le mura amiche.
Giocherà così?
La traumatica esperienza della scorsa Confederations Cup (sconfitte nette e sette goal subiti complessivamente contro Spagna e Sudafrica) ha insegnato ad Herbert che senza una buona organizzazione difensiva le squadre meno dotate dal punto di vista tecnico non hanno praticamente nessuna possibilità al cospetto delle grandi nazionali. Per questo motivo, non avendo, fatta eccezione per Nelsen, dei difensori di alto livello, Herbert ha disegnato nelle ultime uscite della nazionale un modulo molto coperto con cinque difensori, quattro centrocampisti ed un solo attaccante. In difesa, i due esterni Mulligan e Lochead, alle sue dipendenze anche negli Wellington Phoenix, saranno gli esterni pronti a sganciarsi anche in proiezione offensiva, mentre Sigmund e Vichelich dovrebbero completare il pacchetto centrale, con Nelsen schierato quasi in posizione di libero, con compiti molto marcati anche in fase di costruzione del gioco. A centrocampo la coppia Brown e Barron dovrebbe essere schierata in mezzo, con il primo ad agire da regista ed il secondo a garantire l’interdizione, mentre ai lati potrebbero giostrare gli esperti Elliot e Killen, non certamente ali pure, ma giocatori tecnici e capaci di poter effettuare trame offensive con Smeltz, indiscusso titolare della maglia di centroavanti. Qualora Herbert volesse inserire giocatori più dinamici sulle fasce a centrocampo, la scelta cadrebbe su Christie a destra e Mc Glinchey a sinistra.
SLOVACCHIA
La strada per il Sudafrica
06/09/08 17:30 |
Bratislava |
Slovakia |
2:1 (0:0) |
Northern Ireland |
10/09/08 20:45 |
Maribor |
Slovenia |
2:1 (1:0) |
Slovakia |
11/10/08 20:30 |
Serravalle |
San Marino |
1:3 (1:2) |
Slovakia |
15/10/08 20:30 |
Bratislava |
Slovakia |
2:1 (0:0) |
Poland |
01/04/09 20:30 |
Prague |
Czech Republic |
1:2 (1:1) |
Slovakia |
06/06/09 17:30 |
Bratislava |
Slovakia |
7:0 (5:0) |
San Marino |
05/09/09 20:30 |
Bratislava |
Slovakia |
2:2 (0:0) |
Czech Republic |
09/09/09 19:45 |
Belfast |
Northern Ireland |
0:2 (0:1) |
Slovakia |
10/10/09 20:30 |
Bratislava |
Slovakia |
0:2 (0:0) |
Slovenia |
14/10/09 20:30 |
Chorzow |
Poland |
0:1 (0:1) |
Slovakia |
Il Commissario Tecnico
VLADIMIR WEISS
Esponente di una dinastia molto importante per il calcio slovacco (il padre giocò nella nazionale cecoslovacca negli anni’60 ed il figlio, entrambi chiamati Vladimir come lui, gioca attualmente nel Bolton Wanderers e sarà sicuramente uno dei 23 a sua disposizione per i prossimi mondiali), Vladimir Weiss è da due anni il Commissario Tecnico della nazionale Slovacchia. Nato il 22 settembre del 1964 a Bratislava, Weiss ha mosso i primi passi da calciatore nel Rapid Bratislava, giocando come centrocampista. Le sue buone qualità vennero notate sia dai maggiori club della zona sia dai tecnici della nazionale cecoslovacca, in cui Weiss militò in tutte le formazioni giovanili. Nel 1989, a 22 anni, passò all’Inter Bratislava, in cui rimase per sette stagioni, giocando 126 partite e segnando 28 goal. Negli stessi anni, diventò un titolare della nazionale cecoslovacca, con cui disputò 18 presenze e partecipò al campionato mondiale di Italia’90.
Nel 1993, dopo una breve apparizione allo Sparta Praga, approdò al Dunaiska e poi al Kosice. Nel frattempo, diventata la Slovacchia una nazione indipendente, Weiss collezionò anche dodici presenze ed una rete nella neonata nazionale. Nel 1996, il maggiore club del paese, l’Artmedia Bratislava, lo chiamò nella doppia veste di giocatore e assistente allenatore. Appese le scarpe al chiodo definitivamente nel 2000, l’Artmedia gli affidò la responsabilità della prima squadra solo due anni più tardi, nel 2002, dopo che Weiss, per due stagioni, si era dedicato alla propria formazione come tecnico. Tra il 2002 ed il 2006 guidò l’Artmedia alla conquista di un titolo nazionale e una Coppa di Slovacchia, riuscendo anche a raggiungere la fase a gironi della Champions League nel 2005. I buoni risultati in patria gli valsero il ricco ingaggio nel campionato russo con il Rostov, dove però la squadra non seppe raggiungere i risultati sperati, cosicché, a metà della sua seconda stagione in Russia, nel giugno 2007, Weiss decise di accettare nuovamente l’offerta dell’Artmedia, con cui nella stagione 2007-2008 centrò la doppietta campionato e coppa nazionale. Nel luglio del 2008 la federazione gli affidava la responsabilità della nazionale maggiore che, contro ogni pronostico, è riuscito a qualificare per i mondiali del 2010, vincendo il proprio gruppo di qualificazione Europeo.
Giocherà così?
Una squadra duttile, molto applicata nella fase di non possesso anche nei suoi elementi più offensivi, capace di cambiare modulo e, soprattutto, di cambiare ritmo alla partita con le improvvise accelerazioni dei propri calciatori che giocano sulle corsie esterne, imbeccati da giocatori di qualità come Hamsik e Kucka; queste, in poche parole le caratteristiche della nazionale Slovacca allenata da Vladimir Weiss. In porta Mucha è un portiere solido, molto bravo nelle uscite basse e negli uno contro uno; la difesa, che dovrebbe essere schierata a 4 giocatori, dovrebbe presentare Pekarik sulla fascia destra e uno tra Zabavnik e Petras sulla corsia sinistra, con il primo leggermente favorito, perché più bravo nei ripiegamenti difensivi in aiuto della coppia centrale Durica e Skrtel, molto ben assortita dal punto di vista fisico ma non certamente molto rapida. A centrocampo Weiss sembra avere problemi di abbondanza; per questo motivo è plausibile una squadra schierata con il 4-4-1-1, in modo tale da schierare il più alto numero di calciatori di qualità a sua disposizione. Sulla corsia di destra dovrebbe trovare spazio il figlio Valdimir, reduce da un’ottima seconda parte di stagione al Bolton, in Inghilterra, che garantisce corsa e buona qualità nel dribbling e nel cross; per i due posti di centrale, qualora Weiss optasse per uno schieramento più coperto i tre maggiori candidati sono Strba, Kahran e Kucka, con quest’ultimo autore di una ottima stagione allo Sparta Praga che, sorprendentemente, lo potrebbe lanciare nell’undici titolare; se invece Weiss optasse per uno schieramento più offensivo uno dei due posti da centrocampista sarebbe occupato da Hamsik, il quale sarà sicuramente il leader della squadra sia che giochi sulla linea dei centrocampisti, con Kozak in posizione di mezzapunta, sia se schierato a ridosso dell’unica punta, che dovrebbe essere Robert Vittek, con uno tra Jendriksen e Sestak ad agire sulla corsia di sinistra di centrocampo, pronto, all’occorrenza a tramutarsi in secondo attaccante.
GRUPPO G
15/6 a Port Elizabeth (16:00) Costa d'Avorio - Portogallo
15/6 a Johannesburg (20:30) Brasile - Corea del Nord
20/6 a Johannesburg (20:30) Brasile - Costa d'Avorio
21/6 a Citta' del Capo (13:30) Portogallo - Corea del Nord
25/6 a Durban (16:00) Portogallo - Brasile
25/6 a Nelspruit (16:00) Corea del Nord - Costa d'Avorio
BRASILE
La strada per il Sudafrica
14/10/07 16:00 |
Bogota |
Colombia |
0:0 |
Brazil |
17/10/07 21:45 |
Rio De Janeiro |
Brazil |
5:0 (1:0) |
Ecuador |
18/11/07 16:10 |
Lima |
Peru |
1:1 (0:1) |
Brazil |
21/11/07 21:45 |
Sao Paulo |
Brazil |
2:1 (1:1) |
Uruguay |
15/06/08 15:00 |
Asuncion |
Paraguay |
2:0 (1:0) |
Brazil |
18/06/08 21:50 |
Belo Horizonte |
Brazil |
0:0 |
Argentina |
07/09/08 21:00 |
Santiago De Chile |
Chile |
0:3 (0:2) |
Brazil |
10/09/08 21:50 |
Rio De Janeiro |
Brazil |
0:0 |
Bolivia |
12/10/08 15:30 |
San Cristobal |
Venezuela |
0:4 (0:3) |
Brazil |
15/10/08 22:00 |
Rio De Janeiro |
Brazil |
0:0 |
Colombia |
29/03/09 16:00 |
Quito |
Ecuador |
1:1 (0:0) |
Brazil |
01/04/09 22:10 |
Porto Alegre |
Brazil |
3:0 (2:0) |
Peru |
06/06/09 16:00 |
Montevideo |
Uruguay |
0:4 (0:2) |
Brazil |
10/06/09 21:50 |
Recife |
Brazil |
2:1 (1:1) |
Paraguay |
05/09/09 21:30 |
Rosario |
Argentina |
1:3 (0:2) |
Brazil |
09/09/09 22:00 |
Salvador De Bahia |
Brazil |
4:2 (2:1) |
Chile |
11/10/09 16:00 |
La Paz |
Bolivia |
2:1 (2:0) |
Brazil |
14/10/09 18:00 |
Campo Grande |
Brazil |
0:0 |
Venezuela |
Il Commissario Tecnico
CARLOS DUNGA
Molto noto al pubblico italiano per la sua lunga militanza nei club del nostro paese, Carlos Dunga è il selezionatore della nazionale dall’agosto del 2006, quando ha preso il posto di Carlos Alberto Parreira, esonerato dopo il deludente mondiale tedesco. Il quarantasettenne Dunga (è nato a Ijuì il 31 ottobre del 1963) è stato protagonista di una straordinaria carriera da calciatore, nel ruolo di centrocampista difensivo. Formatosi nell’Internacional di Porto Alegre, Dunga raggiunse la prima squadra all’età di 17 anni. Le sue qualità non sfuggirono agli occhi dei selezionatori delle nazionali brasiliane, ed infatti Dunga fece parte della squadra che vinse il titolo mondiale under 20 nel 1983 e che guadagnò la medaglia d’argento ai giochi Olimpici di Los Angeles nel 1984. Nel 1987, dopo aver giocato anche per Corinthians e Vasco De Gama, venne acquistato dalla Fiorentina che lo girò in prestito, per la prima stagione in Italia, al Pisa. Dopo l’anno a Pisa, Dunga rimase nella squadra gigliata per quattro stagioni, prima di concludere la sua esperienza nel nostro paese nel Pescara, nella stagione 1992-1993. L’anno successivo si trasferì in Germania, nello Stoccarda, compiendo quindi professionalmente un viaggio nei suoi paesi di origine (sua madre è di ascendenza italiana, mentre suo padre è di origine tedesca). Rimase allo Stoccarda per due stagioni, mentre nel 1995 si trasferì in Giappone, al Jubilo Iwata dove rimase per tre stagioni, prima di concludere la sua carriera nel club che lo aveva lanciato, l’Internacional di Porto Alegre, all’età di trentasette anni. In nazionale, Dunga, cominciò ad essere un punto fermo del Brasile dal 1987. Ha partecipato, come titolare, a tre edizioni della Coppa del Mondo, vincendo un titolo nel 1994 (alzando la Coppa al cielo da capitano), e raggiungendo la finale nel 1998. Con la nazionale verdeoro ha anche conquistato una Coppa America nel 1989 e una Confederations Cup nel 1997, totalizzando complessivamente 91 presenze. Terminata l’attività di calciatore, Dunga ha cominciato subito la formazione come allenatore, frequentando i corsi della federazione brasiliana. Inizialmente ha anche esercitato la professione di commentatore televisivo, ma il suo prestigio ne hanno fatto subito un candidato per la panchina della nazionale fin dal 2002. L’offerta concreta della federazione è arrivata nel 2006 e, nonostante alcune polemiche che facevano notare la sua assoluta inesperienza come tecnico, la sua nomina è stata accolta con entusiasmo dalla critica brasiliana. Alla guida della nazionale per ora ha un record invidiabile: ha vinto la Coppa America nel 2007 (pur non convocando i migliori calciatori in forza ai club europei) sconfiggendo in finale l’Argentina e la Confederations Cup nel 2009, in cui il Brasile ha agevolmente battuto i campioni del mondo in carica dell’Italia, prima di battere in finale gli Stati Uniti, oltre a condurre la nazionale alla qualificazione ai mondiali. Pur con un record così vincente (il solo torneo non vinto è quello dei Giochi Olimpici di Pechino, dove la rappresentativa brasiliana è arrivata comunque al bronzo) l’idillio fra Dunga e l’esigente stampa locale si è lentamente spento; secondo la stampa ed i tifosi brasiliani, infatti, la nazionale pratica un gioco troppo difensivo, di stretta marca “europea”, e la decisione di Dunga di fare a meno di campioni acclamatissimi in patria come Ronaldinho, ha aumentato ancora di più la grande pressione per il tecnico brasiliano in vista dei prossimi mondiali che, comunque, il Brasile affronta da grande favorito.
Giocherà così?
Una squadra con elevatissime qualità tecniche, molto offensiva ma con delle ottime individualità anche nel reparto difensivo. Ecco come si presenta il Brasile, in vista del prossimo campionato del mondo. Il modulo dovrebbe essere il tanto decantato 4-2-2-2, ossia un 4-4-2 senza esterni di ruolo, con i giocatori laterali del centrocampo pronti ad occupare lo spazio tra il settore mediano e le punte per liberare spazio alle frequenti avanzate dei due terzini.
In difesa, oltre a Julio Cesar in porta, i due centrali titolari dovrebbero essere Juan e Lucio (con il potente ma lento Luisao come prima soluzione di ripiego), magari non irreprensibili tatticamente ma molto bravi nell’ uno contro uno e molto autoritari nelle situazioni di palla inattiva; le due corsie esterne saranno presidiate da Maicon e Gilberto, se Dunga manterrà l’idea di schierare un mancino sulla corsia di sinistra e di non adattare Dani Alves nella fascia opposta, mentre sembrano basse le quotazioni di Bastos del Lione, troppo “leggero” in fase difensiva secondo il CT brasiliano. Il centrocampo presenta una coppia di interditori come Gilberto Silva e Felipe Melo (con Josuè del Wolfsburg come prima alternativa), molto “bloccati” in fase offensiva, a fungere da schermo per le frequenti avanzate dei due terzini e le non inusuali sortite offensive di Lucio. La copertura dei centrali di centrocampo dovrà essere sempre garantita anche perché, davanti a loro i quattro giocatori offensivi avranno pochissimi compiti in fase di non possesso. Kakà ed Elano dovrebbero partire come esterni solo sulla carta, visto che il loro continuo accentrarsi libererà le corsie per le avanzate degli esterni bassi, con il primo a scambiarsi spesso posizione con Robinho, che sembra il più accreditato ad affiancare Luis Fabiano nel ruolo di punta, vista la decisione di Dunga di non convocare Ronaldinho e la sfortunata stagione di Pato al Milan.
COREA DEL NORD
La strada per il Sudafrica
21/10/07 13:00 |
Ulaan-Baatar |
Mongolia |
1:4 (0:3) |
Korea DPR |
28/10/07 16:00 |
Pyongyang |
Korea DPR |
5:1 (3:1) |
Mongolia |
06/02/08 17:00 |
Amman |
Jordan |
0:1 (0:1) |
Korea DPR |
26/03/08 19:00 |
Shanghai |
Korea DPR |
0:0 |
Korea Republic |
02/06/08 17:00 |
Ashgabat |
Turkmenistan |
0:0 |
Korea DPR |
07/06/08 17:00 |
Pyongyang |
Korea DPR |
1:0 (0:0) |
Turkmenistan |
14/06/08 17:00 |
Pyongyang |
Korea DPR |
2:0 (1:0) |
Jordan |
22/06/08 20:00 |
Seoul |
Korea Republic |
0:0 |
Korea DPR |
06/09/08 22:15 |
Abu Dhabi |
United Arab Emirates |
1:2 (0:0) |
Korea DPR |
10/09/08 20:00 |
Shanghai |
Korea DPR |
1:1 (0:0) |
Korea Republic |
15/10/08 17:00 |
Tehran |
Iran |
2:1 (1:0) |
Korea DPR |
11/02/09 15:00 |
Pyongyang |
Korea DPR |
1:0 (1:0) |
Saudi Arabia |
28/03/09 15:30 |
Pyongyang |
Korea DPR |
2:0 (0:0) |
United Arab Emirates |
01/04/09 20:00 |
Seoul |
Korea Republic |
1:0 (0:0) |
Korea DPR |
06/06/09 17:00 |
Pyongyang |
Korea DPR |
0:0 |
Iran |
17/06/09 21:00 |
Riyadh |
Saudi Arabia |
0:0 |
Korea DPR |
Il Commissario Tecnico
KIM JONG-HUN
Nato a Pyongyang il 1 aprile del 1951, Kim Jong-Hun guideà nel prossimo giugno la Corea del Nord alla sua seconda partecipazione alla fase finale della Coppa del Mondo, dopo quella del 1966, in cui gli asiatici riuscirono ad arrivare ai quarti di finale dopo aver eliminato l’Italia nel girone eliminatorio. Come calciatore, Kim Jong-Hun ha giocato nel ruolo di difensore, sviluppando la sua carriera in patria, principalmente nella squadra del 25 Aprile. Nello stesso periodo, ha giocato anche alcune partite in nazionale. Una volta terminata la carriera da calciatore, ha cominciato quella di allenatore negli anni’90, prima con le squadre giovanili del 25 Aprile, poi allenando la prima squadra nel locale campionato nazionale. Al termine del 2007, dopo una deludente Coppa d’Asia, i dirigenti della Corea del Nord decidevano di cambiare la guida della nazionale, affidandogli la responsabilità della selezione maggiore. Esordiva alla guida della nazionale il 6 febbraio del 2008, con una vittoria in Giordania per 1 a 0. Alla guida della nazionale, è riuscito nella non pronosticabile impresa di qualificarsi per i mondiali (basti pensare che nella campagna per Germania 2006 la Corea del Nord non aveva neanche raggiunto il secondo turno nella qualificazione asiatica), giungendo al secondo posto nel girone di qualificazione finale. Fino ad adesso, il suo bilancio alla guida della nazionale parla di 16 vittorie, 14 pareggi e 9 sconfitte in 39 partite disputate.
Giocherà così?
Primo non prenderle. Sembra questo l’imperativo di Kim jong-Hun nella gestione della sua Corea del Nord. D’altro canto, infatti, i nordcoreani si sono guadagnati la fase finale grazie ad un’ottima solidità difensiva, e al fatto che sono riusciti a mantenere la porta inviolata nelle ultime cinque partite della competizione. Gran parte di questa solidità è data dalla sicurezza del portiere Ri Myong-Guk, uno dei migliori interpreti del ruolo nel continente asiatico e dalla compattezza del reparto difensivo, sempre schierato a cinque giocatori, con i due esterni molto veloci e propositivi anche nella fase offensiva. A centrocampo An Yong-Hak agisce quasi da play difensivo, mentre il compagno Kim Young-Jun è spesso schierato anche a uomo sul centrocampista avversario più pericoloso; completa il reparto Mun In Guk, molto abile tecnicamente, che ha il compito di effettuare il raccordo con i due velocissimi attaccanti Hong Yong-Jo e Jong Tae-Se, molto bravi nel creare spazi e nel fare movimento, un po’ meno per quanto riguarda le conclusioni a rete.
COSTA D’AVORIO
La strada per il Sudafrica
01/06/08 16:00 |
Abidjan |
Côte d'Ivoire |
1:0 (0:0) |
Mozambique |
08/06/08 14:30 |
Antananarivo |
Madagascar |
0:0 |
Côte d'Ivoire |
14/06/08 15:00 |
Gaborone |
Botswana |
1:1 (1:0) |
Côte d'Ivoire |
22/06/08 16:00 |
Abidjan |
Côte d'Ivoire |
4:0 (2:0) |
Botswana |
07/09/08 15:00 |
Maputo |
Mozambique |
1:1 (0:0) |
Côte d'Ivoire |
11/10/08 14:30 |
Abidjan |
Côte d'Ivoire |
3:0 (1:0) |
Madagascar |
29/03/09 17:00 |
Abidjan |
Côte d'Ivoire |
5:0 (3:0) |
Malawi |
07/06/09 17:00 |
Conakry |
Guinea |
1:2 (0:1) |
Côte d'Ivoire |
20/06/09 18:00 |
Ouagadougou |
Burkina Faso |
2:3 (1:1) |
Côte d'Ivoire |
05/09/09 17:00 |
Abidjan |
Côte d'Ivoire |
5:0 (1:0) |
Burkina Faso |
10/10/09 14:30 |
Blantyre |
Malawi |
1:1 (0:0) |
Côte d'Ivoire |
14/11/09 16:00 |
Abidjan |
Côte d'Ivoire |
3:0 (2:0) |
Guinea |
Il Commissario Tecnico
SVEN GORAN ERIKSSON
Giocherà così?
Le soluzioni a disposizione di Eriksson, specialmente nel reparto di centrocampo e in quello offensivo, consentono di poter azzardare diverse formazioni possibili della Costa d’Avorio ai prossimi mondiali. Le certezze, conoscendo il tecnico svedese, riguardano lo schieramento della difesa a 4, dove Kolo Toure dovrebbe essere il centrale accanto a Bamba dell’Hoffenheim ed Eboue sulla destra ed uno tra Tiene e Boka sulla sinistra, a fornire spinta anche in avanti. A centrocampo, qualora la squadra venisse schierata con tre mediani, il vertice basso del reparto potrebbe essere Tiote, autore di una grandissima stagione in Olanda con il Twente. I due interni potrebbero essere Zokora e Yaya Toure, bravi sia in fase offensiva ma anche portati alla fase di contenimento, pronti a coprire le frequenti avanzate degli esterni difensivi e le non rare sortite di Kolo Toure, anche in situazioni di palla attiva. Davanti, fermo restando Droga come punto di riferimento centrale, i due esterni offensivi potrebbero essere Kalou e Dindane, con Abdul Keita e Gervinho come prima alternativa. Qualora Eriksson optasse per il 4-4-2, potremmo vedere l’avanzamento di Eboue sulla linea dei centrocampisti, con l’inserimento di Guy Demel, terzino dell’Amburgo, sulla linea dei difensori, e la scelta tra Kalou e Gervinho come partner di Drogba.
PORTOGALLO
La strada per il Sudafrica
06/09/08 20:00 |
Ta'Qali |
Malta |
0:4 (0:1) |
Portugal |
10/09/08 20:45 |
Lisbon |
Portugal |
2:3 (1:0) |
Denmark |
11/10/08 20:00 |
Solna |
Sweden |
0:0 |
Portugal |
15/10/08 20:45 |
Braga |
Portugal |
0:0 |
Albania |
28/03/09 20:45 |
Porto |
Portugal |
0:0 |
Sweden |
06/06/09 20:45 |
Tirana |
Albania |
1:2 (1:1) |
Portugal |
05/09/09 20:00 |
Copenhagen |
Denmark |
1:1 (1:0) |
Portugal |
09/09/09 20:45 |
Budapest |
Hungary |
0:1 (0:1) |
Portugal |
10/10/09 20:45 |
Lisbon |
Portugal |
3:0 (1:0) |
Hungary |
14/10/09 19:45 |
Guimaraes |
Portugal |
4:0 (2:0) |
Malta |
14/11/09 20:30 |
Lisbon |
Portugal |
1:0 (1:0) |
Bosnia-Herzegovina |
18/11/09 20:45 |
Zenica |
Bosnia-Herzegovina |
0:1 (0:0) |
Portugal |
Il Commissario Tecnico
CARLOS QUEIROZ
Considerato un “giramondo” del calcio, Carlos Queiroz, pur avendo allenato diverse selezioni nazionali nel corso della sua carriera, esordirà in un Campionato Mondiale il prossimo giugno in Sudafrica .
Nato il primo marzo del 1953 in Mozambico, al tempo colonia portoghese, Queiroz ha giocato a calcio solo a livello giovanile e dilettantistico; la sola esperienza di rilievo è quella nel Maputo, il maggiore club locale degli anni’70. Trasferitosi in Portogallo nel 1975, quando il Mozambico divenne uno stato indipendente, Queiroz frequentò i corsi dell’Università Superiore di Educazione Fisica, dove si Laureò e venne successivamente assunto come professore per quanto riguarda il gioco del calcio. Contemporaneamente alla carriera universitaria, si dedicò anche all’inizio dell’attività di allenatore, allenando le giovanili dello Sporting Lisbona e del Belenses.
Nel 1984, l’allenatore Mario Wilson lo volle con sé come assistente all’Estoril Praia; quasi contemporaneamente, per le sue competenze tecniche ed accademiche, la Federazione portoghese lo inserì nel proprio programma di formazione dei giovani calciatori, lavorando inizialmente come assistente dell’Allenatore José Augusto. Nel 1988, la Federazione decise di affidargli la responsabilità delle nazionali giovanili, cosicché, dal 1988 al 1991, Queiroz ebbe la responsabilità delle nazionali Under 16, Under 18 e Under 20. Con la Under 16 conquistò il secondo posto all’Europeo del 1988 ed il titolo di campione continentale un anno più tardi, anno in cui, con la Under 17 conquistò anche il terzo posto al mondiale. Con la Under 18, arrivò alla finale del Campionato Europeo del 1988; ma la consacrazione avvenne quando, nel 1991, Queiroz e i giovani che aveva guidato nel corso degli anni (tra di loro Vitor Baia, Fernando Couto, Rui Costa, Figo, Paulo Sousa) chiusero il proprio percorso nel calcio giovanile, vincendo il campionato del mondo Under 20. L’eclatante successo con la nazionale giovanile convinse la Federazione ad affidargli la guida della nazionale maggiore; purtroppo i risultati non furono quelli sperati e Queiroz venne esonerato nel 1993 per non aver centrato la qualificazione al mondiale americano.
L’anno successivo venne ingaggiato dallo Sporting Lisbona, club dove aveva iniziato la carriera nelle formazioni giovanili. Queiroz rimase a Lisbona per due stagioni vincendo una Coppa del Portogallo e una Supercoppa Nazionale. Al termine della stagione 1995/1996, lasciò Lisbona per accettare la proposta dei New York Metrostars, squadra del campionato statunitense, che però lasciò dopo pochi mesi per accasarsi in Giappone, al Nagoya Grampus, che guidò per una stagione e mezzo nella massima divisione nipponica senza raggiungere particolari risultati di rilievo. Nel 1999 fa una breve apparizione sulla panchina degli Emirati Arabi Uniti, prima di essere messo sotto contratto dal Sudafrica che lo ingaggia come Ct nel 2000. L’esperienza in terra Sudafricana sembra poterlo rilanciare, Queiroz infatti, guida la nazionale dei bafana bafana alla qualificazione per i mondiali del 2002, ma viene esonerato alcuni mesi prima dell’inizio del torneo dopo una deludente Coppa d’Africa, che vede il Sudafrica uscire nei quarti di finale ad opera del Mali. Nell’estate del 2002, comunque, è contattato da Alex Ferguson, che lo ingaggia come suo assistente al Manchester United. Il lavoro nel Manchester gli restituisce molta popolarità anche in Europa. La squadra vince il campionato inglese e, in più di una occasione, Sir Alex omaggia Queiroz davanti alla stampa con dichiarazioni molto lusinghiere, sottolineandone il decisivo apporto nel lavoro di gestione della squadra, soprattutto dal punto di vista tattico. Questo rinnovato appeal internazionale e le ottime referenze espresse dai calciatori che aveva allenato nel passato (Figo e Beckham in testa) convincono il presidente Florentino Perez a dargli probabilmente la più grossa occasione professionale della sua carriera: nel giugno 2003 viene infatti nominato allenatore del Real Madrid. Accolta con grandi aspettative, la stagione alla guida dei galacticos (oltre a Beckham e Figo di quella squadra facevano parte anche Raul, Zidane, Casillas e Ronaldo) si risolve in una completa delusione; il Real è eliminato presto dalla Champions League e anche in patria non riesce a vincere neppure un trofeo, ragione per la quale Queiroz è esonerato al termine della stagione. Dopo poche settimane, comunque, Ferguson lo richiama ancora come assistente al Manchester United. Questa volta Queiroz rimane al fianco del tecnico scozzese per quattro stagioni, contribuendo alla vittoria di due titoli nazionali, di una Coppa di Lega e di una Champsion League. L’11 luglio del 2008, dopo l’addio alla nazionale di Felipe Scolari, la Federazione lo ha nominato nuovamente Commissario Tecnico della nazionale che, seppur dopo un inizio molto tortuoso, è riuscito a qualificare per il mondiale pur essendo stato sorteggiato in un girone molto difficile insieme a Danimarca e Svezia.
Giocherà così?
Da sempre conosciuto come un allenatore molto preparato dal punto di vista tattico, Carlos Queiroz ha voluto dare una sua impronta anche alla nazionale del Portogallo, scegliendo un modulo di gioco molto offensivo ed attuando alcune scelte di formazione molto contestate dai principali media lusitani. In difesa, l’abbondanza di ottimi difensori centrali e la mancanza di laterali mancini ha, di fatto, causato le scelte più coraggiose della sua gestione, con la decisione di schierare Pepe, difensore del Real Madrid, come centrocampista centrale, e quella di utilizzare Duda, centrocampista mancino del Malaga, come terzino sinistro. Nel pacchetto arretrato, schierato inizialmente a 4 giocatori, troveranno spazio al centro Bruno Alves e Ricardo Carvalho, mentre sulla destra, anche grazie all’infortunio di Bosingwa, Paulo Ferreira sembra il candidato ad una maglia da titolare. L’utilizzo di Pepe a centrocampo potrà permettere ai due laterali difensivi di spingere in avanti contemporaneamente, trasformando l’assetto della squadra in un 3-4-3 nella fase offensiva. I due centrocampisti “puri” saranno Raul Mereilles e Deco, molto bravi sia nel palleggio che in fase di inserimento; mentre in attacco sia Cristiano Ronaldo che Nani (o Simao) partiranno da posizione laterale per accentrarsi spesso e liberare le corsie esterne per l’avanzata dei due esterni bassi. Come da tradizione nel calcio lusitano, la mancanza di una punta centrale di valore ha complicato non poco i piani tattici di Queiroz; per ovviare a questo inconveniente è stato accelerato al massimo l’inserimento del naturalizzato brasiliano Liedson, in forza allo Sporting Lisbona, utile sia in fase di possesso perché capace di molto movimento per liberare spazi per i suoi compagni di reparto, sia in fase di non possesso per l’abilità nel pressare il portatore di palla avversario.
GIRONE H
16/6 a Nelspruit (13:30) Honduras - Cile
16/6 a Durban (16:00) Spagna - Svizzera
21/6 a Port Elizabeth (16:00) Cile - Svizzera
21/6 a Johannesburg (20:30) Spagna - Honduras
25/6 a Pretoria (20:30) Cile - Spagna
25/6 a Bloemfontein (20:30) Svizzera - Honduras
SPAGNA
La strada per il Sudafrica
06/09/08 22:00 |
Murcia |
Spain |
1:0 (0:0) |
Bosnia-Herzegovina |
||
10/09/08 22:00 |
Albacete |
Spain |
4:0 (2:0) |
Armenia |
||
11/10/08 21:45 |
Tallinn |
Estonia |
0:3 (0:2) |
Spain |
||
15/10/08 20:45 |
Brussels |
Belgium |
1:2 (1:1) |
Spain |
||
28/03/09 22:00 |
Madrid |
Spain |
1:0 (0:0) |
Turkey |
||
01/04/09 21:00 |
Istanbul |
Turkey |
1:2 (1:0) |
Spain |
||
05/09/09 22:00 |
La CoruñA |
Spain |
5:0 (1:0) |
Belgium |
||
09/09/09 22:00 |
Merida |
Spain |
3:0 (1:0) |
Estonia |
||
10/10/09 21:00 |
Yerevan |
Armenia |
1:2 (0:1) |
Spain |
||
14/10/09 20:00 |
Zenica |
Bosnia-Herzegovina |
2:5 (0:2) |
Spain |
Il Commissario Tecnico
VICENTE DEL BOSQUE
Nato a Salamanca il 23 settembre del 1950, il Commissario Tecnico della Nazionale Spagnola, Vicente Del Bosque ha sviluppato quasi tutta la sua carriera nel maggior club del paese, il Real Madrid. Cresciuto nel Castilla (il club satellite del Real Madrid che ne rappresentava la cantera), Del Bosque ha sviluppato tutta la sua carriera professionistica nel Real Madrid, fatta eccezione per due stagioni in prestito all’inizio del proprio percorso professionale, una nel Cordoba ed una nel Castellon. Con la maglia delle merengues Del Bosque ha totalizzato 441 presenze, vincendo 5 campionati nazionali e 4 Coppe del Re. A cavallo degli anni ’70 e ’80 è stato anche un punto fermo della Nazionale Spagnola, totalizzando 18 presenze e partecipando alla spedizione del Campionato Europeo 1980. Ritiratosi nel 1984, Del Bosque ha iniziato subito la propria formazione come tecnico e, l’anno successivo è entrato nel Real Madrid come allenatore delle squadre giovanili. Per 14 anni, tranne alcuni brevi periodi in cui veniva chiamato a guidare la prima squadra per alcune partite nel caso di un esonero di un allenatore prima che venisse nominato un nuovo tecnico, Del Bosque ha guidato le varie formazioni giovanili del Real, compresa la squadra B per diverse stagioni. Nell’autunno del 1999, a seguito dell’esonero di John Benjamin Toschack, la società decise di nominarlo come allenatore della prima squadra. L’impatto di Del Bosque fu impressionante; nella prima stagione alla guida del Real, infatti, conquistò la Coppa dei Campioni, battendo in finale il Valencia. Le grandi prestazioni della prima stagione convinsero Florentino Perez a dargli fiducia anche per le annate successive, quando la squadra venne rinforzata con l’acquisto di campioni del calibro di Luis Figo e Zinedine Zidane. Nelle sue quattro stagioni alla guida del Real Madrid, Del Bosque conquistò due Campionati nazionali, una Supercoppa di Spagna, due Champions League, una Supercoppa Europea e una Coppa intercontinentale. Al termine della stagione 2002-2003, però, nonostante l’annata si fosse chiusa con la vittoria del titolo nazionale, Del Bosque annunciò che non avrebbe rinnovato il suo contratto, a causa di forti dissidi con il presidente Perez, che lo accusava di giocare un calcio difensivo e di dare troppo potere ai “senatori” dello spogliatoio come Fernando Hierro.
Il mancato rinnovo dell’accordo con il Real lo lasciò senza un lavoro attivo nel calcio dopo trentaquattro anni, cosicché Del Bosque cominciò a dedicarsi all’attività di commentatore televisivo. Nel 2004 il suo nome venne accostato alla Nazionale spagnola, ma la Federazione fece cadere la sua scelta su Luis Aragonès; lo stesso anno accettò l’ingaggio del club turco del Besiktas, che però lasciò a fine stagione dopo una stagione priva di acuti. Rientrato nel ruolo di commentatore televisivo, nel 2006 ricevette l’offerta della Federazione Messicana, che gli offriva un contratto principesco per guidare la propria nazionale, ma il tecnico di Salamanca rifiutò l’offerta; allo stesso tempo il suo nome venne fatto circolare per un possibile ritorno al Real Madrid, ma la società alla fine scelse Fabio Capello come allenatore. L’anno successivo, entrò nel direttivo de Cadice come consigliere tecnico, carica che lasciò dopo pochi mesi. Quando sembrava che il commentatore televisivo fosse diventato ormai la sua professione full time, nel luglio del 2008, dopo l’addio di Luis Aragones alla panchina della nazionale, la Federazione gli offrì il posto di selezionatore, che accettava immediatamente. Arrivato alla guida delle “furie rosse” nel periodo forse con maggiori aspettative della storia del calcio spagnolo, Del Bosque ha guidato la nazionale al terzo posto in Confederations Cup la scorsa stagione e al primo posto nel proprio girone di qualificazione Europea, confermando la Spagna come una delle più serie candidate alla vittoria finale nei prossimi Campionati del Mondo.
Giocherà così?
Ottima qualità di palleggio, tanto possesso palla e improvvise verticalizzazioni per i tagli delle due punte: nonostante il cambio di panchina, l’ossatura della squadra e la filosofia di gioco della Spagna è rimasta la stessa del collettivo che, due anni fa, ha trionfato nel Campionato Europeo giocato in Austria e Svizzera. Del Bosque sembra orientato a schierare la squadra con il modulo 4-4-2, anche se potrebbe tranquillamente utilizzare altre soluzioni come il rombo di centrocampo o le tre punte in attacco. In porta, nonostante la fantastica stagione di Valdes al Barcellona sarà confermato Iker Casillas; davanti a lui la difesa titolare sembra già scelta: Sergio Ramos e Capdevila ai lati e la coppia del club blaugrana Puyol e Piquè in mezzo. A centrocampo, se Del Bosque optasse per i quattro in linea, i titolari sarebbero Iniesta e Silva ai lati, con Xabi Alonso e Xavi a gestire il gioco in mezzo al campo; qualora invece, per esaltare le qualità tecniche della squadra e sfruttare ancora di più il possesso palla a cantrocampo Del Bosque scegliesse di schierare il rombo di centrocampo, Xabi Alonso diventerebbe il vertice basso (con Busquets come prima alternativa), Iniesta e Xavi formerebbero la stessa coppia di interni che gioca abitualmente nel Barcellona e Fabregas verrebbe schierato come vertice alto del centrocampo a sostegno delle due punte che, a prescindere dal modulo utilizzato, dovrebbero essere Fernando Torres del Liverpool e David Villa del Valencia
SVIZZERA
La strada per il Sudafrica
06/09/08 20:55 |
Ramat Gan |
Israel |
2:2 (0:1) |
Switzerland |
||
10/09/08 20:30 |
Zürich |
Switzerland |
1:2 (1:1) |
Luxembourg |
||
11/10/08 17:45 |
St. Gall |
Switzerland |
2:1 (0:0) |
Latvia |
||
15/10/08 21:30 |
Piraeus |
Greece |
1:2 (0:1) |
Switzerland |
||
28/03/09 18:45 |
Chisinau |
Moldova |
0:2 (0:1) |
Switzerland |
||
01/04/09 20:30 |
Geneva |
Switzerland |
2:0 (1:0) |
Moldova |
||
05/09/09 20:30 |
Basel |
Switzerland |
2:0 (0:0) |
Greece |
||
09/09/09 21:30 |
Riga |
Latvia |
2:2 (0:1) |
Switzerland |
||
10/10/09 17:45 |
Luxembourg |
Luxembourg |
0:3 (0:3) |
Switzerland |
||
14/10/09 20:00 |
Basel |
Switzerland |
0:0 |
Israel |
Il Commissario Tecnico
OTTMAR HITZFELD
Nato a Lorrach, l’attuale Baden, il 12 gennaio del 1949, Ottmar Hitzfield è uno degli allenatori più titolati della storia del calcio Europeo, nominato due volte Miglior Allenatore del Mondo (1997 e 2001). Da calciatore, Hitzfield è stato un prolifico attaccante che ha speso la propria carriera sia in Svizzera che in Germania. Dopo gli inizi nei club dilettantistici della propria zona, infatti, Hitzfield venne ingaggiato dal Basilea, con cui, dal 1971 al 1975 giocò quattro stagioni, vincendo due campionati nazionali e una Coppa di Svizzera. Allo stesso tempo, continuò gli studi universitari riuscendo a laurearsi sia in Educazione Fisica che in Matematica. La condizione di studente gli permise di poter partecipare alle Olimpiadi del 1972, dove, nonostante i suoi 5 goal, la squadra della Germania Ovest non andò oltre i quarti di finale. Nel 1975 venne ingaggiato dallo Stoccarda, con cui vinse un campionato di seconda divisione e giocò due stagioni in Bundesliga segnando ben 33 goal in 55 incontri. Nel 1978 fece ritorno in Svizzera dove giocò con il Lugano e con il Lucerna, con cui concluse la carriera nel 1983, all’età di 34 anni. Chiusa la carriera di calciatore, Hitzfeld iniziò subito quella di tecnico, allenando il Fc Zug. L’anno successivo passò all’Aarau, nella massima divisione svizzera, dove rimase per quattro stagioni, riuscendo a vincere una Coppa di Svizzera nel 1988. Gli ottimi risultati ottenuti con questi piccoli club convinsero il Grassophers ad affidargli la panchina nella stagione 1988/1989. Con le “cavallette” di Zurigo, Hitzfield in tre stagioni riuscì a vincere due titoli nazionali, una Coppa di Svizzera ed una Supercoppa. Nel 1991 arrivò l’offerta del Borussia Dortmund, che gli dette la possibilità di esordire nella massima divisione tedesca anche come allenatore. Alla prima stagione, Hitzfeld portò il Dortmund al secondo posto in classifica, l’anno successivo arrivò ancora un buon piazzamento in campionato e il raggiungimento della finale di Coppa UEFA, ma le grandi soddisfazioni arrivarono nel trienno dal 1994 al 1997; in quegli anni Hitzfeld portò il Dortmund alla vittoria di due titoli nazionali e alla conquista della Champions League, in finale contro la Juventus a Monaco di Baviera. Dopo il trionfo europeo, decise di lasciare il Borussia Dortmund e, dopo un anno di inattività, si accasò al Bayern Monaco. Il ruolino di marcia nelle stagioni al Bayern Monaco fu impressionante: in 6 anni Hitzfield riuscì a conquistare quattro campionati nazionali, due Coppe di Germania, una Champions League (diventando il secondo allenatore, dopo Ernst Happel ad aver vinto la competizione con due club diversi) ed una Coppa Intercontinentale. Terminato il contratto nel 2004, tifosi e commentatori sportivi ne caldeggiavano l’ingaggio da parte della nazionale tedesca ma Hitzfeld rifiutò, annunciando la volontà di interrompere, almeno per un periodo l’attività di allenatore. Nonostante numerose offerte ricevute, rimase a riposo per tre anni, quando, a seguito dell’esonero di Felix Magath, il Bayern lo richiamò in sella alla squadra di Monaco. Seppur arrivato a metà stagione e con diversi punti da recuperare, Hitzfeld riuscì a conquistare l’ennesimo titolo, vincendo il suo settimo campionato della Bundesliga. Nonostante l’offerta di continuare alla guida del Bayern, prima della fine della stagione annunciò che avrebbe guidato la nazionale Svizzera, nel tentativo di qualificarla ai mondiali Sudafricani, obbiettivo che ha brillantemente raggiunto vincendo il proprio gruppo Europeo di qualificazione.
Giocherà così?
L’interrogativo principale di Ottmar Hitzfeld nella costruzione della squadra per i mondiali riguardano due uomini dell’11 iniziale. Il primo, Philippe Senderos, è indubbiamente il più talentuoso tra i centrali svizzeri, ma il quasi nullo utilizzo nelle ultime due stagioni (Milan, Arsenal e poi Everton) anche dovuto a ripetuti infortuni, ne fanno dubitare dell’efficacia e della condizione per la prossima kermesse. Qualora non fosse in grado di garantire prestazioni di livello, Hitzfeld dovrebbe scegliere tra Von Bergen dell’Herta Berlino o l’esperto Magnin dello Zurigo, che da terzino sinistro si sta trasformando in centrale in questa seconda parte di carriera. Il resto della difesa (rigorosamente a 4 in linea) sarà presumibilmente composto da Lichsteiner a destra, da Grichting in mezzo e da Spycher (o Ziegler, autore di una grande seconda parte della stagione nella Sampdoria) a sinistra. L’altro dubbio di Hitzfeld riguarda il centrocampo, e qui le cose si fanno più complicate, perchè l’utilizzo dell’esperto fantasista Hakan Yakin, sicuramente il giocatore con più qualità tecniche a disposizione del tecnico tedesco, potrebbe significare l’abbandono del modulo 4-4-2 con cui sembra solidamente impostata la squadra. Con il centrocampo a quattro giocatori, infatti prenderebbero posto Behrami (o Padalino) a destra, Inler e Huggel come coppia di mediani e Tranquillo Barnetta a sinistra, con la possibilità per quest’ultimo di svariare e tagliare verso il centro. Con l’ingresso in campo di Yakin la squadra potrebbe passare al 4-3-1-2 (e in questo caso il sacrificato sarebbe Behrami, con il conseguente leggero accentramento di Barnetta) o al 4-4-1-1 con il sacrificio di una punta; visto che Nkufo sembra titolare inamovibile della maglia di centravanti, qualora Hitzfeld volesse schierare un solo attaccante, a lasciare posto a Yakin sarebbe uno tra l’esperto Frei ed il giovane Derdiyok, in lizza per la maglia di secondo attaccante.
HONDURAS
La strada per il Sudafrica
04/06/08 19:30 |
San Pedro Sula |
Honduras |
4:0 (1:0) |
Puerto Rico |
||
14/06/08 20:00 |
Bayamon |
Puerto Rico |
2:2 (2:1) |
Honduras |
||
20/08/08 20:00 |
Mexico City |
Mexico |
2:1 (0:1) |
Honduras |
||
06/09/08 20:00 |
Montreal |
Canada |
1:2 (1:0) |
Honduras |
||
10/09/08 19:30 |
San Pedro Sula |
Honduras |
2:0 (0:0) |
Jamaica |
||
11/10/08 19:30 |
San Pedro Sula |
Honduras |
3:1 (1:0) |
Canada |
||
15/10/08 19:00 |
Kingston |
Jamaica |
1:0 (1:0) |
Honduras |
||
19/11/08 19:00 |
San Pedro Sula |
Honduras |
1:0 (0:0) |
Mexico |
||
11/02/09 20:30 |
San Jose |
Costa Rica |
2:0 (0:0) |
Honduras |
||
28/03/09 19:00 |
Port Of Spain |
Trinidad and Tobago |
1:1 (0:0) |
Honduras |
||
01/04/09 19:30 |
San Pedro Sula |
Honduras |
3:1 (2:0) |
Mexico |
||
06/06/09 19:27 |
Chicago |
USA |
2:1 (1:1) |
Honduras |
||
10/06/09 19:30 |
San Pedro Sula |
Honduras |
1:0 (1:0) |
El Salvador |
||
12/08/09 19:30 |
San Pedro Sula |
Honduras |
4:0 (1:0) |
Costa Rica |
||
05/09/09 19:00 |
San Pedro Sula |
Honduras |
4:1 (2:0) |
Trinidad and Tobago |
||
09/09/09 20:00 |
Mexico City |
Mexico |
1:0 (0:0) |
Honduras |
||
10/10/09 20:00 |
San Pedro Sula |
Honduras |
2:3 (0:0) |
USA |
||
14/10/09 18:05 |
San Salvador |
El Salvador |
0:1 (0:0) |
Honduras |
Il Commissario Tecnico
REYNALDO RUEDA
Il 53enne colombiano Reynaldo Rueda (è nato a Cali il 16 aprile del 1957) è alla guida della nazionale dell’Honduras dalla fine del 2006. Come calciatore, Rueda vanta una carriera nelle divisoni inferiori del calcio colombiano, tutta spesa nelle squadre della provincia di Calì. Negli anni da calciatore, ottenne una Laurea in Educazione Fisica e frequentò i corsi allenatori della federazione Colombiana. Al termine del suo percorso universitario, poi, effettuò un master in Scienza dello Sport all’Università di Colonia, dove ottenne anche il diploma di allenatore rilasciato dalla Federazione Tedesca. La sua alta qualificazione a livello tecnico ed accademico convinse la Federazione Colombiana ad inserirlo nei propri quadri, come istruttore degli allenatori e selezionatore delle nazionali giovanili, con cui, con la squadra Under 20, ottenne il terzo posto al campionato Sudamericano del 1992. Nel 1994 lascia la federazione per accettare l’offerta del Cortuluà, squadra della prima divisione colombiana, che allena per tre stagioni fino al 1997, prima di passare a uno dei maggiori club del paese, il Deportivo Calì, che guida per due stagioni, centrando due secondi posti. Nel 1999 viene nuovamente ingaggiato dalla Federazione, come direttore tecnico delle nazionali giovanili. Dal 1999 al 2003 guida, in varie occasioni, le nazionali Under 17, Under 19 e Under 20, raggiungendo, tra gli altri risultati, la vittoria del torneo di Tolone nel 2000 ed il terzo posto al Campionato Mondiale under 20 del 2003. L’ottimo lavoro alla guida delle nazionali giovanili convince la federazione ad affidargli la nazionale maggiore nel 2004. Con la nazionale A arriva al quarto posto nella Coppa America del 2004, ma questo promettente inizio non è seguito da risultati apprezzabili; la Colombia fallisce la qualificazione a Germania 2006 e la Federazione decide di esonerare Rueda nel novembre del 2005. Rimasto senza panchina per un anno, nel novembre 2006 accetta la proposta della federazione dell’Honduras, che gli offre di guidare la nazionale. Sulla panchina della selezione centroamericana, Rueda ha per ora disputato due campionati continentali, raggiungendo i quarti di finale nel 2007 ed il terzo posto nel 2009 e, soprattutto, ha raggiunto la qualificazione a Sudafrica 2010, giungendo terzo nel girone finale della CONCACAF.
Giocherà così?
Fisicità in difesa, esperienza e qualità tecnica a centrocampo, esperienza e velocità in attaco: pur essendo una delle squadre indicate come probabile “Cenerentola” dei prossimi mondiali, l’Honduras di Raymondo Rueda sembra avere un organico di ottima qualità, confermato dai risultati del girone di qualificazione, che hanno confermato la squadra del tecnico colombiano al terzo posto nelle gerarchie continentali del Nord e del Centro America. In porta Noel Valladares non sembra dare delle chiare garanzie, dovute soprattutto ad alcune carenze fisiche, ma è sicuramente il portiere più esperto e talentuoso a disposizione di Rueda. La difesa a 4 avrà il suo perno nel solido Figueroa, che guiderà il reparto insieme ad Osman Chavez, difensore molto potente e molto abile nei palloni alti. Ai loro lati dovrebbero scendere in campo Sabillòn a destra e Izaguirre a sinistra, difensori certamente più portati alla costruzione del gioco che bravi nell’effettuare diagonali e coperture con i due centrali. Il centrocampo è un reparto ricco di qualità con Palacios che, in mezzo, dà sia sostanza alla fase difensiva con il suo dinamismo sia qualità alle giocate con le sue verticalizzazioni ed i suoi inserimenti, mentre al suo fianco, l’esperto Guevara rimarrà sicuramente più “bloccato”, a coprire le avanzate del compagno di linea. I due esterni di centrocampo dovrebbero essere Alvarez a destra e Leon a sinistra, con il giocatore del Bari che potrebbe anche arretrare la sua posizione nella linea di difesa, qualora Rueda decidesse di dare spazio al meno dinamico ma più tecnico Turcios . Sulla fascia mancina, saranno frequenti gli accentramenti di Leon, pronto a liberare la corsia per le frequenti discese sulla fascia di Izaguirre. In attacco le due maglie saranno per Pavòn e Suazo. Proprio le caratteristiche delle due punte - tipico uomo d’area di rigore Pavòn, e giocatore che esprime la sua massima potenzialità se lanciato in velocità Suazo - potrebbero dare qualche chance all’utilizzo della mezzapunta Nunes, che potrebbe essere schierato come uomo di raccordo tra centrocampo ed attacco, in modo tale da favorire una migliore costruzione del gioco. In questo caso Alvarez arretrerebbe la sua posizione sulla linea di difesa e Palacios agirebbe da interno destro.
CILE
La strada per il Sudafrica
13/10/07 17:40 |
Buenos Aires |
Argentina |
2:0 (2:0) |
Chile |
||
17/10/07 19:10 |
Santiago De Chile |
Chile |
2:0 (1:0) |
Peru |
||
18/11/07 17:00 |
Montevideo |
Uruguay |
2:2 (1:0) |
Chile |
||
21/11/07 22:30 |
Santiago De Chile |
Chile |
0:3 (0:2) |
Paraguay |
||
15/06/08 19:30 |
La Paz |
Bolivia |
0:2 (0:1) |
Chile |
||
19/06/08 20:00 |
Puerto La Cruz |
Venezuela |
2:3 (0:0) |
Chile |
||
07/09/08 21:00 |
Santiago De Chile |
Chile |
0:3 (0:2) |
Brazil |
||
10/09/08 18:40 |
Santiago De Chile |
Chile |
4:0 (2:0) |
Colombia |
||
12/10/08 16:55 |
Quito |
Ecuador |
1:0 (0:0) |
Chile |
||
15/10/08 20:15 |
Santiago De Chile |
Chile |
1:0 (1:0) |
Argentina |
||
29/03/09 18:10 |
Lima |
Peru |
1:3 (1:2) |
Chile |
||
01/04/09 19:10 |
Santiago De Chile |
Chile |
0:0 |
Uruguay |
||
06/06/09 18:50 |
Asuncion |
Paraguay |
0:2 (0:1) |
Chile |
||
10/06/09 21:00 |
Santiago De Chile |
Chile |
4:0 (1:0) |
Bolivia |
||
05/09/09 21:30 |
Santiago De Chile |
Chile |
2:2 (1:2) |
Venezuela |
||
09/09/09 22:00 |
Salvador De Bahia |
Brazil |
4:2 (2:1) |
Chile |
||
10/10/09 17:00 |
Medellin |
Colombia |
2:4 (1:2) |
Chile |
||
14/10/09 19:00 |
Santiago De Chile |
Chile |
1:0 (0:0) |
Ecuador |
Il Commissario Tecnico
MARCELO BIELSA
Nato a Rosario nel 1955, Marcelo Bielsa vivrà in Sudafrica la sua seconda esperienza in una fase finale dei mondiali, dopo quella alla guida dell’Argentina nel 2002. Rampollo di una famiglia dell’alta società argentina (i suoi genitori erano docenti universitari molto conosciuti, suo nonno uno dei giuristi più famosi del paese), Bielsa mosse i suoi primi passi come calciatore nel settore giovanile del Newell’s Old Boys. Nel 1976 arrivò l’esordio in prima squadra, e, nello stesso anno, venne convocato dalla nazionale Olimpica Argentina, con cui giunse terzo al torneo di qualificazione sudamericano. La sua carriera come calciatore lo vide vestire poi le maglie dell’Istituto di Cordoba e del Rosario, con cui concluse la carriera da professionista a soli 25 anni, nel 1980. Ritiratosi dall’attività agonistica, Bielsa cominciò quella di allenatore come selezionatore della Università di Buenos Aires, dove concluse la propria carriera accademica e dove iniziò a insegnare calcio nella facoltà di Scienza dello Sport. Nel 1987, dopo aver effettuato i corsi per allenatore della Federazione Argentina, venne ingaggiato dal Newell’s Old Boys, che gli affidò la squadra B, militante nel campionato di Tercera Divisiòn. Nella sua prima stagione come allenatore, Bielsa riuscì a portare la squadra “B” del Newell’s a vincere il campionato. Dopo due anni nella squadra “B” i buoni risultati ottenuti convinsero il club ad affidargli la prima squadra, con cui Bielsa vinse immediatamente il campionato nel 1991, sconfiggendo nella finale scudetto il Boca Juniors. Nel 1992 lasciò il Newell’s Old Boys per trasferirsi in Messico, dove rimase per quattro stagioni, guidando prima l’Atlas e poi l’America. I buoni risultati in terra messicana gli valsero l’offerta della locale federazione, che gli offrì la guida della nazionale, offerta che Bielsa rifiutò perché ingaggiato da uno dei maggiori club argentini, il Velez Sarsfield che, nel 1998, portò alla vittoria del campionato “Clausura”. La vittoria nel “Clausura” gli spalancò le porte dell’Europa con l’Espanyol di Barcellona che lo mise sotto contratto nel luglio 1998 ma, clamorosamente, dopo solo una settimana di contratto Bielsa rassegnò le dimissioni perchè chiamato a guidare la nazionale Argentina. Come Direttore Tecnico della nazionale Argentina (Commissario tecnico della nazionale maggiore e dell’Under 23) Bielsa rimase in carica per 6 anni, ottenendo ottimi risultati come la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici del 2004 o il secondo posto nella Coppa America dello stesso anno ma, allo stesso tempo, cocenti delusioni, come la eliminazione al primo turno nel mondiale di Corea e Giappone del 2002, dove l’Argentina era arrivata come grande favorita. Nel 2004, decise di dimettersi dalla nazionale per motivi personali, annunciando che si sarebbe preso una pausa dall’attività di allenatore. Dopo due anni di inattività, nel 2007 fu contattato dalla federazione cilena, di cui accettò l’offerta nell’agosto 2007, con il compito di guidare la nazionale. Alla guida della rioja, Bielsa ha ottenuto un brillante secondo posto nel girone di qualificazione sudamericano, ottenendo il pass per i mondiali del 2010, dodici anni dopo l’ultima qualificazione della squadra cilena per la fase finale di una Coppa del Mondo.
Giocherà così?
Una squadra schierata con un modulo molto offensivo, con giocatori molto bravi nell’uno contro uno, dotati tecnicamente e con spiccate qualità propositive. I maggiori pregi della formazione di Marcelo Bielsa ne palesano anche i punti deboli: la quantità di giocatori utilizzati nella fase di possesso palla spesso rende molto vulnerabile la difesa nelle ripartenze avversarie e, anche in situazione di difesa schierata, la fisicità poco imponente degli uomini a sua disposizione può rappresentare un problema contro attacchi dotati di potenti arieti centrali. Se userà lo stesso sistema di gioco utilizzato durante le qualificazioni, il Cile si presenterà ai mondali con 3-3-1-3 molto votato al gioco d’attacco. In porta, davanti a Claudio Bravo della Real Sociedad, i tre difensori dovrebbero essere Medel, Ponce e Jara, molto bravi negli anticipi e nella costruzione del gioco, leggermente in difficoltà sulle palle alte. A centrocampo, il vertice basso dovrebbe essere Carmona, mentre i due interni dovrebbero essere Millar ed il polivalente Beausejour, utili in fase di costruzione del gioco ma importantissimi in fase di non possesso palla, in quanto, con Carmona a fungere da schermo davanti ai tre difensori, sono loro ad avere il compito di effettuare le scalature sul lato debole quando la palla è su una delle due fasce. In questo senso, è probabile anche l’utilizzo di Vidal, meno talentuoso di Beausejour, ma più portato alle coperture difensive. Davanti a loro il vertice alto del centrocampo sarà Matiaz Fernandez, libero di sfruttare la sua fantasia nel gioco d’attacco e utile come pressatore del portatore di palla avversaria in fase di non possesso. Davanti, le tre punte dovrebbero essere Sanchez a destra, Suazo come centrale e Mark Gonzalez a sinistra, con i due esterni pronti a ricevere gli scarichi della punta centrale o gli assist dei centrocampisti con numerosi tagli centrali. In fase di non possesso, a difesa schierata il solo Suazo dovrebbe rimanere sopra la linea della palla, con i due esterni offensivi incaricati di seguire il terzino avversario qualora questi partisse per una incursione offensiva con la palla.
Fonte: http://www.settoretecnico.figc.it/downloadfile.aspx?c=&f=Allegati/116201015504.doc
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