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L’ARTE DELLA BOXE
La boxe è uno stile di autodifesa e uno sport da combattimento regolato da norme. Consiste nella lotta, all'interno di uno spazio quadrato chiamato ring, tra due atleti che si affrontano colpendosi con i pugni chiusi, protetti da appositi guantoni, allo scopo di indebolire e atterrare l'avversario. Questo sport è conosciuto, a partire dal XI secolo, anche come la nobile arte e richiede ai suoi praticanti caratteristiche come coraggio, forza, e intelligenza.
STORIA DELLA BOXE
Il pugilato è uno degli sport più antichi che si conoscano, dopo il kung fu. Nei graffiti preistorici risalenti al III millennio a.C. e conservati presso il British Museum di Londra, è possibile riconoscere le figure di persone che combattono con i pugni chiusi. Nel 18° secolo, nella boxe, cominciarono a svilupparsi le prime tecniche di combattimento che fecero diventare questa attività sportiva uno sport vero e proprio. Nei primi anni del ‘700 il pugile inglese James Figg concepì il pugilato come uno sport dove era più importante difendersi, che attaccare, tanto che fu il primo a definire il pugilato una nobile arte.
La boxe di quell’epoca era molto diversa da quella di oggi. Spesso capitava che i colpi venissero portati a "martello", cioè dall'alto verso il basso, e il perimetro entro il quale combattevano i pugili era delimitato dagli stessi spettatori dell'incontro, oppure si tracciava una semplice riga circolare per terra. I pugili si battevano senza mai fermarsi e quando uno di questi cadeva l'avversario lo cominciava a colpire appena si rialzava da terra. Il combattimento si svolgeva a pugni nudi, senza alcuna protezione da guantoni. James Figg decise quindi di fondare a Londra la prima Accademia della boxe e in seguito cominciò ad organizzare gli incontri in un Anfiteatro ad Oxford Street. Grazie alla sua opera, la boxe comincia a trovare il suo naturale sviluppo, e per questo motivo è ricordato come il padre della boxe tanto che favorì la diffusione delle esibizioni di pugilato e la sua iniziativa rese possibile l'apertura di molti altri anfiteatri in Inghilterra. Il pugilato ebbe un grande successo sia per il numero di praticanti che per il numero di sostenitori, tanto che l'Inghilterra fu il primo paese al mondo in cui nacque la figura del pugile professionista. Il suo successore fu George Taylor, uno dei migliori pugili che si allenavano nell'anfiteatro londinese, definito come il nuovo campione del mondo della boxe. Dopo Taylor il titolo di campione d'Inghilterra fu vinto da Jack Broughton, rimasto famoso nella storia per aver formulato nel 1734 il primo codice di disciplina per i combattimenti di pugilato e per aver inventato i guantoni da combattimento. Broughton capì che la boxe non era solo un combattimento violento, ma un precisa armonia tra difesa e attacco.
Si comincia quindi a parlare di combattimento secondo schemi e metodi scientifici; non si pone più affidamento sulla forza e la violenza dei colpi, ma l'attenzione si focalizza sull'utilizzo di una strategia per sconfiggere l'avversario. Ecco quindi che fanno la loro comparsa nuove tecniche di combattimento. Difendersi dai pugni dell'avversario e attaccare diventano una cosa sola, il pugile si difende coprendosi e spostandosi con rapidi giochi di gambe, allo stesso tempo però la difesa è il punto di partenza per un successivo attacco. Alla fine del 18° secolo compare la figura dello scienziato della boxe: Daniel Mendoza.
Già da alcuni anni attorno alla boxe ruotavano notevoli interessi economici, scommesse e premi in denaro. Per questo motivo si sentì l'esigenza di regole più rigorose:
Le nuove regole rendevano il pugilato molto meno violento e lo trasformavano in uno sport di abilità, destrezza e velocità. Attorno agli incontri di pugilato, in maniera particolare nella categoria dei pesi massimi, ruotavano interessi economici enormi. Ai pugili venivano dati premi in denaro e il pubblico amava scommettere altissime somme di denaro e migliaia di persone assistevano alle gare organizzate presso arene costruite appositamente per questo sport. Allora i ring erano ottagonali definiti da corde e pali. Gli incontri venivano ancora disputati a mani nude, ciò portava spesso a tragiche conseguenze; per questo motivo in molti stati dell'unione e dell'Europa alla fine dell'Ottocento il pugilato a mani nude era proibito.
La boxe trovò rapida diffusione negli Stati Uniti d'America a tal punto che nel 7 febbraio 1882 l'americano John Lawrence Sullivan vinse il campionato del mondo categoria pesi massimi. Nel 1933 comparve l'italiano Primo Carnera, che rimase campione del mondo solo per un anno. Carnera era un pugile velocissimo e con un'ottima tecnica. Successivamente emerse la figura di Mike Tyson, il più famoso boxer dell'epoca e il più giovane pugile a vincere il titolo mondiale dei pesi massimi a soli 20 anni.
Il pugilato si basa su tre colpi:
Questi colpi, portati in rapida sequenza e con varietà, generano le "serie" o "combinazioni". 2 sono le tecniche per evitare di prendere colpi: schivare e parare; ovvio il fatto che per ogni tipo di colpo vi siano differenti tipi di schivate e di parate!
La boxe è uno sport impegnativo e completo, le doti fisiche richieste sono infatti velocità, agilità, forza e resistenza.
EPOCA FASCISTA
Il Regime fascista, nato in Italia dopo la prima guerra mondiale, fondava il proprio consenso sull’utilizzo della propaganda attraverso il fenomeno del divismo, sorto negli anno ‘30, ovvero l’adorazione di massa dei personaggi più famosi. E’ un modo per associare la propria immagine a quella di qualcuno che è un vincente. Un caso specifico è stato quello relativo al pugile Primo Carnera, utilizzato da Mussolini come simbolo vivente della superiorità della razza italica e della grandezza del Fascismo. L’appoggio offerto da Carnera al Regime non era dovuto ad un’adesione incondizionata del pugile agli ideali fascisti perché non ci sono elementi che testimonino l’iscrizione di Carnera al partito, o che attestino un suo schieramento, bensì di ottenere un riconoscimento dal capo del proprio Governo in persona, a prescindere dal fatto che si trattasse di Mussolini. Il Duce ritenne che il pugile potesse diventare un ottimo strumento di propaganda utile a dimostrare come il nuovo clima generato dal Fascismo avesse reso grandi gli italiani. Il Regime sfruttò l’immagine vincente del campione friulano facendo leva sulle sue caratteristiche eccezionali. Utilizzare l’immagine di personaggi pubblici a sostegno del Fascismo era infatti un’arma a doppio taglio: se da un lato si poteva creare un parallelismo tra Carnera che stendeva gli avversari sul ring e Mussolini che stendeva i suoi avversari politici, il gioco si sarebbe potuto rivelare controproducente nel momento in cui Carnera avesse assunto posizioni non del tutto in linea con le idee di Mussolini. Proprio per evitare questo, il Regime raccoglieva elementi che in qualche modo potessero screditare la figura della “stella”, da utilizzare come ricatto nel momento opportuno. Una figura pubblica vincente risulta sempre utile, anche per un regime democratico e la propaganda mussoliniana lo trasformò in un grande evento di regime. Il 22 ottobre 1933 Carnera combatte contro Paulino Uzcudun, a Roma. Al match è presente anche Mussolini.
Carnera combatte indossando una camicia nera, al fine di esprimere la propria vicinanza al regime fascista. Il match ben combattuto da entrambi gli sportivi, vede il friulano vincere.
Egli rappresenta un modello utile al regime tanto che Benito Mussolini lo fa affacciare dal balcone di Piazza Venezia: il Duce fa di Carnera un modello da imitare.
Quando Benito Mussolini raggiunse il potere, nel 1922 con la Marcia su Roma, l’Italia era una nazione ancora ampiamente analfabetizzata e una nuova scuola significò soprattutto preparare le nuove generazioni all’accettazione totale del regime.
Ciò fu possibile grazie alla creazione di organizzazioni come l’Opera Nazionale Balilla (ONB) o i Giovani Universitari Fascisti (GUF) a cui era obbligatorio aderire, ed il cui obiettivo primario era quello di costruire futuri soldati, uomini pronti a credere, obbedire e combattere e di formare la coscienza e il pensiero di coloro che saranno i fascisti di domani.
Divise, marce, esercitazioni, disciplina erano gli strumenti per la formazione dell' ''italiano nuovo''.
I ragazzi quindi ricevevano un insegnamento prettamente militare che passava attraverso il rito della Leva fascista che si teneva sempre il 24 maggio, anniversario dell’ entrata in guerra dell’Italia.
Le ragazze invece ricevevano un insegnamento adatto alla loro età e al loro sesso, in quanto future donne della società fascista. Di conseguenza le loro attività comprendevano corsi di taglio e cucito, di ricamo, corsi d’igiene, pronto soccorso, economia domestica, esercizio fisico.
Nel 1935 Mussolini istituisce il “sabato fascista”: la giornata lavorativa era interrotta alle ore 13 per permettere che fosse praticata la ginnastica e l’attività fisica, per mantenersi in forma e per dare sfoggio della propria abilità.
I ragazzi che appartenevano alle organizzazioni fasciste, vestiti tutti in divisa, dovevano seguire corsi di dottrina fascista e compiere esercizi ginnici: volteggi, maneggiare il moschetto, lanciarsi attraverso cerchi di fuoco.
Le ragazze invece, in camicetta bianca e gonna nera, facevano roteare cerchi, clave, bandiere e si esibivano nella corsa e nel salto.
Era questo l’ordinamento dell’insegnamento al tempo del fascismo.
LINGUAGGIO DEL CORPO
Molto importante per la boxe è il linguaggio del corpo.
La comunicazione tra persone è la capacità di trasmettere idee, valori, esperienze e sensazioni. Essa può essere considerata come un insieme di pratiche che riguardano il “trasmettere” informazioni agli altri, ma anche un “interscambio” di informazioni. Questo comporta la presenza di un’ interazione e una cooperazione tra soggetti diversi e interessati alla comunicazione stessa; da qui nasce il concetto di comunicazione come “messa in comune di risorse”: infatti il termine comunicazione significa appunto “far comune”, cioè condividere.
La comunicazione può avvenire usando linguaggi differenti: le parole e la struttura delle frasi rappresentano la comunicazione verbale, quindi l’uso della voce, mentre il linguaggio del corpo rappresenta la comunicazione non verbale.
Un pugile, infatti, si esprime con un comando del corpo attraverso il suo controllo, con l’intelligenza, con stile e intuizione estetica per la sorpresa. La boxe è un dialogo fra corpi, è una
rapida discussione tra due insiemi d’intelligenze che va di là di un semplice gioco: è, quindi, uno spettacolo muto, privo di linguaggio, che richiede di essere interpretato e narrato all’interno di una determinata situazione tra chi agisce e chi guarda. È una manifestazione esterna, di rischio e improvvisazione, dove il pugile imparerà a conoscere i suoi limiti. L’arte coglie nella lotta non solamente un soggetto da rappresentare, ma anche un modello di espressione drammatica, intensa e coinvolgente. È un’arte in cui prima si imparano i colpi e poi bisogna inserirli, con un’adeguata strategia, nelle varie combinazioni durante i combattimenti.
La boxe è uno sport che si impara col corpo attraverso la pratica di gesti, posizioni e percezioni.
La comunicazione non verbale è, quindi, quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che riguardano il linguaggio del corpo, ossia la comunicazione non parlata tra persone. In una comunicazione faccia a faccia utilizziamo espressione facciale, contatto visivo, gesti, postura, tatto e prossemica (distanza tra le persone): forme di comunicazione non verbale, perfettamente comprensibili per le persone appartenenti ad una determinata cultura possono, invece, essere assolutamente incomprensibili o addirittura avere un significato opposto, per le persone appartenenti a culture diverse. La comunicazione non verbale fornisce un enorme contributo al linguaggio verbale e possiamo facilmente comprendere quanto sia più grande il rischio di non capire quando si è al telefono, piuttosto che quando si parla faccia a faccia.
IL FUTUSISMO – ARDENGO SOFFICI
La boxe è inserita inoltre nell’ambito artistico, usata come paragone, in un manifesto, per descrivere l’arte. Tale manifesto si chiama “Manifesto dell' Adampetonismo” pubblicato da Ardengo Soffici nella rivista fiorentina “Lacerba”, il quale citava:
“Che cos’è l’Arte?
L’arte è uno sport del genere della boxe.
C’è fra noi chi ha detto che l’arte è il piacere raffinato della sensibilità che si riflette in un’opera: è dire molto contro la vecchia e anche corrente idea dell’arte missione, dell’arte apostolato; ma l’Adampetonismo non può restare in questi limiti dilettanteschi.
L’Adampetonismo stabilisce dunque che l’arte è lo sfogo di un eccedente d’energia muscolare, esattamente, ripeto, come la boxe e il foot-ball. E di questi due sports deve seguire le norme.”
“Lacerba” fu fondata il 1º gennaio 1913 da Ardengo Soffici e Giovanni Papini, con la collaborazione di Aldo Palazzeschi e Italo Tavolato. È nata grazie al primo articolo pubblicato, il famoso Introibo, che costituisce una sorta di manifesto suddiviso in 16 punti. Il quindicinale era stampato in caratteri rosso mattone e neri, e dichiarava le sue tesi rivendicando la piena libertà e autonomia dell'arte e l'esaltazione anarchica del "genio" e del "superuomo".
La rivista cessa le pubblicazioni il 22 maggio 1915.
Ardengo Soffici è stato uno scrittore, saggista, poeta e pittore oltre che un futurista italiano appartenente alla seconda corrente futurista. Nacque a Rignano sull’ Arno in provincia di Firenze, il 7 aprile del 1879, da una famiglia di agricoltori. I suoi studi erano indirizzati verso l´arte e la letteratura, ma furono presto interrotti, ed egli dovette cercarsi un lavoro presso lo studio di un avvocato fiorentino. Nel 1903, dopo la morte del padre, parte per Parigi ed entra in contatto con gli ambienti letterari e artistici, lavorando come illustratore. Successivamente aderisce al fascismo e, subito dopo la vittoria di quest’ultimo e l’andata al potere di Mussolini, Ardengo Soffici viene chiamato a Roma per dirigere la terza pagina di un nuovo giornale del partito "Il Nuovo Paese". Si propone di costituire un nucleo di forze artistiche e letterarie capaci di esprimere i nuovi spiriti e la nuova figura ideale dell’Italia rinascente, ma il suo progetto non potrà essere realizzato. Dopo un anno dal suo arrivo, egli lascia la capitale e ritorna nella sua vecchia casa in Toscana. Muore a Forte dei Marmi nel 1964.
Come già detto in precedenza, Soffici fa parte del Futurismo, un movimento artistico e culturale italiano che risale al 1909. Ebbe influenza sui movimenti artistici, in particolare quelli in Russia e in Francia; i futuristi esplorarono ogni forma di espressione, dalla pittura alla scultura, alla letteratura, la poesia, il teatro, la musica, l'architettura, la fotografia, il cinema e persino la gastronomia. Il nome del movimento si deve al poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti, conosciuto soprattutto come il fondatore del movimento futurista.
Il Futurismo nasce all’inizio del Novecento, periodo di notevole fase evolutiva dove il mondo dell'arte e della cultura era stimolato da molti fattori: le guerre, la trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti politici e le nuove scoperte tecnologiche e di comunicazione, come il telegrafo senza fili, la radio, aeroplani e le prime cineprese
Fonte: http://www.fightingeagles.it/utils/doc/TESINA%20BOXE.doc
Sito web da visitare: http://www.fightingeagles.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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