Telecronisti sportivi

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Storie a ruota libera sullo sport in televisione

Il Ciclismo in Rai
Parlare di ciclismo è un vero piacere perché i ricordi, gli aneddoti, le curiosità si trascinano in uno spazio lungo oltre mezzo secolo. Peraltro, allo scopo di non tediare con una lettura fiume i nostri lettori (ammesso che ve ne siano!), chi vi scrive ha pensato di scindere in due capitoli le argomentazioni sul “microfono a pedali”, il ciclismo in Rai ed il ciclismo al di fuori della rete nazionale italiana.

Parliamo quindi di Rai, per questo vogliamo dedicare queste note ad Adriano De Zan, al suo ricordo ed al ciclismo che era e che è. Per un appassionato di sport la sua voce è entrata nelle case quasi come un parente stretto. Le sue telecronache hanno scandito i ritmi del tempo, a primavera le classiche, a maggio il Giro d’Italia, a luglio il Tour (se la Rai gliene dava occasione), a fine agosto i mondiali, ad ottobre il Giro di Lombardia. Sempre lì, sempre presente per quarant’anni, a commentare il ciclismo di Baldini, di Gimondi, di Moser, di Saronni, di Bugno, di Cipollini, ma anche di altri diecimila professionisti del pedale. Ci piacerebbe citarli tutti, anzi scandirli come faceva lui! Beh, ci dobbiamo limitare al piacere di menzionare solo ……. Da Dalt, Zancanaro, Laghi, Tosello, Caiumi, Gomez del Moral, Pella, Gattafoni, Tumellero,

Nel 2001 continua a collaborare con la Rai per alcune classiche di ciclismo: già malato da due mesi commenta il G.P. di Camaiore: lo vince Bartoli, l’ultimo fra i fuoriclasse da lui seguiti. Dopo due settimane, un triste venerdì di Agosto arriva la sconvolgente notizia. De Zan ci ha lasciato, per affrontare la salita più alta. Pare, in uno sforzo di pura fantasia, che quel giorno anche Fausto Coppi e Gino Bartali, lo abbiano accolto mentre varcava il traguardo celeste.
Per noi De Zan è ancora presente nel ricordo di affermazioni italiane, di cocenti delusioni,
di volate al cardiopalma, di cadute terribili! Quanti chilometri avrà commentato De Zan, per quante ore avrà parlato? Nel segno di un irrisolvibile quesito ci occupiamo del ciclismo in Rai, sport diventato telegenico soprattutto allorché le sue gare vennero diffuse con telecamere mobili (ciò avvenne per la prima volta ai Mondiali di Reims del 1958). Negli anni Sessanta il ciclismo si esalta anche con il Processo alla tappa di Sergio Zavoli. Alla fine di questo decennio un esperimento: un telecronista sul palco, Nando Martellini e uno in moto, De Zan.

Dal 1970 (Martellini in Messico per i mondiali) Giorgio Martino ha affiancato Adriano De Zan nel commento del Giro d’Italia: ma si rinunciò per almeno quindici anni al telecronista in moto.
Tra l’altro la Rai dal 1973 al 1975 decise di rinunciare anche alle telecamere mobili per il Giro d’Italia e mandò tutte le tappe in una differita pomeridiana di massimo mezz’ora. Con la riforma dell’Ente il Giro d’Italia tornò in diretta nel 1976, in alternanza fra le due reti allora esistenti. Al microfono naturalmente ancora De Zan e Martino. Qualche anno ed arriva Vittorio Adorni in qualità di opinionista.

Proprio la radio per molti anni ha fornito un notevole servizio, superando in tempestività la televisione nell’annuncio di quelle fughe che la Tv non sempre riusciva a cogliere subito. Praticamente tutti i giornalisti più importanti hanno seguito le grandi manifestazioni in radio, ovviamente chi vi scrive si basa su sensazioni personali, per questo per ragioni anagrafiche. è difficile poter parlare di Mario Ferretti se non attraverso il ricordo di mitiche affermazioni riguardanti la maglia biancoceleste di Coppi.

E’ stata a rotazione la volta dei massimi radiocronisti: Sandro Ciotti (storico il suo urlo in occasione del mondiale vinto in Spagna da Gimondi), Enrico Ameri (che lasciò il ciclismo all’inizio degli anni Settanta per poi ritornare una tantum al Tour 1976, insieme ad Adriano Morelli)


ma soprattutto Adone Carapezzi, presente alle grandi manifestazioni anche in televisione fino ai primi anni Sessanta (con un ritorno isolato in Tvper la Freccia Vallone 1970).

In radio si afferma come brillante poliedrico Claudio Ferretti che conosceva il ciclismo come non pochi. Del resto figlio di cotanto padre, Mario, non poteva essere altrimenti.
Arriva poi dal 1974 Giacomo Santini; con Ferretti forma una coppia di notevole qualità, Al Giro d’Italia Ferretti, in moto, commenta le varie fasi della gara e poi gira la linea a Giacomo Santini per l’arrivo. Nella corsa rosa del 1976, con la riforma Rai, sale al microfono anche Alfredo Provenzali, già ben noto in radio essendo una delle migliori voci del calcio, posizionato nella cosiddetta ammiraglia dello studio mobile. Questo terzetto per molti anni segue il Giro in organico invariato.

I Campionati mondiali di ciclismo sono sempre stati trasmessi dalla Rai con discreto spiegamento di mezzi: nel 1977 tuttavia l’Ente mancò la diretta, per via del fuso orario in Venezuela. Per fortuna c’era la Tv svizzera che trasmise puntualmente l’evento ed anche la radio italiana con Giacomo Santini che ebbe modo di poter esultare per il successo del suo corregionale Francesco Moser.

In radio nel 1980 una stupenda trasmissione di Claudio Ferretti e di Bruno Raschi, che percorre con la memoria e con l’aiuto di dati elaborati al computer un Giro d’Italia mettendo l’uno contro l’altro i migliori 8 ciclisti della storia. Coppi contro Merckx, una sfida impossibile ma non per la radio.

Proprio Bruno Raschi, giornalista tra i più grandi della storia del giornalismo ciclistico, alla vigilia del Giro di Lombardia 1968 aveva firmato per la Rai, una retrospettiva su quella stagiona ciclistica. Un episodio isolato ma chiaramente indimenticabile anche per la sua unicità.

Quando la televisione comprende che è il momento di mettere un telecronista in moto la radio perde parte del suo “appeal”, rimanendo peraltro un punto fermo del servizio pubblico.

Claudio Ferretti approda al piccolo schermo, come anchor-man del Tg3. Verso la metà degli anni Ottanta, anche Giacomo Santini passa dalla Radio alla Televisione e si unisce ai telecronisti del Giro: sembrava che De Zan non gradisse particolarmente gli interventi di Santini. Tuttavia lo stesso Santini, attualmente parlamentare Europeo, qualche giorno dopo la morte di De Zan, smentì, sulla Gazzetta dello Sport, quella che sembrava un’impressione, precisando che al contrario, i rapporti con il re del telecronismo ciclistico erano ottimi. Per Santini, non solo Giro ma anche varie escursioni al Tour e la prima giornata delle Olimpiadi 1992, allorché De Zan era ancora impegnato con la massima corsa francese.

Ha “rischiato” di commentare il successo iridato di Argentin (1986), anche Gianfranco De Laurentiis, che da studio intervenne nelle fasi finali per un momentaneo silenzio audio da Colorado Springs.

Nel 1992 Gianni Cerqueti debutta fra i telecronisti della Rai al Giro, seguendo la carovana in motocicletta. Poi per cinque stagioni (‘93-‘97) la corsa rosa passa a Mediaset: sembrava peraltro che la Rai si riprendesse il Giro nel 1996, tant’è che la consueta presentazione novembrina viene trasmessa dall’Ente di Stato, presentata da Marino Bartoletti, ma poi non arrivò l’accordo con gli organizzatori ed il Giro restò a Mediaset.

Il Giro d’Italia è tornato in Rai nel 1998, con De Zan, fino al 2000, insieme a Davide Cassani. apprezzatissimo opinionista che già da corridore aveva mostrato di essere un predestinato al ruolo tecnico. Nel 2001 Auro Bulbarelli (che però nel 2000 aveva commentato il Tour de France e le Olimpiadi) è diventato il telecronista del Giro d’Italia (ed ovviamente prima voce del ciclismo)


dopo anni di esperienze giovanili: il ciclismo dilettantistico, il biliardo, la F.1, anche alcune gare di sci alpino su Eurosport. Che Bulbarelli sapesse fornire un apporto ineguagliabile di umanità lo si capì sin dall’inizio ma in particolare nel 1999 ci fu un episodio sintomatico. Il telecronista mantovano era in motocicletta al seguito della corsa: nella disgraziata tappa del Mortirolo (per via dello storico stop a Pantani). Massimo Codol cade in maniera rovinosa e rimane pericolosamente malconcio in mezzo alla strada in balia del passaggio dei corridori che seguono non molto staccati. Auro scende dalla moto e segnala ai corridori che stanno scendendo vorticosamente il grave rischio. I telespettatori restano con il fiato sospeso, secondi che paiono eternità, ma si evita, grazie a lui, una seconda disgrazia tipo Col de Mente al Tour 1971, allorché Ocana, già dolorante viene centrato da altri corridori.

 

Negli anni Novanta il canale Eurosport è per alcuni anni curato dalla direzione di Raisport: molte telecronache sono curate da Giampiero Manocchia, che cura tuttora la parte storica del Giro d’Italia. Al microfono del prologo del Tour 1998, vinto da Pantani, parliamo sempre di Eurosport targata Rai, c’è addirittura Giovanni Bruno, attuale direttore di Sky sport. Le ultime telecronache di Eurosport/Rai sono invece di Lorenzo Roata, che in futuro si occuperà di ciclismo femminile e avrà un’esperienza al Giro in moto, interrotta da una caduta. Presenze anche per Giacomo Mazzocchi che aveva curato per Raitre una rubrica sul Tour.

Nella stessa vecchia Eurosport quale opinionista v’è Luigi Sgarbozza, discreto velocista dei tempi di Basso e di Zandegù, che successivamente entra in pianta stabile nei quadri della testata sportiva, come commentatore tecnico. Tra gli opinionisti trovano spazio dapprima Maurizio Fondriest, poi Silvio Martinello che aveva commentato anche un Giro per Mediaset. Nel 2009 esordio al Giro in moto per Paolo Bettini, che ben si è destreggiato al microfono, pur essendo esordiente.

Con l’avvento di Raisportpiù il ciclismo ha ancora più spazio, frequenti le uscite di Alessandro Fabbretti, telecronista preparato e competente, sovente valida spalla di Bulbarelli in moto al Giro d’Italia, curatore delle rubriche nel corso della manifestazione rosa ed artefice delle telecronache del cosiddetto ciclismo minore. Al 2005 si occupa in pianta stabile di pista, ciclocross e mountain bike. Ovviamente non può mancare una menzione nonché un apprezzamento per Alessandra De Stefano, l’intervistatrice al traguardo

Nel 2003 si è assistito ad una bellissima trasmissione curata da Michele Cervo, andata in onda su Raisat Album, rete in seguito incredibilmente ed inopinatamente cancellata in seguito alla riforma satellitare Sky. In “Giri d’Italia”, venivano trasmessi i precedenti arrivi nelle sedi di tappa del Giro. Una rubrica da dover ripescare assolutamente in Rai.

Tornando a pista ed a mountain bike ci intristiamo nel voler ricordare il compianto Mimmo Fusco che ci ha lasciato nel 2005. Questi commentava in precedenza proprio mountain bike, ciclocross e ciclismo su pista, Di Mimmo Fusco ricordiamo un suo record olimpico: l’intervista più veloce ad una medaglia d’oro. Dopo neanche dieci secondi dal suo trionfo di Atlanta catturò una raggiante Paolo Pezzo che dedicò il suo trionfo al compianto Fabio Casartelli. Sul palco a commentare la grande affermazione della veneta Adriano De Zan: pare che in quell’occasione vi fu un qui pro quo negli accrediti. In realtà doveva essere Fusco il telecronista di quella gara.
Bulbarelli ha eguagliato ad Atene nel 2004 il record olimpico di Fusco. Alla partenza della corsa in un caldissimo sabato ateniese, proprio sotto il palco dei telecronisti, Bulbarelli e Cassani salutano Bettini e gli danno appuntamento per il pomeriggio, con la fondata speranza di una vittoria dell’azzurro. Ebbene Bettini, pur in preda all’entusiasmo dell’eccezionale vittoria, ha ancora la lucidità di rivolgersi ai depositari (al microfono) della sua medaglia d’oro e li saluta! Provate a chiedere a Bettini questo episodio, lo confermerà senz’altro.


Non possiamo ovviamente dimenticare l’impegno annuale nella corsa rosa di Andrea Fusco, telecronista in altre discipline, che da nnni presenta autorevolmente il Processo alla Tappa e recentemente ha condotto lo speciale di presentazione del Giro che sarà.

Alcuni brevi paragrafi per chiudere queste argomentazioni a ruota libera: innanzitutto le presenze saltuarie di trent’anni: Bruno Pizzul, talvolta ha commentato qualche gara negli anni Settanta ed era al fianco di De Zan nella prova su strada di Atlanta 1996 (più come amico che come opinionista), Renato Bianda presenza di prestigio al microfono: ai Mondiali di ciclocross del 1997 allorché vinse Pontoni (De Zan, pensionato, non aveva ancora rinnovato la proroga per quell’annata). Valerio Iafrate invece ha seguito i Mondiali su pista di Stoccarda 2003 allorché Fusco era altrove impegnato per la pallavolo.

Come si è visto i nomi sono tanti ed è probabile che in questo andare a ruota libera, mai così appropriato trattandosi di ciclismo, qualche microfono sia stato tralasciato.

Lasciamo l’ultimo spazio di questa rubrica a Francesco Pancani, il telecronista toscano è un formidabile commentatore e lo ha mostrato nelle poche occasioni avute a disposizione, soprattutto al Giro da tre anni a questa parte. Da voci attendibili rimbalzate sulla rete sembra proprio che sarà lui a sostituire Auro Bulbarelli, nel frattempo nominato Vice-Direttore di Raisport il 20 ottobre 2009. Non è facile sostituire Auro Bulbarelli, entrato nei cuori dei tanti tifosi del ciclismo, tuttavia, secondo il nostro sommesso parere, migliore scelta non potrà esservi.

Lucio Celletti

Fine seconda puntata

Sono graditi interventi o commenti sull’argomento


Fonte: http://www.archeologiadellosport.com/telecronisti2.pdf

Sito web da visitare: http://www.archeologiadellosport.com

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