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Il primo documento scritto in cui sono menzionati i Comanches data il 1706. Nel luglio di quell’anno il Serg. Major Juan de Ullibarri fu avvisato dal cacicco di Taos che gli Utes e i Comanches stavano per razziare il Pueblo. Informò il Governatore Francisco Cuervo a Santa Fe e costui, sempre nello stesso anno, scrisse ai suoi superiori di essere circondato da tutti i lati da Indiani ostili, tra cui, a Nord, Utes e Comanches. Non sembra venisse espressa sorpresa, nè dai Tanoenos, nè dai 2 Spagnoli, per l’apparizione dei Comanches ai loro confini, quindi è probabile che fossero già conosciuti, nel New Mexico, prima del 1706, ma i dettagli sono sconosciuti.
Nel 1719 il Capitano Serna offrì un breve sommario delle prime relazioni Comanches-Spagnoli. Affermò che i Comanches erano conosciuti in New Mexico dai tempi in cui il Marchese de la Penuela governava il Regno e essi erano venuti per trattare la pace. In seguito alcuni storici, citando Serna, e notando che la Penuela era stato nominato Governatore nel 1705, affermarono che i Comanches fecero la loro prima visita a Taos in quell’anno. La Penuela, però, non raggiunse Santa Fe che nel 1707, pur essendo stato incaricato 2 anni prima. Quindi quello del 1706 è il primo riscontro del nome Comanches nei documenti. La prima campagna conto i Comanches viene datata nel 1717. Uno storico del New Mexico, Amado Chavez, in um’articolo pubblicato nel 1906 sul bollettino dell’Historical Society del New Mexico, affermò che i cittadini di Santa Fe, stufi dei continui raids, scelsero don Juan Padilla, don Carlos Fernandez e don Pedro Pino per guidarli contro gli Indiani. Dopo un lungo inseguimento, gli Spagnoli sorpresero i Comanches in una valle, uccidendone centinaia e catturandone altrettanti che mandarono, poi, a morire nelle piantagioni di canna da zucchero a Cuba. Va detto che Chavez non documentò questo articolo, ma si basò su un dramma popolare scritto da un membro della spedizione, di cui possedeva una copia, per cui l’autenticità del racconto viene messa in forte dubbio.
Nel 1719, a causa dell’intensificarsi delle razzie Comanche, incluso un terribile raid su Taos, il Governatore Antonio de Valverde scese in campo con 600 uomini. Valverde non riuscì a localizzare il nemico, ma scoprì la gravità della minaccia Comanche sugli Apaches, e percepì le serie conseguenze che avrebbe avuto sul New Mexico. A est di Taos trovò gli Jacarilla Apaches. che vivevano in piccoli villaggi composti da case in adobe e coltivavano il mais in piccoli e fertili campi irrigati da canali. Purtroppo i loro raccolti avvano attratto i predoni Comanche. Valverde trovò molte rancherias spopolate, dove vi erano solo rovine.
Tra il Raton Range e il fiume Arkansas incontrò alcuni Apaches Carlana, in piena ritirata di fronte ai Comanches e agli Utes.
Vicino all’Arkansas River si imbattè in un grosso war party di Cuartelajo Apaches, a caccia di Comanches, a cui si unì.
Durante la spedizione congiunta, venne a sapere che i Cuartelajos erano sotto attacco da tutti i fronti. Una banda, i Palomas, erano stati scacciati dal South Platte dagli Utes, e l’intera tribù stava subendo, da est, devastanti raids da Comanches e Pawnees. I Cuartelajos, inoltre, affermarono che alcuni Francesi stavano combattendo coi Pawnees e chiesero aiuto. Con l’arrivo dell’inverno Valverde tornò in New Mexico. L’anno seguente Valverde inviò don Pedro Villasur, con 42 soldati spagnoli e 60 ausiliari Pueblo a investigare sulla comparsa dei Francesi. Villasur seguì la pista conosciuta che portava da Taos ai villaggi Cuarteleyo, quindi marciò a Nord verso il South Platte e lo costeggiò fino raggiungere, il 7 Agosto, un villaggio Pawnee. Cercò, per 3 giorni, di scoprire la base dei Francesi poi, allarmato da una crescente tensione tra i Pawnees, si accampò un po’ più distante dal campo Indiano. La notte seguente i Pawnees assalirono gli spagnoli e li uccisero quasi tutti. I 14 supestiti si ritirarono, attraverso le pianure, fino a El Cuartelejo, dove gli Apaches li accolsero con molta gentilezza, li curarono e invitarono gli Spagnoli a tornare alle loro frontiere e a unirsi a loro contro Francesi e Pawnees. Gli Spagnoli discussero circa la possibilità di stabilire un presidio di almeno 25 uomini a El Cuartelejo, incoraggiati dal fatto che gli Apaches erano pronti a farsi cristiani, ma Valverde obiettò che una guarnigione di 25 uomini era troppo piccola, l’inverno al Nord troppo rigido e il luogo era circondato da una moltitudine di selvaggi. Sostenne che la valle di la Jicarilla, che era in migliore posizione, poteva essere rinforzata. Sfortunatamente per gli Apaches, nessuno dei 2 luoghi fu occupato e così non poterono contrastare l’avanzata Comanche l’incapacità degli Apaches di contrastare l’avanzata Comanche non fu dovuta alla mancanzai cavalli e armi da fuoco. E’ vero che gli Spagnoli gliele negarono, ma anche i Comanches non ricevettero armi dai Francesi fino a quando sconfissero i Plain Apaches. Valverde riportò, nel 1719, che un gruppo di Apaches che si unirono a lui avevano 103 cavalli, un numero considerevole. Lo stesso anno il mercante e viaggiatore delle Pianure Bernard de La Harpe affermò che il grande vantaggio dei Faraon Apaches era che avevano buoni cavalli, al contrario delle altre nazioni. Gli Apaches non riuscirono a difendersi perchè vivevano in piccole e isolate comunità di coltivatori, esposte agli assalti di sorpresa, mentre le spedizioni di rappresaglia avevano poco successo in quanto i Comanches erano difficili da localizzare. Due cose gli apaches orientali avrebbero dovuto fare per contrastare la minaccia Comanche: abbandonare l’agricoltura e tornare al loro stato iniziale di cacciatori nomadi di bisonti o concentrarsi, come i Pueblo, i Pawnee dell’eastern Nebraska e i Taovayas del Red River in villaggi fortificati. Ma non lo fecero. Spagnoli del New mexico facevano commerci con la maggior parte delle tribù delle pianure.
Per quanto riguarda i Comanches, il Brigadiere Pedro de Rivera, che era stato inviato in New Mexico per un’ispezione nel 1726, scrisse il primo commento etnografico su di loro. Osservò che una barbara e guerriera nazione, chiamata Comanche, sempre in movimento, appariva annualmente in New Mexico per commerciare, e poi scompariva, per ritornare la stagione seguente. Evidentemente vi era già un regolare commercio, e specificò che scambiavano pelli conciate, indumenti di bisonte e schiavi. Notò poi che i Comanches si servivano di grossi cani per trainare i tipis.
Nel 1739 i fratelli canadesi de Mallet, i primi Francesi ad arrivare in New Mexico(da loro prese il nome il Canadian River), riferirono che i Comanches(chiamati Laitanes) commerciavano in pace con gli Spagnoli. La maggior parte di questi scambi aveva luogo nei villaggi del New Mexico, perchè era più conveniente e perchè la legge spagnola proibiva di visitare i Wild Indians. Inoltre era più sicuro rimanere vicino ai centri abitati. L’ostilità tra Spagnoli e Comanches scoppiò intorno al 1740. I motivi non sono del tutto chiariTra il 1741 e il 1749 i Comanches incominciarono a assalire i Pueblo di Pecos e Galisteo con grande furia, uccidendo più di 300 abitanti. Il Governatore Velez, che assunse la carica nel 1749, decise di fermare questi sanguinosi raids insediando a Pecos una guarnigione di 30 uomini e circondando Galisteo con muri e torri d’osservazione.
Gli attacchi contro i 2 villaggi furono probabilmente una rivalsa verso l’ospitalità che i 2 pueblo avevano dato ai Plains Apaches. Erano in rapporto così amichevole con gli Apache, che questi ultimi lasciavano loro le donne e i bambini quando si avventuravano sulle pianure a caccia di bisonti.
Gli ufficiali Spagnoli non associarono la presenza degli Apaches con la crescente ostilità, anzi Velez riteneva necessario trattenerli vicino a Pecos per aumentare le difese e usarli come spie, visto che si spingevano nelle pianure, a differenza dei Pueblos. Sia i Plains Apaches che gli Jicarillas servivano, poi, gli Spagnoli come soldati e scouts. Nel 1760 il Vescovo Tamaron incontrò, tramite i Pueblo di Santo Domingo, un leader di “pacifici Apaches” che era molto stimato nel regno perchè avvisava lealmente dell’avvicinarsi degli scorridori Comanches e era un alleato sicuro in guerra.
I New Mexicans non associarono i raids con la presenza degli Apaches perchè erano convinti che gli istigatori fossero i Francesi. Nel 1749 vi furono rumori circa la presenza di una trentina di Francesi presso le Sangre de Cristo Mountains, non lontano da Taos, che vendevano moschetti. Questo deterioramento delle condizioni di pace, controbilanciato dal bisogno reciproco(tra Spagnoli e Comanches) di commerciare, portò, tra il 1740 e il 1786, a un continuo alternarsi di periodi di pace e guerra, in cui a battaglie seguivano trattati, a fiere commerciali raids. Velez fu, prima di Anza, il governatore più efficace nel dialogo con i Comanches. Dopo la nomina, nel 1751, usò conciliazione e diplomazia per fermare la guerra, ma quando i Comanches depredarono Galisteo, in violazione agli accordi, sorprese e annientò una loro rancheria a Est di Pecos. Don Francisco Marin del Valle, il successore di Velez, mantenne una difficile pace dal 1754 al 1760. Nell’aprile del 1760 una grossa banda di Comanches entrò nella valle di Taos e attaccò un ranch in cui si erano radunati molti coloni. Dopo una lotta disperata, gli Indiani penetrarono nella casa, uccisero tutti gli uomini e portarono via 56 donne e bambini. Sebbene Marin, alla testa di una spedizione punitiva, li avesse seguiti a nord fino all’Arkansas river, i Comanches riuscirono a dileguarsi.
Nel 1761 a Marin subentrò Don Manuel del Portillo, che subito proibì il commercio coi Comanches, finchè i prigionieri spagnoli non fossero stati rilasciati. Per qualche motivo non precisato, l’alcade di Taos invitò una grossa banda a una fiera con la promessa che avrebbe riscattato 7 prigionieri. Informato di ciò, Marin si precipitò a Taos, fece imprigionare i capi e ordinò a tutti i guerrieri di smontare da cavallo e di rimanere a piedi per tutta la durata della fiera. Infuriati per l’arroganza e la cattura dei capi, gli Indiani caricarono, ma furono decimati dal fuoco a mitraglia di un cannone e dai soldati che Portillo aveva, precedentemente, schierato. Gli Spagnoli, che invocavano “la Regina degli angeli e degli uomini” furono aiutati, nella carneficina, da Utes e Apaches. Quando il massacro finì, Portillo si vantò di aver ucciso più di 400 guerrieri e di aver catturato 300 donne.
All’inizio del 1779, nel tentativo di raggiungere una decisione politica comune da tenere con Apaches e Navajos a Ovest, e i Comanches e altre nazioni del Nord a Est, Teodoro Croix, Comandante generale delle Provincie Interne del Northen Mexico, organizzò una serie di riunioni di guerra delle provincie di frontiera, che furono tenute a Monclova, Bexar e Chihuahua. Ad ogni consiglio, venivano richieste, ai partecipanti, informazioni sulle tribù nemiche, la storia delle loro relazioni con la Spagna, il numero dei guerrieri e la loro organizzazione politica. Vi furono lunghe discussioni sugli Apaches, ma relativamente poche riguardo ai Comanches e ai loro alleati. Solo nel terzo meeting a Chihuahua City, nel Giugno 1778, il Governatore del New Mexico Mendinueta commentò che il numero dei Comanches che assalivano il New Mexico era di circa 1500 ed erano divisi in tre gruppi chiamati Yamparika, Gente de Palo, “popolo dell’albero”dal termine Comanche “hupe, albero (i Comanches Jupis) e i Come Civolos, i mangiatori di bisonte, i Kotsotekas o Kutsutuhka.
Nel frattempo i raids continuavano. Nei Pueblo di Pecos e Galisteo gli abitanti erano così terrorizzati da non recarsi più nei campi coltivati. A Pecos il numero dei residenti diminuì da 446 nel 1750 a 260 nel 1776. Nell’Agosto dello stesso anno 200 Indiani assalirono Albuquerque dove uccisero 5 uomini e 400 pecore e rubarono tutti i cavalli. Una settimana dopo 60 Comanches arrivarono a Taos e liberarono, dietro riscatto, 6 prigionieri. Vi furono altri scontri nel 1775. A Maggio una grossa banda colpì Pecos. Due settimane dopo fu la volta di Nambè. Quattro furono i morti e 2 ragazze furono prese prigioniere. Il 23 Giugno i Comanches avanzarono fino a Alameda, sul Rio Grande. Gli abitanti del vicino Pueblo di Sandia li inseguirono, ma caddero in un’imboscata. e ebbero 33 caduti. Nell’estate 1777 il New Mexico fu ancora duramente colpito.
I Comanches, in una serie di raids, uccisero 23 New Mexicans a Valencia, 8 a Taos, e 14 a Isleta. La piccola comunità di Tomè, a Sud di Isleta, fu ripetutamente assalita. 23 uomini furono uccisi a Maggio e 30 in Agosto. In un’altro attacco, il 14 Novembre, una grossa banda fu respinta, con la pesante perdita, però, di 20 uomini e molti feriti. Più tardi la storia popolare attribuì questi ripetuti attacchi al rifiuto dell’alcade di rispettare la promessa di dare la figlia in sposa a un capo Comanche. Subito dopo i Comanches assalirono Abiquiu, uccidendo 11 abitanti.
All’inizio del 1779, nel tentativo di raggiungere una decisione politica comune da tenere con Apaches e Navajos a Ovest, e i Comanches e altre nazioni del Nord a Est, Teodoro Croix, Comandante generale delle Provincie Interne del Northen Mexico, organizzò una serie di riunioni di guerra delle provincie di frontiera, che furono tenute a Monclova, Bexar e Chihuahua. Ad ogni consiglio, venivano richieste, ai partecipanti, informazioni sulle tribù nemiche, la storia delle loro relazioni con la Spagna, il numero dei guerrieri e la loro organizzazione politica. Vi furono lunghe discussioni sugli Apaches, ma relativamente poche riguardo ai Comanches e ai loro alleati. Solo nel terzo meeting a Chihuahua City, nel Giugno 1778, il Governatore del New Mexico Mendinueta commentò che il numero dei Comanches che assalivano il New Mexico era di circa 1500 ed erano divisi in tre gruppi chiamati Yamparika, Gente de Palo, “popolo dell’albero”dal termine Comanche “hupe, albero (i Comanches Jupis) e i Come Civolos, i mangiatori di bisonte, i Kotsotekas o Kutsutuhka.
Nel frattempo i raids continuavano. Nei Pueblo di Pecos e Galisteo gli abitanti erano così terrorizzati da non recarsi più nei campi coltivati. A Pecos il numero dei residenti diminuì da 446 nel 1750 a 260 nel 1776. Juan Bautista de Anza, il nuovo Governatore, arrivò a Santa Fe nel Dicembre 1778 e decise, subito, di condurre una dura offensiva contro i Comanches. Ma, al contrario delle precedenti spedizioni punitive Spagnole, che seguivano un itinerario facilmente prevedibile che passava a Nordest delle Sangre de Cristo Mountain fino alle pianure a Est delle Rockies, dove i Comanches avevano i loro villaggi, Anza scelse una nuova via. Nell’Agosto 1779 radunò le sue truppe a San Juan de Los Caballeros, sul Chama River. Era un’armata composta da 600 Spagnoli, miliziani e ausiliari Pueblo ciascuno con un cavallo e almeno un’arma da fuoco. Il 17 Agosto condusse i suoi soldati oltre il Rio Grande nella San Luis Valley del Colorado, viaggiando di notte, per evitare di essere scoperti dagli scouts Comanche. Al Conejos river, 200 guerrieri Utes e Apaches si unirono alle sue forze portando il totale degli uomini a 800. Quindi attraversò il Poncha Pass e penetrò nell’odierno South Park del Colorado, e il 30 Agosto, attraverso la Sierra de Almagre(il Pike Peak). giunse alle pianure. Qui sorprese un villaggio Comanche di 120 tende, uccidendo 18 guerrieri e catturando 64 donne e bambini. Da un prigioniero Anza apprese che il gran capo Cuerno Verde era partito per un raid contro Taos 16 giorni prima. Decise di muovere verso Sud, per intercettarlo al ritorno e si mosse con il suo esercito lungo le Wet Mountains, a Sudovest dell’odierna Pueblo. Presto gli Scouts lo informarono che una grossa banda di Comanches stava avvicinandosi da Sud. Era Cuerno Verde che tornava da Taos.
Il capo era furioso perchè l’attacco era stato respinto e 10 guerrieri erano morti. Il pomeriggio del 2 Settembre i 2 eserciti si incontrarono. Una scaramuccia fu combattuta la notte stessa. Il giorno dopo, mentre Anza stava organizzando il movimento delle sue forze, il capo Comanche, identificato per il copricapo ornato con un corno verde, cavalcò fra le 2 linee, provocando gli Spagnoli. Anza divise le sue forze in 3 colonne, nel tentativo di prendere Cuerno e la sua guardia scelta di circa 50 guerrieri in una manovra a tenaglia.
L’avanzata di Juan Bautista De Anza
La trappola fallì, ma durante la ritirata Cuerno Verde rimase intrappolato in un canalone e fu ucciso, insieme a suo figlio, a 4 capi e a un medicine man che gli aveva predetto l’immortalità.
Dopo la vittoria, Anza tornò a Santa Fe e inviò il copricapo al comandante Generale Croix.
Trent’anni dopo Pedro Bautista Pino scrisse che il nome Comanche del capo era Tabivo Naritgante, un nome tradotto come taivo-uomo e naricut-possessore del pericolo. Non conosciamo a quale gruppo appartenesse, e probabile, visto la posizione geografica in cui fu combattuta la battaglia e dove era situato il suo villaggio, che fosse uno Jupe.
La vittoria di Anza ebbe, come diretta conseguenza, l’aumento delle razzie contro il Texas. , considerato una preda più facile. Ci furono una serie di attacchi così “sanguinosi e orribili” da mettere in pericolo la stessa esistenza della Provincia. In New Mexico la situazione, invece, si tranquillizzò e Anza cercò di concludere la pace con i Comanches. Mise, però, una condizione, il trattato doveva essere accettato dall’intera nazione Indiana. I Comanches erano divisi in due fazioni. Quella capeggiata da Toro Blanco insisteva per la ripresa della guerra, l’altra, sotto la leadership di Ecueracapa voleva la pace. L’incapacità di Toro Blanco di sconfiggere gli Spagnoli portò al suo assassinio, nel 1785. Il 28 Febbraio del 1786 una delegazione guidata da Ecueracapa si incontrò a Pecos con de Anza. Fu stipulato un trattato che prevedeva che gli Indiani potessero recarsi liberamente in New Mexico per commerciare. La stessa cosa valeva per gli Spagnoli, soldati, esploratori, cacciatori, mercanti che potevano spostarsi liberamente oltre le Sangre de Cristo Mountains. La pace fu definitiva.
A partire dal 1820 altre tribù delle pianure minacciarono il New Mexico: i Cheyennes e gli Arapahos. I loro raids furono, però, limitati a sporadiche razzie di bestiame. L’unica consegueza fu che il vecchio Pueblo di Pecos fu abbandonato e gli abitanti furono accolti dai Pueblos di Jemez.
Fonte: http://www.altrestorie.org/nativi/LA%20STORIA%20DEGLI%20INDIANI%20DAMERICA
Sito web da visitare: http://www.altrestorie.org/
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