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L'Inghilterra e i suoi giovani viaggiatori.
I giovani inglesi, appartenenti alle alte classi sociali, dalla fine del 1600 compirono moltissimi viaggi in Europa continentale tanto che questa usanza si trasformò in un vero e proprio must-do: il viaggio diventò una sorta di rito di passaggio all'età adulta.
Inizialmente la traversata della Manica aveva come principale e quasi unico scopo l'istruzione del giovane di famiglia benestante ma pian piano si andò incontro ad una graduale metamorfosi che portò il viaggio a trasformarsi da attività di nicchia, solo per i giovani gentiluomini, a uso comune per la più disparata tipologia di persone: artisti, curiosi, salutisti e perfino le donne.
Come già detto lo spostamento per l'arricchimento culturale iniziò a prendere piede verso le fine del XVII secolo, e presto venne a denominarsi Grand Tour. Il termine fece la sua prima apparizione nel 1670 circa, all'interno del libro di viaggio dell'inglese Richard Lassels intitolato Voyage of Italy, or a complete journey through Italy . L'usanza avrà poi il suo boom durante il corso del 1700 e proseguirà in modo consistente fino alla metà del secolo successivo.
Il termine “viaggio” aveva in se moltissimi significati tutti concatenati tra loro: suggeriva l'idea di “prova da superare”, comprendeva il senso di transito con conseguente mutamento e logorio, portava ad una trasformazione e inoltre, per quanto riguardava l'ambito inglese, implicava in se la parola crossing in quanto attraversamento fisico della Manica per raggiungere il Continente. Gli inglesi furono coloro che per primi intrapresero viaggi nell'accezione moderna della pratica, ovvero spostandosi per scopi culturali, economici e politici.
Fu con la fine delle Guerre di religione nel 1589 che, lungo le strade europee, i cortigiani e gli studiosi inglesi si sostituirono ai pellegrini così da spostare l'asse del viaggio sul piano della formazione intellettuale. In epoca elisabettiana (1558- 1603) era vivo anche l'interesse per il mondo oltre oceano: attraversare l'Atlantico s'impose come una nuova realtà da scoprire e raccontare alle persone rimaste in patria così da promuovere l'immagine dell'Inghilterra come partecipante attiva nella corsa al Nuovo Mondo facendo anche in modo di reclutare investitori compatrioti nelle imprese coloniali.
Entrando in contatto con nuovi popoli e nuove culture il viaggio diventava anche utile esperienza della diversità e opportunità di confronto che allontanava il rischio dell'assolutismo culturale, ciò nonostante era consigliato ai viaggiatori di procedere per gradi: prima di affrontare il Continente europeo si suggeriva d'intraprendere un domestic travel in modo da scoprire prima il proprio mondo e poi ciò che vi stava al di fuori. Fatto ciò si poteva procedere all'esplorazione europea: meta favorita del viaggiatore seicentesco era l'Italia, qui poteva entrare in contatto con la cultura classica e ammirare le tanto amate opere degli artisti italiani. In tutto ciò si riscontra un'anticipazione del così detto Grand Tour che farà la sua comparsa sul finire del XVII secolo.
Il Grand Tour, dal momento in cui prese piede, acquistò moltissima importanza sociale. Era di fondamentale interesse per le famiglie nobili inglesi che i propri figli maschi compissero questo viaggio d'istruzione che li avrebbe arricchiti dal punto di vista culturale, intellettuale e morale e avrebbe dato loro la possibilità di esplorare universi sociali al di fuori della Madre Patria.
Per la grande popolarità raggiunta dal fenomeno nel 1700 si vide un aumento del numero di viaggiatori il cui scopo non era certo l'istruzione ma il diletto; così non furono più solo i giovani a viaggiare ma anche le persone che avevano ormai già raggiunto l'età adulta.
“...conflation of social and educational aspects was possibly crucial
in the developement of the concept of the Grand Tour, its classical
mould- education of aristocratic youth- but during the course of
the eighteen century the stress on educational aspects declined.”
A questo punto del secolo le motivazioni del Grand Tour erano delle più disparate dall'arricchimento morale all'interesse per l'arte e la cultura continentale, per semplice curiosità o per ragioni di salute.
L'alto numero di partecipanti fece si che il viaggio acquistasse un itinerario più o meno fisso, questo per via del tramandarsi delle informazioni da un viaggiatore all'altro o per la semplice imitazione o per la mera routine che si andò formando. La partenza era fissata da Dover con arrivo a Calais: l'attraversamento del Canale della Manica era forse la parte più terribile del viaggio. Una volta arrivati in Continente la maggior parte degli inglesi si dirigeva verso Parigi e poi, dopo un soggiorno più o meno lungo in città, si spostava alla volta dell'Italia dove la rotta della visita veniva stabilita a seconda dei desideri e delle curiosità del viaggiatore. Ciò che subito è reso evidente è il fatto che i turisti facessero visita a una minima parte del Continente europeo; in pochi avevano il coraggio di andare in tour in Spagna così come nei paesi dei Balcani nella prima metà del XVIII secolo, queste mete insieme alla Grecia e al Portogallo acquistarono più popolarità nella seconda metà del secolo e sul finire di questo.
L'itinerario veniva consumato principalmente su strada e proprio qui si presentavano le prime difficoltà date dal mal tempo e dalle cattive condizioni delle reti viarie. Un altro problema da affrontare era il frequente attraversamento di fiumi il quale era più agevole in territorio francese dato l'impiego dei traghetti.
Per quanto riguarda gli altri veicoli, quelli usati sulla terra ferma, il viaggiatore poteva scegliere se utilizzare il proprio, affittarne uno arrivato nel Continente oppure utilizzare i mezzi pubblici e il servizio di diligenza.
Una volta affrontate e risolte le questioni relative agli spostamenti, il grandtourista doveva occuparsi della sistemazione notturna e del cibo. L' alloggio rappresentava una nuova difficoltà da affrontare, infatti gli alberghi e le locande erano presenti in buon numero soltanto nelle città principali mentre scarseggiavano lungo le vie di collegamento tra esse, così il turista accorto provvedeva a rifornire la sua carrozza di brande già al momento della partenza dalla Madre Patria. Un ulteriore problema era il cibo: non era facile trovare un buon pasto fuori dalle principale tappe cittadine e comunque era ovunque meno sostanzioso e più povero in nutrienti, come ad esempio la carne, rispetto a quello inglese.
Al di là di tutto questo è molto importante notare che il periodo di maggior successo del Grand Tour era anche un periodo in cui tutto il Continente era afflitto da numerosi conflitti militari. Queste guerre internazionali e civili ebbero effetto sul turismo britannico: per viaggiare venivano richiesti particolari permessi e aumentò il bisogno di passaporti così come in Europa aumentarono i controlli e i posti di blocco militari. Comunque è giusto sottolineare che nessuno di questi scontri tra potenze fece perdere agli inglesi la voglia di viaggiare, anzi essi continuavano a farlo e guardavano ai conflitti con curiosità, basti osservare l'esempio della Rivoluzione francese .
Altro grande oggetto della curiosità dei giovani viaggiatori erano le avventure sessuali e la facilità con cui queste potevano essere vissute in Continente e sopratutto nella città di Parigi. Questo argomento fa emergere un ulteriore significato dato al viaggio: era il mezzo attraverso il quale il giovane turista aveva l'opportunità di vivere, per un certo lasso di tempo, dimenticando le costrizioni e le pressioni dettate dalla società britannica; in un certo senso il Grand Tour era una valvola di sfogo che permetteva di sfruttare e godere a pieno dell'età della giovinezza anche e sopratutto attraverso avventure sessuali, gioco d'azzardo e notti brave dedite al divertimento senza alcuna restrizione.
Per quanto riguarda invece i grandtouristi in età adulta, essi attraversavano la Manica principalmente per motivi di salute, alla volta di stazioni termali francesi e tedesche sopratutto. Questa usanza era prerogativa di piccole comitive di viaggiatori che possibilmente intraprendevano durante il loro soggiorno europeo anche un mini Grand Tour.
Parlando di salute è utile vedere anche a quali rischi andava incontro il viaggiatore. Durante la sua permanenza in Continente il grandtourista era esposto al pericolo di malattie ed epidemie. Le malattie principalmente contratte erano di tipo venereo o intestinale, complici la promiscuità sessuale e la diversità tra culture alimentari; inoltre nelle campagne erano frequenti casi di malaria e tubercolosi, di quest'ultima sono morti un certo numero di turisti soprattutto nelle zone di Napoli e del Portogallo. Tutte la informazioni qua riportate sono state ritrovate all'interno di un volume che tratta il Grand Tour e i suoi partecipanti in modo molto approfondito, il libro dal titolo The British and the Grand Tour è dello studioso Jeremy Black.
Confronta: Calire Hornsby, The impact of Italy. The Grand Tour and beyond, The British school at Rome, London, 2000, saggio di D. Watkin “The architectural context of the Grand Tour: the British as honorary Italians.
Cit. Jeremy Black, The British and the Grand Tour, Croom Helm, Kent, 1985, pag. 247
Osservatrice accorta di questo avvenimento politico fu, per esempio, Mary Wollstonecraft.
Confronta Jeremy Black, The British and the Grand Tour, Croom Helm, Kent, 1985.
Fonte: http://www.controcampus.it/wp-content/uploads/2012/07/viaggiatori-inglesi-1700.doc
Sito web da visitare: http://www.controcampus.it/
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