Italia repubblicana e bipolarismo

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Italia repubblicana e bipolarismo

L’Italia repubblicana

Dopo la fine della guerra l’Italia si ritrovò molto devastata. I partiti antifascisti che avevano condotto la Resistenza formarono un governo provvisorio di unità nazionale (1945). Il 2 giugno 1946 venne svolto un referendum per decidere se l’Italia dovesse rimanere monarchica o divenire una repubblica: vinsero i sostenitori della repubblica sopravanzando i monarchici di due milioni di voti (12.700.000 contro 10.700.000). Il re Umberto II, che aveva sostituito il padre Vittorio Emanuele III, dimessosi, andò in esilio in Portogallo. In seguito venne redatta la nuova costituzione repubblicana che entrò in vigore il 1° gennaio del 1948. Tramite questo fondamentale atto, ancora oggi in vigore, la repubblica italiana veniva fondata sul lavoro, le libertà politiche e civili del cittadino erano dichiarate inviolabili, ci si riprometteva di attenuare le disparità sociali e di salvaguardare i diritti dei lavoratori, si sanciva la parità tra i sessi e altro ancora. Primo presidente italiano regolarmente eletto per i 7 anni previsti del suo mandato fu Luigi Einaudi per il periodo 1948 – 1955.
Nel febbraio del 1947 venne firmato il trattato di pace che chiudeva per l’Italia la seconda guerra mondiale. Le condizioni furono dure: perse gran parte della Venezia Giulia e l’impero coloniale, Trieste fu internazionalizzata (ritornerà all’Italia solo nel 1954) e notevoli furono le riparazioni da pagare ai paesi aggrediti.
Il 18 aprile 1948 si svolsero le prime elezioni politiche che videro la vittoria della DC capeggiata da De Gasperi  col 48,5% dei voti, e la sconfitta del Fronte Democratico Popolare composto da comunisti e socialisti (31%). Da questo momento in poi si frantumò definitivamente l’alleanza dei partiti che avevano fatto la Resistenza e gestito la situazione postbellica. Le tensioni aumentarono tantissimo tra Sinistra e Destra, tanto che nel luglio del ’48 Togliatti, segretario dei comunisti, subì un attentato che quasi lo uccise e che portò l’Italia sull’orlo di una guerra civile. Togliatti stesso dal suo letto d’ospedale s’industriò per tranquillizzare gli animi.
L’unica conseguenza importante della vicenda fu la separazione dei sindacati in tre formazioni  diverse: la CGIL (Confederazione generale italiana del  lavoro) che comprendeva lavoratori socialisti e comunisti; la CISL (Confederazione italiana sindacati dei lavoratori fondata nel 1950), formata soprattutto da lavoratori democristiani; la UIL (Unione italiana lavoratori), che raggruppava lavoratori repubblicani e socialdemocratici.
Dal 1948 al 1953 si ebbe la prima legislatura che, grazie ai consistenti aiuti economici americani forniti col Piano Marshall, avviò la ricostruzione. Questa legislatura inaugurò la stagione del centrismo, che durò fino al 1958, perché De Gasperi, per allargare il consenso della maggioranza e rendere più stabile il governo, accettò di governare coi partiti di centro: socialdemocratici, liberali e repubblicani.
Negli anni seguenti, in cui permasero continue tensioni con le forze di opposizione di sinistra, fu avviata una moderata politica di riforme in campo agrario, soprattutto per il sud Italia, si aderì al MEC nel 1957 (Mercato Comune Europeo) per favorire gli scambi commerciali, venne potenziata l’industria di Stato. Tra il ’57 e il ’62 l’Italia assistette ad un vero miracolo economico, con raddoppio del reddito pro-capite, aumento dell’occupazione nell’industria e nel terziario, forte emigrazione verso le zone più industrializzate (15 milioni di italiani cambiarono residenza nel periodo).
Il boom economico fu prodotto dall'impianto di numerose piccole aziende imprenditoriali, dal lavoro di tanti, soprattutto degli immigrati provenienti dalle regioni più povere del paese, e da alcune grandi personalità imprenditoriali, oltre che dalla grande espansione dell'economia mondiale. Inoltre i settori industriali più avanzati (automobilistico, petrolchimico, siderurgico) erano in grado di competere sul mercato europeo grazie al basso costo della manodopera italiana causato dalla forte disoccupazione che vi era, che permise agli industriali di mantenere bassi i salari.
Inoltre i governi centristi dell’epoca favorirono la nascita delle infrastrutture necessarie allo sviluppo industriale,  (linee ferroviarie, autostrade) e le famiglie iniziarono ad acquistare, spesso a rate, elettrodomestici e automobili (la Fiat crea la 600 con un prezzo accessibile): nel 55 c'era un'automobile ogni 77 abitanti, ma due anni dopo ve n’era una ogni 39.
Sono gli anni in cui nasce la RAI (1954), il primo supermercato a Roma (1957), la logica delle vacanze estive, in particolare sulla riviera romagnola per i suoi prezzi contenuti. Questo sviluppo, tuttavia, non riguardò tutta l’Italia in quanto il sud rimase ancora molto sottosviluppato, e lo squilibrio col nord, già esistente in precedenza, si accentuò ulteriormente. Tuttavia la nuova e massiccia produttività delle industrie del nord stimolò una forte emigrazione dalle regioni meridionali, permettendo così a molte famiglie una vita migliore.
Politicamente la DC mantenne le redini dell’Italia, sempre alleandosi con partiti affini. Inizialmente scelse di coinvolgere nel governo il Movimento Sociale Italiano (MSI), partito conservatore erede della destra di stampo fascista (1960 governo Tambroni) e per questo fortemente contestato dalle altre forze politiche.
La DC decise perciò nel 1962 di creare un governo di centro-sinistra alleandosi con il Partito Socialista, che nel frattempo aveva preso le distanze dalle posizioni estremiste e filosovietiche del PCI. Tale governo fu reso possibile anche da una favorevole congiuntura politica mondiale: l’invasione dell’Ungheria nel 1956 da parte della Russia di Kruscev aveva infatti allontanato definitivamente il PSI dal comunismo sovietico, e lo aveva avvicinato al PSDI (socialdemocratici). Nella DC si affermò la figura di Aldo Moro che fu il principale interlocutore dei socialisti e il primo a credere in una coalizione con loro. Inoltre anche la Chiesa assunse una posizione più morbida verso la sinistra moderata grazie a papa Giovanni XXIII (1958-63), così come gli USA dove era diventato presidente il progressista/democratico John Kennedy (1961-63). Nel 1963 Moro formò il primo governo di cui facevano parte organicamente anche i socialisti. Pietro Nenni, segretario del PSI, venne nominato vicepresidente.
La situazione politica in parte si calmò, tuttavia con il passare del tempo l’iniziale slancio riformatore si attenuò, anche perché tra i partiti di governo crescevano i contrasti sui modi di risolvere i problemi, per cui molte riforme non riuscirono mai ad avviarsi. Inoltre alla fine degli anni ’60 si diffuse un vasto movimento di contestazione che mise in fermento la società italiana a lungo. Tale movimento, noto genericamente come il Sessantotto, era nato nel 1968 a Berkeley, negli Usa, perché gli studenti si erano ribellati all’autoritarismo dell’insegnamento universitario. Da lì la critica si era poi rapidamente estesa, traducendosi in atteggiamenti anticonformistici, nella contestazione della civiltà di massa e dei consumi, nella ricerca di una cultura alternativa. La rivolta ebbe caratteri differenti a seconda dei vari paesi in cui si diffuse. In Europa assunse forme molto politicizzate; soprattutto in Italia la protesta studentesca si saldò con altre forme di conflittualità sociale di matrice sindacale. La voglia di riforme caratterizzò sia scuole che fabbriche. L’autunno del 1969 è passato alla storia come l’autunno caldo: tra settembre e dicembre di quell’anno si ebbero numerose proteste da parte dei lavoratori con forti scioperi. Alla fine, però, essi ottennero importanti risultati: 40 ore di lavoro settimanale, aumenti salariali, diritto di assemblee nelle fabbriche durante l’orario di lavoro; riduzione delle differenze tra operai e impiegati. I sindacati giocarono un ruolo fondamentale nelle trattative ed uscirono da questo periodo molto rafforzati.
Negli anni Settanta la democrazia italiana subì l’attacco contemporaneo dell’estremismo di destra e di sinistra. I terroristi di destra si consideravano eredi della repubblica di Salò, quelli di sinistra si proclamavano eredi dei partigiani e si sentivano traditi dal PCI, che aveva abbandonato i toni rivoluzionari ed era sceso a patti con la borghesia e i partiti moderati. La prima metà degli anni Settanta vide agire il terrorismo nero di destra. Vennero fatti attentati e stragi con lo scopo di seminare il terrore tra la gente, impedire una normale vita sociale per mettere in crisi le istituzioni democratiche e favorire una svolta autoritaria. A questo tipo di terrorismo vanno fatte risalire la strage di piazza della Loggia a Brescia nel 1974 e quella del treno Italicus dello stesso anno nei pressi di Bologna. La strage più tragica provocata dal terrorismo nero fu quella della stazione di Bologna il 2 agosto 1980 in cui morirono 85 persone.
Nella seconda metà degli anni Settanta, invece, si manifestò il terrorismo rosso, quello di matrice comunista rivoluzionaria, la cui organizzazione più pericolosa fu quella della Brigate Rosse, nata nella clandestinità nel 1970. I terroristi rossi erano convinti che l’Italia fosse sull’orlo di una guerra civile e che le masse fossero pronte per dar vita ad una rivoluzione armata. Il terrorismo rosso colpì con violenza tutti i settori della società: giudici, giornalisti, poliziotti, operai sindacalisti, docenti universitari, soprattutto con la tecnica della gambizzazione.
Di fronte alla grave minaccia terroristica tutte le forze politiche cercarono di trovare una soluzione. Quando nel 1973 diventò segretario del PCI Berlinguer, cominciò a farsi strada l’idea della necessità di un compromesso storico per giungere ad un’alleanza tra le forze popolari d’ispirazione socialista e comunista e quelle di ispirazione cattolica.
La proposta di Berlinguer trovò un valido interlocutore in Aldo Moro. Finalmente, dopo lunghe trattative, nel 1978 fu creato dalla DC un governo di solidarietà nazionale che godeva dell’appoggio del centro sinistra e anche del PCI. Proprio il giorno stesso in cui il nuovo governo doveva ottenere la fiducia, Aldo Moro fu rapito dalle Brigate Rosse. Lo statista restò nelle mani dei terroristi per 55 giorni, tra il marzo e il maggio del 1978: alla fine, dopo un finto processo fattogli dai brigatisti, fu da loro giustiziato e fatto ritrovare in un auto in pieno centro a Roma. Subito dopo l’assassinio si scatenò una forte controffensiva da parte della polizia italiana che nel giro di un paio d’anni permise la cattura dei terroristi. Il popolo italiano ebbe l’intelligenza di non fornire appoggio al terrorismo: gli anni settanta, definiti anni di piombo, produssero un rinnovato atteggiamento di rifiuto della violenza.
L’epoca dei governi di solidarietà nazionale terminò nel 1979. Avevano combattuto con successo il terrorismo e anche migliorato la situazione economica, pur senza riuscire ad attuare molte riforme di quelle ipotizzate e senza che si verificasse l’aspirazione di Moro: un’Italia in cui la democrazia fosse abbastanza forte da permettere una libera alternanza al governo tra i due schieramenti, quello di centro destra e quello di centro sinistra.
Negli anni ’80 vi fu un cospicuo aumento della produttività industriale, soprattutto grazie all’ ulteriore sviluppo della piccola e media industria, e di conseguenza un forte affievolimento delle lotte operaie e del sindacalismo che avevano caratterizzato il decennio precedente. Anche i partiti maggiori (DC e PCI) s’indebolirono nel periodo, per cui fu necessario creare governi con la partecipazione di più partiti (pentapartito). Dal 1981 vi furono i primi governi a guida non democristiana (Spadolini -repubblicano-, Craxi -socialista-) che contrastarono con successo la forte inflazione che caratterizzò la lira in questi anni, ma non la crescita della spesa pubblica e il deficit di bilancio continuamente in aumento.
Negli anni ’90 il sistema politico italiano venne gradualmente travolto: dopo il crollo del muro di Berlino, nel 1991 fu sciolto il PCI e sostituito col Partito Democratico della Sinistra (PDS). Nel 1992 iniziò l’inchiesta giudiziaria Mani Pulite, in quanto erano state scoperte corruzioni all’interno del mondo dei partiti che ricevevano tangenti dagli imprenditori in cambio di favori e prebende. Tangentopoli, come venne chiamata l’inchiesta, travolse e annichilì tutti i vecchi partiti (democristiani, liberali, repubblicani, socialisti, socialdemocratici) favorendo la nascita o lo sviluppo di nuove formazioni politiche come la Lega Nord, avversa al centralismo e fortemente favorevole al federalismo, e Forza Italia, partito inventato dal nulla dall’imprenditore Silvio Berlusconi per contrastare il pericolo della presa del potere da parte delle forze di sinistra. La mossa fu azzeccata perché il partito di Berlusconi, alleato agli altri partiti dell'area di centrodestra vinse le elezioni del 1994, caratterizzate da una nuova legge elettorale maggioritaria varata l’anno precedente per favorire il bipolarismo e l’alternanza di governo.

L’Italia bipolare

L’anno della svolta politica in Italia fu il 1992 in quanto, nelle elezioni di quell’anno, i partiti politici che formavano da anni il pentapartito vennero ridimensionati nei loro numeri, fatto che indebolì notevolmente la vecchia maggioranza. Inoltre il 7 febbraio 1992 fu firmato il Trattato di Maastricht che imponeva un severo ridimensionamento del debito pubblico, che in Italia era particolarmente elevato, per cui un cambio di rotta nella gestione delle risorse pubbliche che fin lì la politica aveva gestito con eccessiva disinvoltura.
Fu poi l’anno di Mani Pulite e Tangentopoli che diedero un duro colpo al sistema politico, comunque già molto indebolito, determinando lo scioglimento di quasi tutti i partiti della Prima Repubblica, coinvolti nel sistema delle tangenti e dei favori agli imprenditori.
L’epilogo della crisi della cosiddetta Prima Repubblica fu la riforma del sistema elettorale, promossa e ottenuta con referendum nel 1993, con cui si sanciva di fatto la nascita di un sistema bipolare.
Nelle elezioni del 1994 si affrontarono così il Polo delle Libertà (composto da Forza Italia, Alleanza Nazionale -ex MSI-, Lega Nord e altre forze minori di centro-destra), e i Progressisti (costituiti da Partito Democratico della Sinistra -ex PCI sciolto nel 1991-, Rifondazione Comunista ed altri partiti di centro-sinistra). Vinse a sorpresa il Polo, ma governò solo pochi mesi perché nel dicembre del ’94  la Lega, in disaccordo e forte polemica con gli alleati per vari motivi,  si ritirò dal governo determinandone la caduta. Si scelse allora di creare un governo tecnico con l’obiettivo di fare le riforme di cui l’Italia aveva necessità (fiscali, istituzionali, giuridiche), ma anche questo presto giunse al capolinea perché i partiti non riuscirono a trovare gli accordi utili ad attuare le riforme suddette.
Nel 1996 si tornò così a votare: questa volta vinse il centro-sinistra (L’Ulivo guidato da Romano Prodi) che, pur durando in carica solo due anni, riuscì a contenere il debito pubblico sotto i parametri fissati da Maastricht entrando così di diritto nei paesi che potevano adottare l’Euro nel 2002 quando sarebbe divenuto la moneta ufficiale dell’Unione Europea.
Negli anni successivi il centro-sinistra riuscì a formare altri governi e a terminare con regolarità la legislatura. Nelle elezioni del maggio del 2001 l’Ulivo venne però sconfitto dal centro-destra (Casa delle libertà guidata sempre da Berlusconi). Questo governo, pur rimanendo in carica per tutti i 5 anni della legislatura, non è però riuscito ad attuare riforme importanti, contribuendo a determinare così un periodo di stagnazione economica e di regresso per il benessere degli italiani.
Nel 2005 volle modificare la legge elettorale istituendo un premio di maggioranza alla Camera (54% allo schieramento di maggioranza relativa, con uno sbarramento del 4%) così da attenuare il bipolarismo.
Le elezioni dell’aprile 2006 videro la vittoria dell’Unione, nuovo nome dello schieramento di centro-sinistra, guidata sempre da Prodi. Questo governo durò solo un paio di anni per le forti divergenze nate al suo interno tra i diversi partiti che la componevano.
Nell’aprile del 2008 si dovette tornare alle elezioni, ma il Partito Democratico, ovvero il partito più grande della sinistra, decise di presentarsi sostanzialmente da solo, senza l’alleanza con gli altri partiti più piccoli della sinistra radicale. Questa scelta ha indotto la coalizione avversaria a fondersi in una sola formazione, il Popolo delle Libertà, guidata sempre da Berlusconi, che ha ottenuto una grande vittoria e una vasta maggioranza. I partiti minori dell’estrema sinistra, invece, non hanno avuto eletti in parlamento.
La fine di questo ulteriore governo guidato da Berlusconi è avvenuta nel 2011, con la nomina del governo tecnico Monti, sia per l’estrema difficoltà registrata ad attuare le riforme strutturali (economiche, del lavoro, ecc.) necessarie all’Italia, sia per alcuni scandali giudiziari riguardanti lo stesso Berlusconi.
Nel 2013 l’Italia è tornata a votare: accanto a Centrodestra, guidato sempre da Berlusconi, e Centrosinistra, guidato da Bersani, nel parlamento e nel senato è entrato con molti rappresentanti un terzo partito, chiamato Cinque Stelle, creato da Beppe Grillo in aperta antitesi agli altri due grandi partiti e alla partitocrazia in genere.


La legge maggioritaria, tesa a favorire l’elezione dei singoli candidati e di permettere ai cittadini di scegliere direttamente il proprio rappresentante politico, perché con tale sistema nei collegi elettorali risulta eletto il candidato che riceve più voti, sostituì quella proporzionale precedente, che mira invece a stabilire un rapporto proporzionale tra i voti ottenuti da un partito ed i seggi ad esso assegnati. Ugualmente con tale innovazione elettorale si voleva indurre i partiti ad aggregarsi tra loro per evitare un’eccessiva frammentazione, e far sì che agli elettori si potessero presentare solo pochi schieramenti (poli) politici (bipolarismo).

Il MEC (o CEE) è nato nel 1957 ed è stato il precursore dell’odierna Unione Europea, fondata nel 1986, ora composta da 27 Stati, che ha avuto il suo primo parlamento eletto nel 1979. Il Trattato di Maastricht è entrato in vigore nel 1993 ed ha fatto sì che tutti i cittadini degli Stati membri siano diventati cittadini europei, e che le barriere doganali tra questi paesi siano state tolte. Ha inoltre deciso interventi comuni in campo culturale, educativo, sanitario, industriale e sociale, e determinato che la politica estera dovesse essere una sua competenza. E’ col Trattato di Maastricht che è stato istituito l’Euro, che ha determinato la scomparsa della lira e delle monete usate in precedenza in quasi tutti i Stati membri.

 

Fonte: http://imparoqualcosa.altervista.org/Italia_repubblicana.doc

Sito web da visitare: http://imparoqualcosa.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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