La Rivoluzione industriale

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La Rivoluzione industriale

 

Le ricerche scientifiche sul calore come fonte di energia trovarono la prima  importante applicazione tecnica con la macchina a vapore di James Watt. Essa fu usata, all’inizio, per mettere in moto, con l’energia prodotta dal vapore, le pompe per aspirare acqua dalle miniere; in seguito venne utilizzata per fornire energia alle macchine tessili e questo diede l’avvio a quella che gli storici chiamano Rivoluzione industriale (cioè il passaggio dalla produzione artigianale all’industria).
Le  macchine  tessili  erano  in  precedenza  manovrate  a  mano  o    messe  in  moto dall’energia dell’acqua. Una volta mosse dal vapore, esse produssero quantità molto maggiori di tessuto, creando quindi un’offerta di stoffe a basso prezzo. Nello stesso tempo il fatto che molti contadini si fossero trasferiti nelle fabbriche, aveva creato anche una forte domanda di prodotti:  merce  a basso prezzo trovava così un numero sempre maggiore di compratori e ciò scatenò un meccanismo produttivo in rapida crescita. Iniziò allora il “capitalismo” (il capitale è formato nell’industria da macchinari, edifici, operai, merci e infine dal denaro per pagare gli uni e le altre e da quello che si ricava dalla vendita dei prodotti). Gli imprenditori cominciarono a investire il capitale per migliorare le attrezzature e costruire nuovi impianti, in modo da produrre sempre meglio e sempre di più. La maggiore produzione fece aumentare a sua volta il capitale e così  via.  Il nuovo tipo di produzione (non più singoli lavoranti ognuno nella propria casa, bensì decine di macchine riunite in una grande fabbrica) ebbe come conseguenza la divisione del lavoro: ogni operaio era addetto a una sola fase della produzione e non seguiva più l’intero ciclo, come l’artigiano, che produceva da sé l’intero oggetto. I salari degli operai all’inizio erano bassissimi, i bambini e le donne erano sottoposti a turni di lavoro massacranti ed erano inoltre sottopagati; il lavoro poteva essere perso da un momento all’altro, perché non c’erano leggi che lo regolamentavano e su tutto valevano sempre gli interessi dei padroni. All’inizio i lavoratori reagirono in modo disordinato, ma poi cominciarono a organizzarsi in leghe operaie, dalle quali sarebbero in seguito sorti i sindacati.
La Rivoluzione industriale decollò realmente quando l’energia del vapore fu applicata anche ai trasporti. Ciò accadde a partire dal 1829, quando George Stephenson costruì la prima locomotiva. Nello stesso periodo le macchine a vapore vennero applicate anche alle navi.
La Rivoluzione industriale ebbe inizio in Inghilterra e diede a questo paese un enorme vantaggio, rispetto al resto dell’Occidente. I motivi per i quali fu proprio l’Inghilterra a raggiungere per prima quel traguardo sono molteplici: l’Inghilterra era uno stato nazionale già da diversi secoli, aveva stabilità politica e un ceto borghese forte e attivo; possedeva in grandi quantità materie prime come ferro e carbone; aveva facilità di trasporti e grosse disponibilità di capitali accumulati con l’agricoltura e con il commercio (v. ciò che era avvenuto durante l’età elisabettiana). Dalla fine del ‘600, inoltre, aveva visto crescere fortemente la popolazione (poiché terminarono le epidemie di peste e inoltre la gente meno ricca poté nutrirsi a sufficienza grazie alle nuove coltivazioni della patata e del mais introdotte dall’America), e ciò ebbe come conseguenza una sempre maggiore domanda di prodotti.

 

Fonte: http://rossanaweb.altervista.org/blog/mater_studenti/storsunt.pdf

Sito web da visitare: http://rossanaweb.altervista.org/

Autore del testo: R.Cannavacciuolo

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