La società feudale

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La società feudale

 

La società nell’epoca feudale era distinta in tre gruppi sociali: la nobiltà guerriera, il clero e i lavoratori. Secondo la mentalità dell’epoca ogni gruppo si differenziava per i compiti che svolgeva nell’ambito della società. Ai nobili era riconosciuto il compito di dedicarsi all’uso delle armi e di combattere in difesa di tutta la popolazione. Il clero doveva pregare e si doveva impegnare negli offici divini e nella guida spirituale di tutti gli individui per condurli alla salvezza. Gli altri, soprattutto


contadini e artigiani, avevano il compito di lavorare per produrre tutto ciò che serviva per la sopravvivenza sia loro sia dei nobili e del clero.
I feudatari vivevano nei castelli, costruzioni fortificate (inizialmente in legno, poi in pietra), in cui risiedevano con la loro famiglia, i servi e i cavalieri armati per difendersi dagli assalti nemici.
Combattere era l’attività principale della nobiltà, che anche quando non era impegnata in guerra si dedicava alla caccia e ai tornei con i quali si manteneva in esercizio. Con la morte del feudatario tutti i beni venivano ereditati dal figlio primogenito, i figli minori (cadetti) erano costretti o a divenire ecclesiastici o a entrare al servizio di qualche potente. Molto spesso i guerrieri e soprattutto i cadetti si abbandonavano ad atti di violenza anche contro la popolazione indifesa, con un comportamento più volte condannato dalla Chiesa, che intervenne istituendo l’ordine della cavalleria. I guerrieri che ne entravano a far parte si impegnavano a usare le armi solo per nobili scopi, come la difesa dei deboli e la lotta contro gli infedeli.
Spesso potenti signori e gli stessi sovrani donavano terre e beni a chiese e monasteri. Alla Chiesa era affidata anche l’istruzione; le scuole presso i monasteri e le chiese cittadine erano le uniche organizzazioni in grado di istruire monaci e chierici e qualche figlio delle famiglie nobili.
In ogni feudo vi era una chiesa parrocchiale, che costituiva il centro della vita delle comunità contadine: al suo interno la popolazione assisteva alla Messa e sul suo sagrato si riuniva per le celebrazioni e le feste. Il parroco era mantenuto dalle decime dei prodotti di ogni parrocchiano. Le parrocchie erano raggruppate in aree più vaste, chiamate diòcesi, ciascuna guidata da  un vescovo, che aveva la propria sede nella cattedrale della città. Al tempo di Ottone I di Sassonia i vescovi divennero veri e propri vassalli del re, occupandosi come feudatari anche di affari di governo.

 

Fonte: http://rossanaweb.altervista.org/blog/mater_studenti/storsunt.pdf

Sito web da visitare: http://rossanaweb.altervista.org/

Autore del testo: R.Cannavacciuolo

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