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Scotennare il nemico fu una consuetudine diffusa originariamente in alcune vaste zone dell'America del Nord. Lo scalpo era formato solitamente da una piccola parte rotonda del cuoio capelluto, larga 4/5 centimetri di diametro, che veniva staccata di netto, a volte aiutandosi perfino con i denti. Se l'esecuzione era eseguita bene si sentiva il carattenstico flop della pelle che si staccava dal cranio; l'operazione era molto dolorosa, ma non mortale. Vi sono stati molti casi di persone scotennate e sopravvissute. Alcune tribù usavano invece prendere tutta la capigliatura, staccando tutta la pelle: a volte aggiungevano anche la pelle del viso e le orecchie. Presso molte tribù scotennare fu un costume che aveva coinciso, in epoca preistorica, con il taglio della testa (nel Vecchio continente tagliare la testa era tipico dei Celti, e in Asia gli Sciti erano famosi per le teste che tagliavano e gli scalpi che prendevano ai nemici morti). Gli Irochesi, ad esempio, e tutti i loro vicini di lingua algonchina, furono tagliatori di teste fin dalle primissime attestazioni, e in seguito diventarono scotennatori. Gli Yurok della Califomia, come molte altre nazioni della regione, non scotennavano i nemici uccisi ma gli tagliavano la testa. La testa del nemico veniva portata al villaggio su di un palo appuntito e tutta la gente festeggiava la vittoria. Poi veniva gettata, generalmente dopo averla ricoperta di pietre. Le teste tagliate erano l'occasione per festeggiare una battaglia vinta o una vendetta consumata. Le popolazioni dell'interno, come i Wintun, prendevano invece scalpi e usavano festeggiare collettivamente dopo averli collocati su appositi pali. La pratica dello scalpo era diffusa anche nei territori delle pianure. Nel massacro di CROW CREEK, ad esempio, avvenuto all'incirca nel 1325 nel South Dakota, su 486 scheletri ritrovati, 360 portavano sulle ossa della testa chiari segni di scotennatura,oltre,naturalmente alle mutilazioni tipiche delle tribù delle pianure. I crani dei bambini avevano i segni inconfondibili dei tagli circolari per uno scalpo di piccolo diametro, mentre gli adulti portavano i lunghi segni di coltello tipici dello scalpo di largo diametro. Gli Uroni dei Grandi Laghi, come riporta Padre Sagard, «se prendono qualcuno vivo, se lo portano nel loro paese per farlo morire a fuoco lento. Certe volte dopo avergli dato un colpo di clava o dopo averlo ucciso a colpi di freccia,gli staccano la testa. Se invece ne sono troppo carichi, si accontentano di strappargli la pelle con la capigliatura, che chiamano "onontsira". la conciano, poi, e la conservano per farne trofei da erigere in tempo di guerra sulle palizzate o muraglie delle loro città, legati alla punta di una lunga pertica». Alcune nazioni della California meridionale tagliavano la testa dei nemici uccisi e poi li scotennavano conservando gli scalpi, che avevano un grande valore, perché i parenti dell'ucciso avrebbero fatto di tutto per riaverli, anche pagando profumatamente, se l'uso della forza non era possibile. I Dakota scotennavaNo i nemici e probabilmente in origine anche loro tagliavano la testa, perché nel linguaggio dei segni venivano indicati con il gesto di tagliare la gola, una chiara derivazione dal segno del taglio della testa. L'usanza di scotennare il nemico si diffuse probabilmente nei territori del Nordest giungendo da Sud, lungo la vallata del Susquehannock. Jacques Cartier e Champlain parlano diffusamente di scalpi presi al nemico lungo la valle del San Lorenzo e più a sud Tristan de Luna e Hernando de Soto rifenscono dell'usanza di scotennare il nemico. Lo scalpo era solitamente considerato un trofeo, e la scotennatura un gesto molto umiliante per il nemieo che la subiva. Naturalmente ciò non era vero per tutti gli indiani. Ad esempio, tra i Lakota Oglala, che in generale come tribù davano molta importanza agli scalpi, alcuni individui come ad esempio il capo Cavallo Pazzo, non gli attribuivano nessuna importanza. Il capo Oglala, infatti, raramente toglieva lo scalpo al nemico ucciso.
Non sempre, però, lo scalpo significava di per sé una distinzione per chi lo prendeva e di conseguenza, il non prendere scalpi non era una nota di demerito per un guerriero. In molte nazioni scotennare un nemico significava privarlo della possibilità di raggiungere l'aldilà; lo scalpo era considerato un'estensione dell'anima e mantenendo la capigliatura dell'uomo si lasciava la sua anima vagare nella terra. Per i guerrieri delle pianure gli scalpi migliori erano quelli presi a indiani nemici, uomini valorosi e dotati di capigliature lunghe e curate. Gli scalpi dei soldati non avevano valore. Il soldato bianco portava i capelli corti e combatteva in maniera diversa dai guerrieri indiani, un modo che non lasciava quasi mai spazio al valore individuale o a gesti audaci. Non vi sono prove che lo Scalpo fosse considerato un accrescimento spirituale di chi lo prendeva a spese della vittima. I Winnebago avevano una cerimonia, o Danza dello Scalpo, durante la quale gli scalpi passavano per quattro persone e alla fine venivano offerti sulle tombe dei familiari morti o uccisi in battaglia. Tra le nazioni Apache prendere scalpi fu un'attività probabilmente introdotta molto tardi, a seguito delle continue guerre con i bianchi e contro le nazioni indiane che premevano ai confini dell'Apacheria dopo il 1700. I Mescaleros, ad esempio, non scotennavano mai nessuno, perché avevano un sacro timore dei morti e credevano che per loro ogni occasione fosse buona per tornare a molestare i vivi. Altre tribù Apache sottoponevano i guerrieri che avevano preso scalpi a riti di purificazione, per tenere lontano lo spettro del morto. Catlin, nelle sue Lettres and Notes, descrive l'usanza dello scalpo: «Il coltello da scalpo e i tomahawk vengono fatti nel mondo civilizzato espressamente per essere utilizzati dagli indiani. Vengono venduti a prezzi esorbitanti a decine di migliaia, ma i foderi dei coltelli e le impugnature delle scuri sono opera degli stessi indiani, che vi aggiungono anche gli immancabili ornamenti. Nel suo stato primitivo, l'indiano non saprebbe farsi armi come queste, dato che non sa lavorare i metalli: egli non avrebbe mai saputo dar forma a qualcosa di così selvaggio e micidiale come questi perfezionamenti della barbarie indiana messi a punto nel mondo civile. I1 coltello da scalpo nella sua bellissima custodia viene portato sotto la cintura, ed è diffuso in un tipo unico in tutto il territorio indiano, almeno là dove i bianchi hanno introdotto queste loro armi. Si tratta di un normale coltello da macellaio, fabbricato a Sheffield, Inghilterra, venduto forse a sei pence. Da queste parti viene dato agli indiani in cambio di un cavallo. Se vivrò abbastanza per tornare a casa e poi riuscirò ad attraversare l'Atlantico, gli Inglesi si troveranno di fronte a un bell'imbarazzo quando scopriranno che tutti i coltelli da scalpo della mia collezione portano sulla lama il marchio G.R. che essi senza dubbio conoscono. Sono anche riuscito a procurarmi un grosso coltello a doppio taglio, col fodero ricavato dalla pelle della testa di un orso grizzly, appartenuto a un famoso capo dei Mandan, del quale ho già parlato molto [Mato Topa, capo dei Mandan incontrato da Catlin in precedenza]. La fattura del coltello è senza dubbio americana e la sua forma inoltre è diversa da quella dei coltelli generalmente in uso. Ho parlato del coltello da scalpo, e mi sembra giusto dire qualche cosa di più su questa usanza e su come si prende uno scalpo. Si tratta di un uso diffuso tra tutti gli indiani nordamericani ed è un atto che si compie quando si è ucciso un nemico in battaglia. Gli si afferra con la mano sinistra un ciuffo di capelli sulla sommità del cranio, e passando la lama tutt'intorno, si Strappa un pezzo di pelle largo quanto il palmo della mano. Questo trofeo viene fatto seccare e poi lo si arricchisce con altri ornamenti. Prendere lo scalpo in sé e per sé non implica la morte della vittima, dal momento che neppure si intacca l'osso del cranio. Oltre allo scalpo, se c'è tempo e non ne va della propria incolumità, il vincitore taglia e porta via anche il resto dei capelli del vinto, che la moglie utilizzerà per fare le frange dei vestiti, portate come trofei (vengono detti "riccioli di scalpo"). Lo scalpo dunque è un pezzo di pelle tolta dalla testa di un nemico ucciso in combattimento, e viene conservato con grande cura quale prova del valore guerresco del suo possessore. Molte volte ciò torna utile a un uomo che vive in una società dove non esiste uno storico che tenga nota dei nomi dei personaggi famosi e che trascriva le gesta dei guerrieri. Una delle principali accuse contro questa usanza riguarda la sua crudeltà, che però non esiste, nel senso che la crudeltà sta nell'uccidere un individuo, e non nel togliergli un pezzo di pelle dalla testa dopo morto.
Diciamolo pure, si tratta comunque di una consuetudine disgustosa e voglio proprio sperare che il mondo cristiano (che uccide centinaia di persone là dove gli indiani ne uccidono una) non arrivi mai a trattare i morti allo stesso modo.Il modo più diffuso per preparare uno scalpo consiste nello stenderlo su un piccolo anello di legno posto in cima a un bastone, in modo da poterlo "danzare" come dicono loro. Ve ne sono anche di molto piccoli, non più grandi di una moneta che vengono attaccati qua e là sul vestito. Durante le parate, gli scalpi vengono anche appesi ai finimenti dei cavalli, oppure sono tagliati a strisce e con quelle si ornano le impugnature delle mazze da guerra. Altre volte vengono esposti fuori del wigwam, attaccati a un apposito palo, detto "palo dello scalpo". Quest'ultima abitudine viene spesso seguita dal capo del villaggio, che nelle belle giornate alza il palo degli scalpi sopra la sua tenda, a ricordare il proprio valore, subito imitato dagli altri guerrieri. Così chiunque quel giorno può andare in giro per il villaggio a "contare gli scalpi" e farsi un' idea del rango di ogni guerriero». Non si può affermare che la pratica dello scalpo, generalizzata in quasi tutto il continente nordamericano, ma con una diffusione a macchia di leopardo, fosse un risultato della pratica coloniale di offrire ricompense a chi riportasse uno scalpo, ma senza dubbio i bianchi contribuirono a diffondere ovunque un costume che aveva una sua particolarità: dando un valore economico alle capigliature, gli europei ne diffusero la pratica, sminuendo però nel contempo ogni valore religioso e sacrale di quel cruento gesto. Probabilmente il primo ad avere l'idea di pagare per gli scalpi indiani fu il governatore della Nuova Olanda, Willem Kieft (1597-1647). La colonia del Massachusetts pagava l'equivalente di 60 dollari, nel 1703, per ogni scalpo indiano. Verso la metà del secolo la Pennsylvania offriva 134 dollari per ogni capigliatura di maschio indiano e 50 per quella di una donna. I francesi non erano da meno. Offrirono, ad esempio,ricompense a ogni indiano Micmac che riportava uno scalpo di Beothuk di Terranova. I bianchi che venivano presi dagli indiani con capigliature indiane dovevano aspettarsi una fine atroce. Nel 1813, durante la guerra contro la Gran Bretagna, il soldato James Harper, originario della Virginia, e facente parte della milizia statale di William Hamson, venne preso prigioniero in un'imboscata da indiani nemici che gli trovarono parecchi scalpi alla cintura. Fu immediatamente messo alla tortura e bruciato vivo.Durante l'ultimo periodo coloniale, con l'acuirsi delle guerre per il predominio imperiale offrire una ricompensa per la consegna di scalpi indiani, o scalpi di bianchi nemici, divenne una consuetudine molto diffusa in tutte le colonie. Le capigliature erano quotate a seconda dell'età e del sesso: ciò portò a marcare gli scalpi con alcuni simboli e colori tipici per ogni categoria di persona scotennata. Gli scalpi venivano raccolti da commercianti, che potremmo definire grossisti, impacchettati e imballati in confezioni di un centinaio di pezzi ognuna. Ogni spedizione contava almeno 700/800 pezzi e veniva spedita via terra o via canoa al governatore del Quebec. Dato l'alto valore in danaro degli scalpi, questo genere di traffico attirava molti individui senza scrupoli che pur di guadagnare non badavano tanto per il sottile a chi appartenesse lo scalpo, se a indiani amici o nemici, o bianchi amici o nemici. Ogni scalpo, dopo che era stato strappato dalla cute, veniva messo a seccare con la pelle stesa su di un cerchietto di salice e marcato con colori e simboli diversi a seconda che appartenesse a un soldato, a un civile, a un uomo o a una donna. Le tipologie più usate erano le seguenti:
cerchietto di 10 cm nero soldato
cerchietto di 10 cm rosso uomo
cerchietto di 10 cm verde vecchio
cerchietto di 10 cm blu donna
cerchietto di 5 cm verde ragazzo
cerchietto di 5 cm giallo ragazza
cerchietto di 10 cm bianco bianco
pelle dipinta di rosso ufficiale
pelle dipinta di marrone agricoltore ucciso nella sua casa
pelle dipinta di verde agricoltore ucciso nel suo campo
pelle dipinta con gocce rosse bambino piccolo
pelle dipinta di giallo con gocce rosse madre
capelli dello scalpo intrecciati moglie
macchia nera al centro della pelle ucciso con il coltello
fiamma colore giallo nel centro delle pelle torturato a morte
piccolo piede rosso dipinto sulla pelle morto combattendo
Nelle colonie della Spagna a nord del Messico, era usuale per i governatori, o gli alcalde delle città, assegnare una ricompensa per ogni scalpo di Apache, Comanche o di indiano nemico in genere, riportato alla base. I prezzi variavano a seconda del sesso: 100 pezzi d'argento per un maschio adulto, 50 per una donna e 25 per un bambino. Anche dopo l'indipendenza dalla Spagna, il Messico continuò a offrire danaro per scalpi di Apache. La strage di SANTA RITA DEL COBRE, ad esempio, fu effettuata per ottenere la ricompensa delle capigliature e il famoso cacciatore di scalpi James Kirker, negli anni Quaranta fu personalmente ingaggiato dal governatore di Chihuahua per cacciare scalpi di Apache, ottenendo anche 200 dollari a capigliatura. Il contratto gli venne annullato negli stessi anni Quaranta, ma gli fu rinnovato nel 1845. Alcuni scalpi di indiani famosi valevano naturalmente molto di più. Intorno al 1870, alcuni stati messicani di frontiera offrirono 1500 dollari di ricompensa a chi avesse portato alle automtà, lo scalpo del famoso e inafferrabile capo Apache Lipan, VICTORIO. Famigerati ed efficienti cacciatori di scalpi dell'Ottocento, che operavano soprattutto nel Sud Ovest degli Stati Uniti, furono Charles Ames, Andrew Anderson, Ben Leaton, John J. Glanton, John Johnson, William Knightl che era medico e cacciatore di scalpi nello stesso tempo. Quest'ultimo partecipò al massacro del capo Juan José Compà ed ebbe una vita violenta e avventurosa. Per quali motivi, ci si può chiedere, persone anche culturalmente elevate partecipavano a questo triste commercio? Semplicemente perché consideravano i nativi americani come bestie selvagge da sterminare in nome della civiltà. Se poi, come in questo caso, ci si guadagnava anche notevoli cifre, tanto meglio. Lo spirito imprenditoriale ed economico che presiedeva alla conquista del West americano, assunse in questa dimensione la sua vera essenza. Durante tutti i secoli della conquista del continente nordamericano anche i bianchi, militari e no, impararono a togliere lo scalpo al nemico. Durante le guerre coloniali la maggior parte dei volontari delle milizie cittadine e statali scotennavano gli indiani morti. Nell'Ottocento, in California, molti dei volontari civili che davano la caccia agli indiani li scotennavano per ottenere le ricompense delle autorità. Riportiamo per tutti, due esempi ripresi da quotidiani dell'epoca:
VALLE DEL SACRAMENTO, 1852 ("Shasta Couner", 1852)
Gli indiani in difficoltà. Il corrispondente da Yreka dello «Shasta Courier», riporta che un combattimento contro 21 indiani è avvenuto qualche giomo fa a Wright' Camp. Due cittadini sono stati gravemente feriti. Quando il reparto è arrivato a Yreka, ha fatto una parata nella via principale della città e ogni componente del gruppo, consistente in 16 volontari, due guide indiane e un negro, avevano archi e frecce come trofei e ognuno di essi la canna del fucile ornata di uno scalpo preso al nemico.
MARYSVILLE, 1861 ("Shasta Herald», 9 maggio 1861)
Il gruppo di volontari che è partito all'inseguimento degli indiani che hanno compiuto la razzia, di cui parlammo nell'ultimo numero, raggiunse i razziatori sul Mill Creek, nella contea di Tehama, e uccise 4 di loro. Mr. Waggoner recuperò il suo cavallo, ma il resto della mandria rubata fu trovata uccisa e in parte divorata dagli indiani. Una riunione di cittadini fu indetta un paio di giorni fa nel negozio di Haslerigg, e fu deciso di indire una colletta per pagare le ricompense per gli scalpi presi e per i
quali era stato promesso un compenso. E' stato formato anche un Comitato per indire una riunione per la settimana entrante da tenersi ad Antelope Creek. Il primo passo è stato fatto ed è certo che il risultato finale sarà l'estinzione delle tribù che hanno causato ai coloni tutti questi danni.
(Fonti: Il dizionario degli indiani d'america di D'Aniello, Eckert, The Wilderness War. Federici,Scalping and Torture. Heizer, The Destruction of California Indians.Trigger, Handbook of North American Indians, vol.15.Sagard, Grande viaggio nel paese degli Uroni.
Mails, The Mystic Warriors of the plains.Hodge, HAI. Kroeber, Handbook of the Indians of California.McGraw, Savage Scene.Catlin, Letters and Notes.O'Neal, Fifhtting Men of the Indian Wars.Willey, Prehistoric Warfare on the Great Plains.)
Fonte: http://www.altrestorie.org/nativi/LA%20STORIA%20DEGLI%20INDIANI%20DAMERICA
Sito web da visitare: http://www.altrestorie.org/
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