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Le vecchie concezioni politiche
Non sono però molto diffuse (sono infatti solo in Inghilterra), ma a livello teorico intellettuali e studiosi lasciano opere importantissime su questi temi
I primi teorici e la scienza (§ 1.1-1.4)
Il clima culturale in cui studiano i teorici è della rivoluzione scientifica. Il sapere cambia, evolve. La rivoluzione sta nel metodo sperimentale, che si basa sulla riproducibilità, individuano quindi delle leggi (anche se con variabili) della natura. Lo scienziato medievale si pone il problema di chi ha creato tutto, e quindi entrava nel campo soprannaturale. Se invece si fossero chiesti come succedono le cose, sarebbero entrati in un campo naturale. La nuova scienza abbandona la domanda “chi”, aprendo una nuova ricerca che si basa su cosa succede nella natura, al suo interno.
Anche il mondo della politica è influenzato dalla scienza, abbandonando la ricerca delle risposte nel soprannaturale, chiedendosi se anche lo stato ha un fondamento nella natura o se è semplicemente divino.
Giusnaturalismo = attribuire ad ogni singolo individuo dei diritti inalienabili
Lo stato deriva dal giusnaturalismo, e quindi non può togliere i diritti naturali a nessuno. Il potere dello stato si deve quindi basare su un contratto. Il giusnaturalismo è il risultato delle ricerche sulla natura.
Il primo a formulare queste ipotesi fu Grozio nel 1583-1645. I pensatori maggiori di questi pensieri sono Thomas Hobbes (1588-1679) e John Locke (1632-1704).
Le loro indagini hanno lo stesso percorso o metodo, ma hanno conclusioni completamente opposte. Per Hobbes la necessità di governare gli uomini è l’assolutismo, mentre per Locke è lo stato parlamentare.
Il loro è un metodo di dimostrazione razionale. La base è il giusnaturalismo, che comprende la vita, la libertà e l’uguaglianza. Ma per Locke c’è un altro diritto naturale: la proprietà privata.
E’ un’idea che viene da Calvino per primo, e poi dall’esperienza olandese, quando hanno usato i diritti naturali per sormontare il sovrano. Il pensiero finale arriva da uno stesso olandese: Ugo Grozio. Per Grozio ogni uomo nasce con i diritti naturali, che sono inalienabili e alla base della convivenza sociale e politica. Quella politica è basata su un patto tra il popolo e il sovrano (teoria contrattualistica). Il giusnaturalismo quindi inverte la concezione politica esistente, perché consolida appunto quella dal basso.
Grozio però non ha messo in discussione l’origine divina del potere, perché il potere viene investito da Dio al sovrano e al popolo. La differenza è che ora il potere è anche giustificato dal basso.
Per Hobbes e Locke l’origine del potere dello stato è ormai laica, non più divina, e rifacendosi alle nuove idee scientifiche, ritengono di trovare nella natura l’origine, la spiegazione e il potere dello stato. Questo giustifica la laicità dello stato. Lo stato trae quindi origine dalla natura.
La condizione di stato di natura però diventa insoddisfacente, gli individui vogliono formare uno stato sociale (= vivere assieme con dinamiche ben precise), vivere quindi in società. Nel passaggio tra lo stato di individui e lo stato sociale interviene un patto.
Vedi foglio a parte.
Lo stato di natura è uno stato di diritti naturali (vita, libertà, uguaglianza) derivanti dalla ragione. Gli uomini sono tutti individui e sono in guerra fra di loro, perché ognuno vuole godere pienamente dei suoi diritti. Gli individui quindi arrivano alla rinuncia dei diritti naturali, sostituendoli con i diritti collettivi.
L’idea di entità di controllo dei diritti naturali è lo stato assoluto, che conta sulla razionalità e il re non è vincolato dalla legge, ma non deve assolutamente essere un tiranno. La giustificazione del potere deve essere laica. Lo stato però ha anche una responsabilità: in cambio della gestione diritti collettivi, deve assicurare la pace e proteggere i cittadini.
Per Locke lo stato non è assoluto. La società ha assolutamente bisogno di uno stato con i poteri (legislativo del parlamento, esecutivo del re, giuridico dei magistrati) divisi e dei doveri verso gli individui, che sono in pace. Deve cioè garantire i diritti individuali. Lo stato è indispensabile, perché è l’unico garante della società, che si fonda sul comune consenso. Questa è la prima forma di stato liberale.
Anche gli individui che seguono l’idea di Locke sono insoddisfatti, perché l’isolamento impedisce il progresso e il miglioramento. Decidono dunque di mantenere i loro diritti naturali, ma di istituire uno stato politico, migliore elemento organizzativo della società.
Anche in questo caso lo stato ha un dovere ben preciso: garantire i diritti individuali del cittadino.
Perché il diritto di resistenza? Serve a garantire lo stato in questa forma. Se il sovrano cerca di accentrare i poteri, viola il patto e quindi scatta il diritto di resistenza negli individui (come nel Bill of Rights).
Habeas corpus = garanzia dei diritti naturali
L’origine dello stato di Hobbes
Introduzione:
Assemblea = riunione di più uomini che deliberano ciò che si deve fare o meno per il bene comune
Fonte: http://www.myskarlet.altervista.org/Scuola/Nuove%20concezioni%20politiche%20del%20'600.doc
Sito web da visitare: http://www.myskarlet.altervista.org/
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