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Il dadaismo
Si sviluppa in piena Prima Guerra Mondiale fondato nel 1916. È espressione della cultura pessimista e il senso di frustrazione che accompagna i giovani artisti nel periodo della guerra disillusi dalla speranza nel progresso. Gli artisti del dada si ritrovano in Svizzera, scappati agli arruolamenti forzati e lì trovano tranquillità.
La prima guerra mondiale segna il crollo degli ideali di progresso e sviluppo che aveva accompagnato l’inizio del ‘900, non vi è più razionalità, sparisce l’umanismo del secolo.
Il dadaismo nasce nel 1916 a Zurigo, nella Svizzera neutrale, che rappresentava l’approdo di tantissimi esuli scappati dal fronte, è in questo luogo che matura il sentimento di fallimento degli ideali.
I promotori del movimento sono Ugo Ball e il poeta Triztan Tzara, e il movimento vede rappresentati di diverse nazionalità.
Il dada è un’arte che vuole chiudere con il passato, che si oppone al passatismo ma anche alle avanguardie, contro la tradizione sia passata che contemporanea.
Vi è una coerenza nel rifiuto della guerra e di tutte le forme artistiche che sono espressione della mentalità che ha portato alla guerra. I dadaisti si pongono come provocatori, aprendo discussioni importanti. Il movimento durerà due anni, sciogliendosi alla fine della guerra e sviluppandosi poi in vari luoghi, assumendo la caratteristica di ragionare sul concetto di arte, mettendo in discussione “cos’è l’arte”, l’estetica nell’arte, concentrandosi sull’aspetto concettuale di “Che cos’è arte?” e “Chi decide cosa sia arte?”.Come ad esempio l’orinatoio presentato da Duchamp, un gesto senza dubbio provocatorio.
Il nome dadaismo non ha senso e venne inventato aprendo a caso un dizionario tedesco-francese, ma possiede comunque diversi significati: in russo “Si si”, in tedesco “questo questo”, in italiano e francese rappresenta le prime parole di un bambino con le quali indicano tutto, la purezza del bambino e dell’idea della casualità, che sarà una caratteristica della loro tecnica. Il dada è quindi tutto e nulla, è arte ma anche negazione dell’arte stessa. hans Arp è testimone della nascita del movimento, e dichiarò che Tzara trovò la parola l’8 febbraio 1916 alle sei di sera, pronunciandola davanti a loro nel Cafè de la Terrasse a Zurigo mentre Arp portava “una brioche alla narice destra”, è un grande evento ma è anche gioco e presa in giro, più avanti scirverà che erano alla ricerca di un’arte elementare, capace di salvare l’umanità dalla follia dell’epoca. Nelle righe di Ball si nota invece anche l’impegno politico-pacifista del movimento: “…la gente si comporta come nulla fosse accaduto. La carneficina continua e loro si giustificano con la “gloria europea”. Tentando di rendere possibile l’impossibile, di far passare il disprezzo dell’umanità, lo sfruttamento dell’anima e del corpo della gente, tutta questa civile strage come un trionfo dell’’intelligenza europea. Non ci convinceranno a mangiare il pasticcio putrefatto di carne umana che ci offrono.”
Mettono in mostra i loro lavori al Cabaret Voltaire, vi sono anche lavori fotografici, usando diverse forme espressive, cercando forme artistiche diverse, recitando o usando il corpo (avverrà di nuovo negli anni ’60 con body art). Gli artisti si presentavano in queste performance, mettendo insieme surrealistici balli mascherati, musica africana, teatro, poesie urlate contemporaneamente i francese, inglese e tedesco, canzonette ironiche e performance artistiche in cui il pubblico è chiamato ad interagire (fatto che avverrà anche negli anni ’60), queste sono poche delle bizzarre idee del dada.
Per loro il valore estetico non definisce l’idea dell’arte.
Hans Arp
Fece il ritratto di Tristan Tzara, lui avrà influenza sull’avvio del movimento astrattista del Der Blue Raiden di rifiuto del naturalismo solo di nome, ma in realtà immagine è composta da gioco di forme e composizioni di forme, colori e materiali, ad esempio con i rilievi in legno policromo, superando la tradizione e non creando più un quadro ma un vero e proprio oggetto. Non è la rappresentazione è l’oggetto!
Supera anche la distinzione tra scultura e pittura ( di questo si parlerà anche in futuro, ad esempio in una biennale fecero sconvolsero i premi premiando per la scultura un fotografo di architettura e per la pittura un quadro che richiamava la scultura), la distinzione non c’è lo intende come un quadro o come un oggetto con una propri autonomia. L’artista vuole abbandonare ogni controllo razionale dell’opera dove la casualità è una componente, un’arte senza controllo razionale del gesto (sarà ripreso anche dai surrealisti così da riportare l’inconscio, come ci avviene quando disegniamo al telefono). Anche in Arp c’è l’idea del caso e forse anche un rifiuto verso la razionalità, volendosi liberare del controllo. Un quadro e una scultura senza per modello un oggetto sono concreti e il loro rappresentare nulla è un pregio. Ha valore non perché assomiglia a qualcosa ma perché è qualcosa. Anche una pietra che non rappresenta niente può avere la sua bellezza, apprezzando ciò che non è legato a niente. Arp dirà ancora che in natura le cose si sovrappongono casualmente, con libertà, come nel ritratto di Tzara, il concetto di formalità è lasciato quindi alla pura casualità proprio come la natura stessa si esprime con la casualità, altrettanto fa la forma.
Marcel Duchamp
Di formazione accademica, ma già nel quadro “Nudo che scende le scale” qui prende la figura umana scomponendola in prismi cubisti segnati però dalla logica futurista, ripetendo alcune parti in successioni d’istanti, in chiave cubofuturista, una ricerca che può essere rappresentazione dell’incontro tra il cubismo e il futurismo, e fa parte di un percorso coerente che lo porterà al ready-made: oggetti prelevati dal loro contesto ed inseriti nel mondo dell’arte. L’orinatoio ne è un esempio evidente, ma farà anche lo scolabottiglie firmandoli e mettendoli all’interno di una galleria secondo un ragionamento molto simile ad esempio al lavoro di un paesaggista. Il paesaggista seleziona una parte di realtà, il paesaggio, togliendola dal suo contesto, sulla tela, firmandolo e poi esponendolo, così egli preleva un oggetto dalla realtà, lo toglie dal suo contesto, lo firma e lo espone.
Definisce un’opera d’arte tale innanzitutto l’artista stesso, poi il gallerista e il mondo dell’arte. Nell’arte contemporanea infatti non è più il valore estetico a definire l’opera d’arte , l’arte è anche espressione, stimolo d’emozione, il linguaggio d’arte deve essere tutto ciò.
A Duchamp si rifà anche Andy Worrol e la pop art. Il curriculum di un’artista deve comprendere un percorso che va dall’accademia alle mostre ai concorsi finchè la sua firma non è riconosciuta, che è il momento in cui può dettare lui le regole, anche in Duchamp c’è questo percorso.
Nell’arte di Duchamp c’è una parte di provocazione, di andare a mettere in discussione i meccanismi dell’arte. Difatti Duchamp mandò l’orinatoio a un concorso in cui lui era giudice, questo è una critica del sistema dell’arte. Quando lo espose usò lo pseudonimo R. Mutt , e il titolo di Fontana nome che richiama Mutter = madre, facendo pensare che la forma dell’orinatoio ricorda quella di una madre incinta, richiama quindi la maternità. Ha comunque un significato attributo per questo è arte.
Negli anni ’80 il post-moderno è segnato da una grande crescita economica non basata su finanziamenti reali, gli anni del post industriale, ovvero quando i settori economici si spostano dall’industria al terziario, questa è l’epoca dell’effimero, dell’apparire, l’arte del post moderno è un recupero del classico senza significato e vede soprattutto l’arredo e qualche architettura come il palazzo del Lloyd di S. Andrea ma era soprattutto basata su forma e decorazioni di quest’arte basata sull’apparenza quale artista è ancora famoso? Pochissimi, tutti scomparsi alla fine della grande crescita, addirittura ritornati a fare gli idraulici e gli insegnanti. Il valore artistico quindi lo attribuisce la storia, quando vi sono importanti movimenti e artisti, ma anche la storia può cambiare idea. Parlando della metà dell’800 ora si parla degli impressionisti ma all’epoca erano più importanti gli accademici, ora ritornati un po’ in luce, un altro esempio è dato dal futurismo non ben visto fino agli anni ’70 - ’80 per via della sua vicinanza al fascismo.
Molte opere di Duchamp sono scomparse come ad esempio il ready – made rielaborato dello sgabello con ruota di bicicletta. Nella filosofia del ready – made quando mette i baffetti alla Gioconda prende un’opera che quasi simbolo dell’arte per discutere su cos’è l’arte stessa. Aggiunge baffi e pizzetto come quando se lo fa sulle riviste è un modo di disprezzare ma a mille chiavi di lettura, come la leggenda secondo cui sia l’autoritratto di Leonardo, e infine c’è la scritta L.H.O.O.Q. che viene letta in francese “l a chaud au cul” che significa “ella ha caldo al culo”, una frase volgare gratuita che dissacra l’opera d’arte ma che può anche avere un’interpretazione alchemica. Per gli alchimisti infatti che ricercavano la forma pura, la perfezione, il concetto di perfezione era dato dall’ermafrodita, rappresentato in immagini medievali come una donna seduta sul fuoco. Non bisogna quindi pensare che Duchamp prenda solamente tutti in giro, ma inserisce anche contenuti e messaggi.
Altri artisti come Manray utilizzano la fotografia e il cinema e i radiogrammi (sperimentazioni su carta fotografica con impressiona mento senza macchina fotografica ottenendo effetti particolari non controllabili, anche qui importante il concetto di casualità). Manray usa tecniche nuove in termini innovativi, farà anche opere di ready-made rettificato come il ferro da stiro con i chiodi, in cui vi è un annullamento della funzione originale e viene chiamato provocatoriamente dono. Continuerà le sue ricerche artistiche fino al 1966, mentre Duchamp abbandonerà l’arte e si dedicherà agli scacchi, anche se alla sua morte si scoprirà che portò avanti altre ricerche tra cui un vetro ad intarsio (4m x 2m) una scultura di un piatto cubista dove rientrano elementi surrealisti. Particolare anche l’ultima sua opera, una porta vecchia attraverso il cui buco della serratura si può vedere l’immagine di una donna nuda, con chiari richiami alla natura, alla vita, e alla sensualità.
Surrealismo
Il lavoro di Freud colpisce i letterati del tempo, che cercano dei mezzi con cui portare fuori la parte della loro personalità che non può essere guidata razionalmente. Nel primo manifesto del surrealismo si dice che il sonno e il sogno costituiscono una parentesi all’interno dell’attività quotidiana dell’uomo la gran parte della quale l’uomo la trascorre nel sonno e sognando, perciò deve necessariamente esistere un modo affinché si riesca a conciliare questi due momenti. Secondo Breton questo avviene in una realtà assoluta, surreale, con surrealismo un automatismo psichico con il quale esprimiamo il funzionamento reale del pensiero senza l’intercessione della ragione e si fonda sull’idea del gioco disinteressato del pensiero. Si avvicina al dada per la rinuncia del dato estetico e morale e vi è una ricerca del sogno e della sessualità che richiama Freud e la libertà dei pensieri, inteso come un processo automatico che si realizza senza il controllo della ragione e permette che l’inconscio emerga senza i freni inibitori della morale o dell’estetica. Queste sperimentazioni sono caratterizzate dalle tecniche del Frottage (strofinamento), il Grattage (grattamento o raschiamento) e il Collage. L3e sperimentazioni di Max Ernst sono volte a tirar fuori l’irrazionale nell’arte per lui il bello è l’incontro casuale di una macchina per cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio, ovvero l’accoppiamento di due realtà inconciliabili su un piano che non è conveniente per esse. La bellezza surrealista nasce dal trovare due oggetti reali, veri, esistenti che non hanno nulla in comune assieme in uno stesso luogo ugualmente estraneo ad entrambi in una situazione che sorprende nella sua assurdità.
Politicamente il gruppo si avvicinerà a Karl Marx e alla liberà sociale, ed Breton ed altri aderirono al comunismo. Max Ernst , tedesco, studia filosofia prima di dedicarsi all’arte, utilizza tra le sue tecniche il frottage, il grattage e la decalcomania (si ottiene premendo un foglio su un altro precedentemente dipinto o colorato l’immagine che ne risulta è altro da quello di partenza). nel quadro “la pubertà” rappresenta in questa fotografia l’eros che vince ogni ostacolo. Ne “alla prima parola chiara” rappresenta un muro con due aperture da cui sporge una mano che sostiene un frutto legato ad un insetto disegnando una “m” che richiama sia il nome “max” che la parola “mamma” il tutto sovrastato da due carciofi. Ne “la vestizione della sposa” usa il frottage, la testa della donna è una sorta di gufo. A destra in basso vi è una figura ibrida ermafrodita e deforme che porta in se qualità umane, animali ed inanimate. Un servitore per metà uomo e metà uccello assiste alla vestizione tenendo una lancia che data la posizione e l’ordinamento è un chiaro simbolo fallico. La scena viene riprodotta in quadro nel quadro posto in secondo piano. In quest’opera Ernst ha fatto ricorso alla decalcomania in cui il colore si distribuisce in maniera non uniforme e casuale. La difficoltà nel surrealismo sta nell’interpretazione dei simboli.
Joan Mirò
Di origine catalana è l’artista più completo del surrealismo, passerà vari mondi espressivi non legandosi solo a questo movimento. Riuscirà a rendere il sogno e gli aspetti surrealistici in termini astratti. Nel quadro Montroig si notano dei riferimenti naif rappresentando i paesaggi in termini schematici e i colori sono naturalistici sistemando le cose non in termini di prospettiva ma di catalogazione. La serie della Fattoria dove rappresenta una specie di catalogo delle cose che vi sono all’interno di una fattoria, è dipinta con colori legati alla Catalonia.
Più vicino al surrealismo è l’opera “Il Carnevale” in cui i vari simboli e le figure sono trasformate in un mondo zoomorfo e fantastico in cui gli unici riferimenti dello spazio sono dati dalle prospettive della finestra e del tavolo. I segni e i simboli non sono disposti in modo casuale ma segue delle geometrie, evidente anche lo sfondo sessuale. La svolta nella sua ricerca viene poi quando rifiuta di cercare cose belle, nel 1929 realizzerà un collage con elementi puzzolenti. Nel ’33 realizza il quadro “Pittura” copiando un collage formato da una testa di cavallino, un volante e una parte di un motore di automobile, dei regoli, il numero 6 e un vaso di fiori, che nel quadro sono stati tradotti in forme stondate, chiazze cigliate o linee chiuse fluttuanti su un fondo precedentemente preparato.
Nella serie delle “Costellazioni” lo sfondo è dato dalla pulitura dei pennelli su una pagina vuota, non controllando quindi l’effetto realizzato.
La serie “Blu” è la più astratta. In questi quadri degli anni ’60 si nota una monocromia in cui pochi sono gli elementi diversi.
Renè Magritte
E’ un altro astrattista a cui interessa creare situazioni assurde, creando un senso di spaesamento davanti all’immagine e da questo ricavare altri significati, ad esempio ne “L’uso della parola I” parte dalla figura di una pipa simile a quella di un’abacedario, scrivendone sotto “questa non è una pipa” a sottolineare la differenza tra l’oggetto reale e il quadro è solo rappresentazione.
Esistono correnti importanti anche in Russia, dove l’arte viene usata come supporto agli eventi rivoluzionari: il Costruttivismo. Un’artista di questo movimento è Vladimir Tatlin, la sua arte è basata sulla costruzione, un esempio è il monumento alla III Internazionale, Il nome del movimento risale al 1913 e venne usato per definire l’arte di Tatlin che partiva dall’assemblaggio dei materiali e della tecnologia del tempo, e partono dall’idea stessa della rivoluzione. Il contributo artistico alla rivoluzione è il modellino del progetto della III Internazionale in risposta alla Torre Eiffel, una torre di quattrocento e più metri a spirale incurvata basata sull’idea di qualcosa che cresce con alcune forme prime all’interno a formare i piani interni della struttura. La torre doveva essere realizzata in metallo e vetro e le parti interne dovevano ruotare, a causa della arretratezza della industri russa la torre non venne realizzata. Questa architettura partecipa allo spirito cubo-futurista e all’idea della nuova società rivoluzionaria.
Un’altra corrente russa è il suprematismo. La corrente nasce prima della Rivoluzione anche se viene definita in un opuscolo del 1915 di Kazimir Malevič nel quale viene definito il suo percorso artistico con il titolo di “Dal cubismo e futurismo al suprematismo: un nuovo realismo nella pittura”, Intendendo come suprema la sensibilità pura, in cui l’essenza suprema dell’arte non rappresenta più niente, non è oggettiva, non è del mondo sensibile ma è forma pura: la realtà è data del quadro, l’oggetto non è ciò che è rappresentato ma è il quadro stesso. Interessante è la storia di questi artisti, Malevič fu un convinto sostenitore politico, salvo poi trovarsi in una realtà che cambia rapidamente e vede la nascita negli anni ’30 dell’arte di stato, il realismo socialista che cancellerà ogni ricerca di avanguardia. Questa corrente è pura propaganda di regime, gli artisti del suprematismo vi si troveranno male e i movimenti avanguardistici avranno fine nel 1932 a causa dello stato. Un’immagine del ’32 di Malevič colpisce con un volto senza segni che è quasi un autoritratto di come si sente, ha perso la libertà di espressione (“Torso(Prototipo di una nuova immagine)”).
Salvador Dalì
Il suo surrealismo si baserà su l’ambiguità simbologia dei temi trattati e dell’immagini e presenta una componente di follia. Era un personaggio che giocava con la pazzia, in grado di gestire la propria immagine basata su una pazzia esteriore che nasconde il suo lavoro metodico basato sul metodo paranoico critico, ovvero le agitazioni dell’inconscio, la paranoia appunto riescono a prendere forma solo grazie alla razionalizzazione del delirio (momento critico). Dalì ci racconta come queste immagini che lui disegnava nascessero spontaneamente dalla sua mente, passando anche ore a fissare la tela. Dall’inconscio vengono fuori sogni, tabù sessuali (molti quadri possono essere letti come riferimenti all’unica donna della sua vita Gala. Fu molto ricercato anche in vecchiaia e quando aveva ottant’anni fu sua compagna e ispiratrice Amanda Lear), deliri, fobie rappresentandoli sulla tela in immagini molto chiari, quasi iperrealisti che. Evita il grattage. Quanto poi non controllasse le sue immagini non c’è dato a saperlo, comunque ebbe una grande fantasia nel rappresentare figure tra l’uomo, l’animale, l’insetto. A Figeras sopra a Barcellona a confine della Spagna c’è il museo Salvador Dalì dove si possono guardare e scoprire tutti i “giochi” che accompagnavano la sua creatività, ad esempio la sua auto è una sorta di scultura ready-made. Fu un disegnatore di grandissimo talento con un tratto per certi versi ancora accademico. Fu un ammiratore del rinascimento italiano ed era solito ripetere che da chi non vuole imitare nessuno non viene fuori niente. Nel disegno studio per “stipo antropomorfo” si nota la sua bravura nel tratteggio. In “Giraffa infuocata” ritornano l’idea dei cassetti ed è lui stesso a spiegarci cosa significano, dicendo che il corpo umano è pieno di cassetti segreti che solo la psicanalisi è in grado di aprire e che questi cassetti sono spesso pieni delle nostre paranoie e dei nostri tabù, all’artista spetta il compito di frugarvici alla ricerca dell’essenza dell’uomo. Nello studio è particolare il fatto che lei sembra sospesa nel vuoto poiché non vi è uno sfondo definito, ma poi vi è un’apertura con un spazio di città: la realtà che si tiene lontano.
La tematica dei cassetti sarà ripresa anche nella “Venere di Milo a cassetti” in cui i pomelli sono in pelliccia di ermellino. Particolare è anche la sovraposizione di una stanza al ritratto di Mae West, ricostruita nel museo di Figeras. Nel quadro la “Giraffa infuocata” del 1937 si nota il contesto della guerra in corso, nella scena un drappo rosso sembra rappresentare il sangue e la giraffa in fiamme può rappresentare l’allegoria della guerra, in un telegramma Dalì scrive che il quadro ha un carattere profetico, le donne cavallo rappresentano i fiumi materni, (la vita, le radici), la giraffa in fiamme il mostro cosmico apocalittico maschile.
Ne “Costruzione molle con fave bollite: presagio di guerra civile” le forme anatomiche pur essendo naturalistiche furono usate per comporre un essere abominevole e spietato, allegorie della guerra. L’ambiente è realistico con una profondità evidente.
Nel quadro “Apparizione di un volto e di una fruttiera sulla spiaggia” la forma si lega ai sogni e vi sono componenti della sessualità umana, particolare il fatto che può essere interpretato in mille modi.
Nel “Sogno causato dal volo di un’ape” la donna rappresentata è Gala che è l’ingrediente erotico più importante dell’arte di Dalì. Lo spunto è banale: l’artista stava dormendo quando un’ape lo punge. Dalì con l’automatismo cerca di fissare le visioni con cui l’inconscio gli ha comunicato la puntura. Una baionetta appuntita sta per trafiggere il braccio della donna (ma l’arma appuntita è un’evidente simbolo sessuale). La puntura ingigantita dal sogno assume la forma di due tigri che balzano fuori dalle fauci di un pesce scaturita da una melograna spaccata sullo sfondo un elefante dalle gambe scheletrico con un obelisco in groppa che non increspa il mare su cui cammina. Durante la seconda guerra mondiale Dalì è in America continuando a dipingere per pubblicità in modo da guadagnare, tanto che Breton anagrammerà il suo nome in Avida Dollars.
L’arte astratta
E’ un movimento che nasce intorno a Monaco, attraverso un gruppo di artisti chiamato Der Blaue Reite (il cavaliere azzurro) di cui vi facevano parte Vasilij Kandinskij, Alexej von Javlenskij, Marianne von Werefkin, Alfred Kubin, Gabriele Münter e Franz Marc. Questa corrente nasce su una spinta espressionista e all’inizio mostra caratteri legati al Der Brücke di cui Marc è un po’ tramite, con quadri come Kochel: il cimitero e il presbiterio di Kandinskij e “Ritratto del ballerino Alexander Sacharoff” di Alexej von Javlenskij, in cui il segno marcato, i colori e le pennellate dense ricordano l’espressionismo. Nel 1911 questo gruppo prende il nome del cavaliere azzurro, formando una rivista che parlava dell’arte in generale, il nome spiega Kandinskij venne scelto così senza una logica, perché a Kandinskij e Marc piaceva il blu, a Marc i cavalli e a Kandinskij i cavalieri. Il gruppo si mette in rotta con la tradizione e mantiene un distacco con la pittura naturalista. Farà delle mostre tra il 1911 e 1912 a cui partecipò anche Paul Klee e l’ultima mostra venne fatta nel 1914. La rivista pubblicherà opere che andavano dalle stampe popolari russe alle incisioni medievali tedesche, dai dipinti popolari bavaresi su vetro, ai dipinti cinesi e giapponesi, dai disegni infantili a Picasso, dai mosaici veneziani alla scultura gotica, dal El Greco a Matisse, da Gauguin a Kandinskij, da Van Gogh, a Robert Delaunay a Kokoschka, a Kubin a Marc.
Visilij Kandinskij
Diversamente da ciò che si pensa l’arte astratta mantiene un rapporto con la realtà il termine astratto può derivare da abstràhere ovvero trarre via da qualcosa nel senso di abbandonare la nimesis ovvero l’imitazione di un modello e può dare vita alla spiritualità dello stesso o può derivare dalla parola abstràhare nel senso di semplificare. Dato che la musica è l’espressione pura del suono la pittura può essere espressione pura di forma e colori. Trarre via è inteso nel senso della semplificazione in un processo volto a far emergere l’essenza delle cose, mantenendo un legame della realtà come punto di partenza. Kandinskij è di origine russa, ma a Monaco nel museo Lenbachhaus vi è la raccolta del cavaliere azzurro con opere di Kandinskij e Klee. Vasilij nasce a Mosca e studia giurisprudenza, lascerà poi Mosca stabilendosi a Monaco per poi tornare in Russia da famoso dopo la rivoluzione d’ottobre. Grazie al ruolo di primissimo piano che aveva in Russia ottiene il permesso di recarsi in Germania dove diverrà professore del Bauhaus fino alla sua chiusura ad opera dei tedeschi nel ’33. Durante la guerra abbandona la Germania e si reca in Francia dove morirà nel ’44 nella sua residenza di Neuilly-sur-Seine. A Berlino negli archivi del Bauhaus sono custoditi dei disegni in cui vi è la firma dell’allievo e del maestro tra cui Kandinskij. Del 1910 risale il primo acquarello astratto, un quadro che non è un punto di arrivo ma il punto di partenza dell’arte astratta. Vi sono tre gradi di astrazione su cui lavoro Kandinskij, le impressioni, le improvvisazione e le composizioni. I quadri precedenti mostrano un fortissimo sapore russo, dipinti con una tecnica simile alle macchie quasi divisionista e un po’ espressionista nei colori. “La varietà della vita” è un quadro che ci fa capire le sue origini pittoriche. Il quadro “Murnau. Paesaggio estivo” vede la campagna da un aspetto espressionista. Alla fine della sua opera “lo spirituale nell’arte” ci descrive la differenza tra le impressioni, le improvvisazioni e le composizioni. Le impressioni sono date dalla natura esteriore, riportata in forma grafica pittorica e chiara. Le espressioni soprattutto inconsapevoli ed improvvise di eventi mentali e quindi impressioni della natura interiore vengono chiamate improvvisazioni. Le espressioni che hanno la stessa genesi ma che dopo i primi abbozzi vengono esaminate e rielaborate a lungo sono chiamate composizioni. Qui è fondamentale la ragione e la consapevolezza, l’intenzionalità e lo scopo. Queste composizioni però non obbediscono al calcolo ma al sentimento. Quindi vi è una differenza data dal tempo e dal coinvolgimento dell’artista, le impressioni mantengono un legame forte con la realtà, le improvvisazioni sono ancora riconoscibili, le composizioni sono totalmente distaccate dalla riconoscibilità. Questi quadri sono numerati e hanno sottotitoli. Vi sono 6 impressioni, 36 improvvisazioni e 10 composizioni. Il legame con la musica è costante. Dopo il Bauhaus e il libro “Punto linea nel piano” del ’26 i suoi quadri diventano più geometrici e farà una serie di studi legati al valore dei colori nei termini di profondità dello stato d’animo e della forma rispetto al significato. Nella sua ultima pittura ritorna a forme organiche quasi amediche.
Paul Klee
Partecipa presto al cavaliere azzurro e resterà sempre legato alla realtà nel quadro “Föhn nel giardino di Marc” fatto nel 1915 si nota come trasformi la realtà in rombi dalle diverse colorazioni in acquarello richiamando ancora l’aspetto naturalistico. Anche più avanti con “Fuoco nella sera” nonostante la grande geometrizzazione del quadro manterrà questo legame, in questo quadro vi è uno studio di contrasti fra colori anche nel Bauhaus. Ne “Fuoco nella sera” i colori sono d’ispirazione africana cercando di rendere l’atmosfera, il colore la luce il suono dell’Africa. In tutti i quadri spesso è riconoscibile qualcosa di reale e il suo più grande pregio è quello di rendere la luce e il colore.
Piet Mondrian
Pittore olandese, è interessante per il suo percorso dal punto di vista formativo e artistico, vi sono sue opere che appartengono al naturalismo olandese, poi assume un carattere divisionista trasformandosi nei colori primari. Caratteristico del suo percorso sono la serie dei “Alberi”. Per capire la sua arte bisogna tener presente che aderisce alla teosofia mantenendo una forte componente spirituale nonostante le sue ultime elaborazioni sembrino totalmente razionali e matematiche. La teosofia era una società che riteneva che tutte le religioni derivino da un’unica vera divinità conosciuta solo da alcuni grandi iniziati e di cui, nel corso dei secoli sono state divulgate alcune parziali idee. In base a queste credenze il fine dell’uomo è di ricongiungersi con l’Uno dal quale deriva lo stesso Creatore che ha dato origine all’Universo.
Nel “Mulino” nel 1907 si notano le caratteristiche del naturalismo olandese accademico e romantico, ma già in quello del 1908 si hanno dei colori tendenti all’espressionismo e pennellate che ricordano il divisionismo. La serie degli “Alberi” è rappresentativa del suo percorso poiché racchiude lo stesso soggetto decritto tra il 1908 e il 1912. L’albero del 1908 è il quadro di forte espressione che rimanda a Van Gogh, quello del 1909/10 porta già dei rami lineari, una ricerca della forma ed i colori sono dati a tasselli perdendo il valore espressivo; nell’ albero del 1911 compaiono dei tasselli e lo spazio intorno si trasforma in prismi-cubisti. Negli ultimi due del 1912 si ha la disgregazione di cubismo per forme più curve fino ad un’ultima scomposizione. Questa rappresentazione immutabile rispetto all’oggetto riesce a rappresentare l’essenza stessa dell’albero.
Incontrerà Theo van Doisburg fondando nel 1917 una nuova forma espressiva il “De stijl”, ovvero il neo-plasticismo scrivendo assieme a Gerrit Thomas Lietveld il manifesto del movimento, dicendo che le forme e i colori naturali evocano stati d’animo soggettivi che oscurano la realtà pura e quindi per creare questa è necessario ricondurre le forme a elementi costanti nella forma e i colori primari. Si nota in questo la caratteristica teosofica di ricercare qualcosa di universale, un’arte assoluta. Vuole costruire una realtà autonoma per ricavare l’essenza della realtà fatta di colori e forme essenziali. L’artista deve quindi eliminare il suo intervento soggettivo, agendo attraverso linee rette e tinte piatte usando solo i tre colori primari, evitando qualsiasi emozione. Come le icone danno l’idea dell’infinito poiché non hanno una cornice, i quadri di Mondrian vedono delle linee tagliate così da dare il senso di essere parte di un quadro più grande. La sua ultima fase lo vede negli anni ’40 in America dove i quadri si colorano di più, ad esempio il quadro “boogie-woogie” che si ispira alla musica e alla vita commerciale di New York.
Architettura
Dopo la prima guerra mondiale siamo nella fase della ricostruzione d’Europa non solo pratica ma sociale, e anche l’arte e l’architettura sono in rinnovamento. Si cerca di cancellare le idee innovative che avevano portato alla guerra. L’art-nouveau aveva perso la sua spinta iniziale divenendo qualcosa di ripetitivo e di gran pregio. Già Behrens nel 1908 anticiperà quello che sarà il razionalismo che vedrà un altro cardine nella figura di Adolf Loos, il quale nella sua espressione idealista aveva cercato di arrivare ad un’architettura pura, basata sulla funzione (vedi libro architettura pag. 48 e 51). Le esperienze degli anni’20 partono dai concetti di funzionalità e vede un esempio nella federazione tedesca del lavoro che si impegnava a sanare la frattura fra arte, artigianato ed industria, in un concetto legato alla precedente art-nouveau.
Behrens è il simbolo di questa architettura che è anche “impressionante”, infatti utilizza vetro ed acciaio per costruire grandi spazi ripuliti da ogni decoro mantenendo però un aspetto monumentale, ad esempio nella fabbrica di turbine Aeg di Berlino le da un effetto quasi da tempio, dando valore all’importanza dell’industria, sottolineandone l’importanza economica. Il suo linguaggio verrà poi ripulito senza un’unità di linguaggio, ma basata sulla funzionalità. La forma è dettata dalle funzioni a cui gli spazi sono destinati. Nel razionalismo vi sono in più linearità, pulizia e semplicità nelle forme, studio standardizzato e l’utilizzo di prefabbricati.
Gli esponenti del razionalismo:
L’architettura degli ingegneri
In precedenza la seconda rivoluzione industriale portò ad una produzione di materiali nuovi in grandi quantità e dimensioni. In quell’epoca gli architetti non guardavano molto questi materiali ricercando ancora gli stili, difatti nella seconda metà dell’800 ‘architettura va sotto il nome di eclettismo o storicismo uno stile che mescola e riprende stili passati (in via Roma vi sono esempi di neo-gotico, in Piazza Sant’Antonio su via XXX Ottobre vi sono due palazzi uno in stile toscano del 400 e uno del 500), mentre i materiali permetterebbero ricerche diverse. Chi si discosterà dalla ricerca di stile sono gli ingegneri dando al via a quella architettura detta degli ingegneri che utilizzavano i nuovi materiali e forme coerenti ad essi, come il palazzo di cristallo di Paxton, la torre Eiffel e una serie di stazioni di Budapest costruite da Gustave Alexander Eiffel cercando forme autonome dell’eclettismo ed espressione delle nuove tecnologie. La torre Eiffel fu uno scandalo e vennero aggiunti gli archi alla base per dare un senso visivo di maggior stabilità.
Fonte: http://mirwen.altervista.org/file/appunti/dada.doc
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