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IL DECADENTISMO
Il termine che designa il periodo della storia e della cultura francese che va dal 1890 al 1945 è Decadentismo, dal nome di un giornale francese Le Decadent, pubblicato intorno al 1880.Successivamente, nel 1886, appare un'altra rivista dello stesso nome, quella dei simbolisti, un'elaborazione poetica all'interno del gruppo dei decadenti. Inizialmente la definizione di Decadentismo viene data da coloro che si oppongono al clima "decadente" della Francia di questi anni, solcata dalla cosiddetta crisi del secondo Impero, e che ha il suo culmine con la sconfitta di Sedan da parte dell'esercito prussiano e nella breve esperienza della comune parigina. E' una crisi politica e una crisi di valori e gli intellettuali erano accusati di essere troppo raffinati, di essere chiusi nella bellezza dell'arte e di coltivare un gusto letterario definito decadente. In seguito essi stessi si appropriarono del termine e lo considerarono come la migliore definizione della loro situazione di disadattamento nella società borghese, di cui non condividono più i valori. Questa caratteristica avvicina il Decadentismo al movimento letterario della Scapigliatura, che però si afferma in un clima più arretrato ed è ancora profondamente legato al clima ottocentesco. Il clima decadente si estende dalla Francia alle principali nazioni europee, segnando il passaggio dal Naturalismo alla cultura novecentesca. Nell'arco di tempo molto lungo individuato con il termine Decadentismo, l'esperienza delle due guerre mondiali e dei governi autoritari determinano orientamenti diversi all'interno di questo clima culturale.
-Critica al Positivismo
Uno dei tratti che caratterizza soprattutto l'inizio del periodo è la critica alla filosofia del positivismo, e la constatazione del fallimenti del mito della scienza. Questa affermazione può sorprendere quando si pensa alle numerose conquiste scientifiche dei primi anni del '900, l'evoluzione scientifica infatti non si arresta ma viene meno la fiducia incrollabile nelle possibilità illimitate della scienziati positivisti ritengono che con la scienza si possa elevare il tenore di vita del ceto borghese e di tutte le altre classi, che si possono risolvere i conflitti sociali e liberare l'uomo da tutte le sue angosce, dal dolore e da ogni forma di ingiustizia sociale. Anche le crisi delineatesi nello sviluppo industriale potevano essere superate, perché si trattava solo di problemi di crescita. Queste previsioni vengono smentite dalla radicalizzazione dei conflitti sociali e dal proletariato, che diventa un soggetto politico, organizzato in partiti, che chiede una legislazione sociale carente in molti paesi. La borghesia, in fase di espansione, aveva individuato nel positivismo l'espressione che meglio la rappresentava, ora risponde invece con soluzioni più autoritarie ai conflitti sociali. Si rimprovera al Positivismo di aver creduto di poter fare a meno della metafisica e di aver ritenuto che la sperimentazione sui fatti potesse costituire un criterio di interpretazione complessiva della realtà.Si sostiene che vi siano invece molte zone "scure" dell'animo umano che la scienza non può spiegare e quindi al razionalismo si oppone lo spiritualismo. Da un principio di oggettività , da una concezione secondo la quale la realtà può essere rappresentata oggettivamente, si passa al soggettivismo. Si ritiene che non esista una oggettiva ma tante realtà/verità quante sono gli individui. Nella letteratura il cento di interesse si sposta dall'analisi dei meccanismi sociali all'introspezione, all'analisi dell'Io. Sono temi già presenti nella letteratura romantica, quello dell'altrove, che sta oltre la realtà sensibile e la dimensione quotidiana della realtà, del sogno, del mito, del viaggio come esperienza che l'uomo compie dentro di se.Questi temi romantici ritornano con forza nel primo '900 e hanno molta importanza nelle nuove scienze, come la psicoanalisi (vedi Freud) e l'antropologia sociale. Alcuni critici limitano il movimento del decadentismo ai primi del '900, altri lo estendono fino al 1945. Ciò che comunque accomuna tutta la cultura di questo periodo, da Svevo e Pirandello ai movimenti dei Futuristi e dei Crepuscolari, è la matrice antipositivista. I simbolisti hanno una concezione della poesia come attività autonoma. Il poeta è in contrasto con la società borghese mercificata, che considera superflua la cultura. L'arte reagisce affermando la propria autonomia, non ponendosi più al servizio della realtà o partecipe di un progetto socio-politico ma riconoscendo la propria solitudine. Questa è una tematica esistenziale, che non a caso emerge in un periodo di crisi della società da cui il poeta prende le distanze, non più solidale con i valori borghesi.
-Ragione e intuizione
Nella letteratura naturalistica lo strumento privilegiato con cui lo scrittore si accosta alla materia è la ragione, che fornisce un'interpretazione logica ed oggettiva dei fatti, permettendo di stabilire nessi di causa-effetto. Nella letteratura decadente invece lo strumento privilegiato per studiare la realtà sfuggente, misteriosa e sconosciuta è l'intuizione, che differisce dalla ragione soprattutto per la forte componente soggettiva. Si suole ritenere che la ragione possa essere insegnata, perché è uno strumento di indagine universale, mentre si può solo affinare la propria sensibilità ed acquisire un approccio verso la realtà che prepari all'intuizione. La ragione è associata al metodo e tende a stabilire rapporti causa-effetto governati dal principio della razionalità.L'intuizione stabilisce invece rapporti tra cose distanti fra loro, senza seguire una concatenazione logica, attraverso l'illuminazione, saltando i passaggi, cogliendo con rapidità e verità. Queste differenze fra l'intuizione e la ragione implicano una serie di conseguenze nella letteratura: quella ottocentesca, sia essa romantica o naturalistica, ha una tradizione riconducibile alla letteratura didattica, o rivendica alla letteratura una funzione conoscitiva. Nascono nell'800 generi come il romanzo storico, i cui il lettore può imparare dalla storia.Anche se con Verga il canone è quello dell’impersonalità rimane la convinzione che la letteratura possa essere uno strumento di conoscenza della realtà benché non sia direttamente didattica. Quella decadente invece è la rappresentazione di una esperienza individuale, rappresenta un percorso di ricerca interiore che può essere comunicabile solo a chi ha vissuto simili esperienze. Più tardi si arriva a negare alla poesia la possibilità di poter offrire una chiave di interpretazione della realtà.Alla concezione di Poeta-Vate (sapiente), che in Italia si afferma con Foscolo, Carducci e che è legata alla poesia patriottica e alla figura del poeta-guida del popolo, si contrappone il rifiuto della funzione di guida del poeta e la figura del poeta-veggente, teorizzato dal simbolista francese Rimbaud nel so saggio.Questa figura conosce i rapporti segreti fra le cose, si addentra nella realtà e coglie le "illuminazioni", squarci di realtà.
In Italia il Decadentismo ha come principali interpreti Pascoli e D'Annunzio.
Fonte: http://www.storiadilioni.it/angolo%20dello%20studente/TEMI%20SVOLTI/IL%20DECADENTISMO.doc
Sito web da visitare: http://www.storiadilioni.it
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