Decadentismo movimento letterario e culturale

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Decadentismo movimento letterario e culturale

IL DECADENTISMO
DOVE E QUANDO
Il Decadentismo (movimento letterario con un preciso programma culturale espresso esplicitamente da manifesti ed organi di stampa) è quello che nacque e fiorì in Francia e si sviluppò in Europa nell’ultimo ventennio del diciannovesimo secolo. Per "età del Decadentismo" si intende il periodo che va dagli ultimi anni dell'Ottocento allo scoppio della prima guerra mondiale.
Il Decadentismo rappresenta una reazione decisa agli aspetti ideologici, morali e letterari del Positivismo. Fu l'esasperazione di una delle due tendenze del Romanticismo, quella rivolta alla contemplazione di un mondo di mistero e di sogno, all'espressione di un soggettivismo estremo, mentre il Realismo e il Verismo ne avevano sviluppato la tendenza oggettiva. Il primo interprete della nuova sensibilità poetica è Charles Baudelaire (1821-1867).
CARATTERISTICHE
Lo stato d’animo del poeta decadente è infatti caratterizzato dal

  • taedium vitae (tedio della vita)
  •  dallo spleen (Spleen è una parola inglese che sta a significare un particolare stato d’animo fatto di tristezza, di disperazione, d’angoscia esistenziale, di incapacità a stabilire un rapporto con il prossimo e a vivere la realtà presente)
  • dal senso del vuoto e del nulla
  • da un cupio dissolvi (desiderio di autodistruzione).

Il termine "decadente" ebbe, in origine, un senso negativo; fu infatti rivolto contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi di valori di fine Ottocento, sconvolto dalla rivoluzione industriale, dai conflitti di classe, da un progressivo scatenarsi degli imperialismi, dal decadere dei più nobili ideali romantici. Questi poeti avvertirono il fallimento del sogno più ambizioso del Positivismo: la persuasione che la scienza, distruggendo le "superstizioni" religiose, sarebbe riuscita a dare una spiegazione razionale ed esauriente del mistero della vita e avrebbe posto i fondamenti di una migliore convivenza degli uomini.

Due sono gli aspetti fondamentali della spiritualità decadentista: il sentimento della realtà come mistero e la scoperta di una nuova dimensione nello spirito umano, quella cioè, dell'inconscio, dell'istinto, concepita come anteriore e sostanzialmente superiore alla razionalità. La nuova spiritualità si riallaccia a due motivi essenziali del Romanticismo: il sentimento ossessivo del mistero e l'irrazionalismo. La ragione è decisamente ripudiata non più in nome del sentimento, ma del disfrenarsi delle forze oscure del subcosciente.
Caro Amza dai piedi alati, se la conoscenza è data dall’inconscio e dall’irrazionale ne deriva che gli strumenti per conoscere sono:

  • la malattia
  • la follia
  • il sogno
  • l’allucinazione

questi stati di alterazione, sottraendosi al controllo limitante e paralizzante della ragione, aprono al nostro sguardo interiore prospettive ignote, permettono di vedere il mistero, la verità che è al di là delle cose.
Studente Amza, se ne deduce che il poeta può aiutarsi chimicamente per arrivare alla conoscenza.
Cosa intendo dire?
Uno sportivo scarso cosa fa per migliorare le proprie prestazioni? Usa il doping; il poeta decadente usa:

    • alcool
    •  hashish
    •  oppio
    • morfina

NB: il ricorso a questi strumenti esecrabili ed illegali (come lo è il doping), per il poeta decadente divenivano un elemento distintivo, un vanto da manifestare e non nascondere. Il Decadente sostiene che l’uso di sostanze stupefacenti potenzia all’infinito le facoltà umane, sottraendole allo squallido meccanismo delle abitudini quotidiane e ai vincoli mortificanti della ragione, accresce a dismisura le facoltà conoscitive, fornisce stimoli inauditi alla creazione artistica.
(PS: Ovviamente, noi, tu, io...sappiamo che ciò non è vero).

LA POETICA DEL DECADENTISMO
Ammessa l'impossibilità di conoscere la realtà vera mediante l'esperienza, la ragione, la scienza, il decadente pensa che soltanto la poesia, per il suo carattere di intuizione irrazionale e immediata, possa attingere il mistero, esprimere le rivelazioni dell'ignoto. Essa diviene dunque la più alta forma di conoscenza, l'atto vitale più importante; deve cogliere le arcane analogie che legano le cose, scoprire la realtà che si nasconde dietro le loro effimere apparenze, esprimere i presentimenti che affiorano dal fondo dell'anima. Per questo è concepita come pura illuminazione. Non rappresenta più immagini o sentimenti concreti, rinuncia al racconto, alla proclamazione di ideali; la parola non è usata come elemento del discorso logico, ma per l'impressione intima che suscita, per la sua virtù evocativa e suggestiva. Nasce così la poesia del frammento rapido e illuminante, denso, spesso, di una molteplicità di significati simbolici.
La nuova poesia non si rivolge all'intelletto o al sentimento del lettore, ma alla profondità del suo inconscio, lo invita non a una lettura, ma a una partecipazione vitale immediata. Essa si propone di darci una consapevolezza più profonda del mistero. Da questi principi sono nate molte mode letterarie e anche di costume, a cominciare dal simbolismo (rappresentato, ad esempio, dal Pascoli, espressione più conseguente e radicale della nuova poetica), per continuare con l'estetismo (rappresentato, ad esempio, dal D'Annunzio); difatti il decadentismo ha aspirazioni aristocratiche, che si esprimono nel gusto estetizzante.
Sul piano artistico l'estetismo si traduce nella ricerca di raffinatezza esasperata ed estenuata. L'idea della superiorità assoluta dell'esperienza estetica induce l'artista a tentare di trasformare la vita stessa in opera d'arte, dedicandosi al culto della bellezza in assoluta libertà materiale e spirituale, in polemica contrapposizione con la volgarità del mondo borghese La svalutazione della moralità e della razionalità, portarono, tra l'altro, ai vari miti del superuomo.
Uno dei principali caratteri del Decadentismo fu poi il mito dell’estetismo. Lo scrittore che prima lo interpretò fu Joris-Karl Huysmans con il romanzo “Á rebours” (Controcorrente) del 1884. Il protagonista, Des Esseintes, è l’ultimo discendente di una ricca famiglia; egli tenta di vincere la noia della sua vita cercando varie esperienze finché non si ritira a vivere in una sua villa fuori Parigi. Lì attua il suo progetto di un’esistenza controcorrente, fondata cioè su valori contrari a quelli della morale comune. Nello stesso tempo egli coltiva i suoi interessi culturali che vanno dalla poesia, alla musica, alla pittura in una mescolanza di sacro e di profano. A questo personaggio pertanto, che riscosse un certo successo letterario, si ispirarono sia il nostro D’Annunzio nella stesura de “Il Piacere”, sia O. Wilde per il suo “Ritratto di Dorian Gray”.
    
DECADENTISMO, ROMANTICISMO, NATURALISMO 
    Ora questa corrente letteraria rimarrebbe per noi incomprensibile se non la collegassimo alla crisi del Positivismo, con il conseguente affermarsi di dottrine irrazionalistiche, e all’esaurirsi dell’esperienza naturalistica ad esso collegata.
Decadentismo = Romanticismo
Il Decadentismo rivela più di un legame con il primo Romanticismo al punto che si potrebbe addirittura parlare di una nuova fase del Romanticismo stesso. Gli aspetti salienti del Decadentismo infatti si individuano rispetto al Romanticismo più come svolgimenti, accentuazioni, esasperazioni, che come novità assolute. Il Decadentismo infatti sviluppò il filone dell’irrazionalismo romantico, riprese l’atteggiamento di rifiuto della realtà e della fuga verso altri luoghi, ma nello stesso tempo il poeta decadente assunse atteggiamenti che molto lo differenziano dal poeta romantico.
Decadentismo vs (diverso) romanticismo
Il Romanticismo aveva reagito alle sue delusioni assumendo atteggiamenti titanici, esprimendo una volontà di lotta; il poeta decadente invece fu vittima di un languore che lo privò di ogni energia e di ogni combattività; egli piuttosto che tendere ad un’opera di costruzione nella società, come avevano tentato i romantici, si lasciò vincere da un senso di smarrimento, di disfacimento che tutto coinvolse e tale da inibire ogni suo slancio. Il poeta romantico era vissuto e aveva lottato per i suoi ideali; il poeta decadente non ebbe più ideali, non ebbe più la forza e l’energia necessarie per aderire ad un ideale, conseguentemente rifiutò ogni impegno (Amza, poi vedremo che questo è vero solo in parte). Il suo pessimismo fu più radicale e lo spinse a chiudersi in se stesso e a rifugiarsi nell’unico valore della poesia. Di qui poi anche le diverse scelte tecnico stilistiche dei poeti decadenti rispetto ai romantici.
Decadentismo vs Naturalismo/Verismo    
E’ opportuno ricordare che il Decadentismo non va inteso come un momento culturale che succede al Naturalismo/Verismo.
Decadentismo e Naturalismo/Verismo sono due fenomeni letterari coevi (contemporanei) con la sola differenza che, mentre il secondo andò progressivamente esaurendosi alla fine del 900, il primo si diffuse sempre di più fino ad arrivare agli inizi della Prima Guerra Mondiale. Nella Parigi in cui nascevano le riviste del Decadentismo, come Le décadent, Le chat noir, Lutèce e nella quale passeggiavano Verlaine, Rimbaud, Mallarmé, erano ancora in auge (erano ancora famosi e seguiti) Zola, Maupassant, Daudet. D’altra parte nella storia dei singoli artisti ci sono talora dei cambiamenti di rotta che li portarono da un campo all’altro. Così Huysmans aveva esordito come seguace di Zola e aveva partecipato alla elaborazione del manifesto del Naturalismo costituito dalle “Serate di Medan”. Zola di converso finì con l’assorbire dei decadenti il vitalismo panico, la tendenza a costruire complesse simbologie, il compiacimento per atmosfere malate, torbide e perverse. Non si può pertanto dire che il Decadentismo sia stato il prodotto di una situazione storica diversa rispetto al Naturalismo. Ma certo porse l’orecchio agli sviluppi del pensiero filosofico più di quanto non fecero i naturalisti.
CARATTERISTICHE FORMALI DEL DECADENTISMO
Sul terreno della poetica e dello stile si diffuse l’uso

  • del simbolismo (valore soggettivo della parola, la parola diventa il simbolo di qualcos’altro)
  • delle sinestesie ('accostamento di due termini appartenenti a due piani sensoriali diversi; per es.: silenzio verde, odorino amaro, vedo l’odore della linea di meta)
  • delle onomatopee (boom, patatrac, clap-clap)
  • la poesia tese sempre più verso il frammentismo (versi brevi, progressivamente scomparvero anche le strutture sintattiche e la punteggiatura)
  • la poesia adottò versi liberi in schemi liberi, rime occasionali, abbandonandosi al flusso delle immagini evocato dalla parola e alla sonorità dei versi.. La poesia divenne ermetica.

 MARXISMO E DECADENTISMO DI FRONTE ALLA SOCIETÀ BORGHESE
Quest'arte da iniziati è la conseguenza di un distacco dell'artista dalla società in cui vive, di un consapevole distacco, in quanto rifiuto e ribellione alle sue norme e ai suoi valori. L'intellettuale sente svuotarsi il proprio ruolo, di fronte alla prepotente ascesa della borghesia.
La società cui il decadentismo si oppone, è la società industriale, nel compimento della sua prima rivoluzione. Gli aspetti inumani, la logica del profitto, l'alienazione di tale società erano già state messe in evidenza, almeno sul piano filosofico-politico, da Marx e Engels, che da tale analisi arrivavano a formulare la necessità e le tecniche di una lotta per il ribaltamento e per l'edificazione di una nuova società.
La motivazione degli artisti decadenti è diversa; al contrario di Marx e di Engels, le loro motivazioni di contrasto non sono politico-filosofiche, quanto estetiche. Se Marx ricusa lo sfruttamento e la riduzione dell'uomo a cosa, gli artisti decadenti attaccano la volgarità, il cattivo gusto borghese, i suoi angusti orizzonti, che non vedono altro che il guadagno e, se sfiorano l'arte, la concepiscono in maniera superficiale.
Le differenti motivazioni portano a conclusioni antitetiche: politico-sociali, con l'organizzazione della lotta proletaria, per Marx e per Engels, estetiche nel caso degli artisti con la fuga in un artificioso mondo di bellezza, ossia in quell'atteggiamento artistico ed esistenziale denominato "estetismo" .

IL SUPEROMISMO DI NIETZSCHE
La filosofia di Nietzsche si inserisce, come gli atteggiamenti decadenti esaminati, nel più vasto movimento di reazione antipositivistica e di polemica contro la tirannia della ragione scientifica.
Contro l'angusto conformismo dei principi democratico-egualitari e contro la banale fiducia nel progresso che avviliscono le più vive componenti della personalità umana e livellano tutti, Nietzsche innalza con accenti lirici la sua protesta esaltando invece la forza, l'amore sessuale, la gioia di vivere e , all'apice di tutto, lo spirito agonistico e la volontà di potenza. Sono queste le precipue componenti di quello che egli chiama "lo spirito dionisiaco".
Il momento dionisiaco si realizzerà nel superuomo che, vanificando ogni remora e condizionamento, realizzerà pienamente un nuovo esemplare di umanità, al di là della morale comune con i suoi concetti di bene e di male, di pietà per i falliti e per i deboli, destinati in questa lotta a soccombere.
La quale morale comune, poi, per Nietzsche, non è che una forma di mascheramento, di menzogna, di falsa coscienza, che presenta come valori morali, chiamandoli pietà e altruismo, la debolezza e l'affievolirsi della gioia dionisiaca del vivere. Si tratta secondo Nietzsche dei frutti avvelenati prodotti dalla predicazione cristiana.
La posizione del filosofo tedesco è apertamente antidemocratica. La polemica contro il livellamento democratico e il conseguente culto per l'uomo d'eccezione, porta ad auspicare l'avvento di un governo forte, di una politica di acceso nazionalismo.
Nietzsche introduce poi nuovi motivi nel decadentismo e cioè l'attivismo, il vitalismo, la ricerca del rischio e dell'esperienza di vita al di là del bene e del male. A prima vista sembra trattarsi di una contraddizione con quegli aspetti del decadentismo già trattati e in parte lo è, ma medesima è la radice, il punto di partenza: il distacco dell'artista dalla società, la sua solitudine che, disprezzando gli altri, o si incupisce nella disperazione  o si esalta nella sperimentazione di una vita ferina e faunesca.
ESTETISMO
l’esteta è colui che assume  come principio regolatore della sua vita NON:

  • i valori morali
  • il bene/il male
  • il giusto/l’ingiusto

MA SOLTANTO:

  • il bello
  • e solo in base a questo giudica la realtà

L’esteta decadente si colloca al di là della morale comune, in una sfera di eccezionalità rispetto agli uomini mediocri.
Durante il Decadentismo ESTETISMO e SUPEROMISMO si fondono.
Ricorda, Amza, che il Decadentismo non è soltanto questa tendenza estetica-superomistica che caratterizza gran parte della produzione letteraria di Gabriele D’annunzio, ma anche la tendenza poetica di Pascoli che invece va alla ricerca delle cose semplici, del nido familiare e del fanciullino.
In conclusione: Pascoli e D’annunzio sono due decadenti che affrontano la crisi dell’epoca in due modi diversi. Il superomismo e il fanciullino sono 2 diversi modi di difendersi da una società di cui non ci si sente parte e che non riconosce l’importanza del poeta. Il poeta reagisce allontanandosi dalla massa: Pascoli si chiude nel nido familiare, D’annunzio in una vita aristocratica ed inimitabile.

 

Fonte: http://tristescuola3.myblog.it/media/02/02/3632949588.doc

Sito web da visitare: http://tristescuola3.myblog.it

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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