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Data |
Titolo |
Contenuti |
Dal 1919 al 1929 |
Trasformazione sociale |
Il primo conflitto mondiale agì come acceleratore dei fenomeni sociali, perché mancandoci la maggior parte della manodopera maschile, le donne ed i giovani(che non avevano ancora l’età di leva) cominciarono a lavorare nelle fabbriche e sempre più nei campi. Questo nuovo stile di vita faceva venir meno la struttura tradizionale della famiglia patriarcale: le donne si resero sempre più indipendenti dagli uomini ed i figli dai padri. Si andò incontro ad una sempre maggior emancipazione femminile: Inghilterra, Germania, Stati Uniti, poco dopo la fine del conflitto, introdussero per primi il diritto di voto alle donne(in successione 1918-1919-1920). |
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La mentalità combattentistica |
Nel dopoguerra, il primo problema che le classi dirigenti si trovarono ad affrontare fu il reinserimento dei reduci, i quali, o almeno la maggior parte, trovarono grandi difficoltà nel riprendere le occupazioni o gli studi lasciati tempo prima. A questo punto nacque una <mentalità combattentistica>, ovvero i reduci si raggruppavano(in vari Paesi) in associazioni di ex-combattenti, pronti a difendere la memoria dei caduti, i loro valori ed interessi. I governanti, allora, promisero: assicurazioni, pensioni per gli invalidi, ma a causa della grave crisi che attraversava l’Europa, non poterono mantenere tutte le promesse. Il risentimento verso i diritti promessi, fu una delle cause dei fermenti sociali post- bellici. |
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La massificazione della politica |
Ma le inquietudini degli ex-combattenti erano solo un frammento dei fermenti sociali. Perché la guerra aveva messo in evidenza il fatto che per far valere i propri diritti, gli uomini dovevano associarsi in gruppi numerosi. Così i sindacati ed i partiti videro aumentare i loro iscritti e le loro organizzazioni interne, divennero più complesse. Persero dunque di importanza le attività dei regimi liberali; ma acquistarono maggior peso le manifestazioni politiche alle quali partecipavano direttamente tutti i cittadini animati da un bisogno di una società più giusta e di un ordine politico e sociale diverso da quello che aveva portato alla guerra. |
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Ricerca di un ordine nuovo |
Un ordine nuovo era comune alla maggior parte degli europei e molte, a volte diverse e contrastanti, erano le proposte. Per una minoranza l’<ordine nuovo> era quello che stava attuando la Russia. Numerosi, invece, erano coloro che aspiravano alla pace, alla giustizia sociale: ad una società più equa e democratica, sul progetto wilsoniano. |
Conseguenze economiche
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Dissesto finanziario e inflazione |
Per far fronte alle enormi spese di guerra, i governi furono costretti ad aumentare le tasse e non solo: molti, ad esempio, fecero appello al patriottismo dei risparmiatori; l’unica conseguenza fu l’allargamento del debito pubblico. Non solo, i paesi in guerra contrassero debiti anche con i paesi alleati, primi fra tutti gli Stati Uniti, i quali dalla Prima Guerra mondiale trassero dei profitti: furono gli unici a non risentire della crisi economica. Comunque né le tasse né i debiti, furono sufficienti a sostenere la guerra, così i governi provvidero a quest’esigenza stampando carta moneta in eccesso, andando contro ad un’inflazione mai vista in Occidente. Infatti i Paesi come la Francia. l’Italia, la Germania e l’Inghilterra, videro aumentare i prezzi e ci fu uno sconvolgimento sociale. |
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Nazionalismo economico e protezionismo |
Oltre all’inflazione i governi dovettero far fronte anche al passaggio da un’economia di guerra ad una di pace; ma la mancanza sul mercato, per quattro anni, dei Paesi europei aveva fatto si che altri Stati emergessero. Stati Uniti e Giappone aumentarono le loro esportazioni, Argentina, Brasile, Australia, Canada e Sud Africa si resero più indipendenti dal vecchio continente grazie ad una propria produzione industriale. Gran Bretagna e Francia persero molti dei loro partner commerciali. Anzi che andare verso una piena libertà di mercato, auspicata da Wilson, si tornò ad un nazionalismo e ad un protezionismo doganale per i nuovi Stati. |
Dal 1920 al 1922 |
Il sostegno dello Stato |
All’interno di ogni singolo paese fu impossibile riuscire a ristabilizzare un’economia di mercato, così rimasero molti apparati burocratici che si occupavano delle più svariate mansioni. Ma grazie al sostegno dello Stato , che mise dazi protettivi che servivano a far aumentare la richiesta del cittadino di un dato prodotto, il quale importato da un altro Paese risultava più caro grazie al dazio,si riuscì a mantenere in alcuni casi, ad aumentare il livello produttivo delle industrie. Ma questa stabilità durò solo due anni e fu seguita da una crisi depressiva. La ripresa si ebbe intorno al 1925, coincidente con la provvisoria riparazione tedesca. |
Biennio rosso in Europa
Dal 1918 al 1920 |
Lotte operaie |
Tra il 1918 e il 1920 le masse operaie furono le protagoniste di un grande fermento politico-sociale: i partiti socialisti ebbero più iscritti e i lavoratori organizzati in sindacati, grazie alle loro agitazioni, riuscirono a far diminuire le ore di lavoro degli operai ad 8 ore giornaliere a parità di salario. Ma le rivendicazioni sindacali furono solo una parte di questi fermenti: gli operai manifestavano aspirazioni più radicali che andavano ad attaccare direttamente il potere. Su modello dei soviet russi, si formarono dappertutto consigli operai, che si proponevano come rappresentanti diretti del proletariato e come un nuovo organo della futura società socialista . |
dal 1919 al 1920 |
Divisioni del movimento operaio |
L’ondata rossa del 1919-1920 fu di intensità diversa a seconda del Paese. Gli Stati vincitori: Francia e Gran Bretagna,riuscirono a dominare il movimento operaio; mentre in Germania, Austria e Ungheria, le tensioni sociali e la sconfitta misero le basi per una sommossa operaia subito stroncata. |
Rivoluzione e reazione
1919 |
Socialisti al governo in Germania |
La rottura fra socialdemocrazia e comunismo era segnata dalla proclamazione della Repubblica in Germania, ma anche dalle vicende russe. Infatti già alla firma dell’ armistizio la Germania si trovava in una situazione rivoluzionaria: il potere legale lo tenevano tutto i socialisti, ovvero il Consiglio comunale del popolo, mentre in città il potere era ne Consigli operai e dei soldati. |
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La rivolta spartachista |
La linea moderata scelta dal partito socialdemocratico, finì per scontrarsi con gli ideali più radicali della Lega di Spartaco. Il 5-6 Gennaio 1919 i cittadini berlinesi scesero in piazza per protestare contro la destituzione di un esponente della sinistra. Gli spartachista colsero l’occasione ed incitarono il popolo a rovesciare il Governo; la risposta dei socialdemocratici fu durissima. A sedare la rivolta fu mandato Gustav Noske, che si avvalse dei <Freinkorps>, i quali in pochi giorni repressero nel sangue l’insurrezione. I leader della Lega di Spartaco, furono arrestati e trucidati. |
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La costituzione di Weimar |
Il 19 Gennaio 1919 si tennero le elezioni per l’Assemblea Costituente. Il partito socialdemocratico si affermò come il più forte , ma non raggiunse la maggioranza assoluta; si dovette così alleare con i cattolici per esercitare il potere e potè proclamare la <Costituzione di Weimar>, fra le più democratiche ed avanzate d’Europa. Tra le leggi infatti era inserito il diritto al voto a suffragio universale maschile e femminile. Però nelle elezioni del ’20 la SPD ricevette una forte sconfitta e dovette cedere il potere ai cattolici di centro. |
Dal 1920 al 1926 |
Reazioni e regimi autoritari in Europa |
Simile alla Germania era la situazione in Austria. Dopo i socialdemocratici, che governarono durante il trapasso del regime, alle elezioni del ’20 vinse il partito cristiano- sociale. In Ungheria la Repubblica durò solamente 4 mesi e dopo si instaurò un regime autoritario guidato da Miklos Horthi. Seguirono all’Ungheria: Polonia, Jugoslavia, Bulgaria e Grecia. In Spagna , dopo il colpo di Stato del ’23 da parte del generale Miguel Primo de Rivera, il regime cadde e si proclamo la Repubblica, anch’essa destinata a vita breve. In Portogallo invece fu un economista: Antonio de Olivera Salazar ad instaurare un regime forte ed autoritario che durò per quasi mezzo secolo. |
Germania: crisi e tentativi di rinascita
Dal 1921 al 1923 |
Frammentazione dei gruppi politici |
La Repubblica di Weimar fu un esempio di democrazia parlamentare aperta ed avanzata, anche se molte erano le insidie la minavano. La più evidente era la frammentazione dei gruppi politici: la socialdemocrazia era l’unica che poteva aspirare al potere grazie al consenso delle masse operaie. I ceti medi si riconoscevano in parte nel centro cattolico o nella destra moderata. |
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La questione delle riparazioni |
132 miliardi di marchi erano stati imposti alla Germania. I ruppi dell’estrema destra misero in atto un’offensiva terroristica contro il governo repubblicano, accusandolo di essersi piegato al volere dei vincitori. Così i Governi tra il 191 e il 1923 si impegnarono a pagare le prime rate, ma per non rendersi più impopolari, cominciarono a stampare carta moneta andando incontro all’inflazione. |
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L’occupazione della Ruhr |
Nel 1923 il Belgio e la Francia occuparono il bacino del Ruhr per il mancato pagamento. Le conseguenze furono disastrose perché il bacino del Ruhr costituiva una buona parte delle risorse tedesche. E siccome il Paese era impossibilitato a reagire militarmente, dovette finanziare la resistenza passiva dei lavoratori. Il marco, continuato a stampare, precipitò e il suo potere d’acquisto si annullò tanto che un Kg di pane arrivò a costare 400 miliardi. |
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Stresemann |
Nel momento più drammatico della crisi, la classe dirigente reagì coalizzandosi in un Governo di grande coalizione con presidente Gustav Stresemann, il quale sciolse la resistenza nel Ruhr e riallacciò i rapporti con la Francia. Proclamò lo stato di emergenza e sedò un’insurrezione comunista ad Amburgo e una rivoluzione in Baviera. A Monaco la notte tra l’8 e 9 Novembre 1923 alcuni aderenti al partito nazionalsocialista capeggiato da Hitler, organizzarono un’insurrezione contro il governo centrale, ma venne repressa. |
Dal 1919 al 1920 |
Gli accordi di Locarno |
Il piano Dawes e il superamento della crisi del Ruhr, portarono ad una distensione e collaborazione tra Germania di Stresemann e Francia di Briand. Il risultato più importante furono gli Accordi di Locarno: consistenti nel riconoscimento da parte della Germania, Francia e Belgio dei confini tracciati a Versailles e all’impegno da parte della Gran Bretagna e Italia di farsi garanti contro eventuali violazioni. |
I problemi del dopoguerra in Italia
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Fermenti e crisi |
L’Italia nel dopoguerra era alle prese con tutti quei problemi che caratterizzavano anche il resto d’Europa, solo in forma più grave perché in Italia non c’era una forte struttura economica e politica. Davanti a questi fermenti di massa, la classe dirigente liberale non riuscì a dominare questo fenomeno, mentre emersero le forze socialiste e cattoliche, che inquadravano larghe masse. |
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Partito popolare partito socialista |
Furono i cattolici a portare il primo importante fattore di novità con la formazione del Partito Popolare italiano nel 1919 con Don Luigi Sturzo come capo. Un’altra novità fu la crescita degli iscritti al Partito Socialista divisi in due correnti: la corrente di sinistra massimalista e riformista. |
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La questione adriatica |
Grazie alla guerra che aveva portato alla frammentazione dell’ Impero Asburgico, l’Italia riuscì a raggiungere tutti i suoi confini naturali e, la scomparsa del nemico alla frontiera.Questo però portò altri problemi, perché il patto di Londra consegnava all’Italia la Dalmazia, ma non la città di Fiume, così quando la delegazione italiana capeggiata da Orlando e Sonnino, andò a Versailles e chiese l’annessione della città, suscitò solo opposizioni tra gli alleati. Quando Orlando e Sonnino rientrarono in patria, il popolo italiano era sceso in piazza e quando un mese dopo tornarono a Parigi e tornarono senza successo, il governo Orlando cadde e diventò presidente Francesco Saverio Nitti. Nel 1919 però alcuni reparti ribelli e qualche volontario, si riunirono sotto il comando di D’ Annunzio e occuparono Fiume proclamandola annessa all’Italia. |
Biennio rosso in Italia
Dal 1919 al 1920 |
Scioperi e agitazioni |
Tra il 1919 e il 1920 l’Italia attraversò un momento di agitazioni sociali, questo perché i prezzi aumentarono del 30% l’anno e ciò comportò tumulti verso il caro viveri. Si può dunque capire che iniziarono gli scioperi dei lavoratori/operai ed anche degli agricoltori che tra l’estate e l’autunno del ’19, cominciarono ad occupare terre e latifondi incolti. Ciò portò a quasi un rovesciamento della struttura tradizionale della società. |
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Ritorno del governo Giolitti |
Dalle elezioni del ’19 che si tennero col metodo della rappresentanze proporzionali con scrutinio di lista, il governo Nitti ne uscì indebolito e durò fino al 1920. Fu allora richiamato Giolitti, il quale ottenne il più importante risultato in politica estera, firmando nel 1920 il Trattato di Rapallo con la Jugoslavia: dove l’Italia si teneva Trieste, Gorizio e l’Istria mentre la Jugoslavia otteneva la Dalmazia, tranne la città di Zara che apparteneva all’Italia. Fiume fu dichiarata città libera fino al 1924, quando fu annessa all’Italia. Più impegnativa fu la politica interna, perché si vide lo sciopero degli operai metalmeccanici della FIOM contro gli industriali che gli avevano negato alcune richieste. Tutto si risolse con la concessione delle richieste, con Giolitti che premeva contro gli industriali. Questo atteggiamento venne subito letto dai borghesi come una debolezza del Governo. Questo portò alla formazione del Partito Comunista il 21 Gennaio del 1921su posizioni allineate dell’Internazionale comunista guidata da Lenin. |
Fonte: http://www.davidegrassi.it/attachments/article/85/IL%20PRIMO%20DOPOGUERRA.doc
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