Età giolittiana

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Età giolittiana

ETÀ GIOLITTIANA: s'intende quel periodo della storia italiana che va dal 1901 al 1914, un quindicennio circa che prese il nome dai governi di Giovanni Giolitti che caratterizzarono la vita politica italiana sino alla vigilia della prima guerra mondiale. L'età giolittiana si innesta sulla fine della Sinistra storica: è anticipata da un primo governo transitorio in un momento di crisi di Crispi, comincia propriamente dopo la crisi di fine secolo e ha una coda prima dell'instaurazione del regime fascista.

ASPETTI DELL’ETA’ GIOLITTIANA
- DECOLLO INDUSTRIALE: Crescita settori: tessile, agro-alimentare, saccarifero, siderurgico, idroelettrico, meccanico (mezzi di trasporto, macchinari), automobilistico (1899: FIAT). Condizioni che permisero questo sviluppo: protezionismo, commesse pubbliche, riordino sistema bancario (1893: Banca d’Italia), entrate del turismo, rimesse degli emigranti. Squilibri interni: dualismo economico fra nord e sud.

- LOTTE SOCIALI
Ad occupare il centro della vita politica, assieme al problema meridionale, era la questione sociale, cioè le condizioni delle masse contadine e operaie.
SUD: Condizioni di vita pessime nelle campagne; pesanti imposte, crisi agraria e scelta protezionistica provocarono un ulteriore peggioramento.
Crisi agraria e sovrappopolazione: aumento dello sfruttamento e della precarietà dei lavoratori.
Soluzioni: periodiche rivolte o emigrazione.
NORD: Nelle campagne si formò un proletariato agricolo che maturò una forte coscienza sindacale.
Ricorso sistematico allo sciopero; protagonisti i risaioli e le mondine. Obiettivo: aumento della paga.
Contemporaneamente, veniva formandosi un proletariato industriale. Salari bassi, nessuna garanzia del posto di lavoro, diffusione del lavoro minorile.Crescita del sindacalismo organizzato (socialista) basato sul conflitto sociale e sulla lotta di classe.
Anni ’90 sorsero le Camere del Lavoro (1906: CGIL). Aumento scioperi; obiettivi: aumento salari, riduzione ore lavoro, assistenza in caso di malattia. Si passò dall’anarchismo al socialismo. 1892: nascita PSI; ruolo determinante ebbe Turati, impostazione riformista (lotta per riforme nella costruzione graduale della società, senza rivoluzioni).
Le tensioni sociali misero in difficoltà il sistema politico liberale; in un primo momento accentuò la linea autoritaria poi giunse alla “crisi di fine secolo”.
1898: dopo un’annata di cattivi raccolti, esplosero nuovi moti contro il rincaro del prezzo del pane; assalto ai forni e ai municipi. Reazione durissima del governo. Eccidio di Milano: generale Bava Beccaris usò i cannoni contro la folla, centinaia di vittime. Tensione acuta; si era vicini ad un colpo di Stato contro il regime parlamentare. Attentato a Umberto I a Monza, ucciso da un anarchico per vendicare le vittime dell’Eccidio di Milano. Il nuovo re Vittorio Emanuele III affidò il governo a Zanardelli, un liberale progressista.

- RIFORMISMO GIOLITTIANO: il maggiore interprete di questa svolta liberale fu Giovanni Giolitti, Ministro dell’Interno e poi Presidente del Consiglio. Il suo disegno politico si fondava su sviluppo economico e libertà politica.
Giolitti puntò ad integrare le masse nelle istituzioni e quindi ritenne necessaria una politica di accordo con le rappresentanze sindacali e politiche del movimento operaio.Il Governo si mantenne in posizione di neutralità di fronte ai conflitti sindacali; questo atteggiamento rafforzò il movimento sindacale e gli scioperi crebbero notevolmente. Nonostante le critiche, Giolitti mantenne questa politica.
Altro polo della strategia giolittiana era rappresentato dalle riforme sociali ed economiche. Provvedimenti sociali: tutela lavoro donne e bambini, migliore assistenza infortunistica e pensionistica, riposo settimanale obbligatorio, ferrovie statali, istruzione elementare statale. Provvedimenti economici: nazionalizzazione assicurazioni sulla vita.

LIMITI: la politica giolittiana non risultò incisiva sui problemi della società italiana, primo fra tutti lo squilibrio nord-sud. Gli interventi nel Mezzogiorno si alimentarono con leggi speciali (alimentando corruzione). La neutralità del Governo si limitò al nord; al sud lo Stato continuò ad intervenire duramente. La questione meridionale si aggravò ulteriormente a causa della visione settentrionalista del problema.
Anche il progetto di rafforzare il Governo con l’appoggio dei socialisti fallì. I socialisti si dividevano ancora una volta in riformisti e rivoluzionari.
Nel settembre 1904 fu proclamato uno sciopero generale. Intanto, la possibilità di un accordo statale col PSI era sfumata e Giolitti cominciò a guardare alla componente cattolica. L’estraneità dei cattolici alla vita politica si era attenuata dopo la pubblicazione del Rerum novarum; il movimento cattolico si era esteso nel Paese per non rimanere escluso dai processi di trasformazione della società e per ostacolare lo sviluppo dei socialisti.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Riguardo l'intervento alla guerra, Giolitti espresse pareri negativi. L'ostilità degli interventisti, si precisò nel gennaio del 1915 e poi iniziarono le dimostrazioni di piazza, antigiolittiane, che avevano un carattere di sinistra.

 

Fonte: https://icmartini.wikispaces.com/file/view/ET%C3%80+GIOLITTIANA.doc

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