Guerra nel Kosovo

Guerra nel Kosovo

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Guerra nel Kosovo

Storia dell’indipendenza kosovara…
di Saretta Marotta (segreteria nazionale)

Il 17 febbraio 2008 il parlamento della provincia autonoma del Kosovo, all’interno dello stato serbo, ha proclamato la sua costituzione in stato indipendente.
La dichiarazione d’indipendenza kosovara è unilaterale, nel senso che non ha trovato il consenso del governo serbo, che, come aveva già minacciato in precedenza, non intende riconoscere il nuovo stato e che anzi, secondo le parole del presidente serbo Tadic, “ha reagito e reagirà con tutti i mezzi pacifici, diplomatici e legali per annullare quanto messo in atto”.
Proprio perché unilaterale, la dichiarazione d’indipendenza kosovara sta inoltre incontrando difficoltà ad essere riconosciuta dalla comunità internazionale. Gli Stati Uniti hanno avallato il nuovo stato, non così la Russia e la Cina, mentre l’Unione Europea “prende atto che gli Stati membri possono decidere di stabilire le loro relazioni con il Kosovo”. Insomma l’ONU è diviso e così anche l’Unione Europea.

La grande storia di un piccolo paese
Finora il Kosovo è stata una piccola provincia autonoma dello stato serbo, sottoposta, dopo la guerra del 1999, ad amministrazione internazionale da parte dell’ONU. Dal ’99 quindi si è dotato di un proprio parlamento e un proprio presidente nell’attesa che i negoziati bilaterali, condotti sotto osservazione internazionale, conducessero alla proclamazione (bilaterale!) dello stato indipendente. Il 10 dicembre 2007 è però scaduto il periodo massimo per la concertazione del negoziato su intervento ONU, conclusosi purtroppo con un niente di fatto.

Per capire le varie posizioni, occorre fare un passo indietro nella memoria storica e politica del paese e ripercorrere le vicende di questa piccola porzione di territorio (è grande quanto l’Abruzzo) piazzato tra Serbia e Albania. Da sempre abitato da una maggioranza albanese (oggi gli albanesi sono il 95%, mentre la parte restante della popolazione in gran parte è serba), il Kosovo è diviso anche per religione, essendo gli albanesi in gran parte musulmani (pochi i cattolici) e i serbi cristiani ortodossi.
LE GUERRE BALCANICHE
Il territorio kosovaro appartiene alla Serbia e non all’Albania fin dall’inizio del ‘900, quando, alla fine delle guerre balcaniche (1912-1913) che liberarono le popolazioni della penisola dalla dominazione dell’impero ottomano, nel delineare i confini degli stati nazionali appena nati (alcuni a dire il vero, come la Serbia, il Montenegro, la Bulgaria, la Grecia, si erano proclamati indipendenti già alla fine dell’800), la diplomazia ancora ottocentesca utilizzò il classico metodo della spartizione a tavolino, ovvero di quell’uso di matita e righello su carta geografica che troppe volte ha deciso il destino di popolazioni costrette a deportazioni, ricolonizzazioni, pulizie etniche, e che fu abbandonato solo al termine dell’enorme tragedia della seconda guerra mondiale (non tanto della prima, che fu risolta più o meno ancora con lo stesso metodo). Nell’alleanza di interessi tra gli stati che stavano vincendo il conflitto e le potenze europee, l’Albania si autoproclamò indipendente non attendendo la fine della guerra, tra la disapprovazione generale, appunto temendo una spartizione del suo territorio tra gli stati vincitori. Sorte che invece toccò alla provincia kosovara, assegnata, insieme al territorio macedone, allo stato della Serbia come compensazione per le disattese richieste da parte di quest’ultimo in merito all’ottenimento di uno “sbocco sul mare”. Inghilterra e Francia che partecipavano ai trattati di pace erano ostili alle pretese dell’Albania di inglobare il Kosovo. E il Kosovo rimase dov’era. “Stiamo entrando in terra straniera” sentenziò inascoltato il capo dei socialdemocratici serbi mentre l’esercito occupava il paese e dava avvio alla colonizzazione serba del Kosovo. La presa del Kosovo costò gravi massacri e da questo momento la storia del Kosovo è storia della sofferenza della sua popolazione, dei suoi profughi, sia serbi che albanesi.
Alla fine della prima guerra mondiale, per esempio, avendo gli occupanti austriaci appoggiato gli albanesi in funzione anti-serba (non esitando ad intraprendere una vera e propria “pulizia etnica” nei confronti dei serbi contro cui erano in guerra), tornando a riappropriarsi della provincia il governo serbo, unitosi al montenegro nel regno di Jugoslavia, vendicò i propri morti con altrettanta violenza.
La storia si è ripetuta con l’occupazione italo-tedesca. La resistenza e la proclamazione della repubblica comunista jugoslava di Tito però impedì ai profughi serbi del Kosovo di tornare nelle proprie case, rioccupate dagli albanesi in precedenza cacciati a loro volta. La popolazione kosovara rimase così a maggioranza albanese.

L’ESPERIENZA JUGOSLAVA
Per Tito un governo serbo debole equivaleva ad una Repubblica Jugoslava forte perciò la dittatura comunista appoggiò il Kosovo come provincia autonoma della Serbia, non riconoscendo però le sue aspirazioni a divenire indipendente alla pari delle sei repubbliche costituenti la Jugoslavia (croazia, slovenia, bosnia, serbia, montenegro, macedonia). Morto Tito, però, durante gli anni 80 e 90 il panserbista Slobodan Milosevic, diventato nel 1987 presidente della repubblica serba, allo slogan “non si tocchi mai più un serbo” revocò alla provincia la sua autonomia e persino lo status dell’albanese come lingua paritaria, riavviando la serbizzazione del Kosovo. Intanto le varie repubbliche costituenti la jugoslavia, spaventate dalla preponderanza serba all’interno della confederazione, fecero uso una dopo l’altra del proprio diritto di secessione finchè nel 1992 la Jugoslavia non fu più una realtà.
Nel 1990 anche i kosovari tentarono di proclamare la propria indipendenza, ma la nuova repubblica venne riconosciuta solo dall’Albania e l’esperienza si concluse con un fallimento. Venne quindi intrapresa dagli albanesi kosovari la strategia del terrorismo, che provocò la dura reazione serba, fino a causare nel 1999 l’intervento della comunità internazionale che tentò di patrocinare un accordo tra le due parti. Ma le trattative falliscono e i delegati serbi (qualcuno ha riconosciuto che erano stati deliberatamente provocati dagli accordi davvero inaccettabili) abbandonano i tavoli di Rambouillet. Questo è il segnale che la Nato attendeva per cominciare i bombardamenti. È l’inizio della guerra del Kosovo, durata 2 mesi e costata 800.000 rifugiati, a causa delle rappresaglie nel frattempo avviate dai serbi nei confronti della popolazione albanese. Al termine della guerra però saranno i serbi kosovari a dover intraprendere la via dell’esodo, spaventati dal successo albanese. Milosevic fu processato per crimini contro l’umanità (ma morì d’infarto nel corso della detenzione)

DAL 1999 A DOMENICA SCORSA
In base alle risoluzioni del consiglio di sicurezza ONU del 1999, il Kosovo fu provvisto di un governo e parlamento provvisori, sotto protettorato internazionale, nell’attesa della definitiva indipendenza. Il primo presidente kosovaro fu Ibrahim Rugova, alla cui morte, avvenuta nel 2006, furono di nuovo avviate le trattative per negoziare definitivamente la separazione della provincia dallo stato serbo, mentre l’ONU preparava una missione militare da insediare in Kosovo al momento della proclamazione dell’indipendenza, a tutela della popolazione sia serba che albanese. Ma allo scadere del termine massimo previsto dalle trattative, nel dicembre 2007, i colloqui erano giunti ad un punto morto, insabbiandosi nelle reciproche posizioni, anche a causa delle divisioni insite nelle stesse Nazioni Unite, tra stati europei e Russia in particolare.
Come già detto, il 17 novembre 2007 si sono tenute le elezioni per il rinnovo del parlamento kosovaro, tenutesi all’insegna del boicottaggio dei serbi kosovari e della scarsa affluenza alle urne degli stessi albanesi. Ne è risultato presidente l’ex guerrigliero Hashim Thaci il cui obiettivo di governo è stato prioritariamente l’ottenimento in tempi brevi dell’indipendenza. E così è avvenuto. Dal 17 febbraio il Kosovo è uno stato indipendente.
La missione ONU non è potuta però partire, a causa del veto posto dal governo russo (che è membro permanente del consiglio di sicurezza). La Russia infatti sottolinea come il tutto sia avvenuto con la netta opposizione del governo serbo. Per Mosca una dichiarazione unilaterale di indipendenza dei kosovari è “una violazione alla Carta dell'Onu" e l'inizio di una nuova era in cui "la forza prevale sul diritto". Il presidente serbo Tadic infatti ha promesso che la sovranità serba verrà mantenuta, nonostante la dichiarazione unilaterale, mentre Thaci ha assicurato, a tutela della minoranza serba, che “nessun cittadino kosovaro verrà discriminato”
È stata quindi l’unione europea ha organizzare una propria missione militare, in alternativa a quella, fallita, dell’ONU. È la missione Eulex, a cui prendono parte 200 italiani.

Una comunità internazionale divisa
Anche l’UE è divisa in merito al riconoscimento del nuovo stato indipendente. Germania, Inghilterra, Francia e Italia sono state le prime promotrici dell’indipendenza kosovara (e anche della missione eulex che, insediandosi poche ore prima della dichiarazione d’indipendenza, ne ha in un certo senso assicurato la validità giuridica, nonostante la modalità unilaterale), mentre gli altri stati mantengono la propria riserva, sia per “rispetto” al governo serbo (che in precedenza aveva ricevuto pressioni in merito alla secessione kosovara ritrovandosi condizionata a quest’ultima proprio la sua ammissione a paese membro dell’unione europea) sia temendo in questo modo di legittimare analoghe “secessioni” in casa propria. È il caso ad esempio della Spagna, che teme il separatismo basco, di Cipro (con la piaga aperta della sua parte “nord” occupata dai turchi), Grecia, Romania, Slovacchia, Bulgaria.

Queste divisioni in un certo senso non fanno che legittimare di fatto le diverse prese di posizione dei governi serbo e kosovaro, e finché non verrà raggiunta una comune intesa a livello internazionale, è difficile sperare che si risolva in tempi brevi il problema dell’indipendenza della regione. Il Kosovo è una cicatrice ereditata dalla storia e che ora si è riaperta, rivelando come non fosse mai guarita. Ora ha impietosamente svelato e portato all’attenzione di tutti ciò che ancora una volta ha occasione di superare la prova del fuoco: ovvero le contraddizioni e le ipocrisie che troppe volte hanno ostacolato il difficile cammino della cooperazione internazionale

 

 

Fonte: http://www0.azionecattolica.it/settori/MSAC/sezione/PeD/newsletter/kosovo.doc

Sito web da visitare: http://www0.azionecattolica.it/

Autore del testo: sopra indicato nel documento di origine

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

Guerra nel Kosovo

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

Guerra nel Kosovo

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

Guerra nel Kosovo