I celti in italia riassunto

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I celti in italia riassunto

In Italia settentrionale furono scoperti degli insediamenti che furono definiti celtici-gallo-liguri, in zona dei laghi prealpini, in una regione che secondo alcuni testi inglesi fu chiamata Lepontia= Li-pu-n-z = lepuntia (Alpi Lepontine).
Secondo l’interpretazione di alcune iscrizioni rupestri, datati intorno al V secolo a.C., queste iscrizioni furono incise dai Leponzi, popolo alpino di origine ligure e furono individuati scritte con l'alfabeto lepontico o di Lugano. (Lejeune 1971- Prosdocimi 1991). L’ area prealpina era già conosciuta nel Neolitico. Conosciuta dall’abate Giani come: la cultura di Golasecca, che si pone fra il VII e il V secolo a.C.. Dai reperti scoperti ad Est del fiume Ticino, emissario del Lago Maggiore. Ma perché chiamarla Golasecca? Una analogia forse con la scoperta archeologica avvenuta pressoché nel periodo con i reperti venuti alla luce presso la Marne in Francia in località nominata "Gorge de Meillet" (gorge in francese significa gola) sito archeologico scoperto nel 1876, dove furono scoperte molte tombe di guerrieri e alcuni carri, proprio come a Sesto Calende sul Ticino. Probabilmente vi fu una analogia fra le due scoperte archeologiche, deducendo che il toponimo golasecca non viene riportato in nessuna mappa locale (Giani) . Lo studio di questa antica cultura di potrebbe datare con quella di La Tène, civiltà che gli studiosi concordano su una perspicace interpretazione del contesto proto-celtico alpino. Non furono trovati interruzioni fra la prima presenza celtica a Sud delle Alpi e l'altra presenza extraterritoriali dello stesso gruppo etnico europeo a Nord delle Alpi .

In questo contesto si può facilmente dimostrare che la cultura golasecchiana abbia avuto in comune le stesse radici che risalgono alle culture dei Campi dell'Urne trentadue Secoli prima presso Canegrate vicino Milano. Tale rapporto di culto di questi primi abitatori della pianura padana risalirebbero secondo il (Pauli 1971:48ff.), analogie a quelle aldilà della Alpi e nella zona del Basso Reno. Alcunio secoli prima, avvenne la grande emigrazione di vari popoli nordici verso l’ Italia Settentrionale.
Celti (tribù germaniche provenienti dal parte nord orientale del Reno e tribù galliche, provenienti dalla parte centrale ad occidente del Reno) invasero tutta la pianura padana, fino al mare Adriatico a sud di Ancona a più riprese scontrandosi con gli Etruschi. Si ebbe un forte calata di tribù come i Taurini, mentre i Salii e i Cimbri della valle del Rodano varcarono le Alpi e giunsero fino a Marsiglia (Massalia), imposero i loro dei; come Thus o Timagines paragonato dai Greci al loro Poseidone, da qui forse nacque la leggenda che Marsiglia venne fondata dai Greci. Altri ancora attribuiscono la fondazione di Massalia ai Fenici, ed altri affermano che Marsiglia derivi dal toponimo celtico Massaliote o chora (Polybius).

In Lombardia a Ovest e a Sud del fiume Adige furono i Cernomanni, i Boii a stabilirsi e fondarono Brescia e Bologna; i Lingones abitavano la foce del fiume Po, i Senoni dove fondarono Sena Gallia (Senigallia) i Senoni (dalla Gallia) occuparono tutte le Marche. Gli Insubri pare che erano i più potenti e numerosi. Annibale nelle due guerre puniche, li ebbe al suo fianco come alleati compresi i Canini e i Leponzi. Gli Insubri con gli Aedui, lasciarono la loro grande patria, per la nuova che fu chiamata Insubrian. All'epoca di Tarquinio Prisco che attribuisce agli Insubri la fondazione di Milano. Mentre secondo alcuni storici, quali Livio e Dionisio Siculo, menzionano un condottiero o druido Thereuponos un’alleato di Annibale nella seconda guerra punica ebbe il predominio nella Terra degli Insubri, chiamata anche Terra di Mezzo in contrasto con Bellovesus capo dei Cernomanni sulla fondazione di Mediolanum. Secondo una fonte greca (Grilli 1980) questo capo dalla pronuncia che oggi risulterebbe ironica avrebbe fondato la Milano celtica? Potrebbe essere attribuita alla versione del re romano, essendoci arcana l'esatta fonetica del nome e il suo significato, infatti terra di mezzo secondo la lingua germanica del Basso Reno sarebbe; mittel + land, esattamente terra di mezzo. Potrebbe essere stato anche Bellovesus, di cui si dice (sempre secondo la versione greca fondatore delle città)? Per quanto ci risulta i Celti fondarono diversi centri fortificati, non città vere e proprie come i greci e i romani, ma fortificazioni dal sufisso conosciuto in tutta l’Europa pre-romana come Dann. Solo in Inghilterra furono chiamati con il nome Hill Fort (forti sulle colline) e villaggi agricoli protetti da fossati. Centri sociali eretti e protetti da mura muro-gallico (Bibracte) chiamati dai Romani oppida (Up+vila in questo senso la V va interpretata come una P. Ville=agglomerato abitativo, ossia villa posto in alto). Si conoscono molti esempi di Oppida in tutta l’Europa, le quali potevano essere eretti con semplici palizzate fino a veri baluardi in pietra e valli a tre quattro ordini di ostacoli. Le muraglie in pietra. Wall o Bourgh erano grandi baluardi quadrati chiamati in germanico antico Viereckschranze, (mitologia germanica il recinto degli dei).

Le successive ondate celtiche attraverso i passi alpini verso l’ Italia, arrivarono altra gente, dal Nord Est europeo dal Nord della Germania dalla regione danese scesero i Vinili o Longobardi; sarebbe inesatto affermare che i Longobardi vennero in Italia solamente con le invasione barbariche, nei secoli successivi. L’invasione dei Celti ebbe un arresto fino a quando Giulio Cesare varcò il Rubicone e pose fine alla penetrazione celtica in Italia. Alcuni testi riportano che il confine con il regno dei “barbari” era il Rubicone, anche se erano le popolazione della Gallia Cisalpina, cittadini gallo-romani, l’idea che i latini del centro e sud della penisola considerava la regione prealpina una provincia germanica. Prima dell'ascesa della potenza di Roma, sempre secondo Polybius le popolazioni celtiche delle Alpi dominavano tutta la catena alpina e la pianura padana.
La strategia bellica dei Celti.
Il confronto militare fra Celti e Romani continuò fino all'epoca di Augusto. Essi non combattevano in terreno aperto o a difesa delle fortificazioni, ma praticavano la guerriglia e l'imboscata, favorevole alla guerra di montagna dall’impenetrabile foreste che coprivano tutto l'arco alpino. Ad Est in Slovenia e nei Balcani la forte cavalleria celtica, già conosciuta come mercenari affidabili. Il cavaliere celta disponeva di un corredo efficace e pratico: l'elmo di bronzo dalla forma come quella odierna dei giocatori di polo, con paraorecchi che gli scendevano fino al collo. Una lancia dalla punta palmata, la lunga spada e lo scudo romboidale o tondo, dei leggeri pettorali . I fanti preferivano combattere a petto nudo portavano un mantello sulle spalle, un paio di lance, due spade, una lunga quasi un metro con l’impugnatura personalizzata, la lancia a volte era seghettata per ottenere ferite mortali al nemico, uno scudo di cuoio, portavano braghe molto colorate e sandali con suole morbide come i mocassini adatti alla corsa.

Pure essendo inferiormente equipaggiati dai Romani, essi si potevano muovere velocemente su per i pendii e dentro nelle foreste. Tre secoli prima di Cristo i Celti cisalpini avevano inventato le moderne forze mobile di pronto intervento, ma non bastarono per fermare i Romani che ad ogni battaglia imparavano e perfezionavano le tattiche belliche dei Celti. In seguito i Romani dovettero anche subire la strategia dell'attacco combinato fra la cavalleria (in gaelico capall=cavallo) e la fanteria nella battaglia del Ticino furono sconfitti.

La civiltà celtica ormai assimilata nel contesto italico, sia nei rituali funebri delle cremazione simile a quella etrusca, si trovarerono tumuli, urne incerenitorie distinte fra maschi e femmine. Appare il grifone nei loro ornamenti, animale che non ha affinità con il culto degli uccelli del Nord Europa, o del drago scandinavo, un riflesso d'influenza mediterranea etrusca adattata dal vicino. Anche il lusso e il buon gusto italico cambiarono i disegni dei gioielli dei Celti ; partendo dalla fibula di Certosa ad altri oggetti manifattutti in oro e bronzo s’incominciavano a distinguersi degli originali di La Tène, negli scavi si trovavano un misto di vasellame etrusco-celtico. Si adattarono alla vita urbana i Cernomanni che si stabilirono nei sobborghi di Brescia, Cernomanian Brixia. La via del mare con il porto di Spina; celti, etruschi e i greci commerciavano di tutto, dal vasellame di La Tène, alle armi, come le spade di prestigio, personalizzate con ornamenti come due draghi rampanti stilizzati posti nel fodero o incisi sulla lama che si costruiva con varie tecniche di passaggi dal caldo al freddo provenienti dalla Svizzera rifinite presso Como dagli Insubri, barattate con stoffe e sete. Anche negli sport i celti avrebbero apprezzato i ludi chiamati stringilis presso Felsina o furono essi i primi allenamenti atletici per mantenersi in forma per le battaglia, un'occupazione prediletta dalla casta dei nobili guerrieri. I romani trovarono una vera società fortemente urbanizzata e raffinata.
Parte Seconda
Fu Tacitus Germanus verso il 47 d.C. disegnò una mappa degli insediamenti romani a nord delle Fiandre, oggi conosciuta come Olanda Meridionale. La Tabula Peuntingeriana riporta dettagliatamente ogni pretorio, avamposto, cippo, strade numerate, una Mediolanum Aeutecorum, Flumis Patabus Aecque Segente. Vari nomi di popoli locali:, discendenti diretti dalla casta guerriera normanna celtica. Le popolazioni galliche della Provincia Belgicae erano instabili e rissose tranne un gruppo alla foce dei tre grandi fiumi dei Paesi Bassi. Erano i Canninifati, i Veneti, i Batavi e i Parisi. L'ambiente in cui si trovarono le legioni romane risalendo il Reno sino alla foce (il vecchio Reno) è cosi chiamato il ramo a N della città dell' Aia era ricco di selvaggina, acque dolci, laghi, boschi e decisamente piatto Nei recenti scavi di Lugduno (Loosduinen) vi furono trovati molti reperti: quali pietre miliari, resti di ville, vasellame sandali chiodati dei legionari, lo scheletro di un pony, un' urna incerenitoria, frammenti romani misti a frammenti celtici perfino del cibo: resti della culinaria romana attinta nei gusti e dalle materie della popolazione celtica, la quale si nutriva di caccia e pesca, frutti di bosco ed allevamento. Si coltivavano le cozze e si pescava merluzzo, già duemila anni fa. Pretorium Agrippina (Voorburg) burg=fortificazione analoga a Colonia Agrippina (Köln Colonia, che si trovava più a Sud) .Mentre più a nord i Romani non si spinsero: la Tabula scrive il toponimo FRANCIA, rifewrendosi alla Frigia, la terra dei Frisoni, conosciuti per i loro bellissimi cavalli da manto tutto nero, (nigra mantum) erano animali da parata per i pretoriani e i centurioni, una della ragioni che giustificherebbe la presenza di una forte colonia romana nel Olanda meridionale.

Nella chiesa di Morken presso Colonia i resti di una tomba gallica fu riportato alla luce un guerriero, del clan dei Canenafates con elmo, mantello di lana grigio, cintura con coltello, ascia e lancia, sandali o gioche= ciocie lavorati con il vello dell'agnello. I Celti avevano colonizzato la parte settentrionale della Francia molti secoli prima, quando tutto il Nord Europa era in fermento per la minaccia degli Alemanni popolo di indole non proprio sedentaria, queste popolazioni si dedicavano alla pesca e alla pastorizia. Probabilmente le cose andarono così anche per questi popoli di statura piccola, bionda dagli occhi azzurri. I Veneti (la F germanica si scrive come la V italiana). Cannini o Canninifati, Parisi decisero come molte popolazioni celtiche del Nord Europa di emigrare verso il Sud del continente. La storia del Friuli riporta la presenza di popoli celtici come i Carninni popoli stabiliti nella odierna Carnia nel V Sec. a.C. I Veneti invece restarono ad Ovest di Livenza formando un nucleo misto fra i Carninni; altri Canninifati o Cannini stabiliti in Italia precedentemente provenienti da altre direttive. Si penserebbe che l'ambiente acquitrinoso della costa veneta sia stato famigliare alla vecchia patria nordica analoghi ai vasti estuari del Basso e Vecchio Reno Rhonos.

Queste popolazioni galliche del Nord europeo all'epoca delle repubbliche romane decisero di guastare le feste alla civiltà latina o spinti della carenza alimentare. Interminabili colonne di guerrieri dai rossi capelli, con tutto ciò che possedevano la fierezza delle loro donne, bambini, carri e buoi scorrazzavano per l'Europa, formando specialmente nella Gallia Cisalpina una permanente minaccia all'espansione romana. La supremazia celtica, la casta guerriera, l'omogeneità etnica di coloro che lasciarono alle spalle; gli anziani e gente sedentaria che all'avventura avrebbero preferito rimanere nelle loro terre senza luce facendo una vita ascetica ed spirituale. Spiegherebbe il costume da duemila anni ad oggi; avviene ad ogni primavera la calata a Sud, dei popoli nordeuropei.
Eredi di uno spirito avventuristico accompagnato al carattere indomito dei nordici o una parte di loro, come gli Alemanni in perenne movimento.

Ma non erano tutti guerrieri, mercenari o avventurieri. Molti di questi soldati celtici portavano Elmi corinzi con tanto di pennacchio Usavano piccoli carri tirati da una pariglia di cavalli si proteggevano con una corazza di cuoio (anche qui i Romani non fanno scuola) mentre sono nudi dalla cintola in giù, esempio di arte e raffinatezza allo stesso tempo si trova in museo in Francia. Si narra che nelle foreste dove oggi sorge Bruxelles i druidi suonassero una grande campana quando praticavo le magie dei loro dei. Carlo Magno nativo da quelle parti ebbe difficoltà nel sradicare il culto ancestrale dei druidi, incalzato dagli anatemi di una Chiesa lontana le minaccie infernali a chi praticava il paganesimo, Uomo di alta cultura ma di statura bassa, probabilmente fece gli studi di druido da bambino, alfine il re franco cedendo alla Chiesa dovette cedere al Papa se voleva tenere l'Impero rifiutando il culto dei suoi antenati. . Vi furono varie ipotesi che possono dare una spiegazione agli spostamenti ed alle analogie linguistiche, usi e costumi vita sociale che praticavano all'inizio della nostra Era. Celti e Romani, presi nell'eterno vortice di lotte ed imposizioni dalla civiltà latina; "o ti inserisci o fuggì il più lontano possibile", come avvenne per i Bretoni e i Celtiberi emigrando nelle isole britanniche, per secoli le popolazioni celtiche vivevano in un clima di precarietà di instabilità resistettero il più possibile al potere romano.

In continuo fermento in Francia e in Germania sorsero grandi vie commerciali, canali navigabili presidi e forti, ville agricole e bastioni dal Mediterraneo al Mare del Nord Fu l'inizio della fusione delle due grandi civiltà, dando sviluppo alla cultura gallo-romana. Il dubbio rimane: erano i Veneti popolazione proto-celtiche auctonone, oppure avvenne davvero questa trasmigrazione dal Nord dell' Europa nel Italia settentrionale? Furono reclutati nelle legioni romane, per gli insediamenti romane ai confini orientali dell'impero. Riflettendo su questa quadro complementare dell' epopea dei nostri progenitori.

 

Fonte: http://www.maella.it/Download/Popoli%20-%20SCHEDA%20SUI%20CELTI%20IN%20ITALIA.doc

Sito web da visitare: http://www.maella.it/

Autore del testo: L.Giovenzani

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