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LA PRIMA GUERRA MONDIALE
L’Impero ottomano. L’Impero Ottomano era da tempo in crisi per colpa di difficoltà interne: l’autorità religiosa del sultano era messa in discussione dalle minoranze come gli sciiti e i movimenti di rinascita islamica. Dalle difficoltà del sultano cercavano di trarne vantaggio le maggiori potenze europee (Francia, Inghilterra, Russia e Germania). Nella prima metà del 800 appoggiarono le rivolte delle popolazioni balcaniche cristiane che si ribellavano all’impero ottomano. Nel 1818 con il loro aiuto nacque uno stato serbo e nel 1829 il Regno indipendente di Grecia. Le ragioni caucasiche furono occupate dalla Russia e nella penisola balcanica arretravano sempre di più il Montenegro, la Bulgaria e la Romania che formarono nel 1878 una fascia di stati indipendenti e rivali fra loro, mentre nelle stesso anno la Bosnia e l’Erzegovina furono affidate all’Austria. In Africa dove la Francia aveva conquistato l’Algeria nel 1830 furono occupate, la Tunisia e il Marocco dai francesi, l’Egitto e il Sudan dagli inglesi e la Libia dall’Italia. Nei paesi arabi le industrie europee trovavano vasti mercati per i loro prodotti e molte materie prime, come seta, cotone e olio per sapone…
Dopo la guerra franco-prussiana del 1870 l’economia e l’influenza della Germania divennero predominante e nel 1903 società tedesche costruirono e gestirono la linea ferroviaria che da Istanbul doveva arrivare a Bagdad e poi a Bassora sul golfo Persico. Questo progetto allarmò l’Inghilterra e la Russia perché erano evidenti le ambizioni tedesche: volevano giungere ai giacimenti di petrolio e affacciarsi sul Golfo Persico.
Nel corso del 800 fu fatto qualche tentativo di riforma per uguagliare in economia gli europei, proclamarono l’uguaglianza di tutti i sudditi e istituirono tribunali statali e promulgarono una nuova legge che introduceva l’attività privata. Queste innovazioni però contrastavano la tradizione islamica e i sultani spesso non l’applicavano. La repressione aprì fra il sultano e i riformatori una frattura che sfociò in rivoluzione. Nel 1908 un gruppo di ufficiali turchi suscitò una ribellione nell’esercito e si impadronì del potere.
L’impero russo. Sul finire del 800 l’impero russo era lo stato più vasto del mondo estendendosi dal baltico fino al pacifico comprendendo popoli di più di cento nazionalità diverse, con differenti culture e lingue. Il paese era quasi totalmente agricolo, le terre appartenevano agli zar e alle nobiltà, mentre milioni di contadini (9/10 della popolazione) le coltivavano. Per gran parte del 800 i contadini furono servi della gleba, legati alla terra e al padrone per tutta la vita. Neppure l’abolizione della servitù riuscì a migliorarne le condizioni, poiché la terra loro assegnata era troppo poca e troppo cara. La Russia era un’autocrazia, cioè una monarchia assoluta. Non esistevano costituzione, né parlamento,né partiti politici. Gruppi clandestini di opposizione al regime zarista organizzarono attentati e azioni terroristiche per rovesciare lo stato. Altrettanto aggressivo nei confronti dello zar fu il partito social-democratico russo, dove fra i suoi dirigenti si distinse il giovane Lenin. Gli zar Alessandro III e Nicola II, si opposero a qualunque ampliamento di diritti nelle classi popolari e tornarono ai metodi di monarchia assoluta. Inoltre temendo nuovi attentati, gli zar tentarono di indirizzare il malcontento sugli ebrei russi,accusati di essere la causa della miseria del paese. Così nacquero sommosse antisemite. Contemporaneamente il governo cercò l’appoggio russo contro le minoranze etniche. Questo fenomeno, con cui imponevano la lingua e costumi russi fu chiamato russificazione. Aumentando il malcontento popolare. Anche la Russia aveva incominciato a industrializzarsi, ma questa rimase sempre modesta, mancavano infatti capitali e fu necessario ricorrere ad investimenti stranieri per costruire fabbriche e ferrovie.proprio per raccogliere capitali lo zar vendette all’USA la penisola dell’Alaska. Inoltre il mercato interno era debole perché la popolazione era povera e i compratori erano pochi e perciò la Russia puntò sulla conquista di mercati esteri e sull’espansione coloniale, impadronendosi della Siberia, del Turkmenistan e della Manciuria. Proprio questa espansione verso il pacifico portò la Russia allo scontro con il Giappone. Ma la guerra si risolse con un disastro. Quell’evento introdusse il Giappone nelle grandi potenze e mostrò al mondo la debolezza dell’Impero Russo. Dopo la sconfitta nel 1905 una rivoluzione fece pressione sullo zar Nicola che promise una costituzione e l’elezione di un parlamento chiamato Duma.
Gli imperi centrali. L’Imero tedesco, nato nel 1871 era l’union di numerosi stati con capitale del Reich Berlino. Bismarck rimase al potere fino al 1890 creando una politica estera prudente, per evitare nuove guerre. Per isolare politicamente la Francia, cercò di mantenere buoni rapporti con l’Inghilterra. Cercò l’alleanza con la Russia e nel 1882 firmò la triplice alleanza con l’impero austro-ungarico e l’Italia. Nel 1888 divenne imperatore Guglielmo II che licenziò Bismarck ed accentrò il potere nelle sue mani, dando una politica estera più aggressiva. Per assicurarsi l’espansione economica la Germania entrò nella competizione coloniale. Questa nuova “politica mondiale” si tradusse nel potenziamento della flotta che rese difficili i rapporti con l’Inghilterra, vedendo minacciata la sua supremazia marittima e coloniale. L’atteggiamento aggressivo della Germania provocò un riavvicinamento fra Inghilterra, Francia e Russia. L’Impero tedesco cominciò a sentirsi accerchiato e il senso di isolamento accentuò il nazionalismo. La stampa e la propaganda diffondevano l’idea che ci fosse una congiura internazionale contro la Germania. Lo stato maggiore si preparava a una guerra contro Francia, Inghilterra e Russia.
L’impero austro-ungarico. Al centro dell’Europa l’Impero asburgico era ancora governato da Franz Josef, salito al trono 1848. Lo stato multinazionale era indebolito da divisione etniche e sociali, l’impero era infatti una doppia monarchia, composta dall’impero d’Austria, formato da Austria, Boemia, Galizia, Slovenia, Trentino e Venezia Giulia. E dalla monarchia ungherese composta da Ungheria, Slovacchia, Croazia e Transilvania. Fra le due monarchie erano forti tensioni e alla fine del 800 il partito indipendentista ungherese era molto aggressivo. In Austria, prevaleva l’etnia tedesca, le altre nazionalità dell’impero avevano ottenuto il bilinguismo e varie forme di autonomia. In Ungheria la situazione era diversa, i diritti dei rumeni, dei tedeschi,dei slovacchi e dei serbi furono ignorati. Le tensioni più aspre erano in Croazia, dove le popolazioni slave aspiravano a costituire uno stato che unificasse tutti gli slavi del sud. La questione si aggravò dopo l’annessione della Bosnia Erzegovina che aumentò il numero degli slavi nell’impero. Le tensioni etniche erano un grave motivo di debolezza che talvolta assumevano forme violente e terroristiche, a unire questo stato era il simbolo dell’imperatore (Franz Josef II – 66 anni di regno) che veniva considerato dai sudditi come un buon padre, e c’erano altri elementi di forza, come un esercito fedele e ben addestrato, una burocrazia onesta ed efficiente e una magistratura imparziale anche per le popolazioni minoritarie. Infine l’impero asburgico poteva appoggiarsi alla chiesa.
Nel 1914 erano in molti a pensare che in Europa sarebbe scoppiata una nuova guerra. I rapporti fra le potenze europee erano tesi e difficili. I movimenti nazionalisti speravano nella guerra, mentre invece ad opporsi alla guerra c’erano i socialisti. La Francia aspirava a riprendere l’Alsazia e la Lorena cedute alla Germania. L’Inghilterra voleva mantenere la supremazia navale e coloniale ed era preoccupata dell’aggressiva concorrenza economica e militare dell’impero germanico e considerava ostile la potente flotta da guerra tedesca. Nella penisola balcanica l’annessione della Bosnia Erzegovina all’Austria nel 1908, aveva suscitato l’ostilità della Serbia. La Russia mirava a espandersi nei Balcani a spese dell’impero ottomano, per avere uno sbocco nel mare Meditteraneo e appoggiava la Serbia nell’aspirazione delle popolazioni slave della regione ad unirsi in uno stato indipendente. Le alleanze che legavano le potenze europee erano nate per mantenere la pace ma vincolavano tutti gli stati in caso di guerra, poiché erano sempre alleanze contro qualcuno.
Fin dal 1882 l’impero austro-ungarico, la Germania e l’Italia facevano parte della Triplice alleanza. Ma era fragile poiché c’erano aspre tensioni fra Austria e Italia, quest’ultima voleva infatti completare l’unità nazionale con il Trentino e la Venezia Giulia, e inoltre come potenza mediterranea e coloniale non voleva entrare in guerra contro l’Inghilterra.
La Francia, la Russia e l’Inghilterra si erano alleate nel 1907 con la Triplice Intesa per contrastare la Germania considerata il nemico più aggressivo.
Il 28 giugno 1914 Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono austriaco fu ucciso a Sarajevo da uno studente slavo indipendentista. Il governo austriaco accusò la Serbia e il 23 luglio dichiarò guerra alla Serbia. La Russia allora ordinò la mobilitazione generale e scese a suo fianco la Francia. La Germania dichiarò guerra alla Russia e la Francia e già il 4 agosto invase il Belgio, puntando su Parigi.Questo provocò intervento della Gran Bretagna a fianco di Francia e Russia.
Sempre in agosto anche il Giappone dichiarò guerra ala Germania e occupò alcune isole tedesche nel Pacifico, però a fianco dei tedeschi scese l’impero ottomano.
I piani di guerra tedeschi si basavano su una guerra di movimento, costringendo la Francia alla resa puntando su Parigi prima che la Russia potesse reagire. Per questo aveva deciso d’invadere il Belgio dove le frontiere non erano fortificate, ma fu fermato sulla Marna. Da quel momento sul fronte occidentale il conflitto si trasformò in una guerra di posizione, basata sull’artiglieria pesante. Intanto ad est i tedeschi bloccarono i russi a Tennenberg e ai laghi Masuri ma i russi sfondarono in Galizia contro l’Austria. Gli imperi centrali (Germania, Austria, Ungheria e Turchia) si trovavano accerchiati e dovevano combattere su due fronti contro eserciti più numerosi. L’Inghilterra inoltre aveva il dominio dei mari e organizzò un blocco navale contro la Germania. Per rompere il blocco i tedeschi decisero di usare un’arma nuova e terribile il “sommergibile”. La guerra di movimento fallì, soprattutto perché coinvolgeva grande potenze industriali, i francesi anche se colti alla sprovvista sfruttavano la loro fitta rete ferroviaria per far confluire soldati e viveri in ogni parte del fronte. Gli eserciti disponevano di armi offensive molto efficaci: fucili di precisione e soprattutto mitragliatrici, nascoste in posizioni mimetizzate che causarono enormi perdite alla fanteria e resero inutile la cavalleria. Poiché non si potevano sperare attacchi decisivi gli eserciti rafforzavano le postazioni raggiunte, scavando trincee disposte su più linee e protette da fili spinati e dalle mitragliatrici. Lo spazio fra gli opposti schieramenti era detto terra di nessuno e a volte erano poche centinaia di metri, ma nelle battaglie centinaia di migliaia uomini morirono per superare la terra di nessuno. L’arma dominante di questa guerra divenne l’artiglieria pesante, che sparando da chilometri di distanza poteva aprire un varco nelle linee nemiche. L’assalto della fanteria era preceduto da un lungo bombardamento, dopo il quale l’attacco veniva portato alla baionetta, con un costo umano altissimo. Spesso gli ufficiali dovevano minacciare i loro soldati con le armi per andare all’assalto. Nel ’15 i tedeschi fecero uso di bombe a gas e fu messa a punto in difesa la maschera antigas, continuando a vivere nelle trincee. Solo verso la fine della guerra gli inglesi mostrarono la loro nuova arma, il “carro armato”mentre nei cieli si vedevano le prime battaglie aeree, ma gli aerei furono adoperati soprattutto per la ricognizione. La morte di massa fu la più terribile esperienza dei soldati sul campo di battaglia e non aveva paragoni nella storia, perché provocò circa nove milioni di morti in battaglia. Lo stress da trincea, era enorme e ogni soldato aveva lo spettacolo dei morti mutilati davanti agli occhi, non avevano scampo sotto i colpi dell’artiglieria, che riempivano gli orecchi di frastuono e facevano impazzire. Vivevano continuamente nel fango senza sapere cosa succedeva esattamente intorno a loro, aspettavano il momento di andare all’assalto alla baionetta e affrontare il tiro della mitragliatrice. Generalmente un soldato affrontava una settimana in prima linea, una seconda e poi veniva mandato nelle retrovie. Per non impazzire i soldati dovevano riuscire a non pensare, a non provare sentimenti, molti si abbandonavano al fatalismo alle superstizioni e ad ogni interesse per ciò che accadeva. I piccoli compiti quotidiani diventavano il loro mondo, i medici usarono il termine nevrosi di guerra per indicare le conseguenze sulla mente di tanti soldati.
Gli accordi della triplice alleanza prevedevano che ciascun paese entrasse in guerra nel caso di aggressione subita da uno degli altri membri. Poiché era stata l’Austria a dichiarare guerra alla Serbia e la Germania aveva aggredito il Belgio, il governo italiano considerò sciolti i patti e non intervenne a fianco degli imperi centrali. La popolazione era divisa: in maggioranza gli italiani capivano che la guerra era da evitare perché avrebbe portato lutti e miseria, ma erano molti coloro che la volevano, un po’ per concludere l’unità nazionale, un po’ per dimostrare che il paese era una grande nazione. Questi furono chiamati interventisti. Nonostante le notizie dei fronti, si moltiplicarono le manifestazioni in Italia per entrare in guerra. Poiché l’Austria si opponeva a concessioni territoriali, il governo italiano, firmò a Londra, all’insaputa del parlamento, un patto che decretava l’entrata in guerra dell’Italia a fianco dell’intesa. E in caso di vittoria, avrebbe portato all’Italia il Trentino il Sud Tirol, l’Istria e la Dalmazia. Il parlamento cedette per non contrastate il re e il 25 maggio 1915, l’Italia entrò in guerra contro l’Austria. L’Austria era da tempo preparata per una guerra contro l’Italia e aveva predisposto fortificazioni armate lungo il Trentino e le Alpi Carniche e lungo il fiume Isonzo. L’esercito italiano, era composto da contadini, l’armamento era scarso, perché l’Italia aveva appena concluso la guerra in Libia. Il comandante dell’esercito italiano Luigi Cadorna, lanciò fra giugno e dicembre del ’15, quattro attacchi sull’Isonzo, chiamate appunto “battaglie dell’Isonzo, che costarono 60.000 morti e 170.000 feriti, senza rompere le linee tedesche. Nelle Dolomiti italiani e austriaci combattevano per passi e cime, impedendo i movimenti all’avversario, fu una guerra ad alta quota e in condizioni difficili, dove migliaia di soldati morirono per il freddo e le valanghe, ed iniziò quasi subito una guerra di posizione. Nel 1916 i tedeschi per risolvere la guerra sferrarono una inutile offensiva da febbraio ad agosto a Verdun in Lorena e la controffensiva degli alleati, sulla Somme, si basò sull’artiglieria, infatti in questa battaglia gli inglesi usarono per la prima volta il carro armato, ma i tedeschi resistettero. Le due battaglie sul fronte francese provocarono milioni di morti ma furono inutili poiché i fronti rimasero gli stessi.
Intanto in Italia, Cadorna, ordinò un nuovo attacco sull’Isonzo per aiutare gli alleati a Verdun, ma l’Austria, in agosto scatenò una possente offensiva chiamata spedizione punitiva sull’Asiago e su Lavarone, per penetrare nella pianura Padana verso Padova e Vicenza. Per fortuna nonostante l’alto pericolo le truppe italiane riuscirono a fermare l’avanzata passando al contrattacco e conquistando l’Isonzo e Gorizia.
Nel 1917 l’Austria e la Germania avevano enormi difficoltà nei rifornimenti poiché la flotta inglese aveva un rigido controllo sui mari, impedendo ai mercantili di portare provviste sulle coste tedesche. Per uscire da questo blocco economico la Germania decise di scatenare una guerra sottomarina indiscriminata, cioè di affondare senza preavviso, tutte le navi che si avvicinavano alle coste in guerra, l’arma di questa guerra fu il sommergibile.
Questa azione di guerra, portò il presidente americano Woodrow Wilson a decidere l’entrata in guerra degli USA nell’aprile, a fianco dell’Intesa, poiché vantavano crediti con la stessa e così poter saldare il conto e perché temevano che la Germania diventasse un loro rivale economico. Il pretesto dell’entrata in guerra fu l’affondamento da parte di un sommergibile della nave americana Lusitania. La sua entrata in guerra portò maggiori risorse all’Intesa mostrando la probabile sconfitta degli Imperi centrali.
Il primo paese che pagò le conseguenze della guerra fu la Russia, sempre più indebolita dalla guerra e una rivoluzione in ottobre, chiamata appunto rivoluzione d’ottobre, abbatté la monarchia zarista. Il nuovo governo socialista firmò la pace con Austria e Germania nel marzo 1918.
Anche per l’Italia il 1917 fu duro. Le lotte sociali dilagarono nelle grandi città industriali del nord e sul fronte le truppe erano demoralizzate e mal dirette. Nell’ottobre una offensiva austro-tedesca a Caporetto sfondò le linee italiane, l’esercito italiano dovette arretrare fino al Monte Grappa e al Piave perdendo 300 mila uomini tra morti e feriti.
Cadorna fu destituito e al suo posto divenne generale Armando Diaz, formando un governo di unità nazionale comandato da Vittorio Emanuele Orlando. Tutte le risorse del paese si mobilitarono e l’avanzata austro-tedesca fu fermata.
Nel 1918 la Germania e l’Austria però non avevano più forze per continuare la guerra e in luglio, una grande offensiva Anglo-franco-americana sul fronte occidentale costrinse i nemici a una rapida ritirata.
Sul fronte Italiano gli Austriaci furono sconfitti a Vittorio Veneto e in ottobre l’esercito austro-ungarico si sciolse.
Il 3 novembre fu firmato l’armistizio fra Austria e Italia e la sconfitta dell’esercito accelerò il crollo dell’impero Austro-ungarico. L’imperatore Carlo d’Asburgo dovette abdicare e nacque la repubblica austriaca.
In Germania i tumulti popolari costrinsero Guglielmo II ad abdicare, il 9 novembre nacque la repubblica tedesca. Il nuovo governo, come prima cosa, firmò l’11 novembre un armistizio fra la Germania e l’Intesa.
Nel 1919 fu creata la Società delle Nazioni con lo scopo di regolare i rapporti internazionali e impedire guerre future, ma questa era debole, perché non né facevano parte la Germania e la Russia.
Con il trattato di Versailles i vincitori imposero alla Germania condizioni durissime, infatti dovette cedere alla Francia l’Alsazia e la Lorena e abbandonare i territori Polacchi. La Polonia divenne uno stato indipendente, Danzica fu dichiarata libera e un corridoio polacco separò la Prussia orientale da quella occidentale. Le colonie tedesche furono divise fra Inghilterra, Francia e Giappone. E dovette risarcire i danni di guerra riducendo anche le forza armate.
L’Impero Austro-ungarico si divise in vari stati: l’Austria, la Cecoslovacchia e l’Ungheria. La Slovenia, la Croazia e la Bosnia Erzegovina costituirono con la Serbia il regno di Jugoslavia assieme a gran parte dalla Macedonia e il Montenegro. Il Trentino, l’Alto Adige, Trieste e l’Istria passarono all’Italia. La Transilvania alla Romania.
L’Albania divenne indipendente.
Si formarono le repubbliche di Estonia, Lettonia e Lituania e la Finlandia divenne una repubblica indipendente.
All’interno dei nuovi stati, però, continuarono a vivere assieme persone di nazionalità diversa e la sistemazione dell’Europa non riuscì ad impedire che scoppiassero conflitti etnici e scontri sanguinosi.
Fonte: http://mirwen.altervista.org/file/medie/LA_PRIMA_GUERRA_MONDIALE.doc
Sito web da visitare: http://mirwen.altervista.org/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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