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JFK
La storia politica
John Fitzgerald Kennedy, o semplicemente JFK (Brookline, Massachusetts 29 maggio, 1917 - Dallas, Texas, 22 novembre, 1963), è stato il 35° presidente degli Stati Uniti. Fu eletto come candidato del Partito Democratico e succedette alla guida della Casa Bianca al generale Dwight D. Eisenhower. Assunse la carica il 20 gennaio del 1961 e la mantenne fino al giorno della sua morte, avvenuta per mano assassina, nelle strade di Dallas. Subito dopo la sua morte, gli subentrò il vicepresidente in carica, Lyndon B. Johnson.
Kennedy fu anche il primo e, al momento, unico Presidente degli Stati Uniti di religione cattolica.
Fu anche il primo presidente USA ad essere nato nel XX secolo ed il più giovane a morire ricoprendo la carica. Per la sua energia, il suo carisma, il suo stile e la sua capacità di governo negli anni della guerra fredda, nonché per le circostanze della sua morte, Kennedy rimane uno dei presidenti statunitensi più amati ed una icona del ventesimo secolo.
Dopo la seconda guerra mondiale fece il suo ingresso in politica, in parte anche per compensare il vuoto lasciato dal popolare fratello Joseph Jr., su cui la famiglia Kennedy puntò molte delle sue speranze, ma che venne ucciso in guerra. Nel 1946 il deputato James M. Curley lasciò il suo seggio, corrispondente ad un distretto elettorale a grande maggioranza democratica, per diventare sindaco di Boston; Kennedy corse per quel seggio e batté il rivale repubblicano con un ampio margine. Fu rieletto due volte, con risultati spesso contrastanti rispetto a quelli del presidente Harry S. Truman e del resto del Partito Democratico.
Nel 1952 Kennedy si candidò per il Senato con lo slogan "Kennedy farà di più per il Massachusetts". Con una vittoria a sorpresa, sconfisse il favorito candidato Repubblicano Henry Cabot Lodge, Jr. con un margine di soli 70.000 voti. Kennedy si oppose all'aggressiva campagna del senatore Joseph McCarthy per epurare le sospette spie sovietiche e comuniste infiltrate nel governo statunitense. McCarty era un amico del padre di Kennedy ed il suo fratello più giovane, Robert, aveva lavorato per un breve tempo per McCarty. Benché Kennedy fosse malato e non poté votare, il senato censurò McCarty con 65 voti contro 22.
Kennedy sposò Jacqueline Bouvier il 12 settembre 1953. Nei due anni successivi subì diverse operazioni alla spina dorsale e fu spesso assente dal senato. Durante questo periodo pubblicò il libro Profiles in Courage, in cui venivano raccontati otto casi in cui senatori statunitensi rischiarono le loro carriere pur di non rinnegare i loro ideali personali. Il libro vinse il premio Pulitzer del 1957 per le biografie.
Nel 1956 Kennedy propose la sua nomination per candidarsi alla vice-presidenza per il Partito Democratico, ma il partito gli preferì il delegato del Tennessee Estes Kefauver. Tuttavia gli sforzi di Kennedy fecero crescere la reputazione del giovane senatore nel partito.
Nel 1960 Kennedy dichiarò il suo intento di correre per la presidenza degli Stati Uniti. Nelle elezioni primarie del Partito Democratico si contrappose al senatore Hubert H. Humphrey del Minnesota, al senatore Lyndon B. Johnson del Texas e ad Adlai Stevenson II, candidato democratico nel 1952 e nel 1956, che pur non correndo ufficialmente era uno dei favoriti. Kennedy vinse le elezioni primarie in stati chiave come il Wisconsin e la West Virginia e giunse alla Convention Democratica nel 1960.
John F. Kennedy prestò giuramento come 35° presidente degli Stati Uniti il 20 gennaio 1961. Nel suo discorso inaugurale parlò del bisogno di tutti gli americani di essere cittadini attivi. Disse: " Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese ". Chiese anche alle nazioni del mondo di unirsi nella lotta contro ciò che chiamò "i comuni nemici dell'umanità... la tirannia, la povertà, le malattie e la guerra".
Uno dei problemi interni agli Stati Uniti più pressanti durante l'era Kennedy fu la turbolenta fine della discriminazione razziale. La Corte Suprema statunitense si era pronunciata nel 1954 contro la segregazione razziale nelle scuole pubbliche, vietandola, tuttavia c'erano molte scuole, soprattutto negli stati meridionali, che non rispettavano questa decisione. Rimanevano inoltre in vigore le pratiche di segregazione razziale sugli autobus, nei ristoranti, nei cinema e negli altri spazi pubblici.
Migliaia di statunitensi di tutte le razze ed estrazioni sociali si unirono per protestare contro questa discriminazione. Kennedy sostenne l'integrazione razziale ed i diritti civili, chiamò inoltre a sé durante la campagna elettorale del 1960 la moglie dell'imprigionato reverendo Martin Luther King Jr., guadagnadosi il consenso della popolazione nera alla sua candidatura.
Tuttavia, da presidente, temette che il grassroots movement avrebbe potuto irritare troppo i bianchi del sud ed inizialmente tese ad ostacolare il passaggio delle leggi sui diritti civili attraverso il Congresso, dominato da Democratici meridionali, allontandandosi dalle posizioni del movimento. Il risultato fu quello di venire accusato da molti leader dei movimenti per i diritti civili di non dar loro il sostegno promesso, qualcuno lo accusò di aver strumentalizzato i movimenti per i diritti civili in chiave meramente elettorale.
Il presidente Kennedy fu assassinato a Dallas, in Texas, il 22 novembre 1963 alle 12:30, ora locale, mentre era in visita ufficiale alla città. Fu un evento straordinario e devastante per la vita di molti americani.
"Dov'eri quando hanno sparato a Kennedy?" fu una domanda posta di frequente negli anni successivi e continuò a risuonare per decenni dopo il fatto…
Kennedy eroe militare
Nella primavera del 1941, Kennedy si arruola volontario nell'esercito, ma viene riformato, principalmente per via della sua spina dorsale. Tuttavia, con l'aiuto degli agganci del padre, la marina degli Stati Uniti lo accetta nel settembre dello stesso anno. Partecipa a diverse missioni nel teatro del Pacifico e consegue il grado di luogotenente in comando ad un cacciatorpediniere.
Il 2 agosto, 1943, la nave di Kennedy, la PT-109, fu colpita dai giapponesi ad ovest di New Georgia (vicino alle Isole Salomone). Kennedy fu scagliato attraverso il ponte riportando danni alla già malandata schiena. Riuscì tuttavia a trascinare con sé per tre miglia nell'oceano un uomo ferito, giungendo su un'isola dove il suo equipaggio trovò soccorso. Per questa azione Kennedy ricevette una medaglia, la Navy and Marine Corps Medal con la seguente motivazione
Per l'eroismo mostrato nel soccorso di tre uomini in seguito all'attacco ed all'affondamento della sua nave, mentre tentava di attaccare un bombardiere giapponese nell'area delle Isole Salomone la notte tra l'1 ed il 2 agosto 1943. Il luogotenente Kennedy, capitano della nave, ha diretto i soccorsi per l'equipaggio e salvato personalmente tre uomini, uno dei quali ferito seriamente. Nei sei giorni successivi è riuscito portare tutto il suo equipaggio sulla terraferma e, dopo aver nuotato molte ore per assicurare loro aiuto e cibo, è riuscito a portare in salvo gli uomini. Il suo coraggio, la sua resistenza e l'eccellente comando hanno contribuito a salvare diverse vite e continua la migliore tradizione della Marina degli Stati Uniti.
Le altre decorazioni della Seconda Guerra Mondiale di Kennedy includono la Purple Heart, l'Asiatic-Pacific Campaign Medal, e la World War II Victory Medal. Venne congedato con onore all'inizio del 1945, solo qualche mese prima della resa giapponese.
La nuova frontiera
Nel discorso di accettazione della candidatura Kennedy enuncia la dottrina della "Nuova Frontiera".
L'8 novembre il giovane democratico ottiene i voti necessari riuscendo inaspettatamente a superare Richard Nixon (già vicepresidente nella presidenza Eisenhower). Le poche migliaia di voti presi in Texas e in Illinois garantiscono a John Kennedy la vittoria. Kennedy nei suoi discorsi elettorali aveva impostato il suo programma, appunto, sul raggiungimento di una "nuova frontiera" di progresso economico, culturale e civile che rilanciasse all'interno del Paese, il sogno americano e, all'estero, il ruolo guida degli USA.
Nel discorso a Washington del 2 gennaio alla Casa Bianca afferma che bisogna"mutar rotta".
" E' sicuramente tempo di mutar rotta. È tempo, per ripetere le parole di Walter Lippmann, "di destarsi, di stare all'erta, di mostrar vivore, di non rimasticare più le stesse frasi fatte, di non pestare più le stesse tracce".
Ma innanzi tutto ricordiamoci che, ci piaccia o no, questo è tempo di mutamento. E siccome il nostro popolo ha avviato il mutamento del mondo, io penso che tutto questo ci dovrebbe piacere, per quanto arduo sia il compito. Infatti solo quando il compito è sommamente arduo, una nazione sa dare il meglio di sé. E non si tratta tanto di decidere se, in un mondo che muta, noi sapremo reagire nella maniera che si conviene alla "terra dei liberi", alla "patria dei prodi"; se sapremo cavarcela in questi anni cruciali, alla testa del mondo; se saremo all'altezza dei compiti che ci attendono.
Cosa è accaduto alla nostra nazione? I profitti son cresciuti, è cresciuto il livello di vita, ma è cresciuta anche la criminalità. E lo stesso vale per la frequenza dei divorzi, per la delinquenza giovanile, per le malattie mentali. È cresciuta la vendita dei tranquillanti e il numero dei ragazzi che non vanno a scuola.
Temo che noi corriamo il pericolo di perdere la nostra interiore saldezza. Noi stiamo perdendo quello spirito di iniziativa e d'indipendenza che fu dei padri pellegrini e dei pionieri, quell'antica devozione spartana al "dovere, all'onore, alla patria"
(Discorso dalla Casa Bianca, Washington D.C.,1
gennaio 1960)
Nel discorso al Senato del 14 giugno Kennedy parla di un America "più forte".
Nel tracciare il sentiero da percorre per la "Nuova Frontiera" Kennedy enuncia i suoi dodici punti:
Primo. Noi dobbiamo darci una potenza di rappresaglia nucleare non vulnerabile e di prim'ordine. Dobbiamo contribuire alla stabilità politica ed ececon nazioni nelle quali son situate le nostre basi vitali.
Secondo. Dobbiamo riacquistare la possibilità di un intervento efficace e rapido in qualsiasi guerra limitata, d' ogni parte dei mondo.
Terzo. Noi dobbiamo trasformare la Nato in una forza militare solida e duttile, in grado di dissuadere un qualsiasi attacco.
Quarto. Dobbiamo accrescere di molto l'afflusso di capitali alle zone sottosviluppate; in Asia, in Africa, nel Medio Oriente, nell'America Latina; deludere le speranze comuniste di un caos in quelle nazioni; sostenere le nazioni che cercano di giungere all'indipendenza economica e politica; colmare il pericoloso divario che si va allargando fra il nostro e il loro livello di vita.
Quinto. Dobbiamo ristrutturare i nostri rapporti con le democrazie dell'America Latina
Sesto. Dobbiamo formulare un nuovo atteggiamento verso il medio oriente, dobbiamo cioè evitare di imporre la nostra causa fino al punto che gli arabi si sentano minacciati nel loro nazionalismo e nel loro neutralismo, ma insieme riconoscere quelle forze e cercare d'incanalarle in direzione costruttiva, ed al tempo stesso tentar di indurre gli arabi ad accettare al più presto l'esistenza di Israele.
Settimo. Dobbiamo accrescere il nostro impegno a favore delle nazioni che van sorgendo nel vasto continente africano.
Ottavo. Dobbiamo trovare una soluzione durevole per il problema di Berlino.
Nono. Dobbiamo predisporre e tener pronti per l'Europa orientale strumenti più duttili. Dobbiamo nutrire i semi della libertà nelle crepe che compaiono sul sipario di ferro, riducendo la dipendenza econonlca ed ideologica dalla Russia.
Decimo. Dobbiamo rivedere tutta la nostra politica in Cina. Dobbiamo formulare una proposta perché si riduca la tensione a Formosa, chiarendo al tempo stesso la nostra decisione di difendere l'isola.
Undicesimo. Noi dobbiamo elaborare un programma nuovo ed efficiente per la pace ed il controllo degli armamenti.
Dodicesimo ed ultimo. Noi dobbiamo creare un'America più forte, perché in ultima analisi proprio sull'America riposa la possibilità di difendere il mondo intero.
(Discorso al Senato,14 giugno 1960)
L’assassinio di Dallas
2 Novembre 1963, Dallas. Il neo-presidente John Fitzgerald Kennedy viene assasinato. L’intero paese degli Stati Uniti si ferma, e con lui tutto il pianeta. Dopo poche ore tale Lee Oswald viene arrestato come autore dell’omicidio. Non ci sono certezze, ma la verità non riesce a venire a galla perché anche Oswald, dopo poco, viene assassinato da un uomo qualunque, Jack Ruby. La Commissione Warren viene istituita dal Governo per indagare sul caso, ma il rapporto che viene consegnato alla fine risulta decisamente ambiguo e opinabile. Nasce la voce del complotto.
Grandi autori (Norman Mailer in “Oswald: un mistero americano”, Don DeLillo in “Libra”, James Elroy in “American Tabloid” e David Foster Wallace in “Lyndon”), grandi registi (Oliver Stone in “JFK”), artisti, sociologi e filosofi si sono dati da fare per anni analizzando, ricostruendo e ricercando una verità che a tutt’oggi non accenna a venire fuori.
Ma chi è stato ad uccidere Kennedy? Sul sito Leggende metropolitane.net, Alessandro Piccioni espone la sua teoria.
Innanzitutto l’approssimazione usata dalla Commissione Warren. Strano che per l’assassinio di un presidente sia stata nominata una Commissione tanto inefficace e per molti versi incompetente. Essa ha deliberatamente ignorato eventi, male interpretato fatti, ha elaborato la famosa teoria del Proiettile unico, decisamente improbabile.
Il percorso fatto fare a Kennedy viene cambiato all’ultimo momento, e casualmente viene fatto passare in una zona decisamente più a rischio di triangolazione di fuoco.
Il famoso filmato Zapruder, che riprese il presidente al momento del colpo, dimostra chiaramente che lo sparo non poteva provenire dal luogo in cui si ipotizzò fosse Oswald. Proprio lui venne trovato tutto tranquillo al secondo piano di uno stabile un minuto e mezzo dopo lo sparo, anche se avrebbe dovuto sparare dal sesto piano. L’ambulanza presente a Dealey Plaza, che avrebbe potuto soccorrere e salvare il Presidente, non c’era perché impegnata a soccorrere un uomo in preda a una crisi epilettica. Peccato che ulteriori verifiche dimostrarono che nessuno era stato assistito o ricoverato per crisi epilettica. L’autopsia effettuata sul corpo del presidente viene decisamente pilotata a convalidare l’ipotesi di un solo proiettile entrato nella nuca, e soprattutto viene fatta in tempi brevissimi.
Circa 75 persone coinvolte nel caso Kennedy morirono negli anni successivi, in circostanze misteriose. Il primo è Jack Zangretti, ucciso nel dicembre 1963, che sa di rapporti tra Oswald e Ruby. Solo nel 1964 muoiono tredici testimoni chiave, nell’anno successivo altre quindici, dodici nel 1965. Nel 1977, quando le indagini stavano per essere riaperte, scompaiono ben quattordici potenziali testimoni.
Ecco il grafico dell’assurda ipotesi formulata dalla Commissione Warren e conosciuta come “teoria della pallottola unica”.
Proveniente dal sesto piano dell’edificio TSBD, la pallottola entra nelle spalle di Kennedy, viene deviata da un osso per andare a forare la trachea.
Continua poi la sua corsa fino a penetrare nel braccio sinistro di Connelly, da cui sarebbe uscito prepotentemente per andare a ferirlo al polso, deviando ancora per colpa dell’osso. A questo punto il proiettile ha ancora una nuova traiettoria che punta dritta alla gamba destra di Connally dove, finalmente, termina il suo tormentato percorso.
Assassinio di Dallas: la controipotesi
"Per vent'anni, dal 1966 all'86, ho creduto anch'io (come Gerald Posner e Jim Moore, due ricercatori americani contemporanei che cambiarono idea in seguito) alla tesi del complotto, dopo un lavaggio del cervello di rivelazioni sensazionali, nuove ipotesi, teorie tra le più varie e, a volte, assurde.
Anche a me, come a tanti, compresa, oggi, la stessa moglie di Lee Oswald, sembrava logico il sospetto: possibile che un solo, povero psicopatico abbia potuto, senza aiuto, uccidere l'uomo più potente della terra? Non potrebbero essere stati i servizi segreti, la mafia, gli anticastristi?
E perché no i razzisti, i petrolieri, i militari del Pentagono, i sovietici? E Castro?
Poi mi accorsi che le teorie iniziavano a essere troppe, i pezzi del mosaico non combaciavano più, gli scoop dei giornali riportavano novità incompatibili con certezze acquisite da tempo. Fu a quel punto che decisi di riesaminare più attentamente il caso e il Rapporto Warren (come, più tardi, le altre due inchieste governative) mi rivelò la verità più lampante, ovvia, posta sotto gli occhi di tutti: John Kennedy è caduto vittima di un cecchino isolato, grazie a una serie di casualità pazzesche".
Con queste parole Diego Verdegiglio, autore del libro "Chi ha veramente ucciso John Kennedy?", spiega il suo cambiamento da complottista a sostenitore di una realtà forse meno romantica, ma molto meglio sostenuta da prove. Ecco una ad una le sue risposte alle tesi che porterebbero al complotto.
Per quanto riguarda l’idea che il percorso del corteo presidenziale fu fatto cambiare all'ultimo momento dal sindaco di Dallas, Earl Cabell, fratello di un dirigente della CIA, affinché transitasse sotto il palazzo dov'era appostato Oswald, lo scrittore dice che
“l'assunzione di Oswald al deposito (15 ottobre 1963), quando ancora non solo non si sapeva quale sarebbe stato il luogo del pranzo e del discorso presidenziale (con conseguente tragitto attraverso il centro città) ma nemmeno se vi sarebbe stata o meno una parata di auto, fu assolutamente casuale: fu una vicina di casa di Ruth Paine, amica degli Oswald, a parlare con suo fratello, impiegato al Texas School Book Depository affinché Oswald vi fosse assunto. Connally, conoscendo l'atmosfera di Dallas dopo gli incidenti contro l'ambasciatore Usa all'Onu Adlai Stevenson di qualche tempo prima, consigliava addirittura di non prevedere nessuna parata, ma di raggiungere il banchetto direttamente dall'aeroporto. Solo il 14 novembre (un mese dopo l'assunzione di Oswald) furono decisi il luogo del banchetto, il corteo e il percorso (obbligato) attraverso Main Street e Dealey Plaza per imboccare l'autostrada. Il direttore del deposito Truly, inoltre, doveva assumere due magazzinieri proprio il 15 ottobre, uno per Elm Street e l'altro per un deposito periferico, fuori da downtown.
Oswald quella mattina si presentò per primo, gli fece buona impressione e decise di tenerlo al TSBD. Per quanto riguarda la scelta del corteo un mese dopo l'assunzione di Oswald, le decisioni finali su quanto proposto dal servizio segreto (in accordo con gli organi di polizia locali) furono prese da Kenneth O'Donnell, che è come dire da Kennedy stesso. Solo il 4 novembre, su incarico della Casa Bianca, fu fatta a Dallas una ricerca di tre possibili luoghi per il banchetto e solo dieci giorni dopo la scelta cadde sul Trade Mart, che implicava il passaggio obbligato da Main Street, Houston ed Elm Street fino all'imbocco della Stemmons Freeway fino al Trade Mart. La scelta del banchetto al Trade Mart fu resa pubblica per la prima volta il 15 novembre '63 sul Times Herald di Dallas. Il giorno seguente lo stesso quotidiano riferì che il corteo avrebbe fatto il giro del centro passando probabilmente da Main Street, provenendo dall'aeroporto Love Field per raggiungere il Trade Mart. Il 19 novembre il medesimo giornale e il Dallas Morning News dettagliarono per la prima volta la svolta da Main in Houston ed Elm Street fino alla Stemmons Freeway verso il Trade Mart. Il 20 novembre il Dallas Morning News scrisse in prima pagina che da Main Street il corteo si sarebbe diretto verso Stemmons Freeway, ossia vi era il passaggio obbligato per Elm Street (vedere il Rapporto Warren, pp. 46-49 dell'edizione italiana e pp. 30-40 dell'edizione originale, corredata di foto). Col senno di poi si disse che era stato imprudente segnalare in anticipo il percorso del corteo, ma non esiste democrazia in cui si organizzi una parata presidenziale senza permettere al pubblico di conoscere i luoghi dove potere sostare lungo la strada per acclamare un Capo di stato”.
Sulla questione dell'autopsia di Kennedy falsata e il cervello che sarebbe stato fatto sparire perché avrebbe provato che i colpi provenivano da almeno due posizioni diverse, Verdegiglio afferma che non è vero. “Pur se imperfetta a causa della fretta di Bob Kennedy di riportare Jacqueline e la salma alla Casa Bianca, l'autopsia individuò correttamente le ferite da proiettile sul corpo del presidente e non è stata mai smentita, fino a oggi, dai patologi ancora viventi che la eseguirono (i dottori Humes e Boswell). Il terzo medico, Pierre Finck, morto nel 1993, confermò a trent'anni di distanza il rapporto autoptico allegato al Rapporto Warren. Il cervello del presidente fu indurito in formalina, esaminato, fotografato e riconsegnato alla famiglia Kennedy insieme ai vetrini di tessuti e liquidi prelevati dal cadavere. Bob Kennedy depositò in una cassetta questi reperti agli Archivi Nazionali, dove rimase fino al 1966. Si suppone che successivamente i resti siano stati distrutti o collocati nella nuova tomba presidenziale (tuttora esistente) inaugurata nel marzo 1967. L'analisi del cervello era utile, ma non indispensabile, ai fini di una corretta valutazione delle ferite al cranio: le tracce di pallottole sulla scatola cranica portarono inequivocabilmente a un colpo che raggiunse l'occipite fuoriuscendo con effetto di scoppio dalla parte antero-superiore del cranio”.
Teorie affermano che molti dei più importanti testimoni del caso morirono in maniera sospetta poco tempo dopo l'attentato. Anche qui l’autore dice che non è vero. “Delle oltre 2 mila persone più o meno direttamente implicate nella tragedia di Dallas e nella successiva indagine di Jim Garrison del 1967, i più importanti (compreso lo stesso Garrison) sono sopravvissuti tranquillamente per decenni dopo l'attentato e molti fra i testimoni fondamentali della Commissione Warren sono tuttora vivi e vegeti in Texas, a New Orleans, a Washington e in altri Stati. L' inventore delle morti sospette, Penn Jones, che visse di rendita fino alla morte pubblicando sempre nuove rivelazioni, elencò una dozzina di morti entro i tre anni successivi all'attentato: i testimoni rintracciati dalla Commissione Warren erano stati circa 600 e molti erano persone anziane o malandate. Gli incidenti automobilistici di William Whaley e Rose Cheramie (con la morte della quale Oliver Stone apre il suo film) furono ampiamente chiariti e riconosciuti come tali. Fra l'altro, l'anziano investitore di Whaley morì nel medesimo incidente. Nessuna delle morti citate da Jones è sospetta”.
La maggior parte dei testimoni vide o udì qualcuno sparare dei colpi anche dalla collinetta erbosa a destra dell'auto presidenziale e molte persone si diressero verso quella zona subito dopo l'attentato.
Verdegiglio, a tal proposito, afferma che secondo le indagini del Congresso del 1979, solo una parte minoritaria dei testimoni asserì di avere udito i colpi provenire dalla collinetta e le prove acustiche successive stabilirono che dalla loro posizione era facile udire il riverbero degli echi che si diffondevano da altre direzioni nella piazza. La maggior parte dei testimoni sostenne, invece, di avere udito i colpi provenire dalla zona del deposito di libri o da altri punti della piazza. Nessuno ha mai sostenuto, nei verbali redatti dallo sceriffo il 22 novembre e davanti alla Commissione Warren, di avere visto qualcuno imbracciare un fucile e sparare dalla staccionata della collinetta, posizione fra l'altro molto esposta. Il ferroviere Bowers disse di avere visto alcuni uomini a piedi dietro la palizzata prima dell'arrivo del corteo, ma non affermò mai di avere visto qualcuno appostato a sparare. Altri testi videro del fumo salire tra gli alberi sulla collinetta, ma non affermarono mai che fosse prodotto da armi da fuoco. Alcuni lo attribuirono allo scappamento delle moto dei poliziotti, altri a una tubatura di vapore della ferrovia che passava dietro la palizzata. L'analisi di un nastro magnetico registrato da un poliziotto motociclista, nel quale si udrebbe un quarto sparo dalla staccionata sulla collinetta, è stata invalidata nel 1982 dall'Accademia Nazionale delle Scienze Americane. L'indagine congressuale HSCA del 1979 aveva concluso che l'analisi di quel nastro provava il quarto sparo ma, di fronte all'inconsistenza di altre prove balistiche e medico legali, aveva assurdamente concluso che il killer aveva sbagliato il tiro mancando gli occupanti dell'auto, l'auto stessa e qualunque altra cosa presente nella piazza e nei dintorni. Davvero un povero diavolo di killer prezzolato: sbagliare il bersaglio più importante del mondo da una trentina di metri!”
Il presidente e il governatore, secondo le più probabili ipotesi, non potevano essere trapassati da un unico proiettile che avrebbe dovuto zigzagare più volte per colpirli entrambi. Quel proiettile, ritrovato all'ospedale Parkland,era rimasto praticamente intatto. Anche questo aspetto è confutabile per l’autore. “Il proiettile recuperato in ospedale poteva avere tranquillamente trapassato i due uomini. I tre colpi erano stati sparati sull'auto (che si muoveva a 17 Km/h in allontanamento quasi rettilineo) da una distanza variabile dai 42 agli 80 metri e da un'altezza di circa 18 metri sul livello stradale; la velocità d'uscita alla bocca di quell'arma, che non era affatto così scadente da non potere permettere l'attentato con quel tipo di proiettile "full metal jacket" calibro 6,5, ossia completamente corazzato, è di circa 650-700 metri al secondo, con gittata massima di 2000 metri. Nella letteratura balistica, esistono prove su cadaveri umani che indicano la possibilità di questo proiettile di trapassare completamente cinque corpi se non tocca ossa (e tre corpi impattando ossa) entro i 100 metri di distanza. Vi sono stati casi di pallottole di questo tipo recuperate totalmente integre dopo aver attraversato un blocco di tavole di pino per la profondità di un metro e venti.
Il proiettile recuperato a Dallas è fortemente deformato lateralmente. La traiettoria della pallottola mostrata nel film di Stone è falsa, perché presuppone i corpi di Kennedy e Connally perfettamente seduti uno dietro l'altro. Ma Connally, come si vede nel film di Zapruder, si stava voltando indietro mentre fu ferito dal secondo colpo esploso, dopo aver udito il primo che aveva mancato l'auto e ferito di striscio alla guancia lo spettatore James Tague. La ricostruzione tridimensionale al computer delle ferite e della traiettoria portano senza ombra di dubbio solo ed esclusivamente alla finestra del deposito di libri di Oswald quale unica fonte dei colpi che raggiunsero l'auto presidenziale”.
L’ultimo aspetto controverso al quale voglio dare risalto è l’ipotesi che Oswald facesse parte di un complotto ordito a New Orleans e scoperto dal procuratore distrettuale Jim Garrison, che aveva fra i suoi organizzatori l'agente della CIA Clay Shaw, il pilota omosessuale David Ferrie, l'ex agente dell'Fbi Guy Bannister e alcuni esuli cubani. La risposta di Verdegiglio è che “l'House Select Committee of Assassinations indagò su tutto il processo Garrison e non trovò nessuna prova né di complotto né del fatto che Clay Shaw (con lo pseudonimo di Clay Bertrand) fosse un agente della CIA, anche se, come molti uomini di affari che viaggiavano all'estero, era stato informatore della Domestic Contact Division dell'Agenzia. David Ferrie era visceralmente anticastrista e si muoveva nel sottobosco di esuli cubani e di mafiosi di New Orleans, come i luogotenenti di Carlos Marcello, ma non vi è mai stata nessuna prova che lo coinvolgesse nell'attentato contro il presidente. Neanche di Bannister si riuscì a provare un coinvolgimento in questo fantomatico complotto. Il tribunale di New Orleans, nel 1969, assolse Clay Shaw dall'accusa di avere preso parte a un complotto contro Kennedy. La ricostruzione che Oliver Stone fa dell'inchiesta Garrison è un insulto alla verità e alla Storia”.
Ecco dunque analizzati i pro e i contro le varie teorie. Ognuno è libero di pensarla come preferisce, ma sta di fatto che difficilmente si arriverà alla verità assoluta. Per un’anlisi ancor più dettagliata consiglio di visitare i siti www.leggendemetropolitane.net o a www.johnkennedy.it e in caso di vedere le immagini del famosissimo video di Zapruder. Magari scoprirete elementi nuovi che renderanno, nel vostro piccolo, anche voi protagonisti dell’enigma Kennedy.
La politica estera di Kennedy
Il 17 aprile 1961, l'amministrazione Kennedy implementò una versione modificata del piano di Dwight D. Eisenhower, (predecessore di Kennedy) per deporre Fidel Castro, leader socialista di Cuba.
Con il supporto della CIA, in quella che fu poi definitiva Invasione della Baia dei porci, 1500 cubani esiliati poterono ritornare sull'isola per deporre Castro, ma l'amministrazione Kennedy sovrastimò la resistenza anti-castrista e gli esiliati non furono in grado di trascinare il popolo cubano come previsto.
Dal 19 aprile, il governo di Castro uccise o catturò molti degli esiliati e Kennedy fu costretto a negoziare per il rilascio di 1189 di loro.
Dopo 20 mesi, Cuba rilasciò gli esiliati in cambio di 53 milioni di dollari in cibo e medicine. L'incidente fu di grande imbarazzo per Kennedy, ma lui se ne assunse l'intera responsabilità.
Il 13 agosto 1961, il regime sovietico al controllo della Germania dell'est eresse un muro che divideva Berlino est dal settore ovest della città per fermare l'esodo delle persone in fuga dalla collettivizzazione forzata. Benché questa azione fosse in spregio agli accordi siglati dalle "quattro potenze", Kennedy non intraprese alcuna azione per fermarla e fece molto poco per impedire che il muro raggiungesse una lunghezza di 155 chilometri.
Questi eventi portarono alla crisi dei missili di Cuba, che iniziò il 14 ottobre 1962, quando gli aerei-spia U-2 americani fotografarono un sito cubano dove era in costruzione una base missilistica sovietica. Kennedy si trovò di fronte un pesante dilemma: se gli Stati Uniti avessero attaccato il sito, avrebbero dato inizio ad una guerra nucleare con l'Unione Sovietica. Se non avessero fatto nulla, avrebbero avuto una permanente minaccia nucleare nella propria regione, in una vicinanza tale da rendere quasi impossibile un contrattacco qualora i nemici avessero attaccato per primi. E ancora, la paura che gli Stati Uniti apparissero deboli agli occhi del mondo.
Molti ufficiali militari e ministri del governo fecero pressione per un attacco aereo, ma Kennedy ordinò un blocco navale ed avviò negoziati con i russi. Una settimana dopo raggiunse un accordo con il Segretario Generale Nikita Khrushchev.
Egli si accordò segretamente a ritirare i missili in cambio dell'impegno degli Stati Uniti a non invadere Cuba e a ritirare i propri missili nucleari dalla Turchia.
A seguito di questo incidente, che portò il mondo più vicino ad un conflitto nucleare di quanto fosse mai stato prima, Kennedy divenne più cauto nel confrontarsi col totalitarismo sovietico.
Il 26 giugno 1963 visitò Berlino Ovest e tenne un pubblico discorso di critica contro la costruzione del muro. Il discorso è famoso per la sua famosa frase, pronunciata in tedesco, "Ich bin ein Berliner", che fu salutata dai berlinesi con una grande ovazione.
Kennedy cercò di contenere il diffondersi del comunismo. Percepì la minaccia che cresceva contro il governo del Vietnam del Sud ed inviò prima dei consiglieri militari e poi delle truppe nell'area, dando inizio alla guerra del Vietnam.
Ritenendo che "coloro che rendono impossibile una rivoluzione pacifica rendono inevitabile una rivoluzione violenta", Kennedy cercò di contenere la diffusione del comunismo in America Latina fondando la Alliance for Progress, che inviò aiuti alle nazioni in difficoltà e cercò di imporre un maggior rispetto dei diritti umani nella regione.
Preoccupato dai pericoli a lungo termine della contaminazione nucleare e della proliferazione delle armi nucleari, Kennedy spinse anche per l'adozione di un trattato (il Limited o Partial Test Ban Treaty) che proibisse i test nucleari in atmosfera. Gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'Unione Sovietica furono i primi firmatari del trattato. Kennedy lo convertì in legge nel 1963 e da molti questa è ritenuta una delle maggiori conquiste della sua amministrazione.
Un altro esempio della convinzione di Kennedy della possibilità di migliorare il mondo senza ricorrere alla forza militare fu la creazione del programma dei Peace Corps, uno dei suoi primi atti da presidente.
Attraverso questo programma - che ancora oggi esiste - cittadini statunitensi poterono offrirsi volontari per aiutare nazioni in via di sviluppo in aree quali l'educazione, l'agricoltura e la salute.
Fonte: http://lab.artmediastudio.it/www-storage/appunti/168520/29460/Tesina%20su%20JFK.doc
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