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L’EPOCA DELLE GUERRE DI RELIGIONE IN EUROPA
1.
Fra la metà del 1500 e la metà del 1600, dunque per la durata di circa un secolo, le nascenti monarchie in Europa sono insanguinate dalle guerre di religione, che prendono un duplice aspetto: quello della guerra civile in seno alle popolazioni, e quello della guerra tra Stati.
2.
Le popolazioni coinvolte dalle guerre di religione furono in particolare quelle della Francia, dell’Olanda, dell’Inghilterra e della Scozia, della Boemia e naturalmente della Germania. Presero parte alle guerre di religione anche la Spagna, l’Impero d’Austria, la Danimarca e la Svezia.
3.
L’espressione “guerre di religione” si riferisce alla lotta fra Protestanti e Cattolici, oppure tra seguaci di diverse Chiese “riformate”, come in Inghilterra la lotta tra Anglicani e Puritani.
4.
Bisogna ricordare che la Riforma protestante fu un fenomeno di vastissima portata e di natura fortemente contrappositiva alla Chiesa cattolica. La polemica dei vari fondatori della Riforma (Lutero, Calvino, ecc.) contro il Papato romano fu subito radicale e violenta, perché essi non esitarono a indicare nel Papa la figura apocalittica dell’Anti-Cristo. La violenza si caricò naturalmente di motivi politici e sociali, quando la contrapposizione si estese anche alle popolazioni.
5.
Bisogna capire che le fede religiosa, quando è vissuta in modo profondo, è l’espressione umana più esaltante che ci sia. Ma la fede può anche sconfinare nel fanatismo religioso, che induce a credersi “eletti” da Dio al punto di odiare come nemico chi mette in dubbio la “verità” per cui ci si sente eletti. Il nemico allora diventa “nemico radicale”, perché è nemico di Dio. Nelle fasi più acute delle guerre di religione, il fanatismo protestante non esitava a demonizzare i cattolici, considerandoli seguaci del Diavolo. Dove non c’era possibilità di conversione religiosa, subentrava la violenza più sanguinaria. Per reazione i cattolici esercitarono sovente una violenza non meno estrema.
6.
Bisogna comprendere che la Riforma protestante fu un grande evento religioso, che determinò una sorta di risveglio delle popolazioni dell’Europa non romanizzata. I capi della Riforma seppero infondere nei loro seguaci una coscienza spirituale elevata. Ma alla base di questo c’era comunque una contrapposizione con la Chiesa, che alimentò moltissimo il fenomeno protestante. Quando il fenomeno protestante si caricò di motivi politici, economici e sociali degenerò necessariamente in guerre spietate, proprio perché giustificate dalla fede religiosa.
7.
Le guerre di religione furono anzitutto delle “guerre civili”, perché si svolsero fra parti opposte della medesima popolazione. Questo avvenne specialmente in Francia nella seconda metà del 1500 (epoca degli ultimi Valois), in Olanda sotto la monarchia spagnola di Filippo II e Filippo III, in Inghilterra nel corso del 1600 (rivoluzione puritana), in Germania durante la “guerra dei Trent’anni” (1618-1648) che in realtà fu una vera guerra europea.
8.
La manifestazione di queste guerra fu caratterizzata dal concetto di “nemico radicale” o “nemico assoluto”. Cosa significa? In precedenza le guerre erano “regolate” da una sorta di convenzione, basata sul fatto che le milizie “mercenarie” o reclutate a forza dai sovrani non erano animate da odio verso l’avversario, ma solo dal desiderio di guadagno e di bottino, o anche da sentimenti come l’onore militare, lo spirito avventuroso, il coraggio fisico ecc. Perciò in precedenza le guerre si concludevano in genere quando una delle due parti si sottraeva al combattimento o si arrendeva. Il tutto, entro certi limiti, era “garantito” dall’influenza di una Chiesa comune, che per tutto il Medioevo aveva esercitato un “controllo” sui limiti della guerra.
9.
Infatti nel corso dei secoli medievali la Chiesa aveva sostenuto la dottrina del justum bellum (“guerra giusta”) di origine romana. Già per l’antica tradizione romana, la guerra è sempre un’eccezione, una violazione della pace che costituisce invece lo stato “naturale”. Sul piano giuridico-religioso la guerra fu sempre concepita dai Romani come rottura traumatica delle naturali relazioni pacifiche tra i popoli La guerra giusta era un diritto di muovere guerra (cioè una giustificazione “morale) strettamente legato a una legge precisa (“fas”, ciò che è religiosamente lecito), dovuto a una necessità.
10.
Secondo la dottrina cristiana del bellum justum, la guerra in alcuni casi è lecita, moralmente giusta, in quanto opera di pace, ispirata da una recta intentio bellandi. Per essere giuste le guerre devono avere una giusta causa (justa causa). Agostino, Graziano, Tommaso e tutti i grandi teologi medievali fino a Francisco de Vitoria, hanno inserito nelle proprie opere liste di justae causae belli.
Analoghi elenchi vennero compilati, simmetricamente, per definire le cause che rendevano ingiusta una guerra (injustae causae belli), come la libido dominandi, la aviditas adipiscendae laudis humanae, la imperii amplificatio, la diversitas religionis, la principis gloria propria e molte altre.
11.
Queste considerazioni portano a comprendere il carattere estremo delle guerre di religione che ebbero luogo in Europa tra il XVI e il XVII secolo, dove cioè era venuta a mancare la figura del “garante” super partes, con funzioni di giudice e mediatore nelle controversie internazionali (cioè il Papa con la sua sovranità morale). Il nemico radicale infatti è la forma che assume il concetto di “nemico” quando manca una sovranitas riconosciuta da tutti i contendenti, allorché il fanatismo religioso “disumanizza” l’avversario.
12.
Questo è anche dovuto al carattere della “guerra civile”. Essa rappresenta l’illegalità assoluta, perché rompe proprio quel vincolo comunitario che rende possibile l’esistenza di una legge. Nelle guerre civili gli opposti nemici si ritrovano a vivere a fianco a fianco, come si è visto nel decennio 1990-2000 nella ex-Iugoslavia e quindi la lotta avviene fra la popolazione civile. Si tratta del genere di guerra più feroce che ci sia, perché è del tutto privo di regole e di limiti.
13.
Quali furono le conseguenze delle guerre di religione in Europa? La nascita degli Stati moderni, nella forma che venne definita “Assolutismo”. Lo Stato assolutista nasce come soluzione del problema delle guerre di religione. In pratica è il monarca colui che “impone” un’unica religione comune a tutta la popolazione, iniziando un processo di drastica unificazione.
14.
Che cosa vuol dire “Assolutismo”? L’espressione giuridica (di origine medievale) della sovranità monarchica è “superiorem non recognoscens est rex” (chi non riconosce altro di superiore a sé è il re). Ma la formula caratteristica dell’Assolutismo regio è “voluntas regis lex est”, la volontà del re è legge. Vuol dire che è legge, che assume immediatamente il carattere imperativo universale il volere, cioè la persona fisica e morale, del re.
15.
Si tratta di una nuova concezione della sovranità, che emerge con la fine della sovranità medievale, che era fondata sulla diarchia Papa-Imperatore. Che il volere del re sia “legge” non vuol dire che il re possa fare tutto quello che vuole. Non vuol dire puro arbitrio. Il re era “controllato” e limitato da un sistema capillare di organi periferici (“parlamenti”, Cortes ecc.) che, per esempio, avevano la facoltà di discutere i prelievi fiscali o comunque le decisioni che coinvolgessero la popolazione. Inoltre si faceva sentire la rivendicazione di autonomia della grande feudalità (“nobiltà”) di origine più antica.
16.
Monarchi “assolutisti” sono i Borbone di Francia (Luigi XIII, Luigi XIV), gli Asburgo di Spagna (Filippo II, Filippo III), gli Stuart d’Inghilterra (Giacomo I e II, Carlo I e II). In genere l’Assolutismo in Europa si trasforma in Monarchia “parlamentare”, a cominciare dall’Inghilterra del 1700 e attraverso il grande fenomeno politico-culturale dell’Illuminismo.
17.
Lo Stato moderno nasce come Stato assolutista perché il monarca detiene una sovranità esclusiva. Per chi avesse dei dubbi, quello di sovranità è il concetto-chiave di tutta la storia. La sovranità esprime il principio politico fondamentale. E’ quello che determina la ragione e l’ordine di una parte della terra. Per esempio nel Medioevo la sovranità diarchia del Papa e dell’Imperatore si estendeva all’intera Europa cristiana (concetto di “Christianitas”).
18.
Con lo Stato assolutista emerge altresì una nuova concezione dei rapporti umani entro una determinata comunità, oppure fra Stati. E’ la concezione del diritto naturale, che è di origine greca e romana (Cicerone), ma che ora viene ad assumere un significato diverso, perché il suo scopo è quello di porre limiti alla violenza, esercitata in nome della religione.
19.
I teorici del diritto avevano a che fare con due questioni distinte: il trattamento delle popolazioni indigene d’oltre Oceano (colonie), e i rapporti tra seguaci di fedi religiose diverse. Del primo caso abbiamo già parlato (De Vitoria). Nel secondo caso ci furono tre soluzioni diverse.
20.
La prima fu teorizzata da J.Locke in Inghilterra alla fine del 1600 con la concezione della “tolleranza” e consisteva nella riduzione delle fedi alla sfera privata, con l’eccezione della religione “pubblica” del re.
La seconda risaliva alla pace di Augusta del 1555 con il concetto “cuius regio eius religio”, che escludeva quanti non professassero la religione del principe.
La terza si diffuse (sempre influenzata da J.Locke) con l’Illuminismo e consisteva, in pratica, nella riduzione di ogni fede religiosa a “superstizione” (è il cosiddetto Deismo).
21.
Anche il filosofo Grozio (latinizzazione del nome olandese di Van Groot) fondò la dottrina del “Giusnaturalismo” su una sorta di “religione naturale”, fondata sulla sola ragione e comune a tutti gli uomini. Nel suo De jure belli ac pacis (Il diritto della guerra e della pace, 1625) sosteneva, sulla base di antiche concezioni greche, che il “diritto naturale” si fonda esclusivamente sulla ragione umana. Il valore (buono o cattivo) delle azioni umane si misura col metro della sola ragione, “etsi Dueus non daretur” (anche se Dio non ci fosse). Ciò che non ha argomentazioni “razionali” (come le fedi religiose) esula dal giudizio sul bene e sul male e perciò non può essere esecrato o punito.
22.
Grozio individua i diritti naturali in: l’astenersi dalle cose altrui, la restituzione dei beni altrui e del lucro da essi derivato, l’obbligo di mantenere le promesse, il risarcimento del danno arrecato per colpa propria e il poter essere soggetti a pene tra gli uomini.
23.
Con il giusnaturalismo si fa strada, attraverso Grozio e altri teorici del diritto, la concezione “contrattualistica” dello Stato. Alla base della sovranità del monarca c’è un “contratto” stipulato fra gli uomini. Questa concezione si fonda su una concezione puramente “razionale” (e non dipendente dalla fede religiosa) della sovranità.
Fonte: http://www.istituto-santanna.it/Pages/LiceoScientifico/guerre%20di%20religione%20per%20la%20quarta.doc
Sito web da visitare: http://www.istituto-santanna.it/
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